Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale Dipartimento di Scienze Sociali, Umane e della Salute Corso di Studi in Scienze delle Attività Motorie Preventive e Adattate AA 2012/13 LM-67 Laurea Magistrale Corso di Attività Motoria Preventiva Dispensa AA 2012/13 Titolare: Antonio Borgogni Co-titolare: Simone Digennaro Indice 1) Introduzione e programma p. 4 Articolo 23 h 1/2 p. 7 Carta di Toronto per l'Attività Fisica p. 8 2) Parte teorica. 2.1) Le patologie e le raccomandazioni OMS 2.2) p. 7 Le malattie croniche non trasmissibili p. 7 Attività fisica, livelli raccomandati per fasce d’età p. 12 Autori, documenti, approcci p. 14 Il libro bianco sullo sport p. 14 Desmond Morris p. 17 Bruner e Vygotskij p.20 Carl Rogers p.22 Critical Pedagogy p.26 La didattica sostenibile p.27 Le competenze motorie p.34 Ken Hardman p.37 Jean Le Boulch p.41 Albert Bandura p.45 Prochaska e Di Clemente p.49 Corpo, movimento e intervento sociale. Esperienze e applicazioni pratiche: il progetto Move (S. Digennaro) p.55 2 3) Piani di attività p.64 Piano di vita attivo tra percezione e cambiamento (S. Manzo) p. 65 Esemplificazioni di Piani/Progetti presentati nel 2011/12 p. 84 3 1) Introduzione e programma Definizione del corso Riferimenti culturali, sociali e tecnici dell’educazione al movimento e allo sport finalizzata alla adozione e promozione di stili di vita attivi ed alla prevenzione delle patologie croniche non trasmissibili. Socializzazione attraverso l’attività motoria e sportiva nell’età evolutiva e adulta. Progettazione di piani di attività motoria e sportiva nell’età evolutiva e adulta in diverse tipologie di strutture ed ambienti organizzati e non organizzati. Programma Il corso sarà diviso in quattro parti: 1. nella prima verranno esplicitate, con uno studio interdisciplinare focalizzato sulle variabili psicologiche, sociali e ambientali, le teorie e gli approcci applicativi connessi alla motivazione alla pratica delle attività motorie e al cambiamento (rif. Bandura, Bruner, Prochaska e Di Clemente, Le Boulch, Critical Pedagogy e Problematicismo pedagogico, Hardman, la didattica sostenibile, le competenze…); la variabile relativa all’ambiente fisico verrà presentata attraverso la prospettiva delle Active Cities In questa parte verranno anche fatti cenni al tema delle patologie metaboliche 2. nella seconda verranno proposte attività laboratoriali relative a a. stili di vita attivi b. aspetti ambientali incidenti nella pratica 3. nella terza a. verranno presentati casi di progetti e di reti direttamente o indirettamente implicate nella promozione di stili di vita attivi e nella prevenzione di patologie croniche b. verranno approfondite le didattiche applicabili ai singoli contesti operativi c. verranno presentati piani di attività motoria preventiva 4. nella quarta, a carattere seminariale, verranno presentati e discussi i piani di attività motoria prodotti dai partecipanti Testi consigliati Dispensa fornita dal docente. Durante lo svolgimento del corso verranno fornite indicazioni bibliografiche di approfondimento degli autori e degli argomenti trattati. Modalità di valutazione Esame orale che comprende due parti: la presentazione orale da parte dello studente di un piano o progetto di attività con il supporto del file Power Point scaricabile dalla pagina docente; la discussione di alcune domande relative ai contenuti della dispensa, anch'essa scaricabile dalla pagina docente. 4 Scelta del campo d’azione Tra le varie definizioni di attività preventiva e, in alcuni casi, compensativa, è stata compiuta una scelta che parte da una riflessione epistemologica. Epistemologia della disciplina HEPA LEPA A livello internazionale le attività motorie e fisiche inseribili tra quelle preventive vengono chiamate Health Enhancing Physical Activities; è interessante notare come il verbo to enhance non abbia una corrispondente esatta traduzione in italiano: la traduzione dovrebbe essere composta dal senso dei verbi aumentare, accrescere, migliorare, potenziare, incrementare. Non è solo un’attività motoria e fisica che incrementa la salute ma la potenzia, ne allarga i confini. Il gioco di parole (HEPA LEPA) che dà il titolo al paragrafo vuole ribadire questo concetto allargandolo ulteriormente: guardando sia gli aspetti connessi con la salute sia quelli connessi con lo stato psicologico e il benessere sociale, sono a proporre la dicitura Life Enhancing Physical Activity ovvero un’attività motoria e fisica che incrementi la qualità della vita in generale e che colga e valorizzi gli aspetti vantaggiosi connessi con l’essere attivi. Una ulteriore annotazione concerne la semplice traduzione del termine Physic con “Fisica”, che pare insufficiente e limitativa in una cultura corporea che assume le valenze complesse del corpo e che non lo determina come oggetto ma come soggetto. Il termine Attività Motoria ci pare maggiormente comprensivo della fenomenologia delle possibilità di espressione del corpo e meno riduttivo sul piano concettuale. Il corso integrato Nella prospettiva del Corso Integrato, ovvero l’Educazione al movimento nelle età della vita, nell’attività motoria preventiva diviene prioritario l’apprendimento di comportamenti (stili di vita, posture, atteggiamenti, gesti, disponibilità, competenze, prestazioni relative) piuttosto che l’apprendimento di abilità (movimenti, prestazioni assolute). L’attività motoria è preventiva nel momento in cui si pone come obiettivo la continuità della pratica del soggetto ottenibile attraverso un intervento, didattico e organizzativo, attento agli atteggiamenti e alle disponibilità che conducono ad una modifica o ad una stabilizzazione dei comportamenti tesi verso stili di vita attivi. In una strutturazione comportamentistica semplice (Stimolo-Risposta) sarebbe sufficiente dire al soggetto che l’attività “fa bene” (S) per stimolare l’azione motoria (R), ma non è così, in mezzo c’è la motivazione (spesso secondaria) ovvero c’è bisogno di un’azione (educativa) sull’atteggiamento che contribuisce al cambiamento, rafforzamento, stabilizzazione di comportamenti che conducono a stili di vita attivi/preventivi. L’approccio del corso si basa, in sintesi, su tre aspetti professionalizzanti (ovvero principî della disciplina e competenze che si intende implementare nello studente). 5 Il progettista di piani di attività motoria preventiva, oltre ad avere le competenze tecniche specifiche relative alle attività da proporre deve: • conoscere le principali malattie croniche non trasmissibili e l’azione preventiva dell’attività motoria sulle stesse - essere in grado di rilevare i livelli motivazionali dei soggetti e dei gruppi con cui opera e adottare strategie didattiche e organizzative adeguate alla situazione; - conoscere, nella prospettiva di una educazione a stili di vita attivi, gli aspetti ambientali (infrastrutturali e socio familiari) che incidono sulla stessa. Le ragioni di questa scelta di ordine culturale risiedono nella necessità di conoscere l’oggetto e i soggetti della professione, nella pregnanza dell’attualità professionale in relazione ai dati epidemiologici e sulla sedentarietà (Censis, Istat), nell’ampiezza dei riferimenti culturali;, nell’integrazione con Pedagogia delle età della vita, nella sempre maggiore incidenza dei contesti ambientali sulla pratica motoria. In merito a quest’ultimo punto si sottolinea il particolare approccio integrato che presta attenzione alle determinanti ambientali della pratica dell’attività motoria preventiva. Se gli stili di vita sono legati, come sosteniamo, ai gesti della vita quotidiana, allora il laureato magistrale deve essere consapevole, nella strutturazione di un piano di attività, degli elementi dell’ambiente fisico determinanti nella pratica: marciapiedi, spazi verdi, piste ciclabili divengono elementi di studio su cui esplicitare parte del proprio sapere. L’agire didattico e organizzativo deve pertanto tenere presenti le differenze tra alcune coppie concettuali, tra cui: motivazione significatività gesto prassie facilitazione accessibilità camminabilità ciclabilità sostenibilità demotivazione meccanicità movimento esercizi impedimento inaccessibilità insostenibilità ed alcune parole chiave, tra cui ambiente, comportamento, cambiamento, intenzionalità. Altre Facoltà la intendono come compendio delle attività utili a prevenire o compensare alterazioni morfologiche (turbe psicomotorie, para e dis-morfismi, posturali), attraverso attività psicomotorie e chinesiterapiche, e nell’accezione delle precauzioni da mettere in atto nella pratica sportiva o delle attività sportive preventive o terapeutiche. Obiettivo Contribuire a disegnare il profilo del laureato come progettista in grado di organizzare e gestire un piano di attività preventiva comprendendo i contesti e le variabili inter-disciplinari insite in un approccio longitudinale alle età della vita. 6 ‘23 and 1/2 h’ goes viral: top 10 learnings about making a health message that people give British Journal of Sports Medicine bjsm.bmj.com Br J Sports Med 2012;46:461-462 doi:10.1136/bjsports-2012-091113 Michael F Evans Correspondence to Michael F Evans, Family Medicine and Public Health, University of Toronto/Health Design Lab Scientist, Li Ka Shing Knowledge Institute, Staff Physician, St Michael's Hospital, Toronto, Canada; [email protected] Received 24 February 2012 Accepted 1 March 2012 Published Online First 25 April 2012 In my day job as a Family Physician, I often wonder, ‘Is this bacterial or viral?’ In my other job, where I try to innovate on how to engage patients in more meaningful ways, my question is slightly different: ‘How can we make this viral instead of bacterial?’ A Healthy Virus ‘23 ó hours: what is the single most important thing you can do for your health?’1 (referred to as ‘23.5’ below and figure 1) is a video I posted on YouTube in December 2011. My objective in making the video was twofold: 1) to experiment in creating a new way of engaging patients about their health and 2) to answer what is the most important thing we can do for our health? I am a family doctor, not a sports medicine expert, so I was intrigued that my answer is exercise. I was intrigued as activity is something I ask my patients about but it is not something I have systematically assessed and counselled upon in my practice in the same way as other clinical problems such as blood pressure or cholesterol. Like any good virus, my primary objective was spread. At the time of writing (22 February 2012) 23.5 has had 2 million people sit down and view it, has averaged about 25 000 views a day, generated over 1000 comments and has been ‘liked’ by over 16 000 people (and ‘disliked’ by 190). It has already been translated by the ‘community’ into Spanish and … 7 L'attivita fisica promuove if benessere, Ia salute fisica e menta!e, previene /e ma!attie, mig/iora /e relazioni socia/i e Ia qua/ita della vita, produce benefici economici e contribuisce a/fa sostenibilita ambienta!e. Le comunita, che per mig/iorare Ia salute promuovono !'attivita fisica, possono ottenere mo!ti di questi benefici offrendo una serie di opportunita faci/mente accessibili nei diversi contesti di vita e di /avoro e per tutte /e fasce d'eta. La Carta di Toronto per I'Attivita Fisica sottolinea l'importanza di mettere in atto quattro azioni, basate su nove principi guida, e invita tutti ipaesi, /e regioni e /e comunita a so/lecitare un maggiore impegno politico e socia/e per va!orizzare l'importanza del/'attivita fisica e mig/iorare Ia salute di tutti. Perche una Carta sull'attivita fisica? La Carta di Toronto per I'Attivita Fisica e una chiamata all'azione e uno strumento di advocacyl per offrire a tutti opportunita sostenibili per adottare uno stile di vita attivo. Le organizzazioni e gli individui interessati a promuovere l'attivita fisica possono utilizzare questa Carta per sensibilizzare e unire i decisori a livello nazionale, regionale e locale nel raggiungere un obiettivo condiviso. Queste organizzazioni comprendono i settori della sanita, dei trasporti, dell'ambiente, dello sport e del tempo libero, dell'istruzione e della formazione, della pianificazione urbanistica, oltre all'amministrazione pubblica, alia societa civile e al settore privata. L'Attivita Fisica - un forte investimento per le persone, Ia salute, l'economia e Ia sostenibilita In tutto il mondo le nuove tecnologie, l'urbanizzazione, gli ambienti di lavoro che favoriscono sempre di piu Ia sedentarieta e Ia configurazione di paesi e citta centrata sull'uso dell'automobile, hanno reso difficile Ia pratica dell'attivita fisica nella vita quotidiana. Anche gli stili di vita frenetici, le priorita contrastanti, le strutture familiari che cambiano e Ia mancanza di interazione sociale possono contribuire a favorire l'inattivita. Le opportunita per svolgere attivita fisica continuano a diminuire mentre Ia prevalenza di stili di vita sedentari sta aumentando nella maggior parte dei paesi, con gravi conseguenze per Ia salute e con ricadute a livello sociale ed economico. Sui piano della salute l'inattivita fisica e al quarto posto tra le principali cause di morte dovuta a malattie croniche, quali disturbi cardiaci, ictus, diabete e cancro, e contribuisce ad oltre 3 milioni di morti evitabili all'anno a livello mondiale. La mancanza di attivita fisica contribuisce,inoltre, ad aumentare i livelli di obesita infantile e adulta. L'attivita fisica fa bene aile persone di ogni eta: nei bambini promuove uno sviluppo fisico armonico e favorisce Ia socializzazione, mentre negli adulti diminuisce il rischio di malattie croniche e migliora Ia salute mentale. None mai troppo tardi per iniziare con l'attivita fisica. Per gli anziani,i benefici riguardano l'autonomia funzionale, Ia diminuzione del rischio di cadute e di fratture e Ia protezione dalle malattie correlate all'invecchiamento. 1 Un insieme diazioni individuali e sociali volte ad ottenere impegno politico,supporto delle pelitiche,consenso sociale e sistemi di sostegno per un particolare obiettivo o programma di salute (WHO Health Promotion Glossary,1998) 11 www.globalpa.org.uk I 20 MAGGIO 2010 8 Sui piano dello sviluppo sostenibile promuovere modalita attive di spostamento come camminare, andare in bicicletta e utilizzare il trasporto pubblico, puo ridurre l'inquinamento dell'aria e le emissioni dei gas serra, noti anche per avere effetti negativi sulla salute. La pianificazione, Ia progettazione e Ia riqualificazione urbanistica, volte a diminuire Ia dipendenza dai veicoli a motore, sono azioni che possono ulteriormente contribuire a incrementare l'attivita fisica, soprattutto in quei paesi in via di sviluppo che stanno vivendo fasi di rapida urbanizzazione e crescita. Gli investimenti crescenti, a favore di modalita attive di spostamento, garantiscono maggiori opportunita per una mobilita equa. Sui piano economico l'inattivita fisica incide notevolmente sui costi diretti e indiretti dell'assistenza sanitaria e ha un impatto significative sulla produttivita e sugli anni di vita in buona salute. Le pelitiche e le azioni che favoriscono lo svolgimento dell'attivita fisica rappresentano un forte investimento per Ia prevenzione delle malattie croniche e peril miglioramento della salute, perle relazioni sociali e Ia qualita della vita. Esse, inoltre, forniscono benefici per lo sviluppo economico e sostenibile dei paesi in tutto il mondo. I principi guida per un approccio alia promozione dell'attivita fisica rivolto alia popolazione I paesi e le organizzazioni che lavorano per incrementare lo svolgimento dell'attivita fisica vanno incoraggiati ad adottare i principi guida di seguito riportati. Questi principi sono coerenti con il Piano d'Azione perle Malattie Non Trasmissibili (2008) e Ia Strategia Globale su Dieta, Attivita Fisica e Salute (2004) deii'Organizzazione Mondiale della Salute, e con altre carte internazionali per Ia promozione della salute. Per aumentare l'attivita fisica e disincentivare i comportamenti sedentari, le nazioni e le organizzazioni sono invitate a: 1. Adottare strategie basate sulle evidenze, rivolte sia alia popolazione generale che a sottogruppi specifici, in particolare a coloro che devono affrontare maggiori ostacoli; 2. Adottare un approccio piu equo, finalizzato a ridurre le disuguaglianze sociali e di salute e le disparita di accesso all'attivita fisica; 3. Affrontare i determinanti ambientali, sociali ed individuali dell'inattivita fisica; 4. lmplementare azioni sostenibili attraverso una collaborazione tra piu settori a livello nazionale, regionale e locale, per ottenere un impatto maggiore; 5. Sviluppare le competenze e sostenere Ia formazione nell'ambito della ricerca, della pratica, delle pelitiche, della valutazione e della sorveglianza; 6. Utilizzare un approccio mirato all'intero ciclo di vita, considerando i bisogni dei bambini, delle famiglie, degli adulti e degli anziani; 7. Chiedere ai decisori e alia comunita in generale un maggior impegno politico e le risorse per l'attivita fisica; 8. Garantire Ia presenza di sensibilita culturale e adattare le strategie aile differenti "realta locali", ai diversi contesti e aile diverse risorse; 9. Facilitare le scelte di salute personali, facendo in modo che l'attivita fisica sia Ia scelta piu facile. 2 I www.globalpa.org.uk I 20 MAGGIO 2010 Un modello per l'azione Questa Carta richiede un'azione concertata tra quattro aree strategiche. L'azione dovrebbe coinvolgere le amministrazioni pubbliche, Ia societa civile, le istituzioni accademiche, le associazioni professionali, il settore privato profit e non-profit e altre organizzazioni interne ed esterne all'ambito sanitario, cos) come le comunita stesse. Le quattro aree d'azione sono le componenti fondamentali distinte, ma complementari, per un cambiamento efficace nella popolazione. 1. REALIZZARE UNA POLITICA E UN PIANO D'AZIONE A LIVELLO NAZIONALE Una politica e un piano d'azione nazionali sono utili per orientare, sostenere e coordinare i molteplici settori coinvolti. lnoltre contribuiscono a orientare le risorse e a stabilire le responsabilita. Una politica e un piano d'azione sono indicatori significativi dell'impegno politico nazionale. Tuttavia, l'assenza di una politica nazionale non deve rallentare l'impegno delle organizzazioni statali, provinciali o comunali nel promuovere l'attivita fisica nei loro ambiti di competenza. Le pelitiche e i piani d'azione dovrebbero: • Ricevere i contributi provenienti dai principali portatori d'interesse; • ldentificare una leadership ben definita per l'attivita fisica, che puc provenire da qualsiasi settore pubblico, da altre autorevoli organizzazioni, o da una collaborazione tra piu settori; • Definire i ruoli e le azioni che l'amministrazione pubblica, le organizzazioni non profit, le associazioni di volontariato e quelle private, dovrebbero assumere per realizzare a livello nazionale, regionale e locale un piano di promozione dell'attivita fisica; • Definire un piano di azione dettagliato, indicando le responsabilita, i tempi e i finanziamenti; • Prevedere Ia combinazione di diverse strategie per incidere sui fattori individuali, sociali, culturali e ambientali che potranno informare, motivare e aiutare gli individui e le comunita ad essere attivi, in modo sicuro e divertente; • Adottare linee guida per l'attivita fisica e Ia salute basate sulle evidenze scientifiche. 2. INTRODURRE POLITICHE CHE SOSTENGONO L'ATTIVITA FISICA Per ottenere dei cambiamenti sostenibili a livello politico e sociale sono necessari una struttura di supporto aile pelitiche e un quadro normative adeguato. Per promuovere Ia salute attraverso l'attivita fisica e necessario adottare pelitiche a livello nazionale, regionale e locale. Esempi di pelitiche e normative di supporto comprendono: • Una politica nazionale definita con l'obiettivo di incrementare i livelli di attivita fisica, che indicano di quanto ed entro quando gli stessi livelli devono aumentare. Tutti i settori possono condividere obiettivi comuni e individuare illoro contribute; • Pelitiche di pianificazione urbana ed extra urbana e linee guida per Ia progettazione che sostengano il muoversi a piedi, l'uso della bicicletta, il trasporto pubblico, lo sported il tempo libero, con particolare attenzione alia sicurezza e all'accessibilita per tutti; • Pelitiche fiscali (sussidi, incentivi e sgravi) di supporto allo svolgimento dell'attivita fisica oppure agevolazioni per ridurre gli ostacoli (per esempio incentivi per l'acquisto di attrezzature sportive o per l'iscrizione a centri sportivi); • Pelitiche peril luogo di lavoro che sostengano le infrastrutture e i programmi di attivita fisica e che promuovano modalita attive di spostamento da e peril posto di lavoro; 3 I www.globalpa.org.uk I 20 MAGGIO 2010 • Pelitiche dell'istruzione a sostegno della qualita delle lezioni di educazione fisica curriculare, di modalita attive di trasporto da e per Ia scuola, dello svolgimento di attivita fisica durante Ia giornata scolastica e di un ambiente scolastico favorevole alia salute; • Pelitiche per lo sport, peril tempo libero e sistemi di finanziamento che diano priorita all'aumento della partecipazione da parte di tutta Ia comunita; • Azioni di coinvolgimento dei mezzi di comunicazione per promuovere un maggiore impegno politico a favore dell'attivita fisica (per esempio indagini di sorveglianza o rapporti suiIa realizzazione di interventi di promozione dell'attivita fisica volti ad aumentare Ia responsabilita); • Campagne di comunicazione attraverso i mediae campagne di marketing sociale per aumentare il sostegno della comunita e dei portatori d'interesse nei confronti delle azioni di promozione dell'attivita fisica. 3. RIORIENTARE I SERVIZI E I FINANZIAMENTI PER DARE PRIOR ITA ALL'ATTIVITil FISICA In molti paesi gli interventi di promozione dell'attivita fisica potrebbero comportare Ia ridefinizione di alcune priorita rispetto al miglioramento della salute. II riorientamento dei servizi e dei sistemi di finanziamento puo produrre molteplici benefici: miglioramento del benessere e della salute, aria piu pulita, diminuzione del traffico, risparmio sui costi e miglioramento delle relazioni sociali. Di seguito sono elencati alcuni esempi di interventi in via di realizzazione in molti paesi: Nell'ambito dell'istruzione: • Pelitiche scolastiche che diano priorita a lezioni di educazione fisica curriculare di alta qualita, con un'attenzione particolare aile attivita sportive non competitive nelle scuole e che potenzino Ia formazione di tutti i docenti rispetto ai temi dell'attivita fisica; • Programmi di attivita fisica caratterizzati da un insieme di attivita volte ad incrementare Ia partecipazione, a prescindere dallivello di capacita, dando maggiore importanza al divertimento; • Opportunita per gli studenti di mantenersi attivi durante le lezioni, negli intervalli, nella pausa pranzo e durante il doposcuola. Nell'ambito dei trasporti e della pianificazione della mobilita: • Pelitiche e servizi di trasporto che diano priorita e incentivi per muoversi a piedi, andare in bicicletta o usare il sistema di trasporto pubblico; • Regolamenti edilizi che promuovano l'attivita fisica; • Percorsi pedonali nelle aree verdi e nei parchi naturali per aumentarne l'utilizzo. 4 I www.globalpa.org.uk I 20 MAGGIO 2010 Nell'ambito della pianificazione urbanistica e del territorio • Pianificazione urbanistica, basata sulle evidenze, che supporti gli spostamenti a piedi, l'uso della bicicletta e l'attivita fisica nel tempo libero; • Pianificazione urbanistica che dia l'opportunita di fare sport e attivita fisica nel tempo libero e nel quotidiano, aumentando l'utilizzo degli spazi pubblici in cui le persone di tutte le fasce d'eta e con qualsiasi abilita possono mantenersi fisicamente attive in contesti sia urbani che extraurbani. Nei luoghi di lavoro: • Programmi realizzati nei luoghi di lavoro che incoraggino e sostengano i lavoratori e i loro familiari nel condurre stili di vita piu attivi; • Spazi e strutture che incoraggino lo svolgimento dell'attivita fisica; • lncentivi per favorire modalita attive di spostamento da e per illuogo di lavoro, con l'uso dei mezzi pubblici piuttosto che dell'auto privata. Nello sport, nei parchi e nel tempo libero: • lniziative di "sport per tutti" rivolte anche ai soggetti piu difficili da coinvolgere; • lnfrastrutture per attivita ricreative adatte a tutte le eta; • Opportunita perle persone con disabilita di essere fisicamente attivi; • Formazione e aggiornamento sui benefici dell'attivita fisica per coloro che organizzano attivita sportive. In sanita: • Attribuzione di un ruolo prioritario e di risorse congrue per l'attivita fisica nell'ambito della prevenzione e della promozione della salute • Controlli sistematici dellivello individuale di attivita fisica dei pazientijassistiti da effettuare a ogni visita medica nell'ambito delle cure primarie, con Ia possibilita di fornire ai soggetti sedentari un counseling breve e strutturato insieme a indicazioni sui programmi presenti nella comunita; • Controlli sistematici da parte di operatori sanitari ed esperti delle scienze motorie per Ia valutazione di eventuali controindicazioni e per dare consigli sull'attivita fisica come parte integrante dei programmi di cura e di assistenza e durante i controlli periodici peri pazienti affetti da diabete, malattie cardiovascolari, tumori o artriti. 4. SVILUPPARE PARTNERSHIP PER L'AZIONE Le azioni volte ad aumentare lo svolgimento dell'attivita fisica da parte dell'intera popolazione devono essere programmate e realizzate con partnership e collaborazioni che coinvolgano diversi settori e le stesse comunita, a livello nazionale, regionale e locale. Le partnership di successo dovrebbero essere sviluppate individuando i valori comuni e gli interventi dei programmi, e condividendo responsabilita, rendicontabilita e informazioni. Esempi di partnership che sostengono Ia promozione dell'attivita fisica sono: • Gruppi di lavoro intersettoriali attivati all'interno dell'amministrazione pubblica a tutti i livelli rilevanti per realizzare i piani di azione; • lniziative di comunita che coinvolgano diversi settori dell'amministrazione pubblica e le organizzazioni profit e non-profit per collaborare e condividere le risorse (per esempio nell'ambito dei trasporti, della pianificazione urbanistica, dei beni culturali e delle arti, dello sviluppo economico e ambientale, dell'istruzione e della formazione, dello sport e del tempo libero e della sanita); • Alleanze tra organizzazioni profit e non-profit costituite per sostenere "Ia causa" della promozione dell'attivita fisica presso l'amministrazione pubblica • Consulte nazionali, regionali o locali, con gli enti e le organizzazioni chiave dei diversi settori e con i portatori d'interesse pubblici e privati, per promuovere programmi e pelitiche; Collaborazioni con gruppi di popolazione che rappresentano minoranze, immigrati e gruppi socialmente svantaggiati. 5 I www.globalpa.org.uk I 20 MAGGIO 2010 Una chiamata all'azione I benefici che derivano dall'attivita fisica per Ia salute, per l'economia e per l'ambiente sono sostenuti da consistenti evidenze scientifiche. Per ottenere un maggiore impegno in tutto il mondo rispetto all'aumento dei livelli di attivita fisica si avverte un'urgente necessita di trovare una direzione chiara ed una forte azione di advocacy. La Carta di Toronto per I'Attivita Fisica delinea quattro azioni basate su nove principi guida. L'applicazione della Carta di Toronto fornira a tutte le nazioni solide basi e una guida peril miglioramento della salute grazie all'attivita fisica. Noi invitiamo tutte le parti interessate a sostenere l'adozione e l'applicazione della Carta di Toronto per I'Attivita Fisica e a impegnarsi in una o piu delle seguenti azioni: 1. Esprimere il proprio consenso sulle quattro aree di azione e sui nove principi guida, sottoscrivendo Ia propria adesione alia Carta di Toronto per I'Attivita Fisica; 2. I nviare una copia della Carta di Toronto per I'Attivita Fisica ad almeno cinque colleghi incoraggiandoli a fare a ltrettanto; 3. lncontrare i decisori di diversi settori per discutere come un piano nazionale e pelitiche locali che rispondano ai principi guida della Carta di Toronto per I'Attivita Fisica possano influenzare positivamente le azioni trasversali ai diversi settori; 4. Attivare reti e partnership in tutti i settori per sostenere Ia Carta di Toronto e per applicarla. Allo stesso tempo, i membri del Consiglio del Global Advocacy for Physical Activity s'impegnano nelle seguenti azioni: • Tradurre Ia versione finale della Carta di Toronto per I'Attivita Fisica in francese, spagnolo e possibilmente in altre lingue; • Diffondere il piu possibile Ia versione finale della Carta di Toronto per I'Attivita Fisica; • Collaborare con le reti di attivita fisica e altre organizzazioni interessate per attivare e impegnare ulteriormente i governi e i decisori di tutto il mondo, al fine di aumentare l'impegno sulla promozione dell'attivita fisica volta al miglioramento della salute; • Continuare a cooperare con altri gruppi e organizzazioni al fine di fare advocacy per promuovere Ia salute in tutto il mondo attraverso l'attivita fisica. Per maggiori informazioni sulla Carta di Toronto per I'Attivita Fisica e per inviarla direttamente ai colleghi, si invita a consultare il sito: www.globalpa.org.uk Global Advocacy Council for Physical Activity, International Society for Physical Activity and Health. The Toronto Charter for Physical Activity: A Global Call to Action. www.globa lpa.org.uk. 20 Maggio 2010 Traduzione italiana autorizzata - dicembre 2010. 