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ASSOCIAZIONE RADIOAMATORI E COMPUTERISTI
::..
Periodico di informazione, tecnica e cultura radiantistica, annunci e comunicazioni per i Soci
LUGLIO 2004
DIRETTORE
RESPONSABILE
Carlo Rampichini (I0XKH)
ANNO XVI - NUMERO 1 / 2004
GLI AMICI DI ARAC NEWS
SONO A DISPOSIZIONE
DEI LETTORI, PER CUI
CHIUNQUE AVESSE DEI
QUESITI DA PORRE LO
FACCIA
LIBERAMENTE.
SARA’ LORO RISPOSTO
DALLE COLONNE DEL
GIORNALE.
Redazione:
Via Gregorio VII°, 225
00165 Roma
Tel/Fax 06.635766
REDAZIONE:
Tel/Fax 06.635766
Email [email protected]
e-mail: [email protected]
InstalLinux: Timoroso di affrontare Linux? Parliamone, nel nostro piccolo, scrivici.
2
A.RA.C. Tecnica
NOTIZIE UTILI
Quattro elementi portatili per VHF
di Claudio Abbondi – IK0 UTI
(copyright CQ ELETTRONICA)
Alcuni amici della locale
sezione ARI soffrono di una
malattia comune a molti
giovani, ed anche ai non più
tanto giovani.
Questa malattia, dal decorso
fortunatamente
benigno,
provoca sovente graffi, sbucciature, ammaccature varie,
nonché filippiche varie da
parte delle nostre cinquanta,
e trova la sua origine dal
desiderio di piazzare un
qualche apparato ricetrasmittente in un qualche posto
scomodo, ma scomodo sul
serio (altrimenti non ci
sarebbe gusto).
La mia grande pigrizia mi ha
salvato da queste spedizioni, ma non mi ha salvato dal
cercare di allestire qualche
trappola per questi amici.
La prima che provai ad allestire era una Yagi 4, elementi
facilmente trasportabile per
la gamma delle VHF.
Ho optato per un boom corto,
un serraggio degli elementi
tramite galletti, mentre per
l’adattamento di impedenza
ho optato per un gamma
match.
DATI DI CALCOLO
Avendo scelto un boom
corto, ho calcolato una
antenna impostata su di una
dimensione massima di 0,35
lambda, pari ad un boom di
71 cm.;
Riflettore
1\2 lambda + 10%
102,5 cm.;
Radiatore
1\2 lambda – 1 %
98 cm.;
1° Riflettore
1\2 lambda – 2,5 %
95 cm.;
2° riflettore
1\2 lambda – 3,5 %
93,2 cm.;
- gamma match
- tondino da 10 mm., lungo
28 cm.;
- un pezzo di RG58 lungo
22 cm, saldato al centrale
di un PL da pannello.
Per la costruzione dei radiatori ho utilizzato del
tondino di alluminio da 10
mm, lo stesso che ho utilizzato per gamma match.
Ho praticato un foro al
centro di ogni tondino con
una punta da 5 mm., ed ho
utilizzato dei bulloni e dei
galletti per il serraggio,
mentre il radiatore è stato
realizzato con un pezzo di
tondino da 24 mm. che mi
trovavo tra le mani.
Essendo alimentato mediante un gamma match, il
radiatore è a massa; la
fascetta di taratura è stata
realizzata con due pezzi di
piattina in alluminio (va
bene qualsiasi formato: io
ho usato piattina da 10x1),
che verrà preformata utilizzando un piccolo martello
da tappezziere ed un manico di cacciavite mignon.
In breve, si apre legger-
FISCO: ON-LINE LE
BOZZE DI UNICO 2002 E
DUE NUOVE GUIDE
mente la morsa e si poggia
il manico del cacciavite,
dando dei colpetti leggeri;
pian piano la piattina si
curva, si controlla sul radiatore fino a quando è
quasi perfetta, poi con le
pinze a becco lungo e con
la morsa si porta a misura.
Questo per quanto riguarda
la parte da serrarsi sul
radiatore, mentre si utilizzerà la lama di un cacciavite per il tondino del
gamma: basta un minimo
di attenzione, e verrà fuori
un lavoro molto pulito.
Il supporto per il PL lo si
ottiene da un pezzo di lamierino inox o di alluminio, come si può vedere
nelle foto.
Il R.O.S. si mantiene sufficientemente contenuto (a
144 MHz risulta essere di
poco superiore a 1.1), sale
leggermente
fino
ai
145.500, dove si attesta a
1.3, restandoci fino ai
146.500.
