Luglio - Agosto 2012 ospedaleniguarda.it Poste Italiane Spa Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA La carica dei “nuovi mille” iale r Edito Il Centro per le malattie neuromuscolari si amplia E’ il tempo della Persona E’ un momento difficile per il nostro Paese: - il terremoto che ha colpito varie regioni distruggendo case, aziende, provocando morti, in una situazione che lentamente si sta assestando; - la crisi economica di cui sembra non vedersi ancora la fine, con disoccupazione e sacrifici in arrivo; - la situazione politica non semplice, con una sfiducia della gente nei riguardi delle istituzioni e soprattutto dei partiti e di chi li rappresenta. In una situazione in cui le risorse appaiono insufficienti a rispondere ad un bisogno che cresce, ci è chiesto di cambiare. Ma tale cambiamento dove può trovare una base solida per avvenire? A chi affidarci, come non scoraggiarci, non lamentarci, come ripartire, da dove ripartire? Si deve ripartire dalla singola persona, cosciente del proprio limite e nello stesso tempo appassionata alla propria vita, guardando anche alla tradizione a cui apparteniamo. Nella storia del nostro paese ci sono stati anche momenti più gravi, pensiamo al dopoguerra agli anni ‘40-‘50 del secolo scorso, agli anni ’80 del terrorismo e crisi economica, senza andare ai tempi delle carestie, della peste manzoniana, delle invasioni barbariche e a tanti altri periodi difficili che Voi meglio di me potreste elencare. In tutte queste situazioni ci sono state delle persone, delle comunità di persone, un popolo che ha ripreso l’iniziativa, è stato capace di sacrifici, di passione, lavoro, creatività ed ha ricostruito senza farsi determinare da ciò che mancava, ma partendo da ciò che c’era e valorizzando al massimo ciò che gli veniva dato, non pretendendo ma lavorando con ciò che aveva: prima di tutto la propria persona, col desiderio di bene, di bello, di vero, l’amicizia e l’unità con altri uomini, poi tutto quello che aveva e trovava cercando. CONTINUA A PAGINA due Ricerca C i sono 1.000 nuovi metri quadrati in più per il Centro Clinico NEMO e sono dedicati a nuove stanze di degenza per i pazienti pediatrici, ambulatori e palestra. Il Centro polifunzionale, gestito da Fondazione Serena ONLUS, è giunto ormai al quinto anno di vita e ha pienamente vinto la sua scommessa di essere un aiuto concreto, efficace ed economico per le persone affette da malattie neuromuscolari (sclerosi laterale amiotrofica, distrofie muscolari, atrofia muscolare spinale e altre) e per le loro famiglie. Presenti al taglio del nastro Alberto Fontana, Presidente di Fondazione Serena ONLUS, Roberto Formigoni, Presidente di Regione Lombardia, Luca Cordero di Ricerca - Tumore del colon Alzheimer: una risonanza Trovata una spia precoce per capire se la cura funziona del rischio di ricaduta Da uno studio che vede in prima fila anche il Niguarda, una speranza in più contro il “morbo della memoria” Q uando un paziente comincia la terapia per la Malattia di Alzheimer è impossibile sapere se e in che modo risponderà ai farmaci. Sembrerebbe non essere più così. Infatti, secondo una ricerca svolta presso il Centro di Neuropsicologia Cognitiva del Niguarda, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, una risonanza magnetica strutturale, eseguita dopo 9 mesi di trattamento farmacologico, può contribuire a distinguere i pazienti che rispondono alla terapia da quelli che non ne traggono beneficio. CONTINUA A PAGINA quindici Montezemolo, Presidente di Fondazione Telethon, Pasquale Cannatelli, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Niguarda, e Mario Melazzini, Direttore Scientifico del Centro Clinico NEMO. “Si tratta – ha spiegato Formigoni - di una struttura unica nel suo genere in Italia e che in brevissimo tempo ha saputo porsi come punto di riferimento in assoluto per le malattie genetiche correlate. Nel 2013, terminata la fase di sperimentazione gestionale cominciata nel 2007, il centro NEMO, con i suoi posti letto e le attività relative, entrerà a far parte a tutti gli effetti dei Sistema Sanitario Regionale”. CONTINUA A PAGINA due Eventi I 10 anni dell’Unità Spinale I risultati di uno studio Candiolo Niguarda pubblicati su Nature I farmaci intelligenti contro il cancro, quelli che colpiscono bersagli molecolari mirati, sono un’arma potente, ma in genere funzionano solo per qualche tempo. Ora Alberto Bardelli, biologo dell’Istituto per la Ricerca sul Cancro di Candiolo e Professore dell’Università di Torino, insieme a Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia Falck del Niguarda... CONTINUA A PAGINA due L e 10 candeline dell’Unità Spinale si sono spente in una giornata celebrativa, sospesa a metà tra passato e futuro. Si sono, infatti, ricordate le tappe più significative della storia del Centro, ma si è anche guardato avanti per capire quali sono le speranze che arrivano dalla ricerca contro le lesioni spinali. “È importante il contributo della ricerca e non solo per l’ambito acuto sottolinea Tiziana Redaelli, Direttore dell’Unità Spinale - ma occorre investire anche nella tecnologia per garantire ai pazienti che possono recuperare una buona qualità di vita”. CONTINUA A PAGINA due Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 7 - Numero 3 due La carica dei “nuovi mille” SEGUE DALLA PRIMA La struttura conta un’utenza di circa 1.200 persone all’anno. In tutto il Centro ha offerto più di 6.000 prestazioni in quattro anni di effettiva attività, con una domanda in forte crescita costituita per ben il 30 percento da pazienti extra-regione. Per questo NEMO lavora in stretta collaborazione con l’Ospedale Niguarda che, come ha spiegato il suo Direttore Generale, Pasquale Cannatelli, ha dato spazio al Centro “per l’evidenza della qualità dell’attività svolta in questi anni da NEMO e per il significativo numero di pazienti che al Centro si riferiscono. Nato dalla sinergia tra pubblico e privato, NEMO può contare sull’integrazione e il sostegno con i professionisti del Niguarda. In questi anni è migliorata la sinergia tra l’equipe del Centro e i diversi dipartimenti