Quaderni ETP|34|2006|
Fenotipi della trota mediterranea:
metodologia di indagine molecolare
combinata e selezione morfologica per
l'identificazione di esemplari autoctoni.
Genotypes and phenotypes of
mediterranean brown trout: molecular
investigation combined to morphological
characterization for identification of
autochthonous specimens.
MAURIZIO PENSERINI
FRANCESCO NONNIS MARZANO
GILBERTO GANDOLFI
MILENA MALDINI
Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale Università degli Studi di Parma
ENRICO MARCONATO
Aquaprogram srl - Vicenza
PIERPAOLO GIBERTONI
Veterinario-ittiologo - Collagna (RE)
Key words
Introgression, hybridization, nuclear DNA, mitochondrial DNA,
Salmonidae.
Summary
An investigation to assess structural gene variation in brown
trout populations from Northern and Central Apennines was
carried out. Combined analyses of 16s rDNA haplotypes and
LDH-C1* genotypes demonstrated the limited presence of
autochthonous strains of Mediterranean trout in all investigated
streams. Pure Mediterranean trouts were 21% of overall sampled
specimens in Northern Apennine (12 sampling stations) while
most of trouts were genetically attributed to hybrid individuals.
Experimental data allowed the elaboration of an innovative
introgression index based on the combination of mitochondrial
haplotypes and nuclear alleles. The research was also extended
to the characterization of spawners to be used for artificial
insemination and restocking of Central Italy streams. Genetic
selection of 95 spawners has allowed to obtain a pure
Mediterranean strain (100% individuals) in the F1 generation.
Journal of Freshwater Biology
Riassunto
L’Appennino Centro-Settentrionale è ritenuto areale di distribuzione originario del taxon autoctono Salmo trutta macrostigma
(per alcuni Autori considerata buona specie S. macrostigma). Nell’ultimo secolo i bacini idrografici appenninici sono stati oggetto di intensi ripopolamenti con trote di provenienza nord-europea appartenenti alla forma nominale Salmo trutta trutta. La capacità di ibridazione di questi due taxa e la loro notevole plasticità
morfologica rendono difficile la loro identificazione sulla base
dei soli caratteri morfologico-meristici.
Per ovviare ai limiti della tassonomia morfologica e fornire uno
strumento applicabile alle strategie gestionali mirate alla riabilitazione e al recupero delle naturali popolazioni autoctone, è
stato sviluppato un metodo di indagine che prevede di affiancare alla determinazione fenotipica dei soggetti studiati, l’analisi
genetica sia a livello mitocondriale sia a livello nucleare. L’approccio molecolare è basato sull’analisi del gene mitocondriale
16S rDNA, a trasmissione matrilineare, e del gene nucleare LDHC1* a eredità mendeliana. Lo studio combinato di questi
marcatori permette di definire con maggior sicurezza l’appartenenza di specie, nonché di individuare fenomeni di introgressione
sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi.
Questa analisi individua anche la presenza di ibridi con un diverso grado di introgressione indicato dalla combinazione degli
alleli nucleari con gli aplotipi mitocondriali.
Questo approccio innovativo è stato sperimentato in due modalità differenti nell’ambito delle attività gestionali di due Enti
amministratori: la Provincia di Reggio Emilia per quanto concerne l’Appennino Settentrionale e la Provincia di Pescara relativamente all’Appennino Centrale. Nelle acque montane della
Provincia di Reggio Emilia sono state caratterizzate alcune popolazioni selvatiche per definire il grado di introgressione apportato dalla forma alloctona atlantica. I risultati ottenuti hanno evidenziato frequenze molto basse di esemplari autoctoni puri
a testimonianza di un elevato grado di introgressione apportato
sia dalla forma alloctona, sia da esemplari ibridi precedentemente
non identificati per i limiti posti dalla tassonomia morfologicofenotipica.
