ATTUALITÀ 5 CHIVASSO • Una delle ditte danneggiate era della famiglia Macrì, che viene indicata dal procuratore Bocassini di Milano possibile mandante dell’omicidio Ursini Giallo Ursini, spuntano nuovi indizi I carabinieri indagano sugli incendi di alcune ditte tra Borgaro e Caselle. Si pensa ad una guerra tra ‘ndrine Una serie di incendi avvenuti negli ultimi mesi ai danni di alcune ditte di Borgaro e Caselle potrebbe aiutare gli inquirenti a far luce sulla sparizione del chivassese Rocco Vincenzo Ursini, di cui si suppone la morte ma del quale non è mai stato trovato il corpo. Il regolamento di conti tra ‘ndrine è una delle piste su cui stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Venaria per risolvere il giallo degli incendi. I fatti. Tra martedì 28 e mercoledì 29 ottobre due incendi hanno distrutto sette aziende artigianali presenti nell’area industriale dell’ex Lanificio Bona di Caselle e hanno reso inutilizzabili un’auto e due mezzi di proprietà di Asa e Teknoservice, le due società che si occupano della gestione dei rifiuti nel Canavese, custodite al- Rocco Vincenzo Ursini La sorella, nel 2009, era andata a “Chi l’ha visto?” l’interno della ditta “Iron&Steel” di via Cottolengo a Mappano. Il collegamento con la ‘ndrangheta parte proprio da qui: la “Iron&Steel” era, prima della confisca con sentenza passata in Cassazione nel novembre 2013, di proprietà di Renato Macrì, nipote di Mario Ursini, boss delle ‘ndrine del nord, ora a piede libero (seppur con obbligo di soggiorno per 5 anni, ndr) dopo aver patteggiato la pena al processo Mino- tauro. Macrì è cugino di Rocco Vincenzo Ursini, quel Rocco Vincenzo Ursini di Chivasso di cui si sono perse le tracce dall’aprile 2009. Aveva 28 anni, Ursini, e viveva nel quartiere Blatta. Si era allontanato da casa una mattina di primavera, nel giorno del mercato settimanale, con la sua auto, un’Alfa 166, e non aveva più fatto ritorno. L’Alfa venne ritrovata in divieto di sosta, qualche tempo dopo, proprio a Mappano. La sorella si rivolse anche alla trasmissione televisiva di Raitre, “Chi l’ha visto?”. Poi il silenzio. Si saprà solo nel 2010, da una lettura delle carte dell’inchiesta “Crimine” del procuratore Ilda Bocassini di Milano, che lo avevano “fatto fuori” dei sicari della famiglia Macrì, in cerca di una posizione in Calabria, e nel nord Italia. “Per venti mila euro”, si legge dalle carte di un’intercettazione telefonica. Una guerra di ‘ndrangheta, insomma... Che, evidentemente, visti gli incendi delle ultime settimane, non è ancora finita. CHIVASSO • In via Orti. Il ferito è di Brandizzo, l’automobilista di Saluggia CHIVASSO Usa un serpente per proteggere la droga: pusher finisce in manette Investe un ciclista alla rotonda La sua vera arma segreta era un serpente. Piccolo, verde e, a sentire lui, “molto velenoso”. Era questo lo stratagemma a cui Leopold Jiulien Freyheit un pusher francese di 23 anni aveva pensato per proteggere i suoi carichi di droga. Lo hanno scoperto i carabinieri di Chivasso, nel Torinese... Fermato per un banale controllo stradale, il giovane francese è stato smascherato dopo che, a bordo del suo camper, i militari gli hanno scoperto 50 grammi di droga tra hashish e marijuana, 35 semi di marijuana, un proiettile, un machete, due balestre di precisione e un arco con cinque frecce. Il francese si è giustificato dicendo che la droga era per uso personale, e le armi le deteneva in quanto appassionato collezionista, ma quando i militari hanno trovato nel camper anche un piccolo serpente verde, il giovane ha confessato: “lo uso come guardiano. E’ velenosissimo”. Proprio come in Kill Bill di Quentin Tarantino nella scena del camper. Il francese è stato denunciato per detenzione a fini di spaccio