Quaderni ETP|34|2006| Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni. Genotypes and phenotypes of mediterranean brown trout: molecular investigation combined to morphological characterization for identification of autochthonous specimens. MAURIZIO PENSERINI FRANCESCO NONNIS MARZANO GILBERTO GANDOLFI MILENA MALDINI Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale Università degli Studi di Parma ENRICO MARCONATO Aquaprogram srl - Vicenza PIERPAOLO GIBERTONI Veterinario-ittiologo - Collagna (RE) Key words Introgression, hybridization, nuclear DNA, mitochondrial DNA, Salmonidae. Summary An investigation to assess structural gene variation in brown trout populations from Northern and Central Apennines was carried out. Combined analyses of 16s rDNA haplotypes and LDH-C1* genotypes demonstrated the limited presence of autochthonous strains of Mediterranean trout in all investigated streams. Pure Mediterranean trouts were 21% of overall sampled specimens in Northern Apennine (12 sampling stations) while most of trouts were genetically attributed to hybrid individuals. Experimental data allowed the elaboration of an innovative introgression index based on the combination of mitochondrial haplotypes and nuclear alleles. The research was also extended to the characterization of spawners to be used for artificial insemination and restocking of Central Italy streams. Genetic selection of 95 spawners has allowed to obtain a pure Mediterranean strain (100% individuals) in the F1 generation. Journal of Freshwater Biology Riassunto L’Appennino Centro-Settentrionale è ritenuto areale di distribuzione originario del taxon autoctono Salmo trutta macrostigma (per alcuni Autori considerata buona specie S. macrostigma). Nell’ultimo secolo i bacini idrografici appenninici sono stati oggetto di intensi ripopolamenti con trote di provenienza nord-europea appartenenti alla forma nominale Salmo trutta trutta. La capacità di ibridazione di questi due taxa e la loro notevole plasticità morfologica rendono difficile la loro identificazione sulla base dei soli caratteri morfologico-meristici. Per ovviare ai limiti della tassonomia morfologica e fornire uno strumento applicabile alle strategie gestionali mirate alla riabilitazione e al recupero delle naturali popolazioni autoctone, è stato sviluppato un metodo di indagine che prevede di affiancare alla determinazione fenotipica dei soggetti studiati, l’analisi genetica sia a livello mitocondriale sia a livello nucleare. L’approccio molecolare è basato sull’analisi del gene mitocondriale 16S rDNA, a trasmissione matrilineare, e del gene nucleare LDHC1* a eredità mendeliana. Lo studio combinato di questi marcatori permette di definire con maggior sicurezza l’appartenenza di specie, nonché di individuare fenomeni di introgressione sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi. Questa analisi individua anche la presenza di ibridi con un diverso grado di introgressione indicato dalla combinazione degli alleli nucleari con gli aplotipi mitocondriali. Questo approccio innovativo è stato sperimentato in due modalità differenti nell’ambito delle attività gestionali di due Enti amministratori: la Provincia di Reggio Emilia per quanto concerne l’Appennino Settentrionale e la Provincia di Pescara relativamente all’Appennino Centrale. Nelle acque montane della Provincia di Reggio Emilia sono state caratterizzate alcune popolazioni selvatiche per definire il grado di introgressione apportato dalla forma alloctona atlantica. I risultati ottenuti hanno evidenziato frequenze molto basse di esemplari autoctoni puri a testimonianza di un elevato grado di introgressione apportato sia dalla forma alloctona, sia da esemplari ibridi precedentemente non identificati per i limiti posti dalla tassonomia morfologicofenotipica. Nella Provincia di Pescara, la metodologia è stata applicata con lo scopo di selezionare un parco trote da avviare alla carriera riproduttiva per la produzione di materiale da semina. La caratterizzazione combinata fenotipo-genotipi è stata eseguita su diverse generazioni filiali al