3APA 2) Parte teorica 2.1) Le patologie le raccomandazioni OMS Le malattie croniche non trasmissibili: la sfida del secolo1 All’inizio di questo secolo è apparso chiaro a chi si occupa di salute a livello planetario, l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS)1, che poche situazioni patologiche concentrano il maggior carico di malattia e determinano la maggior parte della mortalità in Europa. Oggigiorno si usa sempre più spesso misurare il carico di malattia su una società attraverso il DALY, che dall’inglese sta per “anni di vita corretti per disabilità”. Originariamente sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a metà degli anni novanta, il DALY si usa per fare a):confronti fra diverse popolazioni in uno stesso momento ma anche b): nella stessa popolazione in momenti diversi e al passare degli anni. Come dice l’OMS, il DALY può essere pensato come un anno perso di vita “sana”. Per esempio, se l’aspettativa di vita di un uomo in Italia oggi è di 78 anni, per un soggetto che muore a 60 anni in seguito alle conseguenze di un infarto, calcoliamo che abbia perso già 18 anni (78-60) e in più alcuni altri anni, per esempio 3, legati alla disabilità che è seguita all’infarto: il DALY sarebbe quindi 21 (18+3). La somma dei DALY di tutta la popolazione, chiamato “carico di malattia”, può essere quindi pensato come una misura del divario tra l'attuale stato di salute e una situazione ideale in cui l'intera popolazione vive fino all’età avanzata, senza malattia e disabilità. Un’altra maniera di apprezzare la gravità delle malattie è la mortalità. E’ intuitivo che se una certa malattia è responsabile del 5% dei decessi nel nostro Paese, significa che costituisce la causa di morte principale di 25.000 italiani ogni anno (25.000 è il 5% di 500.000,che è grossolanamente il numero di morti all’anno). Per esempio, le malattie cardio-vascolari sono la causa del 23% del carico globale di malattia e del 52% dei decessi. Conoscendo le definizioni e guardando queste cifre rimangono pochi dubbi sul fatto che le malattie cardio-vascolari siano il problema principale di salute del nostro continente. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS, o World Health Organization, WHO in inglese) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la salute, fondata il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra. L’OMS si occupa di salute a livello planetario. L'obiettivo dell'OMS è il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del livello più alto possibile di salute, definita come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. 1 Tratto da http.//malpighi.altervista.org/agarulli/downloads/lezione%201-%20MCNT.doc (7/01/11) Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ll peso delle MCNT e dei loro determinanti La tabella sotto, pubblicata dall’OMS nel 2005, riassume la situazione dell’Europa dal punto di vista del carico di malattia e della mortalità per singolo gruppo di cause. Tabella 1 La prima importante constatazione è che il 75% del carico di malattie e l’86% della mortalità è provocato dalle malattie croniche non trasmissibili. I costi sono elevatissimi: 7080% del budget totale che i Paesi europei spendono per la salute, con aggravi difficilmente quantificabili anche per le tasche delle singole famiglie che impiegano importanti risorse per la cura e le attenzioni ai loro malati. In particolare, oltre il 60% del carico di malattia e di morti è provocato assieme alle malattie cardio-vascolari, dai tumori, dal diabete e poche altre condizioni. I determinanti principali di tali condizioni sono prevalentemente: l’ipertensione, il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, l’ipercolesterolemia, il sovrappeso, lo scarso consumo di frutta e verdura e l’inattività fisica. Nella tabella successiva, del Ministero della Salute, sono riportati anche il peso di ciascuno di questi fattori di rischio sul carico di malattia e sulla mortalità. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Tabella 2 Fonte: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali E’ importante ricordare che l’attività fisica procura benefici effetti, ben evidenziati scientificamente, sui seguenti fattori di rischio : ® ipertensione, ® ipercolesterolemia ® soprappeso/obesità Le previsioni per l’andamento delle MCNT I dati sull’andamento delle MCNT, già molto allarmanti, sono destinati a peggiorare per diverse ragioni, fra le quali, per esempio, la tendenza all’aumento dell’inattività fisica, l’aumento epidemico di sovrappeso e obesità e l’aumento dell’aspettativa di vita: vivendo di più aumenta la probabilità di sviluppare tumori e malattie cardiovascolari. Per il primo aspetto, recentemente un’indagine chiamata “OKkio alla Salute”, sulle abitudini alimentari e sull’attività fisica dei bambini delle scuole primarie, ha pesato e misurato 45.590 alunni delle scuole terze primarie elementari in 18 regioni italiane. E’ emerso che il 12,3% dei bambini è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso: più di 1 bambino su 3, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età; ciò fa temere proporzioni del problema assai preoccupanti quando, fra 10 anni, questi bambini diventeranno adulti. Fra questi bimbi solo 1 su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e il 23% sembra che non consumi quotidianamente frutta e verdura. Non più di qualche anno fa quindi ci si è resi conto in maniera evidente che la maggior parte dei problemi che minano la durata e la qualità della vita in Europa (e non solo) sono determinati da “fattori di rischio” prevenibili, sostanzialmente attraverso la modifica dei nostri stili di vita. Lo schema dell’OMS, tabella 3, rende questa idea molto chiara. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Tabella 3 Questi fattori di rischio: - interagiscono fra di loro per provocare una o l’altra delle MCNT e ognuna di queste malattie : - vede diversamente associati nella sua eziologia diversi fattori di rischio. L’OMS fa notare che questi fattori di rischio (il sovrappeso e il fumo, per esempio) tendono ad essere associati ed a esercitare la loro azione nefasta sulle classi socio-economiche più svantaggiate. Inoltre le MCNT tendono ad associarsi nelle persone, soprattutto con il crescere dell’età. Per esempio, almeno il 35% degli uomini oltre 60 anni ha 2 o più MCNT. Piuttosto che di farmaci che rivoluzionino la prognosi delle MCNT, abbiamo bisogno di cambiare il modo in cui viviamo e, come abbiamo visto, cominciando in giovane età visto che i fattori di rischio si manifestano in proporzioni impressionanti anche in età preadolescenziale, ma anche molto prima, in età infantile e durante la gravidanza. Per esempio, una delle misure più efficaci di prevenire il sovrappeso e l’obesità è l’allattamento al seno esclusivo del bambino fino ai 6 mesi. Come vincere la sfida contro le MCNT: il ruolo dei governi e dei singoli La sfida del secolo non è facile. Per vincerla cambiando i nostri stili di vita dobbiamo modificare i nostri rapporti con l’ambiente, acquisendo e facendo acquisire a tutti opportunità reali di modificare i fattori di rischio per le MCNT. In questo consiste la sfida: a livello governativo ma anche a livello individuale. I governi hanno cominciato e continueranno a modificare leggi e norme per favorire stili di vita più adeguati, che hanno mostrato negli anni passati risultati molto incoraggianti, ma è anche necessario un cambiamento più profondo per combattere le MCNT. Secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo della Cooperazione Economica (OECD), che riunisce una cinquantina fra i Paesi più ricchi del mondo, in media tali Paesi spendono il 3% del loro budget per programmi nazionali di prevenzione e promozione della salute, quota sproporzionata al peso che fattori influenzabili da queste attività hanno sul carico di Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 malattie degli stessi Paesi, fra il 60 e l’80%. I servizi sanitari dei nostri Paesi sono ancora prevalentemente orientati alla cura e non alla prevenzione o promozione. E’ necessario arrivare a mettere in atto strategie integrate, intersettoriali e multifattoriali, che agiscano a livello di popolazione ma anche del singolo, promuovendo la salute di tutti e prevenendo i fattori di rischio dei singoli individui attraverso programmi di prevenzione specifici. La promozione della salute, cioè il processo che mette nelle condizioni le persone di migliorare il controllo sui fattori che determinano la loro salute e quindi di migliorare la salute stessa, gioca un ruolo vitale nel controllo delle MCNT. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Attività fisica, ecco i livelli raccomandati per le fasce di età2 Le caratteristiche delle raccomandazioni L'OMS ha pubblicato le Global recommendations on physical activity for health. Questo documento indica i livelli di attività fisica raccomandati per la salute nelle fasce d'età 5-‐17 anni, 18-‐64 anni e over65. Le raccomandazioni sono orientate alla prevenzione primaria delle malattie cardiorespiratorie, metaboliche, muscolo-scheletriche, tumorali e dei disturbi depressivi. Le raccomandazioni si rivolgono principalmente ai decisori e vogliono essere uno strumento di orientamento per le politiche nazionali di sanità pubblica. I livelli di attività fisica raccomandati dall'OMS sono formulati sulla base dei seguenti parametri: -‐ Tipo (quale attività fisica). E' la modalità di partecipazione all'attività fisica. Il tipo di attività fisica può assumere molte forme: aerobica, di forza, di flessibilità e di equilibrio corporeo. -‐ Durata (per quanto tempo). Il periodo di tempo in cui l'attività o l'esercizio viene eseguito. La durata è generalmente espressa in minuti. -‐ Frequenza (quante volte). Il numero di volte che l'esercizio o l'attività è svolto. La frequenza è generalmente espressa in sessioni, momenti o incontri a settimana. -‐ Intensità (quanta fatica). L'intensità si riferisce alla velocità con cui l'attività è eseguita o all'entità dello sforzo richiesto per svolgere l'attività o l'esercizio. -‐ Volume (quanta attività fisica in totale). La pratica di esercizio aerobico può essere caratterizzata da un'interazione di attività di diversa intensità, frequenza e durata. Il prodotto di queste caratteristiche può essere pensato come il volume. -‐ Attività fisica di moderata intensità. Su una scala assoluta, l'intensità moderata si riferisce all'attività che viene eseguita da 3,0 a 5,9 volte l'intensità di uno stato di riposo. Su una scala riferita alla capacità funzionale di un individuo, l'attività fisica di moderata intensità è di solito riferita alla pratica di 5 o 6 volte su una scala da 0 a 10. -‐ Attività fisica di vigorosa intensità. Su una scala assoluta, l'intensità vigorosa si riferisce all'attività che viene eseguita da 6.0 o più volte l'intensità di uno stato di riposo per gli adulti e da 7.0 o più volte per bambini e giovani. Su una scala riferita alla capacità funzionale di un individuo, l'attività fisica di vigorosa intensità è di solito riferita alla pratica di 7 o 8 su una scala da 0-10. -‐ Attività fisica aerobica. L'attività aerobica, chiamata anche attività di resistenza, migliora le funzioni cardiorespiratorie. Esempi di attività fisica aerobica sono: camminare a ritmo sostenuto, correre, andare in bicicletta, saltare la corda, nuotare. Le raccomandazioni per fascia d’età I livelli di attività fisica raccomandati per i bambini e i ragazzi di età compresa fra i 5 e i 17 anni 1. Bambini e ragazzi di età compresa fra i 5 e i 17 anni dovrebbero compiere giornalmente almeno 60 minuti di attività fisica di intensità variabile fra moderata e vigorosa. 2. Lo svolgimento di attività fisica superiore ai 60 minuti fornisce ulteriori benefici per la salute. 2 Tratto il 07/01/2011 da http://www.dors.it/vs.php?idcm=3336, Marina Penasso, Alessandra Suglia - DoRS Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 3. La maggior parte dell'attività fisica quotidiana dovrebbe essere aerobica. Attività di intensità vigorosa, che comprendano quelle che rafforzano muscoli e ossa, dovrebbero essere previste, almeno tre volte la settimana. 4. Le attività da proporre a bambini e ragazzi dovrebbero supportare il naturale sviluppo fisico, essere divertenti e svolte in condizioni di sicurezza. I livelli di attività fisica raccomandati per gli adulti di età compresa fra i 18 e i 64 anni 1. Gli adulti di età compresa fra i 18 e i 64 anni dovrebbero fare almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità attraverso o fare almeno 75 minuti a settimana di attività fisica aerobica vigorosa o una combinazione equivalente di attività fisica moderata e vigorosa. 2. L'attività aerobica dovrebbe essere eseguita in sessioni della durata di almeno 10 minuti. 3. Per avere ulteriori benefici per la salute gli adulti dovrebbero aumentare la loro attività fisica aerobica di intensità moderata a 300 minuti per settimana, o impegnarsi in 150 minuti per settimana di attività fisica aerobica di intensità vigorosa. 4.Le attività di rafforzamento muscolare dovrebbero essere fatte due o più giorni alla settimana includendo il maggior numero di gruppi di muscoli. I livelli di attività fisica raccomandati per gli adulti over65 anni 1. Gli adulti over65 anni dovrebbero fare almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità o fare almeno 75 minuti di attività fisica aerobica con intensità vigorosa ogni settimana o una combinazione equivalente di attività con intensità moderata e vigorosa. 2. L'attività aerobica dovrebbe essere pratica in sessioni della durata di almeno 10 minuti. 3. Per avere ulteriori benefici per la salute gli over65 anni dovrebbero aumentare la loro attività fisica aerobica di intensità moderata a 300 minuti per settimana, o impegnarsi in 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa ogni settimana, o una combinazione equivalente di attività fisica di intensità moderata e vigorosa. 4. Gli adulti di questa fascia di età, con una mobilità scarsa, dovrebbero svolgere attività fisica per tre o più giorni alla settimana al fine di migliorare l'equilibrio e prevenire le cadute. 5. Le attività di rafforzamento muscolare dovrebbero essere fatte due o più giorni alla settimana includendo il maggior numero di gruppi di muscoli. 6. Quando gli adulti di questa fascia di età non possono seguire totalmente il livello previsto raccomandato di attività fisica, a causa delle loro condizioni di salute, essi dovrebbero adottare uno stile di vita attivo adeguato alle loro capacità e condizioni. In appendice alla pubblicazione dell'OMS si possono consultare esempi di messaggi, formulati ad hoc da alcuni Enti internazionali, per la promozione dell'attività fisica nelle diverse fasce d'età. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 2.2) Autori, documenti, approcci Il libro bianco sullo sport COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE Bruxelles, 11.07.2007 (estratto) 1. INTRODUZIONE "Lo sport è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna e la sua assenza non potrà mai essere compensata." – Pierre de Coubertin (1) Lo sport (2 importante, leggere nota) è un fenomeno sociale ed economico d’importanza crescente che contribuisce in modo significativo agli obiettivi strategici di solidarietà e prosperità perseguiti dall’Unione europea. L’ideale olimpico dello sviluppo dello sport per promuovere la pace e la comprensione fra le nazioni e le culture e l’istruzione dei giovani è nato in Europa ed è stato promosso dal Comitato olimpico internazionale e dai comitati olimpici europei. Lo sport ha una forte attrattiva per i cittadini europei, la maggioranza dei quali pratica con regolarità un’attività sportiva. Esso è anche fonte di valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza e contribuisce così allo sviluppo e alla realizzazione personali. Lo sport inoltre promuove il contributo attivo dei cittadini dell’UE alla società, aiutando in tal modo a rafforzare la cittadinanza attiva. La Commissione riconosce il ruolo essenziale dello sport nella società europea, particolarmente in questa fase in cui deve avvicinarsi maggiormente ai cittadini e affrontare i problemi che li interessano da vicino. Anche lo sport però si trova ad affrontare le nuove minacce e sfide emerse nella società europea, come la pressione commerciale, lo sfruttamento dei giovani giocatori, il doping, il razzismo, la violenza, la corruzione e il riciclaggio del denaro. L’iniziativa qui presentata segna la prima volta in cui la Commissione si occupa in modo così ampio delle questioni legate allo sport. Il suo obiettivo complessivo è dare un orientamento strategico sul ruolo dello sport in Europa, incoraggiare il dibattito su alcuni problemi specifici, migliorare la visibilità dello sport nel processo decisionale europeo e sensibilizzare il pubblico in merito alle esigenze e alle specificità del settore. L’iniziativa intende anche occuparsi di questioni importanti come l’applicazione del diritto dell’UE allo sport, e cerca di definire ulteriori azioni riguardanti lo sport a livello europeo. Questo Libro bianco non parte da zero. Lo sport è soggetto all’applicazione dell’acquis comunitario, e le politiche europee realizzate in diversi settori hanno già un impatto considerevole e crescente sullo sport. Il ruolo importante dello sport nella società europea e la sua natura specifica sono stati riconosciuti nel dicembre 2000 dalla dichiarazione del Consiglio europeo sulle caratteristiche specifiche dello sport e la sua funzione sociale in Europa, di cui si dovrebbe tener conto nell’attuazione delle politiche comuni (“dichiarazione di Nizza”). Essa precisa che le organizzazioni sportive e gli Stati membri hanno una responsabilità di primo piano nel gestire le questioni relative allo sport, con un ruolo centrale per le federazioni sportive, e chiarisce che le organizzazioni sportive devono onorare il proprio compito di organizzare e promuovere i loro sport “nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie”. Allo stesso tempo, essa riconosce che, “Nell’azione che esplica in applicazione delle differenti disposizioni del trattato, la Comunità deve tener conto, anche se non dispone di competenze dirette in questo settore, delle funzioni sociali, educative e culturali dello Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 sport, che ne costituiscono la specificità, al fine di rispettare e di promuovere l’etica e la solidarietà necessarie a preservarne il ruolo sociale”. Le istituzioni europee hanno riconosciuto la specificità del ruolo svolto dallo sport nella società europea, mediante strutture gestite dal volontariato, in termini di salute, istruzione, integrazione sociale e cultura. Il Parlamento europeo ha seguito con vivo interesse le diverse sfide che lo sport europeo si trova ad affrontare, e si è occupato regolarmente di questioni sportive nel corso degli ultimi anni. Durante la preparazione di questo Libro bianco, la Commissione ha tenuto numerose consultazioni con le parti interessate del settore dello sport sulle questioni d’interesse comune, e ha avviato una consultazione on-line. Queste iniziative hanno mostrato come vi siano considerevoli aspettative riguardo al ruolo dello sport in Europa e all’azione dell’UE in questo settore. Il Libro bianco si concentra sul ruolo sociale dello sport, sulla sua dimensione economica e la sua organizzazione in Europa, nonché sul seguito che sarà dato all’iniziativa. Le proposte concrete per l’azione ulteriore dell’UE sono raccolte in un piano d’azione intitolato a Pierre de Coubertin, in cui si espongono le attività che saranno realizzate o sostenute dalla Commissione. Un documento di lavoro dei servizi della Commissione illustra poi i precedenti e il contesto delle proposte, con allegati sullo sport e le norme dell’UE in materia di concorrenza, sullo sport e le libertà del mercato interno, e sulle consultazioni con le parti interessate. 2. IL RUOLO SOCIALE DELLO SPORT Lo sport è una sfera dell’attività umana che interessa in modo particolare i cittadini dell’Unione europea e ha un potenziale enorme di riunire e raggiungere tutti, indipendentemente dall’età o dall’origine sociale. Secondo un sondaggio Eurobarometro (3) del novembre 20043, il 60% circa dei cittadini europei partecipa in modo regolare ad attività sportive, in modo autonomo o inquadrato in una delle 700 000 società sportive esistenti, le quali a propria volta fanno capo a tutta una serie di associazioni e federazioni. La maggior parte delle attività sportive si svolge in strutture amatoriali. Lo sport professionistico ha un’importanza crescente e contribuisce anch’esso al ruolo sociale dello sport. Oltre a migliorare la salute dei cittadini europei, lo sport ha una dimensione educativa e svolge un ruolo sociale, culturale e ricreativo, e il suo ruolo sociale può anche rafforzare le relazioni esterne dell’Unione. 2.1 Migliorare la salute pubblica attraverso l’attività fisica La mancanza d’attività fisica aumenta la frequenza dei casi di sovrappeso e obesità e di una serie di disturbi cronici come le malattie cardiovascolari e il diabete, che riducono la qualità della vita, mettono a rischio la vita delle persone e rappresentano un onere per i bilanci sanitari e per l’economia. Il Libro bianco della Commissione “Una strategia europea per i problemi di salute legati all’alimentazione, al sovrappeso e all’obesità” (4) sottolinea l’importanza di adottare misure preventive e dinamiche per arrestare il calo dell’attività fisica, e le azioni relative all’attività fisica suggerite nei due Libri bianchi si integreranno a vicenda. Come strumento finalizzato all’attività fisica a vantaggio della salute, il movimento sportivo ha più influenza di qualsiasi altro: lo sport infatti attira l’attenzione della gente e ha un’immagine positiva. L’indubbia capacità del movimento sportivo di favorire l’attività fisica a vantaggio della salute però rimane spesso sottoutilizzata, e necessita di essere sviluppata. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda un minimo di 30 minuti di attività fisica moderata (che include ma non si limita allo sport) al giorno per gli adulti e di 60 minuti per i bambini. Le autorità pubbliche e le organizzazioni private degli Stati membri dovrebbero tutte contribuire al raggiungimento di quest’obiettivo, ma gli studi più recenti mostrano in genere l’assenza di progressi degni di nota. Ecco di seguito alcune proposte contenute nel piano d’azione De Coubertin: 1) La Commissione propone di elaborare insieme agli Stati membri nuovi orientamenti sull’attività fisica prima della fine del 2008. Essa raccomanda di rafforzare la cooperazione a livello ministeriale tra i settori della salute, dell’istruzione e dello sport negli Stati membri, per definire ed attuare strategie coerenti volte a ridurre il sovrappeso, l’obesità e gli altri rischi per la salute. In questo contesto, la Commissione incoraggia gli Stati membri ad esaminare come promuovere il concetto di vita attiva tramite i sistemi nazionali d’istruzione e formazione, compresa la formazione degli insegnanti. Per l’Italia possiamo qui citare, ad esempio, il progetto “Guadagnare salute” del MIUR.3 Le organizzazioni sportive sono incoraggiate, in ragione del loro potenziale per quanto riguarda l’attività fisica a vantaggio della salute, a intraprendere attività a tal fine. La Commissione faciliterà lo scambio di informazioni e buone pratiche, in particolare relativamente ai giovani, rivolgendo un’attenzione particolare al livello di base. 2) La Commissione sosterrà una rete europea di Attività fisica a vantaggio della salute (attività cosiddetta AFVS o HEPA: Health-Enhancing Physical Activity) e, se del caso, reti più piccole e mirate che si occuperanno degli aspetti specifici dell’argomento. 3) La Commissione farà dell’attività fisica a vantaggio della salute un punto di riferimento delle sue attività relative allo sport e cercherà di tenere meglio conto di questa priorità negli strumenti finanziari pertinenti, che includono: • il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (aspetti della salute connessi con lo stile di vita); • il programma di sanità pubblica 2007-2013; • i programmi Gioventù e Cittadinanza (cooperazione tra organizzazioni sportive, scuole, società civile, genitori e altri soggetti a livello locale); • il programma di apprendimento permanente (formazione degli insegnanti e cooperazione tra scuole). 1 Pierre de Coubertin (1863-1937), pedagogo e storico francese, fondatore dei Giochi olimpici moderni. 2 Per chiarezza e semplicità, questo Libro bianco utilizza la definizione di “sport” stabilita dal Consiglio d’Europa: “qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli”. 3 Speciale Eurobarometro (2004): I cittadini dell’Unione europea e lo sport. 4 COM(2007)279 def. del 30.5.2007. 