Maggio 2013 ospedaleniguarda.it Poste Italiane Spa Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA Il Niguarda Score Uno studio per le malformazioni arterovenose cerebrali iale r Edito A E’ il momento di fare sanità ssumendo il nuovo incarico, saluto innanzitutto i pazienti e i lettori del nostro Giornale; colgo l’occasione per salutare Pasquale Cannatelli e Walter Bergamaschi, miei predecessori, che tanto hanno fatto per Niguarda e ai quali devo molto professionalmente e umanamente. In questo mio primo editoriale mi rivolgo soprattutto a chi “fa Niguarda” lavorando nei diversi ambiti professionali. E’ chiaro a tutti: in questi anni la percezione gestionale della limitazione delle risorse economiche si è progressivamente acuita. L’esigenza di risparmio è nell’aria da diverso tempo, ed è diventata una realtà sempre più contingente con cui fare i conti. In realtà i costi della sanità, per effetto di tre fattori – tecnologia, qualità attesa dei servizi, trend demografici– sono sempre cresciuti; la nostra sfida, e il nostro successo, sono stati quelli di limitare la crescita dei costi. A dircelo ci sono i dati: nel periodo 2006-2010 il costo di funzionamento di Niguarda è cresciuto mediamente del 4% ogni anno; nell’ultimo biennio del 2%. CONTINUA A PAGINA tre Attualità a pag. 2 I pollini sono un nemico per un Italiano su 5 Sommario Sanità a pag. 3 Quale SSN potrà permettersi l’Italia? Centri Specialistici a pag. 5 Le valvole impiantate direttamente nell’aorta Malattie dalla A alla Z a pag. 6 La sclerodermia non è solo una malattia della pelle Gli Specialisti Rispondono da pag. 8 a 12 Il chirurgo della mano, l’endoscopista, il nutrizionista, lo psichiatra… Volontariato a pag. 13 Lo Spazio Vita e i nonni amici Arte e Storia a pag. 14 Vitaliano Marchini: il marmista autodidatta U n punteggio che va 0 a 2 per poter predire il rischio operatorio cui va incontro un paziente con Malformazioni Arterovenose Cerebrali (MAV): è il Niguarda Score ed è il frutto di una ricerca iniziata più di 15 anni fa dalla Neurochirurgia del nostro Ospedale (allora diretta da Massimo Collice e oggi guidata da Marco Cenzato). I risultati che sono stati da NIGUARDA CANCER CENTER Nanotecnologia del farmaco contro il tumore al pancreas poco pubblicati su World Neurosurgery, una delle riviste internazionali più importanti in materia di neurochirurgia, recano in calce la firma del neurochirurgo Giuseppe D’Aliberti (referente per lo studio), dei neuroradiologi Edoardo Boccardi e Luca Valvassori, e del bio-statistico Michele Nichelatti. CONTINUA A PAGINA due Centro Antiveleni Droghe travestite Si chiamano smart drugs e sono sempre più diffuse Un nuovo meccanismo d’azione per contrastare uno dei “big killers” R imane ancora tanto da fare, ma finalmente anche per uno dei tumori più temuti, l’adenocarcinoma del pancreas, arrivano dati incoraggianti. Tutto grazie alla nanotecnologia che ha messo a punto una strategia per nuovi farmaci utili contro questa neoplasia che rimane “uno dei 5 big killer”. CONTINUA A PAGINA due Allergologia S ono a tutti gli effetti delle droghe ma celate sotto altre vesti: sali da bagno, profumatori d’ambiente e fertilizzanti per piante. Cambia la forma, ma rimane invariato l’effetto: lo sballo. Si tratta, infatti, di allucinogeni o stimolanti commercializzati così proprio per non attirare l’attenzione della polizia giudiziaria. CONTINUA A PAGINA due Dall’Unità Spinale Spazio Vita prende vita I pollini sono un nemico Lo Al via i lavori per la costruzione per un italiano su 5 del centro polifunzionale CONTINUA A PAGINA due CONTINUA A PAGINA tredici Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 8 - Numero 2 due Allergologia Allergici ai pungiglioni? I pollini sono un nemico per un Italiano su 5 Le allergie sono sempre più diffuse: attenzione agli inquinanti in gravidanza A rriva la primavera, e non è una buona notizia per un Italiano su 5. La rinite allergica, patologia infiammatoria della mucosa nasale, con un trend di crescita in aumento negli ultimi anni, sta diventando rapidamente un problema sanitario a livello globale a causa del suo impatto diretto sulla qualità della vita dei pazienti. Secondo le stime sono 30 - 40 milioni i soggetti che convivono con questa condizione in aree quali il Nord America, il Nord dell’Europa e l’AustralAsia. “Fino a qualche anno fa si pensava che le allergie interessassero di più gli occidentali- ci spiega Elide Pastorello, Direttore dell’Allergologia e Immunologia-. Ma gli ultimi dati dicono che in particolare le razze non caucasiche sono le più suscettibili e questo lo si è visto analizzando la triade di sintomi tipici associati a questa condizione: la rinocongiuntivite, l’eczema e l’asma allergico”. Spesso si punta il dito contro i fattori genetici, ma le ricerche hanno chiarito una centralità dei fattori ambientali, soprattutto in gravidanza. “Ad esempio il fumo di sigaretta, anche se passivo, o gli inquinanti ambientali determinano delle modificazioni nell’espressione dei geni del bambino, quando è ancora nella pancia della mamma, che possono portarlo ad essere un soggetto allergico da grande. Ci sono dei casi in cui è stato dimostrato che persino avere una nonna fumatrice aumenta la probabilità di allergie nel nipote nascituro”. Prevenire fin da piccoli è importante: “In molti casi- continua l’allergologa- ci può essere un legame con l’asma, così come con la sinusite, ma quello su cui è importante porre l’accento è che se la rinite viene trascurata può determinare un’infiammazione sistemica, che provoca febbricola, ma anche sonnolenza e malessere, condizioni molto debilitanti che nei ragazzi possono addirittura portare ad un deficit dell’apprendimento. Questo legame è stato dimostrato da numerosi studi internazionali, che di recente l’hanno addirittura correlata con la dislessia”. Uno dei rischi principali per il paziente è quello dell’autodiagnosi e della gestione in autonomia. “Ai primi sintomi è bene rivolgersi al proprio medico di base che valuterà l’opportunità della consulenza con lo specialista. La rinite e le altre condizioni associate possono essere ben controllate con il vaccino, oggi ancora più pratico grazie alla somministrazione sub-linguale- conclude Pastorello-”. Droghe travestite Attualità NEWS DAL WEB Il meteo del polline D omani che polline farà? Per conoscere in tempo reale la situazione pollinica rilevata dall’Associazione Italiana di Aerobiologia nelle dieci aree geografiche in cui è stata suddivisa l’Italia l’allergico può fare riferimento al servizio meteopolline.it. Oltre a consultare online il calendario pollinico, il sito offre la possibilità di iscriversi a un servizio che dal primo aprile al 30 settembre prevede l’invio settimanale via e-mail o direttamente sul cellulare per sms del bollettino dei pollini relativo all’area geografica di residenza. meteopolline.it SEGUE DALLA PRIMA Attualmente in commercio ci sono 670 sostanze diverse e ogni anno il mercato offre 20 prodotti nuovi. Il fenomeno è nato alla fine degli Anni 90 negli Stati Uniti, col tempo si è radicato anche in Europa, prima in Gran Bretagna e rapidamente è arrivato anche in Italia. Il termine “smart drugs” si traduce in “droghe furbe”, non solo perché la loro destinazione d’uso principale ne maschera l’illegalità, ma anche perché il continuo ritocco delle molecole ne rende difficile l’identificazione e impunito Il pericolo è online Secondo i dati dell’Oedt (Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze) i siti online che commercializzano stupefacenti sono passati dai 170 del 2010 ai 690 del 2012. Un boom del 400% che se da un lato è naturale conseguenza della nostra simbiosi con internet dall’altro riflette la continua richiesta per queste sostanze. Nanotecnologia del farmaco contro il tumore al pancreas “Sono oltre 11mila i nuovi casi che si presentano ogni anno in Italia – ricorda Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia di Niguarda. Questo tumore, che è una delle prime 5 cause di morte nella fascia di età da 50 e 70 anni, sia nell’uomo sia nella donna, è una malattia subdola che viene scoperta quasi sempre tardi. In più del 60% dei casi al momento della diagnosi è metastatica, nel 30 % è localmente avanzata e nel 10 % è resecabile cioè suscettibile di eliminazione chirurgica”. Lo studio La sperimentazione MPACT, che ha visto Niguarda come centro coordinatore a livello nazionale, ha valutato l’efficacia dell’associazione del nuovo farmaco NabPaclitaxel (paclitaxel legato all’albumina in nano particelle) in associazione con gemcitabina, evidenziando dei dati importanti soprattutto per quanto riguarda la sopravvivenza valutata ad un anno. Un guscio speciale Il successo di questa associazione è dovuto alla preparazione del farmaco paclitaxel che viene racchiuso in un guscio di albumina in nano particelle (Nab). Queste micro-strutture sono compatibili con una componente fondamentale del sangue (l’albumina stessa). L’affinità permette da una parte alle molecole di paclitaxel di uscire dal flusso sanguigno con maggiore facilità, e di raggiungere le cellule tumorali in concentrazione maggiore, dall’altra di penetrare più l’acquisto. Così nel momento in cui una sostanza viene inserita nella tabella degli stupefacenti del Ministero della Salute immediatamente qualcuno ne modifica leggermente la formula per farla tornare legale, innescando un’eterna rincorsa tra autorità e produttori di stupefacenti. Ad essere spiazzati da questo continuo trasformismo delle sostanze non sono solo coloro che alle smart drugs danno la caccia, ma anche gli operatori della salute che devono intervenire in caso di abuso. Così sempre più spesso quando i medici devono soccorrere i ragazzi non sanno esattamente con cosa si cimentano e non hanno la possibilità di identificare la sostanza perché esula dal pannel di ricerca utilizzato in urgenza. A ribadirlo con forza ci sono i dati forniti dal Centro Antiveleni di Niguarda: nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012 si sono registrati 1.783 episodi di esposizioni a stupefacenti per uso ricreativo e nel 48% dei casi i kit di identificazione in urgenza non hanno riconosciuto le sostanze assunte dal paziente. “In situazioni simili l’unica terapia possibile è di supporto alle funzioni vitali se deficitarie- ci dice Franca Davanzo, Direttore del centro, che invita a non sottovalutare le smart drugs: “È un fenomeno da tenere attentamente sotto controllo poiché le sostanze sono le più disparate e per lo più sconosciute. A questo si aggiungono gli effetti a lungo termine ancora più imprevedibili e quindi potenzialmente devastanti”. SEGUE DALLA PRIMA facilmente all’interno della massa tumorale, aumentando l’efficacia clinica del farmaco. Il meccanismo d’azione “L’uso della nanotecnologia nel farmaco Nab-Paclitaxel sfrutta i meccanismi utilizzati dalle cellule tumorali per nutrirsi per agire contro il tumore – spiega Siena-. L’albumina entra nelle cellule tumorali legandosi a una proteina chiamata SPARC (proteina acida secreta a ricca in cisteina). Il Nabpaclitaxel, essendo legato all’albumina, sfrutta il legame di quest’ultima con SPARC per far entrare subdolamente nella cellula tumorale il paclitaxel che, una volta rilasciato, aggredisce le cellule neoplastiche. Quindi il Nab-paclitaxel agisce come un cavallo di Troia, utilizzando e ingannando i processi vitali delle cellule tumorali”. Attesa per il farmaco Intanto alla luce dei buoni risultati cresce l’attesa per il farmaco, che, utilizzato per la sperimentazione, ora attende gli ok necessari da parte delle autorità sanitarie per la disponibilità in farmacia. “Bisogna ricordare che il trattamento non è risolutivo- spiega Siena-, ma costituisce tuttavia un importante miglioramento per uno dei tumori che rimane una delle diagnosi più impegnative. Il Nab-paclitaxel non è una cura definitiva, ma è un significativo passo in avanti, una base importante da cui partire per la ricerca a venire che contiamo al più presto possa raggiungere nuove conquiste”. Appuntamenti - 6 giugno, ore 16.00 - Blocco Sud Una biblioteca in Oncologia E L’1% della popolazione italiana soffre di shock anafilattico scatenato da punture di insetti quali api, vespe o calabroni. Si tratta di una reazione allergica molto pericolosa che nei casi più gravi può addirittura portare alla morte. L’allergologia di Niguarda è uno dei pochi centri a Milano ad effettuare il vaccino per la protezione contro questo tipo di reazione. ’ in programma per giovedì 6 giugno, alle ore 16.00, l’inaugurazione dello spazio Legger(I)nOncologia. Si tratta di una biblioteca allestita presso l’Oncologia Falck allo scopo di rendere più gradevoli, per i pazienti e i loro accompagnatori, i momenti di attesa in day hospital e la degenza. www.oncologianiguarda.org