Anteprima Estratta dall' Appunto di Università : Università degli studi Catania Facoltà : Indice di questo documento L' Appunto Le Domande d'esame ABCtribe.com e' un sito di knowledge sharing per facilitare lo scambio di materiali ed informazioni per lo studio e la formazione.Centinaia di migliaia di studenti usano ABCtribe quotidianamente per scambiare materiali, consigli e opportunità Più gli utenti ne diffondono l'utilizzo maggiore e' il vantaggio che ne si può trarre : 1. Migliora i tuoi voti ed il tempo di studio gestendo tutti i materiali e le risorse condivise 2. Costruisci un network che ti aiuti nei tuoi studi e nella tua professione 3. Ottimizza con il tuo libretto elettronico il percorso di studi facendo in anticipo le scelte migliori per ogni esame 4. 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Nonostante l’età moderna, come la precedente età medievale, appartenga di fatto all’area “prestatistica” della storia dell’umanità, in merito ai progressi compiuti dalla demografia storica, è possibile disporre di una quantità di dati sostanzialmente attendibili la cui utilità, nel tentativo di ricostruire i trends della popolazione europea tra XI e XIX secolo, resta indubbia. Oltretutto è fuori discussione che il graduale diffondersi di metodi statistici sia proprio un fenomeno tipico dell’età moderna, che dal sociologo Max Weber in poi assume la denominazione di “razionalizzazione”. Per quanto concerne la popolazione, questi sforzi protostatistici si concentrarono nel censimento dei fuochi (così chiamato perché libro poggiava la propria organizzazione sulle unità abitative, i focolari) e, più tardi, in quello degli abitanti. L’Italia a questo proposito fu senz’altro all’avanguardia; le “grandi potenze” europee ne seguirono l’esempio. Una rappresentazione grossolana delle fluttuazioni di lunga durata concernenti alcune importanti popolazioni d’Europa tra 1100 e 1800, pone in evidenza, da una parte la ripida discesa alla metà del XIV secolo, dovuta, a partire dal 1348 alla cosiddetta “peste nera”, e dall’altra il balzo verificatosi a partire dalla metà del XVIII secolo, e prolungatosi fino al XIX. Degno di nota il fatto che dal 1470-80 circa fino al 1620, si registri una fase molto lunga di incremento costante, che si fa intenso alla fine del XVI secolo, con l’eccezione evidente della Germania, teatro principale della Guerra dei Trent’anni. Da quando lo sviluppo demografico europeo è venuto delineandosi secondo questi dati, gli storici-demografi non cessano di porsi degli interrogativi. Da cosa è dipeso il fatto che le popolazioni europee, dopo la peste del ‘300, si siano avvicendante ad un incremento così lento nonostante il favore delle condizioni interne? Perché l’incessante aumento del “lungo XVI secolo” fu seguito da una fase di stagnazione tanto durevole? Per quali ragioni a partire dal XVIII secolo si verificò un incremento le cui proporzioni non avevano, fino ad allora, conosciuto eguali? Già il noto economista e teorico della popolazione Thomas Malthus (1766-1834) aveva cercato delle risposte ai suddetti interrogativi. Egli sostenne come ogni popolazione tendesse ad aumentare, secondo il suo istinto di procreazione, in progressione geometrica (2, 4, 8, 16, 32, 64…) mentre le sue disponibilità ABCtribe.com - [Pagina 3] AB Ct rib e. co m alimentari, viceversa, si accrescessero in progressione aritmetica (2, 4, 6, 8, 10, 12…). Per questo motivo, una data popolazione avrebbe dovuto necessariamente giungere, nel tempo, ai limite delle proprie risorse alimentari. Esistono tuttavia, dice Malthus, una serie di catastrofi esterne, i cosiddetti checks “repressivi”, che, distruggendo una parte della popolazione, ristabiliscono l’equilibrio, a meno che non siano state precedentemente applicate determinate misure di regolamentazione preventiva che