Arte e Cultura
Quella Madonna di Fanelli,
che richiamava gli Scolopi
di Fausta Franchini Guelfi
La chiesa parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano di Parodi
Ligure, costruita negli anni 1850-852, custodisce altari in marmi
policromi e sculture in marmo e in legno del Seicento
e del Settecento, acquisite, fra la metà dell’Ottocento e la seconda
metà del Novecento, in seguito alla distruzione e alla spoliazione
di chiese e oratori.
Nel 1860 vennero acquistate le due belle sculture settecentesche in legno policromo poste sugli altari laterali, L’Immacolata e San Rocco, quest’ultimo attribuito a Anton Maria Maragliano e alla sua bottega1; nel 1956 venne collocata alla parete destra una grande struttura d’altare in marmi policromi proveniente dall’oratorio genovese di San Bartolomeo dell’Olivella; nel 1961 si acquisì il bellissimo altar
maggiore dell’oratorio di Voltaggio, spogliato di tutti i suoi
arredi come quello dell’Olivella, altare che venne posto nel
presbiterio dopo averne asportato il gradino reggicandelieri più alto, troppo largo per lo spazio ristretto della chiesa; nello stesso 1961 giunse nella chiesa di Parodi anche
il coloratissimo paliotto marmoreo della parete sinistra, proveniente dalla chiesa parrocchiale di Gavi “ripulita” da quasi tutto l’arredo barocco per ricostruirne le originarie forme medievali2.
Sull’altar maggiore è collocata la prima scultura giunta nella chiesa, la splendida Madonna col Bambino in marmo
bianco donata nel 1858 da mons.Domenico Gualco, Vicario Generale della Diocesi di Genova nativo di Parodi, artefice dell’istituzione della parrocchia nel 1845. Fino a quell’anno infatti gli abitanti del paese erano parrocchiani della
chiesa di San Remigio, oggi abbandonata e sostituita dalla
A fronte
Francesco Fanelli, Madonna col Bambino. Parodi Ligure,
Chiesa Parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano (particolare).
chiesa moderna di Cadepiaggio3. La statua, certamente messa in vendita in seguito alla soppressione napoleonica della chiesa di un ordine religioso, fu acquistata dal Gualco per
400 lire; è stata attribuita allo scultore fiorentino Francesco
Fanelli, che nella prima metà del Seicento lavorò a Genova
per le chiese del Gesù e di Santa Maria delle Vigne e a Savona per il Santuario di Nostra Signora della Misericordia.
La raffinata cultura di questo artista si esprime nella disposizione del panneggio, che evidenzia il movimento della Vergine incorniciandone la figura con i profondi anfratti d’ombra del manto, nella resa morbida e levigata dei volti, delle
mani, del corpo del Bambino, nella cura dei particolari.
Il gruppo è caratterizzato da un’inconsueta iconografia: l’atteggiamento di Maria e del piccolo Gesù si discosta totalmente dal modello tradizionale della Vergine, in piedi o assisa sulle nubi, che mostra ai fedeli il Bambino come Salvatore. A Genova questa tipologia venne diffusa soprattutto dalla nuova immagine della Madonna delle Vigne, scolpita nel 1616 per la chiesa omonima da Tomaso e Giovanni Orsolino, e dalla Madonna Regina di Genova, raffigurata
per la prima volta in legno policromo nel 1637 da Giovan
Battista Bissoni, su disegno di Domenico Fiasella, per l’altar maggiore del duomo. Sull’altar maggiore di Parodi Ligure Maria si volge chinandosi a sorreggere con ambedue le
mani il Bambino, che appoggia il piede destro su un alto
piedistallo e il sinistro al fianco della madre, aggrappando-
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Panorama di Parodi Ligure nella nebbia.
Francesco Fanelli, Madonna col Bambino.
Parodi Ligure, Chiesa Parrocchiale
dei Santi Rocco e Sebastiano.
A fronte
Francesco Fanelli, Madonna col Bambino.
Genova, Chiesa del Santissimo Nome di
Maria e degli Angeli Custodi delle Scuole Pie.
si al suo braccio, mentre col braccio
destro proteso nel vuoto cerca di compensare un equilibrio instabile. La postura asimmetrica del Bambino e l’incurvarsi di Maria raffigurano un movimento in atto; sul volto della Madonna aleggia un sorriso mentre il piccolo Gesù ride divertito. Una rappresentazione che esprime un tenero rapporto affettivo nel privilegiare la dimensione umana e familiare della divinità, pur
nell’idealizzazione classicheggiante del
panneggio e del volto regale della Vergine. La chiave per l’interpretazione di
questa immagine è costituita dal gruppo, caratterizzato dalla medesima iconografia, che si trova nella sua originaria collocazione nell’abside della chiesa genovese del Santissimo Nome di
Maria e degli Angeli Custodi, detta delle Scuole Pie, costruita nella prima metà del Seicento dai Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio, gli Scolopi, nuova congregazione religiosa fondata
dallo spagnolo Giuseppe Calasanzio nel
1602, trasformata in ordine nel 1621
con la finalità istituzionale dell’educazione gratuita dei bambini poveri “a cominciare dai più teneri anni” secondo
le parole dello stesso fondatore. Il gruppo scultoreo delle Scuole Pie, che una
documentazione archivistica recentemente pubblicata da Margherita Priarone assegna anch’esso al Fanelli, fu
richiesta all’artista dall’aristocratico
Francesco Maria Ruffo, molto probabilmente in occasione del primo insediamento genovese degli Scolopi, ma
rimase nella casa dei Ruffo in attesa
che nella chiesa delle Scuole Pie si realizzasse un altare o una nicchia adatta ad accoglierla. Nel suo testamento
del 1665 il Ruffo disponeva l’istituzione di una cappella con giuspatronato
della sua famiglia, cappella alla quale
destinava la statua della Madonna col
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Bambino, conservata da tempo nella sua residenza. Soltanto nel 1689 la statua fu portata nella chiesa; in questa occasione Elena Ruffo, vedova di Giovan Battista figlio di Francesco Maria, fece incidere sul piedistallo del Bambino lo stemma della famiglia, un’antica casata originaria della Calabria4.