Quanto alla resa, è quella
normale di una 4 elementi:
nulla di miracoloso, la si
realizza in un pomeriggio;
allentando i galletti diventa
comoda da trasportare e da
installare, anche per le
vacanze…
E allora buon lavoro e 73
da
IK0UTI
L'Agenzia delle Entrate
ha pubblicato on-line le
bozze dei modelli di
dichiarazione dei redditi
Unico 2002 per le persone fisiche e le societa' di persone e di
capitali.
I modelli, di prossima
approvazione,
sono
stati
predisposti
in
duplice versione grafica: di colore azzurro
quella in Euro, e di
colore
verde
quella
in lire.
FARMACI:
BOLLINO
PER I MEDICINALI SENZA RICETTA
E' stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale dell'8
febbraio scorso il decreto del Ministero della
Salute, che prevede
l'adozione del bollino di
riconoscimento per i
medicinali non soggetti
a ricetta medica.
Il provvedimento stabilisce che il bollino
dovra' essere riportato,
a stampa o mediante
sistema adesivo non
rimovibile, sulle confezioni immesse sul mercato a partire dal 1°
marzo 2002.
Il bollino e' di forma
circolare e contiene la
scritta "farmaco senza
obbligo di ricetta“, ed
ha al centro un simbolo
costituito da una croce
rossa, al cui interno e'
raffigurata una faccina
sorridente
(“smile”)
rossa.
3
A.RA.C. Turismo VIENNA
Vienna? E’ un valzer di
Strauss! O magari di Franz
Lehar, il re dell’operetta che
proprio a Vienna, la sera di
Santo Stefano del 1905,
mise in scena per la prima
volta la sua “Vedova
allegra”, riscuotendo un
trionfo, perfino al di là delle
previsioni.
Del resto a Vienna di musica
ce ne è stata e ce ne è tanta:
basta pensare a Mozart,
Schubert, Brahms e Schoenberg.
Una città romantica per
eccellenza… Le crinoline
dell’imperatrice Sissi, i soldati con le uniformi bianche
che sfilavano al ritmo della
“Marcia di Radetzki”, e
anche Mayerling, che tragicamente si uccise con la sua
giovane amante (ma soltanto
per amore…?).
E’ una città civilissima, fra
le più nobili in Europa, con
strade, piazze, chiese e
palazzi che rammentano il
grande impero della mitteleuropa, una vita culturale
tra le più intense, e un pericolo che è stata capace di
evitare: quello di chiudersi
solamente nei ricordi e nella
nostalgia.
Ricordo e nostalgia dell’immenso Stato del tempo degli
Asburgo, costruito a forza di
matrimoni e di leggi giuste,
anzichè attraverso lo strumento della conquista militare.
Vienna certamente poteva
diventare un semplice ricordo archeologico se non avesse potuto contare sull’anima
di una tale città e sulla
allegria della sua gente, e
lo confermò anche nei giorni
della caduta.
L’impero era multietnico. Si
frantumò sotto i colpi di una
guerra perduta (ricordiamo
la “caduta delle aquile”, in
Austria come in Germania, o
nella Russia dei Romanov),
e del risorgere dei sentimenti
nazionali.
Fu tuttavia capace di morire
in piedi, almeno sul piano
culturale.
Mentre il dramma si consumava, Vienna non rinunciò a
far vedere di che stoffa era
fatta, e furono gli anni che
passarono sotto il nome di
“gaia apocalisse”.
Vienna meravigliò il mondo
con una esplosione di cultura assolutamente sorprendente: Klimt nella pittura, la
Bauhaus in architettura,
Musil per il romanzo, Kafka
a Praga, anch’egli suddito
dell’impero, Schoemberg,
che volle dire la musica
dodecafonica, Freud per la
psicanalisi, ed è un elenco
che potrebbe continuare
molto a lungo.
Oggi Vienna è una delle
maggiori capitali ( forse “la
capitale” per eccellenza)
della musica in Europa, con
un’orchestra
filarmonica
nella quale si alternano alla
guida direttori d’eccezione,
una stagione operistica di
grande livello, seconda solo
alla Scala di Milano (che del
resto comparve alla ribalta
proprio negli anni dell’impero), concerti a ritmo incalzante, compresi quelli che si
tengono nella suggestiva
cornice della cattedrale di
Santo Stefano, che ha navate
dall’acustica perfetta.