Il Niguarda Score SEGUE DALLA PRIMA Intervenire chirurgicamente sulle MAV è possibile ed è una delle strade da prendere in considerazione per disinnescare queste malformazioni che possono rompersi e portare a fatali emorragie cerebrali. Tuttavia intervenire non è sempre consigliato. In alcuni casi infatti l’asportazione o l’embolizzazione (sono queste le due vie d’intervento principali) sembrano paradossalmente aumentare il rischio di emorragia. Cercare di capire a priori quando è indicato scendere in sala operatoria e quando no è stato l’obiettivo dello studio condotto su 400 pazienti tutti seguiti a Niguarda dalla fine degli anni novanta ad oggi. “Analizzando l’ampia casistica per cui la neurochirurgia di Niguarda è uno dei centri di riferimento a livello nazionale- spiega D’Aliberti-, abbiamo cercato di intuire se ci fossero dei segnali predittivi di emorragie che possono insorgere posttrattamento. Prima del nostro studio nessuno era riuscito ad evidenziare questa correlazione, per cui quello che poteva sembrare l’unica via di trattamento, in alcuni casi finiva invece per portare ad un esito sfavorevole”. La chiave di volta è stata trovata nell’angiografia: un esame che viene normalmente condotto per studiare la malformazione. “L’analisi di alcuni parametri, che questo tipo di indagine consente di valutare, ci ha permesso di elaborare il Niguarda Score, un particolare algoritmo che racchiude in un punteggio la valutazione del rischio di possibili emorragie dopo l’operazione: più il valore si avvicina a 2, più l’intervento è sconsigliato”. tre Il punto in economia Quale SSN potrà permettersi l’Italia? Prof. Federico Lega Università Bocconi Direttore Corso di Laurea in Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali I l Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sta attraversando un momento molto difficile. Gli effetti dei provvedimenti di contenimento della spesa pubblica hanno portato nel 2013 per la prima volta ad un minor finanziamento della spesa sanitaria pubblica rispetto all’anno precedente, e nel triennio 2012-2015 sono previsti minori finanziamenti complessivi per circa 15 miliardi di euro (su un importo complessivo di circa 112 miliardi). Inoltre, lo stato di salute del SSN mostra evidenti criticità con ri- guardo all’accessibilità dei servizi, alla qualità, alla soddisfazione, con risultati molto diversificati lungo tutta la penisola e dentro ogni singola Regione. Lo stress economico rischia di spingere le aziende a politiche di breve termine di razionamento dell’offerta, in un quadro complessivo in cui l’universalismo della sanità è già limitato. Alcuni numeri aiutano a comprendere questo limite: ad oggi il 55% delle prestazioni specialistiche in Italia è pagato di tasca propria dal cittadino, la domanda di assistenza domiciliare è soddisfatta al 25%, non più del 20% dei disabili dalla nascita sono assistiti continuativamente, l’odontoiatria è coperta dal SSN per il 3% della spesa reale dei cittadini. Quali possono essere dunque le soluzioni? Cinque linee di intervento sembrano emergere dal dibattito nazionale. La prima riguarda una più concreta e chiara identificazione dei livelli essenziali di assistenza, per renderli misurabili e trasparentemente osservarne l’erogazione nelle diverse Regioni, di modo anche da selezionare le vere priorità del sistema ed evitare diseguaglianze marcate nell’accessibilità ed erogazione dei servizi. Secondo, rivedere i meccani- smi di finanziamento aziendali per introdurre finanziamenti a patologia che paghino i risultati e non le prestazioni e qualche meccanismo di premialità, che distingua chi lavora bene da chi lavora non altrettanto bene. Terzo, ricercare un dimensionamento dell’offerta più razionale attraverso crescenti sinergie di rete, ed un rapporto pubblico-privato meno ideologico, ma più e meglio governato. Quarto, alzare il livello della classe dirigente con processi di selezione e valorizzazione delle professionalità più efficaci di quelli in atto e con regole di funzionamento aziendali semplificate rispetto a quelle oggi vigenti. Infine, quinto, un approccio a “geometria variabile”, che distingua il grado di autonomia conferito alle Regioni. Le Regioni con un quadro economico sotto controllo e risultati soddisfacenti (esiti, rispetto dei LEA, soddisfazione, innovazione) potrebbero godere di maggiore autonomia gestionale in due campi: 1. Godere di alcune autonomie crescenti nel profilo gestionale di materie oggi regolate prevalentemente al centro del sistema, quali le relazioni sindacali, l’applicazione e la rinegoziazione degli istituti contrattuali e dei rapporti di lavoro, la possibilità di prevedere “gabbie salariali” in relazione ai poteri di acquisto e costo della vita, l’introduzione di nuovi meccanismi di incentivo o disincentivo, ecc. 2. Subire gli effetti di provvedimenti centrali sul governo della spesa pubblica in modo “ponderato”, cioè con meno o comunque diversa valenza rispetto alla Regioni che non hanno le stesse condizioni. Di converso, l’SSN dovrebbe dotarsi di un meccanismo a livello centrale, tipo task force, per sostenere il rapido sviluppo di competenze e capacità operative nelle Regioni che rimangono sotto una più stretta sorveglianza, superando il meccanismo dei piani di rientro o del commissariamento come unico o principale strumento di riallineamento delle politiche regionali. Particolare attenzione dovrebbe anche essere data a creare una “scuola” per formare i quadri dirigenti della sanità regionale. Entrambi gli investimenti sono fondamentali per il futuro della sanità regionalizzata, così come prevista dall’attuale disegno costituzionale. Sanità Sistema Sanitario Regionale Dal Niguarda parte la nuova Lombardia I ncentivazione delle eccellenze lombarde, promozione della ricerca, contenimento delle spese, razionalizzazione delle risorse, sono queste alcune delle principali linee per il futuro della sanità lombarda tracciate a Niguarda dal Vice Presidente e Assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani, che ha voluto iniziare proprio da questo ospedale milanese un “tour” in tutte le strutture della regione, con l’obiettivo di “capire, conoscere e raccogliere elementi fondamentali, prima di assumere decisioni di governo”. Affiancato dal Direttore Generale alla Sanità Walter Bergamaschi- per cui la visita ha avuto il “doppio sapore” sia di “benvenuto” che di “arrivederci”, visto che per 7 mesi è stato il Direttore Generale di Niguarda, prima della nomina in Regione- Mantovani ha svolto una visita all’Unità Spinale, al reparto di Chirurgia generale oncologica e mininvasiva e alle sale operatorie di Cardiochirurgia del Blocco Sud, incontrando pazienti e medici. Editoriale Marco Trivelli Commissario Straordinario Niguarda Con il nostro lavoro siamo riusciti a scongiurare il rischio che “l’inflazione sanitaria”- una condizione che diventa realtà quando l’aumento della domanda dei servizi sanitari è superiore alla ricchezza sociale e alla crescita dell’economia del Paese- facesse saltare la sostenibilità del nostro Ospedale. Ma quest’anno per la prima volta le risorse del fondo sanitario nazionale sono realmente ridotte. Quello che ci aspetta, quindi, per il 2013 non è solo un contenimento della spesa, ma siamo chiamati a invertire la tendenza e a spendere meno dell’anno passato. Pare una missione impossibile. Questo perché gli strumenti, responsabilmente utilizzati in questi anni, sembrano aver SEGUE DALLA PRIMA esaurito la loro efficacia: continueremo a rinegoziare con i fornitori i contratti di acquisto, magari insieme ad altre aziende ospedaliere, oppure delegando la Regione; miglioreremo ancora l’attenzione all’uso delle risorse in reparto. Continueremo a farlo, perché bisogna stare sempre allerta, ma non basta. Non sono sufficienti gli strumenti aziendali attivati, né le politiche di contingentamento dei costi. Occorre innovare nella gestione clinica, assistenziale e logistica per avere una discontinuità nel livello strutturale dei costi. La Regione sta facendo la sua parte: il Presidente Maroni e l’Assessore Mantovani hanno inserito negli obiettivi strategici dei primi 100 giorni di mandato il riordino della rete ospedaliera regionale e delle reti di specialità. Si tratta di un’azione importante ed essenziale per il futuro della salute. E in questa fase siamo coinvolti direttamente. La nostra ricchezza professionale, strutturale e tecnologica fa, infatti, di Niguarda un protagonista assoluto di questo rinnovamento. Il nostro Ospedale non può esimersi dal partecipare: è il momento di spendersi con la nostra professionalità specifica per contribuire a ridurre la forbice tra la ricchezza disponibile e il costo della risposta ai bisogni di salute, che altrimenti non può che ampliarsi indefinitamente. Per farlo occorre tutto l’impegno di ognuno di noi. Chi “gioca in prima linea”, chi ogni giorno si prende cura dei pazienti può infatti trovare soluzioni, più vicine ai loro bisogni e paradossalmente meno costose. Sono certo che se in questi mesi riusciremo a cooperare sia con la Regione, e con gli altri ospedali milanesi, sia all’interno dell’Ospedale- tra dipartimenti, tra professionisti della cura – andremo a segno. In questi mesi dobbiamo, inoltre, completare il disegno definitivo dell’assetto dell’Ospedale potendo aprire l’anno venturo il nuovo Blocco Nord. Insieme a questo grande traguardo è stato assunto l’impegno di revisionare, con i progetti di miglioramento organizzativo la gestione delle sale operatorie nel Blocco Sud, la gestione delle aree di alta intensità, i percorsi dell’urgenza e insieme i percorsi agevolati per le dimissioni. Inoltre è l’anno del lancio dei nuovi centri: il Niguarda Cancer Center, il Niguarda Transplant Center e il Niguarda Trauma Center. Non finisce qui: nei prossimi mesi prenderà avvio il Dipartimento Interaziendale per la Riabilitazione. Si tratta di diversi progetti che devono conseguire risultati concreti nei prossimi mesi, perché solo se prenderanno corpo in iniziative operative potranno crescere e diventare nuovi capitoli della storia di Niguarda e della sanità milanese. In tutto questo dobbiamo avere due attenzioni: il primo è il fattore tempo. E’ fondamentale stabilire cosa è possibile fare nel breve e cosa nel medio periodo e iniziare a farlo mantenendo le scadenze. Per agire tempestivamente ognuno deve avere autonomia di azione, ma nel contempo è necessario, come in ogni vero organismo, mantenere i collegamenti all’interno dei dipartimenti e con la Direzione. In secondo luogo dobbiamo garantire sempre le prestazioni attese dai pazienti, in termini di volumi e qualità. Nei primi mesi di quest’anno c’è stato qualche segnale di flessione. Occorre un grande impegno, lo sappiamo, ma non possiamo arretrare proprio ora. E’ un momento di grande responsabilità, rispetto al quale sono fiducioso. E’ il momento di fare sanità. Da parte mia e da parte del Direttore Sanitario, Giuseppe Genduso, e del Direttore Amministrativo, Giuseppe Micale, c’è l’impegno a spendere ogni nostra energia per realizzare con voi questo compito. Marco Trivelli Commissario Straordinario Niguarda La lista della spesa fatela da noi. Sono più di 500 le aziende che hanno scelto Eurocompany come ufficio acquisti. Eurocompany è un gruppo d’acquisto di nuova generazione. Sa dove trovare la migliore qualità, ha la forza e l’esperienza per ottenere i prezzi migliori, conosce il mercato come pochi altri. Fornisce il meglio, personalizzato sulle esigenze del singolo: prodotti per l’ufficio, grafica e stampa, progettazione e soluzioni per l’arredamento, regalistica aziendale, realizzazione di eventi e congressi. Con Eurocompany l’azienda può concentrarsi al meglio sul proprio core business: a tutto il resto pensiamo noi. Eurocompany. L’ufficio acquisti, per gli acquisti dell’ufficio. Eurocompany srl via canova 19 - 20145 milano [email protected] www.eurocompany.mi.it cinque NIGUARDA CARDIO CENTER Le valvole impiantate direttamente dell’aorta Tecnica mininvasiva ideata a Niguarda per due pazienti “speciali” F A Pristina la prima Cardiochirurgia pubblica Gli specialisti del Niguarda formeranno i medici e gli infermieri locali U sotto uno strato di grasso troppo spesso. Eppure la TAVI pareva l’unica strada, perché l’obesità rendeva ad alto rischio un intervento chirurgico”. Così i medici hanno deciso di provare una via d’accesso mai tentata prima, impiantando la protesi direttamente nell’aorta attraverso un taglio di pochi centimetri sul torace destro. “Il punto prescelto e la tecnica sono ben noti ai cardiochirurghi, che li usano per inserire le cannule della circolazione extracorporea: abbiamo deciso di tentare perché ci siamo fidati dell’esperienza maturata in altri frangenti chirurgici e con la TAVI