dell’azienda ospedaliera”. Orgogliosi e soddisfatti dell’ampliamento lo sono anche Alberto Fontana, Presidente di Fondazione Serena ONLUS e Mario Melazzini, Direttore Scientifico del NEMO. “Le nuove aree- ha detto Fontana- sono un modo per migliorare la qualità dell’accoglienza e l’operatività dello staff nella cura delle malattie neuromuscolari”. Per Melazzini: “Di questi spazi nuovi c’era davvero bisogno, in particolare per i nostri piccoli pazienti. L’ampliamento vuole migliorare la qualità della vita delle persone malate e delle loro famiglie, così da rappresentare sempre più concretamente la speranza di una vita serena lungo il faticoso percorso della malattia”. Il Presidente di Telethon Luca Cordero di Montezemolo ha dichiarato che “il pubblico e il privato assieme, con il principio di sussidiarietà, possono fare delle belle cose insieme e soprattutto dare risposte alle speranze di tanti malati”. Il Centro e i suoi obiettivi Tra i nuovi spazi inaugurati ci sono le camere per i pazienti pediatrici. Una di queste completamente brandizzata Ferrari Il Centro Clinico NEMO promuovere terapie cliniche e riabilitative per migliorare la qualità della vita delle persone affette da malattie neuromuscolari, con interventi che mirano a limitare i danni causati dalla progressiva immobilità (retrazioni, difficoltà respiratoria, scoliosi). Un grosso sforzo è fatto anche in termine di prevenzione: grazie alla consulenza genetica e alla conseguente identificazione dei portatori sani della malattia per informarli dei rischi. La conferenza stampa di presentazione. Da sinistra: P. Cannatelli, M. Melazzini, R. Formigoni, L.C. di Montezemolo, A. Fontana e F. Bomprezzi www.centrocliniconemo.it I 10 anni dell’Unità Spinale SEGUE DALLA PRIMA Al Niguarda si rivolgono una media di 140/145 persone all’anno provenienti da tutta Italia, di cui più del 50% vengono ricoverate per lesioni spinali acute (paraplegie e tetraplegie). Poi c’è l’area dell’ambulatorio, che si occupa dei pazienti già dimessi, che tornano per i controlli o per proseguire i trattamenti. L’ospedale ha anche un centro specializzato nella cura della spina bifida, una malformazione congenita della colonna vertebrale e del midollo spinale. Qui sono seguiti circa 350 giovani dagli 0 ai 18 anni, provenienti da tutta Italia. L’Unità dell’Ospedale è nata nel giugno del 2002 su iniziativa di persone con para tetraplegia e alcuni operatori sanitari, riuniti nell’associazione che oggi è diventata Aus Niguarda Onlus. E da allora la storia dell’Unità Spinale è una storia fatta di tanto impegno e nuove sfide. Come quella che nel 2011 ha portato all’acquisto del Lokomat, il “robot”, presente solo nei centri internazionali più avanzati per la riabilitazione, che consente di aumentare notevolmente le potenzialità del movimento nel recupero della deambulazione. Un traguardo importante raggiunto grazie alla generosità dei tanti donatori e all’impegno in prima persona di Luca Barisonzi, il Caporal Maggiore degli Alpini rimasto gravemente ferito in Afghanistan in un attentato nel gennaio 2011 e riabilitato per diversi mesi presso l’Unità Spinale di Niguarda. Ricerca - Tumore del colon PROGETTI PER IL FUTURO… “Spazio Vita” è un ambizioso progetto che prevede la realizzazione di una nuova struttura, un Centro polifunzionale collegato all’Unità Spinale di Niguarda: 500 metri quadri in cui troveranno spazio tutte le attività socio integrative del percorso di riabilitazione per i pazienti dell’Unità Spinale. Il progetto è promosso da AUS Niguarda Onlus e ASBIN, Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda, le due associazioni attive presso l’Unità Spinale Unipolare del nostro Ospedale. Per informazioni www.ausniguarda.it www.asbin.it Editoriale SEGUE DALLA PRIMA Pensiamo ad alcuni di questi soggetti con identità religiosa (i monaci ai tempi dei barbari) e con passione umana e sociale (associazioni, cooperative, imprenditori, in tempi più recenti nel secolo scorso), pensiamo a come sono nati gli ospedali, le casse rurali, i centri d’accoglienza, ecc... In questo ultimo mese nel nostro Ospedale ci sono stati due eventi che mi hanno colpito positivamente e che sono due esempi di questo costruire, anche nella difficoltà, cose che servono a rispondere al bisogno di persone con gravi patologie e grandi bisogni: l’ampliamento del Centro Nemo, la ricorrenza dei 10 anni dell’Unità Spinale. Sono solo due esempi, dei tanti presenti nel nostro Ospedale, di gente che s’è data da fare per recuperare spazi, risorse economiche, collaborazioni, non solo per conservare ciò che c’era ma per sviluppare anche in un momento di crisi quello che serve (ne parliamo nel giornale). A tutti noi è chiesto di fare al meglio, prima di tutto nell’utilizzo di ciò che abbiamo, non solo per non sprecarlo ma anche per renderlo ancora più risorsa, in secondo luogo ingegnandoci (perché siamo stati dotati di testa, cuore, oltre che di braccia) per trovare ciò che ci serve per lavorare al meglio, col meglio e magari nel meglio anche come bellezza del luogo in cui curiamo. Non aspettando che tutto ci venga dato per diritto ma muovendoci per procurarcelo, andando a cercare le modalità per recuperare risorse per personale, tecnologie, ricerche. E’ nella tradizione del Niguarda, “è il tempo della Persona”: questo Ospedale non è diventato luogo a cui le persone vengono per le sue mura, per le sue tecnologie ma per gli Uomini (in senso lato maschi e femmine), per l’equipe di professionisti che vi hanno lavorato e vi lavorano costruendo luoghi di cura qualificati che rispondono al bisogno della persona. Pensiamo ai De Gasperis, Donatelli, Rovelli, Belli, Donati, Minetti, Redaelli, Bozza Marrubini, Beduschi, ecc. e a coloro che continuano questa tradizione, pensiamo ad alcuni centri che primi in Italia sono partiti al Niguarda grazie a persone impegnate a prendersi cura al meglio del bisogno del malato che incontravano e incontrano. Come dicevo all’inizio è il nostro tempo, di tutti noi, per riprendere la strada lunga, faticosa ma anche affascinante (come quando si arriva in cima alla montagna) per vivere la circostanza che c’è data, per non fermarci ma per maturare e costruire per noi e per gli altri. Buon lavoro e un meritato riposo, per le ferie estive, per riprendere con lena il cammino. Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda SEGUE DALLA PRIMA ...a Sandra Misale dell’Istituto di Candiolo e ad altri ricercatori del Memorial Sloan Kettering di New York, hanno scoperto che nei pazienti con tumore del colon la resistenza ai farmaci può essere individuata mesi prima che si manifesti clinicamente, ed è causata dalla mutazione del gene KRAS. “Oggi, grazie a questa scoperta- ha spiegato Siena ai microfoni del TG3-, siamo in grado di determinare il meccanismo di progressione del carcinoma colon-rettale: con un prelievo del sangue così come con una biopsia siamo in grado di indirizzare contro questi nuovi meccanismi di progressione, nuovi farmaci”. La scoperta ha meritato la pubblicazione su Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche. Il gruppo è riuscito a identificare nei frammenti di DNA rilasciato dal tumore nel sangue del paziente, una spia genetica (il gene KRAS mutato) che si “accende” con mesi di anticipo rispetto a quando l’esame radiografico indica che il tumore ricomincia a crescere. Ma la scoperta non si limita a scoprire in anticipo la causa della ricaduta. Le terapie biologiche più usate in questo tipo di cancro del colon sono anticorpi monoclonali, noti coi nomi di “cetuximab” e “panitumumab”. I risultati pubblicati su Nature suggeriscono che qualora le cellule tumorali diano segni di resistenza, sarà possibile affiancare ai primi due farmaci un terzo, che blocca un enzima chiamato MEK e che rallenta, o talvolta blocca completamente, le cellule resistenti. Il risultato di questo progetto, finanziato dal “5 per mille” dell’AIRC- con il programma di ricerca “Terapie Mirate sul Cancro Metastatico”- è solo uno di molti altri che stanno emergendo per trovare soluzioni efficaci alla resistenza ai farmaci, uno dei problemi maggiori delle attuali terapie oncologiche. tre Eventi Piano Speciale per il Family Day È stata una grande festa, quella che ha visto radunarsi a Bresso i milioni di visitatori e pellegrini in occasione della visita di Sua Santità Papa Benedetto XVI per il Family Day. Un grande evento che per la sua realizzazione ha richiesto un consistente sforzo organizzativo. A questo impegno “dietro le quinte” ha partecipato anche il Niguarda, che per tutta la durata del Family Day ha aderito al Piano Speciale attivandosi come Ospedale pronto a rispondere e a gestire possibili emergenze sanitarie legate all’evento. L’Unità di Crisi, attiva a Niguarda durante il Family Day. Da sinistra G. Bollini,Direttore DITRA, C. Cozzi dell’Unità Regionale Grandi Emergenze, G. Genduso, Direttore Sanitario, M. Trivelli, Direttore Amministrativo, G. Elli, Direttore DMPO, R. Zaza, DITRA Ringraziamenti per la gestione - Piano Speciale in occasione della VII Giornata Mondiale delle Famiglie Un grazie da parte della Direzione Generale Sanità e della Direzione Aziendale a tutti coloro che hanno contribuito, oltre al normale impegno quotidiano, alla preparazione ed attuazione del Piano Speciale che ha predisposto il nostro Ospedale in risposta alle possibili esigenze dei pellegrini e delle autorità che hanno festosamente invaso Milano. Si è trattato di una utile esperienza di gestione di grandi emergenze sanitarie, in piena costante collaborazione con la Direzione Generale Sanità, con AREU (in particolare con la Centrale Operativa di Milano) e con la Prefettura, ma anche fonte di utili suggerimenti per la gestione quotidiana che metteremo a frutto nelle prossime settimane. Un particolare riconoscimento quindi ai componenti dell’Unità di Crisi e ai medici, infermieri ed altri professionisti sanitari, tecnici ed operatori che hanno svolto turni di presenza attiva e di reperibilità supplementari e a quanti altri si sono resi disponibili ad una presenza in servizio su chiamata. Grazie al lavoro di tutti ci è stato attestato un alto livello di professionalità e di collaborazione nel piano generale predisposto dalle autorità competenti per l’evento. Ancora una volta la grande famiglia di Niguarda si è fatta trovare pronta. La Direzione Generale Niguardino Ospedali all’altezza dei bambini: Niguarda ha il “bollino” Certificazione ABIO e SIP per la pediatria del nostro Ospedale e il Sant’Orsola L a domanda è semplice ma significativa: “In un’epoca in cui siamo così attenti ad esempio alla “tracciabilità degli alimenti” vogliamo davvero affidare i nostri figli a un ospedale di cui non sappiamo nulla?”. A porla è il giornalista Beppe Severgnini, testimonial di ABIO e moderatore dell’incontro che è servito a presentare il percorso di valutazione e certificazione delle pediatrie italiane. Il progetto sviluppato da Fondazione ABIO Italia Onlus, in collaborazione con SIP (Società Italiana di Pediatria), è la naturale risposta alla domanda ed è uno strumento che da un lato consente alle strutture ospedaliere di valutare la qualità del servizio offerto, dall’altro permette ai genitori di conoscere quali sono gli ospedali “all’altezza dei bambini”. I primi due ospedali italiani a ricevere lo “speciale bollino” per le loro pediatrie, sono il Niguarda di Milano e il Sant’Orsola di Bologna e il loro percorso di certificazione è passato attraverso un manuale sviluppato ad hoc per la valutazione, che trae le sue origini da un’altra importante iniziativa “targata L’intervento del Direttore Sanitario, G. Genduso, alla conferenza di presentazione ABIO e SIP”: la Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. “I dieci principi contenuti nella Carta dei Diritti sono stati raggruppati in 4 aree: accoglienza e supporto; informazione ed educazione dei bambini, degli adolescenti, dei familiari e informazioni; continuità delle cure e integrazione; specificità In prima fila accanto a “Billy” Costacurta (testimonial ABIO), delle cure- ha spiegato da sinistra: L. Biondi, Pediatra del Niguarda, G. Vesco, Filippo Azzali, Consulente Coordinatrice Infermieristica e G. Bollini, Direttore DITRA Joint Commission