Corsi ECM FAD UTIFAR 2013
Reattività individuale agli alimenti
e alle sostanze chimiche
(Rivisitazione del concetto di intolleranze alimentari)
Docente: Prof. Rocco Carbone
PARTE PRIMA
Introduzione epistemologica delle intolleranze alimentari
Concetti di immunologia dell’intestino
Generalità
Cenni di anatomia del sistema immunitario
Linfonodi
La milza
Lume intestinale-placche del Peyer
Le proteine MHC
LGS (leaky gut syndrome)
Immunità umorale, cellulare e specifica
Funzionalità dell’intestino
Ecosistema intestinale
Funzione neuroendocrina
Funzione digestiva
Funzione di trasporto e propulsione intraluminale
Assimilazione
Eliminazione
Sistema linfatico intestinale
Disbiosi e flora batterica intestinale
Allergie, intolleranze e reattività individuale
Allergie, intolleranze e reattività individuale
Classificazione delle reazioni avverse agli alimenti EAACI 1995
Allergia alimentare IgE-mediata
Allergie alimentari non-IgE-mediate
Intolleranze alimentari enzimatiche
Reazioni non immunologiche
Reazioni pseudo allergiche da alimenti (PAR) istaminiche
Reazioni pseudo allergiche da alimenti (PAR) tiraminiche
Reazioni pseudo allergiche da farmaci - PARda farmaci
Cross-reazioni
Reazioni crociate tra alimenti e allergeni
Tabella Cross-reazioni tra allergeni e alimenti
Gruppi di alimenti per classi e famiglie botaniche
Alimentazione, ambiente e tossine
Tossine ambientali
Tossine endogene
Tossine geopatiche
Omeostasi e bilancio emuntoriale
L'acidità degli alimenti
I sovraccarichi
Sovraccarico mucoso o di sostanze colloidali
Sovraccarico acidosico o di sostanze cristalloidi
Il sistema emuntoriale epato-gastro-intestinale
Balance emuntoriale
Detossicazione e drenaggio
Possibili disturbi correlabili alle reattività individuali
PARTE SECONDA
Metodi di ricerca delle reattività individuali
Test bio-elettromagnetici
Test ematici
Test kinesiologici
Esame iridologico
Test di astinenza a rotazione
Trattamenti naturali delle reattività individuali
Il protocollo con lecure naturali
Fitoterapia
Gemmoterapia
Oligoterapia
Omeopatia
Ricostruzione della flora batterica intestinale
Le diete ad eliminazione
Esecuzione della dieta ad eliminazione
Dieta priva di grano e derivati
Dieta priva di latte e derivati
Dieta priva di olio di oliva e derivati
Dieta priva di solanacee
Dieta priva di uova e derivati
Dieta priva di caffè e sostanze nervine
PARTE TERZA
Correlazioni degli organi digestivi in psicosomatica
Simbolismo dell’apparato digestivo
Simbolismo dello stomaco
Correlazioni tra funzioni, simboli e segni.
Simbolismo del fegato
Simbolismo della cistifellea
Simbolismo dell’instino tenue
Simbolismo dell’intestino crasso
Aspetti psicosomatici e uso di alcuni Fiori di Bach nei disturbi
correlati alle reattività individuali
Beech, Centaury, Chestnut Bud, Clematis, Crab Apple, Heather, Holly,
Impatients, Mimulus, Olive, Scleranthus, Star of Bethlehem, Sweet
Chestnut, Vine, Water Violet, White Chestnut, Willow.
PARTE QUARTA
Le diete ad eliminazione
Esecuzione della dieta ad eliminazione
Dieta priva di grano e derivati
Dieta priva di latte e derivati
Dieta priva di olio di oliva e derivati
Dieta priva di solanacee
Dieta priva di uova e derivati
Dieta priva di caffè e sostanze nervine
APPENDICE
Additivi alimentari: conservanti, coloranti, addensanti,
antiossidanti
Sostanze coloranti da E100 a E199.
Sostanze conservanti da E200 a E299.
Sostanze antiossidanti e regolatori di acidità da E300 a E399.
Sostanze addensanti, stabilizzanti e emulsionanti da E 400 a E499.
Sostanze regolatori di acidità e anti-agglomeranti da E500 a E599.
Sostanze esaltatori di sapidità da E600 a E699.
Sostanze varie da E900 a E999.
Altre sostanze da E1000 a E1999.
Alimenti, piante e sostanze chimiche coinvolte nelle reattività
individuali
Repertorio delle sostanze chimiche coinvolte nelle reattività individuali
Acesulfame (E950)
Acido etanoico (E260-263)
Acido l-ascorbico (E301,302,303)
Acido benzoico (E210) - Benzoati (E 211,212,213)
Acido citrico, Citrati (E331,332,333)
Acido cinnamico
Acido etilendiamminotetracetico (EDTA – E385)
Acido malico
Acido lattico (E270) - Lattati sodici (E325) - Lattati potassici (E326) Lattati di calcio(da E327 a E330)
Acido propionico (E280)
Acido salicilico (ASA, salicilati)
Acido sorbico e sorbato di potassio (E200-E203), sorbitani
Acido triclorofenossiacetico
Alcool benzilico
Alcool etilico
Alcool metilico
Aldeide benzoica (Benzaldeide)
Aldeide cinnamica (Cinnamaldeide)
Alginato di sodio (E400-E401)
Alluminio (Al)
Amaranto (E 123, CI 16185)
Aminotriazolo (Amitrol)
Anetolo
Anilina
Annatto, caroteni, capsaicina - (E160)
Antimonio (Sb)
Antociani (E163)
Arsenico (As)
Aspartame
Atrazina
Azorubina (E122)
Azulene
Balsamo del Perù
Balsamo del Tolù
Benzalconio cloruro
Benzile benzoato
Benzile cinnamato
Benzoato di sodio - (E211)
Benzoile perossido
Benzopirene
Bromo (Br)
Bromophos
Butilato di idrossianisolo-BHA (E320)
Butilato di idrossitoluolo - BHT (E321)
Cadmio (Cd)
Caffeina
Calciocianammide
Camfene cloruro – Campheclor
Captan
Caramello (E150)
Carbamati
Carragenina (E407)
Chinolina giallo - (E104)
Chlormequat (Cyol-halm)
Cloro (Cl)
Clorofilla e Clorofillina (E140)
Cobalto (Co)
Cobalto cloruro (CoCl2)
Cocciniglia - (E120), Rosso cocciniglia - (E124)
Colofonia
Curcumina (E100)
Dazomet
Deiquat
Diclorvos
Dietanolamina
Dieldrin
Difenile – (E230-233), (v. fenili e fenilfenolati)
Dimetil-amino-azobenzolo (Buttergelb)
Dinitrocresolo (DNOC)
Diossina
Dodecilmercaptano
Dorfosina (MPCA)
EDTA(v. Acido etilendiamminotetracetico)
Endosulfan
Eptacloro - Heptachlor
Eritrosina (CI 45430, acido rosso 51, (E127)
Esaclorobenzene, HCB
Esametilentetramina - (E239)
Etilene ossido
Eugenolo
Farina di semi di carrube (E410)
Farina di semi di guar - (E412)
Fenil mercurio acetato
Fenil mercurio nitrato
Fenoli e Fenil-fenolati (E230fino a E233)
Ferro (Fe)
Fluoro (F)
Formaldeide (E240)
Formiati (E237, E238) - Acido formico (E236)
Fosfati (E339, 340, 341) - [Fosfato di ammonio (E422) - Acido fosforico
(E338) - Difosfati (E450) - Trifosfati (E451)]
Fosforo sesquisolfuro
Fruttosio
Gallati (E 310, 311, 312)
Lauril Gallati - Propil Gallati - Dodecil Gallati
Geraniolo
Giallo arancio S
(CI 15985, sunset yellow, (E110)
Giallo tartrazina (CI 19140, E102)
Glicole polietilenico
Glutammati
Gomma adragante (E413)
Gomma arabica o d’acacia (E440)
Indigotina (E132)
Iodio (I)
Iodoformio
Kathon C.G.
(cis-metil-isotiazolinone, Euxil K100, Grotan K, Kathon 886)
Lattice
Lattosio
Lecitina di soia (E322)
Lievito
Limonene
Lindano
Litolrubina BK-E180
Malathion
Maltitolo (E965)
Malto
Maneb
Mannitolo (E421)
Mentolo
Mercurio (Hg)
6-Metilcumarina
Metilen-butirrolattone
Metossicloro (Methoxyclor)
Morfolinici
Nero brillante BN (E151):
Nickel solfato
Nitrati (E251,E252) e Nitriti (E249,E250)
Olio essenziale di arancio
Olio essenziale di bergamotto
Olio essenziale di chiodi di garofano
Olio essenziale di lauro
Olio essenziale di legno di cedro
Olio essenziale di limone
Olio essenziale di neroli
Parabeni mix (E214 fino a E219)
Paraffina
Paraquat
Parathion (E605)
Pectine (E440)
Penicilli
Pentaclorofenolo (PCP)
Piombo (Pb)
Piretro e piretroidi
Policlorobifenile (PCB)
Poliestere
Polifosfati (E450) - Pirofosfati (E540a)
Potassio bicromato
Potassio metabisolfito (E224)
Potassio persolfato
Rame (Cu)
Riboflavina – vit.B2 - (E101)
Rosso di barbabietola (E162)
Sesquiterpene lattone
Sodio benzoato (E211)
Solfiti, metabisolfiti (E221 fino a E228) e anidride solforosa (E220)
Sorbitolo (E420)
Stagno (Sn)
Sudan III (CI 26100) e Sudan IV (CI 26105)
Sulfolano
Tartrati (E334 fino a E337)
Tetracloruro di carbonio
Tiabendazolo (E233)
Timerosal
Tioacetamide
Tiourea (Thioharnstoff)
Titanio (Ti)
Tiurami o Tirami
Tocoferoli (E306-E307-E308-E309)
Trementina, trementina veneta
Tricloroetilene
Trietanolamina
Vanillina ed Etilvanillina
Verde S- E142
Xilolo
Xilitolo (E967)
Zinco (Zn)
Repertoriodi piante e polveri coinvolte nelle reattività individuali
Acari
Betulaceae
Chenopodiaceae
Compositae
Cruciferae
Cucurbitaceae
Graminaceae
Labiatae
Lauraceae
Leguminose
Liliaceae
Musaceae
Palmaceae
Rosaceae
Rutaceae
Solanaceae
Umbrelliferae
Urticaeae
Vitaceae
Repertorio degli alimenti coinvolti nelle reattività individuali
Bevande con derivati xantinici
Carne di maiale e derivati
Carni rosse
Glutine
Grano e derivati
Grassi vegetali
Gruppo delle solanacee
Latte e derivati
Lieviti e derivati
Mais
Orzo
Uova e derivati
Patate
Propoli
Riso
Sale
Zucchero e derivati
Bibliografia
Riferimenti autobiografici dell’autore
PARTE PRIMA
Reattività individuale agli
alimenti
e alle sostanze chimiche
(Rivisitazione del concetto di intolleranze alimentari)
Docente: Prof. Rocco Carbone
Corsi ECM FAD UTIFAR
PRIMA PARTE
Introduzione epistemologica delle intolleranze
alimentari
Il mio primo impatto con le intolleranze alimentari risale agli anni ’80, in
quel periodo mi occupavo di fitoterapia: la medicina naturale è stata
sempre una mia passione e un hobby che nel tempo mi ha portato alla
realizzazione del progetto In Natura Felicitas 1.
In quel periodo, ad occuparsi delle intolleranze alimentari, erano
soprattutto i naturopati. Questa definizione ha suscitato da sempre
confusione, poiché, in medicinavenivano contemplate tra le intolleranze
alimentari le sindromi inerenti i deficit enzimatici, pertanto da una parte
avevamo la compagine medica che difronte a questa definizione
classificava le intolleranze alimentari, errori metabolici, deficit enzimatici
(al glutine, al lattosio, fenichelchetonuria, ecc.) dall’altra parte della
barricata vi era tutto il movimento naturalistico e della naturopatia che
considerava le intolleranze alimentari legate ad una risposta
dell’organismo ad una intossicazione e ad una insufficienza emuntoriale.
Ma l’argomento non era così settorialmente definito. Le continue diatribe
tra la classe medica e il mondo naturopatico hanno snaturato e sminuito
la reale importanza di tale sindrome.
Personalmente in quel periodo ero affetto da una dermatite atopica
diffusa e localizzata al fronte anteriore delle gambe e al petto, infatti l’uso
delle cinture automobilistiche, introdotte proprio in quel tempo, non
riuscivo a sopportarle per via dell’attrito tra cintura e pelle che veniva a
crearsi. Inoltre, ero sovrappeso e mi sentivo gonfio.
In quel periodo la mia curiosità e il desiderioinnato verso le cure naturali
mi indussero a iscrivermi ad un corso di naturopatia, e devo dire che da
allora la mia vita ha avuto un cambiamento totale e il mio modo di
1In
Natura Felicitas: progetto per la formazione e la diffusione delle discipline olistiche,
analogiche e della naturopatia. Http//www.Innaturafelicitas.
pensare si è allargato e arricchito fino a condurmi verso la visione globale
dell’universo e dell’uomo, scoprendo l’olismo e le pratiche olistiche 2.
Durante questi corsi studiando la nutrizione in naturopatia venni a
conoscenza della dieta ad eliminazione scalare (v. capitolo dedicato alla
dieta ad eliminazione scalare) che subito applicai su me stesso, e, con mia
grande meraviglia, notai che durante l’eliminazione delle solanacee dalla
dieta quotidiana la dermatite si attenuava e fisicamente mi sentivo meno
gonfio. Allora, seguii la dieta eliminando le solanacee e derivati e nel giro
di due mesi la dermatite era completamente scomparsa ed ero sceso di
quindici chili. Portai a compimento il diploma di naturopata, e mi dedicai
ad approfondire con corsi e master tutti gli aspetti inerenti questi
argomenti legati alle cure naturali in naturopatia e gli aspetti
psicosomatici 3. Intanto, durante l’esercizio della mia professione di
farmacista e naturopata, il contatto continuo e giornaliero con le
sofferenze della gente mi portarono ad osservare che spesso alcune
patologie croniche a carattere epidemiologico pur non presentando un
oggettivo malessere e dolore fisico, si manifestavano quasi in modo
asintomatico (diabete, ipertensione, disturbi cardiovascolari, disturbi
endocrini) e riscontrai che in questi soggetti, la sofferenza percepita non
era relativa ai sintomi della patologia, ma molto spesso era identificata
nella privazione. Infatti, spesso questi pazienti identificavano i loro
disturbi nella privazione; sono ridotto a mangiare senza sale, devo
privarmi del dolce, non posso partecipare alle feste, per me le feste non
hanno senso, ecc.
Inoltre, osservando l’aspetto comunicazionale di queste persone mi resi
conto che quasi tutte presentavano disturbi associati di carattere
emozionali basati sulla paura, sul senso di abbondano, sul bisogno di
2Carbone R.
Naturopatia – Principi e concetti fondamentali. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2010.
3Carbone R. Lettura del corpo psicosomatica in chiave olistica. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2009.
affetto e di protezione. Quindi intrapresi lo studio e l’approfondimento
della floriterapia (Fiori di Bach) 4.
Intanto si diffondevanosempre di più i test ematici e bioelettronici rivolti
a scoprire l’alimento che creava intolleranze. Nelle farmacie e negli studi
di naturopatia EAV e VEGA,entravano a far parte delle novità del
momento, come proposte innovative, per la soluzione del benessere
attraverso il riconoscimento delle intolleranze alimentari. Non
mancavano, di contro, articoli e trasmissioni televisive in cui mettevano
alla gogna i naturopati e questi sistemi diagnostici.
Intanto, fortunatamente, al mondo esiste oltre ai farmacologi-chimici,
con le loro visioni stereotipiche, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale
della Sanità) che con la giusta e dovuta lungimiranza ha pubblicato con
codice ISBN 978 92 15996 5 8 le linee guida di riferimento per la
formazione in naturopatia “Benchmarks for training in naturopaty”. 5 In
questa pubblicazione sono indicate le materie di insegnamento e le ore di
formazione per il conseguimento del diploma in naturopatia e l’esercizio
professionale. Quindi, ho sentito il bisogno, la necessità, oltre al dovere,
di approfondire quest’argomento affrontando tutti gli aspetti connessi a
questa sindrome da un punto di vista scientifico e naturopatico. La parte
sicuramente più importante, ma che susciterà perplessità e risentimenti
nei diversi operatori, alla luce degli studi acclarati, riguarda la definizione
semantica e semiologica delle intolleranze alimentari, che per definizione
storica individua le sindromi causate da deficit enzimatico o errori
metabolici, mentre come proposto dall’EAACI (European Academy of
Allergy and Clinical Immunology), descritto nel grafico rivisto e modificato
(Allergie, intolleranze e reattività individuale),tutte le manifestazioni non
4
Carbone R Fiori di Bach, Capire l’essenza delle emozioni per vivere meglio. Edizione ED srl, Roma, 2006. Edizione
esaurita non in commercio.
