EDITORIALE
Editoriale915
Ilario Bertoletti
cattolicesimo, Capitalismo ed editoria
Il caso bresciano
Nelle pagine che Weber dedica alla sociologia della religione, uno dei
concetti cardine è quello di “ascesi intramondana”. Concetto con il quale il pensatore tedesco spiega le condizioni culturali dell’agire razionale
conforme a uno scopo, ovvero della genesi dell’economia capitalistica nel
mondo protestante. Ascesi intramondana: rinuncia al mondo nella sua immediatezza per costruire un nuovo senso del mondo stesso. Un concetto
quanto mai dibattuto, ma ancora essenziale per l’interpretazione dei fenomeni culturali. Un esempio: il caso bresciano, dove si intrecciano, da più di
un secolo, confessione cattolica, capitalismo, sotto forma dell’economia
bancaria, ed editoria. Un caso unico a livello nazionale1: grazie alla lungimiranza di laici come Giorgio Montini e Luigi Bazoli, o di religiosi
come Angelo Zammarchi, per l’editrice La Scuola, e di laici come Fausto
Minelli e Alessandro Capretti, e di religiosi come i padri della Pace e Giovanni Battista Montini, per la Morcelliana, è stato messo capo a un virtuoso intreccio tra capacità imprenditoriale e investimento di parte dei profitti nell’editoria. Le contingenze storiche sono state diverse: riaffermare
uno spazio per l’educazione cattolica nel confronto con il mondo laico
alla fine dell’Ottocento, nel caso dell’editrice La Scuola (1904), aprire il
cattolicesimo al meglio della cultura europea, contro la dittatura fascista,
per la Morcelliana (1925). In entrambi i casi questo gruppo di avvocati,
sacerdoti, intellettuali ha agito orientato da un ethos – da una ascesi intramondana – proprio per affermare un ruolo della cultura cattolica. Di qui
dedizione e vocazione (Beruf ) personale e investimenti istituzionali – basti ricordare che Fausto Minelli fu per molti anni presidente della Banca
San Paolo –, affinché entrambe le editrici, pur nelle differenti finalità, potessero sopravvivere a due guerre mondiali e al ventennio della dittatura
1
 Altre due case editrici bresciane, Queriniana e Paideia, il cui catalogo ha una rilevanza internazionale, hanno modelli aziendali diversi: la Queriniana è di un ordine religioso, i Piamartini; Paideia
è stata fondata e diretta dal prof. Giuseppe Scarpat e dai suoi eredi. La matrice cattolica delle editrici
bresciane, e la continuità della relazione tra laici e religiosi, implicherebbe una disamina della teologia del laicato sottesa a questa collaborazione. Una teologia che, garantendo autonomia e pluralismo
culturale, è un caso unico nel cattolicesimo italiano e ha anticipato le riflessioni conciliari sul laicato.
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fascista. Al punto che, sotto riguardi diversi, queste editrici nei decenni
successivi hanno inciso a livello nazionale: La Scuola nel mondo dell’educazione, la Morcelliana in ambito storico, filosofico e teologico, con pubblicazioni che hanno anticipato molti temi del Concilio Vaticano ii.
Un cattolicesimo che sarebbe improprio definire calvinista, ma per il
quale è pertinente, anche storiograficamente, l’aggettivo giansenista, non
foss’altro per la presenza carsica ma costante di questa corrente di spiritualità in terra bresciana fin dal Settecento. Un ethos che tiene in sé professionismo lavorativo, alta cultura, passione al servizio di imprese ove
quel che contava era la possibilità di fare del lavoro editoriale un luogo di
confronto, senza sincretismi, con il sapere moderno. Un modello, dopo il
venir meno dei padri fondatori, cui è stata fedele anche la seconda generazione: in essa, pur con differenti sensibilità culturali e politiche, Vittorino Chizzolini, Stefano Minelli, Enzo Giammancheri, Adolfo Lombardi,
Francesco Capretti.
Regge questo modello alle trasformazioni del sistema bancario, e alla
decrescita dei proventi finanziari da dedicare alla cultura? Oppure, una
nuova declinazione dell’ascesi intramondana è richiesta al cattolicesimo
bresciano affinché queste istituzioni possano continuare a svolgere la loro
funzione in un momento di crisi dell’editoria generalizzato, che ha colpito l’intero settore e non solo quello di ispirazione religiosa? Una nuova
ascesi per far fronte a una crisi economica di cui non si intravede la fine,
e dove la sfida delle nuove tecnologie digitali impone ingenti investimenti
finanziari. Forse, l’ascesi intramondana dovrà intendersi ancor più come
rinuncia a ogni fissazione identitaria, e sperimentazione di idee: quasi
che questo cattolicesimo possa salvare la propria storia riconoscendo in
sé un’apertura universale – una vocazione prescritta dall’etimo del nome
“cattolico”. Come se trovasse stringente attualità una fulminante battuta
di don Giuseppe De Luca, contenuta in una lettera a Fausto Minelli degli
anni ’30 del secolo scorso: un cattolico può far editoria solo se accetta di
«scristianizzarsi, per cristianizzare». Senza dimenticare che, comunque,
una cultura non effimera – e ben lo sapevano i padri fondatori, con preveggenza quasi weberiana – implica un impegno finanziario senza immediato ritorno.
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