impediscano l’avvento di tali calamità. Malthus fu contestato fin dal principio, e lo è senz’altro ancora oggi, ma certamente non si era sbagliato sostenendo che nella storia demografica siano esistite delle “regolarità”, una delle quali consiste nel fatto che ogni popolazione, malgrado il suo istinto di procreazione, è in grado di adattare il proprio sviluppo alle condizioni dell’ambiente. A seguito di numerosi studi, condotti in primo luogo sui registri parrocchiali dei battesimi, dei matrimoni e delle morti di molti paesi europei, si è giunti dunque all’idea secondo la quale l’andamento demografico abbia obbedito alle regole di un sistema correlato alle condizioni ambientali, ed in particolare ai mezzi di sussistenza ed al grado di sviluppo della società materiale. Tale sistema di autoregolamentazione, che di fatto ha consentito alle società europee di prevenire le conseguenze dei checks “repressivi” malthusiani, definito da A. Wrigley “sistema del feed-back negativo”, poggiava su una serie di elementi. Esisteva innanzitutto una condizione ineludibile per la fondazione di una famiglia, e dunque per la procreazione legittima: l’esistenza di un posto di lavoro che fornisse garanzie sufficienti di sussistenza, ossia un podere od una bottega artigiana. Si tratta di una norma alla quale era dato sottrarsi solo alle classi superiori nobili o borghesi. Dove vigeva il diritto ereditario, che privilegiava un unico erede, accadeva che gli altri figli dovessero procurarsi da vivere fuori dall’azienda paterna. Nelle zone in cui valeva invece la “divisione libera” delle aziende agricole, se è vero che in caso di successione vi fosse un margine maggiore, è altrettanto scontato che esistessero dei limiti oltre i quali le nuove dimensioni ridotte del podere non garantivano più la sussistenza di una famiglia contadina. Un grafico fornito da P. Chaunu mostra come l’età da matrimonio di uomini e donne di un piccolo villaggio normanno per un lungo periodo del XVIII secolo, sia rimasta compresa tra i 25 e i 30 anni. Ciò pone in luce un altro aspetto fondamentale del sistema di autoregolamentazione adottato dalle società europee preindustriali: la prassi del “matrimonio tardivo”, nel quale certamente esse individuarono il solo metodo efficace per mantenere l’equilibrio tra le parti nubili della popolazione e i posti di lavoro disponibili. Emerge un importante dato storico-sociale: le popolazioni europee rurali ed urbane praticavano di fatto una vera e propria pianificazione familiare. Nella formula di P. Chaunu “la pratica del matrimonio tardivo predominante nelle famiglie non eccezionalmente agiate era il mezzo ABCtribe.com - [Pagina 4] AB Ct rib e. co m specifico di controllo delle nascite nell’Europa dell’ancien régime”. Dupâquier ha giustamente modificato la formula, sostituendo all’espressione “matrimonio tardivo” quella di “celibato forzato temporaneo”, giacché non si trattava di un atto volontario bensì di una necessità imposta da circostanze esterne. Di fatto la prassi del matrimonio tardivo non fu applicata ovunque negli stessi termini e nella medesima misura. Oltretutto occorre considerare che la storia demografica dell’età moderna fu caratterizzata da veri e propri fenomeni di mortalità cicliche. In particolare la morte assunse gli aspetti di fame, epidemia e guerra. Tra il 1600 e il 1750 le crisi agricole e le carestie che seguivano i cattivi raccolti ebbero riflessi decisivi sulle popolazioni europee e, insieme al matrimonio tardivo, dettero luogo ad un processo che rivela il carattere sistemico della storia demografica dell’età moderna. È a P. Goubert, maestro della demografia francese, che dobbiamo le analisi condotte sulle mortalità cicliche caratteristiche del periodo storico in questione. Si tratta di quelle che egli stesso denominò “crisi demografiche