E se vogliamo una conferma
in spicciolo, citeremo quel
Concerto augurale di Capodanno, seguito ovunque nel
mondo, grazie agli schermi
della televisione, da milioni
e milioni di spettatori.
Una città ospitale quanto
altre mai: e anche questo fa
parte della storia e della tradizione.
A cura di Daniela Gagliani Caputo
Prendiamo una guida del
telefono e scorriamola a
caso.
Accanto ai nomi di chiara
matrice germanica, ne troveremo tantissimi che sono
magiari, slavi, italiani o
ebraici, a testimonianza di
una Vienna imperiale capace di accogliere i sudditi
delle più diverse province,
nel caso per ingaggiarli
nella propria burocrazia.
Alcuni in seguito ritornarono nella terra di origine,
altri rimasero a Vienna, ed
è con orgoglio che i figli o
i nipoti ricordano le loro
radici, pur dichiarandosi,
con altrettanta fierezza, cittadini austriaci.
Il che significa, tale è la
mescolanza di genti, che a
Vienna è un po’ come
trovarsi a casa.
La musica, abbiamo detto.
E ancora la collezione dei
Bruegel del Museo di arte
antica, che è la più bella e
la più completa che esista
sul Continente, le chiese, i
palazzi imperiali dal carattere monumentale, quasi
tutti ispirati al gotico-
barocco, come il palazzo
Hofburg, quello del Belvedere, la residenza estiva di
Schoenbrunn, che fu la
Versailles degli Asburgo,
fino ad arrivare ai caffè,
caldi e accoglienti.
La torta Sacher, i ristoranti,
dove si fa dell’ottima cucina, compreso il ristorante
sulla Donausturm, la torre
girevole, con vista mozzafiato sul Danubio.
Oppure il quartiere di Grinzing, con le taverne dove,
ascoltando musica popolare si può degustare un profumato vinello bianco che
proviene dal sud, dal
Tirolo, e lo spettacolo della
gente che scorre per strada,
di sera, con la serena,
consapevole bellezza delle
donne, alte, bionde, e visi
color di pesca.
E ovviamente il Prater,
cioè il bosco viennese, che
circonda la città verso il
gran fiume in un abbraccio
affettuoso e possessivo che
fa sognare senza nemmeno
chiudere gli occhi…
Basta lasciarsi andare!
d.g.c.
Palazzo Imperiale con la statua a cavallo del Principe
Eugenio di Savoia, Conte di Soisson
4
A.RA.C. Medicina LE VARICI
Le varici degli arti inferiori
costituiscono una delle malattie più frequenti nella
popolazione occidentale.
Maggiormente colpito è il
sesso femminile, con un rapporto di 4:1 rispetto al sesso
maschile.
A livello degli arti inferiori
esistono due sistemi venosi:
uno superficiale ed uno
profondo. La circolazione si
sviluppa dal circolo superficiale verso quello profondo
attraverso connessioni che
perforano in profondità lo
strato muscolare.
Dal sistema profondo il
sangue viene spinto in alto,
contro la forza di gravità,
dalla contrazione della pompa muscolare. Tale sistema è
provvisto di valvole direzionali: quando il meccanismo
diventa insufficiente, il sangue, durante la contrazione
muscolare, rifluisce nel
circolo superficiale, dilatando le vene (grande e piccola
safena).
Le varici si distinguono in
primitive (o essenziali) e in
secondarie.
La causa principale delle varici primitive sembra essere
una debolezza strutturale
ereditaria della parete venosa, ma alcuni fattori di rischio (età, razza, sesso, tipo
di lavoro, gravidanze ed
obesità), da soli o in combinazione, hanno una parte più
o meno importante nel loro
sviluppo.
Le varici secondarie, invece,
insorgono in conseguenza di
episodi tromboflebitici (ad
esempio durante la gravidanza) e in presenza di anomalie congenite. In questo caso
la dilatazione delle vene del
circolo superficiale rappresenta una utile via collaterale di scarico del sangue, es-
essendo il circolo profondo
ostruito dalla trombosi.
L’insorgenza delle varici
può essere in parte prevenuta
seguendo alcune semplici
norme comportamentali: evitare il più possibile la prolungata esposizione delle
gambe a fonti di calore
diretto o al sole, evitare di
rimanere a lungo fermi in
piedi o seduti, ridurre o eliminare il fumo, mantenere
sotto controllo il peso
corporeo, evitare la stipsi e
praticare attività fisiche o
sportive come il nuoto.