Nella Provincia di Pescara, la metodologia è stata applicata con
lo scopo di selezionare un parco trote da avviare alla carriera
riproduttiva per la produzione di materiale da semina. La caratterizzazione combinata fenotipo-genotipi è stata eseguita su diverse generazioni filiali al fine di fugare possibili dubbi ed ottenere materiale ad elevato grado di purezza.
Dalla combinazione dello studio dei principali caratteri
morfologici con l’analisi degli aplotipi 16S e dei genotipi LDH è
emerso che trote fenotipicamente ascrivibili alla forma mediterranea spesso mostrano genoma alloctono o ibrido; parallelamente
trote che all’analisi genetica risultavano autoctone, talvolta presentano livree non esattamente corrispondenti ai principali caratteri diagnostici. Entrambi gli aspetti possono essere ricondotti
a passati eventi di ibridazione con successiva diluizione delle caratteristiche (genetiche o morfologiche) alloctone mediante accoppiamento con soggetti autoctoni o ibridi. Nel lavoro vengono presentate alcune immagini di trote tipizzate sulla base dei
principali marcatori morfologici e molecolari mitocondriali e
nucleari.
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PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P.
Introduzione
Le acque del reticolo idrografico appenninico hanno subito profonde mutazioni sia per quanto riguarda il sistema
ecologico fluviale sia per quanto riguarda il popolamento
faunistico. L’eccessivo sfruttamento, sia a scopo idroelettrico e idropotabile che a scopo alieutico, ha determinato
la necessità, soprattutto nel caso dei salmonidi, di avviare
programmi di ripopolamento con materiale ittico di provenienza non nota. È rilevante la comparsa nelle acque italiane di trote fario “domestiche” (Salmo trutta trutta) di origine Nord-Europea, geneticamente differenziate dalla forma autoctona dell’Appennino Centro-Settentrionale, Salmo trutta macrostigma. Queste entità alloctone hanno determinato fenomeni di competizione trofica e ibridizzazione
tra i due ceppi, causando la contrazione delle naturali popolazioni autoctone e in molti casi la scomparsa delle stesse. La maggior attenzione che negli ultimi anni è stata attribuita alla conservazione degli ecosistemi acquatici ha reso
necessario effettuare i ripopolamenti seguendo un corretto
approccio zoo-ecologico rivolto al mantenimento della diversità genetica. Questo ha permesso l’elaborazione di diverse metodologie di studio ecologiche, morfologiche e genetiche, determinando l’evoluzione delle conoscenze nei
riguardi di queste due specie (Gandolfi et al., 1991;
Bernatchez, 2001; Nonnis Marzano et al., 2003). Negli
ultimi dieci anni lungo il territorio italiano si sono sviluppati diversi progetti gestionali mirati alla salvaguardia e al
ripristino delle naturali popolazioni autoctone, mediante il
reinserimento di novellame prodotto in incubatoi di valle
da riproduttori selezionati localmente. Anche se gli sforzi
per ottenere risultati sono stati parecchi, questa pratica non
ha garantito il totale recupero dell’identità autoctona delle
popolazioni naturali. Questo a causa di diversi motivi: i
limiti imposti dalla sola selezione fenotipica dei riproduttori utilizzati per la fecondazione artificiale non hanno permesso una identificazione precisa della specie di appartenenza, determinando il perpetuarsi di alleli alloctoni; l’utilizzo di un numero ridotto di riproduttori selezionati determina bassa variabilità genetica con la possibile perdita
di alleli autoctoni (Nonnis et al., 2002). L’utilizzo di questi
esemplari per la produzione di materiale da semina ha contribuito, anche se in maniera minore rispetto ai
ripopolamenti con trote alloctone, al mantenimento di un
elevato grado di introgressione e a una riduzione della fitness
delle popolazioni (Strachan et al., 1999).