fine di fugare possibili dubbi ed ottenere materiale ad elevato grado di purezza. Dalla combinazione dello studio dei principali caratteri morfologici con l’analisi degli aplotipi 16S e dei genotipi LDH è emerso che trote fenotipicamente ascrivibili alla forma mediterranea spesso mostrano genoma alloctono o ibrido; parallelamente trote che all’analisi genetica risultavano autoctone, talvolta presentano livree non esattamente corrispondenti ai principali caratteri diagnostici. Entrambi gli aspetti possono essere ricondotti a passati eventi di ibridazione con successiva diluizione delle caratteristiche (genetiche o morfologiche) alloctone mediante accoppiamento con soggetti autoctoni o ibridi. Nel lavoro vengono presentate alcune immagini di trote tipizzate sulla base dei principali marcatori morfologici e molecolari mitocondriali e nucleari. 69 PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P. Introduzione Le acque del reticolo idrografico appenninico hanno subito profonde mutazioni sia per quanto riguarda il sistema ecologico fluviale sia per quanto riguarda il popolamento faunistico. L’eccessivo sfruttamento, sia a scopo idroelettrico e idropotabile che a scopo alieutico, ha determinato la necessità, soprattutto nel caso dei salmonidi, di avviare programmi di ripopolamento con materiale ittico di provenienza non nota. È rilevante la comparsa nelle acque italiane di trote fario “domestiche” (Salmo trutta trutta) di origine Nord-Europea, geneticamente differenziate dalla forma autoctona dell’Appennino Centro-Settentrionale, Salmo trutta macrostigma. Queste entità alloctone hanno determinato fenomeni di competizione trofica e ibridizzazione tra i due ceppi, causando la contrazione delle naturali popolazioni autoctone e in molti casi la scomparsa delle stesse. La maggior attenzione che negli ultimi anni è stata attribuita alla conservazione degli ecosistemi acquatici ha reso necessario effettuare i ripopolamenti seguendo un corretto approccio zoo-ecologico rivolto al mantenimento della diversità genetica. Questo ha permesso l’elaborazione di diverse metodologie di studio ecologiche, morfologiche e genetiche, determinando l’evoluzione delle conoscenze nei riguardi di queste due specie (Gandolfi et al., 1991; Bernatchez, 2001; Nonnis Marzano et al., 2003). Negli ultimi dieci anni lungo il territorio italiano si sono sviluppati diversi progetti gestionali mirati alla salvaguardia e al ripristino delle naturali popolazioni autoctone, mediante il reinserimento di novellame prodotto in incubatoi di valle da riproduttori selezionati localmente. Anche se gli sforzi per ottenere risultati sono stati parecchi, questa pratica non ha garantito il totale recupero dell’identità autoctona delle popolazioni naturali. Questo a causa di diversi motivi: i limiti imposti dalla sola selezione fenotipica dei riproduttori utilizzati per la fecondazione artificiale non hanno permesso una identificazione precisa della specie di appartenenza, determinando il perpetuarsi di alleli alloctoni; l’utilizzo di un numero ridotto di riproduttori selezionati determina bassa variabilità genetica con la possibile perdita di alleli autoctoni (Nonnis et al., 2002). L’utilizzo di questi esemplari per la produzione di materiale da semina ha contribuito, anche se in maniera minore rispetto ai ripopolamenti con trote alloctone, al mantenimento di un elevato grado di introgressione e a una riduzione della fitness delle popolazioni (Strachan et al., 1999). Le attuali conoscenze di tassonomia morfologica permettono di riconoscere livree peculiari riconducibili alle due forme salmonicole, atlantica e mediterranea, ma non permettono una precisa determinazione di specie a causa della elevata plasticità fenotipica di questi animali e della cospicua presenza di soggetti ibridi. La scoperta di marcatori molecolari (Patarnello et al., 1994; Bernatchez, 2001; 70 McMeel et al., 2001; Nonnis Marzano et al., 2003) ha determinato un miglior inquadramento tassonomico delle due specie. In questo lavoro è presentato lo sviluppo di un nuovo metodo di indagine che prevede di