Dal punto di vista sintomatologico, il paziente riferisce
in genere senso di pesantezza e tensione alle gambe,
durante la prolungata stazione eretta o alla sera, crampi
muscolari notturni, senso di
bruciore, prurito, gonfiore
alle caviglie più accentuato
alla sera o nei mesi più caldi.
Talvolta il primo sintomo riferito è l’irrequietezza degli
arti, una sorta di impossibilità a tenere le gambe ferme
che insorge durante la notte.
L’esame clinico del paziente
in posizione eretta fornisce
informazioni dirette sulla
forma, l’estensione e la sede
delle varici, e permette di
evidenziare zone di alterata
pigmentazione della cute in
corrispondenza o in vicinanza dei gavoccioli varicosi.
In fase avanzata possono
formarsi vere e proprie
ulcerazioni della cute, oggi
fortunatamente
di
raro
riscontro.
L’esame doppler, o meglio
color-doppler, permette una
valutazione precisa delle
condizioni circolatorie del
sistema venoso superficiale e
profondo degli arti inferiori,
permettendo un mappaggio
delle vene utile ai fini
chirurgici.
I criteri di scelta tra terapia
A cura del Dott. Giancarlo d’Ambrosio
farmacologica, elastocompressiva, chirurgica e sclerosante si basano sul quadro
sintomatologico e sul reperto
clinico.
La chirurgia è l’unica terapia
risolutiva delle varici degli
arti inferiori, mentre quella
farmacologica ed elastocompressiva (uso di calze elastiche) può contribuire solo al
miglioramento della sintomatologia.
L’intervento chirurgico deve
essere sempre consigliato in
presenza di varici molto
estese o di una sintomatologia difficilmente controllabile dalla terapia medica.
Lo scopo della terapia chirurgica è l’asportazione più
completa possibile di tutte le
varici, e determina l’eliminazione della stasi venosa nel
circolo superficiale e la risoluzione definitiva del quadro
sintomatologico,
scongiurando l’eventuale comparsa
di flebiti o, nelle fasi
avanzate, ulcere.
Le varici vengono eliminate
mediante l’introduzione di
una sonda nella vena safena,
che viene in tal modo
asportata, e attraverso piccole incisioni multiple cutanee,
dalle quali, con sottili strumenti ad uncino, vengono
sfilati i rami collaterali
dilatati.
L’intervento può essere eseguito in anestesia parziale o
locale, è poco traumatizzante, non doloroso, e prevede
una degenza di un solo
giorno, nonché una rapida
ripresa di una normale vita
di relazione.
La terapia sclerosante si
esegue
ambulatoriamente,
mediante l’iniezione di sostanze irritanti nel lume
venoso, che determinano una
tromboflebite localizzata e di
moderata entità, cui fa
seguito l’occlusione del seg-
mento di vena trattata.
Tale terapia, poco dolorosa
e ben tollerata dai pazienti,
rappresenta il trattamento di
scelta nelle dilatazioni di
piccoli vasi superficiali
(teleangectasie) che spesso
rappresentano nelle donne
un importante problema
estetico.
La terapia sclerosante può
essere efficacemente utilizzata anche nel trattamento
di piccole varici o come
completamento di un intervento chirurgico.
Le teleangectasie possono
essere trattate con il laser,
anche se la scleroterapia
rappresenta il trattamento di
scelta.
La terapia con il laser trova
indicazione nel trattamento
delle teleangectasie di diametro inferiore al millimetro, di origine capillare e di
colore più rosso, dove la
scleroterapia è tecnicamente più difficile.
g.d’a.
Monterotondo (RM)
5
A.RA.C. Famiglia COMPRAVENDITA
IMMOBILI
Il 17 gennaio c.a. ho venduto un appartamento di
mia proprietà occupato da
un inquilino.
Nei primi del mese stesso
l’inquilino mi ha corrisposto il regolare fitto del
mese.
Desidero sapere quanto
segue:
- all’acquirente dell’appartamento devo versare la
quota di fitto relativo al
periodo dal 17 al 31 di
gennaio che io ho riscosso
anticipatamente dall’inquilino?
- il deposito cauzionale che
ho ricevuto dall’inquilino
alla firma del contratto, a
chi devo riconsegnarlo:
all’inquilino o al nuovo
proprietario?