Italia (la Genduso: “Aver scelto il percorso con l’aiuto commissione di valutazione che ha preso parte al progetto)-. Questi sono della società scientifica di pediatria e di una stati i nuclei fondanti del Manuale che ciascun grande realtà di volontariato ci ha permesso di ospedale in lizza per la certificazione ha confrontarci su tutti gli aspetti che riguardano dovuto leggere criticamente per identificare la nostra capacità di accogliere e curare i le possibili aree di miglioramento”. Quindi bambini. Rilevare le nostre debolezze ci aiuterà spazio alla valutazione sul campo rappresentata a lavorare in modo mirato per essere sempre dalla visita presso l’ospedale dei valutatori più aderenti ai principi della Carta dei Diritti”. appositamente formati. “Il cuore del percorso- Positivo anche il parere di chi ha partecipato ha specificato Azzali- si è incentrato nella visita a questa certificazione in prima persona. presso il reparto di pediatria e nell’intervista al “È stato un percorso impegnativo- ci ha spiegato Gabriella Vesco, Coordinatrice personale presente”. Tra gli ospedali che si sono messi in gioco Infermieristica della Pediatria di Niguardae hanno aperto le porte della pediatria alle ma molto importante che ci ha consentito di commissioni valutatrici, c’è anche il nostro (il migliorare molto, soprattutto per alcuni aspetti primo ospedale certificato in Italia “All’altezza organizzativi del percorso clinico-assistenziale dei bambini”). Giuseppe Genduso, Direttore del bambino con i suoi genitori. Inoltre è stata Sanitario del Niguarda, ha precisato che “questi l’occasione per rinsaldare ancora di più la percorsi obbligano lo staff a lavorare insieme collaborazione con i volontari ABIO; una e a dare il meglio di sé dopo essersi messi in collaborazione che nel corso degli anni ha discussione. Si tratta di responsabilità nel senso permesso alla Pediatria del nostro Ospedale etimologico del termine ovvero di risposte. di diventare a misura di bambino anche Cioè tutti gli attori del reparto si mettono in nell’ambiente e negli arredi. E la prova che moto per rispondere al bisogno”. Ha ricordato in questo contesto i piccoli pazienti si trovino Per i pazienti Per tutti, tranne… D Il Bollino Il sistema di certificazione prevede la verifica da parte dei valutatori ABIO / SIP di una serie di standard ed elementi misurabili contenuti all’interno del Manuale per la certificazione della “Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale”, redatto in collaborazione con Progea sulla base di quanto stabilito dalla Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. www.abio.org Eventi - Dal 25 al 29 settembre Pronto Soccorso: nuove disposizioni sul ticket al primo giugno tutti gli accessi classificati al triage con codice bianco o verde sono classificati come “codice bianco alla dimissione” e pertanto sono assoggettati al pagamento della quota fissa di accesso di 25 euro. a loro agio è sotto i nostri occhi tutti i giorni: spesso i loro fratelli o i coetanei che vengono per una visita, vogliono fermarsi per giocare nella nostra pediatria”. È un grande risultato per i più piccoli, che è stato possibile raggiungere grazie al lavoro quotidiano di medici e infermieri della Pediatria, diretta da Costantino De Giacomo, insieme alla Direzione Infermieristica Tecnica Riabilitativa Aziendale, diretta da Giovanna Bollini. - chi viene ricoverato - chi resta in osservazione per più di sei ore (tempo tra prima visita e dimissione) - chi ha subito una frattura o una lussazione o una distorsione (con necessità di apparecchio gessato) - chi ha una ferita che ha richiesto una sutura o applicazione di colla biologica - chi ha subito ustioni di primo grado superiori al 18% della superficie corporea o ustioni di II o III grado - chi ha subito una intossicazione grave - chi necessita di asportazione di un corpo estraneo ingerito, inalato o ritenuto - chi ha una condizione di rischio legata alla gravidanza - i pazienti inviati al pronto soccorso dal medico di famiglia con una esplicita richiesta di ricovero ospedaliero. Sono inoltre assoggettati al pagamento del ticket tutti i pazienti che autonomamente lasciano il Pronto Soccorso prima della chiusura del verbale. L Santiago in rosa: si riparte e protagoniste saranno ancora loro: dieci donne che a piedi o in bici, correranno per aiutare altre donne. È stata presentata nei giorni scorsi la seconda edizione di “Santiago in rosa”, la manifestazione promossa dall’Associazione Cancro Primo Aiuto in programma dal 25 al 29 settembre. A prendere parte all’impresa saranno ancora una volta dieci atlete, che percorreranno i quasi 600 km che separano Finisterre (Santiago) dal santuario di Fatima. L’obiettivo è lo stesso dell’anno scorso: raccogliere fondi per il Niguarda e l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo per la ricerca e la cura del carcinoma all’endometrio e del carcinoma ovarico. www.santiagoinrosa.com La lista della spesa fatela da noi. Sono più di 500 le aziende che hanno scelto Eurocompany come ufficio acquisti. Eurocompany è un gruppo d’acquisto di nuova generazione. Sa dove trovare la migliore qualità, ha la forza e l’esperienza per ottenere i prezzi migliori, conosce il mercato come pochi altri. Fornisce il meglio, personalizzato sulle esigenze del singolo: prodotti per l’ufficio, grafica e stampa, progettazione e soluzioni per l’arredamento, regalistica aziendale, realizzazione di eventi e congressi. Con Eurocompany l’azienda può concentrarsi al meglio sul proprio core business: a tutto il resto pensiamo noi. Eurocompany. L’ufficio acquisti, per gli acquisti dell’ufficio. Eurocompany srl via canova 19 - 20145 milano [email protected] www.eurocompany.mi.it cinque Salute mentale Crisi e suicidi Il legame c’è, ma se ne può uscire Intervista Qualche domanda allo psichiatra C’è chi dice che i suicidi sono stati di più negli anni passati quando la crisi non c’era, c’è invece chi sostiene che quella dei nostri giorni è un’emergenza. Al di là della “guerra” di cifre il periodo attuale è un periodo difficile, come ci può condizionare dal punto di