stessa”, dice Klugmann. Così, intorno a Natale venne operata la signora piccolina e a distanza di una settimana, a cavallo di Capodanno, l’altra. Interventi perfettamente riusciti, che hanno dato l’avvio a un metodo che ora viene usato sempre più spesso. na nuova cardiochirurgia ha aperto a Pristina. Si tratta del primo centro pubblico per questa specialità nel piccolo Paese Balcanico che si è rivolto ai professionisti del Niguarda per lo start up della struttura. “Fino ad oggi in Kosovo- ci spiega Stefano Marianeschi, Responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica e referente per il progetto- l’unica alternativa per questi pazienti era l’intervento a pagamento nelle cliniche private”. Per i primi interventi sono volati dal Niguarda a Pristina Luigi Martinelli, Direttore della Cardiochirurgia, Marco Ciboldi, Direttore dell’Ingegneria Clinica e l’anestesista Michele Mondino. Delle prossime missioni farà parte anche l’infermiere Francesco Abbate, che ricorda quanto sia importante insegnare la corretta gestione del paziente non solo in sala operatoria, ma anche nel post-intervento: “L’obiettivo è quello di trasferire gradualmente al personale locale le conoscenze per poter portare avanti l’attività del reparto da soli”. Prevenzione Lotta all’ipertensione Da oltre 30 anni alla Ca’ Granda e oggi un accreditamento importante L a lotta contro l’ipertensione a Niguarda si porta avanti da più di 30 anni grazie ad un ambulatorio dedicato in cui i pazienti vengono seguiti con un approccio multispecialistico. Sono più di 1.000 le visite effettuate all’anno e di recente la longevità e la competenza del centro sono state riconosciute con l’accreditamento assegnato dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (Siia). Si tratta di un riconoscimento importante per i tanti anni in prima linea contro un nemico difficile da scovare. “La “silenziosità” della condizione, non aiuta- spiega l’internista Antonio Agrati -. L’ipertensione, infatti, ad eccezione dei casi particolarmente gravi, si distingue per la sua asintomaticità. E’importante Un intervento per i casi più difficili… La denervazione renale è una nuova procedura mini-invasiva in grado di ridurre in modo significativo la pressione arteriosa nei pazienti con ipertensione molto alta e non curabile attraverso i farmaci. “La denervazione renale- spiega Cristina Giannattasio, Direttore della Cardiologia 4–consiste nel disattivare in modo selettivo parte delle terminazioni nervose che decorrono lungo le pareti esterne delle arterie renali, determinando una duratura riduzione della pressione sanguigna”. A Niguarda la tecnica coinvolge le équipe della Radiologia interventistica, Emodinamica, Rianimazione 3, Cardiologia 4 insieme agli specialisti del Dipartimento Medico. però individuarla perché si tratta del più importante fattore di rischio correggibile per le malattie cardiovascolari”. Secondo i dati Siia sono 15 milioni gli Italiani che soffrono di questa condizione: tanti, ancora troppi, anche se nel corso degli anni la sensibilità e la competenza dei medici di base è cresciuta significativamente, tanto da riuscire a gestire sul territorio la maggior parte dei casi. “Quelli che vediamo nel nostro centro- ci dice l’internista Giovanni Ferraro- sono i pazienti più complessi: quelli che non rispondono alla terapia farmacologica o che non la tollerano; oppure si tratta dei casi in cui l’ipertensione è una condizione che si accompagna ad altre malattie croniche”. Oltre agli internisti, a Niguarda ci si avvale della competenza dei cardiologi, dei nefrologi e degli endocrinologi a cui sono chiesti accertamenti specialistici a seconda del caso. Importante per la diagnosi è il monitoraggio della pressione nelle 24 ore: un esame che si realizza tramite un rilevatore portatile che accompagna il paziente per tutta una giornata; una valutazione essenziale per scovare quei casi in cui la condizione può essere “mascherata”. “Ci sono pazienti che soffrono di ipertensione da camice bianco- ci dice Agrati-. Ovvero la loro pressione risulta alta quando viene misurata dal medico, ma questo si verifica perché si agitano durante la visita”. Esiste anche la condizione opposta. “Ovvero pazienti che dal medico si rilassano- spiega Ferraro-, la pressione si abbassa e la loro situazione di ipertesi potrebbe sfuggire agli occhi del clinico”. ggia feste e a noi ività m insie nni di att a ’ trent subema.com ti ari e uc oni s mozi ili pro o ettan ti asp rdib impe ta amb eb onna o, d om ure u alzat lant ino, p odot tri pr l a i t n Sede centrale: Via G. Pergolesi, 8 20124 Milano Tel. 02 667 152 07 www.comunicarte.eu www. Ortopedia Subema - Rho Via Stoppani, 9 20017 Rho (MI) Tel. 02 931 821 80 Ortofarma Subema P.zza dell’Ospedale Maggiore, 3 20162 Milano Tel. 02 661 119 09 Multimedica Sesto S. G Via Milanese, 300 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 02 242 090 84 Centri Specialistici are di necessità virtù: spesso è questo il preludio che apre nuove strade in medicina. E così è stato anche per una tecnica mininvasiva per la sostituzione di una valvola cardiaca, messa a punto, qui al Niguarda, apposta per due pazienti con necessità speciali e che oggi è diventata una pratica di routine diffusa in tutto il mondo, in grado di abbattere i rischi operatori e accorciare la degenza. Per capire di cosa si tratta bisogna tornare al 2010, quando nel Dipartimento Cardiotoracovascolare vengono ricoverate due pazienti, due signore molto diverse tra di loro. In entrambe la valvola, che si trova fra ventricolo sinistro e aorta, che si apre per far passare il sangue dal cuore al sistema circolatorio, era danneggiata. Era necessario sostituirla, magari con un intervento mininvasivo come l’impianto della valvola aortica per via transcatetere o TAVI: i medici inseriscono un catetere nell’arteria femorale o nella succlavia, arrivano fino alla valvola e operano “dall’interno”, senza aprire il torace. Una tecnica oggi abbastanza diffusa, che consente di operare anche pazienti troppo a rischio per sottoporsi a un intervento a cuore aperto. Ma che non era praticabile per le due donne ricoverate al Niguarda. “Una era esile e arrivava a malapena a un metro e cinquanta di altezza: per entrare con un catetere abbiamo bisogno di arterie femorali o succlavie di almeno 6-7 millimetri di diametro e in lei erano più piccole - racconta Silvio Klugmann, Direttore della Cardiologia 1 - Emodinamica -. L’altra presentava il problema opposto. “Pesava 150 chili per un metro e sessanta di altezza- spiega Luigi Martinelli, Direttore della Cardiochirurgia- e la TAC aveva dimostrato che la sua arteria femorale era irraggiungibile, sepolta sei NIGUARDA CANCER CENTER Leucemia promielocitica: curare senza chemio E’ la nuova frontiera nel trattamento, che negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante olpisce persone di tutte le età e, se non il triossido di arsenico. Questi farmaci agiscono News in ematologia Malattie dalla A alla Z C diagnosticata rapidamente e trattata con le terapie giuste, può diventare fatale in pochi giorni o addirittura poche ore: è la leucemia acuta promielocitica. L’elevato rischio di emorragia a cui espone questa malattia è la complicanza più grave e temuta che oggi tuttavia, grazie alla ricerca, comincia a incutere un po’ meno paura. Nel corso degli ultimi due decenni sono stati fatti passi da gigante dal punto di vista scientifico tanto da riuscire a penetrare nel cuore della patologia scoprendo che alla sua origine risiede una particolare anomalia genetica (il gene di fusione PML-rArA). Questa alterazione è quindi divenuta il bersaglio principale della terapia permettendo di aggredire la malattia in modo mirato e con maggiore efficacia. Così in 20 anni la proporzione dei pazienti guariti è passata dal 20% all’ 80%. Ed è proprio grazie a questi importanti passi in avanti che oggi la leucemia promielocitica è considerata la forma di leucemia acuta più frequentemente guaribile nell’adulto. Tuttavia, il cardine della guarigione rimane tuttora la chemioterapia, procedura aggressiva e non scevra da effetti collaterali. Da qui il tentativo di trovare una via di cura che mantenga l’efficacia della chemioterapia ma senza gli effetti tossici di questo trattamento. “L’alternativa proposta dalla ricerca - ci spiega Enrica Morra, Direttore dell’Ematologia- è stata una combinazione di sostanze: l’acido trans retinoico (un derivato della vitamina A) ed attraverso un meccanismo differenziativo, ossia permettono di far maturare le cellule leucemiche in un percorso che si potrebbe definire di rieducazione della cellula malata piuttosto che di uccisione diretta della stessa”. La combinazione di questi farmaci con quelli tradizionali ha consentito fino ad oggi di ottenere alti numeri di guarigioni e ha permesso inoltre di ridurre sensibilmente il dosaggio dei chemioterapici. La sfida intrapresa ora è quella di poter eliminare del tutto la chemioterapia dagli schemi di trattamento. “I risultati promettenti degli studi - aggiunge Morra -, inizialmente svolti su pazienti che avevano recidivato la malattia e ora effettuati anche sui pazienti all’esordio della patologia, confermano la notevole efficacia di queste terapie e lasciano spazio alla prospettiva di cambiare significativamente la storia di questa malattia in un futuro che si fa sempre più vicino”. La patologia La leucemia acuta promielocitica (LAP) è un sottotipo distinto di leucemia acuta mieloide (LAM). Da un punto di vista clinico la LAP ha un’età media di insorgenza più bassa rispetto alle altre LAM (l’età media dei pazienti è intorno ai 35-40 anni) ed è caratterizzata dalla comparsa di una grave sintomatologia emorragica dovuta alla presenza di un ridotto numero delle piastrine e di una grave alterazione del meccanismo coagulativo. Cancro Primo Aiuto “entra in reparto”: 40 mila euro e un’auto “Siamo solo uomini che aiutano altri uomini”. E’ questo il motto della Onlus Cancro Primo Aiuto, nata nel 1995 in memoria del senatore Walter Fontana . Di recente su una colonna all’ingresso del Centro Trapianti- Midollo è stata posta una targa proprio “In memoria di Walter Fontana per il sostegno alla formazione medica specialistica in ambito trapiantologico”. La posa della targa è stata anche l’occasione per due importanti donazioni di Cancro Primo Aiuto in favore del Niguarda: è stato consegnato un assegno di 40 mila euro che servirà per sostenere la formazione di medici che si stanno specializzando; mentre al Servizio di ospedalizzazione ematologica domiciliare, sono state consegnate le chiavi di un’auto che servirà a portare gli operatori sanitari a casa dei malati. Reumatologia La sclerodermia non è solo una malattia della pelle Nelle forme più gravi può colpire gli organi interni. Riconoscerla si può N on se ne parla molto, eppure la sclerodermia è una patologia che non si fa molti scrupoli e in alcuni casi può addirittura portare alla morte. Il nome, sclerodermia significa letteralmente “pelle dura”, ma non fatevi ingannare, perché la malattia non colpisce solo a livello superficiale, nelle forme sistemiche può infatti arrivare a intaccare anche gli organi interni ed è in questi casi che si rischia di più. Ad essere interessati possono essere i polmoni, il cuore, il tubo digerente o i reni che a causa di un incontrollato aumento del tessuto fibroso perdono la loro elasticità e funzionalità “diventando di pietra”. Le conseguenze sono gravi e talvolta si può arrivare anche al trapianto. Per fortuna si tratta di casi abbastanza rari, ma i dati dicono che in Italia diverse persone convivono con questa patologia. “Nel nostro Paese sono circa 30.000 le persone colpite da sclerodermia. La maggior parte sono donne: su 10 pazienti 8 sono femmine- spiega Carla Garbagnati, Presidente GILS, Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia-”. “Pelle dura”, cause sconosciute Le cause della malattia non si conoscono con certezza, alla base vi è sicuramente un meccanismo di tipo autoimmunitario, dovuto cioè alla presenza di una reazione diretta contro gli stessi tessuti dell’organismo. Bersaglio dell’aggressione sono per esempio le cellule, che formano il rivestimento interno dei vasi sanguigni determinando un’alterazione della microcircolazione . Due sono i principali tipi di sclerodermia, quella limitata e quella diffusa. “Nella prima- ci dice Oscar Epis, Direttore della Reumatologia - l’esordio è graduale, con interessamento della cute delle dita, talora degli avambracci e del viso, che può addirittura portare alla perdita della mimica facciale. La forma diffusa invece ha più spesso un esordio acuto e porta rapidamente alla trasformazione fibrotica della pelle estesa a tutto il corpo. Precoce, e anche severo, è talora il coinvolgimento e la fibrosi degli organi interni, del polmone, del tubo digerente, del cuore e del rene”. Con la capillaroscopia si studia la struttura dei capillari delle dita. E’ un esame chiave per poter anticipare la diagnosi della sclerodermia. “Leggere le mani” per anticipare la diagnosi I segni più caratteristici sono l’indurimento e l’ispessimento della cute, che sono preceduti, spesso anche da molti anni, dal fenomeno di Raynaud. Questo sintomo si riscontra in circa il 98% dei pazienti affetti da sclerodermia. “E’ un disturbo vasospastico scatenato dall’esposizione alle basse temperature, ma anche da uno stress emotivo e si manifesta con pallore a cui segue cianosi a livello delle estremità in particolare delle dita delle mani- continua Epis-”. Così basta un’emozione più intensa del solito oppure lavarsi le mani per vedere le proprie dita dapprima diventare bianche e poi blu. Non sempre il fenomeno di Raynaud significa avere la sclerodermia, si stima, infatti, che solo un paziente su 10 possa nel tempo sviluppare questa malattia. Tuttavia è un campanello d’allarme da non sottovalutare proprio perché una visita reumatologica insieme a due semplici indagini come la capillaroscopia e le analisi del sangue, mirate ad individuare la presenza di specifici anticorpi (ANA, anticorpi anti-nucleo), può essere utile per una diagnosi precoce della malattia. “Non esiste una cura definitiva per questa patologia- spiega il reumatologo-, giocare d’anticipo con la sclerodermia perciò è fondamentale. Infatti, esistono diversi trattamenti utili a controllare il decorso, per evitare pericolosi peggioramenti che possono portare per esempio ad amputazioni delle dita interessate da ulcere complicate. Si tratta di casi limite, fortunatamente sporadici, ma per scongiurali è bene agire tempestivamente”. Giovedì 23 maggio - Asta di beneficenza “Venduto!”