Se non risulta diversamente
pattuito
nel
contratto
di
compravendita
relativo
all’appartamento venduto,
il proprietario venditore è
tenuto a versare al compratore la quota di fitto
relativa alla parte residua
del mese nel quale risulta
avvenuto il trasferimento
della proprietà.
Il deposito cauzionale versato dall’inquilino alla
firma del contratto d’affitto
deve essere messa a
disposizione di entrambe le
CHIUNQUE
DESIDERI
RICEVERE
INFORMAZIONI SU
QUESTIONI
CONDOMINIALI, PUO’
INVIARE LE SUE
RICHIESTE
ALLA
REDAZIONE
DI
A.RA.C. NEWS.
parti interessate (inquilino
e nuovo proprietario), che
decideranno a chi dovrà
essere versata la somma.
SPESE DI
RISTRUTTURAZIONE
Sono proprietario di un box
auto sottostante ad una
palazzina nella quale non
abito.
Dato che detto fabbricato
necessita di ristrutturazione
completa, oltre alla parte di
spesa di rifacimento copertura, in quali altre spese
devo partecipare?
L’amministratore asserisce
che devo partecipare anche
alle spese di tinteggiatura
facciate, riparazione frontalini balconi e altro.
E’ corretto?
Il proprietario del box,
anche se non è proprietario
di appartamento condominiale, è tenuto a concorrere alle spese di restauro
delle strutture costituenti
parti comuni di proprietà
di tutti i condomini (ad
esempio: tetto, facciate
esterne, ecc.), naturalmente in proporzione al valore
in millesimi della porzione
immobiliare (box) di sua
proprietà.
RISCALDAMENTO
L’appartamento di mia proprietà usufruisce di riscaldamento centralizzato, e
comunica con un sottotetto
- pure di mia esclusiva proprietà e regolarmente censito - per mezzo di scala a
chiocciola, eseguita, con
tutti gli altri lavori di
ristrutturazione del sottotetto, nel 1981.
A cura di Terenzio Grazini
I lavori nel sottotetto, condonati nel 1995, permisero
l’abitabilità certificata dal
Comune.
Il sottotetto è dotato di
riscaldamento autonomo.
L’Assemblea condominiale
del 1992 ha richiesto un
contributo forfetario annuale per “dispersione termica” a causa dell’apertura
del soffitto per la scala di
comunicazione, contributo
da me allora accettato per il
“quieto vivere”.
Desidererei sapere se tale
contributo
può
essere
legalmente richiesto.
Bisogna tener presente
che, a prescindere dalla
norma-tiva
vigente
in
materia di impianti di
riscaldamento (L. 13/7/’66
n. 615; dpr 22/12/’70 n.
1931; L. 9/1/’91 n. 10; dpr
26/8/’93 n. 412; dpr
15/11/’96 n. 660; dpr
15/11/’96 n. 661), ogni
impianto centralizzato è
progettato in modo da
ottimizzare la utilizzazione
del calore in funzione della
temperatura
prestabilita
(dalla legge e/o dal Regolamento condominiale) e
dal numero dei radiatori (o
strumenti similari) installati e dalle cubature dell’immobile condominiale.
Pertanto, ogni modifica nel
numero dei radiatori o
nella cubatura riscaldata
comporta un maggior consumo, a parità di temperatura, che si traduce in maggiori costi, da imputare
sulle quote addebitate ai
condomini.
L’apertura dei locali del
sottotetto ha necessariamente comportato un aumento della cubatura complessivamente riscaldata, e
quindi, un intuibile maggior consumo, nonostante
il riscaldamento autonomo
dei nuovi ambienti, per lo
squilibrio termico conseguente al complessivo
maggior volume dei locali
posti su piani diversi.
Risulta, pertanto, giustificato l’addebito del contributo forfetario annuale per
“dispersione termica”.
t.g..
RADIOAMATORI:
SULLA STRADA PER
L’ESENZIONE
I radioamatori per il 2002,
sulla base del decreto
relativo ai contributi previsti
per la loro attività, saranno
tenuti a corrispondere 5
Euro per chi è titolare della
"patente ordinaria“, e 3
Euro per i titolari di "patente speciale".
Questa cifra forfettaria è
stata prevista dal Ministero
delle Comunicazioni, in
quanto i radioamatori esplicano un'attività di interesse
altamente sociale, nonché
compiti di protezione civile.
Il Ministro Gasparri si è
impegnato, proprio per le
attività svolte da questa
categoria, affinché nella
prossima Legge Finanziaria i radioamatori abbiano
l'esenzione totale dal
pagamento di qualsiasi
contributo.
