SNACK KINDER SCHEDA ANALITICA Marchio: KINDER Società: FERRERO Presentazione Ferrero è un gruppo multinazionale di origine italiana, la cui casa madre, Ferrero International SA, è però domiciliata in Lussemburgo. E' quarta a livello mondiale nel settore dei dolciumi dopo Nestlè, Mars e Kraft e prima in Italia. Nel 2011 l'intero gruppo ha fatturato 7,2 miliardi di euro; non ha comunicato l'utile netto complessivo, tuttavia si sa che la sola filiale italiana Ferrero Spa ha realizzato profitti per 110 milioni di euro. Il gruppo Ferrero è composto da circa 70 società domiciliate in varie parti del mondo, tra cui l'italiana Ferrero Spa, responsabile del 34% del fatturato di gruppo.A livello mondiale il gruppo Ferrero conta 22 mila dipendenti e 18 stabilimenti produttivi di cui 4 in Italia a Pozzuolo Martesana (Milano), Balvano (Potenza), Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), e Alba (Cuneo), che complessivamente impiegano 6.000 persone. Gli stabilimenti esteri sono domiciliati in Germania, Francia, Australia, Irlanda, Ecuador, Belgio, Polonia, Argentina, Camerun, Brasile, Canada, India, Sud Africa, Russia. Il controllo del gruppo è esercitato dalla famiglia Ferrero, proprietaria al 100% della casa madre lussemburghese Ferrero International SA. Al 2012 la famiglia Ferrero risulta essere la più ricca d’Italia con un patrimonio di 19 miliardi di dollari e la 23° più ricca al mondo. Nel 2006 ha speso in pubblicità 643 milioni di euro, posizionadosi al 49° posto a livello mondiale. In Italia invece è quarta dietro Fiat, Procter & Gamble e Unilever, con 121 milioni di euro in pubblicità. Tra i marchi commercializzati: Tic Tac, Nutella, Ferrero Rocher, Mon Chéri, Pocket Coffee, Raffaello, Ferrero, Kinder, Noggy, Kinder, Tronky, Duplo, Brioss, Fiesta, Yogo Brioss, Gran Soleil, Kinder, Ferrero, Estathè. (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) Comportamenti irresponsabili DIRITTI DEI LAVORATORI ° Compra cacao e tè attraverso canali commerciali che non garantiscono guadagni dignitosi ai contadini e ai braccianti. ° Acquista cacao del Ghana e della Costa d’Avorio nelle cui piantagioni lavorano centinaia di migliaia di bambini molti dei quali addetti a mansioni pericolose, talvolta in condizioni di schiavitù (stopthetraffik.org). Nel 2008, in Costa d'Avorio si contavano 820 mila lavoratori bambini, in Ghana un milione. Si stima che il 15% di essi si trovasse addirittura in condizione di schiavitù. Le preoccupazioni sul possibile coinvolgimento di Ferrero con cacao ottenuto in condizioni di grave degrado sociale sono rinforzate dalla mancata risposta all'associazione inglese Ethical Consumer che nel luglio 2009 la invitava a rivelare le sue fonti di approvvigionamento. (Ethical Consumer, Chocolate Report, dicembre 2009). (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) ° Un'inchiesta della TV olandese nell'ottobre 2010 ha rivelato che nelle piantagioni turche è facile trovare bambini, perfino di 8 anni, che raccolgono nocciole per l'intera stagione, in violazione delle convenzioni sul lavoro minorile, lavorando in maniera quasi ininterrotta dalle sette di mattina alle sette di sera. Il tutto per un salario che per gli adulti ammonta a circa a 1 euro l'ora. Le nocciole turche sono destinate prevalentemente all'esportazione, pertanto la campagna internazionale “Stop Child Labour” si è rivolta alle principali imprese importatrici, Ferrero compresa, affinché prendano tutte le misure necessarie a garantire l'acquisto di nocciole ottenute nel rispetto della dignità del lavoro e senza l'impiego di lavoro minorile (EnVandaag, Turkse kinderen werken voor onze hazelnoten, 19 ottobre 2010; Stop Child Labour, Bitter Hazelnuts, 20 ottobre 2010). ° Le sorprese per gli Ovetti Kinder vengono prodotte per la maggior parte in Asia ed Europa dell’Est, in paesi tristemente famosi per i livelli salariali estremamente bassi e per le pessime condizioni di lavoro. DIRITTI DEI CONSUMATORI ° Nel 2006 la sezione francese di Greenpeace pone Ferrero tra le imprese che non hanno dato garanzie di non utilizzare OGM (Greenpeace, Guide des produits avec ou sans OGM, settembre 2006) ° Nel febbraio 2008 Ferrero è finita sotto inchiesta, insieme ad altre imprese cioccolatiere, dell’Antitrust tedesco, che sospetta che abbiano alzato i prezzi dei loro prodotti di comune accordo, a discapito dei consumatori (Il Giornale.it, 4 marzo 2008). ° Ferrero e` accusata di condotta ingannevole nei confronti dei consumatori