... contro la sclerodermia S i terrà giovedì 23 maggio un’asta di beneficenza, organizzata dalla GILS Onlus (Gruppo Italiano Lotta alla Sclerodermia). Il ricavato servirà a sostenere i progetti dell’Immunologia del Policlinico e della Reumatologia del Niguarda attivi per combattere questa patologia. NON MANCARE dalle 18.00 alle 21.00. Istituto dei Ciechi – Sala Barozzi Via Vivaio n. 7 – Milano GILS - Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia - www.sclerodermia.net sette Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare CIDP: quando i nervi sono sotto attacco Causa debolezza muscolare e disturbi della sensibilità. A Niguarda un’ampia casistica Colpiti i nervi periferici E’ sui nervi, che la CIDP si abbatte, in particolare su quelli periferici, causando debolezza muscolare e disturbi della sensibilità. A poco poco per cause ancora da chiarire, “i cavi” su cui viaggiano gli impulsi nervosi iniziano ad erodersi. E così, come succederebbe per i fili di un circuito elettrico, ad essere intaccata per prima è la loro guaina isolante. “La malattia, per cui si sospetta una causa autoimmunitaria, colpisce quello che è il rivestimento delle fibre nervose: la mielina- spiega il neurologo Sfefano Jann-. Una guaina che oltre ad essere protettiva impedisce la dispersione dell’impulso nervoso”. Ma questo tipo di polineuropatia non si limita “all’isolante” esterno e se non diagnosticata per tempo può arrivare a danneggiare il vero e proprio conduttore. “Quando il danno arriva ad interessare l’assone- continua Jann-, ovvero quella parte di fibra nervosa lungo la quale si propagano gli impulsi, spesso le lesioni che si instaurano sono di tipo irreversibile”. Per questo il primo passo per controllare la CIDP è una diagnosi tempestiva. Debolezza muscolare e disturbi della sensibilità Presso la Neurologia di Niguarda sono attualmente seguiti 65 pazienti. “Si tratta di una casistica importante per una patologia così rara- commenta il neurologo-”. Per molti di loro il primo segno della malattia è stata la debolezza muscolare. Gradualmente viene a mancare la forza per fare le scale, per camminare, oppure per alzarsi dalla sedia. Possono essere colpite anche le braccia. E così cercare di prendere un oggetto posto su uno scaffale in alto diventa un’impresa impossibile, come anche reggere il phon mentre ci si asciuga i capelli. “Un aspetto tipico della CIDP è la simmetria: interessa entrambe le gambe, entrambe le braccia, oppure tutti e quattro gli arti insieme”. In altri casi il primo sintomo può essere un disturbo della sensibilità. Lungo i nervi periferici viaggiano, infatti, gli stimoli che ci arrivano dall’ambiente intorno a noi. Calore, freddo, stimolazioni tattili, possono non essere più percepiti in maniera adeguata e talvolta possono essere accompagnati da fastidiosi formicolii agli arti, che possono addirittura sfociare in una sensazione dolorosa. La diagnosi Le terapie per tenere la malattia sotto controllo non mancano, ma la prognosi dipende da caso a caso. Si può dire che su 10 pazienti trattati 7 rispondono bene alle cure, mantenendo una buona qualità di vita. Ma per tutti è fondamentale una diagnosi precoce. Per essere sicuri che si tratti di CIDP il neurologo oltre alla visita specialistica, utile per valutare il quadro clinico, ha a disposizione una serie di esami mirati come l’elettromiografia e la puntura lombare. “Con il primo esame- spiega Jann- si va a valutare la funzionalità del nervo, questa analisi è inoltre utile per capire se il danno interessa il rivestimento,quindi la mielina, o l’assone. La puntura lombare, eseguita per analizzare il fluido cerebrospinale, mostra valori tipicamente elevati di proteine a fronte di un normale numero di cellule, il che aiuta a confermare la diagnosi”. I trattamenti La via terapeutica contro la CIDP è quella di ricercare un effetto immunomodulante o immunosoppressore. Così può essere utile la somministrazione di cortisone, in particolare è possibile utilizzare il prednisone, che è simile ai corticosteroidi protettivi ed antinfiammatori normalmente prodotti dal corpo. Un’altra terapia che può dimostrarsi efficace è la somministrazione endovenosa di dosi elevate di immunoglobuline (IVIG), cioè anticorpi iperimmuni ottenuti da volontari sani. Un altro trattamento di comprovata efficacia è la plasmaferesi. In pratica, per diverse ore, il paziente viene collegato ad una macchina che purifica il suo sangue della componente auto-immunitaria aggressiva. “Per quanto riguarda la somministrazione di immunoglobuline- precisa Jannabbiamo iniziato a trattare i primi pazienti con l’infusione sotto cute, una modalità di somministrazione che mantiene invariata l’efficacia del trattamento, ma che permette al paziente di non doversi recare in ospedale. Questo tipo di farmaci ha un costo superiore per cui la quota di casi trattati è limitata. La speranza è che in futuro questo numero possa crescere, soprattutto alla luce dei minori costi sociali che un trattamento a domicilio porta con sé”. Intervista Francesco, 22 anni, la malattia è stata scoperta presto: a soli 17 anni. Un esordio precoce dovuto alla familiarità, anche suo padre è affetto da CIDP. Ma per fortuna per entrambi le cure tengono a bada la patologia. Quando ci sono stati i primi sintomi? Nel dicembre del 2008 mi è venuto un formicolio alla mano e ho iniziato a sentirla anche meno forte. Visto anche il caso di mio papà, anche lui seguito a Niguarda, ci siamo rivolti agli specialisti che l’hanno in cura per toglierci il dubbio. E così ho scoperto della malattia. Nel tuo caso la familiarità ha permesso una diagnosi precoce, ma che esami sono stati necessari per avere la certezza che si trattasse di CIDP? La visita specialistica e poi mi sono sottoposto ad un’elettromiografia. Un esame abbastanza fastidioso fatto con dei piccoli aghi-elettrodi che vengono posizionati sulle braccia e sulle gambe e che attraverso delle piccole scosse elettriche valuta la capacità di conduzione dei nervi. E poi, ti sei sottoposto alle terapie? Sì, una volta diagnosticata mi sono sottoposto ad una tre-giorni in ospedale per un ciclo ravvicinato di cure a base di cortisone. Me lo ricordo bene era il 22-23-24 dicembre del 2008. E’ servito per farti passare un buon Natale? Per fortuna il trattamento è andato a buon fine, infatti qualche giorno dopo il formicolio e la sensazione di debolezza alla mano sono venute meno. Parallelamente ho iniziato a prendere le compresse di cortisone a casa. Un anno dopo, però la malattia mi ha colpito alle gambe. In che modo? Stessi sintomi, formicolii e debolezza. Solo che sulle gambe si nota di più, fai proprio fatica a camminare. E’ una sensazione strana, perché improvvisamente un gesto che si fa senza pensare, come un automatismo, non si riesce più a portare avanti: mentre si cammina i tuoi muscoli non ce la fanno, ti cede il tallone e non si riesce a completare il passo. Quindi ti sei sottoposto ad un nuovo ciclo di terapie? Di nuovo la somministrazione di cortisone in ospedale che è servita per far sparire la debolezza. L’andamento della malattia è un po’ altalenante per cui sono fondamentali i controlli regolari. Ogni sei mesi ho la visita specialistica utile anche per aggiustare il dosaggio di cortisone che prendo quotidianamente per la terapia di mantenimento. Comunque nel mio caso posso dire che le cure funzionano, ho una vita assolutamente normale e continuo a fare quello che facevo prima, attività fisica compresa. LE ALTRE STORIE Niguarda è uno dei 29 Presidi della Rete regionale dedicata alle malattie rare ed è in grado di garantire la diagnosi, la terapia e l’assistenza per più di 120 differenti patologie. Leggi le storie degli altri pazienti nella sezione dedicata sul sito: www.ospedaleniguarda.it Malattie Rare S i chiama Polineuropatia Cronica Infiammatoria Demielinizzante ma è spesso è indicata con 4 lettere “CIDP”, che sono l’acronimo inglese della patologia (Chronic Inflammatory Demyelinating Polyneuropathy). E’ una malattia rara che colpisce in media 3 persone ogni 100.000 abitanti. Non esiste un paziente tipo: maschi e femmine, infatti, sono interessati in egual misura e può insorgere a qualsiasi età. Spesso l’esordio è subdolo e graduale il che ne dilata i tempi per giungere alla diagnosi, stimati in circa un anno dai sintomi iniziali. otto Chirurgia della mano Quel fastidio che non passa: il dito a scatto Può colpire anche i bambini, c’è un intervento per correggerlo Gli Specialisti Rispondono T utto ha inizio con un dolore lieve al palmo, in corrispondenza della radice del dito interessato, quando si prova a fletterlo o ad estenderlo. Con il passare del tempo il fastidio si intensifica arrivando, nei casi più gravi, ad impedire la naturale mobilità del dito. Di solito è al mattino che il morbo di Notta o dito a scatto, dà con più frequenza segni di sé. La sensazione di blocco, infatti, compare al risveglio dopo il riposo notturno, ma in genere passa o comunque migliora durante la giornata con il movimento attivo della mano. Le donne in età adulta sono in genere le più colpite, ma la patologia può interessare anche gli uomini ed in particolare può essere presente anche nel bambino dalla nascita: in questi casi si parla di dito a scatto congenito e spesso riguarda il pollice. Abbiamo incontrato il Chirurgo della Mano Umberto Valentinotti per saperne di più. Come insorge la patologia? Per comprenderlo bisogna fare un breve cenno alla funzione dei tendini. Queste strutture hanno la funzione di inserirsi a livello osteo-articolare e di produrre il movimento. Semplificando si potrebbe dire che sono le corde che permettono alle dita di flettersi. Quando passano dal palmo alle dita le corde tendinee sono tenute aderenti al piano osseo da alcune strutture denominate puleggie, che sono dei piccoli tunnel di tessuto fibroso. Quando il tendine va incontro ad un processo infiammatorio aumenta di volume, pertanto il suo scorrimento nel tunnel diventa difficoltoso fino al blocco completo, creando un ingrossamento palpabile (pseudo nodulo) alla base delle dita. Quali sono i fattori che portano all’infiammazione? L’ispessimento del tendine (tenosinovite), può prodursi senza una causa ben precisa. A volte vi sono delle cause lavorative dovute a gesti manuali frequenti e ripetitivi come ad esempio il parrucchiere che taglia con le forbici, o una persona che utilizza spesso pipette da schiacciare con il pollice. Tra i fattori predisponenti ci sono sicuramente le malattie reumatiche e parareumatiche che portano ad infiammazioni frequenti dei tendini e il diabete. Quali sono le dita più colpite e come si diagnostica? In genere il dito più interessato è il pollice, seguito dalle due dita centrali, il medio e l’anulare. La diagnosi è clinica e si basa su quanto riferito dal paziente durante la visita specialistica. Talvolta è utile una radiografia per escludere patologie osteo-articolari concomitanti. Quali sono le terapie? Innanzitutto l’invito al riposo da lavori manuali ripetitivi, se presenti. Quindi si può procedere con l’infiltrazione di cortisonici per alleviare l’infiammazione. Per i casi più severi è previsto il trattamento chirurgico. Si effettua in regime ambulatoriale, in sala operatoria e in anestesia locale. L’obiettivo è quello di liberare il tendine dal conflitto con la puleggia. Per farlo si effettua un taglio su quest’ultima struttura, alla radice del dito sul palmo della mano. Subito dopo l’intervento, il paziente è sollecitato a muovere e ad estendere le dita. Generalmente il recupero è graduale e si completa nell’arco di 3 settimane. E per i pazienti più piccoli? Nel bambino che presenta una sintomatologia iniziale modesta si praticano massaggi manuali, che servono a far scorrere meglio il tendine all’interno del canale. In genere verso i tre anni se la sintomatologia non migliora si propone un intervento chirurgico risolutivo. A differenza dell’adulto non si può effettuare l’intervento in anestesia locale, ma si può procedere con una sedazione. Chirurgia della mano e microchirurgia Presso la struttura vengono seguiti e trattati i traumi della mano e dell’arto superiore ed in particolare i traumi articolari complessi del polso e dell’avambraccio e le lesioni dei nervi periferici. Inoltre sono attive diverse collaborazioni, tra queste quella con la Reumatologia per il trattamento delle lesioni destruenti reumatiche ed artrosiche; con la Neurologia per il trattamento delle lesioni dei nervi periferici (sindromi compressive canalicolari, come il tunnel carpale, neoformazioni, postumi di lesioni nervose, postumi di ictus, ecc.); con la Chirurgia Pediatrica e la Neuropsichiatria Infantile per il trattamento di patologie pediatriche (paralisi spastica infantile, malformazioni, ecc.). Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it Neuroscienze E il sonno se ne va Segui la videointervista sul canale OspedaleNiguardaTV Si dorme sempre meno e crescono i rischi per la salute U n tempo si diceva che un terzo della nostra vita si passa a dormire. Il che vuol dire che in un Paese come l’Italia, in cui l’aspettativa di vita è di 85 anni per le donne e 80 anni per i maschi, il tempo passato sotto le coltri varia tra i 25 e i 29 anni. Si diceva una volta, appunto, perché parallelamente alla vita che si allunga si accorcia sempre più il tempo che dedichiamo al sonno. Così in meno di trent’anni abbiamo rubato a Morfeo 90 minuti di quelle canoniche 8 ore, che oggi sembrano diventare sempre più un miraggio. Si dorme di meno, con inevitabili ricadute sulla nostra salute: è questo il quadro presentato dagli esperti in occasione dell’ultima giornata mondiale per il sonno celebratasi lo scorso marzo. Abbiamo fatto qualche domanda a Lino Nobili, responsabile del Centro di Medicina del Sonno. Le ricerche dicono che si dorme meno, è così? Sì e questo perché siamo sempre più stimolati. Basta pensare alla luce artificiale che inganna i nostri meccanismi di alternanza sonno-veglia regolati dal buio e che ci consente di continuare con le nostre attività anche la notte; ma anche i suoni, i video, il telefonino e il pc che spesso ci portiamo fin dentro il letto. Un po’ come se fossimo sempre su “on” e non volessimo mai andare in “stand by”… Sì e per farlo spesso si utilizzano sostanze stimolanti che ci tengono svegli. Caffè e non solo, anche altre bevande che vengono vendute con la promessa di tenerci in moto perpetuo sono sempre più diffuse. Così le consumiamo, ci sentiamo pieni di energie, ma il mancato riposo può avere conseguenze importanti. Di che tipo? Diverse ricerche ormai da anni correlano la deprivazione cronica di sonno con malattie come l’obesità. Si è visto infatti che se si dorme di meno aumenta la produzione delle sostanze che regolano il nostro appetito, per cui si mangia di più. Ma non solo la mancanza di un adeguato riposo può influire anche sulla regolazione della nostra pressione arteriosa, che nel lungo periodo può portare a disturbi cardiovascolari. Poi ci sono le ricadute che interessano il nostro cervello… Ci possono essere disturbi legati al tono dell’umore, ma anche importati conseguenze legate alle funzioni cognitive: difficoltà di attenzione, concentrazione, ma anche deficit della memoria. Infatti una delle funzioni più importanti del sonno pare essere quella di favorire i fenomeni di fissazione degli eventi elaborati durante il giorno, in modo da poterseli ricordare. Ma si arriverà mai a comprendere in maniera completa qual è la funzione del sonno? Ci sono diversi studi in corso. Uno degli aspetti verificati è che il sonno è un processo essenziale per la plasticità sinaptica del nostro cervello. Ovvero quando noi impariamo delle abilità questo si traduce fisicamente in nuove connessioni tra i nostri neuroni. E la creazione di questi ponti o l’interruzione di collegamenti che non si usano più avviene proprio durante il sonno. Dormire sembra essere un processo necessario alla nostra centralina, il cervello, per continuamente riformattarsi e ridisporre i circuiti tra i suoi neuroni. In partica dormire è la quotidiana “palestra” per un buon funzionamento del nostro cervello. Medicina del Sonno E’ il centro di Niguarda dedicato alla diagnosi e alla cura dei disturbi del sonno. Dispone di uno spazio dedicato alle polisonnografie notturne attrezzato con le più moderne tecnologie. Sono presenti, inoltre, spazi dedicati esclusivamente al monitoraggio dei pazienti affetti da epilessia notturna, o per il trattamento delle apnee notturne e per lo screening dei disturbi respiratori durante il sonno. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it - areaprivata.ospedaleniguarda.it nove Endoscopia digestiva L’endoscopia con la videocapsula La videocapsula non sostituisce la colonscopia o la gastroscopia, ma allora quando viene utilizzata? La capsula consente uno studio completo di tutto l’intestino tenue, ossia di quel tratto del canale alimentare (compreso tra duodeno e colon) che attualmente può essere raggiunto, ma solo in modo molto limitato, mediante l’enteroscopia ossia con un esame endoscopico tradizionale, invasivo e che necessita di anestesia generale. Generalmente viene prescritta a coloro che abbiano patologie (sanguinamenti o malattie infiammatorie) per le quali la gastroscopia e la colonscopia non abbiano dato evidenze. Come si realizza tecnicamente? Il paziente, a digiuno da almeno 6 ore, e con una specifica preparazione deglutisce la capsula. In vita gli viene applicata una cintura che contiene il rilevatore di segnale e il registratore di immagini. Può, quindi, uscire dall’ambulatorio e tornare a casa o al lavoro senza pensare all’esame che sta facendo. Già dopo 3-4 ore può anche riprendere a mangiare. Unico accorgimento: deve tenersi lontano da campi magnetici (aeroporti, banche, supermercati dove sono presenti sistemi di controllo di questo tipo) che potrebbero compromettere il buon funzionamento del sistema. Quanto dura l’esame? Passate otto ore dall’ingestione della capsula-tanto è infatti il tempo di durata delle batterie- viene prelevato il supporto elettronico, su cui sono state registrate le immagini. La capsula, invece, verrà espulsa senza disturbi per via naturale. L’unica controindicazione che potrebbe pregiudicare l’utilizzo della videocapsula è la presenza di stenosi (ndr restringimenti) intestinali. L’esame La procedura si basa sull’uso di una microtelecamera contenuta in una capsula monouso, delle dimensioni di una compressa, che viene ingerita con qualche sorso d’acqua e che, spinta dalla peristalsi (ndr contrazione involontaria degli organi), viene espulsa per via naturale dopo aver percorso tutto il tubo digerente. Per info e prenotazioni ENDOSCOPIA DIGESTIVA E INTERVENTISTICA Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it Nutrizione Sulle farine doppio zero Da evitare? “No, ma per una dieta a basso indice glicemico...” L Dietetica e nutrizione clinica Si occupa della diagnosi e cura delle patologie della nutrizione ed offre supporti dietoterapeutici mirati per tutte le malattie acute o croniche che necessitano di interventi nutrizionali specifici. All’interno della struttura opera un Centro per il Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating disorders, alimentazione compulsiva) di rilevanza nazionale. Ogni anno vengono ricoverati circa 1.000 pazienti affetti da anoressia, bulimia nervosa, binge eating disorders, obesità morbigena ed altre patologie organiche. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it a farina 00 rappresenta spesso l’ingrediente di base di numerose ricette sia casalinghe che su scala industriale. Bianca e leggera ha una consistenza inconfondibile conferitale da una lavorazione che ne permette la lunghissima conservazione. A detta di alcuni esperti del settore questo tipo di farina però, proprio in virtù di questo processo, subirebbe un drastico impoverimento di elementi importanti per la nostra dieta arricchendosi viceversa di zuccheri che favorirebbero l’innalzamento dell’indice glicemico. Da evitare? L’abbiamo chiesto al nutrizionista Ettore Corradi, Direttore della Dietetica e Nutrizione Clinica. La farina 00 è assolutamente da evitare? Dare informazioni allarmanti o eccessivamente semplificate è sempre un errore in campo alimentare. Le farine 00 sono diffuse nella popolazione da talmente tanti anni da poterle considerare un alimento “sicuro”. La cosa vera è che negli ultimi anni si è sempre meglio delineata l’importanza delle diete a basso indice glicemico, per la prevenzione di numerose malattie metaboliche e anche di alcuni tipi di tumore. Quali sono i consigli per una dieta a basso indice glicemico? In queste diete è di fondamentale importanza la presenza di un’elevata quota di fibre. Quindi la sostituzione di qualche porzione di prodotto con prodotti confezionati con farine integrali e un utilizzo regolare ed importante di ortaggi e Dalla parte del paziente Consulta e prenota i tuoi esami on-line PER INFO E PER ACCEDERE AI SERVIZI ONLINE www.crs.regione.lombardia.it DOVE RICHIEDERE LA PASSWORD A Niguarda i punti per richiederla si trovano presso l’accettazione del Blocco Sud (Area Sud, lunven: 6.45-19.30/sab: 8.30-13.00); agli sportelli del Pad.2, (Area Ingresso, lun-ven: 7.30-18.30), del Pad.16 (Area Nord, lun-ven: 7.00-19.30); al Centro Prelievi, Area Centro, Pad. 9 (lun-ven: 7.3015.00) e al front office del Triage (Area Nord, Blocco Dea, aperto tutti i giorni, h24). Farina 00, 0, 1, 2 o integrale… Queste sigle indicano i vari gradi di raffinazione della farina di grano tenero, ossia la percentuale del chicco di grano che andrà a costituire il prodotto finito. La farina tipo 00 ha subito una raffinazione (il termine tecnico è abburattamento) del 50% ed è la variante più lavorata, ricavata dal cuore del chicco e per questo è più ricca in zuccheri e proteine. Per le farine tipo 0, 1 e 2 la raffinazione è rispettivamente del 72, 80 e 85%. Quella integrale è una farina che non è stata setacciata ma ha semplicemente subito il primo processo di macinazione. La farina integrale contiene pertanto tutte le parti più esterne del chicco, come ad esempio la crusca. Periodico d’informazione dell’A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano tel. 02 6444.2562 niguardanews@ ospedaleniguarda.it Foto: Archivio Niguarda copyright Stampa: Roto 2000 S.p.A. via L. Da Vinci 18/20 20080 Cesarile (MI) Tel. 02-900133.1 Tiratura: 25.