di vecchio tipo”, in quanto strettamente connesse alle “crisi agrarie di vecchio tipo”. Più specificatamente, sostenne Goubert, ad intervalli regolari di 10, 15 o 20 anni, in molte zone urbane e rurali d’Europa, a causa di fattori climatici quali il gelo, la pioggia o la grandine, si verificavano cattivi raccolti e il prezzo degli alimenti di base, in primo luogo dei grani, salivano alle stelle. In questo contesto la morte per fame aggrediva le popolazioni e i fattori patogeni prosperavano. Insieme ai prezzi dei grani dunque ascendevano l’indice di mortalità; il numero dei matrimoni di contro regrediva, quello dei battesimi arretrava a sua volta. Gli storici hanno poi riscontrato nelle popolazioni in età preindustriale, una serie di mutamenti di ritmo diametralmente opposti una volta conclusasi la crisi: aumento della fecondità matrimoniale, riduzione del celibato definitivo, aumento dei matrimoni e boom delle nascite. È lecito domandarsi per quanto tempo tale sistema di autoregolamentazione sia stato applicato, e in particolare se lo fosse ancora quando, alla metà del XVIII secolo, ebbe inizio in tutta Europa un incremento demografico di vastissime proporzioni. La ricerca non ha ancora fornito risposte convincenti in proposito. Per lungo tempo si è cercato di spiegare tale incremento come il risultato delle migliorante condizioni alimentari ed igieniche, oltre che dell’assistenza sanitaria. Tuttavia i progressi igienico-sanitari restarono modesti fino all’inizio del XIX secolo. Quanto ai progressi dell’agricoltura, non c’è dubbio che nel ‘700 furono immensi, anche se in nessun paese, salvo l’Inghilterra, assunsero proporzioni tali da giustificare il giudizio di quegli storici che in passato vi hanno ravvisato una “rivoluzione agraria”. Oltretutto i riscontri empirici mostrano che si trattò di una conseguenza, e non di una causa della crescita demografica: con l’aumento della ABCtribe.com - [Pagina 5] AB Ct rib e. co m domanda e col rialzo dei prezzi infatti aumentarono, di riflesso, anche le iniziative in campo agricolo: i signori fondiari rischiavano innovazioni tecniche e dissodavano terre incolte quando il mercato prometteva introiti adeguati. Insomma la “crisi agraria di vecchio tipo” perdura in Europa nel XVIII secolo – lo dimostra chiaramente la grande carestia che tra 1740 e 1741 afflisse buona parte del continente – e tuttavia i dati in nostro possesso attestano che ad essa non faceva più seguito una mortalità di massa, come avveniva nei secoli precedenti. Come si giunse a ciò? Si può senz’altro ammettere un’influenza delle migliorate condizioni igienico-sanitarie, e così pure delle riforme agrarie. Alcuni storici hanno tenuto altresì conto del clima, di qualche grado più caldo, che caratterizzò l’epoca dell’illuminismo rispetto alla “piccola era glaciale” di Luigi XIV. Ora non vi è dubbio che il sistema demografico preindustriale avrebbe dovuto reagire al mutato andamento della mortalità, e dunque alla minaccia di un’esplosione demografica, con ulteriori restrizioni della fecondità generale, alzando ancora l’età del matrimonio. Ma la crescita costante della popolazione mostra che ciò non avvenne. Perché? A prescindere dai pur influenti tentativi di “politica di popolamento” intrapresi dagli stati assolutistici, ebbe in ciò un peso determinante il processo di espansione degli addetti all’industria domestica, la cui attività trascendeva la situazione e le condizioni della produzione contadina. Il lavoro a domicilio “protoindustriale”, con la sua economia familiare orientata al guadagno monetario, esisteva già nel ‘600 ma si diffuse soprattutto nel secolo successivo. Esso rese possibili, ed anzi presuppose necessariamente, il matrimonio precoce e la prole numerosa. Sembra però che anche le regioni in cui non si era verificata la suddetta concentrazione