in vari stati. Ad esempio negli Stati Uniti, dove, nell'Aprile 2012, si e` dovuta impegnare a modificare alcuni messaggi pubblicitari per evitare un procedimento giudiziario a suo carico basato sul meccanismo della class action. Oppure in Germania, dove nel Novembre 2011, ha dovuto accettare una pronuncia dell'Alta Corte Regionale di Francoforte che le intimava di cambiare le etichette sui prodotti, pena una multa di diversi milioni di euro. In entrambi i casi all'azienda viene contestato il fatto di pubblicizzare i propri prodotti sottolineando le proprieta` nutritive di alcuni ingredienti, senza pero` precisare che per raggiungere tale apporto nutrizionale, è necessario assumere notevoli quantità di grassi e zuccheri (La Repubblica, "Non è vero che la Nutella è sana" Una mamma americana piega Ferrero, 28 Aprile 2012; www.thelocal.de, Court says no to misleading Nutella labels, 18 Novembre 2011). ° Nel Novembre 2009 la Commissione Europea ha negato a Ferrero l'autorizzazione ad utilizzare lo slogan "il cioccolato che aiuta a crescere" sui propri prodotti perchè non ha alcun fondamento scientifico. L'azienda, che già utilizzava lo slogan pubblicitario, è dovuta passare al vaglio delle autorità europee, secondo quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 1924/2006 che vieta le indicazioni sulla salute sui prodotti alimentari, eccetto quelle autorizzate dalla Commissione (Commissione Europea, Regolamento (CE) n. 1167/2009, 30 Novembre 2009). RISPETTO DELL’AMBIENTE E DELLE COMUNITA’ LOCALI ° Un rapporto pubblicato da Greenpeace del 2007 denuncia che la massiccia richiesta di olio di palma da parte delle grandi imprese alimentari, tra cui Ferrero, sta contribuendo alla deforestazione di paesi quali Indonesia, Malesia, Nuova Guinea, dove hanno sede le piantagioni. Tra l’altro queste foreste hanno la prerogativa di immagazzinare grandi quantità di carbonio che vengono liberati nell’atmosfera come gas serra a causa della deforestazione. Ad esempio si stima che l’Indonesia, a causa degli incendi appiccati per fare spazio a nuove piantagioni, sia il terzo produttore mondiale di gas serra circa 1,8 miliardi di tonnellate l’anno. Il gruppo Ferrero interpellato da Greenpeace afferma che «dal 2005, coscienti della problematica, partecipiamo al programma Round table on sustainable palm oil (Rspo) che si muove per una produzione continua e responsabile nel rispetto delle foreste equatoriali» Tuttavia Greenpeace ritiene che i criteri stabiliti da Rspo non siano sufficienti per garantire la sostenibilità delle piantagioni (L’Espresso, Ecobomba Indonesia, 29 novembre 2007). E alcuni rapporti pubblicati nel 2010 asseriscono che le violazioni contro l'ambiente sono ancora largamente diffuse (SarVison, Impact of oil palm plantations on peatland conversion in Sarawak 2005-2010). ° Gli stabilimenti del gruppo utilizzano ogni anno 5 miliardi di litri di acqua e rilasciano nell'atmosfera 500 milioni di chilogrammi di gas serra (Ferrero, Rapporto Sociale e Ambientale, 2010/2011). PARADISI FISCALI ° Il gruppo Ferrero fa ampio ricorso ai paradisi fiscali, a cominciare dalla casa madre che è domiciliata in Lussemburgo. Inoltre il gruppo ha filiali in Hong Kong, Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Principato di Monaco, Irlanda, Belgio (www.ferrero.com, Luglio 2012). TRASPARENZA ° Non ha risposto al questionario della Guida al consumo critico 2008 e non rende pubblici i dati sull’impatto ambientale e sociale delle sue attività. ° Al luglio 2012 il sito dell'impresa (www.ferrero.com) fornisce informazioni sufficienti, ma non sempre di facile accesso, sulla struttura del gruppo, sulla proprietà, sui dati economici. Pubblica un rapporto sociale e ambientale che seppur dettagliato sulle questioni ambientali (consumo di acqua, di energia, di emissione di sostanze tossiche), trascura aspetti sociali rilevanti: il ricorso ai paradisi fiscali, la presenza nei regimi oppressivi, la mappa geografica dei fornitori, il dettaglio delle ispezioni presso gli stabilimenti propri e dei contoterzisti, le denunce per pubblicita` ingannevole. (fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) Fonte: Guida al consumo critico, 2008 TWIX SCHEDA ANALITICA Marchio: TWIX Società: MARS Presentazione Multinazionale di origine statunitense di proprietà della famiglia Mars. Fattura circa 21 miliardi di dollari, per il 50% in Europa, per il 40% nelle Americhe e il 10% in Asia e Australia (2006). Impiega 40 mila persone e