Nel 1748 poi Francesco Maria Schiaffino realizzò lo splendido sostegno di angeli e nuvole che tuttora regge il gruppo del Fanelli.
Se dunque Francesco Maria Ruffo, devoto all’ordine degli Scolopi, fece scolpire al Fanelli quest’opera per la loro
chiesa, l’inconsueta iconografia del Bambino che si aggrappa sorridendo alla madre mentre ella ne guida il passo reggendone il piede sinistro, può essere interpretata, come
quella assai simile di Parodi, come la rappresentazione della Vergine che insegna a Gesù a muovere i primi passi. Si
spiega allora la presenza dell’alto piedistallo, che evita la
posizione – indecorosa per un’immagine mariana – di chi
si piega verso il basso per sorreggere un bambino che comincia a camminare. Protettrice dell’ordine, Maria è infatti rappresentata come colei che ebbe dalla Trinità la specialissima grazia dell’ “educatione di Giesù nella sua pueritia”, secondo le parole del Calasanzio che pone la Vergine come modello e ispiratrice per i maestri delle Scuole Pie5. Si può dunque supporre che il gruppo di Parodi
provenga da una delle prime sedi scolopiche liguri. Più arduo è comprendere perché questa raffigurazione di Maria come maestra ed educatrice sia stata realizzata, in ambito scolopico, soltanto a Genova nella prima metà del Seicento. Molto probabilmente questo ribadire, attraverso la
figura della patrona dell’ordine, le primarie finalità educative delle Scuole Pie nei confronti dei bimbi più piccoli si
colloca nel contesto della gravissima crisi che travagliò gli
Scolopi proprio in quegli anni: questa nuova elaborazione
dell’immagine mariana si poneva così come manifesto programmatico proposto a quei fratelli scolopi che non intendevano più assoggettarsi al duro lavoro dell’insegnamento ai più piccoli. Proprio gli scolopi genovesi si dimostrarono infatti, come scrive il Calasanzio nelle sue lettere, i
più “ribelli” e “relassati”. Scriveva il Calasanzio nel 1645:”Ho
compassione grande a cotesti religiosi nostri della casa di
Genova…che non sappiano trovar la strada d’andar in Paradiso che è la virtù della santa humiltà…humiliarsi non solo a insegnare scrivere e abbaco ma ancora insegnar leggere a piccolini”6. Così il linguaggio raffinato dello scultore Francesco Fanelli indicava la finalità primaria dell’ordine nella tenera e luminosa immagine di Maria divina maestra e del Bambino sorridente che muove i primi passi sotto la sua guida.
Note
Si ignora la provenienza delle due sculture. La documentazione archivistica dell’acquisto è pubblicata in D. Sanguineti, La scultura lignea, in La
Parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano di Parodi Ligure tra Medioevo
ed età contemporanea, a cura di C.Paolocci, Genova 1995, pp.64-67, tavv.I,
IV.
2
F. Franchini Guelfi, La scultura marmorea e l’arredo: il recupero di un
patrimonio disperso, in La Parrocchiale cit., pp.88-96. Recentemente il gradino reggicandelieri dell’altar maggiore, asportato a suo tempo, decorato
da due bellissime testine angeliche, è stato utilizzato intelligentemente per
costruire l’altare conciliare volto al popolo. La parte superiore di questo altare fu eseguita nel 1776 dal marmoraro genovese Felice Solaro, come è
documentato in F. Franchini Guelfi, L’Arciconfraternita di San Giovanni Battista di Voltaggio: un esempio di devozione confraternale in Liguria nelle
vicende del patrimonio storico artistico, in San Giovanni Battista nella vita
sociale e religiosa a Genova e in Liguria tra Medioevo ed età contemporanea, atti del convegno (1999) a cura di C. Paolocci, in “Quaderni Franzoniani” XIII, 2000, n. 2, p. 512.
3
Su mons.Gualco e sull’istituzione della parrocchia di Parodi Ligure: F. Franchini Guelfi, Da S. Remigio a S. Rocco. Il patrimonio artistico nella storia
e nella devozione della comunità di Parodi Ligure, in La Parrocchiale cit.,
pp.19-36, nota 17.
4
M. Priarone, Gli Scolopi in Liguria. Scelte artistiche e iconografiche, Genova 2009, pp.19-21.
5
Le parole del Calasanzio sono tratte dal Modo di recitar la corona delle
dodici stelle della Beatissima Vergine da recitarsi degli scuolari delle nostre scole (1627). F. Franchini Guelfi, Maria Divina Maestra. Un’iconografia mariana per gli Scolopi in Liguria, in “Arte Cristiana” 2003, n. 817, pp.
273-278.
6
F. Franchini Guelfi 2003, p. 276.
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