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Eurocompany s.r.l. via Canova 19 - 20145 Milano tel. 02.315532 Fax 02.33609213 www.eurocompany.mi.it [email protected] Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it Il giornale di Niguarda D a oggi è più facile poter vedere i risultati dei tuoi esami su pc o tablet. Per farlo occorre richiedere una password che permette la visualizzazione on-line. Con questa modalità di accesso puoi consultare il fascicolo sanitario elettronico con i tuoi esami utilizzando una password ed un codice “usa e getta” che riceverai, su richiesta, sul tuo telefono cellulare. Grazie alla password potrai anche prenotare on-line le tue visite e i tuoi esami presso la struttura ospedaliera che preferisci. legumi nell’alimentazione di tutti giorni dovrebbe essere sufficiente per garantire un corretto indice glicemico del pasto anche senza mettere al bando e demonizzare le farine 00. Gli Specialisti Rispondono U na micro-camera piccolissima, quasi microscopica, racchiusa in un involucro di 27 millimetri, è questo il cuore tecnologico dell’endoscopia con la videocapsula. Un esame che è entrato a far parte della pratica clinica da circa una decina d’anni e che in pochi sanno derivare dallo sviluppo di una tecnologia nata per il contro-spionaggio. Dalla sua ha la comodità di essere un esame poco invasivo, ma se pensate che possa sostituirsi alla colonscopia o alla gastroscopia vi sbagliate di grosso. Abbiamo chiesto di più a Massimiliano Mutignani, Direttore dell’Endoscopia Digestiva e Interventistica. dieci Niguarda Lab Cliccatissimo il sito dedicato agli esami I l tuo medico ti ha prescritto un esame ma non sai di cosa si tratta? Per capirlo visita il sito Niguarda Lab, il portale dedicato agli esami di laboratorio: 800 schede in ordine alfabetico dedicate ad altrettanti test, indagini ed esami strumentali. In pochi click potrai trovare tutte le informazioni necessarie, dal significato diagnostico, alla preparazione, se richiesta. “Il servizio è molto apprezzato dagli utenti- spiega Maria Grazia Parrillo della Comunicazione e Relazioni Esterne-. Il numero dei visitatori che hanno navigato sul sito nel 2012 è elevato: 324.000, in media circa 27.000 al mese, con picchi fino ad oltre 36.000. Ma soprattutto è in continua crescita: la media mensile dei visitatori nel 2011, infatti, si attestava intorno ai 17.000”. Provalo anche tu. CLICCA SU esamilaboratorio.ospedaleniguarda.it Parola allo Specialista Gli Specialisti Rispondono Adrenalina. La chimica della paura “Adrenalinico”, chissà quante volte abbiamo usato questo aggettivo per descrivere eventi, circostanze, cose che suscitano in noi emozioni forti: improvvisamente ci sentiamo svegli, pieni di energia e pronti all’azione. E’ come se una scarica ci attraversasse e il nostro cuore inizia a palpitare. Ma cos’è l’adrenalina, dove viene prodotta e con quale scopo, ve lo siete mai chiesti? Noi ce lo siamo fatti spiegare da Fabrizio Colombo, Direttore del Dipartimento Medico Polispecialistico. sopravvivenza nelle situazioni di pericolo. Uno spavento e poi… La liberazione di adrenalina è legata alla percezione di stimoli come minaccia fisica, paura, eccitazione, forti rumori, luce intensa; tutti questi “input” provocano, una risposta del sistema nervoso simpatico, che ha come effetto quello di aumentare il rilascio di adrenalina da parte della ghiandola surrenale. Una volta rilasciata, questa sostanza produce un effetto sistemico influenzando l’attività Attacco o fuga di quasi tutti i tessuti dell’organismo. L’adrenalina, o epinefrina, è un ormone Per espletare i suoi effetti biologici, (ma è anche un neurotrasmettitore) prodotto l’adrenalina deve interagire con specifici principalmente dal surrene, una ghiandola recettori, i cosiddetti recettori adrenergici, che si trova al di sopra del rene. Una volta Le ghiandole surrenali, dove a cui si lega innescando, come una chiave secreta e rilasciata in circolo, l’adrenalina l’adrenalina viene prodotta, che apre le giuste serrature, una serie accelera la frequenza cardiaca, dilata il si trovano sopra i reni di processi metabolici che preparano il calibro dei vasi muscolari, le vie aeree nostro corpo alla fuga o al combattimento. bronchiali ed esalta la prestazione fisica; sostanzialmente, quindi, l’adrenalina migliora la reattività dell’organismo, Effetti preparandolo in tempi brevissimi alla cosiddetta reazione L’adrenalina sostiene l’attività metabolica dell’organismo di “attacco o fuga”. In pratica il suo rilascio media una facilitando il rilascio di glucosio ed acidi grassi, ovvero delle reazioni più istintive del nostro organismo, utile alla il “carburante” per soddisfare le richieste energetiche del nostro corpo (aumento della glicemia e degli acidi grassi liberi). Tra le altre azioni dell’adrenalina c’è anche l’aumento della frequenza cardiaca e di quella respiratoria, la dilatazione delle pupille (importante in situazioni in cui è necessario vedere con poca luce); il rilassamento dei muscoli nei bronchioli, in modo da migliore la fornitura di aria agli alveoli polmonari; aumento della pressione arteriosa, che si realizza tramite vasocostrizione e vasodilatazione selettiva, utile a ridurre l’apporto sanguigno a certi tessuti, come quello cutaneo, per aumentarlo, invece, soprattutto a livello muscolare, in modo da permettere un affaticamento più tardivo. Come farmaco Altri stimoli che inducono il rilascio di adrenalina sono l’ipovolemia (diminuzione del volume di sangue circolante, ad esempio per un’emorragia) l’ipossia (carenza di ossigeno nell’organismo), l’ipotensione, l’ipoglicemia, il dolore e lo stress. Non a caso l’adrenalina trova impiego in terapie d’emergenza contro lo shock anafilattico, violenti attacchi asmatici e nella rianimazione cardiopolmonare. Oculistica Pediatrica Quando l’occhio è pigro... Nel nostro Ospedale undici Occhiali o bendaggio, si riattiva così A cosa è dovuto questo disturbo? Spesso l’occhio pigro è una conseguenza della differenza di gradazione tra gli occhi causata da miopia, da ipermetropia o da astigmatismo elevato: il cervello favorisce lo sviluppo di uno dei due occhi (quello che vede meglio) e smette di lavorare con l’altro, facendolo diventare “pigro”. L’ambliopia può anche derivare da un problema di strabismo (deviazione oculare). All’origine ci può essere, infine, un problema congenito che offusca la vista (come la cataratta o la cornea opaca). Questi casi rari sono gli unici per cui è necessario eseguire un intervento chirurgico il prima possibile per evitare un calo della vista. Quali sono i campanelli d’allarme? E’ importante la familiarità: così è bene non sottovalutare certi fattori come l’uso di occhiali da parte dei genitori, altri casi di ambliopia, strabismo o deficit visivo in famiglia. Inoltre alcuni segnali possono aiutare mamma e papà ad accorgersi se il bimbo soffre di ambliopia: si avvicina eccessivamente al foglio quando disegna o legge; distoglie lo sguardo dagli oggetti che guarda con molta frequenza; apre e chiude le palpebre per guardare; si sfrega o si stropiccia continuamente gli occhi; piega la testa da entrambi i lati frequentemente. E’ bene ricordare, però, che solo un controllo specialistico può dare la sicurezza della diagnosi. Come si può correggere? Il recupero dall’ambliopia è in funzione della gravità del disturbo, e in caso di vizio di refrazione, dell’entità del difetto visivo, della monolateralità e dell’età della diagnosi. Il primo trattamento è l’occhiale, se necessario, e poi l’occlusione, ovvero la copertura dell’occhio sano con un cerotto o bendaggio per riattivare “quello pigro”, una terapia che va condotta nei tempi stabiliti dallo specialista e monitorata attentamente. Se l’ambliopia è legata alla cataratta, come spesso capita nel caso dei neonati, il recupero è lento e prolungato. Intervenire precocemente, sembra essere fondamentale per risolvere il disturbo? Il recupero dell’ambliopia è possibile ed è ottimo purché si esegua con scrupolo ed attenzione. Va ricercata in tutti i modi la collaborazione dei genitori che sono fondamentali per la gestione del problema. Questo perché l’ambliopia è per lo più a carico di un occhio e può essere misconosciuta fino al controllo oculistico. In certi casi sono necessarie più visite per essere diagnosticata perciò si raccomanda il primo controllo entro il primo anno di età, per poi essere ripetuto ai 3 anni, prima dell’accesso alla scuola materna. L’Oculistica Pediatrica si occupa di tutte le patologie oculari del bambino, con particolare riguardo allo studio e all’analisi della funzione visiva fin dalla nascita. Presso l’ambulatorio è possibile eseguire esami completi per la diagnosi delle malattie del segmento anteriore e della retina con strumenti di ultima generazione. L’attività chirurgica per le diverse patologie è articolata sia in regime di ricovero sia di day surgery. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it Segui la videointervista sul canale OspedaleNiguardaTV Maternità Depressione post-partum: come intervenire Baby Blues La depressione può presentarsi con disturbi lievi, di carattere fisiologico, noti come “Baby Blues” o “Maternity Blues” che possono colpire fino all’85% delle neomamme, ma che hanno una remissione naturale. Il “Baby Blues” insorge nella prima settimana dopo il parto e tende a scomparire nel giro di pochissimi giorni, essendo principalmente legato alle grandi variazioni ormonali del periodo del puerperio. Centro Prevenzione e Trattamento dei Disturbi Psichici Perinatali - 02 6444.5031 E ’ strano: al posto della gioia per la nascita di un bambino subentra ansia, insicurezza, perdita di autostima e improvvisamente il tono dell’umore va giù. E’ la depressione post-partum, “il ladro della maternità” che colpisce in media 1 mamma su 10. Ma come si può riconoscere e come ci si può difendere? L’abbiamo chiesto a Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2. Con quali sintomi si manifesta? E’ frequente? I numeri ci dicono che interessa il 10-12% delle donne in gravidanza o dopo il parto. Le manifestazioni sono molto simili a quelle della depressione maggiore, quindi disturbi che riguardano l’umore, ma anche tendenze ad esprimere idee di insufficienza e incapacità nella gestione del neonato. Poi ci sono altri sintomi, come i disturbi del sonno, che diventa frammentato e caratterizzato da risvegli precoci. Inoltre spesso si assiste alla perdita di appetito e viene anche a mancare la voglia di perseguire quelle attività che prima destavano interesse. Quali sono le donne più a rischio? Sono le donne che hanno una maggiore oscillazione dal punto di vista ormonale, ma anche le donne che vivono delle situazioni socio-ambientali più complesse, soprattutto all’interno della propria famiglia o del proprio contesto di vita in generale. In particolare, negli ultimi anni, abbiamo visto che tra i soggetti più a rischio ci sono le donne immigrate. Come si cura? Con i farmaci e con la psicoterapia che può iniziare già in gravidanza a scopo preventivo nei soggetti a rischio. In particolare nel nostro centro a Niguarda è attivo un ambulatorio all’interno del percorso maternità, portato avanti insieme alla ginecologia, in cui cerchiamo di creare un contatto con le future mamme per individuare precocemente i casi su cui intervenire. Gli Specialisti Rispondono I l termine scientifico è ambliopia, ma comunemente è indicato anche come “occhio pigro”, proprio perché il bambino tende ad utilizzare solo un occhio, quello con cui vede meglio. Di solito non ci si accorge di niente nei primi anni, infatti il piccolo vede bene, grazie all’altro occhio “supplente”, ma le cose si complicano quando le attività visive richieste aumentano con l’età. Per sapere come riconoscerlo e per qualche consiglio in più ci siamo rivolti a Elena Piozzi, Direttore dell’Oculistica Pediatrica. dodici Algologia Ammalarsi di dolore Tanto da fare a 3 anni dalla legge che riconosce il dolore cronico come malattia Q Gli Specialisti Rispondono Nel nostro Ospedale Il centro di Niguarda ha sviluppato negli anni l’utilizzo delle tecniche di neuro stimolazione midollare per controllare le diverse forme di dolore cronico difficile, refrattario a tutte le terapie tradizionali: è il cosiddetto pacemaker del dolore, concepito per interferire elettricamente con le vie di conduzione dello stimolo doloroso. 