affiancare alla determinazione fenotipica dei soggetti studiati, l’analisi genetica sia a livello mitocondriale sia a livello nucleare per ovviare ai limiti imposti dalla tassonomia morfologica e fornire uno strumento applicabile alle strategie gestionali per il recupero delle popolazioni naturali. La caratterizzazione fenotipica dei soggetti studiati ha seguito i canoni tipici di determinazione di livrea presentati da diversi Autori e modificati in questo lavoro (Ielli e Alessio, 1994; Forneris et al., 1996; Gibertoni 1998). L’indagine molecolare è stata mirata all’analisi del gene mitocondriale 16S rDNA (polimorfismo di restrizione RsaI) (Nonnis et al., 2003), a trasmissione matrilineare, e al gene nucleare LDH-C1* (polimorfismi di restrizione BslI) (McMeel et al., 2001) a eredità mendeliana. Lo studio combinato di questi marcatori molecolari permette di individuare fenomeni di introgressione sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi. L’applicazione di un indice di ibridazione, presentato de novo in questo lavoro, identifica la presenza di ibridi con un diverso grado di ibridazione sulla base della combinazione degli alleli nucleari con gli aplotipi mitocondriali. Questo approccio innovativo è stato sperimentato nell’ambito delle attività gestionali di due Enti amministratori: la Provincia di Reggio Emilia per quanto concerne l’Appennino Settentrionale e la Provincia di Pescara relativamente all’Appennino Centrale. Lo scopo dell’indagine in Provincia di Reggio Emilia ha riguardato la caratterizzazione di alcune popolazioni selvatiche per definire il grado di introgressione apportato dalla forma alloctona atlantica. Nella Provincia di Pescara, la metodologia è stata applicata per selezionare un parco trote da avviare alla carriera riproduttiva per la produzione di materiale da semina. Mediante l’analisi fenotipica degli individui campionati e la sua associazione con i risultati delle indagini genetiche, è stato possibile verificare il grado di affidabilità del semplice studio visivo della livrea nella caratterizzazione del ceppo. Materiali e metodi Area di studio ed esemplari analizzati Nella provincia di Reggio Emilia i campionamenti sono stati effettuati nelle varie aste torrentizie comprese nel territorio Reggiano, nella zona vocata a salmonidi, facenti anche parte delle acque del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Sono state analizzate 12 stazioni di campionamento con un totale di 73 soggetti prelevati. Le Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni. operazioni di recupero sono state effettuate mediante passaggi ripetuti di pesca con elettrostorditore (Honda 4 stroke GKV50). Ai soggetti deputati idonei per le analisi veniva preventivamente somministrato un anestetico (MS 222 – Tricaine Methanesulfonate o 3-aminobenzoic acid ethyl ester), scattata una fotografia, caratterizzati fenotipicamente ed asportata una porzione di pinna adiposa senza recare traumi o danni che potessero mettere a rischio la vita del pesce. Le porzioni di pinne adipose sono state messe in apposite provette contenenti alcool etilico assoluto per effettuare le analisi genetiche. I soggetti analizzati in provincia di Pescara provengono dall’incubatoio di valle sito in località Vetoio (AQ), gestito da Aquaprogram s.r.l. Il progetto ha previsto la rigorosa selezione fenotipica di un parco trote di 95 esemplari, di cui 51 parentali e 44 appartenenti alla F1, da avviare alla carriera riproduttiva. La caratterizzazione combinata fenotipo-genotipi è stata eseguita su diverse generazioni filiali al fine di fugare possibili dubbi ed ottenere materiale ad elevato grado di purezza. Caratterizzazione morfologica I caratteri considerati per la determinazione fenotipica di soggetti autoctoni (Figura 1) sono quelli descritti da Ielli e Alessio (1994) e Gibertoni (1998), in parte modificati in questo lavoro: - macchia preopercolare scura, ben definita e talvolta presente in numero di tre, circondata generalmente da macchiettatura nera; - macchie “parr” verdastro-azzurre lungo i fianchi in più bande, anche nei soggetti adulti