protoindustriale, abbiano contribuito all’eliminazione del vecchio sistema demografico. Anche tra gli strati inferiori rurali e urbani aumentarono i matrimoni e si incrementarono le nascite: quando il salario del bracciante non era più sufficiente e non poteva essere arrotondato con l’espediente protoindustriale, il “piccolo contadino” si arrangiava col lavoro stagionale, si spostava da una regione all’altra, si imbarcava. Ovunque il ‘700 fu il secolo della crescita smisurata di questi strati inferiori rurali e cittadini. Avendo scalzato dal basso il vecchio sistema demografico, queste fasce della popolazione avrebbero costituito una vera e propria minaccia per l’intera compagine sociale della vecchia Europa. La famiglia. Si è detto che l’elemento governante del processo di riproduzione umana in età preindustriale consistette nell’offerta di lavoro. Solo l’effettiva possibilità di occupazione conduceva alla fondazione di una famiglia; e solo la famiglia era ABCtribe.com - [Pagina 6] AB Ct rib e. co m l’elemento centrale e decisivo dello sviluppo demografico. È certo che, sia nell’agricoltura sia nelle attività cittadine, durante l’era preindustriale i posti di lavoro fossero “beni scarsi”. In particolare l’occupazione agricola era limitata dalla grande proprietà demaniale – del clero, della nobiltà, della borghesia e dei contadini agiati. A restringere l’occupazione urbana provvedevano invece tanto la limitata domanda di manufatti quanto il rigore delle corporazioni, che ostacolavano l’apertura di nuove aziende. D’altro canto anche le attività agricola ed artigiana dipendevano dall’esistenza o meno di un nucleo familiare, il quale si configurava come luogo centrale della produzione e del lavoro. Sicché è possibile affermare che il lavoro fosse il presupposto della famiglia e contemporaneamente la famiglia fosse il presupposto del lavoro. Ma cos’era la famiglia nell’Europa preindustriale e in cosa differiva dalla famiglia attuale? Oggi vige l’abitudine di intendere la famiglia quale sistema di rapporti di parentela ma nel periodo considerato, era la funzione assunta da un individuo nel quadro dell’organizzazione del lavoro a stabilirne l’appartenenza alla famiglia. Ciò non significa che i rapporti di parentela non avessero alcun peso in ambito familiare. Lo dimostrano ampiamente le questioni inerenti all’eredità. Nel caso del diritto di successione della proprietà fondiaria l’erede unico godeva di una posizione chiaramente privilegiata rispetto agli altri membri della comunità domestica. Nel caso invece della “divisione libera” (o “reale”) della proprietà contadina, il criterio della sistemazione di tutti i discendenti prevaleva su quello della tutela delle dimensioni della proprietà. In definitiva, in età preindustriale il concetto di famiglia implicava l’esistenza di una associazione di persone capeggiata dal pater familias, che vivevano sotto uno stesso tetto ed assolvevano determinati compiti di produzione agricola od artigiana. La pluralità di funzioni assunte da una famiglia così intesa emerge chiaramente considerando la molteplicità dei ruolo che vi erano rappresentati. 1) Pater familias: si tratta del capofamiglia; il marito ed il padre carnale. Ma laddove di produceva e si organizzava il lavoro egli era soprattutto signore, capo della gestione economica. Egli detiene una posizione di potere assoluto; è il proprietario di ogni bene mobile ed immobile; decide in merito al matrimonio di figli e figlie. Come signore della propria casa il capofamiglia la rappresenta anche fuori, in città nelle organizzazioni corporative, e in campagna nella comunità contadina. La centralità del suo ruolo è attestata dal fatto che il suo posto non poteva restare a lungo vacante: in caso di morte infatti gli subentrava immediatamente l’erede. 