26 MAGGIO Visite gratuite contro il dolore inutile Domenica 26 maggio 2013 Niguarda aderisce alla Giornata Nazionale del Sollievo e del Dolore. Per l’occasione gli specialisti in algologia effettueranno visite gratuite e daranno informazioni sulle sindromi dolorose e le tecniche di controllo. Per l’occasione oltre alle visite mediche la giornata sarà animata dalla presenza di diversi artisti musicali che si esibiranno gratuitamente (ore 12.00 -15.00 - 17.00) e da numerosi volontari che distribuiranno materiale informativo e gadget. Prenotazioni visite gratuite (fino ad esaurimento posti): Numero verde di Prenotazione Regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) uando il dolore non è più la spia di un malessere, ma diventa la patologia stessa: sono 12 milioni in Italia- soprattutto donne- a conviverci e a 3 anni dall’entrata in vigore della legge 38, che garantisce l’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative, che cosa è stato fatto? Quali novità si profilano all’orizzonte? L’abbiamo chiesto a Paolo Notaro, Responsabile della Terapia del Dolore. La cura del dolore rappresenta un campo d’intervento in medicina sempre più vasto. Aumenta anno dopo anno il numero di pazienti che purtroppo sono costretti a convivere con forme di dolore cronico. E’ così? Un recente editoriale pubblicato sul New England, tra le più prestigiose riviste scientifiche, lanciava l’allarme sui costi dei pazienti con dolore-malattia definendo la cura del dolore cronico una delle maggiori problematiche sanitarie del prossimo ventennio e che già riguarda oltre il 20% della popolazione mondiale. Nel 2010 c’è stato il riconoscimento ufficiale della malattia da dolore, grazie all’introduzione di una legge ad hoc. La normativa aveva tra i suoi obiettivi anche quello di garantire l’accesso alle terapie e alle cure palliative. A che punto siamo? A tre anni dell’entrata in vigore della legge n.38/2010 e con la spending review in atto tutte le regioni italiane si trovano a fare i conti con una situazione difficile. Anche per questo si è ancora lontani dalla creazione di una rete ospedale-territorio per la terapia del dolore. Inoltre fanno fatica ad essere applicati i modelli per favorire l’accesso delle persone bisognose di cura, malgrado non manchino le norme per tutelare il diritto alla terapia del dolore in tutte le sue forme. Su cosa bisogna puntare? E’ necessario standardizzare e rendere tracciabili tutte le prestazioni algologiche erogate e i percorsi diagnostici terapeutici per verificare e misurarne l’efficacia nel corso degli anni. La verità è che molte persone con sindrome dolorosa complessa frequentemente non guariscono ed è necessario prendersi carico globalmente di questi pazienti. Quando si parla di cura del dolore uno degli argomenti più controversi è il ricorso ai farmaci oppiacei… Sì, innanzitutto perché non sono sempre efficaci, questo perché esiste una variabilità di risposta che è individuale. E poi ci sono le problematiche che l’uso prolungato, spesso la somministrazione è per tutta la vita, può determinare in termini di assuefazione, astinenza e overuse. Non mancano poi le questioni medico legali, legate alla somministrazione di questi farmaci e gli effetti indesiderati che possono influire ad esempio sulla capacità di guida automobilistica e che possono così pregiudicare il rinnovo della patente stessa. Lo scorso marzo c’è stato proprio a Niguarda un convegno che ha richiamato i principali esperti del settore, che novità sono emerse? Sono stati tanti i temi dibattuti e approfonditi. Nell’ambito della tecnologia per il controllo del dolore difficile è stato presentato, per la prima volta in Italia, un nuovo sistema di neuro-stimolatori midollari compatibile con la risonanza magnetica. Questi dispositivi, meglio conosciuti come pace-maker del dolore, sono impiantabili sotto cute e attraverso la stimolazione elettrica a bassa tensione riducono la sensazione dolorosa. Da oggi anche i pazienti con questi neuro-stimolatori midollari potranno eseguire la risonanza magnetica, un esame di primaria importanza per la diagnosi di moltissime malattie senza il rischio di dover rimuovere o di non procedere con l’impianto del sistema. tredici Dall’Unità Spinale Lo Spazio Vita prende vita Al via i lavori per la costruzione del centro polifunzionale Per info e donazioni Per saperne di più sul progetto e per sostenerlo visita: www.ausniguarda.it e www.asbin.it; lo Spazio Vita è anche su facebook. News Sara torna a casa S i è conclusa con una vittoria la “partita” di Sara Anzanello. La pallavolista azzurra è stata dimessa qualche giorno fa dal Niguarda, dove era stata ricoverata a causa di un’epatite fulminante. La giocatrice 33enne la mattina del 16 marzo è stata sottoposta al trapianto di fegato. L’intervento condotto dall’équipe della Chirurgia Generale e dei Trapianti, diretta da Luciano De Carlis, insieme allo staff dell’Anestesia e Rianimazione 2, diretta da Andrea De Gasperi, è andato a buon fine e ora per Sara inizia il periodo dedicato alla riabilitazione e ai controlli medici. propria vita”. Il grande involucro in legno, esempio di bio-edilizia a basso impatto ambientale, è praticamente pronto e l’inizio del montaggio in loco è attesa per maggio. Successivamente saranno completati tutti i lavori per rendere operativo il centro. “Quello che ci auspichiamo è l’apertura della struttura per il 2014- ha detto Giovanna Oliva, Presidente di AUS Niguarda, che si è inoltre soffermata sul nome scelto, “Spazio Vita”-. E’ emblematico: il centro sarà infatti un luogo pieno di attività, dove chi è stato colpito da una lesione così invalidante come la lesione al midollo spinale o coloro che convivono dalla nascita con una disabilità come la spina bifida, possano rimettersi in gioco, lavorare sulle loro abilità residue, fare arte, musica, informatica, sport, insomma riprendersi la vita”. Marco Zuccolo, Presidente ASBIN ha invece posto l’accento sulla sinergia creatasi tra le associazioni che hanno lavorato insieme al progetto: “Solo il lavoro in rete permette di raggiungere obiettivi coì importanti”. A margine della conferenza c’è stato spazio anche per i saluti di Luca Barisonzi, il Caporal Maggiore degli Alpini rimasto gravemente ferito in Afghanistan in un attentato nel gennaio 2011 e riabilitato per diversi mesi a Niguarda. In questi ultimi 2 anni Luca si è impegnato in prima persona come testimonial per la campagna di raccolta fondi per Spazio Vita e altre importanti iniziative a favore dell’Unità Spinale. Il centro sarà aperto ai pazienti dell’Unità Spinale, persone che riportano lesioni al midollo spinale (esito di incidenti, traumi della strada, sul lavoro e sportivi), ai bambini e ai ragazzi affetti da spina bifida, ai loro familiari, ma anche a persone esterne para/tetraplegiche e con spina bifida, che potranno usufruire di attività di supporto psicosociale, formative e per il tempo libero difficilmente reperibili sul territorio. Tante attività in un unico spazio Presso il centro verranno realizzati i laboratori di arti e mestieri, pet therapy, un’aula informatica, gli sportelli informativi delle associazioni, uno spazio gioco e un’aula studio per i ragazzi, un laboratorio di valutazione funzionale per le attività sportive, un auditorium attrezzato per la proiezione di film, le sale per le attività di formazione ed incontri, le sale per i colloqui dello psicologo e dell’assistente sociale con i pazienti e i familiari. Terza età I nonni amici Associazione per i Diritti degli Anziani G irando tra i padiglioni dell’Ospedale potrete imbattervi in un gruppo di arzilli pensionati con un unico pensiero in testa: dare sostegno ai pazienti o ai loro cari. Sono i volontari dell’A.D.A., Associazione Diritti per gli Anziani, e la loro mano è tesa per accogliere e cercare di risolvere i problemi prevalentemente legati alla terza età e non solo. Sicuramente li troverete allo sportello Alzheimer, attivo al Niguarda. “I familiari oltre al gravoso peso dell’assistenza si trovano a dover affrontare un altrettanto pesante fardello burocratico- ci spiega Carmine Pannella, Responsabile Organizzativo dell’A.D.A. -. Per aiutarli i nostri volontari sono presenti in sede e chi avesse bisogno può richiedere Chi visita Niguarda Americani in visita al Centro Dislipidemie R Uno spazio per… ecentemente una nutrita delegazione statunitense è stata in visita al Centro Dislipidemie ed è stata accolta dal Direttore, Cesare Sirtori; si tratta della Aegerion Therapeutics (guidata dal Consigliere Delegato Marc Beer). La Aegerion è una delle giovani società farmaceutiche di maggior successo in USA e ha sviluppato un farmaco, la lomitapide (JUXTAPIDR) indicato per le ipercolesterolemie omozigoti. Si tratta di un “orphan drug”, un farmaco cioè per un ridottissimo numero di pazienti (se ne stimano 5.000 nel mondo). L’azienda offrirà un supporto economico ad un mini-corso sugli orphan drugs nell’ambito del 47° Convegno Cardiologia 2013, organizzato dal Dipartimento Cardiotoracovascolare A. De Gasperis. La lomitapide è stata testata in diversi centri in tutto il mondo; il coordinatore degli studi a livello europeo è stato il Centro Dislipidemie di Niguarda. www.adanazionale.it [email protected] - [email protected] Tel: 02 6432140 (lun-mer: 14.30 -18.00, mar - ven: 9.30-12.30)- 02 70005405 (mar e gio: 10.00-18.00) la loro assistenza”. Potrete trovarli anche nel reparto dedicato ai trapianti. L’associazione, infatti, collabora con l’A.T.O. (Associazione Trapianti d’Organo). Anche qui la loro presenza punta sull’aiuto nel disbrigo delle partiche richieste, ma anche sulla corretta informazione a proposito di procedure e normative in materia di trapianto. Non può mancare, poi, l’appoggio al malato e alla sua famiglia durante la degenza e nelle fasi successive. L’A.D.A. è presente anche all’Hospice “Il Tulipano”, la struttura residenziale del Niguarda, in via Ippocrate, dedicata alle cure palliative. “Qui i volontari dell’associazione aiutano il personale della struttura - continua 5x1000 Sostieni chi ci sostiene È tempo di dichiarazione dei redditi …e come ogni anno è possibile destinare, senza oneri aggiuntivi, il 5 per mille della tassazione IRPEF ad associazioni di volontariato, di promozione sociale, alle onlus, ad istituti di ricerca. Basta mettere nella dichiarazione dei redditi (modello integrativo CUD, 730 e Unico) la propria firma nel riquadro destinato al “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” e indicare il codice fiscale (CF) dell’organizzazione scelta tra quelle iscritte nell’apposito registro dell’Agenzia delle Entrate. Sul sito www.ospedaleniguarda.it trovi l’elenco delle associazioni che operano in Ospedale e a cui è possibile devolvere il 5X1000. Pannella-. Ci sono inoltre due giardinieri volontari che si prendono cura del parco dell’Hospice”. Ma l’associazione non si occupa solo della terza età, chiunque infatti può richiederne il sostegno. Anzi il nucleo fondante dell’associazione è l’attività dei “nonni amici”, che agevolano e sorvegliano l’uscita da scuola dei bambini da diversi istituti di Milano. La vocazione per i più piccoli non è stata tradita neanche al Niguarda: “I nostri volontari sono presenti anche nella scuola in pediatria per aiutare le maestre nella loro attività con i bambini, soprattutto per le iniziative ludico-ricreative, importanti per alleggerire il ricovero di questi piccoli pazienti– conclude Pannella-”. Urologia Niguarda a Pechino tra gli esperti internazionali D al 6 all’8 giugno Pechino sarà sede di un importante convegno per promuovere il confronto tra i maggiori esperti mondiali di chirurgia urologica laparoscopica e i colleghi cinesi. Tra loro ci sarà anche Aldo Massimo Bocciardi, Direttore dell’Urologia di Niguarda, chiamato al meeting (‘’Challenges in Laparoscopy and Robotics’’) per effettuare una prostatectomia con tecnica robotica. L’intervento, ideato da Bocciardi e dalla sua équipe, viene utilizzato a Niguarda già da 4 anni e, combinando la precisione del robot con una nuova via d’accesso chirurgica, assicura ai pazienti una ridotta invasività nella rimozione della prostata. Il Challenges in Laparoscopy and Robotics è giunto quest’anno alla sua decima edizione e in appena tre giornate verranno effettuati ben 24 interventi, condotti dai migliori chirurghi laparoscopisti europei e americani. Volontariato N on si può parlare di primo mattone posto, visto che la struttura sarà un moderno e soprattutto ecosostenibile pre-fabbricato in legno, ma si può proprio dire che lo Spazio Vita finalmente prende vita. Da 2 anni AUS Niguarda (Associazione Unità Spinale) e ASBIN (Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda) sono impegnate nella raccolta dei fondi per costruire il centro polifunzionale e oggi si parte. Quei 450 metri quadrati in più a disposizione dei pazienti dell’Unità Spinale, in cui svolgere tutte le attività socio-integrative del percorso di riabilitazione, fino ad ora solo immaginati e progettati, si apprestano a diventare realtà con l’inizio dei lavori per la costruzione della struttura. “La realizzazione del centro rappresenta il completamento del progetto di riabilitazione globale che caratterizza l’Unità Spinale Unipolare- ha spiegato Tiziana Redaelli, Direttore dell’Unità Spinale, in occasione della conferenza stampa di inizio lavori. Qui ai pazienti, che hanno subito una lesione al midollo spinale e che riportano una disabilità spesso molto grave, accanto alle cure sanitarie viene offerto un supporto a 360 gradi per la riprogettazione della quattordici Arte La Città dell’Arte La guarigione del cieco A ndiamo alla scoperta delle opere e degli artisti che fanno del Niguarda una grande “Città dell’arte”. In questo numero il protagonista è Vitaliano Marchini, ce ne parla il nostro esperto d’arte, il Primario Emerito Enrico Magliano che ringraziamo per le sue presentazioni, sempre ricche di spunti interessanti. Vitaliano Marchini: il garzone marmista autodidatta Varcando la soglia della Chiesa dell’Annunciata appare il bassorilievo “La Guarigione del cieco”, scultura di Vitaliano Marchini. L’opera per i tempi è di grande originalità, sia per “l’invenzione” del Cristo che dona la vista a un ragazzo, mentre nell’iconografia sacra, Gesù risana alcuni ciechi, sempre adulti, sia per la composizione coerente alla poetica del “Novecento” in cui le forme sono riassunte in blocchi volumetrici compatti (Sironi docet) con sullo sfondo un originale paesaggio di medioevale suggestione. Vitaliano