sino ad una lunghezza di circa 45-50 cm; - macchiettatura nera fine diffusa sui fianchi e sulle pinne dorsali e adiposa, ma assente sul dorso; - macchiettatura rossa fine o marcata di forma variabile, senza alonatura radiale biancastra; - testa relativamente grande e pinne ben sviluppate. Caratterizzazione genetica Nella presente ricerca sono stati analizzati marcatori mitocondriali e nucleari delle trote campionate, applicando la tecnica del DNA ricombinante denominata RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphisms). Questa tecnica consente di discriminare il genoma atlantico da quello mediterraneo con la possibilità di individuare introgressione nel patrimonio genetico autoctono utilizzando come marcatore il polimorfismo di restrizione RsaI sul gene mitocondriale 16S rDNA (Nonnis et Al., 2003) , e il polimorfismo di restrizione BslI sul gene nucleare LDHC1* (McMeel et Al., 2001), entrambi amplificabili tramite tecnica PCR. Gli RFLP consentono tramite gli enzimi di restrizione sopracitati di riconoscere sequenze specifiche nei due ceppi, e quindi discriminare alleli fissati nei due taxa, dopo migrazione elettroforetica su gel d’agarosio. La differente migrazione delle bande, dovuta al loro diverso peso molecolare, permette quindi l’identificazione del ceppo. La caratterizzazione mitocondriale tuttavia è informativa solamente per quanto riguarda l’origine materna dei soggetti analizzati. La trasmissione matrilineare del genoma mitocondriale non consente infatti di identificare con certezza il ceppo di appartenenza. Una trota con genoma mitocondriale mediterraneo, potrebbe essere una forma mediterranea pura oppure derivare da un ceppo generato da una linea femminile mediterranea e da maschi atlantici (Nonnis Marzano, 2002). Questo avviene perché la trasmissione mitocondriale non segue le leggi mendeliane di ereditarietà come avviene per gli alleli nucleari. Tuttavia questa modalità di trasmissione matrilineare permette di svelare eventi di ibridazione che possono essere avvenuti in tempi più remoti e che si sono mantenuti lungo la linea femminile di generazione in generazione. In relazione a ciò l’analisi combinata tra LDH-C1* e 16S rDNA permette di caratterizzare il genotipo del ceppo di appartenenza e la linea di trasmissione materna. Lo studio combinato dei risultati ottenuti dall’utilizzo dei due marcatori molecolari è in grado di identificare anche un livello di ibridazione differente a seconda delle combinazioni degli aplotipi mitocondriali e degli alleli nucleari. In relazione alle combinazioni ottenibili viene proposto un indice di ibridazione che descrive il grado di presenza di alleli alloctoni nei soggetti studiati e soprattutto del grado di introgressione che gli stessi apporterebbero in una popolazione autoctona se avvenisse l’incontro tra i genomi. L’allele nucleare alloctono è indicato con *90, mentre l’allele nucleare autoctono è indicato come *100 (Tabella 1). Fig. 1 - Principali caratteri della trota mediterranea (Salmo trutta macrostigma). Fig. 1 - Main morphological characters of the Mediterranean trout. 71 PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P. Parallelamente alla bassa frequenza dell’aplotipo mitocondriale autoctono è stata rilevata la presenza dell’allele LDH-C *90 , e cioè atlantico, nella stessa percentuale dell’allele *100 mediterraneo (figura 3). Tab. 1 - Indice di ibridazione. Tab. 1 - Hybridization index. L’indice è finalizzato all’inquadramento della situazione di ibridazione per due geni e dovrà essere perfezionato in futuro con l’aggiunta di ulteriori marcatori. In base alla distribuzione degli esemplari analizzati nelle diverse combinazioni dell’indice di ibridazione possiamo definire il grado di introgressione di una intera popolazione. Nell’ambito degli ibridi le combinazioni tra aplotipo e genotipo sono diverse, presentando talvolta genoma autoctono a livello nucleare e aplotipo alloctono, (A - *100/ *100), talvolta genoma alloctono nucleare e autoctono mitocondriale (M - *90/*90). Le combinazioni I e VI, che corrispondono alle due linee pure, sono considerate