2) Padrona di casa: le sue mansioni sono prevalentemente connesse ABCtribe.com - [Pagina 7] 5) 6) AB Ct rib e. 4) co m 3) all’allevamento dei figli carnali ma si estendono altresì alla gestione complessiva della casa, dunque alla cura del benessere di tutti i componenti della famiglia coinvolti nel processo produttivo. Anche il suo ruolo non poteva restare vacante. Per questa ragione in caso di vedovanza del pater familias faceva seguito quasi sempre un secondo matrimonio. Nel quadro della divisione dei ruoli presso una casa contadina, la sua sorte è indubbiamente la più dura. Al mattino è la prima ad alzarsi ed alla sera è l’ultima ad andare a dormire; prepara i pasti per gli altri membri del nucleo e li serve senza sedersi a tavola; sta in piedi dietro alla sedia del marito e padrone e ne attende gli ordini. Figli: non è sempre chiaro se tutti coloro che nel contesto di una famiglia preindustriale risultano tali sono anche discendenti carnali del pater familias. Due dati di fatto ne caratterizzano i ruoli: che tra loro venisse designato il futuro capofamiglia e che essi costituissero forza-lavoro nell’ambito della produzione. I bambini assumevano la funzione di manodopera fin dai più teneri anni. A 7 o 8 anni erano già in grado di rendersi utili ed a 11 o 12 generalmente avevano già acquisito una certa esperienza. Servitù: di fatto essa risulta pienamente integrata nella “casa”. Scopi principali della vita per coloro che la costituiscono, sono il conseguimento dell’esercizio di un lavoro autonomo e la relativa conquista di una propria abitazione. In caso tale aspirazione fallisca, la servitù si piega al celibato perpetuo ed alla vita presso il padrone, salvo il caso in cui lo stesso pater familias gli consenta di metter su famiglia. Coabitanti: si distinguono dalla servitù per il solo fatto che il padrone ha concesso loro di dar luogo ad una propria famiglia che ha accolto sotto il suo tetto. Usufruttuari di un vitalizio: si tratta nella maggior parte dei casi dei genitori e/o suoceri del pater familias, il quale a mezzo di un contratto stabilisce accordi concernenti le prestazioni in denaro e in natura, lo spazio abitativo e i servizi concessigli. Quanto alle dimensioni e alle strutture caratterizzanti il nucleo familiare preindustriale, la teoria della “grande famiglia” formulata di G. Le Play e W. H. Riehl, è stata oggi ampiamente contraddetta: nell’Europa preindustriale non ne esistevano i presupposti né demografici né giuridico-economico-sociali. 1 Exp. È probabile che un contadino entrasse in possesso del suo fondo di 15 o 20 ettari solo dopo la morte del padre, magari all’età di trent’anni. Solo allora si sposava e la moglie gli partoriva dai 6 ai 10 figli. Considerata la mortalità infantile, elevatissima in caso di crisi, è probabile che egli perdesse anzitempo dai 2 ai 4 eredi. Ammettendo l’esistenza di un garzone ed una serva, la ABCtribe.com - [Pagina 8] AB Ct rib e. co m dimensione numerica della sua famiglia si attestava così tra gli 8 o 12 componenti. Anche dal punto di vista delle generazioni che accoglieva, la famiglia allargata preindustriale non era ampia. Era di solito un’eccezione che in essa ne convivessero più di due. La prassi del “matrimonio tardivo” infatti comportava che il padre fosse già avanti con gli anni quando l’erede entrava nell’età adulta. Sull’ampiezza delle comunità domestiche preindustriali influivano infine in misura molto considerevole i condizionamenti attinenti alla storia della proprietà fondiaria e dell’insediamento: nei casolari isolati e distanti tra loro – come nel caso dei polder della Germania settentrionale – le convivenze erano più estese che non nelle piccole tenute dell’interno, le quali facevano capo al villaggio. Quale parte prendessero i sentimenti in seno alle famiglie preindustriali è argomento tuttora vivacemente