vista della salute mentale? Quello che è importante tenere in considerazione nell’analisi sono i risultati, i numeri incontrovertibili degli studi. In particolare quello che viene fuori dalle ricerche è che nei periodi di recessione economica, in tutti quelli relativi alla storia contemporanea, il tasso dei suicidi aumenta, così come aumenta la prevalenza della depressione e dei disturbi legati all’abuso di alcol. In che modo? Secondo alcune ricerche anglosassoni all’aumento del tasso di disoccupazione di un punto percentuale corrisponde un aumento di un punto di percentuale del tasso di suicidi, quindi una correlazione molto forte. Anche se in maniera meno evidente, si è visto che nelle fasi di recessione aumentano gli omicidi, così come la prevalenza di depressione e dei disturbi alcol correlati. I l periodo storico che stiamo vivendo non è facile. Lo sappiamo tutti: c’è la crisi. I giornali ce ne parlano, la tv ce lo ricorda, internet gli fa da eco. In particolare c’è una questione su cui negli ultimi tempi il circus dei media ritorna frequentemente: quella legata a numeri dei suicidi, dovuti o non dovuti alla recessione economica? Ne abbiamo parlato con Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2. E dal ’29 ai giorni nostri non sono mancate le riprove … C’è un esempio abbastanza recente: nel 1997 nei Paesi asiatici ci fu una battuta di arresto per le loro economie. La fervente Tiger economy, che all’inizio degli anni novanta aveva portato alla realizzazione di banche su banche, espansione del commercio e una notevole crescita finanziaria, subì un’acuta recessione e proprio in quell’anno ci fu un aumento dei suicidi considerevole. In Giappone, addirittura, ci fu un incremento del 40%. Quali misure si possono adottare per arginare il fenomeno? Un aspetto interessante è che paradossalmente, quando ci troviamo di fronte a forte recessioni, come quella europea dei nostri giorni, i Paesi cercano di ridurre la spesa pubblica e tagliano prevalentemente nei servizi sociali, nella sanità. Ci sono degli esempi che dicono che questa strategia, se troppo esasperata, è altamente controproducente, perché viene a mancare la rete di supporto. A quali esempi si riferisce? Uno su tutti: la Spagna che a metà degli anni settanta, inizio ottanta, ebbe una forte recessione con un aumento della disoccupazione maschile giovanile elevatissimo. Il Paese reagì con operazioni di razionalizzazione dei costi. Furono, così, tagliati i servizi sanitari, soprattutto quelli territoriali come ad esempio i consultori e i servizi di salute mentale, insomma la medicina sociale diffusa sul territorio fu fortemente ridimensionata. Si ebbe un incremento molto alto dei tassi dei suicidi e della prevalenza di depressione e disturbi alcol correlati, ai quali la rete dei supporti, così indebolita, non poté far fronte in maniera adeguata, per cui il fenomeno perdurò per alcuni anni. Su cos’altro deve puntare il Paese per attenuare l’effetto della recessione sulla salute mentale? Al di là dei provvedimenti economici ci vuole anche un’importante promozione di cosa si sta facendo per uscire dalla crisi, in modo da dare un messaggio di speranza alla popolazione: c’è la crisi ma ci stiamo muovendo in questo modo per la crescita e per la ripresa. E’ importante sentirselo dire perché in questa fase se non hai speranza, puoi pensare che non se ne esce ed lì che può maturare il pensiero più estremo. Gli studi dicono che un altro punto importante è sviluppare strategie politiche per il supporto della famiglia, fatte di interventi legati all’educazione dei figli, di sgravi fiscali e incentivi per permettere alle famiglie di pensare che i loro figli avranno un futuro garantito. Professioni sanitarie Ecocardiografie al letto del malato Come negli USA lo specialista delle “eco” al cuore G li Americani lo chiamano “sonographer”, in Italiano è il “tecnico di ecocardiografia”: tre parole ancora poco usate tra le corsie dei nostri ospedali perché si tratta di una figura professionale ancora non molto diffusa nel nostro Paese e in Europa in generale. A Niguarda il tecnico di ecocardiografia c’è e l’abbiamo imparato a conoscere da circa 2 anni. Ma chi è? E di cosa si occupa? “Si tratta di uno specialista dell’ecocardiografia che grazie ad uno strumento portatile va ad eseguire questo tipo di esame direttamente al letto del malatospiega Giovanna Bollini, Direttore DITRA ECOCARDIO: COME FUNZIONA (Direzione Infermieristica Tecnica Riabilitativa Aziendale)-. Una competenza che nello scenario sanitario italiano, tradizionalmente, è di esclusiva competenza del cardiologo, a cui comunque rimane il compito di refertare l’esito, una volta visionate le immagini, e intraprendere la giusta direzione terapeutica”. Il paziente tipico per cui viene richiesto l’intervento di questo tecnico è un malato non affetto da cardiopatie complesse, ma per cui c’è la necessità di effettuare un ecocardiogramma di base, perché si sospettano possibili patologie cardiovascolari. “Uno scompenso cardiaco di nuovo riscontro o riacutizzato, il sospetto di una - Con l’ecocardiografia gli ultrasuoni sono utilizzati per visualizzare l’anatomia del cuore, il flusso del sangue attraverso le valvole e derivare quindi misure di struttura e funzione. - Durante l’esame di routine, transtoracico, la sonda viene appoggiata al torace del paziente e gli ultrasuoni vengono diretti all’interno del corpo, senza che il paziente possa avvertirli. - Gli ultrasuoni arrivano al cuore e ritornano alla sonda generando echi che sono utilizzati per visualizzare il comportamento reale del cuore del paziente. pagina stampa area medica feb12 def.pdf 1 21/02/2012 9.54.00 possibile problematica ischemica, la necessità di definire l’anatomia e la funzione di atri e ventricoli, sono solo alcuni degli esempi per cui viene richiesto l’intervento del tecnico di ecocardiografia- ci dice Cristina Giannattasio, Direttore della Cardiologia 4- Diagnostica e Riabilitativa-. L’esame, registrato sull’eco portatile, viene poi analizzato e refertato da un cardiologo, esperto di ecocardiografia, e reso quindi disponibile