3 http://www.ministerosalute.it/stiliVita/stiliVita.jsp Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Desmond Morris (La Repubblica 10-04-08) Perché l' uomo potrebbe essere immortale SE L' IMMORTALITÀ È ALLA PORTATA DELL' UOMO QUALCHE anno fa ho tenuto la mano che porse a Vincent van Gogh i colori da lui usati per creare i suoi più grandi capolavori. Mi trovavo alla festa per il centoventunesimo compleanno di Madame Jeanne Calment, ufficialmente la persona più longeva che sia mai esistita. Da adolescente lavorava nel laboratorio di suo padre ad Arles, nel sud della Francia. Vincent entrò nella bottega per acquistare dei colori, e lei non fu molto contenta di aiutarlo, mi ha detto, perché era "brutto come il peccato, aveva un carattere terribile e odorava di alcol". Eppure, da brava figlia, prese il suo denaro e gli consegnò i colori con cui avrebbe creato i Girasoli e molte delle sue opere più famose. Mi trovavo al suo compleanno perché volevo cercare di capire come un essere umano potesse vivere così a lungo. Lei mi rispose che era tutto merito della sua calma. "È per questo che mi chiamano Calment", disse con una risatina, mentre un lampo le attraversava gli occhi, ormai quasi privi della vista. Ma sotto c'era dell'altro, e dal medico della donna venni a sapere che sorprendentemente - questa non era stata malata nemmeno un giorno in tutta la sua vita. Chissà che sistema immunitario aveva! L'aveva protetta da ogni virus. Se solo la scienza medica avesse potuto estrarne l'essenza, e iniettarla a tutti. Oltre ad essere geneticamente privilegiata grazie a questo straordinario meccanismo di difesa, la donna aveva inoltre mantenuto, per indole, un atteggiamento positivo nei confronti della vita e un irreprimibile senso dell'umorismo. In particolare, la divertiva il fatto di aver inciso il suo primo disco - un funk-rap intitolato Mistress of Time - all'età di 120 anni. Vale la pena domandarsi, in questi tempi di salutismo e diete scrupolosamente bilanciate, di regimi di fitness e ginnastica, quale fosse lo stile di vita adottato dalla fantastica Madame Calment. La risposta è sorprendente: la signora era una buongustaia che amava l'alcol, le sigarette, la cioccolata e i dolci. Oltre ad essere golosa, amava il vino rosso di modesta qualità, il fegato d'oca e un sostanzioso stufato tipico delle sue parti. Quando compì i 117 anni i dottori le suggerirono di non bere più porto, e provarono a farle smettere di fumare. In qualche modo lei però riuscì a ingannarli, e l'anno successivo fu colta da un fotografo mentre si godeva una sigaretta. Feci presente al suo medico che iniziare ad interferire con i suoi piccoli piaceri, che ovviamente le erano stati d'aiuto, era una cattiveria. Lui rispose che non intendeva dissuaderla da bere, ma solo di convincerla - adesso che era diventata un "tesoro nazionale", a bere del vino rosso che fosse più costoso e pregiato. Jeanne Calment morì un anno dopo (aveva forse risentito della mancanza di quel vino rustico che per tanti anni aveva bevuto), e benché non la incontrai più dopo quella prima volta, penso spesso a lei. Soprattutto adesso che sono entrato in quella fase della vita che il mio amico e quasi coetaneo Sir David Attenborough chiama scherzando "i tempi supplementari". Non è che io pensi con terrore alla morte. Semplicemente, mentre le devastazioni dell'invecchiamento si fanno più difficili da ignorare, mi domando quale sia il modo migliore per adattarsi a tale realtà. Un quarto di secolo scrissi un libro sull'invecchiamento, e adesso che ho ottanta anni rimpiango di averlo fatto, perché con il passare del tempo ho imparato a conoscere sin troppo bene il declino fisico del corpo umano. Al pari degli altri animali, il nostro decadimento appare inevitabile. Invecchiando, la funzionalità del rinnovamento cellulare diminuisce e i nostri corpi si fanno più deboli - sino a quando alla fine accade qualcosa a cui non possiamo opporre sufficiente resistenza, e moriamo. La morte non ha nulla di misterioso, è semplicemente un modo per far sì che ciascuna specie si mantenga geneticamente flessibile. Ciascuno di noi è il temporaneo depositario di geni immortali: noi ci esauriamo, ma loro perdurano - attraverso i nostri figli. In questo modo Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ogni generazione assiste ad un rimescolarsi di geni da cui emergono continuamente nuove combinazioni, e questo rende la nostra specie capace di adattarsi a condizioni mutevoli. Quel che è peggio è che il processo di logoramento non è uguale per tutti. In alcuni, il cervello è il primo a partire. Quando incontrai Iris Murdoch per l'ultima volta, il suo corpo appariva in forma, ma lei non aveva idea di dove si trovasse o di che anno fosse. Per altri il declino inizia dal corpo, mentre il cervello resta vigile, e si risente amaramente del fatto di non riuscire più ad ordinare alle gambe di correre o saltare. Io appartengo a questa seconda categoria. Il mio fisico inizia a perdere colpi, ma continuo a lavorare sino alle tre o alle quattro del mattino. Ma se la società cambiasse il proprio atteggiamento nei confronti dell'invecchiamento, gli individui dovrebbero fare altrettanto. L'esempio di Madame Calment ci indica alcuni importanti insegnamenti: il primo, e più importante, deriva dal fatto che senza preoccuparsi della propria salute lei abbia vissuto più a lungo di chiunque altro. Sino a quando i medici l'avvicinarono, negli ultimi anni, non credo si sia mai interessata della propria salute. Mangiava cibi sostanziosi che le piacevano, beveva del vino economico che le piaceva, fumava sigarette forti che le piacevano e - come diceva lei - manteneva la calma. Se si fosse preoccupata della propria salute e avesse fatto qualcosa per migliorarla, l'ansia causata dal fomentare il timore di possibili malori avrebbe ridotto l'efficacia del suo sistema immunitario, e forse avrebbe risentito degli acciacchi che affliggono così tante persone. Un altro punto importante è che non si sottoponeva ad alcuna attività fisica estrema, ma ne coltivava diverse di tipo moderato. A cento anni ancora andava in bici. Conducendo una ricerca sulle abitudini di coloro che hanno raggiunto e superato i cento anni ho scoperto che tutto ciò vale per la maggior parte di loro: quasi tutti seguono regolarmente una qualche attività fisica moderata che li mantiene attivi. Pedalare, camminare e fare del giardinaggio sono tra le più diffuse - e fatte non per tenersi in forma, ma per proprio piacere. E, al pari di Madame Calment, quasi tutti conservavano ironia, senso dell'umorismo e buonumore. Sorprende il fatto che Jeanne Calment non fosse la sola, tra queste persone longeve, a nutrire un amore per le sigarette. E' forse terribilmente ingiusto, ma pare che esista un gene che protegge alcuni individui dai danni che derivano dall'avere i polmoni pieni di fumo. Inoltre, le persone longeve da me studiate amano mangiare e bere. Pare dunque che per assicurarsi una vita insolitamente longeva sia necessario mangiare e bere ciò che si ama, mantenersi il più possibile attivi, provare un vivace interesse verso il mondo che ci circonda, evitare l'introspezione e - soprattutto - non sprecare tempo a preoccuparsi della propria salute. Coloro che seguono le diete del momento, i pigri, chi è patologicamente annoiato e i maniaci della salute sembrano tutti destinati a morire prima. E in base all'osservazione degli individui che hanno superato il secolo di vita, appare consigliabile evitare i regimi salutistici. Spesso osservo il volto degli individui che praticano jogging, per vedere se sono tristi o infelici. I corridori felici - quelli che procedono a velocità moderata e si godono il piacere di stare all'aria aperta e lontani dalla scrivania - sono sulla giusta via. Si tengono in movimento, senza ansia. Farebbero meglio (almeno per le loro ginocchia) a dedicarsi a lunghe passeggiate, ma intanto rientrano nella categoria di persone "regolarmente attive" che sembra conciliarsi con una vita più lunga. Invece, quei corridori che ti passano accanto con il volto straziato, ripetendo a se stessi "devo stare in forma, devo stare in forma", probabilmente riducono le loro probabilità di una vita longeva. I pigri si trovano all'estremo opposto. Il segreto sta nella moderazione. Un'altra fonte di ansia, nociva alla salute, è quella provata da coloro che seguono le diete del momento. Per quanto riguarda l'atteggiamento dell'uomo nei confronti del cibo, esistono tre verità: la prima riconosce che ci siamo evoluti in quanto onnivori, riuscendo là dove altri avevano fallito perché consumiamo un'ampia varietà di cibi. Uno dei motivi per cui oggi viviamo più a lungo è che gli scaffali dei supermercati offrono una sorprendente varietà di cibi provenienti da tutto il mondo. La seconda verità, che rende ogni dieta superflua, è che più si mangia più si Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ingrassa, e meno mangia più si dimagrisice - fine della storia. Ma che si mangi di più per ingrassare o di meno per dimagrire, è comunque importante consumare una gamma di cibi il più possibile varia. L'ultima verità sul cibo è che bisognerebbe godersi ciò che si mangia, e rilassarsi mentre lo si consuma. Velocità e ansia rovinano la digestione. Si direbbe che mangiare, bere ed essere felice garantiscano delle buone possibilità condurre una vita non piacevole - ma anche lunga. Un giorno potrebbe esistere un modo addirittura migliore per aumentare le nostre probabilità di vittoria contro la Vecchia Signora con la Falce. Malgrado il vecchio motto sulla morte e le tasse, la morte di inevitabile non ha nulla. Se potessimo trovare il modo di interferire geneticamente con l'imperativo biologico che ingiunge al nostro meccanismo di rinnovamento cellulare di diventare progressivamente meno efficace potremmo, in teoria, vivere per sempre - a patto di non farci investire da un autobus. Tale scoperta creerebbe un'esplosione demografica tale da far apparire insulso in confronto il problema del riscaldamento globale. Saremmo obbligati a rilasciare dei permessi per procreare, in modo da permettere nuove nascite solo dopo che si è verificato un incidente fatale. E' improbabile che nell'immediato futuro la manipolazione genetica abbia raggiunto livelli tali da permetterci di raggirare la morte - e di certo non accadrà nel corso della mia esistenza. Quel che voglio dire non è che dovrebbe succedere, ma che potrebbe. I progressi della medicina sono talmente rapidi che ciò che oggi pùo sembrarci fantascienza nel giro di qualche decennio potrebbe diventare un fatto acquisito. Benché sia impossibile prevedere in quale modo un scoperta futura potrà ripercuotersi sulle persone che nascono oggi, possiamo supporre che in un futuro non troppo lontano persone come Madame Calment saranno molto più comuni. Due anni fa, sotto l'abbagliante sole del deserto della Namibia, notai improvvisamente di essere l'unica persona a non indossare gli occhiali da sole. L'età aveva oscurato le lenti dei miei occhi, e tornato a casa mi sottoposi ad un intervento per sostituire le lenti vecchie e offuscate con altre, artificiali. Adesso ho di nuovo gli occhi di un giovanotto, e il mondo è tornato bello e luminoso. Tornato per una visita di controllo, ho chiesto al chirurgo che mi aveva dato gli occhi nuovi se magari non fosse in grado di trapiantare tutto il corpo. Se solo il mio cervello potesse essere inserito nel cranio di un giovane morto per trauma cranico ma sano sotto ogni altro punto di vista, potrei ricominciare da capo e godermi un altro po' di vita su questo nostro piccolo, affascinante pianeta. Il chirurgo ha sorriso: "Non ancora". Già, non ancora. Ma un giorno, forse. (Traduzione di Marzia Porta) Copyright Daily Mail Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Bruner e Vygotskij Jerome S. Bruner (New York, 1 ottobre 1915) è uno psicologo statunitense che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva nel campo della psicologia dell'educazione. In estrema sintesi, possiamo affermare che il lavoro di Bruner ha grande rilevanza nelle attuali scienze dell’educazione per alcuni concetti e idee chiave: - il tema della distinzione tra i due tipi di pensiero, paradigmatico e narrativo; il primo, logico-scientifico, “persegue l’ideale di un sistema descrittivo ed esplicativo formale e matematico. Ricorre alla categorizzazione e concettualizzazione […] si occupa delle cause di ordine generale e del modo di individuarle e si serve delle procedure atte ad assicurare la verificabilità referenziale e a saggiare la verità empirica”4. L’altro modo di pensare, quello narrativo, produce racconti, quadri credibili sia pure non necessariamente veri, “si occupa delle intenzioni e delle azioni proprie dell’uomo nonché delle vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano il corso”5. - l’apprendimento è una scoperta attiva e creatrice che produce stili e modalità di pensiero. L’uomo cresce e si evolve, interiorizzando i propri modi di agire, di vedere il mondo e di simbolizzare: queste tre modalità e forme in cui gli individui si rappresentano le esperienze, sono la base delle tre fasi attraverso cui passa lo sviluppo cognitivo. 1. fase esecutiva: (o operativa, basata sull’azione) prevale la rappresentazione motoria dell’esperienza ed è importante l’azione conoscitiva sugli oggetti. In questa fase vengono utilizzate le mani come strumento dell’intelligenza. Dopo un continuo ed attivo esercizio delle strategie cognitive il bambino riesce ad incorporare un’azione in nuove configurazioni più complesse (per esempio usare simultaneamente le mani). 2. fase iconica (basata sulle immagini): si caratterizza per il superamento della manualità a favore della modalità visiva. Il bambino conosce il mondo per mezzo della vista, organizzando e valutando l’ambiente attraverso le caratteristiche più superficiali degli oggetti, come il colore, la forma e le dimensioni. Ciò nonostante, l’incapacità di penetrare nei caratteri più significativi e profondi delle realtà, limita ancora il bambino all’apparenza delle cose. 3. fase della rappresentazione simbolica (basata sul linguaggio): l’astrazione diventa la caratteristica saliente del ragionamento infantile, non appare pertanto più necessario che il bambino operi nel “qui ed ora” per entrare in relazione con l’ambiente. La capacità di mettere a confronto due o più oggetti per ricavarne differenze e somiglianze basate sulle caratteristiche più profonde, realizza finalmente quel connubio tra pensiero e linguaggio che ha tanta importanza nello spingere l’essere umano verso un approccio più creativo alla realtà. Il linguaggio è, per Bruner, uno dei più potenti strumenti offerti al bambino per evolvere verso un’interiorizzazione delle esperienze. Questi stadi non sono esattamente delineati, i modi di rappresentazione, infatti, sfumano uno nell’altro. Per Bruner, colui che apprende è in grado di farlo nel momento in cui la didattica, e, aggiungeremmo, in parte espandendo l’interpretazione bruneriana, l’ambiente, sono appropriatamente organizzati. 4 Bruner, J., La mente a più dimensioni, Laterza, Bari, 2005 (prima edizione 1988), (Actual Mind, Possibile Worlds, Harvard University Press, Cambridge (Mass.)-London 1986; p. 17 5 Ivi, p. 18 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Questo ultimo passaggio logico ci consente di connetterci con il concetto-chiave da utilizzare per le finalità del corso e che, non unico, lega Bruner a Vygotskij: il concetto di scaffolding. Bruner si chiede, anche analizzando il lavoro di Vygotskij, come si possa risolvere un’apparente contraddizione: come può il bambino, che inizialmente reagisce in maniera inconscia e irriflessa, arrivare ad apprendere un compito per il quale è all’inizio incompetente? Come pertanto, essendo l’apprendimento connotato socialmente dalla presenza di un ambiente e figure adulte (o più esperte) facilitanti, può avvenire il “prestito di coscienza” dall’adulto al bambino? Costruendo un’impalcatura (in inglese scaffolding) a sostegno della crescita dell’educando6 Scaffolding indica le strategie di sostegno all’apprendimento che consentono di svolgere un compito nonostante non si abbiano ancora le competenze per farlo in autonomia grazie all'aiuto di un esperto, di un adulto o di un pari più preparato che fornisce indicazioni e suggerimenti, nell'attesa che si riesca a maturare una piena autonomia nello svolgimento del compito. Lo scaffolding si connette con la teoria della zona di sviluppo prossimale di Vygotskij, in quanto l’impalcatura deve adeguarsi continuamente alla stessa riducendosi via via che il bambino dimostrerà di saper eseguire il compito, fino a scomparire. Un esempio classico di scaffolding è l'aiuto offerto dall'adulto al bambino che sta imparando ad andare in bicicletta, a nuotare o, ancor prima, a camminare. Per connetterci con il rapporto persona-ambiente, centrale nella nostra trattazione, ricordiamo come le tre competenze (camminare, nuotare, andare in bicicletta) appena citate vengono primariamente perseguite attraverso una modifica delle condizioni ambientali: ponendosi alla giusta distanza, inserendo oggetti nel tragitto, riempiendo affettivamente lo spazio, modificando il mezzo con altri supporti che consentono equilibrio. Vygotskij è stato uno psicologo sovietico, padre della scuola storico-culturale, morì nel 1934 a soli 38 anni lasciando una ricchissima e in parte sconosciuta produzione scoperta in occidente solo a partire dagli anni ’80. Vygotskij, per coloro che si occupano di educazione in senso lato, ha contribuito a chiarire alcuni dei processi fondamentali che intercorrono nelle relazioni tra linguaggio, pensiero e socializzazione. L’apprendimento, soprattutto quello concettuale, è un processo collaborativo, ovverosia sociale, tra adulto (o più competente) e bambino, avviene attraverso un dialogo continuo che contiene vari accomodamenti. Il tema, trattato da Vygotskij, che risulta più interessante ai fini della trattazione relativa al corso è quello della zona di sviluppo prossimale ovvero “la distanza tra il livello evolutivo reale, determinato in termini di autonoma capacità di soluzione dei problemi, e il livello di sviluppo potenziale, determinato in termini di capacità di soluzione di problemi sotto la guida di un adulto o in collaborazione con coetanei più capaci. […] L’apprendimento umano presuppone una specifica natura sociale ed un processo atto a consentire ai bambini di far propria la vita intellettuale di coloro che li circondano. […] L’idea di una zona di sviluppo prossimale ci consente di proporre una nuova formula, ossia che l’unico ‘apprendimento positivo’ è quello che anticipa lo sviluppo”7 Proprio in relazione alla modalità di copertura di questo spazio potenziale anticipatore Bruner propone il concetto di scaffolding. 6 Ivi, p. 91, 162 a Vygotskij, L. S., Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche , 9 ed. Roma-Bari, Laterza ( prima edizione 1990), 2001; pp. 140-141 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 7 Carl Rogers Carl Rogers (1902-1987) è stato uno psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva e noto in tutto il mondo per i suoi studi sul counseling e la psicoterapia all'interno della corrente umanistica. I tre leaders storici della Psicologia Umanistica (nata nel 1962 in California) con applicazioni ed estensioni ai problemi dell’educazione e dell’istruzione sono stati: A. Maslow, C. Rogers, A. Combs In tutto il mondo va diffondendosi rapidamente la conoscenza e l’interesse per la psicologia umanistica (terza forza tra psicologia dinamica, ovvero la psicanalisi, e il comportamentismo) e in particolare per la psicologia di Carl Rogers (l’approccio centrato sulla persona). I motivi di questo successo vanno innanzitutto ricercati nel fatto che l’approccio umanistico e l’approccio centrato sulla persona non pretendono di imporre grandi sistemi teorici né miti salvazionistici, ma semplicemente di proporre la crescita e la maturazione del singolo e dei gruppi attraverso una modificazione salutare e costruttiva e profonda dei rapporti interpersonali, basata sulla partecipazione affettiva (empatia), sull’abbandono dei ruoli stereotipati e sulla responsabilizzazione di ciascuno. La psicologia umanistica si è affermata in America dopo la psicoanalisi ed il comportamentismo; si prefigge di cambiare la società attraverso la valorizzazione e il rispetto delle persone e la forza dei fatti e dei risultati.8 Il movimento umanistico che sta, indubbiamente, trasformando non solo il mondo della psicoterapia, ma anche quello dell’educazione, del lavoro, dello sport, dell’assistenza medica e sociale, si sviluppa dal basso come un processo autogestito che anziché ricorrere a maestri o “esperti” unisce gli sforzi di coloro che cercano di portare nei vari ambiti dei vivere umano e, soprattutto nella scuola, un modello centrato sull’uomo, mirato a comprenderne sempre meglio la natura e a creare le condizioni che promuovono lo sviluppo e la salute fisica e mentale. L’educazione umanistica si impegna a comprendere, tramite la concretezza dei fatti e dei vissuti delle persone, i profondi mutamenti del nostro tempo per rispondere concretamente e fattivamente ai bisogni e alle aspettative della società contemporanea. L’approccio sottolinea la responsabilità dei singoli e della collettività nel comprendere, rispettare e facilitare i processi di sviluppo e maturazione delle persone. Ha fiducia nella capacità di ogni persona di auto-gestire il suo processo di attualizzazione e ricerca e convalida continuamente, attraverso la verifica, le condizioni relazionali che facilitano il cammino verso l’autorealizzazione. L’assunto di base è che le persone non si limitano a reagire all’ambiente; esse sono attive, creative e dinamiche; e rispondono in modo “intenzionale” e significativo ai condizionamenti genetici, biologici, psicologici e sociologici. Oggi l’“Approccio Centrato sulla Persona” ha esteso le sue radici in tutti i settori della ricerca e dell’azione sociale: medicina, antropologia, psicologia, sociologia, politica, educazione ecc., dimostrando una tale vitalità da resistere e rafforzarsi anche a dispetto di quanti la denigrano e contrastano. L’approccio umanistico non si basa su dati sperimentali, 8 Forcillo, S., http://www.aspu.it/pagine/terzaforza/ins-oggi.htm, cfr. (testo liberamente adattato allo scopo del corso) Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 come i resoconti del comportamento dei ratti nella gabbia (Skinner); si basa invece su osservazioni, impressioni, dati scientifici, tecniche ed ipotesi. Essere oggi insegnanti efficaci Rogers, che svolse anche la funzione di docente di scuola media superiore e di docente universitario, analizzando la sua personale esperienza di insegnamento, centra l’educazione su questi fattori: l’impegno personale e la capacità di iniziativa e autovalutazione dello studente, la congruenza dell’insegnante come persona genuina e reale, il rispetto per gli alunni, la sua capacità di empatia e di facilitazione del processo di maturazione dei suoi studenti, la significatività esistenzialmente verificabile dei contenuti proposti, la soluzione democratica e collaborativa dei problemi. La condizione educativa ideale è allora quella in cui rispetto, empatia e congruenza facilitano il conseguimento di quel livello di autoconsapevolezza che permette all’alunno di cogliere dall’interno il suo processo formativo e di sintonizzarsi su di esso per tendere in modo efficace verso l’autorealizzazione. Al docente spetta il non facile compito di “entrare” nel privato mondo percettivo dell’altro e di starci comodo; di essere sensibile, attimo per attimo, ai cambiamenti di percezione, sentimenti e significati che fluiscono dall’altro; dalla rabbia alla tenerezza, dalla confusione all’insight. Rogers così esprime i caratteri fondamentali della sua pedagogia9: • Gli esseri umani sono dotati di una naturale tendenza a conoscere, a capire e ad apprendere (motivazione cognitiva). • L’apprendimento è veramente significativo quando il “contenuto” è vissuto dallo studente come rilevante per la soddisfazione dei suoi bisogni e la realizzazione delle sue finalità personali. • L’apprendimento che implica un cambiamento nella percezione di sé e nei propri atteggiamenti è avvertito come una minaccia e tende a suscitare resistenze. • Quando le minacce dall’esterno sono ridotte al minimo, l’apprendimento avviene più facilmente ed efficacemente. • L’apprendimento significativo nasce dall’esperienza e dal fare: quando lo studente è parte attiva del processo di insegnamento-apprendimento. • L’apprendimento auto-promosso ed auto-gestito, quello che coinvolge il sentimento oltre che l’intelletto, è il più duraturo e pervasivo. • L’autovalutazione e l’autocritica facilitano molto di più lo sviluppo dell’autonomia dell’autofiducia e della creatività che non la valutazione esterna. • L’apprendimento più utile nel contesto socio-culturale attuale è quello che riguarda il processo stesso dell’apprendere: l’essere costantemente aperti all’esperienza e integrare il processo del cambiamento. Sul piano didattico tali principi trovano applicazione in questa sequenza operativa: • Presentazione e conoscenza reciproca delle persone e analisi dei bisogniaspettative. • Presentazione delle tematiche e delle metodologie e verifica della loro rispondenza ai bisogni-aspettative. • Definizione di un preciso “contratto di studio-lavoro”. • Attività di ricerca e studio: esecuzione assistita del contratto prescelto e concordato. • Verifica esterna (risultati raggiunti) ed interna (apprezzamento dell’esperienza fatta). 9 Rogers, C., Libertà nell’apprendimento, Giunti-Barbera, Firenze 1973; cfr Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 L’insegnante discute con ogni alunno o programma e definisce il contratto di lavoro, fornisce il materiale e le informazioni di cui dispone, resta a disposizione per ogni richiesta di supporto e collaborazione; infine verifica e valuta con gli alunni l’esito dei vari contratti, ripropone nuovi cicli di apprendimento. Lo studente è al corrente delle motivazioni che sono alla base del programma e dei metodi di lavoro, sceglie il proprio modo con il quale vuole apprendere, valuta da solo il percorso di studio e si impegna nei contralto di lavoro e nella verifica dei risultati concretamente raggiunti. Pedagogia e didattica rogersiane affermano il primato dell’apprendimento sull’insegnamento, dell’interiore sull’esteriore, dell’autonomia sull’eteronomia. L’educazione centrata sulla persona, ovvero sul discente richiede che qualsiasi metodo di lavoro e di valutazione sia esente da “minacciosità” e rinunci all’uso coercitivo del potere proprio del ruolo docente, senza per questo sfociare nel permissivismo. Tuttavia, Rogers è fermamente convinto che tale rivoluzionaria concezione non può restare ancorata ad un’opzione basata solo sulla personale convinzione ma che, invece, debba passare al vaglio della riflessione epistemologica e della verifica sperimentale. Infatti, Rogers afferma che la Filosofia pedagogica non ha senso se non accetta la validazione-invalidazione della ricerca scientifica. La teoria ha valore di verità solo se si assoggetta al test rigoroso della ricerca empirica e fenomenologica. Per Rogers, quindi, l’educazione e lo sviluppo sono un affare strettamente personale, un’esperienza profondamente diversa da persona a persona. Per questo motivo Rogers parla di “Persona-insegnante” e sintetizza anche i “requisiti” che deve avere un insegnante che desideri utilizzare l’approccio umanistico applicato all’istruzione. Il primo requisito: È una profonda fiducia negli organismi umani, fiducia, cioè, nella capacità dell’individuo umano di sviluppare le sue potenzialità e permettergli di scegliere il suo modo di apprendere. Il secondo requisito: È la sincerità dell’insegnante, la sua lealtà, la sua assenza di maschera. Egli può essere arrabbiato, ma può anche essere sensibile e comprensivo. Cosicché egli è una “PERSONA”, per i suoi studenti. Il terzo requisito: È la stima e rispetto per gli studenti, per i loro sentimenti e le loro opinioni. Il quarto requisito: È la capacità di comprendere le reazioni degli studenti “dal di dentro”, una “consapevolezza empatica” di come appare allo studente il processo educativo. In altre parole, Rogers sostiene che secondo questi requisiti gli studenti diventano capaci di educarsi senza l’aiuto degli insegnanti, cosicché il docente diventa giusto un “Facilitatore” dell’apprendimento. Lo scopo principale dell’approccio rogersiano è, quindi, quello di creare delle condizioni che permettano alla “Forza di base” insita in ogni individuo di agire, in modo che la persona possa crescere verso la propria autorealizzazione. Si tratta, quindi, di un’acquisizione progressiva verso una catarsi emozionale come fase iniziale, di una più efficace e qualificante comprensione del sé e della propria situazione, che permetta di raggiungere e giungere a delle scelte e a delle decisioni positive per il proprio vivere, maturare ed efficacemente interagire. Pertanto, Rogers chiede ad ogni Persona che sia concretamente impegnata nelle relazioni umane, in primis al docente, il possesso di tre fondamentali ed imprescindibili requisiti: 1. L’accettazione dell’altro in quanto Persona. 2. La congruenza ovvero l’assenza di maschere. 3. L’empatia, la capacità di cogliere e sentire le emozioni vissute e percepite dall’altro e saper fargli capire che lo si percepisce e gli si è vicino. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Nell’«Approccio Centrato sulla Persona» ci si fida della tendenza costruttiva dell’essere umano verso uno sviluppo più stabile e completo. Tre brevi e rilevanti approfondimenti in relazione allo scopo del corso di Attività motoria preventiva riguardano i temi della significatività dell’apprendimento, della congruenza e della relazione d’aiuto: - l’apprendimento significativo vede coinvolta l’intera persona, con il suo intelletto e i suoi sentimenti, parte dall’individuo ed è caratterizzato da un “senso di scoperta in cui si prova questo tipo di sensazione: ‘oh, questo è proprio quello che da tanto tempo stavo cercando di scoprire!’ […] L’apprendimento significativo produce una differenza pervasiva nella conoscenza, negli atteggiamenti e nel comportamento dell’individuo. Infine si tratta di qualcosa che lo studente [qualsiasi persona in situazione di apprendimento o di cambiamento, n.d.a.] vuole apprendere perché ha un significato per lui, per la sua vita, per il suo modo di essere”10. Il corso affronta in vari altri momenti e autori il tema del cambiamento, degli atteggiamenti e dei comportamenti (Le Boulch, Bandura, Prochaska) e della necessità di apprendimenti significativi (Hardman, Didattica sostenibile). - Ancor più della coerenza tra dire e fare, la congruenza può essere rappresentata come la coerenza tra essere e fare. - La relazione d’aiuto, che Rogers sviluppa soprattutto in termini di relazione terapeuta-paziente, assume una particolare rilevanza nella didattica del movimento: è quella situazione nella quale il docente chiede ad un allievo più competente di mettere a disposizione le proprie capacità per aiutare un altro allievo; altra situazione, riscontrabile ad esempio nei gruppi di cammino, è quella in cui l’operatore chiede ad un partecipante di aiutarlo nella motivazione all’attività di un altro soggetto. 10 Kirschenbaum, H., Land Henderson, V., Dialoghi di Carl Rogers, La Meridiana, Molfetta (BA), 2008; (Carl Rogers dialogues, Howard Kirschenbaum and the Estate of Carl Rogers, 1989); p. 184 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Critical pedagogy La Critical Pedagogy (Pedagogia critica) racchiude una serie di pratiche di insegnamento/apprendimento tese ad accrescere la capacità critica degli allievi relativamente a condizioni sociali oppressive. La CP costituisce il primo gradino di un movimento politico che tende a costruire una società più egualitaria; non ha una definizione statica visto che i vari autori ne hanno modificato approcci e forme; non esistono altresì attualmente materiali specifici tradotti in italiano. Dal punto di vista metodologico si rifà ad un approccio dialogico tra docente e discente, costituito da esperienze significative. Le sue radici sono riscontrabili nella teoria critica della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkeimer, Marcuse, Habermas) la cui influenza è evidente nel lavoro teso all’emancipazione tramite l’educazione del principale esponente della CP: Paulo Freire. In Italia uno dei punti di riferimento pedagogico che alcuni autori mettono in relazione con la CP è Don Lorenzo Milani; sicure le assonanze, sia pure non approfondite con il problematicismo pedagogico di Banfi e, successivamente, di Giovanni Maria Bertin cui si rifà parte della scuola pedagogica bolognese. Nei paesi anglosassoni, ed in particolare in Nuova Zelanda, la critical pedagogy è attualmente tra gli approcci più utilizzati nel curriculum degli studi di Educazione Fisica. Il principale esponente della CP è attualmente ritenuto l’americano Henry A. Giroux Per chi ha assistito, nel corso dell’AA 2010/11, alla lezione della Prof.ssa Catalan (presentazioni sulla mia pagina personale), ricorderà come la ricerca longitudinale da lei presentata si rifacesse proprio a questi approcci. L’aspetto che maggiormente riguarda la trattazione di Attività Motoria Preventiva è la connessione con il processo di coscientizzazione critica della pratica di apprendimento che contribuisce alla creazione di strumenti individuali tendenti all’assunzione di stili di vita attivi. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 LA DIDATTICA SOSTENIBILE 1sostenibilità 2 didattica 3 storia della didattica sostenibile 4 Accezione ambientale e comunicazione 1 Sostenibilità Il termine sostenibilità si è affermato a partire dalla fine degli anni '80 in relazione all'ambiente. In particolare la sua apparizione nel contesto politico internazionale avvenne all'interno del Rapporto Brundtland nel 1987 (WCED,1987)11. Quel Rapporto rappresentò un elemento di rottura e distacco con i concetti ambientali espressi in passato e contribuì a far divenire la questione ambientale tema politico prioritario e trasversale a tutti i settori. "Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze" (Brundtland, World Commission on Environment and Development, 1987). "Per sviluppo sostenibile si intende un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base"(World Conservation Union, UN Environment Programme and World Wide Fund for Nature, 1991). Sino a quel momento il concetto di ambiente era quasi esclusivamente correlato alla capacità del nostro pianeta di produrre materie prime utili per lo sviluppo umano. Di conseguenza la tutela ambientale era percepita necessaria solo se garantiva lo sfruttamento industriale (giacimenti, foreste, riserve d'acqua) o dove un deterioramento dello stato naturale poteva trasformarsi in una perdita economica (aree turistiche). L'avvento del concetto di "Sviluppo sostenibile" iniziò a mettere in discussione la visione antropocentrica dei modelli di sviluppo tradizionali allargando l'interesse agli altri esseri viventi e soprattutto alle generazioni future, riconoscendo per questi il diritto a poter accedere alle risorse offerte dalla natura, almeno nel medesimo modo a cui noi vi accediamo oggi. L'apparente priorità che nella parte iniziale di questa trattazione viene data agli aspetti ambientali della sostenibilità deriva dal fatto che tale presa di coscienza dei pericoli di autodistruzione derivanti dal modello di sviluppo in atto sia avvenuta proprio a partire dalla rottura emersa da quel contesto. Nonostante protocolli, piani d'azione e accordi, tale consapevolezza è tuttavia ancora oggi labile, scarsamente diffusa territorialmente e concentrata nelle fasce di popolazione medio-alte sia dal punto di vista economico che del grado di istruzione. La priorità è pertanto solo apparente in quanto gli aspetti sociali ed economici dello sviluppo sostenibile sono altrettanto importanti. La sostenibilità sociale è infatti la precondizione e il supporto per la sostenibilità ambientale. La sostenibilità economica è a sua volta essenziale per permettere il conseguimento delle prime. Si può quindi asserire che il concetto di sviluppo sostenibile presenti tre dimensioni di pari importanza: ambientale, sociale ed economica. In assenza di una adeguata distribuzione di risorse, infatti, non si può sviluppare quel reticolo sociale e culturale che consente di porre adeguata attenzione alle tematiche 11 World Commission on Environment and Development, 1987 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ambientali. Sviluppo sostenibile signica che povertà, iniquità sociale e degrado ambiente sono piaghe da combattere contestualmente. "Sviluppo" diviene quindi il termine con cui si indica l'insieme dei processi che possono garantire una amministrazione delle risorse tale da superare la povertà e affermare l'equità sociale, non certo l'aumento del PIL o la massificazione degli utili. "Sostenibile" assume il significato di duraturo, diventa termine di garanzia per le generazioni future e per le altre forme di vita.12 Un importante momento di svolta rispetto all'affermazione di queste tematiche è stata la Conferenza su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro (Earth Summit), organizzata nel 1992 dalle Nazioni Unite. Nel corso di quella conferenza venne prodotto lo strumento base per la definizione degli obiettivi di lungo termine e per la definizione delle azioni concrete per realizzarli: Agenda 21. Il significato di Agenda 21 è "agenda per il 21° secolo", ovvero l'elenco delle cose da fare, degli appuntamenti, che permetteranno di convertire i modelli di sviluppo verso i principi della sostenibilità. E' da quel momento, poi ripetuto e assunto, nella filosofia e negli impegni, da varie organizzazioni sopranazionali, governi, enti locali che il termine sostenibilità entra nella terminologia corrente. Per quanto riguarda le scienze educative, la rottura nell'epistemologia della conoscenza avvenuta con l'affermarsi delle teorie della complessità13 ha prodotto una rivisitazione, attualizzazione, quando non una de-sostanziazione di molti modelli educativi, teorie di riferimento e visioni delle modalità di apprendimento. Come vedremo nei capitoli successivi, tale rottura ha iniziato a comportare solo ora, con consistenti ritardi, la ridefinizione delle metodologie e delle didattiche anche nel campo dell'educazione corporea, motoria e sportiva. Per chi si occupa professionalmente del corpo la prima connessione riguarda il passaggio tra ambiente esterno, naturale o urbano, e ambiente interno, intendendolo nei vari significati di cui è portatore: fisiologici, psicologici, antropologici, sociologici. 2 didattica La didattica rappresenta l'esplicitazione applicativa della sequenza Filosofia dell'educazione-Pedagogia-Metodologia-Metodo-Didattica. Ogni azione didattica comporta scelte significative nei confronti dei vissuti delle persone cui è rivolta. L'educatore corporeo, motorio e sportivo vive la particolare situazione di incidere sempre sul vissuto corporeo delle persone: la sua azione conferma o nega competenze, sicurezze, saperi, modalità di relazione con l'altro e di inclusione sociale. Nessuna azione didattica è neutra: che il docente lo voglia o meno, che le scelte siano o meno intenzionali, ogni decisione, anche la più piccola, si inscrive nella sequenza descritta. Nel particolare ambito dell’attività preventiva la didattica si esplicita in vari ambiti e situazioni a seconda delle età della vita prese in considerazione. Affermando che SEMPRE una didattica debba essere sostenibile e come tale concetto si leghi in modo sostanziale con le teorie e gli approcci che parlano di responsabilizzazione e 12 cfr. Borgogni, A., Geri, M., Lenzerini, F., L'ambiente è sportivo, Meridiana, Molfetta 2004 La produzione e le ricerche in merito risultano di grande ampiezza e apparente disomogeneità. Per una prospettiva ampia si vedano in particolare i testi di Bateson, G., Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976 e Mente e natura, Adelphi, Milano 1984. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 13 di consapevolizzazione dei processi di apprendimento, sosteniamo che la didattica sostenibile si pone al centro degli approcci centrati sulla prevenzione in quanto impostata per far proseguire l’attività al di là dell’azione didattica in essere in quel momento 3 Storia della didattica sostenibile 3.1 Il corpo cibernetico In Pratiques psychomotrices14 Jean Le Camus ha utilizzato l'aggettivo "subtil" per definire l'aspetto della corporeità che, a suo avviso, gli psicomotricisti francesi hanno privilegiato dall'inizio di questo secolo. "Subtil" in francese significa "sottile, fine" ma anche, in senso figurato, "sottile, acuto; ingegnoso; scaltro". Il libro disegna un affresco inedito delle correnti di pensiero e delle pratiche a partire dalla prima apparizione del termine "psicomotorio", intorno al 1870, fino al 1982. Una lucida e completa analisi storica e scientifica divide questo periodo in tre fasi identificate da tre diverse definizioni di corpo: abile (adroit), cosciente, portatore di significati (signifiant); le fasi sono anche contraddistinte da diversi concetti organizzatori: il parallelismo, l'impressionismo e l'espressionismo. Le Camus intende per "organizzatore" ciò che unifica il sistema dei saperi, delle norme e delle pratiche, ciò che spiega gli effetti di superficie rappresentati dalle dottrine e dai metodi degli psicomotricisti. Il concetto organizzatore è la mentalità di quella determinata fase. La prima fase descritta da Le Camus riguarda il periodo che prende i decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo: il corpo è definito abile adroit mentre il concetto organizzatore è il parallelismo. La seconda fase descritta da Le Camus (dal 1945 al 1973) corrisponde alla definizione e all'approfondimento del concetto di psicomotricità. Il concetto organizzatore di questa fase è l'impressionismo: il corpo subtil appare ora in grado di accogliere, ordinare e conservare l'informazione originata dal suo funzionamento e dall'ambiente (fisico e umano) nel quale si inserisce. Il corpo risulta permeabile alle impressioni, recettore, organizzatore e memorizzatore di messaggi provenienti da se stesso e dal mondo circostante. Questo corpo cosciente, risulta tuttavia ancora sottomesso alle influenze dell'ambiente e, in fin dei conti, muto. Si potrebbe dire che comprende ma non parla. E' proprio su questa mancanza che, secondo Le Camus, si concentra la rivoluzione culturale del '68: al primo posto tra le rivendicazioni appare infatti la volontà di "dare la parola" al corpo, di ascoltare e di tenere conto di ciò che ha da dire costringendo la religione, la politica, la pedagogia, la filosofia a confrontarsi con esso e a far posto alla sua promozione. Nella terza fase (1974-80) Le Camus individua come nuovo concetto organizzatore l'espressionismo. Il corpo "subtil" diviene capace di emettere informazioni, è portatore di significati (signifiant) parla, "per mezzo di segnali che precedono, accompagnano o sostituiscono la parola e che testimoniano l'inserimento dell'individuo in una specie e in una cultura; attraverso sintomi che testimoniano del suo inserimento in una storia singolare (individuale, unica). 14 Le Camus, J., Pratiques Psychomotrices, Mardaga, Bruxelles 1984. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Il filo rosso che unisce queste fasi è quello della logica cibernetica, il corpo inteso come inserito in un ambiente inondato di informazioni nei confronti delle quali può prendere posizione, con le quali può interloquire perché dotato di spessore informazionale, di coscienza, di significati propri che è in grado di comunicare. 3.2 La metodologia delle situazioni Le ricerche e le pratiche svolte negli ultimi anni insieme con Massimo Davi, sintetizzate in una proposta che abbiamo definito metodologia delle situazioni,15 hanno tentato di dare una continuità alle ricerche di Le Camus, attualizzandole, definendole in relazione alla situazione italiana e, al tempo stesso, cogliendo gli aspetti educativi delle ricerche sulle emozioni. Proseguendo il filo rosso di Le Camus, e aggiungendo la quarta fase alla sua analisi, affermo che il concetto organizzatore degli anni '80 e di parte degli anni '90 di ricerche nel campo della corporeità possa essere rappresentato dalla comunicazione vista come momento unificante degli approcci più avanzati. Con riferimento agli studi neurofisiologici pubblicati negli anni ’90 che rivendicano il ruolo delle emozioni nei processi di apprendimento evidenziando come una situazione educativa emotivamente connotata modifichi le mappe neurali, accanto al concetto organizzatore "comunicazione" possiamo vedere il corpo come emozionale nel senso di un corpo cosciente, portatore di significati e in grado di mantenere connessioni con gli altri e con il proprio mondo emotivo-affettivo. 3.3 Il corpo ecologico. Verso una didattica sostenibile Dalla fine degli anni '90, come abbiamo visto nel paragrafo 1.1, si afferma il concetto di sostenibilità. E' possibile, in tempi diversi a seconda delle scienze, verificare la sua comparsa fino alla diffusione attuale. In alcuni casi, vedi le scienze correlabili alle teorie della complessità e in alcuni autori difficilmente categorizzabili, si trovano gli elementi prodromici che hanno portato alla sua invenzione; in altri casi, in alcune scienze umane tra cui quelle educative, hanno consentito sviluppi, approfondimenti o sintesi di studi precedenti iniziando solo adesso a contaminare le scienze motorie. E' possibile in questa quinta fase iniziare a delineare forme di equilibrio tra le tendenze opposte, tra l'attenzione esclusiva al corpo termodinamico pensato per produrre movimenti e prestazioni e il corpo comunicativo, pensato come continuamente in relazione. Propongo pertanto la sostenibilità come concetto organizzatore mentre il corpo può essere definito ecologico. Intendo sottolineare che ogni espressione del corpo può essere inclusa nella prospettiva descritta. La prospettiva funzionale è più attenta alle modalità tecniche di produzione dei gesti e alle prestazioni raggiunte mentre il senso comunicativo degli stessi rimane sullo sfondo. La prospettiva tesa all'ecologia del corpo si pone in continuità con la logica cibernetica aperta alla comunicazione e guarda intenzionalmente sia verso l'ambiente esterno (concentrandosi in particolare sulla relazione con gli altri, ad esempio con colui con cui si palleggia o si gareggia o verso l’ambiente fisico) che verso l'ambiente interno (concentrando l'attenzione sulla propriocezione e sulle dinamiche psicologiche). E' rilevante il fatto che mentre la seconda prospettiva include la prima, non sia vero l'opposto. 15 Borgogni, A., Davi. M., Percorsi sghembi, Società Stampa Sportiva, Roma 1997 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Noi sosteniamo che una didattica sostenibile che fa riferimento all'essere insegnante di tutti, all'obliquità metodologica, alla metodologia delle situazioni, che abbia una forte connotazione pedagogica rivolta al possibile, che si rifaccia alla filosofia dello sportpertutti, allo sport a misura di ognuno, abbia le caratteristiche per rendere sostenibile la pratica per quattro ragioni: - non compromette fisicamente le possibilità di pratica future; - facilita la contestualizzazione della pratica sportiva attraverso una riflessione sulla stessa che consenta di evidenziarne gli aspetti etici; - permette un rapporto equilibrato con il proprio corpo che farà sì che, terminata l'esperienza in una specifica disciplina, divenga facile il passaggio ad altre esperienze; - mantiene la motivazione alla pratica proponendosi con attività non escludenti. Il percorso proposto non è neutrale: prende dichiaratamente posizione e vuole affermare, attraverso gli sfondi irrinunciabili "comunicazione", "corpo emozionale", "situazione", la necessità di progettare l'educazione corporea, motoria e sportiva assumendosi come insegnanti di tutti, nessuno escluso, proponendo pratiche non escludenti attente alla soggettualizzazione dei percorsi e dei tempi di apprendimento. Per riassumere e definire: la didattica sostenibile fa riferimento al concetto di sostenibilità ambientale rivolgendosi in modo equanime al nostro ambiente interno (il corpo propriocettivo e “psicologico”) e all’ambiente esterno (sociale, fisico). Si basa sui seguenti approcci: • • • • la metodologia delle situazioni, ovvero la padronanza da parte dell’insegnante di essere regista e di adguare continuamente il proprio operato alla evoluzione del momento didattico non legandosi a rigidi schemi di programmazione; la didattica del difficile; ovvero la capacità di offrire sitruazioni di apprendimento in cui ognuno può esercitarsi al proprio livello di difficoltà; l'obliquità, ovvero la situazione di apprendimento in cui un obiettivo viene reso accessibile a tutti; l'apprendere per emozioni, ovvero valorizzare gli aspetti affettivo-emotivi così presenti nella didattica che concerne il corpo. A livello individuale: si pone, come principale obiettivo, di consentire al singolo di continuare a praticare l'attività sportiva (non costringe a pratiche lesive a livello psicologico o anatomo-fisiologico) A livello di gruppo: tende a consentire al maggior numero possibile di soggetti di proseguire, in quella o in altre discipline, la pratica sportiva (non esclude ma accoglie, non umilia ma consapevolizza sulle competenze e sui limiti, orienta). 4 Accezione ambientale e comunicazione Il privilegio assegnato agli aspetti comunicativi del corpo e del gesto è ben evidenziato nei paragrafi precedenti. Può essere utile far rilevare qui che tali aspetti non si riferiscono all'ambito comunemente inteso come motorio ma si sviluppano nei vari ambienti in cui il corpo può apprendere. In particolare è significativo sottolineare la connessione con gli aspetti relativi all'ambiente esterno, in particolare quello urbano, di più difficile comprensione. L’approccio propone la lettura della sostenibilità della città anche nella chiave del corpo. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Il corpo viene proposto come analizzatore della qualità della vita in città, come referente primario del benessere secondo un' equazione non certo esclusiva che vede rispettati i diritti di vivibilità se rispettati i diritti del corpo. Ma di quale corpo stiamo parlando ? Sto parlando del corpo del gesto quotidiano che si coordina per salire gradini o marciapiedi, che gioca, che va in bicicletta, sui pattini, che siede, che stringe relazioni, mani, che pratica sport, che si muove espandendosi nella strada riappropriandosi di spazi un tempo utilizzabili. Di contro la città riserva strade sempre più impossibili, in cui l' unico corpo possibile è quello racchiuso nell' automobile, che non parlano più del corpo perché non contengono più segnali che ad esso fanno riferimento: basti pensare alla cura dei fiori, ai vasi sui marciapiedi, ai mestieri dal forte contenuto gestuale. Il corpo è ridotto in spazi minimali definiti, di protezione rispetto alle necessità di usare l' automobile. La città diviene così pericolosa, gli spazi vicini a casa impraticabili, quelli lontani irraggiungibili, il corpo si ripiega allora su se stesso spinto anche con grande forza da imponenti pubblicità che ci avvertono su come si possa "giocare a tennis in autobus" (con i sempre più virtuali e complicati video games) o "passeggiare in camera da letto" insinuando la virtualità nei nostri modi di fare ed allontanando proprio il fare dai nostri modi di vivere. Dalla negazione della strada (dove giocano a pallone i ragazzini ? dove si gioca a "mondo" o "campana" o dove a "nascondino"?) all'abbondanza di proposte in cui il corpo sembra essere l' attore principale (palestre, corsi, campi, piscine) risultando invece nuovamente definito e costretto nello spazio e nel tempo in luoghi circoscritti, "riserve" in cui il corpo deve esprimersi al massimo livello di prestazione nel tempo concessogli. Un corpo che risponde ad una visione eminentemente fisica dello stare bene comandata dai media, e quindi dal nostro immaginario, che deve compensarne la tendenziale inutilità per il resto della giornata. Qualcuno ricordava anni or sono come non si salgano più le scale ma in compenso si utilizzino i gradini (step) per fare ginnastica. La perdita di competenze generali e corporeo-motorie in particolare è evidente: le capacità di orientamento svaniscono non esercitandosi; gli ormai poveri "riti di iniziazione" che la nostra società riserva ai ragazzi, quale la conquista della bicicletta e poi del motorino, divengono pericolosi perché è assente una lettura in situazione della città, quella città in tasca teorizzata dai pedagogisti degli anni '80; le capacità funzionali, non esercitate, calano vistosamente a causa della mancata pratica di attività aerobiche quali il camminare o l'uso della bicicletta; le capacità coordinative, non esercitate nel gioco sotto casa o nel campetto di vicinato, vengono via via a ridursi penosamente (evidenza empirica ne sia il rilievo continuo in questo senso da parte dei docenti di educazione fisica che hanno visto all'opera diverse generazioni di studenti). Eppure i marciapiedi, come afferma il prof. Kimmo Suomi16, sono ancora il principale e più usato impianto sportivo delle nostre città. In pratica, pensando agli spazi urbani, intendiamo contrapporre ad un'accezione del movimento e del gesto puramente sportiva, quella ambientale17. Se privilegiamo l'accezione sportiva (quella più conosciuta, usuale, "codificata", che ci fa dire, ad es: è un bravo schiacciatore …) avremo, come misura della riuscita, il miglioramento della prestazione che deriva da un ampliamento delle abilità, delle conoscenze e delle competenze sportive; se privilegiamo l'accezione ambientale (in senso 16 17 Citazione tratta dalla relazione tenuta al convegno "Le città dei bambini", Roma 26/03/07. Traggo tale espressione dal collega e amico Giulio Bizzaglia Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 lato, l'ambiente come lo spazio nel quale viviamo, in cui la pratica motorio-sportiva può anche prescindere dai luoghi dedicati allo sport, dagli spazi codificati; in questa visione il corpo è sempre in azione) la misura della riuscita è data dall'ampliamento del patrimonio sportivo-espressivo del soggetto, dalla sua aumentata capacità di fruizione del corpo che è abile, sapiente, in relazione (interna ed esterna). L'accezione ambientale comporta una serie di ridefinizioni niente affatto scontate (a partire dal necessario ripensamento degli impianti sportivi). Siamo probabilmente di fronte ad un cambio di paradigma, alla necessità di entrare in una logica "altra" da quella della palestra, dell'educazione Fisica, della Ginnastica (dello Sport?). La medesima intelligenza si esprime in palestra, facendo ginnastica artistica, e nel parco. Così come da anni diciamo che il salto di 80 cm. di Lucia ha la stessa dignità del salto di 2.10 mt.di Mario, adesso possiamo affermare che ha la stessa dignità la prestazione che si esprime in un salto della cavallina nel corso di una competizione e l'arrampicata del bambino sulla rete di una struttura di gioco posto in un parco pubblico. Da questa "svolta ambientale" derivano una serie di considerazioni, che definiscono anche linee operative. Dal punto di vista didattico e organizzativo assumere la sostenibilità come criterio significa per uno scienziato del movimento e per un educatore corporeo, motorio o sportivo: • Espandere la propria attenzione professionale agli spazi non convenzionali. Deve essere prestato un forte interesse verso gli ambienti della pratica essendo propositivi rispetto alle riqualificazioni urbane tese a rendere fruibili gli spazi in cui svolgerla. In questa direzione di senso i marciapiedi hanno la stessa dignità dei palazzetti dello sport; • Attuare una didattica scolastica centrata sulla significatività dell’esperienza e sulla promozione di stili di vita attivi e sani • Intercettare i ragazzi nei loro spazi di aggregazione coinvolgendoli a partire dai loro spazi di ritrovo e coinvolgerli nella progettazione degli stessi; • Curare l'accoglienza e la qualità dell' aggregazione delle proprie società • Creare le condizioni per far partecipare i ragazzi alle decisioni delle società Affermiamo, in conclusione, che non si possa apprendere un'abitudine motoria, un nuovo comportamento, un nuovo stile di vita attivo se non lasciandosi penetrare da nuovi nuclei di significato. Tale affermazione evidenzia la necessità di aprire il campo ad una didattica centrata sulla motivazione, che si relazioni con i significati emozionali dell'apprendimento, che ponga pertanto l'educatore nella necessità di padronanze situazionali basata sulla capacità di osservazione e di lettura dei contesti ambientali, sociali e personali cui dovrà relazionarsi per consentire a ciascuno di apprendere. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Le competenze motorie Il tema delle competenze motorie è stato posto all’attenzione del discussione riguardante le scienze del movimento abbastanza recentemente e in seguito al dibattito internazionale relativo alla certificazione di competenze in ambito lavorativo. Le competenze nel lavoro Dagli anni ’80 si sente la necessità di passare dal concetto di “mestiere”, spesso tramandato tra le generazioni ad un ambito più ampio e, in qualche misura, riconoscibile a livello internazionale. La logica delle competenze, centrata non più solo sulle abilità specifiche connesse al compito ma a tutto il bagaglio dei saperi teorici e pratici (sapere e saper fare) cui un lavoratore deve far riferimento nello svolgimento del proprio lavoro. Tali riferimenti sono pensati per un mondo del lavoro in cui i ruoli sono sempre meno definiti e stabili per tutta la vita. All’interno della stessa azienda c’è bisogno di flessibilità per riorganizzare i saperi interni a seconda del mercato e della tecnologia (basti qui accennare a ciò che è avvenuto con la progressiva informatizzazione nel mondo del lavoro); al contempo, lo stesso lavoratore necessita di uno spettro più ampio di saperi per adattarsi e cercare altri impieghi. Le competenze in educazione Nel mondo educativo la logica delle competenze inizia ad avere influenze negli anni ’80 per approfondirsi, anche in Italia, negli anni ’90: è il periodo in cui le tassonomie dominano la scena delle sperimentazioni educative. Una logica analitica, spesso anatomizzante, spezzetta ogni singolo sapere, e quindi anche lo studente, in mille livelli e sub livelli fino a rischiare di perdere di vista la persona. Al di là di una giusta attenzione ad una maggiore scientificità del processo educativo, tale logica rischiò di incentrare totalmente su processo valutativo ogni procedura, ovvero pareva educabile solo ciò che poteva essere misurato. A livello europeo, dal dibattito sulle competenze, derivano atti significativi: l’affermazione dell’Europa della conoscenza (Summit di Lisbona del 2000), gli accordi di Bologna (1999) che disegnano l’attuale struttura “3+2” e il sistema comparabile a livello europeo dei Crediti Formativi. In un mondo in cui il flusso delle conoscenze e delle persone è libero (accordi di Maastricht) e in cui ogni posto di lavoro può essere assunto da un cittadino proveniente da un paese aderente al trattato di Schengen, diviene necessario un sistema in cui i saperi, sotto forma di competenze, siano confrontabili. A questa esigenza fa riferimento anche il programma PISA (Program for International Student Assessment) che paragona i livelli di competenza degli studenti europei. In Italia la riforma “Moratti” (Legge 53/2003) riscrive le indicazioni nazionali della scuola primaria e secondaria di primo grado sulla base del curriculum per competenze che tende al superamento del curricolo per obiettivi. Le competenze motorie Il progetto AEHESIS (Alligning a European Higher Educational Structure in Sport Science) del 2002 tende all’adattamento degli studi e delle professioni nel campo motorio. Attuale è il dibattito tra i ricercatori sulla definizione delle competenze motorie anche al fine di un inserimento delle stesse nel programma PISA da cui sono attualmente escluse. Si parla, in particolare, di physical literacy (alfabetizzazione motoria) ovvero delle competenze minime che gli studenti dovrebbero raggiungere al termine di ogni anno o corso di studi. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 La difficoltà della definizione non è data solo dalla comparazione a livello internazionale ma anche dalla disomogeneità dei livelli di apprendimento motorio data dalla estreme diversità dei percorsi che ogni soggetto compie nell’ambito dell’educazione formale e, soprattutto nel nostro ambito, non formale (attività sportiva formalizzata o ludico-sportiva non formalizzata al di fuori delle ore curricolari scolastiche). Ciò che risulta più interessante per i fini della trattazione relativa al corso di Attività Motoria Preventiva, è che intorno al dibattito in corso in Italia sulle competenze motorie, che vede differenze di opinioni e di approcci 18, vi sia sufficiente accordo sul fatto che le competenze costituiscano il superamento della distinzione tra abilità, capacità e conoscenze, non nel senso di una cancellazione delle specifiche definizioni ma nel senso di una sintesi che vada verso l’ambito della significatività dell’apprendimento stesso. Siamo d’accordo con Colella quando afferma che “nella strutturazione di un curricolo per competenze, infatti, il risultato ultimo dell’apprendimento non è costituito dalle abilità motorie, dal miglioramento delle capacità e dalle conoscenze teoriche isolate; gli esiti di un processo formativo sono il loro utilizzo (integrato) in un determinato contesto”19 Proprio la citazione del libro a cura di Colella ci consente di connettere una serie di approcci trattati fino a questo momento. Il passaggio da una pedagogia per obiettivi, centrata in educazione motoria sul perseguimento di determinati livelli di abilità, capacità e conoscenze, ad una pedagogia per competenze ci consente ad esempio di evidenziare le seguenti distinzioni: dalla singola prestazione tecnica e memorizzazione delle regole alla comprensione della struttura di un gioco di squadra e cooperazione dal miglioramento delle capacità condizionali, ad esempio la resistenza alla comprensione dei modi per migliorare l’efficienza fisica. Ogni processo di apprendimento motorio significativo “si realizza attraverso l’interazione continua dei seguenti fattori: capacità-abilità. Conoscenze, comportamenti, atteggiamenti socioaffettivi della persona”20 Ricordo qui come il tema degli atteggiamenti e dei comportamenti fosse presente nella trattazione di le Boulch e Bruner. Per Bruner, in particolare, la competenza è l’efficace e produttiva integrazione della persona con l’ambiente; in una prospettiva “costruzionista”, l’educatore deve, lo ricordiamo, aiutare a costruire l’impalcatura (scaffolding) perché l’allievo possa agire autonomamente. Le abilità motorie, le conoscenze e gli atteggiamenti divengono strumento per apprendere competenze: l’attenzione si sposta dalla scuola “dell’insegnamento (frontale, logicosequenziale, tecnico addestrativo, imitativo-riproduttivo) a quella dell’apprendimento motorio (trasferibile, metacognitivo, creativo, individualizzato)”21 centrato sulla persona. Le competenze sono strutture apprenditive, mappe cognitive, reticoli di saperi, trasferibili in altri contesti, anche esterni a quello specifico; non solo sono possedute ma utilizzate per 18 Per approfondimenti si veda: Eid, L. (a cura di), Le competenze nelle scienze motorie e sportive, Franco Angeli, Milano 2007. 