ad introgressione massima la pura linea atlantica, (grado “massimo”), e introgressione nulla la pura linea mediterranea, (grado “nullo”). Le combinazioni II, III, IV e V riportano gli ibridi con diverso grado di introgressione, (grado “basso” per la combinazione V fino a grado “elevato” per la combinazione II). Risultati e discussione Sperimentazione nell’ambito di ambienti naturali I risultati dell’analisi genetica ottenuti nella Provincia di Reggio Emilia evidenziano una situazione generale dominata da alti tassi di ibridazione nelle varie popolazioni esaminate. Come evidenziato dal grafico che riporta le frequenze degli aplotipi mitocondriali (figura 2), l’area esaminata è caratterizzata da esemplari aventi per il 34% aplotipo alloctono e per il 66% aplotipo mitocondriale mediterraneo. Fig. 3 - Frequenze degli alleli nucleari del gene LDH-C1*. Fig. 3 - Allelic frequencies of nuclear gene LDH-C1*. Questo risultato evidenzia che nell’intera area studiata il grado di introgressione è elevato e che alla riproduzione partecipano in larga misura soggetti eterozigoti che mantengono ancora un tasso elevato di genoma alloctono. Infatti come si può notare dal grafico delle frequenze nucleari (figura 4), gli individui che predominano sono gli eterozigoti (31 soggetti), mentre gli omozigoti atlantici e mediterranei si equivalgono (21 soggetti ciascuno). Fig. 4 - Distribuzione del gene nucleare LDH-C1*. Fig. 4 - Distribution of genotypes of the nuclear gene LDH-C1*. Sulla base dei risultati ottenuti dall’applicazione dell’indice di ibridazione mediante la combinazione dei due marcatori molecolari, nel grafico seguente (figura 5) è riportata la distribuzione dei soggetti studiati. Fig. 2 - Frequenze del gene 16s rDNA. Fig. 2 - Aplotype frequencies of 16s rDNA. 72 Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni. Fig. 5 - Frequenza delle combinazioni dei marcatori molecolari. Fig. 5 - Frequencies of combined molecular markers. Come è possibile notare dal precedente grafico la più alta frequenza è ottenuta alla combinazione IV (34%), che riporta un indice di introgressione “medio alto”. In effetti calcolando la mediana sui dati ottenuti la combinazione IV è quella rappresentativa dell’intero studio. Questa combinazione permette di sostenere anche l’ipotesi che i maschi atlantici concorrono di più rispetto alle femmine atlantiche alla riproduzione. L’ipotesi per la quale il genoma alloctono sia stato trasmesso prevalentemente in linea paterna è probabilmente da imputare ai seguenti fattori: - il raggiungimento della maturità sessuale è anticipato di un anno nei maschi (2 anni di età) nei confronti delle femmine (3 anni di età); - lo sviluppo e la maturazione anticipata delle gonadi induce negli esemplari di sesso maschile un rallentamento negli accrescimenti corporei medi/annui; per contro, negli esemplari di sesso femminile, poiché il raggiungimento della maturità riproduttiva è posticipato di almeno un anno rispetto ai maschi, nella medesima unità di tempo, gli accrescimenti corporei medi/annui sono maggiori; - gli accrescimenti corporei medi/annui, come rilevato da uno studio (Gibertoni e Penserini, 2006) nelle acque oggetto della presente ricerca si attestano tra i 55 e gli 80 mm; - in base alle normative vigenti ai tempi delle immissioni di salmonidi alloctoni era consentito per l’attività alieutica il prelievo di soggetti con lunghezza totale non inferiore a 220 mm; Tutto ciò premesso appare plausibile sostenere che gli esemplari alloctoni di sesso maschile abbiano goduto di almeno un anno in più di permanenza e di eventuale attività riproduttiva rispetto agli esemplari alloctoni di sesso femminile, i quali, con taglia legale fissata in 220 mm, difficilmente riuscivano a compiere un ciclo riproduttivo poiché prelevati, ancora sessualmente immaturi, tramite pesca. In questo senso è possibile ascrivere l’eredità genetica alloctona a fenomeni di ibridazione sino alla metà degli anni novan- ta principalmente in linea paterna. Bisogna anche tenere conto che le femmine mediterranee raggiungono prima la maturità sessuale