per il clinico”. I reparti che “visita” più di frequente sono le Medicine, ma anche l’Ematologia e l’Oncologia e in questi primi due anni d’impiego a Niguarda, la media degli esami è di 8-10 ecocardiografie eseguite ogni giorno. “Avere una figura dedicata- continua Bollini- che raggiunge il malato al suo letto senza richiedere spostamenti, è un vantaggio significativo che permette di accorciare i tempi di esecuzione e di attesa per questo esame, abbattendo, inoltre, i disagi per il paziente. Per questo dallo scorso primo giugno i sonografisti del Niguarda sono diventati 2”. Un inserimento che come per il precedente potrà contare sulla collaborazione con il Centro di Ecocardiografia Clinica, guidato da Antonella Moreo; un punto di riferimento importante che già da diversi anni promuove corsi di formazione (di base e avanzati) sull’utilizzo dell’ecocardiografia. COME SI DIVENTA... Per diventare tecnico di ecocardiografia occorre frequentare un master universitario post-laurea aperto ai tecnici perfusionisti, ai tecnici di radiologia, agli infermieri ed ai laureati in ingegneria biomedica e biotecnologie. A Milano l’università Bicocca (www.medicina.unimib.it) ha istituito un master di primo livello (Tecniche di ecografia cardiovascolare) per cui Niguarda è sede di tirocinio professionalizzante. NUMERO GRATUITO www.amplifon.it 800 91 08 08 sei Per gli sportivi e non solo HIV Gomito del tennista: ecco come Trapianto di fegato su un paziente “vincere la partita” sieropositivo Esercizi, riposo e terapie. Anche la chirurgia per i casi più difficili I l suo vero nome è epicondilite, ma per tutti è il gomito del tennista, un’infiammazione molto dolorosa che chi l’ha provata difficilmente può dimenticare. Per fortuna le terapie non mancano: esercizi, tutori, onde d’urto, farmaci e nei casi più estremi la chirurgia, tutto per ritornare a muovere il braccio con naturalezza. Non solo tennisti Nonostante il nome ad esserne vittima non sono solo gli amanti della racchetta. L’epicondilite, infatti, può colpire chiunque solleciti ripetutamente i tendini e muscoli che si inseriscono all’altezza del gomito e che consentono i movimenti del polso in estensione. “Questo tipo di infiammazionespiega il chirurgo della mano Umberto Valentinotti- può colpire anche chi fa un lavoro manuale e sposta ripetutamente pesi facendo leva sull’avambraccio e il polso. Tra gli sportivi interessa i tennisti, ma anche i ciclisti che corrono in mountain bike, il cui braccio è spesso esposto a sollecitazioni meccaniche per controbilanciare il manubrio sulla strada sconnessa”. Inizia così I tendini servono per estendere il polso e le dita, quindi se sono danneggiati si inizia ad avvertire il dolore durante i movimenti. Il dolore si estende poi al braccio e in alcuni casi anche alla mano. Molto spesso si cerca di far fronte alla cosa utilizzando delle fasce elastiche (dei tutori) che attenuano il fastidio durante lo sforzo fisico. Ma quando questo non basta è necessario rivolgersi allo specialista: un ortopedico o un chirurgo della mano (a Niguarda la Chirurgia della Mano e Microchirurgia è una sezione dell’Ortopedia e Traumatologia, diretta da Dario Capitani). Stretching, onde mesoterapia d’urto e L’epicondilite, dopo la fase acuta, tende a cronicizzarsi pertanto il paziente va incontro ad un circolo vizioso fatto di “dolorescarso movimento-retrazione fibrosadolore quando estende”… con una fibrosi finale, ossia una reazione cicatriziale. “Si tratta di un’infiammazione- continua Valentinotti- per cui il tendine e i muscoli perdono la loro elasticità, ed è questa condizione che provoca il dolore. Perciò la prima cosa da fare è molto stretching, per ri-elasticizzare il muscolo, accompagnato da riposo e ghiaccio”. Il tendine e il muscolo interessati da epicondilite sono poco vascolarizzati per cui le terapie cercano di promuovere questo processo. Per farlo si utilizzano le onde d’urto o la laser-terapia. Poi c’è la mesoterapia. “Sono delle infiltrazioni sottocutanee- spiega il chirurgo-, che si eseguono con tanti aghi corti, utili per iniettare a livello superficiale, del derma, farmaci tradizionali, anti-infiammatori, o anche della medicina omeopatica. A seconda del caso si possono prescrivere delle classiche infiltrazioni in profondità a base di cortisonici”. La chirurgia L’intervento si riserva per le forme più severe che non hanno beneficiato delle terapie, che vanno condotte per almeno 6 mesi-1 anno, e viene praticato in anestesia loco-regionale ascellare, ed in regime di day hospital. “Vi possono essere varie procedure chirurgiche - spiega Valentinotti-, sia aperte sia artroscopiche, che vanno decise a seconda del caso. L’obiettivo è quello di liberare e tagliare la fascia superficiale e profonda muscolare, in modo da attenuare la tensione fibrotica; inoltre con delle micro-perforazioni nell’osso, si cerca di rivascolarizzare la regione epicondilare”. Dopo l’intervento ci vogliono circa 2-3 settimane di riposo relativo, quindi si inizia con la fisioterapia: ginnastica e stretching per alcuni mesi, necessari per far riacquisire elasticità al tessuto. Cos’è… del tennista o del golfista? Il movimento articolare del gomito è dato dai muscoli che agiscono sulle leve ossee grazie ai tendini (vere e proprie corde che tirano). Nella parte distale dell’omero i tendini estensori del polso si inseriscono sul versante esterno (epitroclea) mentre i tendini flessori del polso si inseriscono sul versante interno (epitroclea). Nel gomito pertanto possono infiammarsi sia i muscoli estensori del polso (è l’epicondilite o gomito del tennista), sia i muscoli flessori del polso (è l’epitrocleite o gomito del golfista). L’origine di tale infiammazione è quasi sempre micro traumatica, dovuta a gesti atletici sportivi o lavorativi ripetuti. Umberto Valentinotti e l’équipe della Chirurgia della Mano durante un intervento N ei giorni scorsi a Niguarda è stato eseguito un trapianto di fegato su un paziente con infezione da Hiv. Si tratta del primo caso di un programma che ha preso il via 6 mesi fa nel nostro Ospedale e che ha visto collaborare l’équipe