-Carbone R. Monografie delle tipologie dei fiori di Bach. Pilgrim Edizioni, Aulla (MS), 2009.
http://www.who.int/medicines/areas/traditional/BenchmarksforTraininginNaturopathy.pdf
5
rientranti nelle risposte tossiche o non tossiche possono essere definite:
reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche.
L'esistenza di un legame tra ciò che si mangia, lo stato di salute e lo
sviluppo di alcune malattie è riconosciuta fin dall'antichità.
Ippocrate (460-370 a.C.), osservò per primo l’esistenza di una
correlazione tra l’assunzione di cibo e alcune manifestazioni patologiche
come l'orticaria, la cefalea e l’importanza di una sana e corretta
alimentazione che descrisse col seguente aforisma: "Lascia che il cibo sia la
tua medicina, e la medicina sia il tuo cibo".
Anassagora (475 a.C.) sosteneva che l’uomo, attraverso il cibo assorbiva
dei “principi generativi" necessari al funzionamento del corpo umano;
quest’osservazione fu la prima intuizione dell’esistenza dei principi
nutritivi e della biochimica.
Successivamente, Galeno (131-210 d.C.) introdusse alcune formule per la
cura di malati che manifestavano reazioni avverse agli alimenti.
Porfirio (232 - 305 d. C.) racconta nella “Vita di Pitagora” che il
matematico ammoniva i suoi discepoli a non mangiare fave e ad
escluderle dalla dieta. Infatti, il favismo è un deficit di glucosio-6-fosfato
deidrogenasi (G6PDH), enzima chiave della via dei pentoso fosfati. La
carenza di enzima G6PDH costituisce il difetto enzimatico più comune
nella specie umana, provocando l’anemia emolitica.
Dei periodi successivi si conosce ben poco e poco è stato documentato,
fino agli studi
e sperimentazioni di Theophrast Bombast von
Hohenheim (detto Paracelso) (1493-1541 d.C.), medico, naturalista e
filosofo svizzero.
Paracelso, vissuto in un’epoca cruciale e di notevoli cambiamenti nella
storia del mondo occidentale, quando il Rinascimento iniziava a collocare
l’uomo al centro di ogni interesse, studiò i segreti dell’uomo in rapporto
al cosmo e fu il creatore della filosofia dell’uomo integrale, latente in ogni
persona. Scrisse undici trattati sull’origine, le cause, i segni e la cura delle
singole malattie. Egli attribuiva a cinque cause principali l’insorgenza
della malattia: Ens Astrale, Ens Venenale, Ens Naturale, Ens Spirituale, Ens
Deale. Per restare nel tema delle tossine secondo Paracelso l’Ens
Venenale è causata dalle impurità. Infatti, Paracelso descrive che vi sono
impurità che entrano nel nostro corpo sotto forma di cibo solido e chenon seguono il
naturale processo di estromissione dal sistema che seguono le parti non utilizzabili dal
processo individuale. Lo stesso può avvenire anche per i cibi liquidi, per ciò che è
inalato con l'aria che respiriamo, ciò che è assorbito dalla pelle.
È stupefacente leggere questa definizione in cui, ai tempi della sua
definizione, non vi era conoscenza del metabolismo e della biochimica,
quindi, possiamo definire Paracelso il padre, oltre che della farmacologia,
riconosciuto con i suoi lavori e l’aforisma sola dosis facit venenum, anche il
precursore del concetto di intolleranze alimentari e reattività individuali
agli alimenti e alle sostanze chimiche.
Lo sviluppo delle conoscenze sulle intolleranze alimentari vanno di pari
passo con le conoscenze più generali dell'allergia e dell'immunologia che
si sviluppò alla fine dell'Ottocento, con lo studio delle malattie infettive e
delle relative vaccinazioni.
La correlazione tra cibo e salute ricompare nella medicina, soprattutto
nell'area anglosassone, con la pubblicazione di F.W. HareThe Food factor in
disease, del 1905, in cui sostiene l’ipotesi che molte malattie potevano
essere causate dalla presenza di intolleranze alimentari.
Nel 1906 fu utilizzata per la prima volta la parola allergia dal pediatra
viennese Von Pirquet, definendola: un'alterata capacità acquisita e
specifica dell'organismo a reagire a sostanze estranee presenti nei tessuti
cutanei. Descrivendo le ipersensibilità (allergie) ai vaccini dei virus, ai
pollini, alla polvere ecc., ma nulla dal punto di vista alimentare.
Nel 1922 W.R. Shannon pubblicò su riviste di pediatria alcuni casi di
manifestazioni neuropatiche, compresa l'epilessia, in bambini che
presentavano intolleranze alimentari.
Nel 1925 W.W. Duke pubblicò le casistiche su casi di asma e riniti
causate da intolleranze alimentari, e sempre nel 1925 G. Piness e H.
Miller pubblicarono altri studi su casistiche pediatriche legate alle
intolleranze alimentari.
Nel 1926 Albert Rowe, pubblicò le sue prime osservazioni sulle diete ad
eliminazione come terapia per le allergie alimentari, diffondendo la sua
teoria, attraverso conferenze e seminari, alla classe medica degli Stati
Uniti, dando impulso alla ricerca e allo studio di questi problemi.
Nel 1951 fu introdotto il termine di Ecologia Clinica usato per la prima
volta dal Dott. Theron G. Randolph nel suo libro “Food Allergy”.
L'ipotesi di Randolph era quella di evidenziare come, accanto ai classici
processi allergici, ci potesse essere tutta una serie di fenomeni che non
rientravano nel meccanismo tradizionale allergico-immunologico, ma che
era legato a fenomeni di "intolleranza"; tali fenomeni si manifestavano
con delle vere e proprie assuefazioni a sostanze comuni quali gli alimenti.
Nel 1964 Il Dr. George J. Goodheart Jr. osservò la relazione tra
l’assunzione di determinati cibi e la variazione della risposta della forza
muscolare, sviluppando i test kinesiologici. Il Dr. George J. Goodheart
Jr. è unanimemente considerato il Padre della Kinesiologia e grazie alla
sua costante attività di ricerca la steessa si è sviluppata come disciplina
autonoma ed originale. Goodheart introdusse ufficialmente la
Kinesiologia all'interno dei Giochi Olimpici nel 1980, alle Olimpiadi di
Lake Placid, quale Membro Ufficiale del Comitato Medico Statunitense
per gli Sport Olimpici. Nel 1998 l'International College of Applied
Kinesiology, in considerazione dei successi da lui conseguiti in oltre
sessant'anni di carriera, gli ha conferito il riconoscimento Lifetime
Achievement Award.
Nel 1991, l'allergologo Allen P. Kaplan 6, descriveva la differenza tra le
allergie tradizionali e le intolleranze alimentari, evidenziando che in
queste manifestazioni cliniche non si rilevava una produzione di
immunoglobuline di tipo E (IgE), da questa osservazione prende origine
la definizione di intolleranze alimentari, meglio definite: allergie non
allergiche. Quindi, l’intolleranza alimentare si può definire: reazione tossica
all'ingestione di un determinato cibo non mediata da sistemi immunitari.
Nel 1993, l’Accademia Americana di Allergologia (AAAA) classifica le
reazioni avverse ai cibi come:
6Allen
P. Kaplan. Allergy. Editore: Churchill Livingstone. Ottobre 1985.
1) reazioni allergiche propriamente dette dovute a meccanismi
immunologici e dose-indipendenti (mediate dalle IgE ed IgG);
2) pseudoallergie da deficit enzimatici (es. deficit di lattasi con
intolleranza al latte, favismo);
3) reazioni pseudoallergiche dovute a meccanismi extra-immunologici e
dose-dipendenti (farmaci e alimenti liberatori di istamina), reazioni
tossiche agli alimenti, ossia avvelenamento da funghi, da botulino;
4) intolleranze, in cui eliminando completamente un alimento, si verifica
la scomparsa del sintomo.
Nel 1995 l’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical
Immunology), per evitare equivoci di definizione e terminologia tra le
allergie e le intolleranze alimentari, propose un grafico e glossario dal
nome: Position Paper Adverse Reactions to Food, classificazione delle reazioni
avverse da ingestione di alimenti.
Il costante dilagare di questo fenomeno 7 richiede un chiarimento e
approfondimento della tematica suffragata da conoscenze acquisite e
documentate, secondo canoni comprovati e validati.
Il termine intolleranze alimentari è usato negli ultimi decenni
impropriamente, già l’EAACI nel 1995 classificava con tale termine le
reazioni allergiche agli alimenti non immuno-mediate e derivanti da un
deficit enzimatico. Sempre di più negli ultimi anni, anche per gli effetti
indotti dalla globalizzazione, sono stati inseriti nell’alimentazione
sostanze e alimenti nuovi che spesso l’organismo umano non riconosce,
pertanto, non essendo dotato di sistemi enzimatici specifici, non possono
essere correttamente metabolizzati dal sistema digestivo, assimilati ed
eliminati. Poiché, gli alimenti spesso per problemi legati alla produzione,
coltivazione, conservazione e dispensazione subiscono trattamenti
Agenzia ANSA del 08 05 2010. Il problema delle allergie alimentari, specie in età pediatrica, in
Italia è molto serio; infatti si hanno: 40 morti per shock anafilattico (stima); 570.000 allergici <
18 anni; 270.000 allergici tra 0-5 anni; 150.000 allergici tra 10-18 anni; 80.000 allergici alle uova;
40-50.000 allergici a grano, pomodoro, soia, crostacei, frutta e verdura, noci e arachidi; 100.000
bambini devono usare latti ipoallergenici per un costo di 50 milioni di euro ogni anno che
grava esclusivamente sulle famiglie; 1.500.000 gli adulti con allergia agli
alimenti.http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/05/08/visualizza_new.html
_1790249961.html
7
chimici con diserbanti, disinfestanti, conservanti, antiossidanti, lievitanti,
stabilizzanti, coloranti, aromatizzanti il problema si complica, in quanto
difronte ad una reattività seguita all’ingestione di un alimento, è
necessario discernere la componente che ha indotto la risposta reattiva.
Le reattività individuali si manifestano con più frequenze delle allergie,
esse rappresentano un problema diagnostico discutibile e di difficile
accettazione dal mondo scientifico, anche se questi metodi diagnostici
esistono e sono in piena diffusione, non hanno una validazione e
accreditamento scientifico. Non possono essere dimostrati, non vi è
accordo tra gli operatori e studiosi, alcuni negano l’esistenza, altri invece
enfatizzano i metodi.
Le intolleranze-allergia seguono un trend in aumento e le modalità delle
reazioni ai vari alimenti si stanno modificando di pari passo con i
cambiamenti che vengono apportati nell’alimentazione; inoltre,
probabilmente l’introduzione di alimenti geneticamente modificati
(OGM), nel prossimo futuro ci metterà difronte a nuove forme di
reattività individuali e complessi quadri sintomatologici.
Possiamo concludere che le reattività individuali, possono derivare da
varie cause, si manifestano in seguito ad un meccanismo di accumulo di
tossine o metaboli, provocando una reazione tossica all'ingestione di un
cibo o sostanze non dovuta a fenomeni immunitari. Si manifestano su
organi e apparati a carattere soggettivo spesso confondendosi e
associandosi ad altre sindromi rendendo difficile la reale interpretazione
dei sintomi.
Le reattività individuali possono insorgere da cause esterne o interne
all’organismo, e si verificano inseguito all’azione di agenti: infettivi
(batteri, virus), chimici (additivi, conservanti, farmaci), fisici (traumi,
meteoropatie), ormonali (menopausa, malattie), intestinali (alterazioni
della flora batterica, infiammazione della mucosa), psichici (ansia, stress,
conflitti), ambientali (inquinamento, rumori, geopatie e metereopatie).
Mentre l’allergia alimentare può essere diagnosticata con relativa
facilità;quando la reazione non è mediata da un meccanismo
immunologico, ma da reattività individuale, la diagnosi si presenta più
complessa, nonostante sia più frequente dell’allergia (solo il 5 % delle
reazioni avverse agli alimenti possono essere definite di natura allergica) 8.
Le casistiche 9 fanno rilevare che l’individuo adulto percepisce le reazioni
avverse agli alimenti come il principale problema della propria salute,
tanto che circa un terzo della popolazione americana tende a modifica la
propria alimentazione nella convinzione di avere un’allergia alimentare,
atteggiamento condiviso anche in altri paesi: in Inghilterra (20% della
popolazione)e in Olanda (10% della popolazione). In Italia il fenomeno è
in continuo aumento e sempre una maggiore parte della popolazione
viene interessata da problematiche relative alle intolleranze agli alimenti.
Con questo lavoro, voluto fortemente dall’autore Rocco Carbone, che da
tempo dibatte e divulga attraverso seminari e corsi i principi e le ragioni
che animano questo disturbo, si creano le basi per un approfondimento
della materia in ordine interdisciplinare.
Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina - Roma - Ambulatorio per lo studio delle Intolleranze
Alimentari. ResponsabileDr. Marco Visconti.
9 http://www.wikipedia.org/wiki/Allergia_alimentare.
8
Concetti di immunologia dell’intestino
Generalità
L’organismo umano ha sviluppato un efficace sistema verso agenti
aggressori infettivi e sostanze tossiche, attraverso la formazione di
anticorpi umorali o lo sviluppo di immunità cellulare.
Dallo studio dei meccanismi molecolari si rileva che l’organismo è capace
di distinguere le sostanze proprie (self) da sostanze non-proprie (nonself) e, attraverso l’attivazione del Sistema Immunitario, si può produrre
un'enorme varietà di cellule e molecole in grado di riconoscere ed
eliminare un'infinità di agenti invasori.
All'interno del Sistema Immunitario vengono distinte due unità
funzionali:
L'Immunità congenita: è la resistenza di base alle malattie acquisita con la
nascita; rappresenta una prima linea di difesa. Essa include una serie di
barriere difensive ad infezioni ed aggressioni esterne: la pelle, le mucose e
la temperatura corporea.
L'Immunità acquisita: denominata pure Immunità specifica, mette in atto
una reazione specifica nei confronti di ciascun agente infettivo che viene
poi "memorizzata" dal Sistema Immunitario, attraverso la formazione di
anticorpi.
La risposta immunitaria acquisita viene attivata quando il Sistema
Immunitario congenito non riesce a debellare un agente patogeno. Il
riconoscimento di agenti avversi avviene ad opera dei linfociti, mentre
l’azione di difesa e neutralizzazione del patogeno avviene sia tramite i
linfociti e sia tramite altre cellule specializzate come i macrofagi e le
cellule neutrofile.
Il Sistema Immunitario svolge le sue azioni difensive attraverso una serie
di mediatori che intervengono nei processi allergici, essi sono: i globuli
bianchi, le interleuchine, le proteine del Complementoe l'interferone che
fungono da anticorpi, mentre batteri, virus e tossine costituiscono gli
antigeni.
I globuli bianchi sono le cellule che hanno propriamente il compito di
difendere l'organismo dalle infezioni. Si dividono in tre categorie:
1. monociti, che al momento dell'infezione diventano macrofagi;
2. granulociti, a loro volta divisi in neutrofili, acidofili e basofili;
3. linfociti, a loro volta divisi in linfociti T e B.
I linfociti T si dividono in tre gruppi:
I linfociti T citotossici sono i responsabili dell'immunità cellulare.
Utilizzando il riconoscimento della proteina MHC 10, essi riconoscono
una cellula self da una non-self. In quest'ultimo caso, attraversano la
membrana cellulare con una proteina, detta perforina, causandone la lisi
(rottura) e quindi la morte.
I linfociti T helper (Th1 e Th2) sono importantissimi, poiché attirano e
attivano gli altri tipi di linfociti. Viaggiano a stretto contatto con i
macrofagi. I linfociti T helper quando sono attivati secernono delle
proteine chiamate linfochine che presentano recettori specifici verso la
membrana delle cellule bersaglio. Esistono diversi tipi di linfochine, di
cui, la famiglia più importante è rappresentata dalle interleuchine, che
stimolano la crescita delle cellule T e la produzione di anticorpi da parte
dei linfociti B. Le linfochine vengono attivate durante alcune reazioni di
ipersensibilità dell’organismo. I macrofagi dopo aver fagocitato un agente
estraneo (cellula, batterio, virus, tossine, ecc.), espongono nella proteina
MHC un frammento ditale agente; in seguito a tale presenza si attiva la
produzione di una proteina detta interleuchina 1, la quale, attira il
linfocita T helper e gli trasmette l'informazione sul tipo di cellula estranea
penetrata nell'organismo. Il linfocita T helper, in seguito a questa
informazione produce due sostanze: l'interleuchina 2 e l'interleuchina 4,
10
Le proteine MHC di classe I sono presenti in tutte le cellule nucleate e servono come mezzo
di riconoscimento per le cellule del sistema immunitario che, vedendo queste molecole sulla
superficie delle cellule, le classificano come "self" e quindi non le attaccano.