19 Colella, D., (a cura di), Studi e ricerche in scienze delle attività motorie e sportive, Pensa Multimedia, Lecce 2004, p.78 (il corsivo è dello scrivente) 20 Ivi, p. 76 21 Ivi, p. 78 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 uno scopo concreto per raggiungere il quale si mettono in atto comportamenti soggettivi, originali, ma adeguati. Tale scopo concreto ha a che vedere con la situazione, ovverosia l’ambiente, in cui si esplica il comportamento. La consapevolezza del sapere acquisito in relazione ai diversi contesti e ambienti diviene pertanto basilare. Esempi possono essere l’essere in grado di fornire risposte alle seguenti domande: - in relazione ai giochi di squadra, quali abilità (palleggio, passaggio etc.) riesco ad eseguire correttamente? Quali sono i miei atteggiamenti nel contesto di gara? - in relazione alla pratica extrascolastica, come posso svilupparla con finalità preventive e come posso acquisire corrette abitudini alimentari?22 Eccoci pertanto di nuovo di fronte all’oggetto del corso di AMP e al tema degli stili di vita verso cui una didattica per competenze fornisce le coordinate in quanto centrato sulla consapevolezza e sulla significatività del proprio agire educativo e delle esperienze di apprendimento. 22 Ivi, p. 81, cfr. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Ken Hardman Educazione Fisica come esperienza significativa Ken Hardman è Professore all’University of Worcester in Gran Bretagna e referente UNESCO per il monitoraggio dell’Educazione Fisica a livello mondiale. Le note che seguono costituiscono la rivisitazione sintetica, finalizzata alle tematiche del corso di AMP, della key note speech tenuta da Hardman al Congresso Mondiale FIEP tenutosi in Finlandia (Vierumäki) nel 2008. Il titolo dello speech era “Situation and sustainability of PE in schools: a global perspective” e faceva riferimento particolare all’ultimo report di monitoraggio sulla situazione dell’EF pubblicato nel 2008. Hardman dichiara che il suo scopo principale è di promuovere riflessione e di suggerire alcune direzioni per sostenere un futuro più sicuro per la Educazione Fisica nelle scuole come impresa migliorativa dello stile di vita (lifestyle-enhancing enterprise). Hardman fa riferimento alla Risoluzione del parlamento europeo del novembre 2007 sul ruolo dello sport nell’educazione (2007/2086NI) nella cui premessa si dice che “l’EF è l’unica materia che tende a preparare i ragazzi a stili di vita sani, allo sviluppo fisico e mentale e dei valori sociali” oltre ad essere, insieme con lo sport, “tra i più importanti strumenti di integrazione sociale”. Allo stesso tempo la premessa riconosce il “calo delle ore di EF nell’ultimo decennio”. Pur ribadendo come le situazioni locali siano differenziate, sia dal punto di vista ufficiale che nella pratica (si pensi in Italia alla differenza tra ore curricolari ed effettive nella Scuola Primaria), a livello mondiale Hardman evidenzia un calo (tra 2000 e 2007) da 116 a 100 minuti nella Scuola Primaria, da 143 a 102 nella Scuola Secondaria dei minuti di EF per settimana. In Europa gli stessi dati evidenziano un calo da 121 a 109 nella Primaria e da 117 a 101 nella Secondaria. La tendenza principale pare essere l’annullamento della materia nella Secondaria, in particolare nelle ultime classi (oltre i 16 anni). I curricoli, i programmi, le pratiche, nonostante alcune sperimentazioni e innovazioni di rilievo, vedono una continua predisposizione verso lo sport competitivo e le attività connesse con la performance. Hardman sottolinea come questo orientamento si opponga al trend della società fuori dalla scuola e sollevi problemi e domande rispetto al significato e alla rilevanza per i giovani così come alla qualità dei programmi. Un’analisi più approfondita dei curricoli a livello mondiale rileva come il tempo dedicato alle esperienze di sport competitivo sia dominante soprattutto grazie alla proposta dei giochi sportivi, dell’atletica e della ginnastica. Insieme, questi tre ambiti di attività, coprono il 77% nella Primaria e il 79% nella Secondaria, del tempo dedicato all’EF (i giochi sportivi dominano con il 41/43% rispettivamente). Hardman sottolinea come nell’ultimo report appaia un dato nuovo: i ragazzi non comprendono più il significato dell’EF come materia scolastica: i contenuti tradizionali dell’EF hanno, infatti, sempre meno rilevanza rispetto al contesto dei loro stili di vita. In particolare le esperienze indesiderate di coinvolgimento nello sport competitivo rappresentano “qualcosa che ti fa davvero passare la voglia” (turn-off). Vari commenti contenuti nel report sottolineano l’incapacità dei docenti di offrire esperienze significative. Cresce così la discrepanza tra ciò che la scuola offre e ciò che i ragazzi cercano riguardo alle attività sportive. Qual è pertanto la direzione per assicurare un futuro sostenibile all’EF? Il report evidenzia varie aree di preoccupazione: Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 - mancanza di tempi adeguati mancanza di strutture e materiali scarsa quantità e qualità dei docenti scarsa consistenza e qualità dei programmi e delle didattiche presenza di ostacoli alle pari opportunità mancato raggiungimento degli standard di benessere dei giovani e alta percentuale di drop-out dalle attività scolastiche e ed extrascolastiche esacerbata dalla mancanza di coordinamento delle azioni. Hardman riconosce quanto la risoluzione del Parlamento europeo rappresenti un significativo passo avanti nelle politiche riguardanti l’EF. La risoluzione indica che l’EF propende ad offrire un significativo contributo nei confronti di un’amplissima gamma di fattori: rispetto per il corpo, sviluppo integrato di corpo e mente, sviluppo psico-sociale (autostima e fiducia in sé), socializzazione e competenze sociali (rispetto, tolleranza, capacità di cooperare), sviluppo estetico, spirituale e morale (fair play, costruzione del carattere), panacea per i problemi di obesità e connessi con la sedentarietà, sviluppo di stili di vita attivi. Tutte queste affermazioni sono ampiamente accettate “nell’ortodossia riguardante i ragionamenti sull’EF” ma non scientificamente provate. Hardman si pone, a questo punto, due domande fondamentali: - può l’EF essere ritenuta responsabile del raggiungimento di questi obiettivi dichiarati in sua vece? - Come può l’EF portare a termine tutto ciò che è dichiarato in suo nome? Connesse a queste due domande ve ne sono altre: - come è possibile ridurre l’obesità con due mezze ore effettive di lezione settimanale? - come si possono sviluppare abilità motorie in 36 ore annue? Forse è il caso di cambiare mentalità e, come risultato, far vincere, promuovere i corpi! Mentre l’importanza dell’attività fisica per le persone di tutte le età è ben documentata scientificamente, l’acquisizione di tutte le competenze indicate da parte dell’EF non è stata ancora approfondita né compresa nella comunità dei docenti. L’attenzione rivolta ai crescenti livelli di obesità connessi con la sedentarietà parrebbe offrire buoni presagi per l’EF ma questo fatto può rappresentare una “mezza fortuna” perché fa probabilmente correre il rischio, se la materia venisse ridotta alla soluzione dei problemi di obesità, di dimenticare tutti gli altri obiettivi e benefici che l’EF può perseguire. Oltre a ciò, rispetto a questo specifico obiettivo, è necessario un lavoro che comprenda il coinvolgimento della famiglia e molti altri aspetti mediatici e sociali. Se l’EF vuole avere un impatto nello sviluppo dei livelli di attività fisica per promuovere salute allora alcune pratiche correnti devono essere abbandonate perché non funzionano, non sono adeguate a molti ragazzi. Se i docenti vogliono affrontare seriamente il tema dell’EF per la promozione della salute, allora l’alfabetizzazione motoria e l’alimentazione dovranno risultare centrali nell’insegnamento e dovranno lavorare a stretto contatto con le famiglie e con le comunità scolastiche, sanitarie, sportive in senso lato. Hardman afferma come la materia vada ripensata e ridefinita concettualmente: - la diffusa pratica di promuovere esperienze dirette alla competizione e al risultato rappresenta una ristretta e ingiustificabile concezione del ruolo dell’EF; in questo Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 - contesto non sorprende che l’interesse degli studenti declini col passare degli anni scolastici e i giovani divengano meno attivi negli ultimi anni scolastici; per molti ragazzi queste attività non rappresentano esperienze significative perché limitative e lontane rispetto alle tendenze extrascolastiche. Se l’EF vuole avere un ruolo nella promozione di stili di vita attivi deve andare oltre l’interpretazione di se stessa come basata sul criterio della performance; il suo attuale quadro di riferimento va ampliato. Il mantenimento dell’EF nel suo vecchio stato non è il modo di agire; è tempo di muoversi verso il 21° secolo! Se i ragazzi devono spostarsi “dalla play station verso i play grounds”, qualsiasi riconcettualizzazione della EF che vada verso la creazione di persone fisicamente educate o fisicamente alfabetizzate deve essere accompagnata dall’innalzamento della qualità della formazione dei docenti. Hardman ricorda come recenti sviluppi pedagogici e didattici consentano di andare in questa direzione. In particolare l’EF deve essere ri-orientata assegnando maggiori responsabilità agli studenti consentendo loro di gestire parte della capacità di gestione dei docenti per favorire il loro sviluppo. Qui Hardaman si rifà al tema delle “Pratiche riflessive” (Reflective practices) il cui sviluppo si connette con la Critical Pedagogy. Afferma che praticanti riflessivi si trasformeranno in studenti riflessivi. Il circolo riflessivo (da Gibbs, 1998) La riconcettualizzazione deve essere trattata in un contesto di “life-long participation“ all’attività fisica e deve comprendere strategie inter-relate che provvedano esperienze significative e che attraggano i giovani verso la gioia e il piacere dell’attività fisica così promuovendo una filosofia di vita attiva che abbia come obiettivo la pertinenza e la comprensione progettuale delle attività. Oltre a ciò, Hardman afferma che si debbano abbandonare le facili retoriche di chi intende “incontrare i bisogni di tutti i bambini” per tendere al bisogno di acquisire conoscenze e comportamenti che assicurino che l’attività fisica divenga parte della vita quotidiana. Per sviluppare congiuntamente le politiche di sanità pubblica e l’EF servono politiche integrate che approfondiscano la ricerca scientifica e che allo stesso tempo valorizzino le sfere di attività, come l’EF, che, nell’ottica della riconcettualizzazione di cui abbiamo parlato, tendono alla promozione della salute. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Il ruolo della scuola deve estendersi verso l’incoraggiare i giovani ad una permanente partecipazione all’attività fisica. Hardman ricorda infine come non sia l’attività ma le ragioni per prendervi parte che sostengono la partecipazione in una logica della “pura gioia di svolgere attività”. Proprio con la conclusione di Hardman si connette buona parte del corso di Attività Motoria Preventiva teso, soprattutto, a far riflettere e a dare strumenti relativi alla comprensione delle ragioni e delle motivazioni che costituiscono il rafforzamento della pratica. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Le Boulch La Psicocinetica Gli appunti che seguono sono liberamente tratti dall’analisi del testo “Verso una scienza del movimento umano” di Le Boulch. La lettura che viene qui fornita tende a cogliere gli aspetti connessi con lo scopo del corso, ovvero, l’esplicitazione degli argomenti e degli ambiti che motivano verso l’attività motoria preventiva. Le Boulch, educatore fisico e medico, morto nel 2001, è considerato, insieme con Vayer, Lapierre, Aucoutourier, tra i principali esponenti della psicomotricità francese. In particolare sviluppò, grazie alle conoscenze mediche e a quelle educative, un approccio applicativo, la psicocinetica, particolarmente fondato sul piano scientifico e adatto ai contesti educativi che riguardano anche gli adolescenti. a) Rapporto tra persona e ambiente, gesti e movimenti Le Boulch, nella distinzione tra corpo proprio e corpo oggetto, ricorda come “nel campo del movimento umano e della sua interpretazione la spiegazione secondo un modello fisiologico non potrà acquistare il suo valore” se non rispetto all’organismo “situato”. In altri termini la fisiologia deve essere ricollocata nella dialettica dell’organismo e del suo ambiente. Lo studio psicologico, precisando le relazioni significative del soggetto con la sua situazione esteriore dovrà far leva soprattutto sulla conoscenza del comportamento” 23 Citando la differenza tra mostrare e afferrare Le Boulch ricorda come non la si possa spiegare semplicemente in termini fisiologici; afferrando(lo), infatti, mi limito a reagire in rapporto all’oggetto, mentre mostrando(lo) agisco esprimendone i significati. Potremmo rapportare questo esempio, introducendo il tema della differenza tra gesto e movimento, al raffronto tra la richiesta di “elevare le spalle in modo ritmico” e “fare spallucce”. In termini bio-meccanici e fisiologici ci troveremo di fronte alla stessa descrizione mentre totalmente diverso è l’ambito dei significati: movimento esercitativo l’uno, gesto denso di significati l’altro. L’attività educativa, di qualsiasi tipo, si occupa di gesti e tiene presenti i significati ad essi connessi. L’attività addestrativa fa riferimento ai movimenti. Solo l’attività educativamente connotata, pertanto, può trasformarsi in stili di vita attivi. E’ pertanto necessario indagare la relazione tra fatti da spiegare, gesti e movimenti e la totalità della condotta. Quest’ultima è orientata ed ha un significato, è intenzionale e si esprime in un ambiente che consente di annettere significati e la interpreta. Le Boulch cita Koffka che distingue ambiente geografico, analizzabile obiettivamente e ambiente di comportamento, che rappresenta l’insieme delle realtà vissute dall’organismo in situazione; esiste una “solidarietà d’intenzione tra persona e ambiente […] che si esprime nella nozione di campo psicologico”24. Altra citazione riguarda Lewin che inserisce persona e ambiente nello stesso campo. b) Atteggiamento 23 Le Boulch, J., Verso una scienza del movimento umano, Armando Armando, Roma 1975 (Vers une science du mouvement humain. Introduction à la psichocinétique, ESF, Paris, 1971); p. 42 24 Ivi, p. 44 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Il concetto di atteggiamento e quello, ad esso connesso, di disponibilità è cruciale nello sviluppo del corso di Attività motoria preventiva. In senso generale “atteggiamento” indica una maniera di tenere il corpo ma gli stati espressivi “traspaiono sotto gli atteggiamenti corporei. Nonostante sia primariamente una reazione corporea, una maniera di essere del corpo in presenza del mondo e di altri (ovvero dell’ambiente, nda), l’atteggiamento rinvia di fatto a ciò che esso esprime, ovvero ad una certa maniera del soggetto sul piano emozionale o affettivo.”25 L’atteggiamento esprime pertanto un certo modo di reazione del soggetto in relazione con l’ambiente fisico, sociale, emotivo, culturale. Questa è la ragione per cui nel corso ci occupiamo, tra le variabili che motivano verso l’attività preventiva, ovvero psicologiche, sociali e ambientali, anche delle caratteristiche dell’ambiente fisico inteso come struttura urbanistica facilitante l’attività. In questo senso, l’attenzione alle caratteristiche fisiche risulta fondamentale pensando alla differenza tra un soggetto che può, uscendo dalla propria abitazione, trovare immediatamente vicini ambienti e strutture dove poter ad esempio camminare in un sistema urbano di facilitazione verso l’uso e l’espressione del corpo (marciapiedi, ciclabili, percorsi pedonali sicuri, intersezioni e punti di conflitto protetti) e chi, invece, non abbia alcuna facilitazione di questo genere in prossimità e debba recarsi in auto o con altro mezzo a praticare attività. La fisiologia tende a descrivere l’atteggiamento come sinonimo “sia di posizione, dislocazione anatomica delle parti del corpo, sia di postura, che descrive le posizioni relative alle diverse parti del corpo animato mediante la muscolatura scheletrica, la cui attività si oppone alla pesantezza”26. Le Boulch, non ritenendosi soddisfatto da questa descrizione meccanica dichiara che vede “nell’atteggiamento, così come nella postura, la manifestazione significativa di un comportamento. Essi rappresentano pertanto un accomodamento e come tale devono essere ricondotti all’organismo totale, ai suoi bisogni, alle sue motivazioni. In particolare, se la regolazione dell’atteggiamento obbedisce a condizioni periferiche (equilibri articolari, rapporti locali di tensioni muscolari), le influenze centrali sotto la dipendenza delle reazioni emotive o delle variazioni dell’attenzione sono almeno altrettanto importanti”27. L’atteggiamento corporeo, pertanto “è una manifestazione esteriormente osservabile che in assenza di uno spostamento o di un movimento tradisce le disposizioni o le intenzioni di un soggetto verso il suo ambiente (fisico e sociale) ed esprime un certo livello di vigilanza favorevole ad una eventuale azione”28 L’atteggiamento rappresenta una forma di accomodamento motorio in cui l’aspetto espressivo è dominante. Potremmo aggiungere che gli aspetti comunicativi del corpo, sia quelli che si esprimono al suo interno, sia quelli, più facilmente osservabili, che si esprimono nell’ambiente, si evidenziano nell’atteggiamento. Le Boulch fa ovviamente riferimento a Wallon che, superando analisi parcellizzanti e anatomizzanti il movimento, ha mostrato come l’accomodamento motorio abbia due polarità, l’una, cinetica, rivolta al mondo esterno, verso gli oggetti e gli altri, l’altra, tonica, regolante in permanenza la tensione muscolare al di fuori di ogni movimento. 25 Ivi, p. 46 Ivi, p. 72 27 Ibidem 28 Ivi, p. 73 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 26 c) Motivazione e prassie Le Boulch, rimandando ad approfondimenti relativi alla motivazione creata da bisogni, tendenze ed istinti, scrive che la motivazione “corrisponde alla fase iniziale della condotta o alla fase dell’attivazione”29 In questo ambito Le Boulch introduce il concetto di ”prassia”, ovvero non “movimenti qualsiasi, ma sistemi di movimenti coordinati in funzione di un risultato o di una intenzione”30. Le prassie sono movimenti o sistemi/catene di movimenti, significativi e importanti, ovverosia gesti, anche relazionati con la vita quotidiana. L’esempio può esserci dato dall’anziano: lavorare sulle condizioni che portano l’anziano all’autonomia nei gesti quotidiani significa lavorare su prassie quali: pettinarsi, vestirsi, sollevarsi dal divano, lavarsi. L’accomodamento ad una situazione può non essere né immediato né automatico. Si impone la formazione di un nuovo schema di risposta e di una nuova struttura funzionale: tale processo è costituito dall’apprendimento. Le prassie vengono acquisite tramite esperienza o educazione; spesso hanno una valenza antropologica e culturale e vengono trasmesse di generazione in generazione costituendo quelle “tecniche del corpo” descritte da M. Mauss. Le Boulch distingue tre tipi di prassie: a scopo transitivo (implicano un azione diretta sull’oggetto), a carattere simbolico (connesse con il desiderio di comunicare, mimica, gesti quotidiani, quelle che Goffman “chiama glosse del corpo”) e a scopo estetico (in cui vi è una formalizzazione della funzione comunicativa come nella danza o nelle ginnastiche)31. Il riferimento a Goffman non è casuale, tra le funzioni simboliche connesse alle glosse del corpo vi è anche il camminare, base dell’attività preventiva da svolgere con alcune categorie di persone. Per definire il tipo di questa funzione prassica, non esattamente inserita nella catalogazione le boulchiana, prenderemo a prestito la funzione strumentale, una delle caratterizzazioni delle attività sportive definite da Heinemann e Puig (le altre sono espressiva, competitiva, spettacolare). Potremmo spingerci oltre affermando che, nell’ottica dell’AMP dovremmo far divenire “prassie” l’intera gamma di comportamenti che perseguono stili di vita attivi. d) Disponibilità L’ultimo punto riguarda il concetto di “disponibilità” che, nella nostra interpretazione, crea un ponte sia con la zona di apprendimento prossimale di Vygotskij sia con le ricerche di Bandura sulla self-efficacy e di Prochaska sugli stadi del cambiamento. Si tratta di un “livello preferenziale della vigilanza per la presa di coscienza […].Le possibilità di coscienza sono ottimali per un livello medio di attività della zona reticolare e basse o inesistenti per gli stati estremi di attivazione e disattivazione. […] E’ uno stato altamente favorevole alle acquisizioni di ogni ordine e alla creazione”. Non entriamo qui intenzionalmente in merito alle questioni di ordine neurologico (si veda per queste ultime i capitoli specifici del testo di Le Boulch e il testo Percorsi sghembi32), basti solo ricordare come mentre “il livello emozionale e la motivazione incentrata 29 Ivi, p. 63 Ivi, p. 66 31 Ivi, cfr. p. 137 32 Borgogni, A., Davi, M., Percorsi sghembi, Società Stampa Sportiva, Roma 1997. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 30 sull’oggetto sono determinanti nell’apprendimento per prove ed errori, così i troppo alti livelli di motivazione immediata sono in contrasto con un apprendimento più raffinato diventando più ‘corticalizzato’”33. L’intervento della neo-corteccia nell’apprendimento motorio collegato con le necessità dell’ambiente fisico e sociale implica una certa “presa di distanza dall’immediatamente utile e perciò alle motivazioni primarie che giocano in quel momento. Questo allargamento dell’orizzonte temporale condiziona l’efficacia dell’azione educativa avente uno scopo formativo, che si differenzia al contempo dalla attività prammatica immediata (professionale o sportiva) e dall’attività semplicemente incentrata sul piacere”34 Le Boulch, senza citarla, centra, a nostro parere, il tema centrale dell’attività motoria preventiva come è stata intesa nel programma del corso. La prospettiva indicata (corticalizzazione, presa di distanza, attenzione alla motivazione secondaria) risulta particolarmente impegnativa per l’operatore che dovrà far cogliere i benefici a lungo termine dell’attività indipendentemente dagli effetti immediati della stessa. Tale approccio presuppone una strategia didattica di lunga durata capace di far cogliere il piacere e la positività dell’attività in un arco temporale consistente. 33 Le Boulch, op. cit., p 237 Ibidem Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 34 Bandura Albert Bandura (1925) è uno psicologo canadese famoso per il suo lavoro sulla teoria dell'apprendimento sociale e per gli sviluppi recenti della teoria sociale cognitiva, è stato un autore fondamentale nel passaggio dall'approccio comportamentista verso la definizione del cognitivismo. La sua teoria dell’apprendimento sociale risulta una delle più rilevanti per la sua estesa analisi dei fattori individuali e contestuali che determinano il funzionamento della personalità. Tale teoria si costruisce intorno a due principi chiave: il primo riguarda le linee concettuali e gli assunti alla base della condotta individuale, il secondo riguarda la tipologia di variabili finalizzate alla costruzione di un modello teorico sui processi sottostanti alla condotta. Bandura evidenziò come l'apprendimento non implicasse esclusivamente il contatto diretto con gli oggetti, ma che avvenisse anche attraverso esperienze indirette, sviluppate attraverso l'osservazione di altre persone. Bandura ha adoperato il termine modellamento (modeling) per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la funzione di modello. Viene identificata come caratteristica fondamentale dell'apprendimento osservativo (o apprendimento vicario) l'identificazione che si instaura tra modello e modellato. Più essa sarà elevata, più l'apprendimento avrà effetto sulla condotta del modellato. Esemplificativi risultano in questo senso gli studi condotti sull'imitazione di condotte aggressive da parte di bambini che osservavano un modello. Noto, a questo proposito, l'esperimento della bambola Bobo (1961) in cui fu evidenziato come bambini esposti a modelli di aggressività nei confronti della bambola manifestassero comportamenti aggressivi in misura significativamente maggiore rispetto ai gruppi di controllo. Si comprende bene a partire da questi primi dati quanto il lavoro di Bandura possa essere significativo per l’educatore nel campo delle scienze motorie: l’apprendimento per osservazione/imitazione ed esposizione a modelli risulta infatti fondamentale nell’apprendimento motorio e centrale, secondo H. Gardner35, nello sviluppo dell’intelligenza cinestesico-corporea. Nello sviluppo di questa teoria verso la teoria sociale cognitiva sottolineiamo la comparsa di alcuni temi che risultano fondamentali nella nostra trattazione: a) l’autoefficacia percepita (self-efficacy) e l’aspettativa di risultato (outcome expectancy), b) l’agenticità umana, c) la rilevanza degli aspetti ambientali, d) la condotta, in particolare quella proattiva. A) La teoria sociale cognitiva sostiene che due cognizioni di base sono vitali rispetto alla possibilità di predire un cambio di comportamento: la prima è l’aspettativa di risultato ovvero il fatto che e come una persona ritenga che un determinato comportamento possa condurre a certi risultati (ad esempio “Se farò attività perderò peso); la seconda è la percezione di autoefficacia ovvero la convinzione di essere in grado di mettere in atto con 35 Gardner, H., Formae mentis, Feltrinelli, Milano 1987; (Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. New York: Basic Books 1983) Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 successo un comportamento per produrre un risultato (ad esempio “Sono in grado di fare attività fino al punto di perdere peso”)36 B e C) Bandura si distacca sempre di più dagli approcci comportamentisti per definire e costruire un approccio orientato ai processi cognitivi allo studio dell'adattamento dell'individuo nell'ambiente. Bandura sintetizza la capacità umana di operare attivamente in un contesto nel costrutto dell'agenticità umana (human agency), punto cardine dell'intera teoria social cognitiva, che può essere definito come la capacità di agire attivamente e trasformativamente nel contesto in cui si è inseriti. Tale funzione umana, che riguarda sia i singoli individui sia i gruppi, operativamente si traduce nella facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi. Nella valutazione del ruolo dell'intenzionalità Bandura distingue la condotta mirata al raggiungimento di un risultato, dagli effetti che l'esecuzione di tale corso d'azione produce. L'agenticità è intesa come una funzione riguardante gli atti compiuti intenzionalmente, indipendentemente dal loro esito. Punto di partenza nello studio di questa facoltà è la convinzione di poter esercitare attivamente una influenza sugli eventi. Questo orientamento proattivo è inserito da Bandura in un approccio multi-dominio relativo alle determinanti della condotta. Tale approccio riconosce che la maggior parte del comportamento umano sia determinato da molti fattori interagenti tra loro. Bandura identifica tre classi di cause che influenzano la condotta: 1. I fattori personali interni, costituiti da elementi cognitivi, affettivi e biologici; 2. Il comportamento messo in atto in un dato contesto; 3. gli eventi ambientali che circoscrivono l'individuo e la condotta. L'agenticità umana opera all'interno di una struttura causale interdipendente che coinvolge questi tre nuclei d'influenza in una relazione reciproca e triadica. Il peso dell'influenza dei fattori presi in considerazione varia a seconda delle attività, delle circostanze, e del tempo necessario ad un elemento per sviluppare i suoi effetti. Un valore centrale nel determinare i cambiamenti e gli sviluppi delle condotte delle persone è attribuito da Bandura ai sistemi sociali. L'autore riconosce che l'agenticità opera entro una rete di influenze sociali e strutturali. Nelle transazioni tra questi domini le persone risultano sia produttori sia prodotti dei sistemi sociali che regolano la loro condotta. Le strutture sociali, il cui scopo è organizzare e regolare l'attività degli individui e dei gruppi, sono esse stesse una creazione delle persone che le costituiscono. Tali luoghi, a loro volta, impongono vincoli e forniscono risorse per lo sviluppo delle persone e dei gruppi che ne fanno parte. Le strutture sociali e organizzative forniscono una serie di pratiche sociali condivise, mentre all'interno di tali regole rimane molta variabilità personale per quanto riguarda la loro applicazione. Bandura evidenzia come le persone con un elevato grado di agenticità sappiano trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalle strutture sociali, e costruire modi per aggirare i vincoli istituzionali della stessa struttura. Al 36 Sparling, P. B. et al., Promoting physical activity: the new imperative for public health, Health Education Research, Vol. 15 no. 3 2000, cfr. page 369 (la traduzione è dello scrivente) Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 contrario le persone inefficaci sono meno capaci di sfruttare le risorse offerte dal sistema, e più soggette a scoraggiamenti in caso di problemi imposti da esso. Nello sviluppo di tale ottica multi-dominio, gli effetti che la condotta produce sia sull'individuo che sull'ambiente, sono analizzati in termini probabilistici, piuttosto che deterministici. Il concetto di probabilismo viene sottolineato con molta enfasi da Bandura a proposito del ruolo che gli accadimenti causali hanno nel corso dello sviluppo individuale. Si ricerca in sintesi un approccio interazionista allo studio delle condotte degli individui. Nelle caratteristiche intrinseche all'interazionismo definite dal reciproco determinismo triadico, l'azione si configura sia come stimolo che come risposta rispetto alla personalità e all'ambiente.37 Ai fini della nostra trattazione si notino qui le assonanze con altri autori, in particolare Bruner e Vygotskij. Le azioni delle persone, ed i loro effetti, danno forma alle competenze, ai sentimenti, alle credenze sul sé. La circolarità del modello P (persona) C (comportamento) A (ambiente), è incentrata sulla definizione di due tipi di esiti del comportamento: i risultati esterni, e le reazioni di autovalutazione. Tali conseguenze possono risultare complementari o contrapposte, con esiti assolutamente diversi in termini di raggiungimento degli scopi prefissati. D) Condotta proattiva e convinzioni di efficacia Bandura identifica nel senso di efficacia l'elemento chiave per l'analisi dell'agenticità umana. Le credenze delle persone riguardanti la loro efficacia nel gestire gli eventi, influenzano le scelte, le aspirazioni, i livelli di sforzo, di perseveranza, la resilienza, la vulnerabilità allo stress ed in generale la qualità della prestazione. L'efficacia personale è intesa come una capacità generativa in cui le sottoabilità cognitive, sociali, emozionali e comportamentali sono coordinate e organizzate in maniera efficiente per assolvere a scopi specifici. Le convinzioni di efficacia esercitano la propria funzione agentica in modo diverso a seconda del dominio d'azione e del contesto analizzato. Le convinzioni riguardo la propria efficacia personale costituiscono uno degli aspetti principali della conoscenza di sé. Bandura identifica quattro fonti di informazioni principali per la costruzione dell'efficacia: 1. Le esperienze comportamentali dirette di gestione efficace, che hanno la funzione di indicatori di capacità. 