chirurgica dei trapianti guidata da Luciano De Carlis, gli infettivologi, diretti da Massimo Puoti, lo staff dell’Epatologia, diretta da Luca Belli, e i professionisti dell’Anestesia e Rianimazione 2, diretta da Andrea De Gasperi. “Questo tipo di intervento, dal punto di vista del trapianto, adotta una procedura standard- spiega De Carlis-, quello che cambia è il trattamento pre e post-operatorio. E questi 6 mesi ci sono serviti per mettere a punto un protocollo idoneo per questi casi. In particolare sono due i requisiti necessari per poter procedere con il trapianto: l’infezione deve essere controllata e la possibilità di ripresa del sistema immunitario deve essere opportunamente stimolata con una terapia farmacologica mirata”. In questo primo caso, un paziente maschio sulla quarantina, il trapianto si è reso necessario a causa di un tumore che aveva colpito il fegato. “Può capitare – spiega Puoti- che in questi pazienti l’infezione da Hiv esponga ad un più alto rischio di epatite da virus B o C, che a sua volta può favorire l’insorgenza di un tumore epatico. È importante che anche per questi casi oggi si possa ricorrere al trapianto, una possibilità preclusa fino a qualche anno fa e che testimonia come l’infezione da Hiv sia sempre curata meglio”. Per il paziente I “nuovi” in parafarmacia 230 farmaci in più acquistabili senza obbligo di ricetta 230 medicinali di fascia C escono dalla farmacia e da adesso saranno acquistabili anche presso le parafarmacie e la grande distribuzione senza più obbligo di ricetta. Questo per effetto del decreto “Salva Italia” varato dal governo. Alcuni esempi Nello specifico, tra i medicinali che ora il decreto rende disponibili con questa modalità di vendita, ci sono gli antiacidi a base di renitidina cloridrato in dosaggio basso (75mg), usati come gastroprotettori per ridurre l’acidità dello stomaco e curare le ulcere gastroduodenali. Per quanto riguarda prodotti per la pelle, agli antimicotici, che già si potevano acquistare, ora si aggiungono anche quelli che contengono econazolo, specifici per le micosi vaginali, come la candida per esempio. Mentre per le micosi cutanee ci sono le creme contenenti ciclopirox. “Fanno il loro ingresso in parafarmacia” anche alcuni antinfiammatori ad uso topico, inoltre si arricchisce l’offerta di colliri antistaminici con una nuova molecola, la levocabastina cloridrato, per trattare le congiuntiviti allergiche. Dai farmacisti “Bisogna dare atto al Ministero della Salute e all’Aifa di aver operato la scelta dei farmaci che perderanno l’obbligo della prescrizione medica con molto equilibrio, tenendo presenti le effettive necessità del cittadino in termini di automedicazione- ha dichiarato il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi), Andrea Mandelli”. Ricerca - epilessia Una tecnica mini-invasiva per individuare “l’epicentro della crisi” Al via uno studio internazionale finanziato dal Ministero della Salute È un finanziamento importante quello che arriva direttamente dal Ministero della Salute per uno studio che sarà portato avanti dall’équipe della Chirurgia dell’epilessia, diretta da Giorgio Lo Russo, insieme ai ricercatori dell’Università del Wisconsin (Madison, USA). La collaborazione avrà lo scopo di testare una nuova tecnica di elettroencefalogramma (EEG), chiamato ad alta densità, che si spera possa essere utile a scoprire l’area del cervello da cui origina la crisi in pazienti con epilessia. In particolare saranno presi in esame quei pazienti per cui la localizzazione esatta dell’area epilettogena è fondamentale per poter procedere con l’intervento chirurgico, unica alternativa di trattamento quando i farmaci si dimostrano inefficaci. “In un EEG normale- spiega Lino Nobili, della Chirurgia dell’epilessia e primo referente dello studio- si mettono 20 elettrodi sulla testa, con questo nuovo sistema ne vengono posizionati ben 256; per cui il paziente viene “coperto” di rilevatori, sia sul capo ma anche sulla parte bassa del volto. Ed è proprio questa disposizione, ad alta densità, che permette poi di applicare delle analisi molto raffinate, chiamate di source-modelling, sviluppate dai colleghi americani e che potrebbero permettere di individuare l’area epilettogena”. Per capire se questo sistema funziona, si procederà con un controllo: sugli stessi pazienti sottoposti a EEG ad alta densità saranno poi condotte le indagini tradizionali che si fanno quando si cerca di individuare l’area da cui si origina la crisi, ovvero EEG normale e poi l’intervento in sala operatoria per il posizionamento degli elettrodi intracerebrali. Lo studio sarà condotto su una cinquantina di pazienti- tutti del Centro per l’epilessia del Niguardada analizzare nei prossimi 3 anni con i software messi a disposizione dai ricercatori dell’università americana. “L’analisi della casistica- continua Nobili- ci dirà se questo nuovo metodo è affidabile. La speranza è che sia così, infatti, questa nuova tecnica potrebbe essere molto utile per avere una mappa delle aree dove andare ad inserire gli elettrodi per l’individuazione della zona epilettogena. Addirittura, se la procedura si mostrasse molto precisa, in alcuni pazienti si potrebbe evitare l’inserimento degli elettrodi intracerebrali, risparmiando al paziente un intervento invasivo che lo può esporre a rischi”. sette Neonatologia Neonati “oversize”: una questione di peso L a notizia che rimbalza dall’Inghilterra è il boom dei sumo-babies. Ovvero neonati che alla nascita pesano oltre i 5 kg. Per questi “bei bambinoni corpulenti”, dati del servizio sanitario inglese nazionale alla mano, si parla di un aumento di circa il 50% negli ultimi quattro anni. E la causa del fenomeno, a detta degli esperti, andrebbe ricercata “nell’epidemia di mamme grasse” che mettono al mondo figli sempre più grossi, esponendoli fra l’altro al considerevole rischio di crescere con gravi problemi di peso per loro stessi o di ammalarsi di altre patologie. “In Italia qual è la situazione?”, l’abbiamo chiesto a Stefano Martinelli, Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale. Intervista al neonatologo Il