possiede cento stabilimenti produttivi fuori dagli Stati Uniti. Produce snack a base di cioccolata e cibo per animali con i marchi: Pedigree, Whiskas, Cesar, My dog, Sheba, Royal Canin, Kitekat, Cappi. Nel 2006 ha speso in pubblicità 894 milioni di dollari. Comportamenti irresponsabili DIRITTI DEI LAVORATORI ° Compra cacao attraverso canali commerciali che non garantiscono guadagni dignitosi ai contadini e ai braccianti. ° Nel luglio 2007 l’associazione Stop the traffik denucia che Mars non sta facendo abbastanza per migliorare le condizioni di lavoro nelle piantagioni di cacao dell’Africa occidentale (lavoro minorile e in condizioni di schiavitù). Mars, in quanto grande acquirente del cacao della regione, è stato chiamato in causa per porre rimedio alle violazioni. Alcuni passi sono stati compiuti, ma sono risultati poco efficaci. Tuttora Mars e gli altri produttori mondiali non sono in grado di assicurare che il cacao da essi acquistato non provenga da lavoro minorile o senza diritti (www.stopthetraffik.org, Press release, luglio 2007). DIRITTI DEI CONSUMATORI ° Mars compare nella lista “rossa” delle imprese che, secondo la sezione Usa di Greenpeace, pongono sul mercato USA prodotti contenenti Ogm (Greenpeace Usa, True food shopping list, Luglio 2004). ° Nel 2006 la divisione ungherese Masterfood è stata multata di 171 mila euro dall’antitrust della nazione per pubblicità ingannevole riguardante il cibo per cani (www.gvh.hu). ° Nel marzo 2006 l’Autorità statunitense Center for Food Safety and Applied Nutrition ha denunciato di aver trovato in una barretta di cioccolato a marchio “Cocoa Via” un additivo, l’acido folico, vietato nei dolci statunitensi, perchè può impedire di diagnosticare stati anemici. Inoltre la confezione riportava messaggi quali “Promuove la salute del cuore” e “Puoi unire i reali piaceri del cioccolato insieme ai reali benefici per la salute del cuore”, mentre il prodotto conteneva alti livelli di grassi saturi (www.fda.gov). ° Nell’agosto 2007 alcuni lotti di cibo per cani prodotti da Masterfood, filiale statunitense del gruppo sono stati ritirati dai negozi statunitensi perchè potevano essere contaminati dal batterio della salmonella (www.fda.gov). ° Nel febbraio 2008 Mars è finita sotto inchiesta dell’Antitrust tedesco, insieme ad altre imprese cioccolatiere quali Ferrero, Kraft, Nestlé e Ritter, per il sospetto di un accordo sul rialzo dei prezzi (Il Giornale.it, 4 marzo 2008). ° L’organo di autodisciplina pubblicitaria britannico, l’ASA, ha giudicato ingannevole uno spot che pubblicizzava una marca di biscotti, i Maltesers, come “poco calorici” (Rsi News). TRASPARENZA ° Non ha risposto al nostro questionario. Non rende pubblici i dati sull’impatto ambientale e sociale delle sue attività. PARADISI FISCALI ° Ha filiali in Svizzera, Singapore, Malesia, Filippine, Portorico, Dominica, Panama, Costarica, Guatemala, El salvador, Corea del Sud, Hong Kong. VARIE ° E’ membro della Camera di Commercio Internazionale (ICC), associazione con sede a Parigi, che raggruppa imprese di 90 paesi e che vuole “favorire l'apertura di un libero mercato”. Mantiene rapporti con le maggiori organizzazioni internazionali come l'OMC e l'ONU.(www.iccwbo.org, 2008). ° Nel 2007 ha speso 2,3 milioni di dollari (prima impresa alimentare) per attività di lobby verso il governo Usa (www.opensecrets.org). ° L’associazione statunitense Peta denuncia Mars perché, pur non essendo obbligato dalla legge, fa uso di sperimentazione animale per provare gli effetti del cioccolato. Gli esperimenti provocano sofferenze alle cavie e spesso la loro morte. Peta ha lanciato una campagna di protesta sul sito www.marscandykills.com (www.peta.org). Fonti: Guida al consumo critico 2008, RSI news KITKAT SCHEDA ANALITICA Marchio: KITKAT Società: NESTLE’ Presentazione Gigantesca multinazionale svizzera, leader mondiale nel settore alimentare in particolare per il latte in polvere, il caffè, il cacao e le acque minerali, ma anche piatti pronti, alimenti per l'infanzia, alimenti per animali, ma anche farmaci da banco e cosmetici, nel 2012 ha fatturato 72 miliardi e ha fatto profitti per 8,6 miliardi di euro (fonte: www.impreseallasbarra, CNMS). Il gruppo ha 468 stabilimenti in tutto il mondo per un totale di 339mila lavoratori. Globalmente impiega 276 mila persone. E' domiciliata in Svizzera e ha filiali in Lussemburgo, Delaware, Malta, Barbados, Isole Cayman e altri 13 paesi noti come paradisi fiscali. Fa parte di numerose