Biol. Mar. Mediterr. (2008), 15 (1): 184-187 M. Caffara, D. Florio, A. Gustinelli, M.L. Fioravanti Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Università di Bologna, Tolara di Sopra, 50 – 40064 Ozzano Emilia (BO), Italia. [email protected] DIAGNOSTICA MOLECOLARE DELLE MALATTIE DEI PESCI CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE MIXOSPORIDIOSI MOLECULAR DIAGNOSIS OF FISH DISEASES WITH PARTICULAR REFERENCE TO MYXOSPORIDIOSIS Abstract - Developments in molecular biology have led to a rapid growth in new methods for diagnosing fish diseases. Identification of parasitic infections still, as traditionally, relies on skilled and experienced microscopists and traditional taxonomy is vital in the study of Parasitology. Nevertheless, novel methods can make important contributions to the taxonomy, diagnosis and screening for parasitic infections. Key-words: molecular diagnosis, fish diseases, parasitic diseases, Myxozoa. In linea generale, prima dell’avvento delle tecniche molecolari, la diagnosi delle malattie dei pesci si basava principalmente sull’isolamento dell’agente eziologico, e sua identificazione su base morfologica/fenotipica, oppure mediante esami istologici e sierologici. L’impiego della diagnostica molecolare ha permesso invece di poter determinare direttamente l’agente eziologico implicato attraverso l’evidenziazione del suo materiale genetico e di estendere così la diagnosi anche a quegli organismi per i quali l’isolamento non era possibile o per cui non erano disponibili tecniche diagnostiche tradizionali affidabili (Cunningham, 2002). Considerando l’elevata specificità di queste metodiche è inoltre possibile determinare la presenza di polimorfismi o mutazioni relazionando così le caratteristiche genotipiche quelle fenotipiche (Cunningham, 2002). Nel caso delle malattie parassitarie, l’applicazione delle tecniche parassitologiche tradizionali (Gibson, 1992; Monis, 1999) risulta ancora di fondamentale importanza, anche se l’impiego della biologia molecolare è in grado di fornire un importante supporto soprattutto per quanto riguarda gli studi tassonomici ed epidemiologici. A tutt’oggi il gene che viene più largamente impiegato per la diagnostica delle malattie parassitarie in acquacoltura è rappresentato dal DNA ribosomale (rDNA). Questo gene è infatti un ottimo target in quanto presente in multicopia, organizzato in tandem repeat lungo il genoma ed altamente conservato, permette l’impiego di primers universali per l’amplificazione (Medlin et al., 1988). La sequenza di questo gene mostra inoltre la presenza di zone variabili che possono essere sfruttate per assegnare gli organismi ad un livello tassonomico specifico (Gasser e Hoste, 1995; Hershkovitz e Lewis, 1996; Kent et al., 1998; Zhu et al., 1998; Andree et al., 1999a,b). A tal proposito appare interessante sottolineare come, anche se molti gruppi tassonomici sono facilmente identificabili in base a criteri morfologici e morfometrici, per altri l’identificazione su base morfologica risulti estremamente indaginosa in quanto i caratteri tassonomici di specie sono difficilmente distinguibili (Cunningham, 2002). Un esempio dell’importanza di associare le tecniche parassitologiche tradizionali a quelle molecolari è rappresentato dall’approccio diagnostico alle mixosporidiosi, malattie parassitarie sostenuti da organismi del phylum Myxozoa. I Myxozoa sono metazoi endoparassiti obbligati di invertebrati, prevalentemente Anellidi e Briozoi, e vertebrati, generalmente pesci e più raramente rettili (Eiras, 2005; Garner et al., 2005), uccelli (Bartholomew et al., 2008, in press), anfibi (Jirku et al., 2006) e mammiferi (Kent et al., 2001; Prunescu et al., 2007). La classificazione di questi parassiti è stata ed è tutt’ora molto controversa. Il phylum Myxozoa è rimasto Diagnostica molecolare delle malattie dei pesci con particolare riferimento alle mixosporidiosi 185 suddiviso in due classi, Myxosporea e Actinosporea, fino ai primi anni ’90, quando vennero recepite le indicazioni fornite da Wolf e Markiv (1984) riguardo alle fasi di sviluppo di questi parassiti negli ospiti vertebrati e invertebrati. Gli autori dimostrarono infatti che gli appartenenti alle due classi non erano altro che diversi stadi di sviluppo dello stesso parassita e che il ciclo biologico si realizzava con una alternanza tra due ospiti: uno invertebrato in cui avviene la riproduzione sessuata con la formazione di “actinospore” e uno vertebrato (prevalentemente pesci) in cui avviene quella asessuata che esita nella formazione di “mixospore”. Da allora questo tipo di alternanza è stata dimostrata in circa 25 specie che parassitano pesci d’acqua dolce (Kent et al., 2001) e recentemente anche per alcune specie dei pesci marini (Koie et al., 2004; Bartholomew et al., 2006). Attualmente sono state descritte circa 2200 specie appartenenti a 65 generi negli ospiti