Le attuali conoscenze di tassonomia morfologica permettono di riconoscere livree peculiari riconducibili alle due
forme salmonicole, atlantica e mediterranea, ma non permettono una precisa determinazione di specie a causa della
elevata plasticità fenotipica di questi animali e della cospicua presenza di soggetti ibridi. La scoperta di marcatori
molecolari (Patarnello et al., 1994; Bernatchez, 2001;
70
McMeel et al., 2001; Nonnis Marzano et al., 2003) ha determinato un miglior inquadramento tassonomico delle due
specie. In questo lavoro è presentato lo sviluppo di un nuovo metodo di indagine che prevede di affiancare alla determinazione fenotipica dei soggetti studiati, l’analisi genetica sia a livello mitocondriale sia a livello nucleare per ovviare ai limiti imposti dalla tassonomia morfologica e fornire uno strumento applicabile alle strategie gestionali per
il recupero delle popolazioni naturali. La caratterizzazione
fenotipica dei soggetti studiati ha seguito i canoni tipici di
determinazione di livrea presentati da diversi Autori e
modificati in questo lavoro (Ielli e Alessio, 1994; Forneris
et al., 1996; Gibertoni 1998). L’indagine molecolare è stata mirata all’analisi del gene mitocondriale 16S rDNA
(polimorfismo di restrizione RsaI) (Nonnis et al., 2003), a
trasmissione matrilineare, e al gene nucleare LDH-C1*
(polimorfismi di restrizione BslI) (McMeel et al., 2001) a
eredità mendeliana. Lo studio combinato di questi marcatori
molecolari permette di individuare fenomeni di
introgressione sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi. L’applicazione di un indice di
ibridazione, presentato de novo in questo lavoro, identifica
la presenza di ibridi con un diverso grado di ibridazione
sulla base della combinazione degli alleli nucleari con gli
aplotipi mitocondriali.
Questo approccio innovativo è stato sperimentato nell’ambito delle attività gestionali di due Enti amministratori: la Provincia di Reggio Emilia per quanto concerne
l’Appennino Settentrionale e la Provincia di Pescara relativamente all’Appennino Centrale. Lo scopo dell’indagine
in Provincia di Reggio Emilia ha riguardato la caratterizzazione di alcune popolazioni selvatiche per definire il grado di introgressione apportato dalla forma alloctona atlantica. Nella Provincia di Pescara, la metodologia è stata applicata per selezionare un parco trote da avviare alla carriera riproduttiva per la produzione di materiale da semina.
Mediante l’analisi fenotipica degli individui campionati
e la sua associazione con i risultati delle indagini genetiche,
è stato possibile verificare il grado di affidabilità del semplice studio visivo della livrea nella caratterizzazione del
ceppo.
Materiali e metodi
Area di studio ed esemplari analizzati
Nella provincia di Reggio Emilia i campionamenti sono
stati effettuati nelle varie aste torrentizie comprese nel territorio Reggiano, nella zona vocata a salmonidi, facenti
anche parte delle acque del Parco Nazionale dell’Appennino
Tosco-Emiliano. Sono state analizzate 12 stazioni di
campionamento con un totale di 73 soggetti prelevati. Le
Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni.
operazioni di recupero sono state effettuate mediante passaggi ripetuti di pesca con elettrostorditore (Honda 4 stroke
GKV50). Ai soggetti deputati idonei per le analisi veniva
preventivamente somministrato un anestetico (MS 222 –
Tricaine Methanesulfonate o 3-aminobenzoic acid ethyl
ester), scattata una fotografia, caratterizzati fenotipicamente
ed asportata una porzione di pinna adiposa senza recare
traumi o danni che potessero mettere a rischio la vita del
pesce. Le porzioni di pinne adipose sono state messe in apposite provette contenenti alcool etilico assoluto per effettuare le analisi genetiche.
I soggetti analizzati in provincia di Pescara provengono
dall’incubatoio di valle sito in località Vetoio (AQ), gestito
da Aquaprogram s.r.l. Il progetto ha previsto la rigorosa
selezione fenotipica di un parco trote di 95 esemplari, di
cui 51 parentali e 44 appartenenti alla F1, da avviare alla
carriera riproduttiva. La caratterizzazione combinata
fenotipo-genotipi è stata eseguita su diverse generazioni
filiali al fine di fugare possibili dubbi ed ottenere materiale
ad elevato grado di purezza.