e detenzione e raccolta di armi da guerra. Il suo, però, non è un caso isolato per quanto riguarda l'utilizzo di animali pericolosi messi a guardia di piccoli tesori illeciti. Proprio come in molti film, succede spesso nella realtà di scoprire casi di tarantole, scorpioni o serpenti velenosi utilizzati dai loro padroni per proteggere le loro proprietà illegali. Ad Ostia i carabinieri scoprirono nel 2009 che una banda di spacciatori custodiva la droga dentro a grandi terrari in cui erano stati messi pitoni, scorpioni e tarantole. Il sistema aveva funzionato per anni. A Roma, invece, un pregiudicato del Prenestino aveva pensato di convivere nientemeno che con un caimano per proteggere il suo stupefacente. L’animale era stato importato illegalmente dal Centro America. L'uomo lo teneva in una teca di vetro, e lo liberava quando doveva assentarsi da casa. Quando i carabinieri lo hanno liberato, nel giugno scorso, era disidratato e in cattive condizioni di salute. Anche se - dicono gli esperti - quella specie può tranciare di netto un braccio a un uomo con un solo morso. Sempre a Roma nel 2008 i carabinieri scoprirono che una banda di trafficanti aveva fatto ricorso a un centinaio di serpenti più quattro pitt bull per proteggere 10 chili di hashish in una villa dell'Eur. Si immette nella rotonda all’incrocio tra via Orti e viale Matteotti, non si accorge dell’arrivo di un ciclista e lo travolge. E’ accaduto venerdì, intorno alle 18, proprio di fronte al campo di calcio Ettore Pastore. Ilir Nova, 56 anni, di Brandizzo, che procedeva in sella alla sua bicicletta, è stato immediatamente soccorso e trasportato in ambulanza all’ospe- dale di Chivasso: le sue condizioni di salute non preoccupano i medici. Alla guida dell’auto, una Toyota Yaris, c’era Sara Gamarra, 38 anni, di Saluggia, illesa. Agli agenti della Polizia Municipale, intervenuti per rilevare l’incidente, ha detto: “Non ho proprio visto quella bicicletta arrivare”. Andrea Bucci La scena dell’incidente con i soccorsi alla donna SANITA’ La nuova rete aziendale dei Centri per la Cura delle Stomie La nuova rete aziendale dei Centri per la Cura delle Stomie: è quanto approvato da una delibera della Direzione Generale dell’ASL TO4 dello scorso 10 novembre. Intendendo per “stomia” il risultato di un intervento, conseguente a patologie oncologiche o infiammatorie del grosso intestino o delle vie urinarie, con il quale si crea un'apertura sulla parete addominale per poter mettere in comunicazione l’apparato intestinale o urinario con l'esterno. “La gestione e la cura delle persone portatrici di stomia – commenta il Direttore Generale dell’ASL TO4, dottor Flavio Boraso – non è standardizzabile. I bisogni frequentemente cambiano e richiedono un piano di cura flessibile, redatto e gestito da operatori specializzati nel campo, che tenga conto della complessità del singolo individuo”. “Il nostro obiettivo – prosegue il dottor Boraso – è quello di promuovere l’indipendenza e la qualità della vita delle persone portatrici di stomia, garantendo loro un percorso di cura ottimale, personalizzato e uniforme su tutta l’Azienda. E per raggiungere questo obiettivo abbiamo creato una rete aziendale dedicata”. “Il modello organizzativo della rete, infatti, – spiega il dottor Boraso – è una strategia aziendale per uscire dalla logica di settore, per favorire la gestione integrata e condivisa tra i diversi professionisti aziendali competenti nello specifico ambito e per assicurare una crescita scientifica progressiva e multidisciplinare”. Nell’ambito dell’ASL TO4 esistevano già attività per la cura delle stomie, per ognuna delle tre macroaree dell’Azienda. Le diverse équipe, nei mesi scorsi, su mandato della Direzione Generale, hanno intrapreso