Le proteine MHC di classe II, invece, derivano da degradazione cellulare operata dai lisosomi e
sono esogene, quindi "non self"; pertanto, se espresse sulla superficie delle cellule, attivano le
cellule presentanti l'antigene (cellule dendritiche, macrofagi...) e di conseguenza la risposta
immunitaria.
che stimolano la riproduzione rispettivamente dei linfociti T citotossici e
dei linfociti B.
I linfociti natural killer (NK) hanno funzione analoga ai linfociti T
citotossici, ma non utilizzano il riconoscimento dell'MHC.
Il ruolo "attivo" della difesa specifica è quindi svolto dai linfociti T
citotossici, dai linfociti NK e dagli anticorpi.
Le interleuchine sono specifiche sostanze di natura proteica secrete da
cellule del sistema immunitario durante la risposta immunitaria: linfociti,
cellule NK, fagociti, cellule dendritiche.
Gli anticorpi o immunoglobulinesonodelle proteine specifiche per ogni
antigene con una peculiare struttura quaternaria che le conferisce una
forma a "Y". Gli anticorpi hanno la funzione, nell'ambito del sistema
immunitario, di neutralizzare
corpi estranei come virus e
batteri, riconoscendo ogni
determinante antigenico o
epitopo legato al corpo come
un bersaglio. In maniera
schematica e semplificata si
può dire che ciò avviene perché
al termine dei bracci della "Y"
(v. figura struttura degli anticorpi) vi è una struttura in grado di
"chiudere" i segmenti del corpo da riconoscere. Ogni chiusura ha una
chiave diversa, costituita dal proprio determinante antigenico; quando la
"chiave"
(l'antigene) è inserita, l'anticorpo si attiva. Dal punto di vista funzionale
sono distinguibili due componenti fondamentali:
a) una regione costante (C), che media l’interazione dell’anticorpo con il
complemento o con cellule dell’ immunità innata;
b) una regione variabile (V), che contiene il sito di combinazione con
l'antigene e che è quindi variabile a seconda della specificità
dell'anticorpo per un dato antigene.
Le Immunoglobuline (Ig) sonoglicoproteine presenti nel sangue e nei
fluidi dei tessuti, costituite da due catene pesanti (H, dall'inglese "heavy"),
di circa 400 aminoacidi, e da due leggere (L, dall'inglese "light"), di circa
200 aminoacidi, tenute insieme da legami chimici.
Le immunoglobuline umane sono suddivise in 5 classi principali, elencate
in ordine decrescente di concentrazione serica: IgA, IgD, IgE, IgG, IgM.
IgA: costituiscono circa il 20% delle immunoglobuline seriche (e ben il
60-70% delle totali) e sono presenti principalmente nelle secrezioni
esterne, quali saliva, colostro, lacrime, muco delle vie respiratorie e del
tubo digerente.
Le IgA rappresentano un importante mezzo di difesa contro le infezioni
locali; stimolano la reazione del complemento solo attraverso una via di
attivazione alternativa e intervengono nella risposta immunitaria
secondaria.
IgD: rappresentano lo 0,2% delle immunoglobuline circolanti. Sono
presenti sulla membrana cellulare dei linfociti B dove, legato l'antigene
verso cui sono specifiche, inducono l'attivazione della cellula a
proliferare, maturare a plasmacellula e a produrre, in forma solubile,
anticorpi in grado di riconoscere gli stessi antigeni della Ig di membrana.
IgE: sono presenti nel siero in concentrazione bassissima, inducono la
liberazione da parte delle stesse cellule dei mediatori responsabili delle
reazioni allergiche di tipo I.
IgG: sono la classe di anticorpi maggiormente presenti nel siero,
rappresentando circa il 75% delle immunoglobuline circolanti.
Attraversano la barriera placentare e, quindi, si trovano a concentrazione
elevata già alla nascita, conferendo al neonato una certa protezione
durante i primi mesi di vita.
IgM: costituiscono circa il 5-10% delle Ig totali. Le IgM costituiscono la
classe di anticorpi che vengono sviluppati al primo contatto con un
nuovo antigene e sono quindi parte della risposta immunitaria primaria.
Stimolano la reazione del complemento e non passano la barriera
placentare.
Il Complesso Maggiore di Istocompatibilità o Major Histocompatibility Complex
(MHC). Ogni cellula del nostro corpo ha sulla sua superficie una proteina
chiamata MHC (complesso maggiore di istocompatibilità), differente da
organismo a organismo. Esso è, in pratica, un sistema di controllo per
distinguere le proprie cellule (self) dalle cellule estranee (non-self). Se vi è
una modifica nel materiale genetico di una cellula (a seguito di
un'infezione virale o nel caso di una cellula tumorale) l'MHC prodotto
non sarà quello originale ma avrà dei difetti; questa cellula, pertanto,
viene classificata come "agente estraneo" dal sistema immunitario e viene
distrutto. Esistono due tipi di MHC:
 MHC di classe I, presente in tutte le cellule;
 MHC di classe II, presente solo sulla superficie dei macrofagi, dei
linfociti B e di alcune cellule linfatiche (ad esempio nel timo).
Gliinterferoni (IFN) sono una classe di proteine prodotte dalle cellule del
sistema immunitario (globuli bianchi, fibroblasti) in risposta all'attacco di
agenti esterni come virus, batteri, parassiti e cellule tumorali. Gli
interferoni appartengono alla vasta classe di glicoproteine note come
citochine.
La loro funzione specifica è quella di:
1. inibire la replicazione di virus all'interno delle cellule infette;
2. impedire la diffusione virale ad altre cellule;
3. rafforzare l'attività delle cellule preposte alle difese immunitarie, come
i linfociti T e i macrofagi;
4. inibire la crescita di alcune cellule tumorali.
Esistono due tipi di interferoni il Tipo I [INF alfa (α) e INF beta (β)] e il
Tipo II [INF gamma (γ)]; agiscono legandosi alla membrana delle cellule
e stimolando la produzione di enzimi antivirali. Quando un virus attacca
una cellula attivata dall'interferone, non riesce a moltiplicarsi a causa degli
enzimi antivirali e si verifica quindi un arresto o un'attenuazione
dell'infezione.
Cenni di anatomia del sistema immunitario
Gli organi del sistema immunitario si distinguono in primari e secondari:
1) gli organi primari sono la sede di origine delle cellule del sistema
immunitario (nell’uomo midollo osseo e timo). Si sottolinea che negli
organi primari si trovano i veri precursori delle cellule T e B, ovvero
quelle cellule in cui il DNA si trova in configurazione germinale, stato in
cui non è ancora avvenuta la disposizione e la forma dei geni delle
immunoglobuline o del recettore dei linfociti T.
2) gli organi secondari sono i linfonodi, la milza, le placche del Peyer.
Il sistema immunitario è costituito da un eterogeneo insieme di
popolazioni cellulari anatomicamente
e/o funzionalmente interdipendenti, che
hanno il compito di assicurare il
riconoscimento dell’antigene e la sua
inattivazione.
L’antigene
viene
riconosciuto dalle cellule dotate di
specifico
recettore,
le
cellule
dell’immunità specifica, cioè i linfociti B
e linfociti T.
Linfonodi
Il linfonodo ha una forma di fagiolo, con
grandezza di alcuni millimetri e si può suddividere in tre zone:
1) zona corticale o corteccia (timo-indipendente, dove sono presenti i
linfociti B, a livello dei follicoli);
2) zona paracorticale, dove si trovano le cellule T;
3) zona midollare, situata a livello centrale, dove si trovano linfociti T
attivati e plasmacellule.
Il linfonodo è una delle sedi in cui avviene l’incontro tra i linfociti vergini
e gli antigeni. I linfociti T e B giungono al
linfonodo tramite i vasi linfatici afferenti, e
si vanno a collocare, rispettivamente,
nell’area paracorticale e nei follicoli. Qui i
linfociti che riconoscono il proprio antigene
(trasportato da cellule APC dendritiche, che giungono dal vaso linfatico
afferente) si fermano e vengono attivati, andando incontro a un processo
proliferativo; i linfociti attivati lasciano il linfonodo dopo alcuni giorni
come cellule effettrici. Quelli che invece non incontrano il proprio
antigene ritornano in circolo tramite il vaso linfatico afferente.
La milza
Localizzata nell’ipocondrio sinistro, del
peso di circa cento grammi; è composta da
una capsula di tessuto connettivo da cui si
dipartono trabecole che ne suddividono il
parenchima. Quest’ultimo è costituito da
sostanza rossa e sostanza bianca: la prima è
formata da un ammasso di globuli rossi che
nella milza vanno incontro a eliminazione da parte di macrofagi splenici,
mentre la seconda è sede di riconoscimento dell’antigene.
Qui è presente un’arteria trabecolare dalla quale origina l’arteriola
centrale (ai cui lati ci sono i tessuti linfoidi peri-arteriolari, composti da
linfociti T). Dall’arteriola centrale si forma il seno venoso e infine la
vena. I linfociti B, con centri germinativi, formano una corona intorno
all’area peri-arteriolare, detta PALS.
Una differenza tra linfonodi e milza è che in quest’ultima gli antigeni
arrivano direttamente tramite il sangue e affluiscono dal sistema
arteriolare, mentre nei linfonodi arrivano dai vasi linfatici.
MALT (Mucosa Associated Lymphoid Tissue) .
I precursori delle cellule del sistema immunitario sono localizzati negli
organi linfoidi primari e secondari. Gli organi linfoidi primari sono il
midollo osseo e il timo, mentre gli organi linfoidi secondari oltre a
linfonodi e la milza, sono il sistema linfoide associato alle mucose che si
sviluppa sulle superficie della pelle e delle mucose intestinali, bronchiali,
del naso e vasi. Il sistema linfoide associato alle mucose definito MALT
(Mucosa-Associated Lymphoid Tissue) svolge un ruolo di risposta
immunitaria sia umorale (mediante il rilascio di linfociti B) che cellulare
(mediante il rilascio di linfociti T).
In riferimento alla loro localizzazione i tessuti MALT sono classificati:
c) BALT (bronchial-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato alle
mucose bronchiali;
d) LALT(larynx-associated lymphoid tissue)tessuto linfoide associato alle
mucose della laringe.
e) GALT (gut-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato
all’intestino, in particolare, all’appendice ileo-cecale e placche di Pever;
f) NALT (nose-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato alle
mucose del naso;
g) SALT (skin-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato allo strato
ipodermico cutaneo;
h) VALT (vascular-associed lymphoid tissue) tessuto linfoide associato ai vasi
sanguigni.
Questi sistemi tissulari interagiscono continuamente con gli antigeni e
modulano la risposta antigene-anticorpo, il grado di reattività della
risposta costituisce la tolleranza immunitaria chevaria da soggetto a
soggetto.
Lume intestinale - placche di Peyer
Le placche del Peyer, localizzate tra i villi dell’intestino tenue, sono
costituite da cellule epiteliali, denominate cellule M (Multifolder o
micropliche) e da una placca formata da un centro germinativo di
linfociti B circondato da linfociti T che si trovano nella sottomucosa
dell’intestino tenue. Le cellule M sono specializzate nel consentire il
passaggio di alcune cellule e non di altre, hanno una funzione
discriminante per gli antigeni Self dai Non Self, determinando la
tolleranza immunitaria. Sono una sottopopolazione del MALT (Tessuto
Linfoide Associato alle Mucose) e costituiscono il 10% delle cellule della
mucosa intestinale. Una peculiarità di questo tessuto linfoide è che gli
antigeni che vi giungono, in condizioni alterate dell’intestino, non
vengono processati (controllati) ma, possono crearsi un varco fra le
cellule M.
Questa modalità di comportamento delle cellule M, durante i processi
infiammatori della mucosa dell’intestino tenue, consente il passaggio di
metaboliti che si riversano nel torrente ematico, provocando reattività
individuali che costituiscono l’innesco delle intolleranze alimentari e
verso sostanze chimiche. Questo comportamento è stato studiato in
USA e definito col nome di LGS (Leaky Gut Syndrome).
LGS (leaky gut syndrome ) 11
Per Leaky Gut Syndrome (Sindrome dell'intestino microperforato) si intende
un’espressione di alterata permeabilità della mucosa intestinale nei
confronti di sostanze ed agenti non completamente digeriti e non
riconosciuti dal sistema immunitario intestinale (MALT E GULT). In
condizioni di normalità gli alimenti digeriti dai succhi acidi gastrici,
pancreatici e dagli enzimi digestivi vengono trasformate in nutrienti
semplici (amminoacidi, oligopeptidi, glucosio, oligosaccaridi, ecc.)
riconosciuti self e convogliati verso le cellule con orletto a spazzola per
diffondersi nel torrente ematico ed essere utilizzati per le funzioni
organiche plastiche ed energetiche.
Un regolare funzionamento di riconoscimento e di processamento dei
micronutrienti a livello intestinale, richiede un’azione sinergica tra le
cellule M, le IgA, i fermenti lattici, i linfociti Th2, l' Interleuchina 10 e le
condizioni generali di impermeabilità
intestinale (Tight Junction).
Le Tight junction (giunzioni serrate,
zonula occludens o fasci occludenti)
costituiscono una cintura continua
intorno alle cellule che rivestono le cavità
corporee, hanno il compito di impedire il
passaggio dei liquidi tra la cavità
corporea e le cellule sottostanti. Sono presenti in modo particolare negli
epiteli di rivestimento dell’apparato digerente, compresi gli epiteli che
11leaky
gut syndrome, letteralmente tradotto in sindrome dell’intestino perforato.
Groschwitz, KR. (Jul 2009). Intestinal barrier function: molecular regulation and disease pathogenesis.
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http://www.procaduceo.org/it_ricerche/anat_fisio/anat_fisio06.htm.
http:// www.afpafitness.com/articles/LEAKGUT4.HTM.
rivestono i dotti e le cavità del tratto digerente, costituiscono delle
membrane
semipermeabiliresponsab
ili del mantenimento
delle
differenze
di
concentrazioni ioniche
tra i contenuti delle
cavità corporee ed i
tessuti
circostanti.
Costituiscono un sistema
di collegamenti tra cellule
con
funzioni
impermeabili
e
discriminanti il passaggio
di sostanze nel distretto
intestinale, per cui i
componenti di alimenti
digeriti son convogliati e
"costretti" a passare
attraverso
vie
fisiologiche
(Cellule
orletto a spazzola e cellule M). Queste condizioni di virtuale
impermeabilità dell'intestino è dovuto alla sinergia tra fermenti lattici,
IgA secretorie e Tight Junction.
Quando il sistema digerente funziona bene solo alcune sostanze,
accuratamente selezionate, possano attraversare la mucosa dell'intestino
per pinocitosi 12ed affluire nel flusso sanguigno. In presenza di
un'infiammazione della mucosa intestinale, specialmente del tenue e del
12
Processo attivo di assunzione di fluidi da parte della cellula vivente, che si esplica mediante
l’invaginazione di un tratto della membrana plasmatica fino a formare piccole vescicole
contenenti il fluido. Costituisce la modalità di penetrazione delle macromolecole in soluzione
(soprattutto proteine) nell’interno della cellula.
colon, si ha una diminuzione della capacità di permeabilità selettiva, di
conseguenza l'alterazione della permeabilità intestinale consente ai
nutrienti non completamente digeriti, tossine, batteri, funghi e parassiti,
di attraversare la parete intestinale e diffondersi in circolo.
Questa alterazione è causata anche dall'alimentazione moderna che
impiega cibi poveri di nutrienti essenziali (vitamine, minerali, acidi grassi)
che costituiscono i fattori protettivi della mucosa intestinale, da uno
squilibrio della flora batterica (disiosi) e dalla carenza di enzimi contenuti
negli alimenti e prodotti dagli organi dell’apparato digerente
ipofunzionanti.
Un intestino disbiotico inoltre, cioè con una flora batterica alterata e
insufficiente, diventa sede di varie sostanze tossiche che sovraccaricano
continuamente il sistema immunitario, il quale col tempo può perdere la
sua efficienza e causare varie disfunzioni e malattie.
Per ristabilire la corretta permeabilità intestinale, è necessario ridurre i
cibi eccessivamente raffinati, zucchero, alcolici, farmaci non strettamente
necessari, dolciumi, caffè, fumo e introdurre più vegetali, verdura fresca
e alimenti ricchi di fattori probiotici, enzimatici e nutrienti vitali.
Immunità umorale, cellulare e specifica
Esistono tre tipi di immunità: immunità umorale, immunità cellulare e
immunità specifica.
L’immunità umoraleè costituita da molecole in soluzione. Queste sono
chiamate immunoglobuline o anticorpi e costituiscono il 20% delle
proteine del sangue; fa parte della difesa immunitaria umorale anche il
complemento che è rappresentato da una serie di proteine che aiutano gli
anticorpi a neutralizzare i batteri e che agisce in maniera non specifica.
L’immunità cellulare è rappresentata dalle cellule intere, come i fagociti che
sono in grado di ingerire e distruggere materiale estraneo; fanno parte di
questa famiglia i neutrofili e i macrofagi. Uno dei ruoli fondamentali degli
anticorpi è quello di aiutare i fagociti a riconoscere sostanze estranee.