Caratterizzazione morfologica
I caratteri considerati per la determinazione fenotipica
di soggetti autoctoni (Figura 1) sono quelli descritti da Ielli
e Alessio (1994) e Gibertoni (1998), in parte modificati in
questo lavoro:
- macchia preopercolare scura, ben definita e talvolta presente in numero di tre, circondata generalmente da macchiettatura nera;
- macchie “parr” verdastro-azzurre lungo i fianchi
in più bande, anche nei soggetti adulti sino ad una
lunghezza di circa 45-50 cm;
- macchiettatura nera fine diffusa sui fianchi e sulle
pinne dorsali e adiposa, ma assente sul dorso;
- macchiettatura rossa fine o marcata di forma variabile, senza alonatura radiale biancastra;
- testa relativamente grande e pinne ben sviluppate.
Caratterizzazione genetica
Nella presente ricerca sono stati analizzati marcatori
mitocondriali e nucleari delle trote campionate, applicando la tecnica del DNA ricombinante denominata RFLP
(Restriction Fragment Length Polymorphisms). Questa
tecnica consente di discriminare il genoma atlantico da
quello mediterraneo con la possibilità di individuare
introgressione nel patrimonio genetico autoctono utilizzando come marcatore il polimorfismo di restrizione RsaI sul
gene mitocondriale 16S rDNA (Nonnis et Al., 2003) , e il
polimorfismo di restrizione BslI sul gene nucleare LDHC1* (McMeel et Al., 2001), entrambi amplificabili tramite
tecnica PCR.
Gli RFLP consentono tramite gli enzimi di restrizione
sopracitati di riconoscere sequenze specifiche nei due ceppi, e quindi discriminare alleli fissati nei due taxa, dopo
migrazione elettroforetica su gel d’agarosio. La differente
migrazione delle bande, dovuta al loro diverso peso
molecolare, permette quindi l’identificazione del ceppo.
La caratterizzazione mitocondriale tuttavia è informativa solamente per quanto riguarda l’origine materna dei
soggetti analizzati. La trasmissione matrilineare del genoma
mitocondriale non consente infatti di identificare con certezza il ceppo di appartenenza. Una trota con genoma
mitocondriale mediterraneo, potrebbe essere una forma
mediterranea pura oppure derivare da un ceppo generato
da una linea femminile mediterranea e da maschi atlantici
(Nonnis Marzano, 2002). Questo avviene perché la trasmissione mitocondriale non segue le leggi mendeliane di
ereditarietà come avviene per gli alleli nucleari. Tuttavia
questa modalità di trasmissione matrilineare permette di
svelare eventi di ibridazione che possono essere avvenuti in
tempi più remoti e che si sono mantenuti lungo la linea
femminile di generazione in generazione. In relazione a ciò
l’analisi combinata tra LDH-C1* e 16S rDNA permette
di caratterizzare il genotipo del ceppo di appartenenza e la
linea di trasmissione materna. Lo studio combinato dei risultati ottenuti dall’utilizzo dei due marcatori molecolari è
in grado di identificare anche un livello di ibridazione differente a seconda delle combinazioni degli aplotipi
mitocondriali e degli alleli nucleari. In relazione alle combinazioni ottenibili viene proposto un indice di ibridazione
che descrive il grado di presenza di alleli alloctoni nei soggetti studiati e soprattutto del grado di introgressione che
gli stessi apporterebbero in una popolazione autoctona se
avvenisse l’incontro tra i genomi. L’allele nucleare alloctono
è indicato con *90, mentre l’allele nucleare autoctono è
indicato come *100 (Tabella 1).
Fig. 1 - Principali caratteri della trota mediterranea (Salmo trutta
macrostigma).
Fig. 1 - Main morphological characters of the Mediterranean trout.
71
PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P.
