N ume r o qu ar a nt ac in que - Ge nn a i o 2009 Pagina 2 « Gli astri “in diretta”: le studentesse incontrano la scienza Sin da piccolo mi affascinava lo spazio e quello di diventare astronauta è sempre stato il mio sogno. A 27 anni ho ripreso il mio sogno nel cassetto e, piano piano, sono riuscito a diventare astronauta».Così Paolo Nespoli, che è intervenuto alcune settimane fa al Collegio Nuovo insieme al professor Giovanni Bignami, Accademico dei Lincei e ordinario di Astronomia e Astrofisica dello Iuss. Tema della serata l’esplorazione dello spazio: un’anteprima del Collegio Nuovo per il 2009 Anno mondiale dell’astronomia. A confronto due “star” di eccezionale livello: un pioniere della ricerca astronomica interdisciplinare e ricco di doti divulgative (autore del redente libro “L’esplorazione dello spazio”, edito da Il Mulino) e un astronauta dell’Agenzia spaziale europea, ingegnere progettista, che è rimasto in orbita per quindici giorni, due ore e ventitre minuti nel corso della missione Esperia e ha anche parlato in diretta dallo spazio con il Presidente della Repubblica Napolitano. Paolo Nespoli ha spiegato di essere attualmente impegnato nelle attività post-volo che seguono il rientro a terra dello Space Shuttle Discovery, in volo dal 23 ottobre al 7 novembre 2007. La missione ha consentito di installare sulla stazione spaziale internazionale un ulteriore elemento strutturale essenziale per l’ampliamento della stazione stessa, con l’inserimento del laboratorio europeo Columbus. Nespoli ha portato a termine una serie di esperimenti europei nel campo della biologia e della fisiologia umana, prendendo inoltre parte ad attività di carattere educativo. «L’Agenzia spaziale europea – ha spiegato Nespoli – sta lavorando per inviare una nuova missione sulla stazione spaziale internazionale per il 2010. Sarà una missione di lunga durata, di sei mesi. L’equipaggio sarà formato da sei persone: tre russi, due statunitensi e io. Negli anni a venire le attenzioni saranno concentrate sulla missione che porterà l’uomo su Marte. Sarà complicato andarci. E’ un pianeta relativamente vicino ma lontano, date le capacità tecniche attuali! E’ difficile immaginare oggi come sarà il volo verso il Pianeta Rosso. Probabilmente partirà una flotta di numerose astronavi. Un ragazzo che oggi ha 10-20 anni può aspirare a partecipare a quella che sarà una straordinaria avventura della durata di almeno due anni: uno per andarci e uno per tornare». Bignami, da parte sua, ha delineato gli scenari dell’astronautica nei prossimi decenni: «La stazione spaziale internazionale avrà una vita di ancora dieci anni. Già oggi è però necessario pensare a cosa fare dopo, cioè a costruire una nuova struttura orbitale che funzionerà da cantiere navale per assemblare l’astronave a propulsione nucleare che ci porterà su Marte fra trent’anni». L’ASTRONAUTA E LE NUOVINE Pubblichiamo la traduzione italiana dell’editoriale di Giovanni Bignami, Accademico dei Lincei, ex-presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana e professore di Astronomia e Astrofisica all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, apparso sul quotidiano britannico Herald Tribune del 26 novembre 2008 P otrebbe essere una grande opportunità per lo spazio in Europa, ammesso che non venga buttata via. I ministri dei 18 paesi dell’Agenzia Spaziale Europea si incontreranno tra pochi giorno all’Aia per decidere la politica e il budget dell’Agenzia dei prossimi tre anni. L’Italia avrà la Presidenza. Le potenze spaziali del mondo osserveranno attentamente: dalla Cina, che va decisa verso la Luna, alla Russia, sempre misteriosa, all’India, in crescita a un ritmo vertiginoso, al Giappone e ad altri. Ma, soprattutto, la Nasa presterà particolarmente attenzione. L’opportunità per l’Europa potrebbe venire fuori L’editoriale sull’ Herald Tribune PAOLO NESPOLI TRA LE STUDENTESSE DEL COLLEGIO NUOVO Crisi? Una ragione in più per guardare alle stelle Giovanni Bignami