Posizione dell’EFFAT sul Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli
investimenti (TTIP)
La Federazione sindacale europea degli addetti dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e del
Turismo (EFFAT) rappresenta 120 sindacati nazionali di 38 paesi europei, e difende gli
interessi di oltre 2,6 milioni di iscritti presso le Istituzioni europee, le Associazioni settoriali
europee e le imprese.
In risposta al mandato negoziale conferito alla Commissione europea nel mese di marzo
2013 al fine di negoziare un Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti
(TTIP) volto a liberalizzare ulteriormente gli scambi tra l’UE e gli USA, l’EFFAT adotta la
seguente posizione:
•
L’EFFAT prende nota dei rapporti sui potenziali benefici di un accordo di questa portata,
tra cui uno stimolo alla diversità, un migliore quadro normativo globale, flussi di
investimento e crescita che potrebbero contribuire a migliorare la situazione per i
lavoratori europei dopo il disastro della crisi finanziaria, e la ripresa dei colloqui bilaterali
che si erano arenati. L’EFFAT non può peraltro non notare quanto siano modeste anche
le più ambiziose proiezioni della Commissione europea sulla creazione di occupazione e
crescita.1 Notiamo altresì che l’UE e gli USA sono già relativamente e rispettivamente
aperti in termini di investimenti e scambi, come dimostrano i bassi contingenti tariffari in
essere. L’EFFAT, che sostiene il commercio equo e la globalizzazione sostenibile,
chiede che i negoziati provvedano a mitigare le conseguenze negative qualora il TTIP
portasse a una riduzione degli scambi con gli Stati membri meridionali nel mercato
interno, o degli scambi con altri partner del gruppo degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del
Pacifico (ACP) o con i paesi meno sviluppati (LDC).
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L’EFFAT considera con estrema cautela le affermazioni della Commissione europea
quanto alla creazione di posti di lavoro, in particolare per quanto riguarda la qualità di tali
posti, e sostiene che non si dovrebbero fare offerte di apertura dei mercati prima di
procedere a una rigorosa valutazione dell’impatto, della sostenibilità e dei criteri
ambientali in consultazione con le parti sociali.
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L’EFFAT chiede alla Commissione europea di portare avanti negoziati trasparenti che
prevedano una tempestiva e comprensiva consultazione con le parti sociali europee
delle industrie alimentari e delle bevande, dello zucchero, della ristorazione e ospitalità e
della ristorazione collettiva contrattuale, affinché possano valutare l’impatto del TTIP nei
rispettivi settori.
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L’EFFAT chiede che, onde evitare il social dumping, l’accordo includa il riconoscimento
legalmente vincolante delle norme fondamentali del lavoro dell’OIL e delle norme minime
dell’UE sui diritti sociali e del lavoro. A questo proposito, i negoziatori dell’UE dovrebbero
chiedere alla controparte USA di ratificare tutte le norme fondamentali del lavoro
dell’OIL. Le leggi europee e nazionali che contengono disposizioni sulla sicurezza
sociale, le contrattazioni collettive, l’orario di lavoro, le condizioni di assunzione, la sanità
pubblica, i diritti all’informazione e consultazione e altre tutele non dovrebbero essere
1
Nel suo scenario più ambizioso, il Centro per le ricerche di politica economica (CEPR) stima che entro il 2027 il
settore europeo dei prodotti alimentari trasformati registrerebbe un aumento dello 0,28 per cento dei posti di
lavoro, tra specializzati e non specializzati, e che il più completo degli accordi porterebbe a un aumento dello 0,5
per cento del prodotto interno lordo dell’UE. 1
considerate alla stregua di ostacoli non tariffari agli scambi e non devono essere messe
in discussione dal TTIP.
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L’EFFAT si oppone alla liberazione della fornitura di servizi in Modalità 4, che avrebbe
delle conseguenze per i lavoratori transfrontalieri, in particolare i lavoratori migranti e
stagionali,e chiede che i negoziati non rimettano in questione l’acquis comunitario in
materia di legislazione sociale e del lavoro. Il diritto di ogni cittadino all’uguaglianza di
fronte alla legge e alla tutela contro qualsiasi discriminazione costituisce un diritto
universale. Occorre prevedere, in consultazione con i sindacati, disposizioni atte a
prevenire abusi dei diritti dei lavoratori, ad esempio la disparità di trattamento dei
lavoratori transfrontalieri, tra cui molte donne.
•
L’EFFAT ritiene che il TTIP deve incorporare accordi ambientali multilaterali e imporre a
tutti i firmatari di sostenere gli sforzi in atto per far fronte ai cambiamenti climatici e per lo
sviluppo sostenibile.
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L’EFFAT si oppone alla creazione di un meccanismo di risoluzione delle controversie
investitore-Stato visto che sia l’UE che gli USA dispongono già di sistemi giuridici maturi,
e ribadisce che basta fare riferimento ai Trattati dell’Unione e degli Stati membri, che
legittimano il diritto di tutelare i lavoratori attraverso, per esempio, le leggi sulla salute e
la sicurezza sul luogo di lavoro.
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L’EFFAT sostiene che l’accordo non dovrebbe comportare l’apertura e la liberalizzazione
degli appalti pubblici. Onde garantire l’impiego dei fondi pubblici a supporto di uno
sviluppo locale, sociale ed economico sostenibile, le autorità preposte dovrebbero poter
ricorrere a criteri sociali e ambientali per l’acquisto di beni e servizi, tenendo conto in
particolare della Convenzione 94 dell’OIL sulle clausole di lavoro nei contratti pubblici.
Tale politica non va in alcun modo considerata un ostacolo agli scambi.
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L’EFFAT ha una visione strategica a lungo termine del TTIP e chiede ai negoziatori di
fare in modo che diventi la ‘regola aurea’ sulla quale si baseranno tutti gli accordi
bilaterali futuri.
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L’EFFAT riconosce che la diversità delle norme nel settore alimentare ha dato adito per
anni a vertenze commerciali tra l’UE e gli USA, ma ribadisce che il mutuo riconoscimento
e l’armonizzazione normativa non deve significare l’applicazione di norme da minimo
comun denominatore o l’erosione del principio precauzionale dell’UE, nell’interesse sia di
un sano ambiente di lavoro sia della qualità e sicurezza degli alimenti.
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L’EFFAT chiede che il settore alimentare europeo sia considerato un settore sensibile
che integra tradizioni e interessi locali e nazionali. I prodotti alimentari devono continuare
a rispondere alle aspettative dei consumatori europei in termini di autenticità, qualità e
sicurezza.
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L’EFFAT chiede l’inclusione di disposizioni atte a garantire che le importazioni a buon
mercato non abbiano un vantaggio concorrenziale sui prodotti alimentari locali o sulle
piccole e medie imprese che danno lavoro al 75 per cento dei lavoratori del settore in
Europa.
•
L’EFFAT sostiene che l’agricoltura deve essere esclusa dai negoziati. Una
liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli non avrebbe alcun effetto positivo sui
lavoratori europei del settore agroalimentare e potrebbe rendere ancora più complicato
raggiungere compromessi nel quadro della politica agricola europea.
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