Intanto, proprio su indicazione del Ministro, il
Ministero delle Comunicazioni sta mettendo a punto
un nuovo provvedimento
tecnico per riconoscere
tutta una serie di prerogative attuate nell'Unione
Europea, ma non ancora
recepite in Italia.
6
A.RA.C. Arte –
I COLORI
DEI BLASONI
(1^ parte)
Tra le infinite sfumature di
linguaggi che l’uomo possiede per raccontarsi, il colore è il mezzo che gli permette di esprimere concetti
precisi, riguardanti le proprie idee.
Il colore è l’effetto concettuale ai fini della distinzione del pensiero tra uomini,
il colore della macchina: il
colore dell’abito, il colore
della cravatta ci fanno capire abbastanza della persona che possiede questi
oggetti.
Come noi contemporanei ci
relazioniamo agli altri per
mezzo dei colori dei nostri
accessori, mille anni fa
l’uomo dell’alto medioevo
si relazionava con i suoi
contemporanei nello stesso
modo.
Le facciate delle cattedrali
gotiche erano completamente pitturate con smalti
di vari colori, e dovevano
sembrare un brulichio di
immagini chiassose e solenni che, facendosi spazio
tra loro, comunicavano il
loro messaggio preciso.
Non a caso le prime teorie
sul colore e il loro significato filosofico sono state
elaborate all’epoca; esempio lampante sono i colorati stemmi gentilizi che
adornavano le facciate di
palazzi, torri cittadine e gli
affreschi delle stanze.
Con l’avvento della cavalleria feudale ed il consolidarsi di poteri ereditari, si
pongono le premesse perché l’araldica possa avere
vita lunga, e come ogni
attività umana che debba
avere vita lunga, necessita
inevitabilmente di leggi
ferree.
Alcuni studiosi fanno risalire il primo simbolo araldico alle guerre in Terrasanta: si trattava della croce
esibita negli scudi dei cavalieri, azzurra per gli italiani, bianca per i francesi,
nera o arancione per i tedeschi, rossa per gli spagnoli, verde per i sassoni e
giallo-rossa per gli inglesi.
Per distinguere maggiormente l’ordine d’appartenenza, nel caso dei crociati
si modificò la croce originaria in croce ramponata,
patente, fitta, nodosa, gigliata, doppia, patriarcale,
papale, teutonica, greca,
trifogliata, ricrocettata, e
così via.
Nelle regole alle quali si
faceva riferimento poco
sopra, si parla dei colori
sotto la voce di “smalti”; i
colori, più delle figure,
sono la chiave del linguaggio araldico.
Esistono degli stemmi con
A cura di Giacomo Pintus
soli due colori, come lo
stemma della Casa Reale di
Savoia, il quale esibisce
una croce bianca su campo
rosso, avvalorando così un
assioma della scienza araldica che recita così: “Chi
meno ha, più ha”.
Nel XII secolo sono stati
definiti una volta per tutte i
colori dei sette smalti; il
numero è esiguo quanto
evocativo a livello simbolico: mai nessuno si azzarda a definire con precisione
il perché di un numero così
ristretto e perché proprio
quei determinati colori.
Tra le tante versioni, essi
rappresenterebbero le sette
virtù, i pianeti, le gemme…
Una cosa è certa: rappresentano tutta la scala cromatica,
dalla
nigredo
(nero) all’albedo (bianco o
argento), accogliendo in
seno il rubedo (rosso).
Oro, argento, rosso, azzurro, nero, verde e porpora
costituiscono lo spettro
utilizzato; sono di impiego
raro e sospetto tutti gli altri
colori (marrone, arancio
etc.).
Per rappresentare il colore
nei disegni in bianco e
nero, si è ricorso alla soluzione di far corrispondere
un determinato tratteggio
del campo colorato con un
colore preciso. Ad esempio, il rosso è rappresentato
da linee verticali, l’azzurro
da linee parallele orizzontali, etc.
La scienza del blasonare,
vale a dire l’arte di descrivere le armi gentilizie,
continua ad essere l’unica
arte visiva con un canone
preciso rimasto immutato
da novecento anni, che
continua a comunicare lo
stesso messaggio storico,
culturale e sociale di allora.
g.p.
Tabella relativa agli adattamenti dei colori su rappresentazioni araldiche in bianco e nero
7
A.RA.C. Storia ARRIVA
NAPOLEONE!