Parallelamente alla bassa frequenza dell’aplotipo
mitocondriale autoctono è stata rilevata la presenza
dell’allele LDH-C *90 , e cioè atlantico, nella stessa percentuale dell’allele *100 mediterraneo (figura 3).
Tab. 1 - Indice di ibridazione.
Tab. 1 - Hybridization index.
L’indice è finalizzato all’inquadramento della situazione
di ibridazione per due geni e dovrà essere perfezionato in
futuro con l’aggiunta di ulteriori marcatori.
In base alla distribuzione degli esemplari analizzati nelle
diverse combinazioni dell’indice di ibridazione possiamo
definire il grado di introgressione di una intera popolazione. Nell’ambito degli ibridi le combinazioni tra aplotipo e
genotipo sono diverse, presentando talvolta genoma autoctono a livello nucleare e aplotipo alloctono, (A - *100/
*100), talvolta genoma alloctono nucleare e autoctono
mitocondriale (M - *90/*90). Le combinazioni I e VI, che
corrispondono alle due linee pure, sono considerate ad
introgressione massima la pura linea atlantica, (grado “massimo”), e introgressione nulla la pura linea mediterranea,
(grado “nullo”). Le combinazioni II, III, IV e V riportano
gli ibridi con diverso grado di introgressione, (grado “basso” per la combinazione V fino a grado “elevato” per la
combinazione II).
Risultati e discussione
Sperimentazione nell’ambito di ambienti naturali
I risultati dell’analisi genetica ottenuti nella Provincia di
Reggio Emilia evidenziano una situazione generale dominata da alti tassi di ibridazione nelle varie popolazioni esaminate. Come evidenziato dal grafico che riporta le frequenze degli aplotipi mitocondriali (figura 2), l’area esaminata è caratterizzata da esemplari aventi per il 34%
aplotipo alloctono e per il 66% aplotipo mitocondriale
mediterraneo.
Fig. 3 - Frequenze degli alleli nucleari del gene LDH-C1*.
Fig. 3 - Allelic frequencies of nuclear gene LDH-C1*.
Questo risultato evidenzia che nell’intera area studiata il
grado di introgressione è elevato e che alla riproduzione
partecipano in larga misura soggetti eterozigoti che mantengono ancora un tasso elevato di genoma alloctono. Infatti come si può notare dal grafico delle frequenze nucleari (figura 4), gli individui che predominano sono gli
eterozigoti (31 soggetti), mentre gli omozigoti atlantici e
mediterranei si equivalgono (21 soggetti ciascuno).
Fig. 4 - Distribuzione del gene nucleare LDH-C1*.
Fig. 4 - Distribution of genotypes of the nuclear gene LDH-C1*.
Sulla base dei risultati ottenuti dall’applicazione dell’indice di ibridazione mediante la combinazione dei due
marcatori molecolari, nel grafico seguente (figura 5) è riportata la distribuzione dei soggetti studiati.
Fig. 2 - Frequenze del gene 16s rDNA.
Fig. 2 - Aplotype frequencies of 16s rDNA.
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Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni.
Fig. 5 - Frequenza delle combinazioni dei marcatori molecolari.
Fig. 5 - Frequencies of combined molecular markers.
Come è possibile notare dal precedente grafico la più alta
frequenza è ottenuta alla combinazione IV (34%), che riporta un indice di introgressione “medio alto”. In effetti
calcolando la mediana sui dati ottenuti la combinazione
IV è quella rappresentativa dell’intero studio. Questa combinazione permette di sostenere anche l’ipotesi che i maschi atlantici concorrono di più rispetto alle femmine atlantiche alla riproduzione.