Esiste anche un tipo di cellule che presenta sulla sua superficie alcune
proteine che hanno le stesse caratteristiche degli anticorpi e, inoltre, un
altro tipo di cellule che secernono le linfochine, proteine con la funzione
di stimolare i processi di guarigione dell’infezione. La prima risposta
immunitaria dell’organismo è, per un breve periodo, non specifica. I
fagociti si attivano quando incontrano un batterio, mentre le cellule che
vengono infettate da un virus producono molecole che si chiamano
interferoni, i quali interagiscono con recettori esposti da altre cellule e le
rendono meno vulnerabili all’infezione virale.
L’immunità specifica è sviluppata dai linfociti, i quali vengono attivati sia dal
contatto diretto con la sostanza patogena sia in maniera indiretta da
proteine o frammenti di esse che vengono digerite e presentate sulla
superficie dai macrofagi. Questo evento fa riconoscere come estranee
queste risposte e il linfocita inizia la produzione di anticorpi. L’anticorpo
riconosce una parte della struttura estranea chiamata epitopo 13 e ogni
proteina ha la potenzialità di avere molti epitopi che possono essere
riconosciuti dagli anticorpi. La caratteristica principale di questi ultimi è
costituita dalla loro specificità; infatti il nostro organismo è capace di
produrre un numero molto elevato di anticorpi diversi in grado di
riconoscere altrettante strutture diverse.
La presenza di epitopi comuni di determinate proteine presenti su
alimenti di diversa natura costituiscono la fonte per le cosiddette reazioni
crociate (cross-reazioni) tra alimenti e allergeni di alcuni pollini (v.
capitolo cross-reazioni).
Si definisce epitopo o determinante antigenico la zona di antigene che si lega all'anticorpo
specifico. L’antigene può contenere diversi epitopi riconosciuti da differenti anticorpi. Si
distinguono, in linea di massima, due tipi di epitopi:
a) epitopi sequenziali, caratterizzati da una specifica sequenza lineare degli aminoacidi (ad
esempio Arg-Glu-Ser);
b) epitopi conformazionali, sono caratterizzati dalla conformazione sterochimica e
riconosciuti dal sistema immunitario come complessi tridimensionali.
13
Funzionalità dell’intestino
Un buon equilibrio e funzionalità dell’intestino dipendono dal
mantenimento del suo ecosistema che è il risultato del mantenimento
delle condizioni ambientali e dell’interazione tra i microrganismi che
compongono la microflora secondo meccanismi di indifferenza,
simbiosi, antibiosi, competizione di substrato, motilità intestinale,
secrezioni gastroduodenali (barriera gastrica, formata dall’acido cloridrico
e modificazioni del pH indotto dagli enzimi pancreatici), effetto dei sali
biliari deconiugati che costituiscono un fattore di autocontrollo (la
deconiugazione viene effettuata dai costituenti della microflora),
fenomeni immunitari sia locali (IgA secreti dalla mucosa intestinale) che
generali, meccanismi di difesa (lattoferrina, lisozima, ecc.).
Contribuiscono a creare uno stato di instabilità delle funzioni intestinali
cause fisiologiche, patologiche e iatrogene. Le cause fisiologiche sono
dovute ad alimentazione non idonea ed all’età. Quest’ultimo fattore può
indurre importanti modificazioni di tipo qualitativo: nel giovane, ad
esempio, i lattobatteri raggiungono concentrazioni elevate, mentre
nell’anziano si osserva una riduzione significativa dei bifidobatteri ed un
aumento dei coliformi e dei miceti.
Le cause patologiche si manifestano in seguito a malattie intestinali acute
e croniche: patologie sistemiche, alterazioni ormonali, stress, malattie
immunologiche, epatopatie.
Le cause iatrogene si verificano in seguito ad interventi chirurgici,
antibiotico terapia, analgesici e antiflogistici di sintesi, additivi chimici (da
tenere presente che nel caso di antibiotici e di altri farmaci citati, non è
solo la somministrazione di essi a provocare il danno intestinale, ma
anche la loro assunzione attraverso prodotti organici quali per esempio la
carne animale, trattate con queste sostanze).
Per una corretta comprensione della funzionalità dell’intestino e del suo
ecosistema è necessario prendere in considerazione l’ecosistema
intestinale, la funzione neuroendocrina, la funzione digestiva, la funzione
di trasporto e propulsione intraluminale, l’assimilazione, l’eliminazione e
la microflora intestinale.
Funzione neuroendocrina
L’intestino può essere definito un vero e proprio organo a funzione
neuroendocrina. I principali neurormoni che l’intestino secerne sono:
serotonina, somatostatina, encefaline, gastrina, bombesina, vip, istamina,
neurotensina, sostanza P, secretina, motilina, enteroglucagone,
colecistochinina, gip (polipeptide gastro-inibitore).
Alcuni di questi svolgono funzione di neurotrasmettitori non adrenergici
e non colinergici (NANC).
L’intestino secerne ormoni attraverso i quali regola la funzione di
numerosi organi: la gastrina stimola la tiroide a secernere la calcitonina, il
pancreas a secernere insulina, inoltre stimola la secrezione acida dello
stomaco, che a sua volta viene inibita dal Gip (polipeptide
gastroinibitore) e dal Vip (polipeptide vasoattivo); quest’ultimo regola la
secrezione idrica ed elettrolitica dell’intestino. La colecistochinina e la
pancreozimina regolano la contrazione e lo svuotamento della colecisti e
la secrezione esterna del pancreas insieme alla secretina. Quest’ultima,
insieme all’enterogastrone e il Gip, stimola anche la secrezione interna
del pancreas. La somatostatina modula la costellazione ormonale
dell’intestino e stimola la produzione del fattore intrinseco di Castle 14.
14
Il fattore intrinseco di Castle è una glicoproteina sintetizzata dalle cellule parietali della
mucosa dello stomaco, è determinante per il corretto assorbimento della vitamina B12, che
avviene nell’ileo,tratto finale dell'intestino tenue.
Funzione digestiva
La funzione digestiva dell’intestino è rappresentata da una serie di
trasformazioni fisiche e chimiche a cui viene sottoposto il cibo: le
molecole complesse vengono convertite in unità sufficientemente piccole
e a struttura chimica ben definita in modo da poter essere assorbite a
livello intestinale ed essere utilizzate dall’intero organismo.
Queste operazioni avvengono ad opera degli enzimi: proteine complesse
capaci di indurre trasformazioni chimiche in altre sostanze in presenza di
minerali e/o vitamine.
Ogni enzima ha la capacità di scomporre una sola e specifica sostanza.
Inoltre, i vari nutrienti, per essere digeriti, hanno bisogno di un ambiente
adeguato: ad esempio, i carboidrati necessitano di un ambiente alcalino,
mentre le proteine richiedono un ambiente acido.
Le sedi principali, dove avviene la secrezione di enzimi specifici della
digestione dei carboidrati, sono il cavo orale e l’orletto a spazzola
dell’intestino tenue.
Invece, le sedi di secrezione degli enzimi ad azione proteolitica sono lo
stomaco ed il pancreas.
Funzione di trasporto e propulsione intraluminale
’immissione in circolo dei nutrienti è assicurato dall’attività motoria
intestinale fondamentalmente regolata dal plesso mioenterico di Meissner
e Auerbach, e dall’ormone motilina. Il movimento a livello del tenue si
manifesta con contrazioni segmentarie, che favoriscono il
rimescolamento del chimo, e contrazioni peristaltiche, che
contribuiscono allo spostamento e progressione dello stesso.
A livello del colon, l’attività motoria è di tipo propulsiva peristaltica
regolata. Il controllo nervoso dell’attività motoria intestinale può essere
estrinseco, regolato dal sistema nervoso parasimpatico con funzione
eccitatoria e simpatico con funzione inibitoria, oppure intrinseco
regolato dal plesso nervoso intramurale. Il controllo estrinseco avrebbe
solo un ruolo regolatorio mentre quello intrinseco è sicuramente il più
importante. Infatti, la simpatectomia non provoca significative variazioni
dell’alvo.Alcuni fattori endocrini possono influenzare la motilità
intestinale, anche se, in condizioni normali, il loro ruolo non è
predominante. Gli ormoni e i neurotrasmettitori che stimolano la
motilità gastrointestinale sono: acetilcolina, serotonina, istamina,
colecistochinina, angiotensina, motilina, gastrina. Al contrario, quelli che
hanno un effetto inibente sono: dopamina, noradrenalina, glucagone,
VIP, somatostatina, encefaline.
L’attività motoria dell’intestino segue un preciso ritmo biologico.
L’attività funzionale inizia durante il sonno, all’incirca alle ore 03.00 del
mattino, raggiunge un picco nella tarda mattinata, si riduce verso le ore
14.00. La minima attività, invece, è alle ore 19.00.
Con il rallentare dell’attività motoria il contenuto intestinale si blocca. A
causa di questa stasi, se il pasto serale è troppo abbondante e/o viene
assunto tardi, si verifica una decomposizione intestinale per
fermentazione (per degradazione degli zuccheri presenti nella verdura,
frutta, cereali, cibi e bevande zuccherine) o per putrefazione (per
decomposizione di cibi ad elevato contenuto proteico). I prodotti
metabolici di questi processi possono alterare la mucosa intestinale.
Questa, che normalmente costituisce una barriera insuperabile per molte
tossine, viene intensamente sollecitata da questi metaboliti
(particolarmente da quelli derivanti dalla putrefazione) subendo processi
di rigonfiamento e di infiammazione con alterazione della permeabilità e
conseguente passaggio nel circolo linfatico di sostanze normalmente non
assorbibili (macromolecole, tossine, antigeni ecc.) con intuibili
ripercussioni su tutto l’organismo.
Assimilazione
La fase di assimilazione costituisce il processo grazie al quale le sostanze
nutritive, sotto forma di glucosio (proveniente dai carboidrati), di
aminoacidi (provenienti dalle proteine), di acidi grassi e di glicerolo
(provenienti dai grassi animali, trigliceridi in particolare) vengono
assorbiti dall’intestino e defluiti nel torrente ematico.
Il nutriente, superata la barriera intestinale, viene trasportato in circolo
legato a carriers per raggiungere gli organi per la sua utilizzazione. La sede
principale è il fegato ove avviene, ad opera di enzimi, la metabolizzazione
(catabolica o anabolica) dei nutrienti.
Eliminazione
La fase di eliminazione avviene quando gli alimenti assunti col cibo,
trasformati in nutrienti utili, vengono utilizzati dalle cellule dei vari
tessuti, per la funzione plastica ed energetica, e successivamente
eliminati. A livello cellulare l’eliminazione di sostanze non utili
all’economia metabolica avviene ad opera di sistemi enzimatici e non,
denominati scavengers o spazzini.
Fenomeni di fermentazione e di putrefazione sono dannosi all’integrità
dell’epitelio di rivestimento della mucosa intestinale che, insieme alla
flora batterica, al sistema linfatico e neuroendocrino, contribuiscono alla
regolazione e mantenimento dell’ecosistema intestinale.
Un’importantissima spia della condizione della mucosa intestinale è
l’aspetto della mucosa linguale e dell’iride.
Quando l’ecosistema intestinale si altera, la mucosa diviene sede di
flogosi, la digestione è deficitaria, l’igiene intestinale diviene precaria, il
sistema immunitario insufficiente e la produzione di ormoni viene
compromessa, manifestando fessurazioni e un induito patinoso
biancastro sulla lingua.
Le cause, che più frequentemente possono determinare uno squilibrio
dell’ecosistema intestinale, sono rappresentate dall’uso improprio di
farmaci (in particolare FANS ed antibiotici), eccessivo consumo di cibi
raffinati, prodotti e derivati animali, zuccheri raffinati, alcool, fumo ecc.
Sistema linfatico intestinale
Il sistema linfatico intestinale è il più sviluppato dell’intero organismo, in
quanto, la superficie intestinale è di circa 300 mq, rispetto a quella della
pelle (di circa 2 mq) e a quella polmonare (di circa 80 mq). La maggiore
superficie comporterà, una maggiore possibilità di contatto e interazione
con gli antigeni.
Gli antigeni esogeni assunti con il cibo (tossine, parassiti, metaboliti
digestivi) sottopongono la mucosa intestinale ad un forte stress
antigenico, pertanto, il sistema immunitario intestinale è molto
sviluppato ed in grado, tra l’altro, di reagire indipendentemente dal
sistema immunitario sistemico.
Schematicamente, il sistema immunitario intestinale si compone di
linfociti sparsi a livello dell’epitelio, nella lamina propria e raccolti in
follicoli linfatici solitari, quindi di plasmacellule, macrofagi, placche di
Peyer e, infine, nodi linfatici mesenterici.
I punti di contatto immunologico sono in modo particolare le placche di
Peyer, l’appendice vermiforme e i follicoli linfatici solitari della mucosa
intestinale.
I follicoli linfatici sono diffusi in tutto il tratto intestinale ma, in
particolar modo, sono presenti a livello del colon.
La mucosa, nonostante il notevole stress antigenico cui è sottoposta, in
condizioni normali, non riporta danni grazie alla protezione esercitata
dalle IgA secretorie locali che abbondano nel muco che copre e protegge
la mucosa come un gel elastico. Le IgA secretorie sono in grado di
regolare il contatto con la mucosa e modulare l’assorbimento di antigeni
presenti nel lume intestinale, in modo tale che la formazione del
complesso antigene-anticorpo ostacoli l’adesione di microrganismi e
tossine sulla superficie della mucosa. La mucosa intestinale è la prima
barriera al passaggio di composti e metaboliti tossici.
Disbiosi e flora batterica intestinale
La disbiosi è un’alterazione dello stato di equilibrio della flora microbica
(ecologia microbica) presente nella cavità orale, gastrointestinale e
vaginale. La flora microbica fisiologica in simbiosi con l'organismo è
definita eubiosi. Le cause della disbiosi sono legate solitamente allo stile
di vita: alimentazione non equilibrata o priva di fibre, stress, mancanza di
attività fisica, uso di farmaci (es. antibiotici, lassativi, anticoncezionali,
vaccini) e assunzione di metalli pesanti attraverso la catena alimentare
(alluminio, mercurio, presente in alcuni vaccini, ed altri metalli tossici).
Si manifesta con i seguenti sintomi: cattiva digestione, stanchezza
cronica, dolore e gonfiore addominale, meteorismo, stitichezza alternata
a diarrea, dissenteria, cambiamenti dell'umore, disturbi del sonno,
candidosi orale e vaginale.
La flora intestinale o microflora è costituita da una notevole quantità di
microrganismi formata da oltre 100 diverse specie. In condizioni
normali di eubiosi, la microflora è rappresentata principalmente da
batteroidi, bifidobatteri (microrganismi anaerobi), clostridi, enterobatteri,
Escherichia coli, enterococchi, lattobacilli e stafilococchi (microrganismi
aerobi), alcuni virus, miceti (lieviti e funghi filamentosi) e protozoi.
La microflora è soggetta a diversi meccanismi di regolazione che
mantengono costante l’equilibrio tra i vari microrganismi saprofiti e la
presenza di microrganismi patogeni e sostanze inquinanti ingerite con
l’alimentazione. I fattori che alterano la microflora sono dovuti alla
quantità di ossigeno presente nello stomaco e nell’intestino, dal valore
del pH e dalla peristalsi intestinale. I germi presenti nel tubo digerente,
costituenti la microflora, producono le batteriocine, sostanze
antibatteriche considerate gli antibiotici naturali, che agiscono nei
confronti di specie diverse da quella del produttore. A livello intestinale,
si attua una sorta di difesa immunitaria organizzata nelle placche del
Peyer, localizzate tra i villi dell’intestino tenue, e rappresenta circa il 40%
del sistema immunitario del corpo umano. Questo sistema di difesa viene
modulato dal tipo di microflora presente e da antigeni i quali, a livello
intestinale, non vengono riconosciuti dal sistema immunitario, attivando
quindi il sistema MALT (mucose-associated lymphoid tissue) tessuto linfoide
associato alla mucosa e GALT (gut-associated lymphoid tissue), tessuto
linfoide associato all'intestino.Il ruolo del MALT è di assicurare una
risposta immunitaria completa sia umorale (mediante linfociti Banticorpi) che cellulare (mediante linfociti T) in seguito a stimoli
antigenici locali.
La cura della disbiosi intestinale si basa principalmente sul ripristino
dell’equilibrio della microflora. Pertanto è consigliabile l’uso di alimenti e
integratori alimentari contenenti probiotici 15 (fermenti lattici), prebiotici
e vitamine del gruppo B.