proprio dalla data scelta per l’incontro. La nuova amministrazione Usa di Barack Obama non ha ancora stabilito una nuova politica per la Nasa e si potrebbe sentire più libera di prima nel tenere in conto la posizione europea. Una nuova dimensione di collaborazione potrebbe allora svilupparsi tra le due potenze spaziali più importanti del mondo. Ecco perché è imperativo che i ministri d’Europa pensino in grande. In gioco non c’è soltanto un New Deal con la Nasa, ma ben di più: una presenza significativa sulla attuale e futura scena spaziale mondiale. Se i ministri perdessero questa opportunità a causa dei loro soliti antagonismi parrocchial-nazionalistici non ci sarà un’altra possibilità per tre anni. Ma, a quel punto, il resto del mondo sarà andato avanti, relegando l’Europa nella periferia dello spazio. Pensare in grande in un momento di crisi finanziaria? Ma certo, è proprio la cosa da fare. Nel 1656 il papa Alessandro VII Chigi fece molta fatica a convincere i suoi cardinali a finanziare il colonnato del Bernini che incornicia piazza San Pietro. Quella del Bernini era la più bella, grandiosa e audace di tutte le proposte ricevute. Ma, naturalmente, era anche la più cara. I cardinali continuavano a ripetere che il paese attraversa- Il giornale di Socrate al caffè Direttore Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra Editore: Associazione “Il giornale di Socrate al caffè” va una profonda crisi economico finanziaria, e tecnicamente avevano ragione, davanti a un crollo vertiginoso dell’equivalente seicentesco della borsa valori del Vaticano. Ma Papa Chigi (che diede il nome a Palazzo Chigi …) aveva la visione che le circostanze richiedevano. Senza dubbio con un po’ d’aiuto dallo Spirito Santo, convinse i suoi spilorci cardinali che un progetto grandioso era esattamente quel che ci voleva in un momento di crisi. Oltre ad essere bellissima, la costruzione di tutte quelle colonne creava un sacco di lavoro di posti di lavoro, proprio quello che ci voleva per stimolare l’economia. Come risultato, oggi, entrando in piazza San Pietro, restiamo a bocca aperta e pensiamo con gratitudine a un papa coraggioso. L’Europa e l’Esa (l’Ente Spaziale Europeo, ndr) hanno di che essere fiere dei loro recenti successi: dall’osservare l’origine dell’antimateria nel centro della nostra galassia, dal fotografare la dinamica dell’atmosfera venusiana, dal controllare la Terra con il più grande satellite al mondo dedicato all’ambiente, dall’attraccare il primo veicolo europeo alla Stazione spaziale internazionale, al laboratorio Columbus sulla Ssi stessa, al far partire Galileo - il programma europeo di naviga(Continua a pagina 3) Ecco dove viene distribuito gratuitamente “Il giornale di Socrate al caffè” (iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale) Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia 0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 [email protected] Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Paolo Torres (fotografie) Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia Comitato editoriale: Paolo Ammassari, Silvio Beretta, Franz Brunetti, Davide Bisi, Giorgio Boatti, Angelo Bugatti, Claudio Bonvecchio, Roberto Borri, Roberto Calisti, Gian Michele Calvi, Mario Canevari, Mario Cera, Franco Corona, Marco Galandra, Anna Giacalone, Massimo Giuliani, Massimiliano Koch, Isa Maggi, Arturo Mapelli, Anna Modena, Alberto Moro, Federico Oliva, Davide Pasotti, Fausto Pellegrini, Aldo Poli, Vittorio Poma, Paolo Ramat, Carlo Alberto Redi, Antonio Maria Ricci, Giovanna Ruberto, Antonio Sacchi, Dario Scotti. Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002 Il giornale di Socrate a... pagina 2 Edicola Marzani Corso Cairoli - Pavia Edicola Mastantuomo Strada Nuova 1/E - Pavia venerdì 16 gennaio 2009 23.26 Magenta Ciano Giallo Nero Numero quarantacinque - Gennaio 2009 Pagina 3 Gli astri “in diretta”: le studentesse incontrano la scienza (Continua da pagina 2) zione - l’Esa può guardare agli ultimi anni come i migliori della sua vita di trentatre anni come potenza spaziale. Nel frattempo la Nasa, il nostro fratello maggiore, ha fatto perfino di più. Pensiamo all’incredibile esplorazione robotica della superficie di Marte, al recupero di polvere cometaria intatta, al lancio di Fermi, cioè del più potente osservatorio gamma mai costruito. Tutto ciò pur proseguendo senza esitazioni il completamento della Stazione spaziale internazionale e cercando con determinazione di dare un senso alla visione del presidente George W. Bush, nel 2004, sul “ritorno sulla Luna”. E’ vero, la Nasa incontra enormi problemi di cassa in questo suo sforzo, ma, alla fine, è una nazione sola con un programma solo, è da mezzo secolo nello spazio. E guarda avanti! La vecchia Europa, invece, è ancora molto lontana dall’essere un’unica nazione. Quando Terenzio scrisse “quot homines, tot sententiae” non pensava che si sarebbe potuto applicare alle nazioni che pensano solo alle proprie priorità interne. L’Esa rappresenta 16 dei 27 stati dell’Unione Europea, più Svizzera e Norvegia che nell’Unione non sono. Sono comunque più di venti secoli di storia, più di venti lingue e una pesante eredità. La prima sfida è proprio in questa diversità culturale nel trovare una concordia e trasformare la diversità in ricchezza. Però, almeno per la scienza, gli europei hanno dimostrato di essere capaci di trovare accordi. Basta pensare al Cern, il Laboratorio europeo della fisica, partito sulle rovine di una guerra devastatrice e ora campione del mondo. Gli scienziati spaziali europei hanno costruito insieme la loro Cosmic Vision, un libretto dove presentano le priorità europee, ma offrono anche possibilità di collaborazione con la Nasa e altre agenzie. Tutto ciò dovrebbe dare ai ministri un senso di sicurezza; gli scienziati sono ben organizzati e sanno cavarsela, garantendo un buon uso di quella piccola frazione del budget dell’Esa (circa il 12%) dedicato alla scienza. Dobbiamo ringraziare i padri fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea per avere assicurato alla scienza una nicchia protetta. Loro sapevano quanto essenziale sia un programma scientifico come fondamento di tutte le applicazioni. Ma lo spazio europeo è molto di più che scienza: scherzando si dice che Esa vuol dire Esplorazione, Scienza, Applicazioni. E la brutta faccia della discordia potrebbe apparire, ma speriamo di no, proprio nell’esplorazione sia robotica sia umana. L’Europa ha già mostrato quanto valga nell’esplorazione del Sistema solare. L’Esa ha Il giornale di Socrate a... pagina 3 AI GOVERNI DELL’EUROPA «Date più soldi all’esplorazione dello Spazio!» E’ l’appello dell’astrofisico ai Ministri dell’Unione chiamati a decidere sull’ESA UN’IMMAGINE DI MARTE. NELLA FOTO SOPRA, GIOVANNI BIGNAMI visitato tutte le atmosfere del nostre Sistema solare e un robot europeo sarà il primo ad atterrare su una cometa. Ma c’è il pericolo, se non sarà capace di pensare in grande e in armonia, che l’Esa perda la possibilità di essere la prima anche a fare l’esplorazione tridimensionale della superficie di Marte. La missione Exomars, che prevede per la prima volta il carotaggio della superficie marziana fino a due metri di profondità, è adesso alla nostra portata, nonostante i grossi problemi di costi e tempi. Exomars sarà una manna di innovazione tecnologica, soprattutto per l’industria spaziale italiana, che conduce il progetto. Bisogna assolutamente trovare una soluzione di contenimento dei costi: non possiamo fallire. Una risposta potrebbe essere in una più profonda collaborazione con la Nasa e con la Russia. Esplorazione significa però anche mandare esseri umani nello spazio, prima di tutto alla Stazione spaziale internazionale. Abbiamo tuttavia tutti quanti un grande problema. In previsione della fine del programma Shuttle, l’accesso alla Stazione diventa difficile, aspettando il Godot di un nuovo sistema di trasporto della Nasa. E, per favore, non