lobby di grandi imprese che hanno l'obiettivo di condizionare i poteri politici nazionali e sovranazionali, come l'United States Council for International Business, la Camera di commercio internazionale, l'European Round Table, la Confederazione delle Industrie Agroalimentari dell'UE (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNSM). Comportamenti irresponsabili DIRITTI DEI CONSUMATORI ° L’accusa principale rivolta a questa multinazionale è sempre stata quella della promozione e distribuzione illegale e scorretta del latte in polvere per neonati, che contravviene (come peraltro diverse altre imprese del settore) il codice Oms. Questi comportamenti secondo l’Unicef contribuiscono ogni anno alla morte di un milione e mezzo di neonati nel mondo, per gastroenteriti e malnutrizione. Nel 2008 l’associazione filippina Preda ha accusato la multinazionale svizzera di aver fatto pressione – insieme ad altre multinazionali – sul governo filippino per impedire una revisione restrittiva sulle regole per il marketing dei sostituti del latte materno (arrivando alle minacce di ritorsioni commerciali se il governo avesse applicato un’ingiunzione della Corte Suprema del paese in materia). Nelle Filippine solo il 16% circa delle madri allatta al seno. La multinazionale è accusata dall'International Baby Food Action Network di aver commesso 130 infrazioni tra il 2007 e il 2010 al codice internazionale dell'OMS. (Fonte: ww.impreseallasbarra.org di CNMS) ° Nel 2009 davanti alla suprema Corte dello stato del Maine, in una causa che contrapponeva la comunità locale alla Nestlé, accusata di un uso senza regole dell’acqua pubblica, l’avvocato dell’impresa ha invocato il diritto della multinazionale ad assicurarsi il massimo profitto. ° Nell’ottobre 2005 la Nestlé Italia, insieme a Heinz Plasmon, Plada, Nutricia, Milupa, Humana e Milte sono state multate dall’antitrust per 9,7 milioni di euro per aver costituito un “cartello” per tenere in Italia i prezzi del latte per neonati più alto (tra il doppio e più del quadruplo) degli altri paesi europei. E non è la prima volta che succede. ° Nel 2008 la Federal Trade Commission Usa ha costretto Nestlé a ritirare una pubblicità ingannevole che sosteneva la capacità di una bevanda per bambini di rafforzare il loro sistema immunitario. ° Nel febbraio 2011 è stata condannata a una multa dal Consiglio di Stato italiano, insieme ad altre 26 imprese produttrici di pasta, per aver formato un “cartello” per tenere alti i prezzi. Nel 2009 è stata multata dall'antitrust greco per posizione dominante nel mercato del caffè solubile (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNSM) ° Nestlé è lo sponsor principale dell'opuscolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” diffuso fra 180mila bambini/e delle scuole primarie lombarde dalla Società Expo 2015. Sempre nelle scuole primarie italiane promuove il concorso “Nutrikid”, con l'elaborazione da parte degli scolari di campagne sull'alimentazione sana. Inoltre fa parte di un progetto che prevede la formazione di un comitato imprese/università presso l'Università Campus Biomedico di Roma. Collabora anche con lo IULM di Milano e la Federico Secondo di Napoli e finanzia progetti in collaborazione con la Conferenza dei rettori italiani (Fonte: AE settembre 2010) DIRITTI DEI LAVORATORI ° La Nestlé è accusata dalla International Trade Unions Confederation (IUF) di comportamenti antisindacali in molti paesi del mondo. Continuamente vengono denunciati abusi e intimidazioni di ogni tipo nei confronti dei lavoratori (le ultime in Indonesia, Repubblica Dominicana, Russia, Perù e Brasile). A Hong Kong, per esempio, nel febbraio del 2009 il presidente dell’Hong Kong Nestlé Workers è stato sospeso a tempo indefinito per bloccare la lotta del suo sindacato per garantire contratti a tempo indeterminato ai lavoratori precari (punto su cui la Nestlé si era impegnata, salvo poi rimangiarsi la parola), contro i maltrattamenti da parte di manager e supervisori e per il riconoscimento ufficiale del sindacato, ed è stato rimesso al suo posto solo dopo uno sciopero. In India nell’aprile 2009 i lavoratori sono in lotta per ottenere un aumento delle paghe, cresciute molto al di sotto del tasso di inflazione, mentre gli stipendi dei manager sono stati aumentati del 16%. E’ stato invece battuto il tentativo della Nestlé Brasile di sospendere i pagamenti dei benefit sanitari per i pensionati ex dipendenti. ° Sempre IUF segnala gravi violazioni