I prebiotici sono sostanze di origine alimentare che promuovono la
crescita dei fermenti lattici. I prebiotici più conosciuti sono:
oligofruttosio, inulina, galatto-oligosaccaridi, lattulosio. Gli integratori
alimentari contenenti probiotici e prebiotici, sono denominati
simbiotici. I probiotici, secondo la definizione ufficiale di FAO e
OMS, sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un
beneficio salutistico all’ospite”. 16 Si cominciò a parlare di probiotici all’inizio
del 20° secolo e si ipotizzò che gli effetti benefici derivassero da un
miglioramento, operato da questi batteri, dell’equilibrio microbico
intestinale tramite inibizione di batteri patogeni. Sono tuttora oggetto di
studio le interazioni tra probiotici e sistema immunitario, la malattia
infiammatoria intestinale e la sindrome del colon irritabile.
15I
ceppi probiotici sono alimenti ottenuti dal latte fermentato disponibili in forma liofilizzata o
come integratori alimentari. Gli alimenti probiotici più comuni sono contenuti nello yogurt
(Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus), che si ottengono con aggiunta di un ceppo
probiotico specifico. I ceppi di probiotici più diffusi sono: Lactobacillus johnsonii La1 (LC1 di
Nestlè), Lactobacillus casei Shirota (Yakult), Lactobacillus casei DN-114 001 (Actimel di Danone),
Bifidobacterium lactis DN - 173 010 (Activia di Danone), Lactobacillus rhamnosus GG (Yomo
Rinforzo). Ceppi comuni nelle categorie integratori alimentari e OTC sono ad esempio
Lactobacillus acidophilus LA-5, Bifidobacterium BB-12, Lactobacillus paracasei CRL-431
(Neolactoflorene di Montefarmaco OTC), Lactobacillus rhamnosus GG (Dicoflor di Dicofarm),
Lactobacillus casei DG (Enterolactis di Sofar), Saccaromices boulardii (Codex di Zambon).
16Report of a Joint FAO/WHO Expert Consultation on Evaluation of Health and Nutritional
Properties of Probiotics in Food Including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria. (EN)
Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food including Powder Milk with Live Lactic Acid
Bacteria.Ottobre 2001.
I probiotici più utilizzati sono: il Lactobacillus acidophilus e il
Lactobacillus bulgaricus (producono acidofillina e lactocidina, sostanze
attive verso i batteri gram-positivi e gram-negativi con azione antibiotica,
che si manifesta soprattutto a livello dell’intestino tenue) e il
Bifidobacterium bifidum con azione rivolta principalmente verso batteri
del colon. Il dosaggio dei fermenti lattici si esprime in UFC (unità
formanti colonie), variabile da 2 miliardi a 20 miliardi di UFC.
La microflora è costituita prevalentemente da batteri anaerobi obbligati,
batteroidi e bifidobatteri, lattobacilli anaerobi e peptococchi e da aerobi o
anaerobi facoltativi, quali coliformi, streptococchi, e alcune specie di
lattobacilli.
Nell’anziano si assiste ad una riduzione dei bifidobatteri, mentre
aumentano i lattobacilli, gli enterobatteri coliformi e i clostridi, in
particolare il clostridium perfrigens, quest’ultimo è responsabile dello
sviluppo di gas intestinale.
A seconda dell’azione catabolica svolta dai costituenti della flora batterica
intestinale, si possono classificare in batteri ad azione saccarolitica e
proteolitica:
a) azione saccarolitica: dovuta a microorganismi che intervengono nel
metabolismo, soprattutto del glucosio, con produzione di acido
lattico. Essi sono costituiti da streptococchi, lattobacilli aerobi e
bifidobatteri anaerobi;
b) azione proteolitica: dovuta a microorganismi che intervengono nel
metabolismo che utilizzano prevalentemente aminoacidi con
produzione di acido acetico, acidi grassi a catena corta, etanolo e
anidride carbonica. Essi sono costituiti da e. coli, klebsiella, proteus
(aerobi), clostridi e batteroidi (anaerobi).
L’equilibrio e il bilanciamento tra questi batteri saprofiti influenzano
l’omeostasi corporea e lo stato di salute della persona. Essi svolgono le
seguenti funzioni nutrizionali e di difesa:
a) sintetizzano alcune vitamine del gruppo B (B5, B8, B9, B12), la
vitamina K e intervengono favorendo l’assorbimento di altre
vitamine del gruppo B (B2, B3, e B6);
b) favoriscono la digestione del lattosio, anche in soggetti che hanno
perso la capacità di sintetizzare la lattasi, riducendo la sintomatologia
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
da deficit di lattasi caratterizzata da meteorismo, flatulenza e dolore
addominale;
intervengono nella fermentazione dei carboidrati, con produzione di
acidi organici e di anidride carbonica;
producono acido acetico e acido lattico riducendo il pH ambientale;
inibiscono la crescita dei batteri potenzialmente patogeni, svolgendo
un’azione antimicrobica; tra l’altro, si è riscontrato che l’acido acetico,
prodotto dai bifidobatteri, possiede una maggiore attività inibitoria
nei confronti dei batteri Gram─ rispetto all’acido lattico prodotto dai
lattobacilli;
producono sostanze ad attività antibiotica: lattocidine, acidoline,
acidolfina, perossido di idrogeno, batteriocidine;
svolgono un’azione detossificante verso sostanze ad azione
cancerogena, in particolare i bifidobatteri e i lattobacilli degradano
alcune N-nitrosamine cancerogene;
impediscono la putrefazione delle proteine (ad opera di germi ad
azione proteolitica), e la formazione di sostanze tossiche quali
ammoniaca, fenoli, scatolo, cresolo, acido solfidrico, indolo, nitriti,
nitrati e tossine; tali sostanze, se riassorbite, possono produrre gravi
intossicazioni, allergie e alterazioni del metabolismo;
intervengono nella sintesi degli acidi grassi a catena corta (acido
acetico, butirrico e propionico) dotati di effetto catartico e che
rappresentano il principale substrato e fonte di nutrimento della
mucosa del colon;
formano un’efficace barriera contro la proliferazione di batteri
esogeni patogeni, mettendo in atto un meccanismo di competizione
per i siti di adesione a livello delle mucose e mediante la produzione
di fattori battericidi o batteriostatici;
favoriscono l’attività immunomodulante ed immunostimolante dei
processi immunologici.
La composizione della flora batterica varia a seconda dell’età
dell’individuo. Nella vita intrauterina l’intestino del feto è
sostanzialmente privo di fermenti intestinali. Infatti, nel neonato la flora
batterica si instaura dopo le prime ventiquattro ore dalla nascita ed è
rappresentata da batteri di tipo anaerobio. Per i lattanti, il consumo di
cibo influenza notevolmente la composizione della flora batterica
intestinale. Tale influenza è ancora più evidente in età pediatrica.
Il latte materno facilita l’attecchimento e la crescita di bifidobatteri
(Bifidobacterium bifidum, longum, infantis, anaerobi, Gram+) dovuto
alla presenza di lattulosio che funge da substrato per il loro sviluppo.
Mentre il latte vaccino e/o il latte artificiale adattato favoriscono
l’attecchimento e la crescita a favore dei batteroidi (anaerobi Gram ─) e
dell’Escherichia coli.
Di conseguenza, a seconda dell’alimentazione seguita dal lattante,
l’ecosistema intestinale avrà caratteristiche completamente differenti: nel
neonato allattato al seno, con latte materno, la flora batterica sarà
prevalentemente costituita da microrganismi saccarolitici Gram+, mentre
nel neonato allattato artificialmente sarà costituita prevalentemente da
microrganismi proteolitici Gram ─.
Nell’adolescente la composizione della flora batterica è simile a quella
dell’adulto con presenza di bifidobatteri, eubatteri e peptococchi, con
prevalenza di bifidobatteri.
Nell’adulto sano l’intestino costituisce un ambiente favorevole per la
crescita dei batteri. Si riscontrano circa 400 ceppi batterici che possono
essere isolati. Inoltre, le caratteristiche delle diverse parti dell’intestino
condizionano il tipo di batterio che si può sviluppare ed attecchire. Ad
esempio, il duodeno e il digiuno sono caratterizzati da movimenti
peristaltici molto vivaci per cui i microrganismi che vi trovano dimora
devono essere in grado di aderire all’epitelio per non essere eliminati.
Un disequilibrio della flora intestinale può alterare il metabolismo
proteico, rendendolo incompleto attraverso un processo di
decarbossilazione di alcuni aminoacidi che formeranno delle amine
tossiche. (v. tabella e schema)
Arginina → agmatina, cistina e cisteina → mercaptano, istidina →
istamina, lisina → cadaverina, ornitina → putrescina, tirosina →
tiramina,triptofano → indolo → scatolo.
Allergie, intolleranze e reattività individuali
Classificazioni delle reazioni avverse agli alimenti EAACI 1995
Le intolleranze alimentari rappresentano una problematica di grande
interesse, è un argomento diffuso e dibattuto sia tra gli addetti ai lavori
sia tra la gente comune. Capita spesso di dibattere questo argomento e
trovarsi di fronte ad assunzioni di idee ed approcci comuni verso questa
problematica e di riscontrare una confusione terminologica, concettuale e
clinica.
Qualsiasi reazione indesiderata, scatenata dall'ingestione di uno o più
alimenti, può essere definita intolleranza alimentare: se la risposta reattiva
è riproducibile ed è dose-dipendente; inoltre, a differenza dell'allergia
alimentare, non è mediata da meccanismi immunologici.
Le reattività individuali e ipersensibilità al cibo sono una sindrome
percepita in più di un quinto della popolazione generale. Sintomi come
mal di testa, asma, angioedema, vertigini, spossatezza, orticaria, stipsi e
diarrea sono sintomi frequenti ed attribuiti a reazioni avverse al cibo.
Esiste una difficoltà obiettiva di metodica diagnostica non definita e
standardizzata per definire ed acclarare una ipersensibilità agli alimenti;
nonostante ciò, questo disturbo investe circa il 20% nella popolazione.
Nel 1995 l’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical
Immunology), per evitare equivoci di definizione e terminologia tra le
allergie e le intolleranze alimentari, propose un grafico e glossario dal
nome: Position Paper Adverse Reactions to Food, classificazione delle reazioni
avverse da ingestione di alimenti.
Questa classificazione, rivista nel 2003, è basata sui meccanismi
patogenetici dell’allergia e dell’intolleranza alimentare, può essere d’aiuto
per seguire il percorso di sviluppo di una reazione avversa agli alimenti
seguendo le modalità di manifestazioni e la variabilità dei sintomi legati a
queste reazioni ma, soprattutto, per avere un tracciato diagnostico utile
per formulare una diagnosi differenziale tra allergie alimentari,
intolleranze alimentari e reattività individuali agli alimenti e alle sostanze
chimiche..
Secondo la classificazione EAACI si possono definireintolleranze
alimentaritutte le forme di reazioni avverse al cibo non tossiche e non
immuno-mediate.
In questa classificazione le reazioni avverse da alimenti sono distinte in
reazioni tossiche e reazioni non tossiche.
Le reazioni tossiche si dividono in acute (si manifestano in seguito ad
assunzione di cibi avariati e/o contaminati) e croniche (si manifestano in
seguito a ripetute assunzioni di alimenti contenenti micotossine e/o
contaminanti chimici) e producono forme di intossicazioni e tossicosi
alimentari, epatotossicità, nefrotossicità e neurotossicità.
Sopraggiungono in qualsiasi individuo esposto ad una dose
sufficientemente alta di cibo contenente sostanze tossiche, come
l’ingestione di funghi velenosi, oppure di cibo avariato e contaminato da
batteri patogeni che producono eso-endotossine.
Le reazioni tossiche sono prevedibili, possono coinvolgere tutti, sono
dovute alla presenza negli alimenti di sostanze tossiche naturali o di
tossine prodotte da batteri o funghi che si sviluppano durante la
realizzazione del processo della catena alimentare: produzione,
lavorazione, trasporto e conservazione. Queste reazioni sono
intimamente correlate sia con la dose sia con l'azione della sostanza
stessa. Esempio di queste reazioni sono le intossicazioni da funghi
velenosi, le gastroenteriti causate da tossine batteriche contenute in
alimenti avariati, oppure le manifestazioni nervose dovute ad
intossicazioni di sostanze alcoliche e nervine (caffè, thè, fumo).
Le reazioni non tossiche non sono prevedibili, esse interessano solo
alcuni soggetti sensibili e sono suddivise in: allergia alimentare e
intolleranza alimentare.
L'allergia alimentare è mediata immunologicamente e i sintomi si
manifestano subito dopo l'assunzione, anche di piccole quantità,
dell'alimento responsabile; l'intolleranza alimentare invece, è dosedipendente ed è determinata da molecole particolarmente attive presenti
negli alimenti, oppure conseguente ad un disturbo della digestione o
dell'assorbimento dei principali costituenti alimentari. Le reazioni non
tossiche dipendono dalla sensibilità individuale e, in base alla
classificazione EAACI, possono essere suddivise in reazioni
immunologiche e reazioni non immunologiche. Le reazioni
immunologiche si distinguono in reazioni immunomediate, IgE
mediate (allergia alimentare o ipersensibilità alimentare) e reazioni non
immunomediate, IgE non mediate (intolleranza alimentare da deficit
enzimatico o PAR-reazioni pseudo allergiche).
Queste ultime, si distinguono in reazioni pseudo allergiche (PAR) da
farmaci, reazioni pseudo allergiche da alimenti e reazioni pseudo
allergiche da additivi.
Esistono, infine, delle reazioni non inquadrabili nella classificazione
EAACI che sono classificate come reazioni indefinite che in questo
lavoro vengono definite: reattività individuali agli alimenti e alle sostanze
chimiche, individuate nella parte aggiunta dello schema in tratteggio.
Reazioni immunologiche
Allergia alimentare IgE-mediata
Le immunoglobuline IgE causano una reazione di ipersensibilità di tipo
I che si caratterizza per l’attivazione rapida, in presenza dell’allergene,
delle mastcellule e dei basofili sensibilizzati. Il risultato è la comparsa
nell’arco di pochi minuti della sintomatologia allergica che può
coinvolgere uno o più organi e apparati fino ad un interessamento
sistemico molto grave, lo shock anafilattico. Tra i sintomi ricorrenti
possono comparire la nausea, il vomito, i dolori addominali, la diarrea,
l’edema delle labbra e della lingua. A livello respiratorio si può riscontrare
rinite, asma ed edema della laringe, mentre a livello cutaneo può
comparire orticaria, angioedema, eczema, eritema, dermatite atopica,
prurito, congiuntivite.
I soggetti allergici hanno una spiccata ipersensibilità dei tessuti della pelle
e delle mucose, definita atopia, ed è determinata da una stimolazione
inappropriata della produzione di IgE, che conduce al danno tissutale
tipico delle reazioni di ipersensibilità di tipo I 17.
La diagnosi di allergia alimentare IgE mediata è generalmente basata sulla
storia clinica e confermata da test cutanei (Prick test) oppure attraverso la
ricerca delle IgE totali (Prist) e delle IgE specifiche (Rast).
Il prick test (prove allergiche cutanee), di semplice e facile realizzazione,
presenta una buona affidabilità e sensibilità precoce rispetto al Rast.
Prist e Rast sono le sigle di due test ematici che hanno lo scopo di
individuare la presenza di elevati livelli di IgE totali (Prist) o di IgE
specifiche (Rast) verso i vari allergeni. Il livello delle IgE totali può
essere influenzato, oltre che dalla presenza di allergia, anche da altri
fattori quali alcune infezioni virali. Pertanto il valore delPristè
17
Le reazioni di ipersensibilità di tipo I sono le malattie definite atopiche (rinite allergica,
congiuntivite allergica, dermatite atopica, asma allergico, alcuni casi di orticaria e di reazioni ad
alimenti).
considerato come un elemento generico ed è solo un indice indicativo
della presenza o assenza di allergia. Spesso capita che bambini allergici
abbiano le IgE totali basse o che bambini sani abbiano le IgE totali
elevate. Il Rast è più specifico, ma può essere influenzato da alcuni
fattori: assunzione di farmaci cortisonici e antistaminici, che producono
un test falsamente negativo o la presenza di elevati livelli di IgE totali
superiori a 1000 U.I., rilevando un test falsamente positivo.
Allergie alimentari non-IgE-mediate
Le allergie alimentari non-IgE-mediate, comunemente chiamate
intolleranze alimentari, sono il risultato di varie reazioni immunoallergiche dipendenti. Nel 1963 Gell e Coombs proposero una
classificazione di queste reazioni basate sul tipo di risposta immunitaria
coinvolta, come di seguito esposto:
a) anticorpi di differente isotipo dalle IgE, (cioè di tipo IgG, IgM, IgA);
b) immunocomplessi, costituiti dagli allergeni alimentari complessati con
gli anticorpi specifici che, andando in circolo, possono depositarsi in
qualsiasi organo o tessuto provocandone una lesione e quindi uno
specifico sintomo. Può essere coinvolta anche un’attivazione del
complemento.
c) immunità cellulo-mediata, attraverso reazioni di ipersensibilità
ritardata di tipo IV 18, con la presenza di linfociti T sensibilizzati che
mediano in vitro una reazione di citotossicità.
In funzione della soggettività individuale possono manifestarsi reattività
su diversi organi e apparati.