cadiamo nel dilettantismo di pensare che il settore privato possa sostituire quello pubblico, almeno nel prossimo decennio, che è poi il tempo di vita utile della stazione. Grazie a Dio, al momento ci sono i nostri amici russi con la vecchia e gloriosa Soyuz. Ma il prezzo del suo utilizzo per noi, naturalmente, aumenterà alquanto. E l’Europa? Certo noi abbiamo già un potente lanciatore, un eccellente sistema di trasporto merci e un attivo corpo di astronauti che aspettano solo di andare a piroettare sulla Stazione. Insomma, siamo pronti anche noi per l’esplora- zione umana. Per portare un equipaggio europeo nello spazio si richiede semplicemente di avvitare qualche seggiolino nella capsula cargo (e sapranno ben farlo sia a Brema sia a Torino) e naturalmente di pensare a un rientro della capsula cargo un po’ più dolce che non l’attuale, con la capsula cargo che brucia al contatto con l’atmosfera. Perché essere incapaci di portare i propri astronauti nello spazio è un limite inaccettabile per un continente che voglia darsi un futuro spaziale. Specialmente, poi, come nel caso dell’Europa, quando siamo così vicini all’obiettivo. Se poi pensiamo a una visione più a lungo termine, dopo la Stazione spaziale, ancora una volta abbiamo bisogno di una collaborazione molto più stratetta con la Nasa. I nostri riferimenti devono essere la Cina e l’India, paesi non più emergenti ma largamente emersi nello spazio, che, pur avendo un disperato bisogno di attività applicative per la sopravvivenza (molto più di noi) scelgono di investire in esplorazione spaziale. In Europa dovremmo vedere questo segnale forte e chiaro e cominciare almeno a studiare le tecnologie necessarie per andare al di là della Terra. L’ultimo punto che voglio trattare, che non è l’ultimo per importanza, è quello dei programmi relativi alle applicazioni. Sono programmi dedicati a obiettivi di politica pubblica europea, basati sulle esigenze delle industrie e della qualità della vita dei cittadini singoli. Esigenze intellettuali che sono invece soddisfatte dal programma scientifico e di esplorazione. Gli argomenti delle applicazioni sono ben noti: dal monitoraggio globale del nostro ambiente alla meteorologia, alle tecnologie per la navigazione che completeranno Galileo, alle telecomunicazioni. Su tutto questo è in corso un dibattito tipicamente europeo tra l’Esa e l’Unione Europea. L’Ente spaziale pensa che l’Unione dovrebbe prendersi carico di gran parte dei costi di questi programmi proprio a causa della loro importanza politica e che la Esa stessa debba finanziare la parte di sviluppo, lasciando il resto all’Unione. L’Unione Europea, essenzialmente, ci sta ancora pensando. Nel frattempo, l’Esa dovrebbe prendere l’iniziativa. Dovrebbe scegliere di far partire, o di rafforzare, programmi come quello dedicato al controllo globale dell’ambiente e della sicurezza e altri nei quali c’è spazio per l’innovazione, pensando anche a integrare applicazioni spaziali con sistemi terrestri, educando i potenziali utenti. Naturalmente, quando si fa la somma di E+S+A, come descritto sopra, viene fuori un conto che getta nel panico i ministri europei delle finanze, soprattutto in un momento di crisi, come ci ripetono. Sono in gioco investimenti di più di dieci miliardi di euro su tre anni. Ma i ministri dovrebbero cogliere l’occasione, proprio perché siamo in una crisi. Un simile investimento avrà un beneficio duraturo sull’economia globale del continente; contribuirà a costruire quella società basata sulla conoscenza, che è alla base dell’Unione Europea, mentre farà dell’Europa del futuro una vera protagonista di tecnologia ed innovazione. Vogliano quelle bellissime ed eterne colonne del Bernini ispirare i nostri ministri spaziali, prima fra tutti la nostra ministra Gelmini, Presidente della riunione. Noi, gli scienziati di oggi, non possiamo, purtroppo, chiamare in aiuto lo Spirito Santo. Giovanni Bignami venerdì 16 gennaio 2009 23.26 Magenta Ciano Giallo Nero