dei diritti sindacali in Russia. (Fonte: IUF) ° Nell’ottobre del 2009, la Corte di cassazione francese ha condannato la multinazionale a risarcire con 608mila euro un ex ingegnere chimico la cui carriera e salario erano rimasti bloccati per trent’anni, dal 1973 al 2003, quando è andato in pensione, dopo che nel 1970 era diventato rappresentante del sindacato CGT. ° In India nessun lavoratore è coperto da un contratto collettivo: Nestlé sostiene che i dipendenti non hanno bisogno di negoziare i salari perché il management ha svolto uno studio scientifico sull’argomento. ° In Colombia il Sinaltrainal, la federazione dei sindacati del settore alimentare del paese, la considera responsabile del licenziamento illegale di molti lavoratori sindacalizzati e dell’omicidio di 12 sindacalisti, ultimo Gustavo Gomez, occupato nello stabilimento Nestlé di Dosquebradas, assassinato il 21 settembre 2009 (il secondo lavoratore ucciso in due anni nello stabilimento di Dosquebradas). Secondo il giornale colombiano “Rebeliòn”, tra il 1990 e il 2005 la multinazionale è passata da un ricavo medio annuale di 109.000 dollari per lavoratore a un ricavo di 427.000 dollari, grazie alla “flessibilizzazione” del lavoro (che comprende chiusura di impianti, precarizzazione e terziarizzazione). Nel 2006, solo il 3% dei lavoratori lavorava da almeno 10 anni per la Nestlé. ° Le politiche antisindacali della Nestlé sono particolarmente violente nelle Filippine. Il 23 settembre 2005 è stato assassinato all’uscita dello stabilimento Nestlé di Cabuyao, Filippine, Diosdado Fortuna, presidente dell’Uniòn de Empleados filipinos, che aveva sostituito Meliton Roxas, anch’egli ucciso in circostanze praticamente identiche nell’88. I sospetti che il mandante sia la Nestlé sono forti; lo stabilimento di Cabuyao era in agitazione da anni per ottenere il versamento dei contributi, e l’azienda aveva risposto moltiplicando le guardie private e intimidendo i lavoratori. Sempre nelle Filippine, nel 2008 ha continuato ad appoggiare le politiche antisindacali del governo, basate su arresti indiscriminati fondati su false accuse, e si è opposta all’invio di una delegazione ufficiale dell’Organizzazione Internazionale del lavoro incaricata di svolgere indagini sugli omicidi di sindacalisti e le violazioni dei diritti sindacali nel paese, sostenendo il rifiuto del governo. ° In Indonesia, nella fabbrica di Panjang, il sindacato lotta dal 2007 per migliorare il contratto collettivo e aumentare le paghe, mentre la Nestlé rifiuta anche solo di discutere e cerca di intimidire e delegittimare i sindacalisti, cercando al tempo stesso di imporre un sindacato filopadronale. ° Tra gli ultimi abusi, viene segnalato dal sindacato internazionale IUF il licenziamento di 45 operai di una fabbrica di gelati di Santo Domingo (Repubblica Dominicana) dopo un aumento dell’80% della produttività in seguito a un accordo sindacale che pattuiva un bonus legato appunto alla crescita della produttività. Nonostante la situazione disastrosa creata dall’uragano Noel, nel 2007 e 2008 la Nestlé ha continuato a licenziare e a precarizzare il lavoro. Poi nel giugno del 2008 la Nestlé ha chiuso definitivamente l’impianto e gli operai, arrivati al lavoro come tutte le mattine, sono stati cacciati dalla polizia. ° A causa della sua posizione dominante sul mercato del cacao e del caffé, Nestlé ha grandi responsabilità nella determinazione dei prezzi di queste materie prime, che negli anni passati (specie per quanto riguarda il caffè) sono crollati a livelli bassissimi, mai raggiunti dagli anni Sessanta. In Etiopia le donne che selezionano a mano i chicchi guadagnano 50 centesimi al giorno (il caffè, pagato da 20 a 50 centesimi ai produttori, verrà poi venduto a 2,30 dollari al chilo). (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS). In Messico, la mutlinazionale è accusata di agire attraverso l'AMSA (Agroidustrias Unidas de Mexico) per ottenere esclusive e ribassi del prezzo di vendita del caffè, inserire propri trader negli enti preposti alla gestione e promozione del caffè messicano, creare cooperative fantasma per accedere a fondi pubblici. In alcune zone Nestlé è l'unico acquirente e paga 6 pesos al chilo (35 centesimo di euro) contro i 9 pagati dal mercato locale (Fonte: AE maggio 2010) ° Il 14 luglio 2005 l’International Labor Rights Fund ha depositato presso la Corte federale di Los Angeles una denuncia contro tre compagnie che importano cacao, tra cui Nestlé (le altre