un percorso comune per uniformare i trattamenti e, anche dall’analisi effettuata da questi professionisti, si è evidenziata la necessità di attivare una rete aziendale dedicata. La nuova rete aziendale presuppone il collegamento organizzativo e operativo tra i diversi presidi ospedalieri dell’Azienda e le attività territoriali. E prevede un punto operativo per ognuna delle tre aree di Chivasso, di Ciriè e di Ivrea. Nello specifico, un Centro per la Cura delle Stomie presso il poliambulatorio di corso Nigra a Ivrea e uno in ciascuno dei due Presidi ospedalieri di Chivasso e di Ciriè. Per rendere ottimali e uniformi i percorsi diagnostici e assistenziali, sono, quindi, stati identificati i professionisti componenti del Nucleo di Coordinamento scientifico e organizzativo della rete. All’interno del Nucleo di Coordinamento, poi, sono stati nominati il Coordinatore della rete aziendale (Gianfranco Coppa Boli, infermiere stomaterapista che gestisce il Centro per la Cura delle Stomie di Ivrea) e il Referente medico aziendale (Lodovico Rosato, Direttore della Chirurgia di Ivrea-Cuorgnè). Un punto di forza del progetto è sicuramente rappresentato dal ruolo strategico svolto dagli infermieri. Fanno parte della rete, infatti, infermieri esperti in stomaterapia, con competenze avanzate acquisite tramite uno specifico iter formativo nel settore. Nell’ambito della rete questi professionisti operano in stretta sinergia con altri professionisti: medici chirurghi e urologi, a cui possono affiancarsi, in base alle necessità specifiche, oncologi, radioterapisti, gastroenterologi, ginecologi, dietisti, psicologi. “Con la costituzione della rete – conclude il dottor Boraso – abbiamo anche dato una corretta qualificazione agli infermieri formati ed esperti nella cura delle stomie, che da anni si dedicano con passione e forte motivazione a questa attività. La loro presenza garantisce la presa in carico degli utenti con una risposta assistenziale personalizzata, efficace ed efficiente”. Nell’ambito della rete, la presa in carico della persona assistita è globale, comincia nella fase pre-operatoria, prosegue nella fase post-operatoria e nel periodo di riabilitazione e, essendo spesso le stomie definitive, permane nella maggior parte dei casi per tutta la vita dell’interessato. Ma è una presa in carico che non si realizza soltanto attraverso gli interventi tecnici, ma anche attraverso la capacità, strettamente connaturata alla professione infermieristica, di sviluppare una relazione d’aiuto con la persona e con la sua famiglia, basata sull’ascolto attivo, sulla fiducia, sul rispetto, sull’empatia e sulla risposta ai problemi della persona stessa. I Centri per la Cura delle Stomie, quindi, hanno diverse finalità, concorrenti a promuovere l’autonomia e la qualità della vita delle persone portatrici di stomia. Forniscono un servizio continuativo, così da ridurre le problematiche assistenziali ed emotive che coinvolgono le persone portatrici di stomia e i loro familiari. Forniscono un servizio di educazione sanitaria agli interessati e ai familiari sulla prevenzione delle complicanze della gestione delle stomie. Forniscono assistenza per la corretta acquisizione degli ausili necessari. E forniscono supporto a tutti i professionisti dell’Azienda, per garantire una presa in carico collegiale, corretta ed efficace delle persone portatrici di stomia. I Centri per la Cura delle Stomie si rivolgono alle persone portatrici di stomie provvisorie o permanenti o candidate alla confezione di una stomia, sia che siano ricoverate sia che siano utenti esterni. Questi ultimi possono accedere, previa prenotazione tramite CUP, su indicazione del proprio medico curante o di specialisti ospedalieri o territoriali.