VIAGGI SPAZIALI Tra realtà e fantascienza, come spostarsi e sopravvivere nello spazio: dalla Stazione Spaziale Internazionale alle colonie spaziali immaginate per il futuro dell’umanità. A cura di Carlotta Federici PROBLEMI DA AFFRONTARE PER VIAGGIARE NELLO SPAZIO • Propulsione • Controllo atmosfera interna (pressione, temperatura, composizione) • Produzione energia elettrica (per l’illuminazione dell’ambiente e il funzionamento dei sistemi elettronici) • Alimentazione • Micrometeoriti e spazzatura spaziale • Radiazioni e particelle dannose • Gravità (l’assenza di gravità o la sua forte riduzione microgravità - determina numerosi effetti sugli esseri viventi) LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (1) Nel 1998 è iniziata la costruzione “on orbit” della ISS (International Space Station), che rappresenta un avamposto della presenza umana nello spazio, essendo abitata continuativamente, dal 2 novembre 2000, da almeno 2 astronauti. La stazione, in orbita attorno alla Terra ad una quota che varia tra 240 e 400 km, dovrebbe essere completata per la fine del 2011 e rimanere in funzione almeno fino al 2015. Stemma della Stazione Spaziale Internazionale LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (2) Per mantenere in vita l’equipaggio, è necessario prestare attenzione a tutti i problemi citati prima. Per questo interviene un complesso sistema di controllo, il Life Support System, che gestisce l’ambiente della stazione e il supporto vitale. L’energia elettrica è fornita da pannelli fotovoltaici. Lo scopo primario della ISS è quello di fornire un ambiente adatto all’esecuzione di esperimenti che necessitano di condizioni particolari, difficilmente riproducibili sulla Terra, e che possono anche richiedere studi estesi nel tempo. I principali campi di ricerca comprendono la biologia, la medicina, la fisica, l’astronomia e Il comandante della Expedition 8, Michael Foale, conduce un’ispezione del la meteorologia. “Microgravity Science Glovebox”. COLTURE IDROPONICHE (1) Radici di piante cresciute con colture idroponiche Per risolvere (almeno in parte) il problema dell’alimentazione, si sta studiando la possibilità di coltivare piante nello spazio. Si possono sfruttare, ad esempio, le cosiddette colture idroponiche, che non vengono disposte sul suolo, ma in una soluzione acquosa contenente tracce di sostanze nutrienti. Gli elementi nutritivi possono essere disciolti in poca acqua, che scorra attraverso le radici con un flusso continuo, in modo che il nutrimento sia sempre disponibile alle concentrazioni giuste per ogni tipo di pianta. COLTURE IDROPONICHE (2) Per fare un esempio, alcune varietà di frumento sono state studiate e prodotte in ambienti artificiali, e potrebbero costituire un tipo di coltivazione spaziale futura. Questo tipo di pianta può produrre un raccolto idoneo all’alimentazione più in fretta e in maggiore quantità rispetto alle varietà tradizionali coltivate nei campi. I prodotti vegetali adatti allo spazio derivano Una varietà nana di frumento nella da incroci e selezioni di varietà camera di produzione di biomassa terrestri, resi possibili dalle del Kennedy Space Center, in grado biotecnologie. di essere raccolta in 85 giorni. VELE SOLARI (1) Per risolvere il problema della propulsione senza la necessità del trasporto e del rifornimento di carburante, è attualmente in studio una tecnica che permette di sfruttare la radiazione proveniente dal Sole. Il sistema consiste nell’utilizzare una sorta di “vele solari”, enormi pannelli sottilissimi in grado di catturare la quantità di moto della radiazione solare, accelerando progressivamente. VELE SOLARI (2) La sonda giapponese IKAROS (Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation Of the Sun), lanciata il 21 maggio 2010, è la prima astronave al mondo ad utilizzare la “vela solare” come propulsore principale. Lo scopo primario della missione è proprio quello di testare questa tecnologia. Foto di IKAROS Visione artistica di LightSail-1 Un altro progetto basato su questo tipo di propulsione è LightSail, sviluppato dalla Planetary Society. Il programma, che (se non si presenteranno problemi) sarà composto da 3 missioni, comincia con il lancio della sonda LightSail-1, previsto per la fine del 2010. ANELLI ROTANTI Il problema della mancanza di gravità potrebbe essere risolto con la presenza di una forza sostitutiva a questa, come la forza centrifuga. E’ la soluzione adottata da Arthur Clarke per la stazione spaziale mostrata nell’immagine (riprodotta nel film 2001:Odissea nello spazio), che è costruita ad anello rotante, con la fascia esterna percepita come il basso e l’asse che indica l’alto. Veicoli spaziali di questo tipo sono però ancora irrealizzabili dalla nostra tecnologia. CILINDRO DI O’ NEILL CILINDRO DI O’ NEILL (1) Si tratta di un progetto di habitat spaziale proposto dal fisico Gerard O’ Neill nel libro The high frontier: human colonies in space (1976). Consta di 2 cilindri collegati controrotanti, in grado di produrre una “gravità artificiale” sulle loro superfici interne, grazie alla forza centrifuga. Ogni cilindro ha un diametro di 8 km e può raggiungere i 32 km di lunghezza. CILINDRO DI O’ NEILL (2) La superficie interna di ogni cilindro è divisa in 6 strisce di area uguale: 3 sono finestre, 3 sono “terra”. Della struttura fanno parte anche un anello dedicato all’agricoltura e un blocco industriale. TORO DI STANFORD (1) Progetto di habitat spaziale presentato nel 1975 al NASA Summer Study, svoltosi presso l’Università di Stanford. Consiste in un toro con 1.8 km di diametro, che ruota compiendo un giro al minuto, in modo da creare una “gravità artificiale” simile a quella terrestre. L’anello è collegato al nucleo centrale da una serie di raggi, attraverso i quali possono viaggiare persone e materiali. TORO DI STANFORD (2) All’interno del toro, grazie all’importazione di terreno proveniente dalla Luna, può essere simulato un ambiente “terrestre”. La stazione viene quindi divisa in diverse sezioni: agricola, residenziale, industriale, ricreativa. Una produzione agricola intensiva e ben controllata può fornire il cibo necessario alla sopravvivenza di migliaia di persone. Area agricola di un Toro di Stanford. TORO DI STANFORD (3) Area residenziale di un Toro di Stanford. CATTURA DI UN ASTEROIDE Per reperire le materie prime necessarie alla costruzione di queste astronavi del futuro, si potrebbe pensare di catturare un asteroide. In questa tabella è calcolato, in miliardi di dollari, l’ipotetico valore commerciale delle risorse minerarie contenute in un asteroide di tipo M del diametro di 1 km. Il Platino è erroneamente indicato con Pl