2. Le esperienze vicarie e di modellamento (cardine della teoria dell'apprendimento sociale), che alterano le convinzioni di efficacia attraverso la trasmissione di competenze e il confronto con le prestazioni ottenute dalle altre persone. 3. La persuasione verbale ed altri tipi di influenza sociale, che infondono e costituiscono la possibilità di possedere competenze da sperimentare. 4. Gli stati fisiologici ed affettivi, in base ai quali le persone giudicano la loro forza, vulnerabilità, reattività al disfunzionamento. Ogni mezzo di influenza, sia esso sociale, cognitivo o affettivo, a seconda della sua natura, può operare attraverso una o più di questi canali di informazione e costruzione dell'efficacia. Benché ci siano alcuni processi cognitivi alla base dell'elaborazione aggregativa dei giudizi di efficacia a partire dalle sue fonti, la formazione di un'idea di sé tiene conto delle possibili valutazioni altrui, ed può risultare potenzialmente pericolosa per 37 Wikipedia, “Teoria dell’apprendimento sociale” “Teoria sociale cognitiva”, cfr Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 l'autostima, ed instaurare dinamiche distorcenti a scopo difensivo. Oltre all'effetto di distorsione dei giudizi legato agli stati emotivi le persone mostrano capacità cognitive di integrare informazioni multidimensionali limitate. La capacità di selezionare, ponderare, e integrare le informazioni di efficacia rilevanti, migliora con lo sviluppo delle abilità autoregolatorie. In questo senso la verifica delle proprie capacità autovalutative richiede non solo la conoscenza delle proprie capacità, ma anche la comprensione dei tipi di abilità richiesti per la specifica prestazione.38 La proattività può essere definita come la capacità di intraprendere iniziative assumendosi la responsabilità delle proprie scelte o, nel caso di comportamenti di reazione, come la capacità di reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile non lasciandosi condizionare dalle proprie impulsive remore psicologiche e dalle circostanze ambientali esterne. Nel caso delle attività preventive può essere considerata la capacità di analizzare la propria situazione e di attivare autonomamente strategie di azione. Bandura, infine, individua cinque capacità personali, processi cognitivi alla base dei comportamenti in relazione all’ambiente: la capacità di simbolizzazione, che corrisponde alla capacità delle persone di rappresentare simbolicamente la conoscenza. Il linguaggio rappresenta l'esempio più evidente della capacità cognitiva di ragionare usando simboli astratti. • la capacità vicaria, ovvero la capacità di acquisire conoscenze, abilità o competenze mediante l'osservazione o il modellamento di altre persone. • la capacità di previsione, ovvero la capacità di anticipare gli eventi futuri, estremamente rilevante sia a livello emotivo che motivazionale, in termini, per esempio, di timore degli eventi che hanno da venire. • la capacità di autoregolazione, che corrisponde alla capacità di stabilire obiettivi e di valutare le proprie azioni facendo riferimento a standard interni di prestazione. • la capacità di autoriflessione, che corrisponde alla capacità di riflettere in modo consapevole su noi stessi. Queste capacità, pur essendo funzionalmente distinte, operano abitualmente in sinergia. Le persone regolano la propria vita emotiva e sociale grazie al sistema interagente di processi autoreferenziali che derivano dalle capacità di base. Stabilire obiettivi, monitorare il comportamento in funzione di standard personali, prevedere gli esiti delle azioni in relazione al contesto entro il quale si agisce, valutare e riflettere sulle capacità di affrontare le sfide future, e capitalizzare dall'esperienza propria ed altrui, consentono alle persone di esercitare quell'autoinfluenza alla base dei processi di causazione reciproca e rendono possibile l'agenticità umana.39 • 38 Ibidem, cfr. Ibidem, cfr. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 39 Prochaska e Di Clemente James O. Prochaska è direttore del Cancer Prevention Research Center e Professore di Psicologia clinica e della salute all’Università di Rhode Island. Carlo Di Clemente è Professore e direttore del dipartimento di psicologia all’Università del Maryland, Baltimora Presentiamo qui una breve panoramica del modello transteorico di Prochaska e DiClemente, che costituisce uno dei fondamenti su cui viene costruita la valutazione della motivazione al cambiamento. Oltre al modello degli stadi del cambiamento vengono esposti i concetti relativi ai processi ed i livelli del cambiamento, nonché alcuni riferimenti ad altri importanti concetti (autoefficacia, bilancia decisionale) relativi ai processi di cambiamento nelle dipendenze da sostanze.40 Le basi del modello transteorico vengono poste nel 1977 quando, nel corso di una analisi comparativa tra i diversi sistemi di psicoterapia esistenti, James Prochaska elaborò un modello integrato che permetteva di esaminare quali processi di cambiamento venivano utilizzati dalle varie scuole. Vennero individuati 10 processi indipendenti di cambiamento e il modello mostrò subito un buon potere esplicativo; negli anni seguenti fu applicato da Prochaska e da Carlo DiClemente negli studi sul cambiamento intenzionale nei comportamenti di dipendenza (Prochaska e DiClemente, 1982). L’elaborazione di questo modello è fondamentalmente derivata dalla necessità di disporre di una teoria "generale" del cambiamento che fosse in grado di comprendere sia il cambiamento spontaneo sia quello conseguente ad una terapia. Nel caso del corso di Attività Motoria Preventiva possiamo parlare direttamente di terapia solo in alcuni casi (obesità), più spesso di supporto alla stessa nel caso di patologie sensibili (altre patologie metaboliche), in tutti gli altri casi di costruzione delle condizioni, appunto, preventive di motivazione a stili di vita attivi. Nella formulazione degli autori un modello transteorico deve fondarsi su alcuni presupposti generali: • Deve essere applicabile a tutte le diverse modalità di cambiamento delle persone: dalle terapie brevi ai tradizionali interventi su pazienti ospedalizzati, dalle tecniche di auto-aiuto alle lunghe terapie individuali. • Deve considerare il fatto che esistono comportamenti (ad es. il fumo) in cui le persone cambiano da sole, senza l’aiuto di alcun programma formalizzato di trattamento. • Deve essere applicabile ad una vasta gamma di comportamenti di dipendenza. Esistono punti in comune nelle strategie di cambiamento applicate in comportamenti diversi quali l’abuso di droghe, quello di alcol, la compulsività nel gioco di azzardo, la bulimia. • Deve aiutare ad integrare le diverse forma di trattamento disponibili nei vari ambiti di cura delle dipendenze. • Deve occuparsi dell’intero corso del processo di cambiamento, dall’acquisizione della consapevolezza dell’esistenza di un problema fino al momento in cui il 37 Spiller, V., Scaglia, M., Ceva, S., Il modello transteorico. Una modalità eclettica di terapia Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcoolismo, ANNO XXI 1998, no. 2; cfr. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 in problema è risolto. Poiché il cambiamento è un processo dinamico e aperto, un modello generale del cambiamento deve essere abbastanza elastico da poter comprendere le nuove scoperte ed includere nuove variabili significative. Da questa prima descrizione si capisce bene come il modello possa risultare applicabile anche in comportamenti “dipendenti” quali la sedentarietà. Per queste ragioni il modello di Prochaska e DiClemente è stato costruito su tre dimensioni fondamentali: gli stadi del cambiamento, i processi che vengono messi in atto ed i livelli coinvolti dal problema (DiClemente 1994). Gli stadi del cambiamento Figura 1 41 Gli stadi del cambiamento riflettono l’aspetto temporale e motivazionale del cambiamento. Il cambiamento non è un fenomeno del tipo "tutto o niente" ma un processo graduale che attraversa specifici stadi, seguendo un percorso ciclico e progressivo (Figura 1). Nell’approccio transteorico, gli stadi del cambiamento rappresentano sia un periodo di tempo sia un insieme di compiti indispensabili per il passaggio alla fase successiva. Il tempo di permanenza individuale in ciascun stadio è molto variabile, ma i compiti da eseguire per passare allo stadio successivo sono grosso modo gli stessi. Ad esempio, per passare dallo stadio della Precontemplazione a quello della Contemplazione, il paziente deve diventare consapevole del problema, affrontare quegli aspetti difensivi e abitudinari che ne rendono difficile il controllo, e iniziare a considerarne alcuni aspetti negativi (DiClemente e Hughes 1990). Poiché ogni stadio richiede l’adempimento di determinati compiti, ne consegue che particolari processi di cambiamento assumano importanza diversa all’interno di ciascuna fase del cambiamento. E’ evidente, ad esempio, che i processi di contro-condizionamento e di controllo dello stimolo, fortemente legati alle capacità di mantenere l’astinenza, siano assolutamente impropri per un individuo che si trovi nelle fasi di Precontemplazione o Contemplazione; nonostante ciò in alcuni ambiti clinici e "terapeutici" questa strategia viene proposta. L’uso appropriato di specifici processi di cambiamento rappresenta il presupposto fondamentale dell’approccio transteorico. 41 Spiller, V., op. cit., cfr. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Nella fase di Precontemplazione, gli individui usano i processi del cambiamento (vedi di seguito) in maniera molto minore rispetto a chi si trova nelle fasi successive. I precontemplatori elaborano un minor numero di informazioni riguardo il loro problema, impiegano meno tempo ed energia nella propria rivalutazione di sé, sperimentano un minor numero di reazioni affettive verso gli aspetti negativi del loro problema, sono meno aperti verso le persone che più gli sono vicine, e fanno poco per risolvere il loro problema. Nella terapia, sono quei clienti che probabilmente "resisteranno" di più agli sforzi del terapeuta di aiutarli a cambiare. Importanti eventi personali o forti pressioni esterne possono rendere problematica questa situazione spingendo l’individuo nel cammino verso lo stadio successivo. E’ facile qui riscontrare assonanze con l’individuo sedentario. I soggetti nella fase di Contemplazione sono più disponibili agli interventi rivolti alla presa di coscienza del problema, come ad esempio osservazioni, confronto e interpretazioni; sono più consapevoli di sé stessi e del problema e disponibili a rivalutarsi sia da un punto di vista affettivo che cognitivo. La rivalutazione di sé comprende la definizione di quali valori il cliente vorrebbe realizzare e per cui è disposto a lavorare. E’ anche necessario determinare quali valori il cliente è disponibile ad abbandonare: quanto più l’origine del problema è vicina ad aspetti importanti della personalità del cliente, tanto più il processo di rivalutazione di sé richiederà cambiamenti nella consapevolezza di sé. Questi processi raggiungono la massima efficacia nello stadio di Determinazione, in cui l’insopportabile tensione fra lo stato presente del paziente ed i suoi valori personali spinge alla necessità urgente di intraprendere un cambiamento. Vedremo poi gli elementi di connessione con Bandura e Rogers mentre qui è significativo sottolineare come questi stadi assomiglino ai concetti di atteggiamento e disponibilità visti in Le Boulch. Nella fase di Azione, è importante che il soggetto parta dall’idea di una liberazione personale, che creda di avere l’autonomia di cambiare la propria vita. Deve anche accettare, inoltre, che la coercizione fa parte della vita nella stessa misura dell’autonomia. Il pericolo, in questa fase, è che il cliente subisca una ricaduta e, attribuendone la causa ad una mancanza di forza di volontà, per vergogna o senso di colpa rinunci a tentare ancora. Un altro rischio è che attribuisca il successo interamente al terapeuta o ad un altro tipo di supporto "esterno", con il rischio di diventare dipendente in maniera eccessiva da questa relazione. La fase di Azione è particolarmente faticosa, e spesso crea senso di coercizione, colpa, fallimento e di limitazione alla libertà personale. E’ una fase in cui il cliente ha un bisogno particolare di sostegno e conforto, e dove affronta il rischio del rifiuto. La fase di Mantenimento, per avere successo, richiede che abbiano avuto luogo tutti i processi precedenti, tuttavia richiede anche una valutazione esplicita di quelle condizioni sotto le quali una persona rischia di venire spinta verso la ricaduta. I clienti hanno bisogno di conoscere le possibili alternative di comportamento di fronte alle situazioni che inducono al comportamento problematico senza ricadere in strategie difensive destinate all’insuccesso o in modelli di risposta patologici. E’ molto importante la sensazione di stare diventando quel tipo di persona che si vorrebbe essere: l’applicazione del controcondizionamento e del controllo dello stimolo è più efficacie se si basa sulla convinzione che mantenere il cambiamento significa consolidare una immagine di sé valutata positivamente dall’individuo e da almeno un’altra persona significativa. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 I processi di cambiamento Un processo di cambiamento è un tipo di attività intrapresa o vissuta da una persona quando cambia modo di pensare, di sentire o di comportarsi riguardo ad un problema particolare. Sebbene le attività possibili siano infinite, sono stati identificati dieci principali processi indipendenti. Possiamo analizzare le tecniche impiegate nella psicoterapia in funzione di quali tipi di processi intendono promuovere o scoraggiare. Cinque processi riguardano un’area prevalentemente cognitivo-esperienziale e sono: • Aumento della consapevolezza. Quasi tutti gli interventi terapeutici riconoscono l’importanza di un aumento della consapevolezza e di una maggiore elaborazione delle informazioni, ma differiscono nella determinazione di ciò di cui il paziente deve diventare consapevole per intraprendere il cambiamento. Il paziente diventa più curioso, aperto e disponibile ad ascoltare. Il terapeuta può fornire informazioni, considerazioni, confronti ed interpretazioni e suggerire letture su argomenti significativi. Rispetto al corso di AMP è agevole qui il collegamento con la Didattica sostenibile e Le Boulch. • • Rivalutazione di sé. E’ una riorganizzazione dell’immagine di sé a livello cognitivo ed affettivo in relazione agli aspetti sentiti come problematici. Viene principalmente utilizzata dalla terapia razionale-emotiva e quella della Gestalt, con esperienze emozionali correttive, analisi dei valori e l’utilizzo di situazioni immaginarie. Attivazione emozionale e drammatizzazione. Prevede la sperimentazione e l’espressione di sentimenti di fronte ad eventi emotivamente carichi. E’ utilizzata dallo psicodramma, in cui il paziente interagisce con altri o con il terapeuta di fronte al gruppo. Le tecniche di arte-terapia, musico-terapia, e i role-play, così come romanzi, film o spettacoli televisivi possono contribuire alla attivazione emozionale. Rispetto al corso di AMP è qui facile connettersi con il metodo dell’apprendere per emozioni trattato nella Didattica sostenibile Rivalutazione dell'ambiente. E' il processo attraverso il quale il paziente coglie i significati del suo comportamento all'interno del suo sistema personale, familiare e sociale. Gli interventi relazionali intervengono in questa direzione. • Liberazione sociale. Migliora le opportunità individuali aumentando le risorse ambientali e sociali del paziente (scuola, lavoro, gruppo dei pari, tempo libero, ecc.). Il terapeuta può intervenire per facilitare i contatti con gruppi di sostegno, di auto-aiuto, o con organizzazione per la difesa dei diritti di particolari categorie (sieropositivi, omosessuali). Altri cinque processi si riferiscono prevalentemente ad aspetti comportamentali e sono: • Liberazione personale. È la scelta ed il proponimento di attuare strategie di cambiamento. Il paziente investe energie, sforzo e denaro per far sì che la terapia proceda. Il terapeuta può aumentare il ventaglio delle possibilità, stabilire delle regole sotto forma di un contratto esplicito o insegnare abilità particolari per migliorare l’impegno del paziente. La liberazione personale si fonda sulla scelta personale, l'impegno e una adeguata fiducia nelle proprie capacità di cambiamento (autoefficacia) e spinge il paziente a prendersi la responsabilità e il controllo della propria esistenza. Il concetto di liberazione personale si fonda, in parte, sul senso di autoefficacia di Bandura (1977, 1982), e cioè la credenza che i propri sforzi • Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 giochino un ruolo critico nel riuscire in situazioni difficili. La liberazione personale, tuttavia, non può avere semplicemente una base cognitiva o affettiva: i clienti dovrebbero essere sufficientemente efficaci a livello comportamentale da modificare lo stimolo condizionato che li può spingere alla ricaduta. Il terapeuta può avere funzioni di consulente, per aiutare il cliente nei suoi sforzi di modificare il comportamento o l’ambiente in una direzione più libera e salutare, o può provvedere ad una fase di training per aumentare la possibilità che il cliente abbia successo in processi come il controllo dello stimolo, la gestione del rinforzo e il contro-condizionamento. • • • • Contro-condizionamento. Si occupa del cambiamento della risposta di fronte a stimoli particolari e prevede l'apprendimento di comportamenti alternativi. La desensibilizzazione sistematica e l’addestramento alla assertività sono due procedure comuni per realizzare il contro-condizionamento. Controllo dello stimolo. Prevede l’intervento sullo stimolo che attiva il comportamento problematico, ristrutturando l’ambiente in modo che la probabilità che si presenti sia notevolmente ridotta. Gli interventi più comuni, ad esempio, sono quelli di rimuovere dall’ambiente in cui vive il cliente cibo, alcol, sigarette o altri stimoli simili che possono costituire una tentazione, incoraggiare nuove attività che prevengano, ad esempio, che il cliente scivoli nella depressione. Gestione delle ricompense. Prevede un sistema di ricompense gestito dal cliente o da altre persone a lui vicine. Vengono impiegati rinforzi espliciti ed impliciti, autoricompense e contratti per gestire i "premi". Relazioni di aiuto. sono caratterizzate, secondo la definizione di Rogers (1957, 1959), da empatia, apertura, attenzione, fiducia e sincerità. Praticamente in tutti i differenti approcci, queste qualità costituiscono l’atmosfera generale, il contesto emotivo della relazione terapeutica capace di facilitare il cambiamento. Si ricordi qui la parte specifica sulla Relazione d’aiuto nella trattazione di Rogers. I processi sono comuni a tutte le situazioni in cui è necessario un cambiamento, ma assumono rilevanza diversa all’interno di ciascuna area problematica. Le persone normalmente usano tutti i dieci processi quando intraprendono un cambiamento, mentre la maggior parte delle psicoterapie ne prevedono teoricamente solo due o tre. Seguendo le indicazioni dell’approccio transteorico diviene dunque importante che l’équipe terapeutica abbia la stessa "complessità" del cliente e sia in grado di gestire ognuno di questi processi con le tecniche appropriate. L’integrazione tra stadi e processi del cambiamento fornisce una interessante "guida" per la terapia: una volta individuato lo stadio in cui si trova il cliente, il terapeuta potrà adottare una appropriata strategia applicando il processo adeguato per far sì che proceda verso la fase successiva. La terapia procede più rapidamente quando il cliente ed il terapeuta sono focalizzati sullo stesso stadio e privilegiano gli stessi processi. Se il terapeuta applica strategie relative ad uno stadio diverso rispetto a quello in cui si trova il cliente, è molto probabile che si verifichino dei comportamenti di resistenza. I livelli di cambiamento I livelli di cambiamento rappresentano una organizzazione gerarchica di cinque aree distinte ma interrelate di problemi psicologici di cui si occupano gli interventi terapeutici. I livelli sono: • Sintomatico/situazionale Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Cognitivo/Disadattivo Interpersonale Familiare/sistemico Intrapsichico Storicamente, le diverse scuole di psicoterapia si sono focalizzate solo su alcuni di questi livelli: i comportamentisti sul livello sintomatico/situazionale, i cognitivisti sulle cognizioni disadattive, i terapeuti della famiglia sui conflitti famigliari/sistemici e gli analisti sui conflitti intrapsichici. Solitamente l’intervento si attua, in primo luogo, al livello sintomatico/situazionale, in quanto il cambiamento si manifesta più rapidamente a questo livello. Spesso inoltre il sintomo rappresenta la causa diretta per cui l’individuo entra il terapia. Quanto più approfondiamo l’analisi all’interno della gerarchia, tanto più ci allontaniamo dalla consapevolezza di ciò che ha determinato il problema, e il problema mostra sempre più chiaramente le sue connessione al senso del sé. • • • • Per quanto riguarda la dipendenza (e non solo per essa), questi livelli non sono mai indipendenti l’uno dall’altro: cambiamenti ad un livello inducono cambiamenti anche negli altri. Secondo un approccio transteorico, l’équipe terapeutica deve essere preparata ad intervenire su tutti e cinque i livelli, anche se preferibilmente si inizierà da quello più vicino alla "superficie". Esso suggerisce in definitiva una forma integrata di psicoterapia che applica in maniera differenziale i processi di cambiamento in ciascuno dei quattro stadi a seconda del livello del problema sul quale è necessario intervenire. L’integrazione di stadi, livelli e processi di cambiamento fornisce un modello di intervento gerarchico e sistematico molto ricco in implicazioni terapeutiche. Oltre ai processi, l’approccio transteorico riconosce l’importanza di alcuni fattori generali che possono servire come indicatore per prevedere il movimento da uno stadio del cambiamento a quello successivo. Tra questi, per la trattazione di AMP prendiamo in esame il, già descritto in Bandura, livello di autoefficacia.. Per autoefficacia, lo si ricorda, si intende la fiducia di un individuo nella propria capacità di attuare un comportamento prestabilito. Si tratta di un insieme di valutazioni del soggetto rispetto alla propria possibilità di raggiungere un obiettivo specifico in un tempo determinato. Nel campo delle dipendenze il concetto di autoefficacia ha avuto notevole sviluppo e in una serie di ricerche sul fumo ne è stata verificata sperimentalmente l’utilità come variabile predittiva ed esplicativa del cambiamento. Essa rappresenta il livello di fiducia di un individuo nelle proprie capacità di resistere alla tentazione di usare determinate sostanze nelle diverse situazioni critiche che potrebbero condurre ad una ricaduta. È stato osservato che l’autoefficacia cambia significativamente attraverso gli stadi: aumenta dalla Precontemplazione alla Contemplazione, all’Azione, al Mantenimento e si stabilizza dopo un tempo relativamente lungo di astinenza (circa 18 mesi). 42 42 Spiller, V., op. cit., cfr Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Corpo, movimento e intervento sociale. Esperienze e applicazioni pratiche: il progetto Move (S. Digennaro) Temi principali : corpo, movimento e intervento sociale (sub-temi: gruppi socialmente svantaggiati, progetto MOVE, determinanti per il successo, Introduzione Presentazione del tema Vengono proposti di seguito degli spunti di riflessione sulla funzione che il corpo e il movimento possono avere laddove si vogliono proporre delle misure di intervento sociale. Per farlo verranno presentati i principali risultati di un progetto di ricerca in cui sono direttamente coinvolto: il progetto MOVE. Per maggiori info sul progetto www.wemoveyou.eu Il documento è la presentazione in quattro parti: -‐ prima parte, in cui viene proposta la chiave di lettura; -‐ seconda parte: presentazione delle specifiche del progetto MOVE; -‐ terza parte: alcuni dati interessanti derivati dal progetto; -‐ quarta parte: determinanti per il successo. Costruiamo la chiave di lettura Partendo dal tema centrale (Corpo, movimento e intervento sociale), cerchiamo di sviluppare un approccio problematizzante non per fare una pura speculazione teorica ma piuttosto per cercare di dare corpo, se è possibile, ad un insieme di nozioni e di esperienze sul campo che possa dare conferma (o meno) all’efficacia degli interventi basati sul corpo e il movimento che possono essere messi in atto in favore di soggetti socialmente svantaggiati. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 È necessario in questo frangente assumere un’attitudine critica e un approccio sistematicamente rigoroso verso l’oggetto da conoscere, entrando in quella dimensione che Paulo Freire ha definito di curiosità epistemologica. La curiosità è un tratto che accomuna tutta l’umanità, che spinge ad indagare a conoscere di più. Tuttavia allorquando si vuole conoscere in maniera più sistematica un oggetto di studio, bisogna problematizzarlo appunto, sviluppando una curiosità critica, che passa l’oggetto al vaglio di processi di studio rigorosi e che mentre problematizza l’oggetto, problematizza anche gli stessi processi che vengono messi in atto. La curiosità di un bambino che esplora ha la stessa natura dello scienziato che studia, ad esempio, un microrganismo. I processi che questi due soggetti attuano sono però molto differenti! Lo scienziato ha infatti una cognizione dei processi che attua. La curiosità cambia nella qualità, non nell’essenza. Corpo, movimento e intervento sociale IL PRIMO PASSO LO FACCIO IO. Noi ad esempio siamo soliti dire che lo sport può fare del bene, che lo sport educa, che l’attività motoria può aiutare soggetti svantaggiati quali immigrati, disabili, ecc. Questo in qualche modo può essere descritto come un approccio meccanicista che considera lo sport (il corpo e il movimento) come un automatismo. In realtà lo sport ha una funzione sociale neutra. La centralità dell’intervento la mantiene colui/colei che utilizza lo sport Quando l’educatore, il professionista opera con i corpi e sui corpi dando intenzionalmente al movimento un contenuto allora, si, che si possono attuare dei processi di intervento che portano poi ad agire positivamente sugli individui. Si parla in un certo qual modo di ingegneria sociale, cioè di una «forma di pianificazione razionale diretta a indurre uno specifico mutamento sociale in una Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 determinata struttura della società, affinchè essa assuma uno stato-obiettivo giudicato migliore» (Gallino, 2006) Sorge una domanda: Ma davvero possiamo determinare uno specifico mutamento sociale attraverso il corpo e il movimento? Allo stato delle conoscenze attuale, anche se ci sono forti elementi che lasciano pensare che attraverso il corpo e il movimento si possa intervenire in maniera positiva e duratura sulla società, non esistono evidenze empiricamente forti che possano permettere di dare una risposta totalmente positiva alla domanda.. Ci sono tutta una serie di problemi di ordine scientifico-metodologico che non tratteremo in questa sede poiché richiederebbero troppo tempo. Proviamo però a fare un esempio di scuola Rifletti su quanto segue Nell’ambito di un Progetto di attività motoria preventiva e adatta per disabili (generico) il cui obiettivo principale è quello di aumentare i livelli d’integrazione all’interno della comunità di appartenenza come possiamo: - fare in modo che l’intervento funzioni? . misurare l’efficacia dell’intervento? Il progetto MOVE in un certo qual modo cerca di aggiungere nuove conoscenze sul tema così da meglio comprendere quanto e come sono efficaci interventi fatti per soggetti socialmente svantaggiati. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Progetto MOVE Breve introduzione Il progetto muove i passi riaffermando un principio: l’attività fisica (le cui componenti principali sono il corpo e il movimento) è un diritto che deve essere assicurato a tutti, visti gli effetti positivi che essa ha sulla salute degli individui. Parentesi sul diritto allo sport in primo luogo il diritto allo sport è da concepirsi come un meta-diritto che ingloba più libertà e che prende le mosse dal riconoscimento dell’uomo come di un essere le cui componenti legate alla corporeità e alla motricità sono imprescindibili. Da un punto di vista tecnico, esso si situa a cavallo tra i diritti cosiddetti di seconda e terza generazione, ed è da concepirsi come un diritto che attiene tanto all’individuo che alla collettività. L’affermazione di un diritto impegna la politica e gli individui a eliminare tutte quelle barriere culturali, sociali, economiche, ecc. ,che possono impedire a gruppi di individui di beneficiarne. È noto in letteratura ad esempio che soggetti socialmente svantaggiati tendono ad essere meno fisicamente attivi poiché sono impediti nell’accesso alla pratica da una serie di barriere che, lo ripetiamo, sono economiche, sociali, culturali, ecc. Il progetto Il progetto è dunque composto da tre parti principali: raccolta di buone pratiche di esperienze/progetti che operano con soggetti socialmente svantaggiati, studio delle buone pratiche e identificazione delle determinanti per il successo, sperimentazione delle determinanti in progetti pilota. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 C’è da un certo punto di vista un sistema di lavoro trialettico con tre parti di lavoro tra di loro interconnesse che seguono in un certo senso il seguente percorso Esperienza è studio/teoria è sperimentazione Il progetto gode di una partnership internazionale che vede ISCA capofila e 7 associated partners (tra cui l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale). Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Presentazione di alcuni dati di tipo quantitativo Si riportano di seguito alcuni grafici riassuntivi relativi al progetto. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Determinanti per il successo Attraverso lo studio delle pratiche raccolte, si è definito un set di determinanti per il successo cioè di fattori che possono essere considerati come elementi fondamentali in assenza dei quali un progetto ha scarse possibilità di riuscita. . Perché si parla sempre di più di determinanti per il successo? Per prime le scienze umane e le scienze sociali, con la loro propensione al relativismo, hanno in qualche modo messo in crisi quelle correnti culturali e di pensiero che per anni hanno cercato di individuare la cosiddetta one-best way. C’è oggi una visione relativa, in un certo qual modo più sfumata, in cui si accetta l’influenza del contesto e della situazione, ma comunque si cerca di individuare degli elementi critici su cui debba poggiare necessariamente l’intervento. Quali sono le determinanti che abbiamo individuato? Il lavoro è ancora in corso di revisione ed elaborazione. Tuttavia abbiamo messo a punto un modello definito ABC A ...................................................................................................................................................... Adapt rules ................................................................................................................................... Adopt a community-based approach ........................................................................................... B ...................................................................................................................................................... Be flexible .................................................................................................................................... Build a multi-disciplinary team ..................................................................................................... C ...................................................................................................................................................... Connect different components ..................................................................................................... Cooperate with stakeholders ....................................................................................................... Care for empowerment, transparency and accountability ............................................................ Carry out monitoring and evaluation ............................................................................................ Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Vediamo dunque le determinanti facendo dei piccoli approfondimenti per alcune di esse. Adapt rules: (adatta le regole) la pratica sportiva deve essere considerata come un programma “open source” che può essere adattata alle esigenze dell’utilizzatore. Le regole che contraddistinguono uno sport ad esempio, possono essere adattate per cercare di rendere più inclusiva la partecipazione per soggetti socialmente svantaggiati (ad esempio, tennis in carrozzina sono ammessi due rimbalzi della palla invece di uno) Adopt a community-based approach: che cos’è una comunità? Essa si riferisce a tutti quegli elementi che circondano gli individui, dalla famiglia agli amici più prossimi, dai vicini alle autorità locali e alle agenzie formative; ma anche lo spazio fisico e l’ambiente. I programmi di intervento devono avere il potenziale sulla comunità attraverso un processo di partecipazione inclusiva e attività integrate tra i vari stakeholder (non è molto chiaro) Be flexible (flessibilità) In questo frangente ci si riferisce più ad aspetti di tipo organizzativo. La flessibilità riguarda: -‐ le attività -‐ la struttura organizzativa (che deve essere pronta a rispondere a cambiamenti continui) -‐ i processi decisionali -‐ le risorse umane Build a multi-disciplinary team (gruppo di lavoro multidisciplinare) Differenti competenze e professionalità sono chiamate a lavorare in sinergia Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Connect different components (mettere in singergia elementi differenti) Le attività che si costruiscono sul corpo e sul movimento non possono e non devono essere considerate come una panacea per tutti i mali. Esse devono essere integrate con altre attività (formazione, consulenza, ecc.) Cooperate with stakeholders (cooperazione con portatori di interesse) Le organizzazione devono essere in grado di conoscere i propri stakeholder e porre le condizioni affinché si realizzi una fattiva collaborazione. Esistono molti strumenti che possono aiutare in questo. Non è certamente un’operazione semplice! (alcune slide esemplificative) Care for empowerment, transparency and accountability Elementi che dovrebbero interessate in processo in toto (in questo frangente non è necessario un approfondimento su di essi) Carry our monitoring and evaluation (monitoraggio e valutazione) È uno dei temi più dibattuti oggi in seno alle organizzazioni e ai project manager. Inizialmente era inteso come un processo attraverso cui dar conto dei risultati ottenuti. Poi si è sviluppato in forme più sofisticate divenendo un processo che accompagna un progetto lungo tutto lo sviluppo. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 3) Piani di attività Gli studenti troveranno, di seguito, l’articolo scientifico “Piano di vita attivo tra percezione e cambiamento”, scritto dalla Dott.ssa Stefania Manzo e in corso di pubblicazione. Esemplificazioni Di seguito, per facilitare la stesura del piano di lavoro, vengono inseriti tre piani/progetti di attività positivamente valutati negli AA. AA. passati. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Piano di Vita Attivo tra percezione e cambiamento (Stefania Manzo) Premesse e introduzione. Il concetto di salute per molti anni è stato definito in diversi modi e correlato al tema della malattia; negli ultimi decenni viene riconosciuta valida la definizione dichiarata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui salute è uno “stato completo di benessere fisico, psichico e sociale, non la semplice assenza di malattia”43. Nella percezione popolare l’essere in salute era visto come il non essere malati e probabilmente in alcuni contesti è tutt’ora così. La definizione dell’OMS chiarisce la questione ed estende il concetto al diritto: essere in salute è un diritto e come tale gli Stati e le altre Istituzioni devono farsi carico della tutela della salute realizzando opportune strategie di azione volte a limitare, a modificare o ad eliminare tutti quegli aspetti che agiscono negativamente sulla salute della collettività. L’OMS, interviene con due importanti azioni riconosciute come cruciali nella storia del secolo scorso in questo ambito di applicazione: la codifica delle “Promozione della salute” (1986) e la “Strategia della Salute per tutti” (1984, 1991, 1998): azioni rivolte alla prevenzione. Il concetto di salute ha così visto inglobare nel suo significato altri determinati: oltre quelli biologici (genetica, sesso ed età) anche quelli relativi all’ ambiente socio-economico: reddito, istruzione, occupazione, ecc; all’ ambiente fisico: aria, acqua, condizioni di lavoro; all’accesso ai servizi: sanità, scuola, servizi sociali, ecc, ed infine agli SV: alimentazione, fumo e uso di droghe, alcool, attività sessuale e Attività Fisica (AF). Si determina così anche una inversione degli studi che fino a quel momento erano orientati a correlare la presenza o meno di malattia senza tener conto delle implicazioni comportamentali e sociali che un individuo vive; ora invece, di deve tener conto dei principali determinanti e correlarli con le maggiori malattie del secolo (cardiovascolari, varie forme di cancro, il diabete di tipo 2, ipertensione, obesità). Le evidenze scientifiche mostrano che i determinanti della salute costituiscono fattori di rischio nell’insorgenza delle stesse malattie e che modificare gli Stile di Vita (SV) potenzialmente dannosi per la salute è possibile grazie ad azioni mirate e specifiche di prevenzione. Se si tengono in considerazione i cambiamenti soci-demografici a cui si è fatto riferimento, è inevitabile anche far riferimento ad altri tipologie di cambiamento che hanno caratterizzato il XX secolo. Soprattutto oltre la metà del secolo scorso, si è modificato 43 OMS Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 l’assetto relativo ai tipi di malattie diffuse. Tra tutte hanno prevalso, e tuttora prevalgono le malattie croniche dette anche non trasmissibili. Le malattie non trasmissibili rappresentano una grossa porzione delle malattie cause di morte negli ultimi 15 anni: le malattie cardiovascolari rappresentano il 30% del totale mondiale delle morti; il cancro il 13%, le malattie respiratorie croniche il 7%, mentre il diabete il 2% 2005 44 In Italia le malattie non trasmissibili rappresentano l’80% delle cause di morte; le malattie del sistema circolatorio il 43%, i tumori il 29%45. Poiché i fattori di rischio sono prevedibili, appare evidente che debbano esistere politiche ed interventi efficaci che possono agire su di essi e ridurne gli effetti nocivi. Stabilita la relazione tra SV e salute, e stabilito che agire sugli SV generalmente detti, significa ridurre eventuali effetti negativi sulla salute stessa, appare altresì evidente che è necessario soffermarsi a riflettere sulle singole componenti che costituiscono lo SV. In particolare, le nostre riflessioni si soffermeranno sull’AF. L’AF è tra i determinanti sociali della salute maggiormente popolari negli ultimi anni; ciò probabilmente dovuto a diversi aspetti socio-culturale (i media, la spettacolarizzazione del corpo, la diffusione di pratiche sportive) che sono parte del mondo occidentale attuale e soprattutto grazie ai numerosi studi che si sono moltiplicati negli ultimi anni per provare l’efficacia e la relazione positiva tra AF e salute46. Oggi giorno non basta più dire che qualcosa fa bene, ma deve essere scientificamente provata, e spesso, neanche questo basta; comunque in un documento redatto da il CDC (Center for Disease Control Prevention), NHI (National Institute of Health) e da PCPFS (President’s Council on Physical Fitness and Sports), denominato “Physical Activity and Health”, compaiono i principali studi sugli effetti dell’AF e le principali malattie croniche a partire dagli anni 70 fino agli anni 90. In essi si emerge sempre più l’ipotesi che non è necessario uno sforzo vigoroso per promuovere la salute, ma che qualsiasi aumento di attività può determinare benefici, e poiché l’AF è definita47 (anche se non esiste una definizione a livello internazionale standardizzata) come “qualsiasi movimento del corpo 44 Horton R, The neglected epidemic of chronic disease. www.thelancet.com, pubblicata online 5 ottobre 2005 ISTAT, Cause di Morte 2002 46 Sparling PB, Owen N, Lambert EV, Haskell WL, Promoting physical activity: the new imperative for public health. Health Education Research 2000; 15: 367-76 47 Casperson CJ, Powell KE, Christenson GM, Physical activity, exercise and fitness: definition and distinctions for health-related research. Public Health Rep 100: 126-30; EU Physical Activity Guidelines, 2008 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 45 associato a contrazione muscolare che aumenta la spesa energetica a prescindere dal livello di intensità” e che comprende quindi le attività nel tempo libero, le attività svolte sul posto di lavoro o in casa, le attività connesse con il trasporto. Si può quindi affermare che qualsiasi azione del quotidiano che determina movimento del proprio corpo è potenzialmente correlato con il vivere in salute. Per offrire ulteriori chiarimenti a questa lettura è utile precisare anche la definizione di “stile di vita attivo” cioè un comportamento che dia la preferenza, nell’espletamento delle attività quotidiane, all’uso dei propri muscoli piuttosto che all’uso delle macchine, quindi per esempio, scegliere di salire le scale piuttosto che prendere l’ascensore o andare a piedi o in bici piuttosto che prendere la macchina, oppure attraverso qualsiasi combinazione di movimento diversa giorno per giorno: 30 minuti di attività moderata al giorno, che corrisponde a 30 minuti di camminata veloce o a passo svelto; 15 minuti di corsa; 45 minuti di pallavolo; ecc48. Sia i dati provenienti dalle indagini nazionali ed internazionali, ma soprattutto la nostra, ha determinato delle riflessioni e delle domande, per quale motivo, nonostante i presupposti scientifici, l’AF, non viene svolta? Per molti studiosi, seguire le indicazioni delle diverse linee guida di turno, implica un cambiamento nel comportamento49 , e tale cambiamento non è praticabile se non si è supportanti. Molte teorie sul cambiamento sono state studiate anche in funzione all’attività fisica50; tra questa anche il modello trans-teorico, sugli stadi del cambiamento degli studiosi Prochaska e Di Clemente, i cui successivi approfondimenti hanno dato vita ad uno strumento standardizzato, il questionario sull’ AF e i modelli del cambiamento51. Da qui, numerosi studi hanno valutato l’efficacia della relazione di programmi di AF al fine di indurre cambiamenti nello SV o più semplicemente per favorire il passaggio da uno SV non attivo (sedentario) ad uno SV attivo, utilizzando appunto i modelli per la valutazione al cambiamento. Ma anche altri teorici sono stati presi in considerazione: Skinner52, rispetto al tipo di rinforzo che deve essere offerto a chi produce un cambiamento rispetto al proprio stato; Bandura53, rispetto al determinismo reciproco tra ambiente e comportamento che si 48 Physical Activity and Health, CDCP, NCCDPHP, PCPFS Casperson CJ, Powell KE, Christenson GM Physical activity, exercise and physical fitness: definition and distinctions for healt.related research. Public Health Rep 100: 126-30 50 Sparling PB, Owen N, Lambert EV, Haskell WL, Promoting Physical Activity: the new imperative for public health. Health Education Research 2000; 367-376 51 Ivi pag 16 52 Skinner B. Science and Human Behavior. The free press. New York 1953 53 Bandura A.. Self efficacy: toward a unifying theory of behavior change. Psycological Rewied 1977; 84: 191-215 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 49 influenzano reciprocamente. Ingenerale tra i modelli più applicati, quello di Prochaska e Di clemente è tra i più diffusi per l’AF. Il modello adattato prevede diverse fasi, la pre-contemplazione (non pratica AF, né gli interessa); contemplazione (non pratica ma vorrebbe cominciare); preparazione (pratica AF irregolare); azione (è attivi da poco); mantenimento (pratica AF regolarmente)54. Può bastare essere motivati al cambiamento? Può bastare, essere nelle condizioni di esser pro-attivi rispetto a ciò che vuole perseguire? Forse sì, forse no. In particolari ambienti ed aree come può essere la promozione dell’AF, spesso è necessario fare di più. Le persone comuni, il popolo, non hanno consapevolezza rispetto agli strumenti ed a i mezzi per perseguire dati obiettivi, poiché non hanno neanche le conoscenze idonee per poter solo pensare ad un cambiamento, allora è necessario che siano supportati, non riescono nel perseguimento degli obietti. In questi come in altri studi si è messo in evidenza che in persone che conducono uno SV sedentario, il solo essere sollecitati e stimolati, induce un sostanziale cambiamento nella scelta di praticare AF55. Un concetto ancora più profondo è il sostegno o come viene definito da Bruner lo “scaffolding”, cioè le strategie di sostegno all’apprendimento che consentono di svolgere una azione pur non avendo completamente le competenze e soprattutto l’autonomia per farlo, ma che, grazie al sostegno di un esperto e attraverso una serie di suggerimenti, indicazioni, tali azioni possano essere svolte; nonché creare i presupposti affinché il sostegno venga man mano allentato fino al completo “smontaggio” dello stesso. Ciò è quello che potrebbe accadere anche per quanto riguarda l’approccio all’AF di un soggetto sedentario e che non ha dimestichezza con tale pratica. Questo è ciò che è stato tentato di realizzare nella sottomissione del PVA nello studio denominato “Piano di Vita attivo tra percezione e cambiamento”. In diversi studi56 emerge la difficoltà che si ha nell’ottenere dati relativi alla quota di attività fisica, all’intensità e alle durata; o meglio, alla difficoltà che si ha di ottenere queste informazioni rispetto alla quota di movimento quotidiano e quanto questo abbia effetti su sullo SV; infatti i parametri relativi a tipo, intensità e durata possono essere verificati soprattutto in test da campo e quindi quando l’attività è richiesta, mentre, visto quanto 54 Morgante S. Attività fisica: prevenzione delle malattie croniche; Dialogo sui farmaci 5/2007 Albright CL., Pruitt L., Castro C., Gonzalez A, Woo S, King AC. Modifying physical activity in a multiethnic sample of low-income women: one-year results from the IMPACT (Increasing Motivation for Physical ACTivity) project, Annals of behavioral medicine : a publication of the Society of Behavioral Medicine. 2005, 30(3):191-200 55 56 Phisical Activity and Health, CDCP, NCCDPHP, PCPFS Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 detto che non importa come, ma quanta attività viene fatta nella giornata, emerge un problema. In letteratura sono diversi gli strumenti standardizzati che nel tempo sono stati ideati a tale scopo, tra tutti ne ricordiamo tre, l’IPAQ International Physical Activity Questionnaire57, che permette di individuare i MET58 spesi per l’attività di cammino, vigorosa e moderata degli ultimi 7 giorni e il Compendio di AF59 60 che è uno schema di codici per ciascun tipo di azione potenzialmente svolgibile nella quotidianità a cui è associato un valore di MET. Negli ultimi anni si è anche diffuso l’uso del contapassi o pedometro, come strumento di misura dell’attività fisica. Diversi studi ne mostrano l’efficacia non solo come strumento di misura ma anche come incentivo all’incremento dell’attività; tanto che si è giunti a classificare un soggetto in base al numero di passi svolti durante la giornata61 (a tal fine questo metodo è stato utilizzato nel quarto studio); inoltre, camminando con il contapassi si incrementa l’AF62. Ma quanta AF si deve “somministrare” per stare bene: diversi sono gli studi che evidenzino la dose-risposta, ovvero tra la somministrazione di AF e l’effettiva pratica e l’AF in funzione alla percezione di salute. In una revisione63 emerge che per soggetti in cui si prevedevano 4 o più contatti tra chi somministrava e chi riceveva, si portava ad un incremento significativo della probabilità di successo (fare attività); in un altro studio, in soggetti che regolarmente svolgevano AF moderata inferiore ai 20 minuti o superiore ai 90 erano associati a 14 o più giorni di malattia64. Lo studio Lo studio Piano di Vita Attivo tra percezione e cambiamento, che ha visto la stesura di un piano individualizzato di SVA per ciascun soggetto del gruppo campione, prende origine dai dati raccolti ed elaborati dal questionario dello studio “Analisi di genere e SV tra 57 IPAQ:12- Country Reliability and Validity Med. Sci. Sport Exerc, Vol 35, N.8 pp 1381-1395, 2003 MET, Equivalente Metabolico: quantità di energia richiesta in condizioni di riposo, a sedere, espressa come volume di ossigeno consumato nell’unità di tempo (ml/min)= 1 MET=3,5 ml O2/kg p.c./min 59 Ainsworth B., Haskell W.L., Leon A. S. et al. Compendium of Physical Activities: Energy costs of human movements, Medicine and Science in Sport and Exercise. 1993, 25 (1): 71-80 60 Ainsworth B., Haskell W.L.,Whitt MC.. Compendium of Physical Activities: an up date of activity codes and MET intensities, Medicine and Science in Sports and Exercise. 2000, 32: 498-516 61 Tudor Locke C, Bassett DR Jr. How many steps are enough? Preliminary indices for public health. Sport med 2004; 34(1): 1-8 62 De Cocker KA, De Bourdeaudhuij IM, Cardon GM. The effect of pedometer use in combination with cognitive and behavioral support material sto promote physical activity, Patient Educ Couns PMID: 18036764, Nov 2007 63 Hillsdon M et al. Intervention for promoting physical activity. Cochrane Database of Systematic Reviews, 2005 Issue 1 58 64 Brown DW, et al. Association between Physical Activity Dose and Health_Related Quality of life. Med. Sci. sports exerc 2004; 36: 890-896 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 passato e presente”. Nell’occasione della somministrazione del questionario si è provveduto a spiegare ai rispondenti che ci sarebbe stata una seconda fase dello studio e chi avesse voluto prendervi parte, avrebbe dovuto firmare l’autorizzazione ad essere ricontattato tramite i recapiti che avrebbe fornito. In 120 hanno firmato l’autorizzazione e da quel momento in poi si è dato inizio allo studio 4. 5.2 Obiettivo Verificare se un programma suggerito e controllato definito PVA contribuisca a modificare lo SV di un soggetto che, in base ai risultati del questionario utilizzato nello studio “Analisi di genere e SV tra passato e presente”, non risultava seguire uno SVA o non era classificabile; o quanto meno a suscitare consapevolezza del proprio stato. 5.3 Mezzi e metodi A seguito della somministrazione del questionario e a seguito dell’analisi dei dati è stato individuato un sotto campione (da questo momento chiamato campione) emerso grazie all’applicazione dell’algoritmo dell’ IPAQ. Il campione è costituito da un gruppo di persone il cui proprio MET è emerso come basso e da un gruppo di persone a cui l’algoritmo dell’IPAQ non è stato possibile applicare a causa delle proprietà specifiche del questionario. Il campione sottoposto al PVA è di 5 soggetti; qui si presentano i dati relativi a 4. I tempi e le procedura dello studio sono riassunte in Tab 1. Lo studio è iniziato alla metà di ottobre e terminato alla fine di dicembre 2008. In generale è possibile identificare 6 periodi: ü 5 incontri in cui il campione ha incontrato il gruppo di ricerca per scambiarsi materiale e considerazioni; ü 1 settimana di osservazione definita PRE, poiché è avvenuta prima della sottomissione del Piano di Vita Attiva, ed in cui il campione ha completato le richieste del gruppo di ricerca (check list alimentare, compendio, indossare il contapassi, ecc) ü Un periodo di elaborazione dei dati taccolti durante la settimana PRE e l’elaborazione del PVA da parte del gruppo di ricerca; ü 3 settimane si sottomissione del PVA; ü 2 interviste, una durante la sottomissione del PVA ed una al termine; Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ü 2 settimane di monitoraggio in cui il campione ha condotto la propria vita quotidiana senza dover seguire le indicazioni del piano. Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati per l’indagine, ne sono stati utilizzati diversi a seconda del momento dello studio; ciascuno di essi aveva uno specifico obiettivo. Di seguito i dettagli: Cartellina: consegnata ad ogni soggetto inviato a prendere parte all’indagine il cui contenuto era: consenso informato, foglio informativi su sedentarietà-attività fisica, fumo, alcool del Ministero della Salute, l’SF36 da compilare al momento e le schede da compilare durante la prima settimana di osservazione. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Tab 1: tempi e procedure dello studio I incontro Presentazione progetto, firma consenso informato, settaggio contapassi, compilazione SF36, scheda star bene, consegna materiale (contapassi, check- list alimentare, rilevazione attività quotidiane, diario di bordo) II-III-IV osservazione (PVA1, PVA2, PVA3) I soggetti devono seguire il PVA e completare le schede I settimana di osservazione (PRE) Attenta e puntuale analisi della vita quotidiana attraverso la compilazione delle schede e rilevazione n. passi Tempo analisi Elaborazion e dei PVA III Incontro Consegna PVA e nuove schede I Intervista II Incontro Ritiro schede IV Incontro Ritiro schede e consegna di nuove per 1° settimana di monitoraggio, somministrazione SF36, scheda star bene, IPAQ, domanda relative allo SV, rilevazione pliche II Intervista V Incontro Ritiro tutto materiale compreso diario di bordo II settimana di monitoraggio (MON2)Compilazione schede VIVENDO LA LORO QUOTIDIANITA I settimana di monitoraggio (MON1) Compilazione schede VIVENDO LA LORO QUOTIDIANITA Borgogni AM Preventiva 2011/12 Contapassi: modello Globus Steppy cardio della Globus Italia; la motivazione principale per cui si è scelto di utilizzare questo strumento è stata la semplicità di utilizzo, di reperibilità e di efficacia. l’obiettivo principale da perseguire attraverso il contapassi era rendere consapevoli i soggetti rispetto alla quota di movimento quotidiana attraverso la camminata. (Validazione dello strumento: ciascun soggetto indossava 2 contapassi ed è stato invitato a settarli su di sé attraverso una serie di prove-percorso. Ogni percorso prevedeva 100 passi effettuati in piano, in salita, in discesa, per le scale in salita e in discesa, infine attraverso un percorso misto. L’obiettivo era verificare la corretta funzionalità dei due contapassi rispetto al conteggio effettuato verbalmente dal ricercatore e individuare particolari differenze tra i due contapassi. Come è possibile notare in tabella 2, non sono emerse particolari differenze tra i due strumenti, ed entrambi non si sono rivelati essere precisi al 100%, ma con un margine di minimo errore) Scheda: ciascuna scheda comprendeva una check-list alimentare in cui indicare gli alimenti assunti nei 5 pasti principali (colazione, metà mattina, pranzo, metà pomeriggio, Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 cena); lo spazio per indicare il numero di passi quotidiano, una selezione di attività (rilevate da Ainsworth B., Haskell W.L.,Whitt MC., Compendium of Physical Activities: an up date of activity codes and MET intensities, Medicine and Science in Sports and Exercise. 