due sono Cargill e ADM), di traffico di bambini, torture e lavoro forzato in Costa d’Avorio. La denuncia parte da tre uomini originari del Mali che da bambini sono stati rapiti, portati nelle piantagioni della Costa d’Avorio e costretti a lavorare in schiavitù. Il rapporto dell’ILRF parla di 12mila bambini ridotti in schiavitù nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio, 284mila che usano il machete e 153mila che usano pesticidi senza protezioni. Inoltre, sempre in Costa d’Avorio i profitti del cacao alimentano da anni la guerra civile. Secondo un'indagine condotta nel 2012 dall'associazione internazionale Fair Labour le piantagioni di cacao della Costa d'Avorio e del Ghana da cui Nestlè si rifornisce sfruttano ampiamente il lavoro minorile anche schiavizzato. Nestlé si è impegnata a collaborare con l'associazione per migliorare la situazione e nel novembre 2012 ha presentato un piano di intervento alle associazioni della Costa d'Avorio. (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) ° Nel dicembre 2010 Nestlé ha annunciato la vendita a una compagnia finanziaria di proprietà di un suo ex funzionario russo di una fabbrica di prodotti di pasticceria con sede a Barnaul in Russia. I 700 dipendenti sono stati informati con un solo giorno di preavviso impedendo così al sindacato di contrattare le condizioni di lavoro in seguito al passaggio di proprietà. Un caso analogo si verificò con la vendita dell’impianto di produzione di biscotti di Lvov, in Ucraina, avvenuto nel 2008, anche in questo caso a un’impresa di proprietà di ex dirigenti Nestlé, che dopo l’acquisizione sostituirono il 25% dei dipendenti con manodopera precaria disconoscendo il sindacato interno. Nella città di Perm, sempre in Russia, i lavoratori si sono sentiti dire, in una negoziazione per i salari, si sono sentiti dire che gli stipendi dei manager erano un “segreto commerciale”. Nella fabbrica di Dmodedovo, 30 km da Mosca, il potere d'acquisto dei salari e le condizioni di lavoro sono in peggioramento: per arrivare a un salario sufficiente gli operaii sono costretti a lavorare 12 ore al giorno (c'è un sistema simile al cottimo) ° Nel 2011 la Nestlé ha licenziato il 60% degli iscritti al sindacato SBNIP sono stati licenziati nell'impianto di Panjang, in Indonesia, per poi essere riassunti l'anno successivo, dopo lunghe trattative con il sindacato. Sempre nel 2011, in Pakistan, il dirigente sindacale Mohammed Ussein Bhatti della fabbrica di Kabirwala ha subìto minacce e abusi, poi è stato licenziato, infine arrestato in seguito alla falsa accusa di aver provocato una rivolta. Nel giugno 2012 l Nestlé è stata costretta ad assumere a tempo indeterminato 277 lavoratori. (Fonte: IUF, www.impreseallasbarra.org, CNSM) ° Nel marzo 2012 la Nestlè UK è staa condannata per la morte, nel 2008, di Nazar Hussain,un operaio dello stabilimento di Halifax, a causa di un macchinario non a norma di legge. (Fonte: www.imprseallasbarra.org, CNMS) ° In un rapporto del marzo 2013 Oxfam ha denunciato le pessime condizioni in cui lavorano le donne nelle piantagioni di caffè da cui Nestlé si rifornisce in Brasile, Costa d'Avorio, Indonesia e Nigeria: sottopagate o non pagate per nulla, quasi mai proprietarie della terra che lavorano e quindi con grandi difficoltà nell'ottenere prestiti, subiscono molestie e discriminazioni, non hanno le stesse possibilità di formazione degli uomini (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) RISPETTO DELL’AMBIENTE E DELLE COMUNITA’ LOCALI ° Come la Coca Cola, anche la Nestlé fa affari d’oro grazie alla carenza di acqua potabile nei paesi del Sud del mondo, vendendo a prezzi salati acqua purificata, spesso estratta praticamente gratis e anche in condizioni di penuria idrica. In Canada, per esempio, un'azione legale l'ha costretta a sospendere l'estrazione d'acqua durante una siccità, e un Pakistan sono state bloccate le campagne della multinazionali mirate a convincere il pubblico che l'acqua dell'acquedotto era pericolosa per la salute. La Nestlé ha una posizione dominante anche nel settore acque minerali. Nel 2007 un gruppo di cittadini di S. Stefano di Quisquina, provincia di Agrigento, ha protestato contro la “svizzera” rapidità con cui la Regione Sicilia ha assegnato all’impresa la concessione per lo sfruttamento delle falde locali fino al 2033, mettendo a rischio l’approvvigionamento idrico della popolazione. ° Nel 2007, il Wwf ha accusato alcune multinazionali alimentari, tra cui Nestlé, di