A livello del SNCl’ipersensibilità può manifestare cefalee ricorrenti,
epilessia, sindrome da iperattività.
A livello dell’apparato respiratorio si possono manifestare rinite e asma
bronchiale.
A livello cutaneo si possono manifestare dermatite atopica o eczema.
A livello del sistema genito-urinario si possono manifestare irritazione
vescicale con pollachiuria o irritazioni vaginali.
18Sono
reazioni di tipo cellule-mediate, riguardano principalmente le dermatiti da contatto.
A livello gastrointestinale si possono manifestare meteorismo, aerofagia,
nausea e sintomi riferibili alla sindrome dell’intestino irritabile.
Questo elenco rappresenta la dimostrazione di come il fenomeno delle
allergie alimentari sia molto eterogeneo e possa investire molte strutture
del corpo umano, rendendo difficile lo studio di questo tipo di
manifestazioni.
Intolleranze alimentari enzimatiche
Le intolleranze enzimatiche sono causate da deficit enzimatico che
determinano l'incapacità dell'organismo di metabolizzare alcune sostanze
presenti negli alimenti. Questo deficit degli enzimi deputati al
metabolismo di determinate sostanze generalmente è congenito, ma
talvolta può essere acquisito nel tempo. Le intolleranze alimentari su base
enzimatica sono numerose e comprendono un certo numero di malattie
che riguardano il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi.
Tra le varie forme di intolleranze alimentari enzimatiche più comuni
ricordiamo:
1. l’intolleranza al glutine (nota anche come celiachia, enteropatia
glutine-sensibile o sprue celiaca) è una condizione dell’intestino
tenue causata da una complessa reazione immunologica provocata
dalla gliadina, frazione alcool-solubile del glutine, un insieme di
proteine contenute nel frumento, nell'orzo, nella segale, nel farro e
nel kamut. Le transglutaminasi tissutali catalizzano la modifica
strutturale di queste proteine, che vengono così riconosciute come
anomale dal sistema immunitario;
2. la fenilchetonuria è una malattia rara (1 caso su 10.000 nati), genetica,
causata da mutazioni del gene responsabile della biosintesi della
fenilalanina idrossilasi, un enzima coinvolto nel metabolismo
dell’amminoacido fenilalanina;
3. il favismo è una malattia genetica caratterizzata da alterazioni nel
gene responsabile della biosintesi dell’enzima glucosio-6-fosfato
deidrogenasi(G6PDH), le fave ed altri legumi, in soggetti sensibili,
possono scatenare emolisi;
4. l’intolleranza al lattosio, si manifesta con deficit degli enzimi deputati
alla digestione del lattosio, presenti nell' orletto a spazzola delle cellule
intestinali e chiamati lattasi, deputati alla scissione del lattosio in
galattosio e glucosio. I sintomi clinici da difetto di disaccaridasi sono:
flatulenza, distensione addominale, borborigmi, dolori, diarrea e
anche difetti nutrizionali e dipendono sia dalla quantità di zucchero
ingerito sia dall'entità del difetto enzimatico. Piuttosto comune tra i
difetti di disaccaridasi è il deficit di lattasi nell'adulto. L'enzima
generalmente è presente in modo normale alla nascita e nei primi
anni di vita, ma dopo i 3 anni la sua attività incomincia a diminuire.
Nei Paesi occidentali questo difetto enzimatico si manifesta sovente
durante l'adolescenza ed è quindi distinguibile dalla forma congenita,
evidente già alla nascita, e da quella tardiva e secondaria a malattie
gastroenteriche.
Reazioni non immunologiche
Le reazioni non immunologiche si manifestano attraverso una risposta
reattiva non IgE-mediata e non cellulo-mediata, vengono definite
reazioni pseudo allergiche, in sigla PAR e possono essere causate dagli
alimenti e dalle sostanze chimiche.
Le PAR da alimenti, a seconda del mediatore chimico attivato, si
distinguono in PAR-istaminiche e PAR-tiraminiche, mentre le PAR
causate da sostanze chimiche si distinguono in PAR da farmaci e PAR da
additivi.
Reazioni pseudo allergiche da alimenti – PAR istaminiche
In queste reazioni il mediatore chimico è l'istamina, presente
normalmente nel lume intestinale. L'istamina intestinale può essere di
origine esogena o endogena.
L'istamina di origine esogena si acquisisce in seguito all'ingestione di
alimenti che la contengono: formaggi, birra, vino, cioccolato, patate,
aringhe, tonno.
L'istamina di origine endogena è prodotta dalle cellule del tratto
gastrointestinale per l'intervento dei batteri della flora intestinale. Alcuni
alimenti ad alto contenuto di amidi e cellulosa, come i farinacei, i legumi,
le patate, intervengono sull'equilibrio della flora intestinale stimolando lo
sviluppo di batteri capaci di operare la trasformazione dell'istamina. Nel
nostro corpo esistono potenti sistemi enzimatici di difesa che
determinano la trasformazione dell'istamina in metaboliti inattivi, ma in
alcuni soggetti, a causa di una carenza di questi meccanismi, l'ingestione di
alimenti ricchi di istamina può indurre una PAR istaminica.
Alimenti ricchi di istamina sono: alcuni formaggi stagionati, gli insaccati, i
pomodori, il fegato suino, pesci come le aringhe, il tonno, il salmone e le
sardine.
Clinicamente la PAR istaminica si manifesta con sintomi simili a quelli
presenti nelle allergie alimentari IgE mediate: prurito, rash cutanei,
orticaria; raramente rinite, asma, shock anafilattico. Possono essere
causate da stimoli esogenio endogeni come da schema seguente.
Causa esogena
Istamina introdotta con gli alimenti: formaggio, birra, vino, cioccolato,
patate, aringhe, tonno, ecc.
Causa endogena
a) Istamina rilasciata dalle cellule del tratto gastrointestinale
b) Produzione di istamina per azione dei batteri della flora intestinale
Tipo di reattività
a) Ingestione di alimenti ricchi di istamina
b) Carenza enzimatica
Sintomi
Reazioni di tipo IgE mediate: pruriti, manifestazioni cutanee, orticaria,
rinite, asma, shock anafilattico.
Reazioni pseudo allergiche da alimenti - PAR tiraminiche
La tiramina deriva dalla tirosina che viene degradata a metabolita inattivo
in seguito all'intervento dell’enzima monoamino ossidasi (MAO). La
tiramina intestinale può essere di origine esogena o endogena. La tiramina
intestinale di origine esogena viene introdotta attraverso l'ingestione di
alimenti ricchi di tiramina: formaggi, banane, avocado.
La tiramina intestinale di origine endogena si forma dalla trasformazione
della tirosina presente nei cibi ingeriti con l'intervento dell’enzima TDC,
tirosina decarbossilasi microbica.
Nei soggetti normali la tiramina intestinale viene degradata dall’enzima
MAO, monoaminoossidasi dell'intestino e del fegato senza nessuna
modificazione del suo livello plasmatico, ma in individui in cui esiste una
condizione di insufficienza primaria delle MAO o per l'ingestione di
farmaci anti monoaminoossidasi o di altre molecole capaci di interferire
con l'attività di questi enzimi, per esempio i pesci avariati, la tiramina non
viene degradata in modo corretto e passa in circolo in quantità eccessiva.
A livello clinico le PAR da tiramina si manifestano con sintomi dovuti
all'azione che la sostanza ha sui vasi e sulle terminazioni nervose. Si
possono avere tachicardia, ipertensione, cefalea del tipo pulsante, febbre e
vampate al volto ed anche sintomi cutanei come l'orticaria.
Causa esogena
Tiramina introdotta con gli alimenti: Formaggio e derivati, banane,
avocado.
Causa endogena
Tiramina prodotta a livello intestinale per trasformazione della tirosina
introdotta con gli alimenti in tiramina, ad opera dell’enzima TDC tirosina
decarbossilasi microbica TIROSINA TDC
TIRAMINA
Tipo di reattività
a) Ingestione alimenti ricchi in tiramina
b) Deficit di MAO a livello intestinale e del fegato che impedisce la
trasformazione della tiramina in tirosina
c) Farmaci e additivi anti-MAO TIRAMINA MAO
TIROSINA
Sintomi
Sintomi simpaticomimetici: tachicardia, ipertensione, cefalee pulsanti,
febbre,vampate di calore al volto, manifestazioni cutanee, tensione
addominale,meteorismo, alterazione dell’alvo
Reazioni pseudo allergiche da farmaci - PAR da farmaci
Le PAR da farmaci, o intolleranze farmacologiche, si manifestano con
una sintomatologia simile a quella delle allergie alimentari IgE mediate
ma, se si eseguono esami di laboratorio e la ricerca di anticorpi specifici
per alimenti, i risultati sono negativi. Non è necessaria una
sensibilizzazione pregressa; generalmente esiste una relazione stretta tra
la dose e l'effetto e manca una specificità evidente; infatti anche sostanze
diverse possono causare lo stesso quadro clinico. Generalmente tracce di
farmaci possono essere assunti con gli alimenti che hanno subito un
trattamento farmacologico. In genere l’assunzione è inconsapevole e può
avvenire attraverso l’assunzione di carni trattate con antibiotici,
antinfiammatori, anabolizzanti e sostanze ormonali; oppure con
l’assunzione di vegetali, frutta, verdura che hanno subìto un trattamento
con diserbanti e disinfestanti. Si possono svilupparereazioni crociate tra
additivi alimentari e farmaci antinfiammatori.
Reazioni pseudo allergiche da additivi - PAR da additivi
Gli additivi sono molecole naturali o di sintesi usate nell'industria
alimentare per migliorare l'aspetto e il gusto degli alimenti e per la loro
conservazione. Sono consentiti dalla legge. Gli additivi comunemente
utilizzati sono: il glutammato, i nitriti, i nitrati, i solfati, coloranti,
preservanti e addensanti. Alcune di queste molecole, particolarmente
usate, sono responsabili di allergie. Le PAR da additivi si manifestano con
prurito, orticaria, rinite, asma, cefalea ed emicrania. Sono sostenute da
meccanismi non immunologici ancora da definire.
Cross-reazioni
Reazioni crociate tra alimenti e allergeni
Una reazione crociata è un’allergia di gruppo a proteine simili, con
sequenze di aminoacidi uguali e/o con la stessa configurazione
stereochimica (v. epitopi). Spesso si tratta di un’allergia alimentare
scatenata in soggetti allergici ai pollini o al lattice. Durante l’assunzione
di un alimento crociante, le reazioni crociate, si manifestano in soggetti
allergici ai pollini e lattice con prurito al palato, bruciore e prurito in
bocca, alle labbra o gonfiore al viso. Questi effetti possono essere evitati
se si assumono alimenti specifici ben cotti, conservati in scatola,
pastorizzati o congelati. Infatti, con la cottura o il riscaldamento, molte
proteine termolabili vengono distrutte, quindi, perdono la specificità
sequenziale proteica rendendo l’alimento innocuo.
Il 60 % di reazioni allergiche attribuite al cibo possono essere legate a
cross-reazioni tra l'alimento e un allergene inalato dall'individuo. Il
contatto con alcuni alimenti vegetali, in pazienti allergici ad alcune
famiglie di pollini, può determinare una sindrome orale allergica (SOA)
con fenomeni irritativi delle labbra e del cavo orale: il sintomo più
comune è rappresentato dal prurito al palato, ma può comparire anche
gonfiore delle labbra, edema della glottide, difficoltà alla deglutizione,
vomito, diarrea. I sintomi possono coinvolgere una vasta sintomatologia
respiratoria e/o sistemica fino, nei casi estremi, allo shock anafilattico.
Per esempio, si può verificare chesoggetti sensibili al polline di
graminacee possono andare incontro a reazioni allergiche dopo
ingestione di banane, prugne, pesche, albicocche, ciliege, kiwi, anguria,
arance, mele, meloni, menta, carote, arachidi, noci, nocciole, sedano,
patate, perché la proteina del polline delle graminacee è strutturalmente
simile a quella contenuta in vari alimenti. Pertanto, gli anticorpi che
reagiscono alle graminacee si possono legare anche a quelle alimentari
strutturalmente simili e provocare una reazione crociata. Questa risposta
è definita sindrome orale allergica (SOA) ed è classificata come una
forma di allergia polline-alimento scatenata da assunzione di frutta fresca,
frutta secca e verdure.
Nelle reazioni crociate si verifica che gli anticorpi IgE, inizialmente
prodotti come risposta ad un certo allergene presente in una fonte
specifica (allergene primario), riconoscano quelle parti di molecola affini
presenti su fonti allergeniche diverse. Questo fenomeno si osserva in
varie condizioni sia nel campo delle allergie respiratorie sia di quelle
alimentari.
Inizialmente queste manifestazioni allergiche venivano identificate
attraverso il test prick by prick utilizzando alimenti freschi di
provenienza vegetale. Grazie allo sviluppo delle nanotecnologie e della
biologia molecolare è stato possibile identificare e clonare un numero
crescente di proteine allergeniche fornendo la disponibilità di rilevanti
quantità di molecole allergeniche. Tutto questo ha consentito lo studio
della loro reattività allergenica e lo sviluppo di nuovi strumenti ad uso
diagnostico che si fondano sull’impiego delle singole componenti
molecolari, definita “proteomica allergologica”. La sensibilità verso
determinate reazioni crociate si può diagnosticare con un test specifico
di dosaggio molecolare delle IgE specifiche, su 103 molecole allergeniche
chiamato ISAC (Immuno Solid-phase Allergen Chip) 19.
Nella tabella seguente sono riportati le classi di allergeni e le rispettive
reazioni crociate che possono sviluppare con alcuni alimenti (Cross
reazioni tra allergeni e alimenti). Segue un elenco dei gruppi di alimenti e
famiglie di piante che possono sviluppare e indurre reazioni allergiche.
Claudia Alessandri C., ScalaE., Zennaro D., Ferrara R., Maria Livia Bernardi M.L., Mari A.La
diagnostica molecolare in allergologia. Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica. (11-20).
19
Tabella Cross-reazioni tra allergeni e alimenti
Allergeni
Reazioni crociate
Acari
Lumache, molluschi, gamberi, granchi.
Ambrosia
Melone, banana.
Artemisia
Sedano, carote, finocchi, carciofi, cipolle, aglio,
camomilla, pepe, paprica, peperoni, alloro, senape,
aneto, prezzemolo, coriandolo, cumino, anice, semi
di girasole.
Betulla
Banana, kiwi, fragola, lampone, mela, arancia, pera,
pesca, susina, prugna, ciliegia, albicocca, carota,
finocchio, patata, nocciola, noce, arachide, mandorla
mais, prezzemolo, sedano.
Composite
Anguria, mela, melone, banana, pesca, noce,
nocciola, albicocca, prugna, ciliegia, castagna, kiwi,
arachide, zucca, zucchina, cetriolo, sedano, carota,
prezzemolo, pomodoro, anice, finocchio, cumino,
coriandolo.
Graminacee
Banane, prugne, pesche, albicocche, ciliege, kiwi,
anguria, arance, mele, meloni, menta, carote,
arachidi, noci, nocciole, sedano, patate, frumento.
Lattice
Avocado, castagna, papaya, fico, mango, banana,
pera, kiwi, melone, mela, frutto della passione,
ananas, pesca, uva, albicocca, arancia, patata,
pomodoro, origano, finocchio, salvia. carota, sedano,
peperone, grano saraceno.
Nocciolo
Mela, pesca, ciliegia, carota, limone
Parietaria
Basilico, ciliegie, melone, more, gelso.
Gruppi di alimenti per classi e famiglie botaniche
Chenopodiacee:barbabietola da zucchero, bieta, bietolone rosso,
spinacio, porro.
Composite: camomilla, carciofo, cicoria, girasole, lattuga, radicchio.
Crucifere: cavolobroccolo, cavolo cappuccio, cavolo di Bruxelles,
cavolfiore, cavolo verza, crescione, mostarda, rapa, ravanello, rucola,
senape bianca.
Cucurbitacee: cetriolo, cocomero, melone, zucca, zucchina.
Graminacee: avena, bambù, kamut*, canna da zucchero, farro*,
gramigna, grano, grano saraceno, mais, malto, miglio, orzo, riso*, segale.
Gruppo acari:molluschi, crostacei, granchi, lumache.
Gruppo carne di maiale: maiale, lardo, strutto, salumi, prosciutto,
piada.
Gruppo dei lieviti: aceto, funghi, lievito di birra, lievito per pane, muffe,
alcuni formaggi (fermentati), yoghurt, birra, vini, specie frizzanti.
Gruppo del latte: latte, latticini, bovini, agnello, salumi, salse.
Gruppo delle bevande: caffè, tè, cola, cacao, karkadè, guaranà, rosa
canina, matè.
Gruppo uovo: uova, pollo, galletto, faraona, salse, creme, paste all’uovo,
pasticceria e biscotteria varia, liquori all’uovo.
Labiate:basilico, maggiorana, origano, rosmarino, timo.
Lauracee: alloro, avocado, cannella.