vertebrati (mixospore) e 18 gruppi collettivi in quelli invertebrati (actinospore) (Dykovà e Lom, 2007). L’identificazione di entrambi gli stadi di sviluppo si basa principalmente sulla morfologia delle spore (Lom e Arthur, 1989; Lom e Dyková, 1992; 2006), specificità d’ospite e, solo nel caso delle mixospore, tropismo tissutale (Molnàr, 1994, 2002). Nonostante Lom e Arthur (1989) e Lom et al. (1997) abbiano fornito delle chiavi identificative dettagliate per meglio uniformare l’identificazione dei due stadi di sviluppo, questi parassiti sono caratterizzati da una variabilità morfologica e morfometrica intraspecifica che rende l’identificazione morfologica a livello di specie piuttosto indaginosa se non supportata dalle indagini molecolari. Studi condotti sulla SSU rDNA (18S rDNA) hanno evidenziato che il phylum Myxozoa è separato dal punto di vista filogenetico in due clade ben distinti, non in base alla morfologia delle spore, ma a seconda dell’habitat dei loro ospiti, marino e dulciacquicolo. I subclade invece raggruppano generi diversi a seconda della localizzazione nell’ospite, indipendentemente dalla morfologia della spora, distinguendo così specie celozoiche, a tropismi intraluminale e specie istozoiche a localizzazione tissutale extracellulare o intracellulare. Interessante appare anche il fatto che, dal punto di vista filogenetico, specie appartenenti allo stesso genere (con spore identiche morfologicamente) possano essere separate o, per contro, differenti generi possano raggrupparsi in uno stesso cluster (Lom e Dyková, 2006). Attualmente le indagini molecolari condotte su questo phylum sono volte principalmente a svelare il loro complesso ciclo biologico, il range di ospiti e l’alternanza dei due stadi di sviluppo. Quest’ultimo punto risulta particolarmente interessante in quanto la morfologia delle due forme mixosporea (vertebrato) / actinosporea (invertebrato) è completamente differente e quindi solo attraverso l’analisi genetica può essere possibile stabilire una relazione tassonomica. Ad esempio applicativo verrà di seguito descritto un episodio di mixosporidiosi muscolare osservata in pesci rossi (Carassius auratus auratus) allevati sul territorio nazionale con ricostruzione del ciclo biologico dell’agente eziologico attraverso identificazione della fase actinosporea nell’ospite invertebrato. Macroscopicamente i pesci presentavano due neoformazioni ellissoidali circoscritte alla zona posteriore della testa. L’esame microscopico del contenuto delle lesioni evidenziava la presenza di spore riferibili morfologicamente a parassiti Myxozoa ed in particolare al genere Myxobolus. Le spore sono state quindi sottoposte ad identificazione molecolare amplificando il 18S rDNA mediante PCR e successivo sequenziamento. La comparazione mediante BLAST della sequenza ottenuta ha restituito il 99,4% di identità con Myxobolus lentisuturalis Dyková, Fiala and Nie, 2002, descritto in Cina in prussian carp (Carassius gibelio) e mai segnalato in Italia. Nel contempo, al fine di definire il ciclo biologico del parassita ed identificare l’eventuale l’ospite alternato presente nell’ambiente in studio, si è proceduto a raccogliere dalle vasche di allevamento organismi bentonici con particolare riferimento ad anellidi. Gli invertebrati venivano posti singolarmente in piastre da colture cellulari a 6 pozzetti in acqua declorinata 186 M. Caffara, D. Florio, A. Gustinelli, M.L. Fioravanti (Yokoyama et al., 1991) ed osservati al microscopio invertito ogni 3 giorni per circa 2 mesi, per verificare l’eventuale liberazione di actinospore. Dopo circa 15 giorni in alcuni pozzetti si è osservata la presenza di actinospore che sono state identificate su base morfologica come appartenenti al gruppo collettivo Raabeia-type. Parallelamente gli oligocheti presenti nei pozzetti positivi sono stati sottoposti ad identificazione, risultando appartenente alla specie Branchiura sowerbyi. La PCR e il sequenziamento condotto sulle Raabeia-type ha restituito una identità del 100% con M. lentisuturalis, individuando in B. sowerbyi l’ospite alternato di questa specie di Myxozoa nell’ambiente in studio. Sebbene queste osservazioni vadano supportate da prove d’infezione sperimentale in laboratorio, i risultati ottenuti hanno permesso di individuare gli ospiti alternati del parassita nelle nostre realtà di allevamento. Questo aspetto risulta di particolare importanza per l’applicazione di procedure di profilassi e controllo delle mixosporidiosi, verso le quali non sono a tutt’oggi conosciuti mezzi efficaci di terapia. Bibliografia ANDREE K.B., EL-MATBOULI M., HOFFMAN R.W., HEDRICK R.P. (1999a) - Comparison of 18S and ITS-1 rDNA sequences of selected geographic isolates of Myxobolus cerebralis. Int. J. Parasitol., 29: 771-775. ANDREE K.B., SZEKELY C., MOLNAR K., GRESOVIAC S.J., HEDRICK R.P. 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