vendere caffè prodotti illegalmente in un parco nazionale indonesiano. ° Come tutte le industrie alimentari che producono snack, merendine e prodotti da forno in genere, la Nestlé usa grandi quantità di olio di palma (in etichetta indicato di solito con l’espressione generica “grassi vegetali idrogenati”), che costa poco ma è pessimo dal punto di vista nutrizionale e soprattutto causa la velocissima scomparsa – legata alla diffusione delle piantagioni - della foresta pluviale in molti paesi asiatici, latinoamericani e africani, tra i quali l’Indonesia e il Brasile. E’ una vera e propria catastrofe ambientale, pagata da tutti/e noi ma in primo luogo dalle popolazioni indigene che in quelle foreste vivono. ° Greenpeace ha documentato nel 2010 che Nestlé acquista quantità sempre maggiori di olio di palma (solo tra il 2007 e il 2010 i consumi sono raddoppiati) da Sinar Mas, il più grande produttore di questa materia prima, il quale infrange le leggi indonesiane e ignora i propri impegni come membro della RSPO (Tavola rotonda per l’olio di palma sostenibile), che già si è data linee guida decisamente insufficienti. Nestlé, inoltre, intrattiene accordi commerciali anche con la multinazionale della carta Asian Pulp and Paper (APP) che è una società sussidiaria proprio di Sinar Mas. Anche APP ha preso la cattiva abitudine di distruggere le foreste per sostituirle con piantagioni intensive da cui si ricava carta che Nestlé utilizza per il packaging dei prodotti. Nel maggio 2010, in seguito a una campagna di pressione internazionale promossa da Greenpeace, Nestlé si è impegnata a identificare e a escludere dalla sua filiera fornitori che sono proprietari o che gestiscono piantagioni ad alto rischio o legati alla deforestazione. Questa esclusione si applica in particolare ad aziende come Sinar Mas, il più noto produttore di olio di palma e carta dell’Indonesia. ° Il WWF ha denunciato nel febbraio 2007 le responsabilità di Nestlè e Kraft per la distruzione della foresta primaria in Indonesia legata all'espansione delle piantagioni di caffè. (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) ° L'organizzazione sudafricana Natural Justice e la svizzera Declaration of Berne hanno accusato Nestlè di aver brevettato due piante sudafricane selvatiche, il rooibos e l'honeybush, per la produzione di cosmetici senza interpellare le autorità locali e senza l'accordo delle comunità locali, violando così la legge nazionale sulla biodiversità. (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNSM) ° Nestlé ha stazioni di imbottigliamento di acqua in 13 dei 45 paesi del mondo considerati a maggior stress idrico (tra gli altri, Senegal, Guinea, Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria, Kenya). (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNSM) ° Nel 2007 alcune associazioni di Agrigento hanno denunciato il fatto che Nestlè preleva dalle fonti di S. Stefano Quisquina quasi tre volte più dell'acqua autorizzata dalla Regione, ostacolando l'approvvigionamento idrico dell'acquedotto. (Fonte: www.impreseallasbarra.org, CNSM) VARIE ° Il presidente della Nestlé, Peter Brabeck (che ha guadagnato 14 milioni di franchi svizzeri nel 2008, e 3 milioni in più grazie alle stock options l’anno precedente) ha minacciato nel 2009 di “delocalizzare” la casa madre della multinazionale, a causa della discussione in corso nel governo del paese sull’eventuale limitazione dei compensi dei dirigenti. ° Nell’ottobre del 2009, la multinazionale è stata accusata dal quotidiano britannico Telegraph di rifornirsi di latte dalla grande azienda agricola (la Gushungo Dairy Estate) della moglie del presidente-dittatore dello Zimbabwe, colpita da sanzioni internazionali stabilite dalla UE e dagli USA perché l’azienda agricola è stata costituita in occasione della riforma agricola del 2002, che ha portato all’esproprio di quattromila allevatori. La Svizzera, dove ha sede la Nestlé, non aderisce alle sanzioni, ma il suo codice di condotta “condanna ogni forma di corruzione” e “sostiene e rispetta la protezione dei diritti umani internazionali”. ° Nel luglio 2008 il presidente della Nestlé, Peter Brabeck, ha rivolto un appello all’UE perché ammorbidisca le regole sugli OGM per fare fronte alla crescita dei prezzi delle materie prime agricole, avallando l’idea – confutata da gran parte degli esperti indipendenti – che la manipolazione genetica possa aumentare la produttività, mentre i fatti dimostrano che sul lungo periodo