rispetto alle femmine atlantiche e quindi concorrono maggiormente nell’imporre la propria linea genetica (aplotipo M). Attualmente nella linea maschile sono ancora presenti soggetti portatori di alleli atlantici che concorrono alla ibridazione della progenie. Ciò non toglie che nell’area studiata siano ancora presenti femmine che trasmettano l’aplotipo atlantico, come testimoniato dalle frequenze del grafico, ed è anche possibile che femmine mediterranee all’aplotipo mitocondriale siano eterozigoti o addirittura omozigoti atlantici ( combinazione II : 13%) a livello nucleare. Come è evidenziato dalla tabella 2, che riporta le frequenze della caratterizzazione fenotipica e le frequenze della caratterizzazione genetica comparate, è possibile notare una netta incongruenza di determinazione. Tab. 2 - Combinazione dello studio fenotipico con l’analisi genetiche. Tab. 2 - Percentages of trouts resulting from combined phenotypic and genetic analyses. Infatti lo studio visivo dei pesci ha ascritto una elevata percentuale di soggetti al puro ceppo mediterraneo (71%) e la restante parte è stato giudicato appartenere a ibridi (21%) e a trote atlantiche (5%). Invece l’analisi genetica attribuisce la maggior parte dei soggetti studiati ad ibridi con diverso grado di ibridazione (64%), e il resto a trote pure dei due ceppi (21% mediterranee e 15% atlantiche). Questa discrepanza è facilmente spiegabile dalla diversa espressione del grado di introgressione tra i due ceppi che talvolta può ingannare l’analisi visiva della livrea. Infatti in diversi soggetti, esempi dei quali sono riportati nelle immagini seguenti, la determinazione fenotipica che ascriveva l’esemplare studiato al ceppo mediterraneo all’analisi genetica risultava ibrido o alloctono (Figura 6); parallelamente trote che geneticamente risultavano autoctone, talvolta presentano livree non corrispondenti (figura 7). Fig. 6 - Individui con fenotipo mediterraneo e genotipo ibrido (comb. IV). Fig. 6 - Trout with Mediterranean phenotype and hybrid genotype. 73 PENSERINI M., NONNIS MARZANO F., GANDOLFI G., MALDINI M., MARCONATO E., GIBERTONI P. Conclusioni Fig. 7 - Individuo con fenotipo ibrido e genotipo mediterraneo (comb. VI). Fig. 7 - Trout with hybrid phenotype and Mediterranean genotype. Entrambi gli aspetti possono essere ricondotti a passati eventi di ibridazione dei genomi parentali, con successiva diluizione delle caratteristiche genetiche e morfologiche alloctone mediante accoppiamento con soggetti autoctoni o con basso grado di ibridazione. Sperimentazione nell’ambito di progetti gestionali mirati I risultati ottenuti dall’applicazione di questo strumento di indagine nella Provincia di Pescara, sono stati realizzati per mezzo della caratterizzazione fenotipica-genotipica combinata su diverse generazioni filiali al fine di fugare possibili dubbi e ottenere trote ad elevato grado di purezza. È stata effettuata una rigorosa selezione morfologica su 95 esemplari di cui 51 parentali e 44 appartenenti alla F1. Successivamente è stata effettuata l’analisi genetica che ha scartato ibridi per un totale di 22 esemplari (17 parentali e 5 della F1). I soggetti ritenuti idonei, corrispondenti alla combinazione VI dell’indice di ibridazione, sono stati avviati alla carriera di riproduttori con i quali si è prodotto il materiale da semina puro (figura 8). Fig. 8 - Riproduttori corrispondenti alla combinazione VI. Fig. 8 - Spawners to coincide at combination VI. 74 L’applicazione di questo nuovo approccio metodologico di investigazione e caratterizzazione di trote autoctone ad elevato grado di purezza, ha permesso di ottenere risultati importanti in campo scientifico e gestionale. I dati ottenuti dalla sperimentazione in ambiente naturale ha permesso di rilevare una importante presenza di soggetti ibridi che stanno sostituendo le popolazioni autoctone (alto grado di introgressione). Nelle varie stazioni di campionamento è emerso che trote autoctone ad elevato grado di purezza (combinazione VI dell’indice) sono presenti in numero limitato tra lo 0% e il 35%, con una media generale del 