Marchini nacque a Melegnano nel 1888 da modestissima famiglia, la madre cucitrice ed il padre cordaio. Trasferitosi giovanissimo a Milano iniziò la sua attività “per campare” come garzone di fornaio, muratore e, vedi il destino, garzone marmista. Un appassionato garzone marmista autodidatta, che nel 1910 “osò spudoratamente” presentare un proprio autoritratto scultoreo addirittura alla Giuria Internazionale della Biennale di Venezia. Venne accettato! Aveva 22 anni. Iniziò allora l’attività di scultore richiesto in particolare per opere di tema religioso: la sua scultura dei Santi Gervasio e Protasio, collocati a fianco del rosone centrale del Duomo, venivano affettuosamente chiamati dai meneghini “i bambolon del Domm”. Per Marchini iniziò poi un’intensa attività didattica tanto che nel 1933 ottenne la cattedra di scultura a Brera battendo niente po’ po’ di meno che Marino Marini e Francesco Messina. Vitaliano Marchini, fedele al suo personaggio di schivo intimista, si ritirò a Mergozzo (in provincia di Como), vicino al lago di Montorfano, “il lago dei poeti”, dove morì a 81 anni continuando a scolpire convinto che la sua arte sarebbe servita, come diceva, “per quelli che chiedono di staccarsi dalle cose comuni per quelle più elevate”. Enrico Magliano NAG - Niguarda Art Gallery Visite d’arte a Niguarda Il Niguarda al MiART con le Botteghe d’Arte Arte e Storia Anche quest’anno Niguarda era presente al MiART, una delle kermesse più importanti dedicata all’arte moderna e contemporanea. E lo ha fatto con i lavori realizzati “a quattro mani” nelle Botteghe d’Arte del MAPP –Museo d’Arte Paolo Pini. In questa edizione l’esposizione, dal titolo “Io SuONO” è stata curata dell’artista Liliana Moro che ha proposto il suono come elemento di espressione di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda, immaginando che gli strumenti di lavoro, un registratore e una audiocassetta, diventassero nelle mani degli autori delle Botteghe metafore di tela e pennello. IL MAPP E LE BOTTEGHE D’ARTE Il Niguarda è un luogo tutelato dalle belle arti. Per poter vedere da vicino le tante bellezze artistiche che qui hanno la loro casa vengono organizzate su richiesta delle visite guidate. Per appuntamento e informazioni: MAPP www.mapp-arca.it lun-ven: 9.00/16.00 tel. 02 6444.5392/5326 [email protected] Il MAPP Museo d’Arte Paolo Pini è un museo d’arte contemporanea ideato nel 1993 con la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Niguarda. Le Botteghe d’Arte del MAPP sono laboratori di arteterapia in cui artisti professionisti, inseriti in un’équipe multiprofessionale, conducono stage lavorando “a quattro mani” con gli utenti che lo frequentano. Obiettivo delle Botteghe d’Arte è quello utilizzare la pratica dell’espressione artistica come strumento di cura da affiancarsi a quelli tradizionalmente usati in psichiatria. Un cedro speciale nel giardino del MAPP Il Cedar Forest è un’opera che è entrata a far parte della collezione permanente del MAPP, il Museo d’Arte Paolo Pini. L’installazione nasce da un’idea dell’artista milanese Chiara Dynys ed è un cedro del Libano realizzato in ceramica, dipinto da sapienti mani artigiane. L’opera all’interno del parco dell’Ex Ospedale Psichiatrico trova la sua più naturale collocazione, emblema della fragilità e della rinascita in un contesto naturale che si trova oggi a rischio. “Il Cedro del Libano- specificano dal MAPP- si sta estinguendo, ma noi vogliamo vederlo rivivere, in questa sua forma anomala, unica addirittura, un esemplare che è la sintesi di tutti gli esemplari a rischio, quasi fiabesco ma reale e concreto, fragile nella sua fisicità ma al contempo forte del messaggio che porta: vogliamo salvaguardare le cose di valore, le cose importanti”. Storia di Niguarda Più di 73 anni fa apriva a Milano “l’Ospedale Nuovo” I l 10 ottobre 1939, XVII dell’era fascista, i giornali annunciano l’inizio del funzionamento a Milano dell’Ospedale Nuovo. Una nuova “struttura sanitaria” cittadina per la difesa della salute dall’attacco delle noxae patogene vecchie (i germi, causa delle ancora letali malattie infettive) e nuove (l’aterosclerosi, causa delle emergenti patologie cardiovascolari, la degenerazione riproduttiva delle cellule, che è all’origine delle crescenti neoplasie, i dismetabolismi, fonte di malattie subdole ma lentamente invalidanti). La scelta d’avere contemporaneamente all’interno di Milano due grandi strutture ospedaliere, l’ospedale a padiglioni di via Francesco Sforza e l’Ospedale Nuovo, a nord della città tra Affori e Niguarda, era strategica per l’organizzazione sanitaria di una Milano che si stava trasformando in una grande città metropolitana. L’incremento demografico cittadino a partire dagli inizi del Novecento e, nel contempo, la diffusione delle prime autovetture a motore, avevano determinato un aumento del numero degli incidenti stradali, con la conseguente necessità di poter disporre di interventi sanitari d’urgenza, resi più rapidi grazie alla presenza di due ospedali, entrambi adeguatamente attrezzati, in due punti differenti della città. Al momento della sua inaugurazione l’ospedale contava un numero complessivo di 1512 posti letto così organizzati: 500 posti dedicati alla Medicina (4divisioni con 104 letti più 16 letti di seconda classe per ogni divisione e 20 letti di prima classe), 500 letti alla Chirurgia (3 divisioni di 104 letti più 16 letti di seconda classe per ogni divisione, una divisione ortopedica di 120 letti e 20 letti di prima classe), 112 letti di Ostetricia e Ginecologia (di cui 12 di isolamento), 80 letti alla divisione Oculistica e altrettanti a quella pediatrica, 90 letti di Chirurgia infantile, 60 di Isolamento, 40 di Deposito e per i casi di Tubercolosi urgenti, 20 di Guardia e Pronto soccorso e infine 30 posti letto per i “deliranti epilettici ed etilici”. La prima paziente del nuovo ospedale, che originariamente doveva assumere il nome di “Ospedale del Perdono”, è passata alla storia: fu la quarantaseienne Luigia De Cicchi, affetta da colecistite acuta, ricoverata presso la divisione medica, allora diretta da Italo Bettoni. Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, Niguarda dovette modificare la sua organizzazione interna. Durante il periodo bellico, infatti, d’inverno le divisioni chirurgiche furono spostate nei padiglioni di via Sforza dov’era possibile provvedere al riscaldamento con caldaie a carbone, mentre a Niguarda l’esercizio della centrale termica richiedeva l’impiego di nafta di cui vi era penuria. Il reparto di Pediatria venne temporaneamente trasferito presso la Villa Bosi-Meraviglia a Ossona, a sud di Milano, donata in lascito all’Ospedale Maggiore per creare un convalescenziario pediatrico. Il tragico bombardamento che colpì Milano nella notte del 13 agosto 1943 arrecò gravi danni al padiglione comprendente le divisioni di Ginecologia e Ostetricia e Oculistica, provocando la morte, sotto le macerie, di tre puerpere e di un’aiutante infermiera. Nonostante i danni provocati dalla guerra, l’ospedale continuò ininterrottamente, nel periodo bellico, a erogare le cure necessarie alla popolazione milanese stremata dalla fame e colpita dai bombardamenti notturni. Durante il periodo della Resistenza, numerosi furono gli episodi che videro per protagonisti le infermiere, laiche e religiose, e i medici operanti a Niguarda, con interventi eroici che salvarono la vita ai partigiani nascosti all’interno delle mura dell’ospedale. Testo a cura di Vittorio Alessandro Sironi, tratto dal libro “Niguarda un ospedale per l’uomo nel nuovo millennio” quindici Nuovo Niguarda Blocco Nord finito? Quasi! sono stati completati e contabilizzati circa l’80% dei lavori. Attualmente è in fase di completamento la main street e proseguono inoltre a pieno ritmo i lavori per la realizzazione degli impianti elettrici, idraulici, di condizionamento e termici. In questa fase finale dei lavori sono impegnati circa 350 lavoratori. Formazione Corso di Laurea in infermieristica Corsi e Convegni di maggio e giugno 28 maggio Stabilizzazione del neonato critico Il corso è rivolto al personale medico ed infermieristico che in ambito ospedaliero è coinvolto nell’assistenza del neonato. L’obiettivo del corso è acquisire le conoscenze e le competenze teoricopratiche per la corretta stabilizzazione del neonato critico nelle prime 48 ore di vita. Sede: Area Nord- Blocco Dea- Aula DEA 1 e DEA 2 31 maggio Quinto incontro di lavoro dello studio REACT Registro Eventi Avversi Cutanei La sindrome di Stevens-Johnson, la necrolisi tossica epidermica, la pustolosi esantematica acuta generalizzata, sono solo alcuni degli eventi rari che coinvolgono la cute come reazioni avverse gravi attribuibili a farmaci. Da alcuni anni Regione Lombardia tiene monitorato il fenomeno attraverso il REACT-Registro Eventi Avversi Cutanei. L’appuntamento aperto a medici, farmacisti e infermieri è l’occasione per fare il punto su quanto portato avanti nel progetto. Sede: Palazzo Lombardia Sala 5 - 1° Piano - Nucleo 4 (Piazza Città di Lombardia 1, Milano) Dal 3 al 7 giugno (IV edizione) Training on the job: formazione sul campo in ecografia 2013 L’ecocardiografia ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella diagnostica cardiologica ed è diventata uno strumento diagnostico indispensabile nella pratica clinica. Sempre maggiore è il numero di cardiologi, internisti ed anestesisti che si avvicinano alla metodica con lo scopo di acquisire le conoscenze necessarie alla corretta esecuzione ed interpretazione dell’esame ecocardiografico. Sede: Area Sud- Blocco Sud- Laboratorio di Ecocardiografia migliore autonomia Il corso si rivolge a terapisti occupazionali, fisioterapisti, assistenti sociali, fisiatri, infermieri e tecnici ortopedici e ha tra i suoi obiettivi quello di contribuire a diffondere la conoscenza delle soluzioni tecnologiche esistenti oggi per la mobilità e per la comunicazione in caso di grave disabilità. Il corso punta inoltre al miglioramento del Progetto Riabilitativo rivolto ai pazienti con maggiore difficoltà neuro-motoria. Sede: Area Nord-Unità Spinale Unipolare PER INFO www.ospedaleniguarda.it News I L a tradizionale cerimonia della “consegna della divise” ha dato inizio al tirocinio clinico per gli studenti del primo anno, che, accompagnati dalle infermiere tutor del corso di laurea, svolgeranno l’insegnamento clinico nelle degenze di Medicina generale e nella degenza di Chirurgia in Blocco sud, fino alla fine di luglio. In questi mesi svolgono il tirocinio anche i cento studenti di secondo e terzo anno e già si pensa al prossimo anno accademico: se ritieni di voler far parte anche tu degli infermieri di domani tieni sott’occhio il sito: laureainfermieristica.ospedaleniguarda.it. CRAL Per le tue vacanze C.R.A. Affori: una squadra speciale l C.R.A. Affori ha iniziato il “suo” campionato di calcio; la squadra, formata da utenti e operatori del Dipartimento di Salute Mentale, esiste da 9 anni e nel tempo è riuscita a proseguire nonostante momenti di difficoltà (cambiando anche il nome della squadra: prima Dinamo, attualmente C.R.A. Affori). Questa attività ha sempre utilizzato lo sport e il gioco di squadra come finalità riabilitativa e risocializzante, in più sul rettangolo di gioco non sono mancate le soddisfazioni: la squadra, infatti, è giunta seconda al Torneo San Paolo Cup ed ha vinto il Torneo Sportivamente, aggiudicandosi anche il premio per il miglior giocatore e per il miglior realizzatore. A seguire con passione la squadra ci sono gli operatori Marinella Milani, Giovanni Catalano e Maurizio Ori. Forza ragazzi! Gli infermieri di domani 12 giugno Ausili e soluzioni tecnologiche per la L’estate si avvicina ed è tempo di scegliere la meta per le vacanze. Sul sito del C.R.A.L. di Niguarda si possono trovare gli alberghi e gli hotel convenzionati. E se hai bisogno di una mano per la tua scelta o per un tour organizzato, presso la sede del CRAL, ti aspetta l’incaricato dell’Agenzia di Viaggio “Isola Bianca”, tutti i martedì dalle 12.30 alle 14.30. C.R.A.L. - Area Centro-Padiglione 10 - tel. 02.6444.3236 da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00 www.cralniguarda.it Vuoi ricevere il Giornale di Niguarda? B asta mandarci una mail e specificare il tuo nome, cognome e l’indirizzo a cui recapitare il giornale. Sarai inserito nella lista degli abbonati e riceverai gratuitamente a casa il nostro periodico. [email protected] News dall’Ospedale C hi passa in prossimità del cantiere vede ormai il Blocco Nord nella sua imponenza; all’esterno è (quasi) tutto ultimato, dalle opere murarie ai rivestimenti, i ponteggi sono stati tolti, due delle cinque gru sono state smontate…tanto che molti dicono: “Ma il Blocco Nord è già finito?”. La risposta è “quasi”; infatti, ad oggi