Leguminose:arachidi, ceci, carrube, fagioli, fave, lenticchie, liquirizia,
lupini, piselli, soia-lecitina di soia, tamarindo.
Liliacee: aglio, asparago, cipolla, scalogno.
Musacee: banane.
Palme: cocco, datteri, sagù. Cross reazione con emulsionanti industriali
come tegobetaina.
Rosacee:albicocche, cachi, ciliegie, cotogne, fragole, lamponi, mandorle,
mele, more, nespole, pesche, prugne, susine, pere**.
Rutacee: arancio, bergamotto, cedro, chinotto, lime, limone, mandarino,
pompelmo.
Solanacee:cayenna, melanzana, paprica, patata, peperoncino, peperone,
pomodoro, tabacco.
Umbrellifere: anice, carota, coriandolo, cumino, finocchio, pastinaca,
prezzemolo, sedano.
Vitacee: ribes rosso, ribes nero, uva spina, uva (vino).
Alimentazione, ambiente e tossine
Molte malattie possono essere causate da sovralimentazione,
intossicazione, carenze, sedentarietà, mancanza di riposo, sonno
insufficiente ed irregolare.
Lo stato di salute di una persona dipende, in gran parte, da quante
tossine sono accumulate nel suo organismo ed in modo particolare nella
linfa, nel sangue e nel sistema nervoso.
Un affaticamento, di carattere mentale o fisico, riduce l'energia nervosa al
punto in cui l'organismo non riesce più ad eliminare le tossine (rifiuti
organici) che vi sono accumulate. Un accumulo di tali rifiuti nel sangue
genera una tossicosi chiamata "tossiemia", invece se avviene a carico
della linfa si ha una “tossilinfemia”.
Il corpo, non tollerando tale condizione, cerca di liberarsi dalle tossine
generandouna "crisi" che si esprime in un lavoro di pulizia e creando una
disfunzione a carattere centrifugo-essudativa ed espulsiva che investe i
vari emuntori; in particolare: la pelle con formazione di eczema, e
dermatite, l’intestino con scariche diarroiche e il rene con aumento della
diuresi.
Secondo questa teoria, ogni malattia può generare una crisi in cui
l'organismo cerca di liberarsi dall’ eccesso di tossine accumulate.
Le malattie rappresentano un tentativo dell’organismo di eliminare
accumuli tossici e di ripristinare il normale fluire dei liquidi organici.
Definizione di tossine
Le tossine possono essere di origine metabolica o di origine emozionale.
Esse rappresentano entità non completamente elaborate che si
sviluppano durante stress fisico o emozionale.
Le tossine di origine metabolica, da un punto di vista biochimico,
sono residui o intermedi, non completamente elaborati,provenienti dalla
tre catene metaboliche degli zuccheri, proteine e grassi, oppure
provenienti dal sistema immunitario come complessi non neutralizzati.
In ogni caso la formazione di queste tossine è addebitabile ad un deficit
enzimatico, ad un’ipofunzione del sistema metabolico, ad un eccesso di
alimentazione o ad esposizione a sostanze inquinanti.
Le tossine di origine emozionale, hanno un tropismo versotessuti e
cellule del sistema nervoso e possono incidere sulle funzioni delle
ghiandole endocrine e quindi, per via indiretta, sulla funzionalità degli
organi connessi. Queste tossine prendono consistenza dalle nostre
emozioni vissute in seguito ad avvenimenti non graditi, ma anche per
atteggiamenti o pensieri negativi. Infatti, è stato dimostrato 20 che le
emozioni possono cambiare la chimica dei fluidi vitali, modificando
alcuni parametri chimico-fisici del sangue.
Tossiemia e Tossilinfemia
In naturopatia il termine tossiemia,introdottodalla scuola igienista, si
riferisce al binomio stress e tossina. Essi rappresentano gli elementi
perturbanti che riducono la forza vitale, manifestandosi con un
sovraccarico di tossine a livello delle cellule e tessuti degli organi del
sistema emuntoriale, diminuendo o rallentando l’attività funzionale di
questi organi.
Il concetto di tossilinfemia, è stato introdotto dalla scuola di naturopatia
americana e francese. In particolare si riferisce alle tossine mucoidi (di
natura colloidale) e acidosiche (di natura cristalloidale) che si riversano
nel distretto sanguigno e linfatico provocando un rallentamento dei
flussi vitali con alterazioni dell’omeostasi corporea e conseguenti
disturbi legati alla ritenzione idrica e ai processi di clivaggio tossinico.
Di conseguenza si avrà uno stato di intossicazione, (stato di
sovraccarico di tossine provenienti dagli alimenti non completamente
metabolizzati) o di intossinazione (stato di sovraccarico di tossine
provenienti dai processi di fermentazione dei residui nutrizionali
riassorbiti a livello intestinale e riversati nel torrente ematico); entrambi
sono conseguenza di una ipofunzione e rallentamento delle funzioni
dell’apparato digerente.
Bottaccioli, Carosella. Meditazione psiche e cervello. Tecniche nuove edizioni, p. 114, 120, Milano,
2003.
20
Secondo questi concetti, ogni intervento che intralci il lavoro di
eliminazione delle tossine, ostacola il processo di autoguarigione.
Se queste crisi organiche durano solo pochi giorni andranno a
determinare le "malattie acute"; se invece perdurano nel tempo
favoriranno processi di "malattie croniche".
Da quanto esposto appare evidente l’importanza del carico tossinico
della linfa, (plasma vitale che porta il nutrimento alle cellule e le libera
dai rifiuti accumulati con il loro lavoro), del sangue e del sistema
nervoso che permette agli stimoli sensoriali di afferire al cervello ed agli
stimoli nervosi di propagarsi nel corpo.
La natura delle tossine ha diverse origini. Di seguito sono descritte le
fonti che sono all’origine della formazione di tossine (tossine esogene
ambientali, tossine endogene, tossine geopatiche), ed i comportamenti
errati diffusi nella società attuale (alimentazione sbagliata, disturbi
naturali dell'ambiente, disturbi creati dall'uomo).
Tossine esogene ambientali
La produzione di tossine esogene ambientali provengono dall'ambiente
esterno e si trasmettono all’uomo per assunzione, ingestione,
inspirazione e contatto, di cui il seguente elenco riporta le varie
possibilità di inquinamento.
Metalli pesanti: Mercurio (le amalgame color argento ne contengono
almeno il 52%), piombo, argento, oro, zinco, rame, stagno, alluminio (da
uso di recipienti alimentari in alluminio).
Stress: l'affaticamento generale prolungato conduce facilmente a
condizioni pre-patologiche e ad invecchiamento precoce.
Uso di cibi contenenti coloranti, conservanti, pesticidi, ormoni steroidei,
Uso di bevande gassate.
Sovralimentazione di zuccheri e grassi.
Associazioni errate: pasta e pomodoro, caffè e latte.
Uso indiscriminato di antiacidi, lassativi, antibiotici.
Utilizzo di farmaci corticosteroidi ed estroprogestinici.
Trasfusioni di sangue: creano anticorpi a livello delle gamma globuline, e
alterano il terreno biologico.
Vaccini: alterano il terreno biologico.
Radioterapia e chemioterapia.
Cosmetici: attraverso la pelle assorbiamo tutto ciò che sulla stessa viene
applicato. Fare molta attenzione ai prodotti che li costituiscono ed alla
serietà delle fabbriche che li producono.
Condizioni di affaticamento causate da rumori, vibrazioni, ultrasuoni,
ecc.
Variazioni climatiche.
Influenze climatiche: vento, pioggia, freddo e caldo.
Tossine endogene
La fonte principale delle tossine endogene è rappresentata dai prodotti
intermedi del metabolismo, in particolare dalla fase catabolica finale.
Queste tossine tendono a raggrupparsi in tessuti specifici e in particolare
nelle vicinanze dei vasi sanguigni, delle articolazioni, dei legamenti, dei
tessuti muscolari, delle ghiandole e del cervello. Sono spesso in grado di
provocare irritazioni locali, infiammazioni e reazioni allergiche.
L'accumulo di tossine di natura endogena e di altri tipi di tossine
nell'organismo determina un fattore di predisposizione per l'insorgenza
di malattie e spesso rappresentano gli indicatori di una patologia
incombente. Tale status, in naturopatia, è riscontrabile attraverso un
esame dell’iride ed in particolare dal tipo di colorazione della trama
iridea (patocromia).
Alimentazione sbagliata
Il ritmo di vita dell’attuale società occidentale ha inciso sui
comportamenti e abitudini alimentari orientati verso un uso rapido di
cibi pre-conservati, freddi e di facile allestimento, come dal seguente
elenco:
1. si consumano pochi cibi biodinamici (frutta, verdure di stagione);
2. errato accostamento dei cibi (pane, pasta o riso con proteine);
3.
4.
5.
6.
eccesso di zuccheri (specie zucchero bianco e cioccolata);
eccesso di proteine (carne, pesce, pollame, uova, latticini);
eccesso di grassi (olio, burro, margarina);
eccesso di cibi congelati e da frigorifero (introducono poca energia
nell’organismo e raffreddano i sistemi organo-viscere);
7. uso sregolato di cereali (riso, avena, orzo, grano saraceno, miglio
ecc.): se pochi non nutrono, se troppi acidificano;
8. uso di latticini di mucca (latte, formaggi) che acidificano; quelli di
capra e pecora sono tollerabili in modiche quantità;
9. uso di salumi e insaccati.
Tossine geopatiche
Le perturbazioni energetiche (onde, radiazioni, ecc.), possono causare
una diminuzione degli scambi tra il nucleo e la membrana cellulare,
riducendo poco a poco la differenza di potenziale elettrico della cellula,
causando così un malfunzionamento che può generare disfunzioni e
malattie. Le tossine geopatiche possono essere naturali dell’ambiente o
create dall’uomo.
Disturbi geopatici naturali dell'ambiente
I disturbi naturali dell’ambiente sono provocati da corsi d'acqua
sotterranei, falde d'acqua, paludi, falde geologiche, pozzi artesiani
(specialmente quando occlusi), radioattività naturale, falde di petrolio,
alcuni minerali, sacche di gas (radon), cavità sotterranee e gallerie,
modificazioni dei campi magnetici terrestri, interferenze astrologiche,
particelle cosmiche, nodi della rete di Hartmann.
Disturbi geopatici creati dall'uomo
I disturbi creati dall’uomo sono i veicoli sotto la camera da letto (garage
sotterranei), canalizzazioni di acqua e gas, inquinamenti elettrici, alte e
basse frequenze (trasformatori, linee ad alta tensione), qualsiasi materiale
elettrico ed elettronico (anche schermi informatici), forni a microonde,
onde di forma di alcuni oggetti (quadri, specchi, lampade a gocce di
cristallo, gioielli ecc..), onde di forma di alcune costruzioni edili,
inquinamenti ed emanazioni chimiche, orologi e sveglie a cristalli liquidi
(quarzo), collant femminili, indumenti sintetici.
http://vicenza.anisn.it/articoli/torinosc/hartmann.pdf
Omeostasi e bilancio emuntoriale
L'omeostasi 21 è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi.
Il termine omeostasi definisce la capacità di autoregolazione degli esseri
viventi; importantissima per mantenere costante l’equilibrio dell'ambiente
interno in relazione alle variazioni dell'ambiente esterno (concetto di
equilibrio dinamico)
Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios,
simile e stasis, posizione". Padre di questo
neologismo fu Walter Cannon, che riprese i
concetti di Claude Bernard 22, secondo cui
"tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari,
non hanno altro che un fine costante: quello di
mantenere l'unità delle condizioni di vita
dell'ambiente interno".
L’omeostasi corporea è un indice soggettivo
di equilibrio dinamico e rappresenta tutte le
variabili chimiche e fisiche, termiche, elettromagnetiche ed osmotiche
che caratterizzano tutti i liquidi organici: intra ed extra-cellulari, del
tessuto linfatico e del torrente sanguigno. Le condizioni chimico-fisiche
di questi liquidi determinano il funzionamento delle reazioni del
metabolismo corporeo.
Per esempio, la temperatura centrale del nostro organismo viene
mantenuta su valori costanti di circa 37°C nonostante le variazioni
ambientali, il pH del sangue deve essere lievemente alcalino (7,4);
21Walter
Cannon (1871-1945). fisiologo statunitense. Gli si devono importanti studi sulla
fisiologia dell'apparato digerente (fu anche il primo a interpretarne radiograficamente la
fisiopatologia), e in particolare sull'attività motoria (omeostasi) dello stomaco e dell'intestino
(Mechanical Factors of Digestion, 1911). Studiò inoltre il meccanismo delle emozioni, ipotizzando
per primo l'esistenza di un “centro delle emozioni” nell'ipotalamo.
22Claude Bernard (1813 –1878) fisiologo francese.
oscillazioni troppo ampie, quando superano ± 0,4 punti, possono
determinare patologie anche gravi (coma acidosico e tetania alcalosica).
Il mantenimento dell'omeostasi avviene attraverso un sistema di circuito
a retrazione o feedback che, in risposta alla variazione iniziale,
producono reazioni omeostatiche, ovvero eventi biologici, generalmente
opposti (feedback negativo), atti a mantenere l'equilibrio interno. Per un
buon funzionamento dei meccanismi di retroazione, sono necessarie tre
componenti:
a) un recettore in grado di captare le variazioni del mezzo interno;
b) un centro di integrazione e controllo che interpreta i segnali dei
recettori e regola le risposte;
c) un meccanismo effettore cui è affidato il compito di produrre le
risposte (azioni) necessarie al ripristino delle condizioni ottimali
tipiche dell'omeostasi.
I principali processi vitali che regolano l’omeostasi corporea dell’organismo sono legati al valore del pH. Il pH dei fluidi corporei deve
essere stabile e leggermente basico. Se il pH è costantemente acido,
significa che l’organismo non è più in grado di compensare e autocompensarsi, con il conseguente accumulo di tossine acide e con perdita
di sostanze basiche: sodio, magnesio e calcio, minerali fondamentali per
il metabolismo corporeo e per il mantenimento dei rapporti fisiologici
dell’omeostasi corporea.
L’alterazione acida del pH corporeo si manifesta con sintomi più o meno
gravi e più o meno dolorosi, causati dallo sviluppo di tossine acide. Il
mantenimento dei valori del pH fisiologico, leggermente alcalino, è la
condizione basilare per un funzionamento fisiologico regolare dell’organismo favorito da un’appropriata alimentazione con l’apporto di
sostanze basiche (sali tampone) tipo i carbonati, bicarbonati, citrati e
fosfati ecc. e con il riordino della flora batterica intestinale.
L'eccesso di equivalenti acidi nella dieta e nel metabolismo è regolato dai
reni ed eliminato con urine più acide.
L'acidità degli alimenti
Vi sono bevande e alimenti che non sono affatto acidi mentre altre, ad
esempio gli agrumi, lo sono in modo notevole, si pensi che il succo di
limone presenta un pH uguale a 2,0-2,6. Altri alimenti, pur non essendo
acidi, creano con la loro digestione una notevole produzione di acido
urico in quanto contengono molte purine, sostanza base per la
formazione degli acidi nucleici.
L’acidità o alcalinità di un alimento si può determinare esaminando le
ceneri residue dopo la sua digestione. Se i minerali alcalini (calcio,
potassio, sodio e magnesio), predominano sui minerali acidi (cloro,
azoto, zolfo e fosforo), quell'alimento sarà classificato come alcalino e
viceversa.
L'organismo di una persona sana e non affaticata è normalmente in
grado di trasformare gli acidi naturali di molti alimenti crudi (ad es.
limoni, pompelmi, pomodori, acetosa, frutti aciduli) in carbonati alcalini,
che sono basici ed utili all'economia dell'organismo. Quando, invece, la
persona è stanca o stressata, l'energia nervosa necessaria per una
completa digestione e assimilazione non è sufficiente, pertanto l'organismo non è in grado di operare le dovute trasformazioni e gli acidi degli
alimenti entrano nella circolazione sanguigna.
Bevande: quasi tutte le bevande gassate, acqua esclusa, tendono ad
essere molto acide. I vari tipi di Cola, ad es., hanno un pH che si aggira
intorno a 2,4, mentre limonate e aranciate vanno da 2,9 a 3,2.
Cereali: tutti i cereali, ad eccezione del miglio, lasciano delle ceneri acide. Frumento (pane, pasta, ecc.) ed avena sono i più acidi di tutti.
Latticini: i latticini di mucca sono generatori di molta acidità ed
andrebbero sostituiti con quelli di capra o di pecora.
Carni: la digestione dei prodotti carnei crea una notevole quantità di
acido urico. Il fegato di un animale carnivoro (ma non l'uomo) è in grado
di trasformare l'acido urico causato dall'alimentazione in una sostanza
più semplice, l'allantoina, che viene espulsa con l'urina.
Prodotti conservati: tra i prodotti conservati risultano molto acidi tutti
i succhi di frutta ed i vari tipi di "latte" derivato dai cereali: latte di soia,
avena, riso, ecc.