L’ipotesi per la quale il genoma alloctono sia stato trasmesso prevalentemente in linea paterna è probabilmente
da imputare ai seguenti fattori:
- il raggiungimento della maturità sessuale è anticipato di un anno nei maschi (2 anni di età) nei
confronti delle femmine (3 anni di età);
- lo sviluppo e la maturazione anticipata delle gonadi
induce negli esemplari di sesso maschile un rallentamento negli accrescimenti corporei medi/annui; per contro, negli esemplari di sesso femminile, poiché il raggiungimento della maturità riproduttiva è posticipato di almeno un anno rispetto
ai maschi, nella medesima unità di tempo, gli accrescimenti corporei medi/annui sono maggiori;
- gli accrescimenti corporei medi/annui, come rilevato da uno studio (Gibertoni e Penserini, 2006)
nelle acque oggetto della presente ricerca si
attestano tra i 55 e gli 80 mm;
- in base alle normative vigenti ai tempi delle
immissioni di salmonidi alloctoni era consentito
per l’attività alieutica il prelievo di soggetti con
lunghezza totale non inferiore a 220 mm;
Tutto ciò premesso appare plausibile sostenere che gli esemplari alloctoni di sesso maschile abbiano goduto di almeno
un anno in più di permanenza e di eventuale attività riproduttiva rispetto agli esemplari alloctoni di sesso femminile, i quali, con taglia legale fissata in 220 mm, difficilmente riuscivano a compiere un ciclo riproduttivo poiché prelevati, ancora sessualmente immaturi, tramite pesca. In
questo senso è possibile ascrivere l’eredità genetica alloctona
a fenomeni di ibridazione sino alla metà degli anni novan-
ta principalmente in linea paterna. Bisogna anche tenere
conto che le femmine mediterranee raggiungono prima la
maturità sessuale rispetto alle femmine atlantiche e quindi
concorrono maggiormente nell’imporre la propria linea
genetica (aplotipo M). Attualmente nella linea maschile
sono ancora presenti soggetti portatori di alleli atlantici
che concorrono alla ibridazione della progenie. Ciò non
toglie che nell’area studiata siano ancora presenti femmine
che trasmettano l’aplotipo atlantico, come testimoniato
dalle frequenze del grafico, ed è anche possibile che femmine mediterranee all’aplotipo mitocondriale siano
eterozigoti o addirittura omozigoti atlantici ( combinazione II : 13%) a livello nucleare. Come è evidenziato dalla
tabella 2, che riporta le frequenze della caratterizzazione
fenotipica e le frequenze della caratterizzazione genetica
comparate, è possibile notare una netta incongruenza di
determinazione.
Tab. 2 - Combinazione dello studio fenotipico con l’analisi genetiche.
Tab. 2 - Percentages of trouts resulting from combined phenotypic and genetic
analyses.
Infatti lo studio visivo dei pesci ha ascritto una elevata
percentuale di soggetti al puro ceppo mediterraneo (71%)
e la restante parte è stato giudicato appartenere a ibridi
(21%) e a trote atlantiche (5%). Invece l’analisi genetica
attribuisce la maggior parte dei soggetti studiati ad ibridi
con diverso grado di ibridazione (64%), e il resto a trote
pure dei due ceppi (21% mediterranee e 15% atlantiche).
Questa discrepanza è facilmente spiegabile dalla diversa
espressione del grado di introgressione tra i due ceppi che
talvolta può ingannare l’analisi visiva della livrea. Infatti
in diversi soggetti, esempi dei quali sono riportati nelle
immagini seguenti, la determinazione fenotipica che
ascriveva l’esemplare studiato al ceppo mediterraneo all’analisi genetica risultava ibrido o alloctono (Figura 6);
parallelamente trote che geneticamente risultavano
autoctone, talvolta presentano livree non corrispondenti
(figura 7).
Fig. 6 - Individui con fenotipo mediterraneo e genotipo ibrido (comb. IV).
Fig. 6 - Trout with Mediterranean phenotype and hybrid genotype.
73
PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P.
Conclusioni
Fig. 7 - Individuo con fenotipo ibrido e genotipo mediterraneo (comb. VI).
Fig. 7 - Trout with hybrid phenotype and Mediterranean genotype.
