Il Restauro Era la mattina del 16 dicembre 2008, quando il muraglione di sostegno del giardino pensile della Rocca Farnese di Ischia di Castro, per un tratto alto circa dieci metri e lungo venti, rovinò sotto le forti piogge di quei giorni sull’antica via di accesso al paese vecchio. Quel drammatico crollo fu anche l’avvio delle opere di restauro: in pochi giorni vennero rimosse le macerie per ripristinare l’accessibilità al paese vecchio, in poche settimane fu redatto il progetto per l’approvazione della Soprintendenza, e nel maggio 2009 si diede inizio al restauro. Un restauro non facile per le questioni strutturali da affrontare e per il carattere simbolico che la Rocca riveste per la comunità di Ischia, con la sua posizione prominente all’accesso del paese vecchio. Era necessario conservare il carattere materico della Rocca e le stratificazioni costruttive, testimonianza della storia del paese, mantenere traccia degli apparecchi murari dove si leggono i tratti delle fortificazioni medievali e i corpi in conci squadrati delle tre torri intorno alle quali, ai primi del Cinquecento, veniva realizzata la dimora dei Farnese. Nello stesso tempo, si voleva restituire il carattere rinascimentale del Palazzo, celato dietro tamponature improprie per rileggere, attraverso la riapertura dei loggiati e il restauro delle cornici in travertino e in finto travertino, le linee monumentali del progetto sangallesco. Le opere di restauro sono durate poco meno di due anni e hanno riguardato l’involucro esterno della Rocca: la ricostruzione del muro di sostegno del giardino, il restauro delle facciate, dei tetti, le opere di consolidamento e di miglioramento sismico, per un importo di circa € 890.000, per complessivi 11.000 metri cubi. L’intervento, eseguito con il sapiente magistero delle maestranze della ditta Fedele, è stato condotto con i metodi e le tecniche del cantiere edilizio tradizionale, senza ricorrere a protesi in cemento armato o rinforzi in materiali compositi. E quindi, le murature sono state risarcite reimpiegando conci di recupero in tufo del tutto simile ai preesistenti, sbozzati in modo da ricucire le lesioni e allettati con malta di calce idraulica naturale. Sulla cimasa dei muri è stato realizzato un cordolo murario mediante l’inserimento di una barra in acciaio inox disposta dietro il cornicione di travertino al di sotto dello sporto di palombelli, in modo da legare insieme le murature della fabbrica, senza alterarne le caratteristiche di deformabilità. I tetti sono stati interamente smontati e ricostruiti in legno di castagno, ricollocando in opera, ove possibile, le medesime orditure risagomate, le vecchie pianelle, con una cappa di calce idraulica sottile per non incrementare i pesi, e poi gli strati di coibentazione e il manto di coppi di recupero. Il muro di sostegno del giardino pensile è stato ricostruito in conci di tufo, con la parte inferiore ancorata al tufo litoide mediante chiodature diffuse e quella superiore progettata come un’opera di sostegno a gravità, munita di tiranti passivi. È stato realizzato un sistema di catene in acciaio inox AISI 304L per legare le murature distaccate, assorbire la spinta delle volte e assicurare protezione adeguata rispetto all’azione sismica. Infine, l’opera più impegnativa sotto il profilo statico, la più importante per restituire alla Rocca l’eleganza delle sue forme rinascimentali, la riapertura della grande loggia del piano nobile, eseguita sotto il costante monitoraggio con fessurimetri ed estensimetri, previo l’incatenamento dell’angolata nord-est, il consolidamento della muratura all’estradosso degli archi in travertino e la messa in forza di questi ultimi per ripristinare il pieno contatto tra i conci. GIANMARCO DE FELICE Architetto 32