questa in molti casi diminuisce (oltre ad alterare l’equilibrio ecologico locale) e per di più i piccoli agricoltori che sono caduti nella trappola devono pagare semi brevettati e grandi quantità di pesticidi, il che li porta in molti casi al fallimento e all’abbandono forzato delle terre. ° Sempre nel 2008, l’associazione altermondialista svizzera Attac Vaud ha presentato una denuncia dopo che la tv TSR ha rivelato che tra il 2003 e il 2004 la Nestlé ha infiltrato una “talpa” all’interno dell’associazione, che stava lavorando a un libro intitolato “Attac contro l’impero Nestlé”. Nel 2013 un tribunale svizzero ha condannato Nestlé a pagare i danni agli attivisti. ° Nell’autunno 2009 la multinazionale si è aggiudicata, tramite un accordo con il governo italiano, una bella fetta della ricerca e della formazione universitaria del paese, con progetti come “educare i lettori-spettatori influenzando di conseguenza i consumi”. Si tratta di quattro progetti di ricerca per un investimento di circa un milione di euro che autorizzano l’azienda a usare ricercatori, attrezzature e forza lavoro della Sapienza e di Romatre di Roma, della Statale di Milano, della Federico II di Napoli, delle università di Firenze, Cagliari, Pavia, Catania, Ferrara, Palermo. Campagna di boicottaggio Ancora in corso. Nel gennaio 2007 la Regione Marche ha aderito alla campagna, approvando una mozione in cui esclude l’azienda dalla partecipazione a qualsiasi gara d’appalto. Negli anni scorsi alcuni enti locali, come il comune di Roma e la Provincia di Milano, hanno di fatto rifiutato la sponsorizzazione della multinazionale di eventi pubblici. Comportamenti responsabili Nel maggio 2010, in seguito a una campagna di pressione internazionale promossa da Greenpeace, Nestlé si è impegnata a identificare e a escludere dalla sua filiera fornitori che sono proprietari o che gestiscono piantagioni ad alto rischio o legati alla deforestazione. Questa esclusione si applica in particolare ad aziende come Sinar Mas, il più noto produttore di olio di palma e carta dell’Indonesia. Fonti “Io boicotto Nestlé” di Miriam Giovanzana e Davide Musso, Terre di mezzo; RIBN; Il Manifesto; Sinaltrainal; Altreconomia; ICTU; IUF; Attac.; RSI news, Labourstart (Unionlist UK), Greenpeace BACI DI DAMA SCHEDA ANALITICA Marchio: BACI DI DAMA Società: LIBERO MONDO Presentazione Libero Mondo è una cooperativa sociale di tipo B che importa prodotti alimentari e artigianali dal Sud del mondo seguendo i principi del commercio equo e solidale. Nel 2009 risulta un fatturato di 5.543.669 euro e profitti per 33.116 euro. Ha 157 soci di cui 29 impiegati nella cooperativa. Complesivamente impiega 35 dipendenti di cui 13 svantaggiati. Produce oltre 8 mila prodotti alimentari e artigianali acquistati da 58 produttori di Asia, America Latina, Africa. LiberoMondo dispone anche di due impianti di trasformazione per pasta e prodotti di pasticceria, oltre a un laboratorio di confezionamento. Per la produzione di detersivi e cosmetici, invece, si avvale della collaborazione di contoterzisti quali Pierpaoli Srl di Senigallia (Ancona), Daymon's Naturalerbe Slc di Torino (fonte: www.impreseallasbarra.org, CNMS) Comportamenti responsabili DIRITTI DEI LAVORATORI ° E’ una cooperativa sociale di tipo B, quindi dà lavoro a soggetti svantaggiati. ° Applica i principi del commercio equo e solidale, quindi favorisce l’autodeterminazione e il lavoro dignitoso di piccoli produttori del Sud del mondo attraversi pagamenti equi, rapporti di lavoro stabili, prefinanziamenti, prezzi trasparenti e sostegno a progetti di sviluppo locale sociale ed economico per tutta la comunità locale. Per scelta non vende tramite la grande distribuzione. ° Per la lavorazione dei prodotti dà la preferenza alle cooperative sociali RISPETTO DELL’AMBIENTE E DELLE COMUNITA’ LOCALI ° Sostiene la produzione biologica ed ecologica DIRITTI DEI CONSUMATORI ° Vende prioritariamente tramite le botteghe del mondo (due gestite direttamente) con l’obiettivo di diffondere la cultura del consumo critico e responsabile VARIE ° Aderisce a Ifat. Agices. ItaliaNats e Campagna abiti puliti Fonte: www.liberomondo.it PANE BURRO E MARMELLATA (O PANE OLIO E POMODORO, ECC.) In linea di massima è la merenda migliore sia dal punto di vista nutrizionale che da quello della responsabilità sociale e ambientale, soprattutto se gli ingredienti sono biologici e acquistati da piccoli produttori locali e se il pane e la marmellata sono fatti in casa.