(2^ Parte)
Siamo nel 1804. Nel giro di un
lustro Napoleone è riuscito a
sconvolgere gli equilibri europei, e la situazione appare quantomai instabile, con particolare
riferimento all’Italia.
Il 18 maggio Napoleone è incoronato Imperatore dei francesi.
Nell’arco di ulteriori cinque
anni l’intera Penisola cade sotto
il dominio francese.
Nel 1802 era stata la volta di
gran parte del Piemonte (la
Repubblica Subalpina), annessa
direttamente alla Francia, e la
medesima sorte era poi toccata
alla Toscana, nella quale, soppresso il Granducato e cacciati i
Lorena d’Austria, si era instaurato il Regno d’Etruria (1803).
Nel 1805 è la vota della Repubblica di Genova e del Ducato di
Parma. Il 2 febbraio 1808 viene
occupata Roma, e l’anno successivo, col decreto di Shonbrunn, viene abolito il potere
temorale della Chiesa: ciò che
resta dello Stato Pontificio (Lazio e Umbria) viene annesso.
Questi territori entrano ufficialmente a far parte dell’Impero
Francese, mentre nel resto
d’Italia vengono a crearsi una
serie di domini posti sotto la
sfera d’influenza francese.
Nel nord viene creato il Regno
d’Italia, del quale Napoleone
verrà incoronato sovrano il 26
maggio 1805, comprendente i
territori della Repubblica Italiana (Lombardia e parte dell’Emilia), il Trentino, l’Alto Adige, il
Veneto e le Marche (queste ultime già sottratte al potere papale
prima
dell’occupazione
di
Roma). Del Regno d’Italia entra
a far parte anche il Principato di
Lucca e Piombino, affidato alla
sorella e al cognato di Napoleone, Elisa e Felice Baciocchi.
All’inizio del 1806 viene creato
il Regno delle Due Sicilie, assegnato al fratello dell’Imperatore, Giuseppe Napoleone, che
successivamente, è il 7 luglio
1808, è nominato Re di Spagna
e delle Indie, lasciando il trono
ad un altro cognato di Napoleo-
Ne, Gioacchino Murat, che regnerà col nome di Gioacchino
Napoleone.
L’Istria e la Dalmazia vengono
riunite nelle Province Illiriche,
ovviamente sotto la diretta
influenza dell’Impero Francese.
Unici possedimenti a rimanere
indipendenti sono la Sardegna
(sotto Vittorio Emanuele I) e la
Sicilia (dove Ferdinando IV si è
rifugiato a seguito della cacciata
dal trono).
Anche la monetazione, inevitabilmente, rispecchia la mutate
condizioni politiche.
Nel nostro caso poniamo l’attenzione sulle monete emesse da
Napoleone come Re d’Italia: in
oro vengono coniati i valori da
40 e 20 Lire, in argento quelli
da 5 Lire, 2 Lire e 1 Lira, nonché i pezzi da 15, 10 e 5 Soldi;
in mistura (una lega povera)
sono i 10 centesimi, mentre in
rame sono i valori da Centesimi
5, 3 e 1.
Una monetazione che, per il
ripetersi delle tipologie, appare
complessivamente monotona,
caratterizzata dalla rappresentazione del busto dell’Imperatore
nel dritto di tutti i conii (eccetto
che per i 10 Centesimi), e, al
rovescio, dallo stemma araldico
per i valori in Lire e dalla
Corona d’Italia per i rimanenti
(Soldi e Centesimi).
Appare lampante il desiderio di
affermare il potere autoritario
attraverso quello che viene
comunemente definito il “culto
della personalità”.
Napoleone reggerà le sorti della
penisola per quasi quindici anni,
ma alla fine rimarrà vittima
Regno
d’Italia
A cura di Gianluca Virga
della sua stessa ambizione.
Un colpo decisivo alle sue aspirazioni viene dalla disastrosa
campagna di Russia (1812):
tradito dai suoi alleati austroprussiani, è costretto a ritirarsi.
Nell’ottobre del 1813 è sconfitto a Lipsia nella cosiddetta
“Battaglia
delle
Nazioni”,
combattuta dai franco-spagnoli
contro tutte le altre grandi potenze europe (Austria, Russia,
Prussia, Svezia e Inghilterra).
L’Impero è in disfacimento.
Con il trattato di Fontainebleu
dell’11 aprile 1814 Napoleone è
costretto ad abdicare, e a prendere quindi la via dell’esilio
nell’Isola d’Elba.