Dunque, la funzionalità degli emuntori è regolata dal meccanismo a
retroazione dell’omeostasi corporea e si basa principalmente sulla
conoscenza della funzionalità degli umori, ossia dei liquidi organici quali
il sangue, la linfa, il liquido intra ed extracellulare. Il volume totale degli
umori (liquidi organici) rappresenta all’incirca il 60-70% del nostro
corpo: le cellule animali sono immerse in questi liquidi da cui traggono
nutrimento e in cui riversano scarti e tossine. Anche in questo caso vale
il discorso del flusso energetico; ossia, se i liquidi circolano liberamente
abbiamo uno stato di salute, se invece sono rallentati, perché si è troppo
sedentari, si utilizzano abiti troppo stretti, si vive insomma in uno stato
di stress psicofisico, si avranno gli ingorghi ganglionari e
conseguentemente le malattie. Al contrario dell’allopatia, che tenderà a
sopprimerli, la naturopatia tenderà a stimolare il drenaggio tossinico
tenendo presente che la crisi di eliminazione è salutare. Nell’umorismo
(teoria degli umori, regolazione dei liquidi) entra un concetto
fondamentale per la naturopatia, il drenaggio, vale a dire il tentativo di
utilizzare il flusso liquido per escludere dall’organismo scarti metabolici e
tossine. A questo scopo sono adibiti gli organi emuntori, quali la pelle, il
fegato, i reni, l’ intestino, i polmoni.
I sovraccarichi 23
Si definiscono sovraccarichi gli scarti metabolici che vengono riversati
nel sangue e nella linfa e sono di due tipi, definiti:
1. mucosi, sostanze di natura colloidale o colle;
2. acidosi, sostanze cristalloidi.
1. Sovraccarico mucoso o di sostanze colloidali
In particolare le sostanze colloidali, mucose, sono residui del
metabolismo proteico e lipidico (v. fig. 1), sono costituiti da sostanze
aromatiche derivanti dal metabolismo delle proteine. Sono sostanze
insolubili nei liquidi organici e nel sangue e provocano una iperviscosità
sanguigna.
Vengono drenate da emuntori specifici come il fegato e l’intestino.
Il sovraccarico di mucosi o colloidale non si manifesta con disturbi
dolorosi e infiammatori, ma con disturbi caratterizzati da una
sintomatologia escretiva: catarro bronchiale, bronchite, leucorrea,
eczema. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico roso-marrone
sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello.
2. Sovraccarico acidosico o di sostanze cristalloidi
Sono residui del metabolismo dei carboidrati e proteine. Sono costituiti
da acido ossalico, acido piruvico e acido urico (v. fig 1). In caso di
disequilibrio omeostatico, l’organismo tende a ripristinare i valori che
determinano l’omeostasi e il suo gradiente di acidità corporea,
producendo sostanze tamponanti (p. es. fosfato di calcio e fosfato acido
di calcio), prelevando dal tessuto osseo e cartilagineo i componenti di
calcio e fosfato, determinando, quindi, un depauperamento del tessuto
osseo.
Nel sovraccarico di acidosi da acido urico, prevale un’alimentazione
ricca di carni e proteine animali, con conseguente aumento dell’acido
I sovraccarichi mucosi colloidali e acidosi cristalloidi sono definizioni utilizzate in
naturopatia ed in particolare per definire alcuni stati patognonomici dell’iride in iridologia.
23
urico ematico con tropismo articolare e conseguenti disturbi dolorosi
infiammatori con gotta, artrosi articolare.
Il sovraccarico colloidale da acido piruvico si ha quando prevale
un’alimentazione ricca di grassi che produrrà un eccesso di acido
piruvico nel sangue, conseguente anche ad una carenza di enzimi, vit. B1
e Mg.
In questo tipo di sovraccarico, si avrà un tropismo specifico per i
componenti del sistema nervoso, nervi e guaina mielinica, con
spasmofilia, tremori, irritabilità e nervosismo.
Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico giallo-rossastro sull’area
stomaco-intestino del secondo e terzo anello.
Il sovraccarico colloidale da acido ossalico si ha quando prevale
un’alimentazione ricca di carboidrati, in particolare di zucchero raffinato,
la cui fermentazione produce acido ossalico. In particolare questo
sovraccarico produrrà, disbiosi intestinale con malassorbimento e
disturbi gastro-intestinali, digestivi e diarrea. Si evidenziano nell’iride con
un sovraccarico giallo.arancio sull’area stomaco-intestino del secondo e
terzo anello.
Il sistema emuntoriale
Gli emuntori, oltre alle funzioni metaboliche e di eliminazione, sono
deputati al mantenimento dell’omeostasi corporea, mediante la
regolazione dell’equilibrio acido-basico dei liquidi organici, intra ed
extra cellulari.
Gli emuntori, si dividono in principali e secondari (v. fig. 2), essi
intervengono nella regolazione dell’omeostasi corporea dei liquidi
organici all’eliminazione di scarti mucosi o colloidali.
Emuntori principali sono: fegato, cistifellea, intestino, rene e vescica.
Svolgono funzioni fondamentali del metabolismo legate alle funzioni di
digestione, separazione e assimilazione degli alimenti.
Emuntori secondari sono: le vie respiratorie, le mucose dell’apparato
ORL, il polmone, la pelle, le ghiandole sudoripare e sebacee e, nella
donna, la mucosa uterina. Hanno funzioni di regolazione e integrazione
del sistema emuntoriale principale e contribuiscono alle funzioni di
eliminazione di superficie (bronchi e pelle) e di metaboliti volatili.
La pelle fra tutti gli emuntori è polivalente, in quanto è indicata per la
eliminazione di acidi con la sudorazione e di muco o sebo attraverso le
ghiandole sebacee.
I polmoni eliminano muco, catarri e polveri, mentre i reni, che
rappresentano i filtri del corpo umano, eliminano l’eccesso di acidi e
cristalli.
L’apparato digestivo elimina le tossine mucose, attraverso le secrezioni
liquide come la saliva, la bile e i succhi digestivi.
Il fegato è l’ emuntorio principale: filtra il sangue alla velocità di un litro
al minuto, che afferisce attraverso il ciclo entero-epatico. Le tossine
prodotte a livello intestinale giungono al fegato per essere rielaborate ed
escrete come cataboliti.
Per finire, la mucosa uterina, nella donna, costituisce un emuntorio
secondario ed interviene a compensare eventuali insufficienze
dell’emuntorio intestinale.
Durante la malattia, spesso, gli emuntori sono chiamati a sopperire
eventuali disfunzioni e, quindi, sollecitati ad un iperfunzionamento,
quindi: se l’emuntorio interessato è l’intestino provocherà una diarrea, se
è la pelle si avrà una ipersudorazione. Successivamente si manifesterà,
una fase di ipofunzionamento stabilizzante, nel senso che i residui
catabolici, creando un ingorgo nell’ emuntorio, cercano una via
alternativa per fuoriuscire dall’organismo.
Quando tutti gli emuntori principali sono saturi si passerà ai secondari
che, a loro volta, si sovraccaricheranno; tale sovraccarico verrà
compensato da disturbi delle mucose a carattere espulsivo: leucorrea,
rino-sinusiti, tonsilliti, vaginiti o una eccessiva lacrimazione.
Successivamente, quando anche gli emuntori secondari sono
eccessivamente impegnati, si riattivano gli emuntori primari favorendo
conseguenti patologie del tipo: colite, enterite, cistite, eczema essudativo,
bronchite.
Se la patologia avrà un decorso prolungato, il corpo chiederà agli stessi
emuntori ipofunzionanti un lavoro che non potranno sopportare e, di
conseguenza potrebbero lesionarsi, cronicizzando la sintomatologia: le
bronchiti diventeranno croniche, le coliti diventeranno ulcerose,
generalmente accompagnate da perdita di sangue.
Infine, quando gli emuntori non hanno sufficiente capacità di
eliminazione, le tossine e metaboliti non eliminati si depositeranno nel
tessuto linfatico e connettivo creando formazioni di ascessi, cisti, e
fistole, in tal caso sarà utile intervenire col drenaggio e l’impiego di
gemmo-derivati.
Balance emuntoriale
Nella fig. n. 3 è rappresentata la funzionalità degli emuntori, in funzione
della produzione di scarti (PS) e dell’eliminazione di scarti (ES). La linea
tratteggiata rappresenta il livello ideale dell’omeostasi corporea.
Nella I fase si ha una produzione normale di scarti (PNS) e una
eliminazione normale di scarti (ENS), quindi sostanzialmente avremo
una normale funzionalità degli organi emuntori e uno stato di equilibrio.
Il soggetto si troverà in uno stato miasmatico di psora stenica.
Nella II fase è rappresentata una produzione in eccesso di scarti (P>S) e
una eliminazione normale di scarti (ENS), quindi questa condizione
rappresenta un soggetto che abusa in alimenti, introduce una quantità
superiore al proprio fabbisogno o mangia in eccesso determinati
alimenti. Questo soggetto svilupperà disturbi a carico della pelle e di
natura gastro-intestinali. Il soggetto si troverà in uno stato miasmatico
di psora astenica.
Nella III fase è rappresentata una produzione normale di scarti (PNS) e
una eliminazione insufficiente di scarti (E<S). In questo soggetto si ha
una insufficienza dell’attività emuntoriale, quindi svilupperà disturbi da
ipofunzione d’organo o viscere: insufficienza digestiva, insufficienza
epatica, calcolosi biliare, insufficienza renale, calcolosi renale,
insufficienza respiratoria. Il soggetto si troverà in uno stato di miasma
sicotico.
Nella IV fase è rappresentata una produzione in eccesso di scarti (P>S)
e una eliminazione insufficiente di scarti (E<S). Questo soggetto
presenterà un sovraccarico tossinico e una insufficienza della funzionalità
degli organi; in particolare siamo di fronte a disturbi causati da lesione
degli organi: ulcerazioni, dismetabolismi epatici e pancreatici,
insufficienza
renale cronica, insufficienza respiratoria cronica e
dermatosi. Il soggetto si troverà in uno stato di miasma luesinico.
Fig. 3
Detossicazione e drenaggio
Il drenaggio consiste in una stimolazione lieve e prolungata nel tempo
degli organi emuntori per favorire l’eliminazione di tossine o residui
catabolici che si accumulano nel nostro organismo, ripristinando
l’omeostasi interna dopo abusi nell’alimentazione, assunzione di farmaci
e tossine provenienti dall'inquinamento atmosferico.
Inoltre,provvede ad eliminare i metaboliti che si liberano per il continuo
ricambio cellulare, svolgendo un’azione stimolante sul Sistema Reticolo
Endoteliale (SRE), deputato a fagocitare e neutralizzare tossine e
sostanze estranee all’organismo umano.
Un buon drenaggio deve prevedere una eliminazione di tossine
accumulate nel liquido intracellulare,
liquido extracellulare, tessuto linfatico e nel torrente ematico, seguendo
il percorso come nella figura n. 3.
Il drenaggio è pertanto una particolare metodica che si
avvale di rimedi fito-gemmo-terapici, o dell’idroterapia.
Inizialmente venivano utilizzate per il drenaggio le Tinture Madri a
basso dosaggio; successivamente, con l’avvento della Gemmoterapia 24,
considerata la specificità di azione dei gemmoderivati o macerati glicerici
verso il Sistema Reticolo Endoteliale (SRE) di determinate cellule, di
determinati organi e di determinati tessuti, è stato possibile introdurre
un dettagliato repertorio gemmoterapico che qualsiasi terapeuta può
utilizzare in maniera semplice e mirata verso determinati emuntori. Essi
comprendono:
1) reni e vie urinarie → piante ad azioni diuretiche;
2) fegato e vie biliari → piante ad azioni colagoghe e coleretiche;
3) intestino → piante ad azioni catartiche e lassative;
4) polmoni e mucose ORL → piante ad azioni balsamiche mucolitiche;
5) pelle e ghiandole sudoripare e sebacee → piante ad azioni
diaforetiche eudermiche.
Carbone R. Planta medicamentum naturae – Aromaterapia, gemmoterapia e fitoterapia, Dibuono
edizioni, Villa d’Agri(PZ), nuova edizione 2008.
24
I rimedi fitoterapici ad azione drenante hanno, quindi, la funzione di
regolarizzare e stimolare l'attività escretoria degli organi emuntori.
Nei trattamenti di drenaggio viene inoltre stimolato il sistema linfatico,
che è deputato alla mobilizzazione delle tossine accumulate a livello del
tessuto connettivo, delimitato negli spazi intercellulari, dove vengono
"scaricate" in prima istanza le tossine che si formano all'interno delle
cellule.
Quando i nostri organi emuntori sono in uno stato ottimale, le tossine
prodotte vengono adeguatamente eliminate e l'organismo si mantiene in
equilibrio e in salute. Quando, o per un eccessivo carico di tossine o
perché i sistemi di drenaggio non sono sufficienti, si crea un
sovraccarico di sostanze dannose, questo equilibrio viene meno e si
manifesta la malattia.
Secondo questa visione, la malattia non sarebbe altro che l'espressione
della lotta che l'organismo compie per compensare i danni provocati
dalle tossine, per neutralizzarle ed espellerle.
Il drenaggio, in naturopatia, si sviluppa secondo tre fasi:
I fase
Si basa sull’autolisi, con l’alimentazione a monodiete, ottenendo un
recupero nutrizionale, inteso come pulizia biologica, per cui, in alcuni
casi, è previsto anche il digiuno.
II fase
In questa fase è utile lavorare sulla psiche, per cui si propone di liberare i
centri nervosi bloccati da pensieri e ossessioni; sono utili tutte le pratiche
di rilassamento: yoga, massaggi rilassanti, Qi gong .
III fase
Fase caratterizzata dalla attivazione degli emuntori, per eliminare tossine
colloidali e cristalli; si potranno insegnare esercizi di respirazione per
facilitare l’eliminazione per via polmonare, usare piante lassative per
liberare l’intestino, piante diuretiche per i reni, esercizi per facilitare la
circolazione sanguigna.
Possibili disturbi correlabili alle reattività individuali
Le reattività individuali possono provocare in modo diretto o indiretto
alterazioni a carico di qualsiasi organo e viscere degli apparati e sistema
dell’organismo umano.
I primi sintomi di reattività si manifestano in età neonatale con crosta
lattea, coliche gassose, vomito con rigurgito durante la lattazione,
dermatiti.
Le manifestazioni delle reattività individuali si sviluppano nel tempo e
non si manifestano come una risposta immediata, se non in soggetti già
fortemente compromessi e in una fase limite di intossinazione e di
esaurimento delle difese immunitarie. Nella fase iniziale le reattività
individuali si manifestano con sintomi indicativi, indizi che sono i
segnalipremonitori della presenza di intolleranza; i sintomi
principalmente ricorrenti sono: astenia persistente, stanchezza psicofisica, torpore mentale, vertigini, sonnolenza post prandium, palpitazioni
dopo i pasti, iper-sudorazione, crampi agli arti inferiori ricorrenti, alitosi,
aerofagia, meteorismo, ecc.
Le tossine che si sviluppano nei soggetti reattivi hanno una loro
specificità e tropismo cellulo-tissulare a livello di organi e visceri dei vari
apparati..
I possibili disturbi correlabili alle reattività individuali agli alimenti e
sostanze chimiche, sullabase di quanto esposto, si possono sviluppare su
tutti gli apparati del corpo umano.
Sono elencati di seguito i disturbi associabili e conseguenti alle reattività
individuali.
Sintomi generali: stanchezza cronica, sonnolenza, ritenzione idrica,
aumento della sudorazione, linfo-adenopatia tonsillare, obesità.
Apparato cardio-circolatorio: alterazione della pressione arteriosa,
tachicardie, palpitazioni, extrasistole.
Apparato cutaneo: orticaria, acne, eczema, dermatite, disidrosi, psoriasi,
cellulite.
Apparo gastro-enterico: difficoltà digestive, dispepsie, gonfiore
addominale, meteorismo, senso di nausea, dolore e crampi
addominali,esofagite, flatulenza, eruttazione, aerofagia, iperacidità
gastrica, gastrite, ulcera gastro-duodenale, colite, diarrea, stitichezza,
emorroidi.
Apparato genitale: disturbi della libido, impotenza erettiva, disturbi del
ciclo, dismenorrea, leucorrea, vampate di calore e sudorazioni.
Apparatomuscolo-scheletrico: crampi, spasmi, tremori muscolari,
debolezza muscolare, dolori articolari e muscolari, infiammazioni
muscolo-tendinee.
Apparatorespiratorio: difficoltà respiratoria, asma, tosse, raucedine,
eccesso di muco, rino-faringite, sinusite, bronchite ricorrente.
Apparatourinario: infiammazioni e infezioni uro-genitali, disturbi della
minzione, uretriti, cistiti.
Sistema nervoso: cefalea, emicrania, alterazione dell’equilibrio, ansia,
depressione, irritabilità, torpore mentale, carenza di memoria, difficoltà
di concentrazione.
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Allergie, intolleranze e reattività individuali