dibattuto dagli storici. Le più recenti ricerche hanno attestato che i primi espliciti segni di una sensibilizzazione dei rapporti interfamiliari risalgono al XVIII secolo inoltrato. Prima di allora le relazioni affettive tra i membri del nucleo erano in tutto determinate dall’organizzazione del lavoro: eventi quali nozze, procreazione, parti, battesimi, erano rigorosamente subordinati alle decorrenze lavorative. Quanto all’ambito della riproduzione biologica in età moderna, lo storico E. Shorter ne ha tracciato un quadro quanto mai fosco. Egli insiste sull’opprimente situazione di ristrettezza in cui la famiglia contadina e piccolo-borghese del XVII e XVIII secolo conduceva la propria vita. Prende inoltre le mosse dalle condizioni abitative, che quanto più si scendeva nella scala sociale, tanto minor spazio offrivano all’intimità familiare ed alla libertà individuale. E cosi pure è indubbio che l’uomo comune della società europea preindustriale dovesse vivere e sopravvivere in condizioni igieniche e sanitarie tutt’altro che rassicuranti. Non indifferenti erano poi le problematiche inerenti all’alimentazione. Con la caduta dei salari reali, iniziata nel XVI secolo, al modello di alimentazione carnea del tardo medioevo, si sostituì un sistema di approvvigionamento fondato sui cereali, una vivanda troppo unilaterale per non dar luogo, malgrado l’assuefazione, a fenomeni di carenza. Dalle lezioni del prof. Longhitano Esistono tre tipologie di organizzazione familiare vigenti in Europa antecedentemente allo sviluppo industriale: Famiglia ceppo: maggiormente diffusa in Germania. Il capofamiglia nomina un solo erede tra i figli. Si tratta di un’organizzazione composita poiché all’interno di una singola abitazione si stanziano tre generazioni: il pater familias, la moglie, l’erede prescelto con la consorte e la prole. Famiglia nucleare: ogni figlio crea la propria famiglia. ABCtribe.com - [Pagina 9] Questo documento e' un frammento dell'intero appunto utile come anteprima. Se desideri l'appunto completo clicca questo link. ABCtribe.com - [Pagina 10] Preparati con le domande di ABCtribe su . 1. la corte d Risposta: La corte (o, in alcuni paesi, tribunale) dei conti è un organo dello Stato, presente in vari ordinamenti, con funzioni giurisdizionali e amministrative di controllo in materia di entrate e spese pubbliche.La corte dei conti è solitamente prevista dalla costituzione ed appartiene al potere giudiziario, anche se, come si è detto, è investita tanto di funzioni giurisdizionali (giurisdizione contabile), in relazione alle quali è giudice speciale, quanto di funzioni amministrative di controllo. È un organo collegiale o un organo complesso costituito da una pluralità di organi collegiali (sezioni, camere ecc.), composto da magistrati contabili con uno status differenziato rispetto ai magistrati che compongono gli organi della giurisdizione ordinaria. In certi ordinamenti ha un pubblico ministero, che può essere interno alla corte stessa (come i [Clicca qui >> per continuare a leggere]. 2. perchè H3O+ è pi Risposta: H3O+ è l'acido coniugato di H2O mentre NH4+ è la base coniugata di NH3 sappiamo che tanto più forte è una base tanto più debole è il suo acido coniugato, per cui se è vero che H3O+ è più acido di NH4+, allora deve esser [Clicca qui >> per continuare a leggere]. * Carica Appunti,Domande,Suggerimenti su : e guadagna punti >> * Lezioni Private per >> Avvertenze: ABCtribe.com - [Pagina 11] La maggior parte del materiale di ABCtribe.com è offerto/prodotto direttamente dagli studenti (appunti, riassunti, dispense, esercitazioni, domande ecc.) ed è quindi da intendersi ad integrazione dei tradizionali metodi di studio e non vuole sostituire o prevaricare le indicazioni istituzionali fornite dai docenti. 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