2000, 32: 498-516) tra cui indicare quelle svolte durante il giorno ed il tempo trascorso a farle; e delle domande relative alle scelte attive effettuate durante la giornata (scale o ascensore, camminato o seduto, ecc). Le attività selezionate dal compendio sono state organizzate in base ad aree tematiche; in particolare sono state invidiate attività sportive (n.=32); attività domestiche (n.=17); attività del tempo libero (n.=19); attività relative al cammino e al trasporto (n.= 20); attività lavorative (n.= 21); attività relative alla cura di sé e personali (n.= 6). Relativamente alla check list alimentare, non assumendo in questo caso specifico il ruolo di esperti della nutrizione e non essendo nelle condizioni (visto che non sono state mai chieste le relative quantità per gli alimenti assunti), nella stesura del PVA sono stati forniti consigli alimentari volti a rendere consapevolezza nel soggetto su quanto anche l’alimentazioni sia correlata con gli obiettivi dello studio. Diario di bordo: da compilare per tutti e 60 i giorni tenendo in considerazione 5 aree tematiche, movimento, salute, alimentazione, fumo, alcool. Tab 2: Validazione Contapassi Modello Globus e Luce GLOBUS id 1 2 3 4 100 passi piano veloce lento 108 103 99 107 100 160 102 109 100 passi salita veloce lento 103 105 99 81 106 109 97 104 100 passi discesa veloce lento 111 112 100 105 103 94 98 101 100 scale salita veloce lento 98 103 100 108 106 106 97 100 100 scale discesa veloce lento 95 104 109 104 94 114 78 100 100 percorso misto 103 101 104 99 LUCE id 1 2 3 4 100 passi piano veloce lento 105 104 101 125 104 136 113 109 100 passi salita veloce lento 98 99 100 93 107 104 103 107 100 passi discesa veloce lento 109 113 101 107 102 96 100 106 100 scale salita veloce lento 98 102 107 109 106 108 97 101 100 scale discesa veloce lento 93 95 110 102 104 110 100 104 A seguito della prima settimana di osservazioni sono state raccolte classificate 100 percorso misto 105 101 108 103 ed analizzate le informazioni fornite dalle schede, ed è stato possibile stilare un programma individualizzato definito “PVA”. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Facendo riferimento allo studio “How many Steps/Day are enough?: Preliminary Pedometer Indices for Public Health”Tudor – Locke Catrine, Bassett David R Jr, 2004, ciascun soggetto è stato classificato come poco attivo, parzialmente attivo o attivo; inoltre ciascun piano prevedeva una serie di consigli “attivi” per il conseguimento di mini-obiettivi da perseguire nelle settimane successive. PVA - Piano di Vita attivo: al partecipante è stato richiesto di seguire il piano per 21 giorni. Il metodo con cui si è elaborato il PVA, non si è basato solo sulla lettura dei dati e sull’incremento di valori numerici, al contrario si è cercato di dare importanza all’aspetto motivazionale con il quale il soggetto avrebbe dovuto confrontarsi alla lettura delle indicazioni fornite nel PVA. Per intenderci si è cercato di offrire la possibilità al soggetto di perseguire gli obiettivi confrontandosi con le proprie possibilità costruendo intorno ad esso una “impalcatura di sostegno”, che potesse permettergli di rendersi partecipe delle proprie scelte, consapevole degli obiettivi da raggiungere e che si rendesse parte integrante del suo cambiamento in modo cosciente. Contestualmente dovevano essere compilate le schede. Infine i soggetti sono stati monitorati per altre 2 settimane non consecutive. Interviste: sono state realizzate due interviste approfondite; una durante i 21 giorni di PVA ed una a distanza; le domande erano relative alle sensazioni generali circa lo SV, al PVA imposto, e all’eventuale riflessioni su qualche cambiamento di atteggiamento percepito a seguito del PVA. (appendice A) Sms: grazie all’utilizzo di un software on-line per l’invio programmato (totalconnect), a partire dal primo giorno e con cadenza quotidiana, sono stati inoltrati, ai soggetti, degli sms aventi come oggetto riflessioni sullo SV, sulle abitudini quotidiane, sulle scelte attive. (appendice B) 5.4 Risultati I primi risultati sono relativi all’identificazione del gruppo campione. Dei 511 soggetti che hanno risposto al questionario 120 hanno. In tabella 3 è rappresentata la distribuzione nei profili IPAQ. Tab 3: Distribuzione del campione nei profili IPAQ MET Basso Medio Alto F 18.0 37 40 25 % 15.0 30.8 33.3 20.8 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 TOT 120 100 L’interesse si è concentrato sui 25 IPAQ non applicato ed i 18 MET basso; di questi 43 soggetti per circa 23 non erano corretti i dati forniti o hanno dichiarato di non essere più interessati; la restante parte è stata convocata per un primo incontro informativo, al termine solo 5 persone hanno preso parte allo studio. Lo studio è partito alla metà di ottobre e si è concluso oltre la metà di dicembre per un totale di 60 giorni. Il periodo dello studio è stato diviso in 6 settimane ( PRE; PVA1, PVA2, PVA3;MON1 e MON2). Il presente lavoro riguarda i risultati del soggetto n. 2. Soggetto 2 Il soggetto 2 è una femmina di 27 anni fumatrice, che sin dal primo contatto telefonico non ha esitato a dichiarare la sua sedentarietà e la sua poca motivazione ad essere attiva. È stata tra le prime a firmare il consenso informato e a rendersi disponibile qualsiasi cosa le fosse stata proposta affinché il suo stato di inattività potesse cambiare. Il suo profilo IPAQ è stato MET basso. Nella I settimana di osservazione (7 gg) (PRE), è emerso che: - il range di passi per giorno è compreso tra i 5250 ed gli 11000 ed una media di 5855; - che ciascuno dei due pasti principali (pranzo e cena) è formati sempre da un primo e da un secondo piatto e che assume in modo particolare salumi e carboidrati ; - il numero di sigarette fumate in media al giorno corrisponde a 6.6; - non è auto munita, ma prevalentemente si è sposta con i mezzi a motore e ha dichiarato di aver fatto una qualche forma di attività almeno in due giorni. - Il valore di MET settimanale è pari a 5522 con una media quotidiana pari a 788 MET giornalieri (valori di riferimento Compendium Ainsworth, 2000). A questo punto la sua settimana è stata analizzata ed è stato stilato il PVA. Il soggetto 2 era tenuto, come da accordi a seguire i consigli e i micro-obiettivi prefissati per i successivi 21 giorni, sottoporsi alle due interviste previste (peri-trattamento e post-trattamento), nonché a ricevere gli sms, continuando a completare la scheda ed il diario di bordo. Nell’incontro previsto per la spiegazione del PVA il soggetto ha mostrato di essere d’accordo con la lettura e l’interpretazione dei dati offerti dalla prima settima di osservazione e si è mostrato particolarmente pronto ad intraprendere il processo di indagine, riconoscendo il proprio stato. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Il PVA è stato spiegato nel dettaglio partendo dall’analisi della situazione di partenza e declinando quali sarebbero stati i micro- obiettivi da perseguire. (Tabella 6 e 7) Tab 6: Soggetto 2, PVA Micro obiettivi Indicazioni del PVA Incremento dal 30 al 40% durante i Incrementare il numero di passi 20 gg (con un incremento medio totale settimanale da 1700 a 2300 passi/settimanali) Raggiungere 10000 passi al giorno Incrementare gli spostamenti a piedi (o bici) Raggiungere 10000 passi al giorno in almeno 7 giorni su 20 Per gli spostamenti inferiori ai 2 Km, andare sempre a piedi (o bici), per tutti i 20 gg Fare attività almeno 2 volte la Incrementare l’attività motoria o sportiva settimana, per esempio passeggiare con frequenza di passo moderato* o correre a moderata velocità, o pedalare per almeno 30 minuti Incrementare la scelte delle scale Scegliere le scale sempre per tutti i 20 gg ü Durante i momento di studio, passeggiare nella stanza; Incrementare il momenti di movimento ü quando parli al telefono cercare di stare in piedi o in movimento**; ü incrementare le attività casalinghe***. Diminuire il numero di sigarette Ridurre di 2 sigarette quotidiano * il concetto di moderata intensità è stato più volte spiegato nei vari incontri; ** è emerso che passava molto tempo al telefono seduta; *** è emerso che le attività casalinghe erano particolarmente ridotte; Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 il numero Tab 7: Soggetto 1, Consigli alimentari Colazione Pasti aggiuntivi Utilizzare latte, succo di frutta, thè, cereali e marmellata Un frutto tutti i giorni Pranzo Un primo ed un contorno Pasto aggiuntivo Yogurt o frutta o thè e biscotti Cena Limitare i salumi, aggiungere pesce o uova Aumentare la quantità Acqua La Figura 4 rappresenta i MET relativi al soggetto 2 nelle diverse settimane di osservazione. Emerge una variazione dei valori di MET tra le diverse settimane e appare evidente la notevole differenza tra le prime 4 settimane (PRE, PVA1, 2, 3) e le ultime due, quelle relative al monitoraggio (MON1, 2). Per quanto riguarda le variazioni tra il periodo PRE e le 3 settimane di PVA è altresì possibile notare delle variazioni in positivo. Il soggetto pare aver seguito in modo conforme le indicazioni del PVA, tentando di perseguire gli obiettivi del piano stesso. L’aspetto interessante che riscontriamo nei grafici è la gradualità delle variazioni e ciò permette di confermare le nostre percezioni poiché anche le indicazioni, i micro-obiettivi, definiti nel piano stabilivano una gradualità in rispetto alle reali possibilità del soggetto da un punto di vista motivazionale e di tangibilità. Figura 4: Soggetto 2, MET nei diversi periodi Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Soggetto 2: METs nei diversi periodi LUN 4000 3500 3000 DOM MAR 2500 2000 1500 1000 500 0 SAB MER VEN GIO Figura 5: Soggetto 2, MET per ciascun gruppo di attività nei diversi periodi Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Pre Pva1 Pva2 Pva3 Mon1 Mon2 Soggetto 2, MET/attività periodo PRE Soggetto 2, MET/attività periodo PVA1 3500 3500 3000 3000 2500 Cura e personali Lavorative 2000 Cammino/trasporto Tempo libero 1500 Domestiche 2000 1500 1000 Sportive 1000 2500 500 500 0 0 LUN MAR MER GIO VEN SAB LUN DOM Soggeto 2, MET/attività periodo PVA2 MAR MER GIO VEN SAB DOM Soggetto 2, MET/attività periodo PVA3 3500 3500 3000 3000 2500 2500 2000 2000 1500 1500 1000 1000 500 500 0 0 LUN MAR MER GIO VEN SAB DOM LUN Soggetto 2, MET/attività periodo MON1 MAR MER GIO VEN SAB DOM Soggetto 2, METsattività periodo MON2 3500 3500 3000 3000 2500 2500 2000 2000 1500 1500 1000 1000 500 500 0 0 LUN MAR MER GIO VEN SAB DOM LUN MAR MER GIO VEN SAB DOM La Figura 5 rappresenta i MET per ciascun gruppo di attività nei diversi periodi del soggetto 2. Osservando la Figura si nota come i MET spesi nelle varie settimane sono medio bassi e aumentano, seppur di poco nelle varie settimane. Allo stesso tempo i grafici mettono in evidenza il peso di ciascun gruppo di attività durante la giornata e nella settimana. Si nota che nella settimana del PRE, i MET principali spesi provengono da attività del tempo libero. Ciò ci potrebbe sembrare interessante, poiché si potrebbe pensare che il soggetto abbia trascorso tempo all’aria aperta o abbia fatto passeggiate quindi una serie di attività che comunemente vengono associate al tempo libero; ma non è così, andando a leggere il cartaceo ci si è resi conto che le principali attività segnalate, all’interno del gruppo attività tempo libero, risultano essere categorie come: guardare la televisione in silenzio, inattività-lettura, inattività parlando al telefono, attività che lievemente diminuiscono nella prima settimana di PVA, ma che poi tornano delle successiva, per quasi scomparire nei monitoraggi. Cosa accade nelle settimane relative ai monitoraggi è offerto dall’attenta lettura della Figura: emerge un cambiamento nella Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 quotidianità . Il soggetto trascorre il suo tempo a svolgere attività lavorative che evidentemente hanno un peso MET elevato e si sostituiscono completamente alle attività del tempo libero. Non è detto che ciò sia un cambiamento dovuto al piano, ma ha permesso al soggetto di incrementare la propria quota di MET. Figura 6 Soggetto 2, numero passi nei diversi periodi SOGGETTO 2: N.PASSI NEI DIVERSI PERIODI LUN 20000 18000 16000 14000 DOM MAR 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 SAB MER VEN PRE PVA1 PVA2 PVA3 MON1 MON2 GIO Nella Figura 6 è rappresentato il numero di passi nei diversi periodi del soggetto 2. Dall’analisi dei passi della settimana PRE, il soggetto è stato definito come poco attivo e l’obiettivo rispetto all’incremento previsto dal PVA era di raggiungere i 10000 passi in almeno 7 giorni su 20 o di avere un incremento medio dai 1700 ai 2300 passi durante i 20 giorni. La linea rossa rappresenta il valore dei 10000 passi, valore che è stato preso come obiettivo di riferimento. Dalla Figura è possibile notare che il soggetto in 6 giorni raggiunge o supera i 10000 passi, e che i valori delle settimane di PVA, risultano essere in gran parte dei giorni superiori alla settimana PRE. Durante i 21 giorni di PVA il soggetto è stato contattato telefonicamente per chiedere come stava proseguendo la sua nuova “vita attivo” ma soprattutto il soggetto è stato sostenuto da un punto di vista motivazionale rispetto alla consapevolezza delle azione che Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 stava realizzando, attraverso il sistema di sms quotidiano. Il sistema di sms si è rivelato essere molto apprezzato (informazione ottenuta attraverso l’intervista) poiché non solo offriva riflessioni relativamente ai contenuti , ma apportava nuove conoscenze. Il sistema è stato valutato positivamente e su una scala di valori da 1 a 5, (1 poco efficace – 5 decisamente efficace), in cui il soggetto ha attribuito il massimo punteggio definendo gli sms come ciò che “…mi dava motivazione, mi rendeva felice e più motivata, anzi quando ero demotivata, l’sms mi motivava…”. Il soggetto è stato sottoposto ad una intervista “peri-trattamento” ed a una intervista “posttrattamento”, in cui sono state poste una serie di domande volte ad ottenere informazioni sul livello di consapevolezza di partecipazione al protocollo, sul livello di percezione del proprio comportamento rispetto al protocollo stesso. Nella prima intervista e per quanto riguarda informazioni generali, il soggetto ha confermato di ritenersi una persona poco attiva, relativamente informata sul concetto di SVA e decisamente pigra; con poca determinazione, particolarmente accompagnata da sensazioni di stanchezza, senza la reale volontà di smettere di fumare; la principale motivazione per cui si sposta e sceglie prevalentemente i mezzi a motore è la pigrizia, la fretta e l’incapacità di essere puntuale; relativamente alle informazioni specifiche sul PVA, ha riconosciuto di non essere particolarmente rispettosa di tutte le indicazioni del piano, ma per la tendenza a cedere alla pigrizia l’alibi per non aver raggiunto i 10000 passi al giorno è stato a ciò attribuito; relativamente alla spiegazione dei motivi per cui non intraprende una attività sportiva, definisce la sua posizione come “uno sforzo che non mi va di fare”. Come da protocollo, a seguito delle tre settimane di PVA, il soggetto si è attenuto a rispettare i tempi del monitoraggio e a sottoporsi all’ultima intervista, dalla quale è emerso che non si ritiene una persona completamente attiva ma allo stesso tempo poco di più rispetto a prima PVA; che forse non sarà in grado di mantenere lo scarso miglioramento ottenuto; che la pigrizia è la principale causa per cui ciò accadrà. Il soggetto è stato comunque molto determinata nel portare avanti con successo il protocollo e ciò che per esso era previsto (PVA e compilazione schede); non crede che sia cambiata ma allo stesso tempo ha acquisito consigli a sufficienza per poter provare a continuare da sola a migliorare lo SV; le sensazioni in generale dopo aver portato avanti il PVA sono positive rispetto al movimento e alla consapevolezza dell’importanza del suo ruolo (soprattutto relativamente all’esperienza del cammino). Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Relativamente all’uso del contapassi e al feedback rispetto al numero dei passi la percezione è stata positiva “guardare il contapassi e vedere il numero di passi mi motivava a camminare di più”. Alla domanda se il PVA fosse stato un peso o una guida, la risposta è stata, “entrambi, anche se mi è servito molto per provare a spronarmi”. Discussione e limiti della ricerca Lo studio presenta diversi limiti. Durante la preparazione dei materiali il gruppo di ricerca si è reso conto che le richieste nei confronti del gruppo di ricerca erano notevolmente impegnative (compilare le schede quotidianamente e indossare il contapassi), e che ciò avrebbe comportato problemi nella raccolta dei dati. Allo stesso tempo, sono state applicati e testati diversi strumenti e procedure. La forza dello studio, che ci ha rasserenato sull’aver perseguito gli obiettivi, sono stati le interviste e il sistema controllato di invio degli sms. Per quanto riguarda gli sms, non solo il contenuto dei testi, ma soprattutto il supporto che l’invio dei messaggi ha offerto ad ogni componente del gruppo campione; infatti ha permesso loro di percepire la costante presenza del gruppo di ricerca. Allo stesso tempo se ci fossimo limitati alla mera lettura dei dati quantitativi, avremmo perso molti dettagli, molte sfumature che sono emerse dalle interviste. Ciascun soggetto ha dichiarato di aver raggiunto una maggiore consapevolezza rispetto al proprio stato e sull’importanza del condurre una stile di vita attivo. Rispetto al caso presentato, si può affermare che lo stato di consapevolezza è stato raggiunto, e le evidenze le offrono le interviste ma anche i personali contatti avvenuti con il gruppo di ricerca; ma ancora il processo di cambiamento del proprio comportamento era solo ad una fase iniziale. In conclusione lo studio ha mostrato che quando si vuole approfondire il punto di vista delle persone soprattutto su temi delicati come “la conduzione della propria vita” non è possibile prendere per attendibili i soli dati numerici; Ha altresì mostrato quanto i sostegni, personale (gruppo di ricerca) o artificiale (sms), sono fondamentali per il coinvolgimento delle persone. Ha mostrato che pur agendo attraverso strategie pianificate e mirate non bastano quando ancora le persone non hanno scelto di intraprendere un percorso perché l’obiettivo deve essere l’incremento della capacità dell’individuo di operare scelte autonome e non Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 il semplice facilitare l’adesione a modelli d comportamento. L’obiettivo dovrebbe essere infatti l’incremento della capacità dell’individuo di operare scelte autonome e non il facilitare l’adesione a modelli di comportamento. Bibliografia: Ainsworth B, Haskell WL, Whitt MC (2000). Compendium of physical activity: an up date of activity codes and MET intensities. In Medicine and Sciences in Sport and Exercise 32: 498-516 Bandura A (1977). Self efficacy: toward a unifying theory of behaviour change. Psychological Rewired 84: 191-215 Brown DW (2004). Association between Physical Activity Dose and Health Related Quality of life. In Med. Sci. sports exerc 36: 890-896 Casperson CJ, Powell KE, Christenson GM (2008). Physical activity, exercise and fitness: definition and distinctions for health-related research. In Public Health Rep 100: 126-30; Craig CL, Marshall AL, Sjostrom M (2003) International Physical Activity Questionnaire: 12-country reliability and validity. In Medicine and Science in Sports and Exercise 35 (8) 1381-1395 De Cocker KA, De Bourdeaudhuij IM, Cardon GM (2007). The effect of pedometer use in combination with cognitive and behavioural support material to promote physical activity. In Patient Educ Couns PMID: 18036764 Guidelines for data processing and analysis of IPAQ – International physical Activity Questionnaire, 2005 Hillson M, Thorogood M (1996). A systematic review of physical activity promotion strategies. In British Journal of sport medicine 30: 84-89 IPAQ:12- Country Reliability and Validity (2003). In Med. Sci. Sport Exerc, Vol 35, N.8 pp 1381-1395 Marcus BH, Banspach SW, Lefebvre RC, Rossi JS, Carleton RA, Abrams DB (1992). Using the stages of change model to increase the adoption of physical activity among community participants. In American Journal of Health Promotion 6: 424-429 WHO –World Health Organization - Guidelines for a healthy lifestyle, 2004 Physical Activity and Health( 2008). U.S. Department of Health and Human Services, Center for Disease Control and Prevention, National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion , The President Council on Physical Fitness and Sport Sparling PB, Owen N, Lambert EV, Haskell WL (2000). Promoting physical activity: the new imperative for public health. In Health Education Research 15: 367-76 The world health report 2002. Reducing risks, promoting healthy life. Geneva, WHO 2002 Tudor Locke C, Bassett DR Jr (2004). How many steps are enough? Preliminary indices for public health. In Sport med 34(1): 1-8 Woods C, Mutrie N, Scott M (2007), Physical activity intervention: a Trans Theoretical model-based intervention designed to help sedentary young adults become active. In Health education research 17(4):451-6 Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 ESEMPLIFICAZIONI DI PIANI E PROGETTI presentati nel 2011/12 I seguenti piani di lavoro sono stati presentati per l’esame del corso 2011/12 dalle studentesse Arduini, Buonocore e Tata e sono stati valutati di ottima o buona qualità. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Corso%di%A)vità%Motoria%Preven2va%AA%2011/12% !Walkability:!il!nuovo!farmaco! Arduini!Monia!!! ! Rassegna!della!le*eratura! Sostenibilità!e!Sviluppi!futuri! 7% Prevenzione!osteoporosi,!camminare! insieme %ASP%servizio%sanitario%regionale% Basilicata%–%Azienda%sanitaria%locale%di% Potenza%(%a%Venosa)%15/04/2010% 7%% L a8vità!fisica!quale!prevenzione! dell osteoporosi %%InfoMed%doFor%S.% Respizzi%% 7%Libro% A8vità!fisica!e!salute!in!Europa.! Conoscere!per!agire %%Di%Nick%Cavill,Sonja% Kahlmeier,Francesca%Racioppi%%%%Armando% editore%2007%! Definizione!del!target! 7%%gruppo%di%donne%di%età%compresa%tra%i%%%% 40755%anni;%in%esame%signora%di%52%anni%%%%%%%%% 7%%Obie)vi:%s2molare%a%uno%s2le%di%vita% a)vo,%diver2mento,%autos2ma,% autoconsapevolezza,%migliorare% alimentazione%(+%calcio),%perdere% peso,prevenzione%patologie%(osteoporosi,% diabete…),%sollecitare%%il%tessuto%osseo% 7%Tempi:%6%mesi%…per%sempre% 7 %Metodologia:%1°incontro%%anamnesi%%del%soggeFo%(con%calcolo%BMI..)%%%%%%%%2°% incontro%presentazione%del%piano%di%a)vità;%consegna%del%% Diario%della%mia% Salute %che%verrà%man%mano%arricchito;%incontri%mensili%per%resoconto%ed% eventuali%modifiche%del%piano%a)vità;%somministrazione%del%RPE;%%creare% emozioni%per%mo2vare,%perché%sia%sostenibile;%a)vità%per%il%futuro% 7 %Metodi:%apprendere%per%situazioni,%obliquità%delle%situazioni,% corro/ cammino%quanto%posso % 7%le%a)vità%motorie%saranno%svolte%in%ambiente%non%struFurato%e%non%%%%% organizzato;%uso%di%bici,%mp3,%stereo,%quaderno%ad%anelli% %7%personal%trainer;%propos2%psicologo%e%nutrizionista%% %7%Aspe)%ambientali:%NEWS,%sociali%ed%economici% RisultaA!a*esi!e!Criteri!di!valutazione! 7%Strumen2%usa2:%BMI,%RPE,%NEWS,%% Diario%della%mia%salute ,%bilancia% 7 %Dopo%6%mesi%la%signora%ha%perso%10%kg,%si%sente%meglio%a%livello%fisico%e% mentale.%Vuole%con2nuare%l a)vità%motoria%anche%nei%prossimi%mesi% 7 %Camminare%è%l a)vità%favorita%% 7 %%migliore%mobilità%ar2colare,%meno%ansia,%benessere%generale% Corso%di%A)vità%Motoria%Preven2va%AA%2011/12% % indicare%in%S(trenghts)%i%pun2%di%forza;%in%(W)eaknesses)%i%pun2%di%debolezza;%% in%(O)pportuni2es%le%opportunità;%in%T(hreats)%le%minacce I%Non%c’è%un%piano% struMurato%%I%%libera%nei% suoi%tempi%–%seguita% anche%a%distanza%%I% impara%sin%da%subito%ad% essere%autonoma%–% apprende%per%emozioni% –%rivalutazione%di%sé%% I%Non%avendo%“impegni”% di%a)vità%potrebbe%non% farli%–%%potrebbe%sen2rsi% non%seguita%–%rinuncia%se% non%ci%sono%risulta2% immedia2%%I%non% meMersi%in%gioco%–% vissuto%corporeo%I%ansia% I%Socializzare/ confrontarsi%con%le%altre% signore%del%gruppo%–% imitazione%da%parte%di% altre%donne%–%%crea% curiosità%–%non%costa% denaro%–%proa)vità%% I%InfrastruMure%ed% este2ca%–%sen2rsi%in% imbarazzo%–%troppo% caldo%–%%non%con2nuità% dell’a)vità%per%causa% mal%tempo% Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 Corso%di%A)vità%Motoria%Preven2va%AA%2011/12% NATURA&E&MOVIMENTO& BUONOCORE(GIUSY(% % Rassegna'della'le*eratura' 7%Ministero%del%lavoro%della%salute%e% delle%poli2che%sociali% h=p://burc.regioneCampania.it% 7%Na2onal%Trust%50%cose%da%fare% prima%dei%12%anni% 7%Obie)vi%CARS%% do=.essa%Cris2na%Cor2s% 7Linee%guida%ACSM%sovrappeso%e% obesità% Definizione'del'target' 80%bambini%8713%anni%% Ambito%di%applicazione:% Piazza%Ma=eo)%e%strade%adiacen2% Terreni%agricoli% 7Obie)vi:%% Prevenzione%patolog.non% trasmissibili% Conoscere%le%modalità%di%%%%%%%%%%%%% col2vazione%e%raccolta% Diver2mento,%socialità%e% cooperazione%% Sostenibilità'e'Sviluppi'futuri' 7tempi:%7%mesi%aprile7o=obre,%3v/se)mana% %7metodologia:% %scelta%casuale%dei%bambini% %a)vità%fisica%e%cambiamento% %valutazione%massa%corporea% %obie)vi%CARS% %Programmazione%a)vità%ACSM% %7materiali:stru=urato,%non%stru=urato,%di%recupero% %7RUIM:Gruppo%laurea2%AMP,%Comune,%dirigen2%%%% scolas2ci,proprietari%terrieri,%animatori,%bar.% Risulta3'a*esi'e'Criteri'di'valutazione' Consapevolezza%della%predisposizione%alle%a)vità% Conoscenza%dire=a%animali,%provenienza%dei%cibi% Input%per%costruire%il%proprio%s2le%di%vita%% Conoscenza%di%strumen2%per%la%valutazione%BMI% 7Criteri%valutazione:% Diary%of%my%health%' A)vità%fisica%e%cambiamento% Valutazione%BMI% ' Corso%di%A)vità%Motoria%Preven2va%AA%2011/12% % indicare%in%S(trenghts)%i%pun2%di%forza;%in%(W)eaknesses)%i%pun2%di%debolezza;%% in%(O)pportuni2es%le%opportunità;%in%T(hreats)%le%minacce I%Provare%a)vità% differen2% I%Fondi%comunali% I%Mezzi%di%trasporto% I%Rapporto%% bambinoIanziano% IScelta%casuale% bambini% IAssenza%di%pista% ciclabile% ICompilazione% ques2onari% S% ICooperazione% gruppi% I Riduzione% traffico% I%Aria%pulita%% I%u2lizzo%spazio% non%usato% % O% W% ICondizioni% clima2che% I%Fondi%comunali% I%ritardi%eccessivi% mezzi% I%disponibilità% genitori% % Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 T% Corso di Attività Motoria Preventiva AA 2011/12 PROGETTO':'SANE'E'FORTI' Tata'Elisa! Sostenibilità!e!Sviluppi!futuri! Rassegna!della!le*eratura! !sondaggio)Istat)2005) ! Fisiopoint) ! )Italiasalute.it) ! !aGvità)motoria)e)ricreaDva)basata)su)aGvità)quoDdiane) !interazione)generazionale)) ! Interculturalità) ! Interazione)tra)struIure)e)enD)diversi,)apparentemente) lonatni) ! Riproduzione)del)progeIo)su)una)fascia)di)età)più)giovane) ! Riproduzione)del)progeIo)in)altri)comuni) ! Cinvolgimento)di)altre)struIure)()usl)) Definizione!del!target! !15)–)20)donne) !età:)60)!)75)anni) Risulta3!a*esi!e!Criteri!di!valutazione! !)Comprensione)dell’espressione)“qualità)della)vita) ! Concezione)del)movimento)come)una)vera)e)propria) terapia)prevenDva)o)curaDva) ! Visite)mediche) ! quesDonari! Corso di Attività Motoria Preventiva AA 2011/12 indicare in S(trenghts) i punti di forza; in (W)eaknesses) i punti di debolezza; in (O)pportunities le opportunità; in T(hreats) le minacce PUNTI DI FORZA Utilizzo di strutture già presenti Attività facilmente riproducibili Interculturalità Rapporti con la famiglia OPPORTUNITA Riproduzione del progetto in posti diversi o con persone diverse Permette l interazione generazionale e sociale (piscina, feste) Proporre un interazione con il centro anziani, magari con attività diverse Creare due sedi, una in centro , una in periferia. Borgogni Dispensa Attività Motoria Preventiva AA 2012/13 PUNTI DI DEBOLEZZA Alcune attività dipendono da enti esterni Conformazione territoriale sfavorevole Non c è interazione con il gruppo anziani MINACCE mancata collaborazione del comune o dell associazione sportiva Cambio di gestione della piscina Mancato sostegno delle famiglie