Entrambi gli aspetti possono essere ricondotti a passati
eventi di ibridazione dei genomi parentali, con successiva
diluizione delle caratteristiche genetiche e morfologiche
alloctone mediante accoppiamento con soggetti autoctoni
o con basso grado di ibridazione.
Sperimentazione nell’ambito di progetti gestionali
mirati
I risultati ottenuti dall’applicazione di questo strumento
di indagine nella Provincia di Pescara, sono stati realizzati
per mezzo della caratterizzazione fenotipica-genotipica
combinata su diverse generazioni filiali al fine di fugare
possibili dubbi e ottenere trote ad elevato grado di purezza. È stata effettuata una rigorosa selezione morfologica su
95 esemplari di cui 51 parentali e 44 appartenenti alla F1.
Successivamente è stata effettuata l’analisi genetica che ha
scartato ibridi per un totale di 22 esemplari (17 parentali e
5 della F1). I soggetti ritenuti idonei, corrispondenti alla
combinazione VI dell’indice di ibridazione, sono stati avviati alla carriera di riproduttori con i quali si è prodotto il
materiale da semina puro (figura 8).
Fig. 8 - Riproduttori corrispondenti alla combinazione VI.
Fig. 8 - Spawners to coincide at combination VI.
74
L’applicazione di questo nuovo approccio metodologico
di investigazione e caratterizzazione di trote autoctone ad
elevato grado di purezza, ha permesso di ottenere risultati
importanti in campo scientifico e gestionale. I dati ottenuti dalla sperimentazione in ambiente naturale ha permesso
di rilevare una importante presenza di soggetti ibridi che
stanno sostituendo le popolazioni autoctone (alto grado di
introgressione). Nelle varie stazioni di campionamento è
emerso che trote autoctone ad elevato grado di purezza
(combinazione VI dell’indice) sono presenti in numero limitato tra lo 0% e il 35%, con una media generale del
21%. Questa situazione generale di introgressione può essere giustificata dal fatto che questi corsi d’acqua vengono
continuamente ripopolati con avannotti provenienti da
incubatoi di valle che utilizzano riproduttori ibridi, i quali
mantengono a livelli riscontrati il grado di introgressione.
Come già spiegato precedentemente è rilevato che
l’introgressione è apportata maggiormente dai maschi atlanti rispetto alle femmine atlantiche. La comparazione dei
risultati dell’analisi fenotipica ai dati ottenuti dall’indagine genetica ha permesso di confermare l’ipotesi della scarsa affidabilità del solo studio morfologico nella caratterizzazione di appartenenza. La combinazione dello studio genetico allo studio fenotipico, che è applicato come terzo
marcatore, permette una più corretta determinazione sistematica. Questa non sarebbe possibile utilizzando singolarmente i due metodi di indagine, i quali applicati
contestualmente sono oggi il migliore strumento di
certificazione alla luce delle attuali conoscenze scientifiche
nella caratterizzazione di singoli individui. La validità di
questo approccio è anche testimoniata dai risultati ottenuti dall’utilizzo di tale metodologia nell’ambito di progetti
gestionali mirati. La selezione di un parco riproduttori ad
elevato grado di purezza risulta affidabile e di rapido sviluppo pratico. Cosa molto importante tenendo conto del
breve periodo di tempo che intercorre tra la cattura e selezione fenotipica dei riproduttori e la loro potenziale riproduzione. È da tener presente che questo parco riproduttori
dovrà mantenere un certo turn-over con trote sempre selezionate secondo le modalità presentate, onde evitare perdita di variabilità genetica causata dall’ effetto del fondatore o inincrocio. Questo metodo permette anche di pianificare interventi gestionali mirati alla riabilitazione delle
naturali popolazioni autoctone di trota mediterranea. Infine tale metodologia di indagine può essere utilizzata da
privati o enti gestori come parchi, riserve e province, come
strumento investigativo forense in ambito ittiologico col
fine di rilevare potenziali truffe su lotti di materiale ittico
venduto come autoctono.
Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni.
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75
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Fenotipi della trota mediterranea