21%. Questa situazione generale di introgressione può essere giustificata dal fatto che questi corsi d’acqua vengono continuamente ripopolati con avannotti provenienti da incubatoi di valle che utilizzano riproduttori ibridi, i quali mantengono a livelli riscontrati il grado di introgressione. Come già spiegato precedentemente è rilevato che l’introgressione è apportata maggiormente dai maschi atlanti rispetto alle femmine atlantiche. La comparazione dei risultati dell’analisi fenotipica ai dati ottenuti dall’indagine genetica ha permesso di confermare l’ipotesi della scarsa affidabilità del solo studio morfologico nella caratterizzazione di appartenenza. La combinazione dello studio genetico allo studio fenotipico, che è applicato come terzo marcatore, permette una più corretta determinazione sistematica. Questa non sarebbe possibile utilizzando singolarmente i due metodi di indagine, i quali applicati contestualmente sono oggi il migliore strumento di certificazione alla luce delle attuali conoscenze scientifiche nella caratterizzazione di singoli individui. La validità di questo approccio è anche testimoniata dai risultati ottenuti dall’utilizzo di tale metodologia nell’ambito di progetti gestionali mirati. La selezione di un parco riproduttori ad elevato grado di purezza risulta affidabile e di rapido sviluppo pratico. Cosa molto importante tenendo conto del breve periodo di tempo che intercorre tra la cattura e selezione fenotipica dei riproduttori e la loro potenziale riproduzione. È da tener presente che questo parco riproduttori dovrà mantenere un certo turn-over con trote sempre selezionate secondo le modalità presentate, onde evitare perdita di variabilità genetica causata dall’ effetto del fondatore o inincrocio. Questo metodo permette anche di pianificare interventi gestionali mirati alla riabilitazione delle naturali popolazioni autoctone di trota mediterranea. Infine tale metodologia di indagine può essere utilizzata da privati o enti gestori come parchi, riserve e province, come strumento investigativo forense in ambito ittiologico col fine di rilevare potenziali truffe su lotti di materiale ittico venduto come autoctono. Fenotipi della trota mediterranea: metodologia di indagine molecolare combinata e selezione morfologica per l'identificazione di esemplari autoctoni. Bibliografia BERNATCHEZ L., 2001. The evolutionary history of brown trout (Salmo trutta) inferred from phylogeographyc, nested clade, and mismatch analyses of mitochondrial DNA variation. Evolution. 55: 351-379. FORNERIS G., M. PASCALE, B. SICURO, G.B. PALMEGIANO, 1996. Analisi biometrica di tre popolazioni di Salmo (trutta) trutta L. Atti del V Conv. Naz. AIIAD Montecchio Maggiore (VI). GANDOLFI G., S. ZERUNIAN, P. TORRICELLI, A. MARCONATO, 1991. I pesci delle acque interne italiane. Istituto Poligrafico dello Stato, Roma. XVI + 617 pp. GIBERTONI P.P., 1998. Tesi di laurea; Allevamento, riproduzione e reintroduzione in ambiente naturale di trote fario di “ceppo mediterraneo”, Salmo (trutta) trutta, L. Università degli Studi di Parma. 115 pp. GIBERTONI P.P., PENSERINI M., 2006. La fauna ittica nei corsi d’acqua del parco regionale di crinale dell’Appennino Reggiano Parco del Gigante. Atti del XI Conv. Naz AIIAD, Treviso. Quaderni ETP 34 (in stampa). IELLI F., ALESSIO G., 1994. L’ambiente e le trote del Torrente Riarbero (Appennino Reggiano). Atti del V Conv. Naz. AIIAD, Montecchio Maggiore (VI). 129-138. M C M EEL O.M., H OEY E.M., F ERGUSON A., 2001. Partial nucleotide sequences, and routine typing by polymerase chain reaction-restriction fragment length polymorphysm, of the brown trout (Salmo trutta) lactate dehydrogenase, LDH-C1 *90 and *100 alleles. Molecular Ecol., 10: 29-34. NONNIS MARZANO F., TAGLIAVINI J., PAPA R., VAGHI M., PASCALE M., MAIO G., GANDOLFI G., 2002. Caratterizzazione genetica di popolazioni appenniniche di trota fario: aspetti tassonomici e conservazionistici. Biologia Ambientale. 18 (1): 19-24. NONNIS M ARZANO F., C ORRADI N., P APA R., T AGLIAVINI J., GANDOLFI G., 2003. 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