Nel novembre dello stesso anno
ha inizio il Congresso di
Vienna, che dichiara decaduto il
potere dell’Imperatore.
Nel marzo del 1815 Napoleone
fugge dall’isola con l’usilio di
un manipolo di 1000 granatieri, e tornato in Francia instaura
il famoso “governo dei cento
giorni”, che troverà però il suo
triste epilogo con la disastrosa
battaglia di Waterloo (1815).
E’
nuovamente
costretto
all’esilio, questa volta in una
sperduta isoletta dell’Atlantico,
Sant’Elena, dove la morte lo
coglierà sette anni più tardi.
Con la caduta di Napoleone,
tornano alla ribalta i sovrani e
le simbologie pre-napoleonici,
e con essi gli austriaci.
Il geniale comandante ha
lasciato per sempre il campo di
battaglia, e consegna alla storia
un’Europa che ora si adopera
per ristabilire i vecchi equilibri
dinastici.
Ha inizio l’età della “Restaurazione”.
g.v.
Alcune monete emesse durante il Regno d’Italia napoleonico.
Qui in alto il rovescio e il dritto dello scudo da 5 Lire (argento).
Province
Illiriche
Regno delle
Due Sicilie
Regno di
Sardegna
Altre monete del regno napoleonico.
Regno
di Sicilia
In senso orario (dalla prima in alto a sx), un esemplare da 1
Soldo (rame), 1 Lira (argento), 5 Soldi (argento) e 3 Centesimi
(rame).
L’Italia nel periodo di massima
egemonia francese.
Tutte le monete riportano al dritto l’effige dell’Imperatore, sulla
tipologia delle 5 Lire.
8
ELETTRONICA
FANTASY
GdO Informatica - A cura di Cesare Gagliani Caputo
di Giovanni Biscossi
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Da Hobby Radio potete trovare anche i numeri di A.RA.C. News.
Il computer ormai fa parte
della nostra vita quotidiana,
e quindi ha imparato ad
adattarsi alle esigenze, anche estetiche, di chi lo
utilizza.
Design e colori più svariati
hanno invaso il mercato,
rendendo “appetibile” questo elettrodomestico.
Se l’esterno è importante,
non meno può esserlo ciò
che appare sullo schermo
all’accensione del computer,
che può benissimo essere
coordinato con il nostro
arredamento, il gusto e
l’umore.
Oggi Internet mette a disposizione una quantità infinita
di immagini e sarà, per noi,
divertente e facile cambiare
il look.
Attraverso un motore di
ricerca (Virgilio, Google,
etc.) sceglieremo immagini
ad alta risoluzione per
desktop. Trovata l’immagine
a noi gradita, sarà sufficiente
cliccare con tasto destro del
mouse sopra la foto e
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“personalizza desktop”.
Dopo aver selezionato la
scheda sfondo e cliccato su
sfoglia, sarà sufficiente trovare il nome dell’immagine
prescelta, selezionare “proprietà schermo” e cliccare
su “applica”.
Apparirà l’anteprima della
immagine stessa.
Attraverso “proprietà dello
schermo” si potrà modificare a proprio piacimento
l’immagine,
ripetendola
più volte sullo schermo o
centrandola.
Sarebbe opportuno creare
un archivio, anche con le
proprie fotografie opportunamente scannerizzate, per
potere modificare in qualsiasi momento l’immagine
sul nostro schermo.
c.g.c.
Glossario dei termini
informatici e telematici
B
Buffer
Porzione di memoria Ram dedita
ad immagazzinare dati di utilizzo
successivo.
Viene utilizzata quanto è necessario attendere una periferica più
lenta, come una stampante, per
conservare file o copie di dati che
potranno servire in futuro, oppure
per non appesantire la Ram impegnata nell'esecuzione di programmi attivi.
Bug
Difetto, errore o carenza
software o di hardware.
BUS
Collega elettronicamente i vari
componenti del computer.
Attraverso il Bus vengono inviati i
vari segnali, dati, indirizzi di
memoria o segnali di controllo.
Byte
Unità elementare di memorizzazione. composta da 8 bit.
Solitamente un Byte rappresenta
un singolo carattere, come un
numero, una lettera o un simbolo.
Poiché il byte è un'unità di memorizzazione molto piccola, nell’indicare la capacità di memorizzazione di un disco rigido e della
memoria principale, si usa il
KiloByte (1024 byte), il MegaByte (1.048.576 byte) e il
GigaByte (1.073.741.824 byte).
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