fenomeno dei “neonati oversize” ci ha particolarmente incuriositi. Qual è la media del peso alla nascita per i maschi e per le femmine in Italia e qual è il trend del peso alla nascita negli ultimi anni: è in crescita o si va verso una diminuzione? Il trend del peso alla nascita nel nostro Paese negli ultimi anni è sostanzialmente stabile. Il peso medio alla nascita per un maschio è circa 3,5 kg mentre è 3,3 kg per le femmine. Qual è la soglia oltre cui considerare il peso alla nascita un peso fuori dalla norma e quindi a rischio? Si considerano fuori dalla norma, cioè macrosomi, i neonati che hanno un peso alla nascita superiore al 90-97 percentile che corrisponde a un peso superiore ai 4-4,5 kg. La loro percentuale in Italia è circa il 5% di tutti i nati. Quali sono i rischi legati al parto per un neonato che nasce “in sovrappeso”? E quali sono, se ve ne sono, quelli a lungo termine? I rischi cui può andare incontro un neonato macrosoma alla nascita sono la distocia della spalla, la frattura della clavicola, la paralisi del plesso brachiale e l’ipoglicemia. I rischi a distanza sembra possano essere obesità, ipertensione e diabete. Quali sono le cause “sul fronte materno”, su cui è bene vigilare? Le cause possono essere diverse: diabete della mamma, peso materno elevato (superiore 70-75 kg), aumento di peso eccessivo in gravidanza (superiore ai 20 kg), precedente figlio macrosoma, sesso maschile del nascituro, età gestazionale superiore alla 40° settimana e certamente un’alimentazione materna in gravidanza non adeguata al peso e alla corporatura della donna. Fotonotizia Dora l’esploratrice in pediatria N ei giorni scorsi i bambini della pediatria hanno ricevuto una visita tanto inaspettata quanto gradita: direttamente dal magico mondo dei cartoni l’esploratrice Dora è venuta a far sorridere i piccoli pazienti ricoverati. otto Nuovo niguarda News Tetto in vista... Per l’Atletico Niguarda il secondo posto “dell’Europa League” Lavori a pieno ritmo. Superata quota 37% C F avoriti dal bel tempo i lavori per la realizzazione del Blocco Nord procedono speditamente e senza intoppi; attualmente è stato eseguito il 37% dei lavori in programma ed è prevista per il mese di agosto il raggiungimento del tetto. La struttura degli edifici che compongono il Blocco Nord è ormai definita, si è giunti al terzo piano in gran parte del cantiere e si stanno realizzando anche le pareti interne ed esterne. E oltre alle opere murarie avanza speditamente il lavoro dei tecnici impiantisti; infatti nell’ex padiglione Pizzamiglio sono a buon punto le diverse reti impiantistiche e sono stati realizzati i servizi igienici. Nel contempo sono state installate le unità di trattamento aria in copertura e sono in corso i lavori per realizzare le sottocentrali nel seminterrato. Recentemente sono stati scelti anche i gruppi elettrogeni di sicurezza che saranno installati tra pochi mesi. E oltre a muri e impianti... anche il colore: la metà ovest dell’ex Pizzamiglio è stata dipinta con lo stesso colore (“Giallo Milano”) del Blocco Sud. Formazione Un arco come... nuovo Nel corso dell’estate verrà ripristinato l’arco (del padiglione 11) che fu demolito per permettere il passaggio dei camion per i lavori di realizzazione del Polo Logistico. Recentemente si è provveduto alla verifica dei marmi da mettere in opera per ricostruire alla perfezione l’arco; i lavori inizieranno il 9 luglio. www.ospedaleniguarda.it Corsi e convegni di settembre 3-4 settembre (I edizione) 5-6 settembre (II edizione) 17 settembre (seconda giornata: 14 dicembre) CORSO TEORICOPRATICO DI BRONCOSCOPIA PER ANESTESISTI RIANIMATORI CHIRURGIA DELL’EPILESSIA: PERCORSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO DALLA SELEZIONE DEL PAZIENTE ALL’INTERVENTO CHIRURGICO Il costante e sempre più veloce sviluppo della strumentazione endoscopica ha portato ad un sensibile miglioramento delle possibilità diagnostiche e terapeutiche nelle affezioni delle vie respiratorie. Per un anestesista rianimatore il corretto uso di un fibrobroncoscopio può rappresentare una valida risorsa a disposizione per superare le difficoltà che si possono presentare di fronte ad una via aerea difficile, in corso di una intubazione o comunque nella gestione spesso complessa di un paziente sottoposto a ventilazione meccanica invasiva. Sede: Area Sud- Blocco Sud- 3° piano 10-14 settembre TRAINING ON THE JOB- FORMAZIONE SUL CAMPO IN ECOCARDIOGRAFIA 2012 La chirurgia delle epilessie focali sintomatiche si è andata affermando negli ultimi decenni come il trattamento più efficace nei casi farmaco resistenti. Figure centrali nel percorso diagnosticoterapeutico sono il neurologo e il neurochirurgo ed è necessario che queste figure possano acquisire le competenze indispensabili per la corretta definizione della strategia chirurgica. Sede: Area Nord- Blocco DEA- Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson 26 settembre SUPPORTO ECOGRAFICO AGLI ACCESSI VASCOLARI Sede: Area Sud- Blocco Sud- Laboratorio di Ecocardiografia Sede: Area Nord- Blocco Dea- Aula Marco Broggi Il giornale di Niguarda L’ecocardiografia ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella diagnostica cardiologica ed è diventata uno strumento indispensabile nella pratica clinica. Sempre maggiore è il numero di cardiologi, internisti ed anestesisti che si avvicinano a questa metodica con lo scopo di acquisire le conoscenze necessarie alla corretta esecuzione ed interpretazione dell’esame ecocardiografico. L’incanulamento dei vasi venosi centrali è una pratica comune in medicina, sia a scopo diagnostico che a scopo terapeutico; le tecniche abituali prevedono l’accesso alla cieca, con riferimento a reperi anatomici. Anche l’incanulamento dei vasi arteriosi e dei vasi venosi periferici viene effettuato abitualmente a “cielo coperto”, ma può risultare molto difficoltoso con vasi non visibili o non palpabili, e i rischi aumentano nelle situazioni di emergenza e urgenza. Con il supporto ecografico agli accessi vascolari questi rischi essere abbassati. Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: REASON WHY www.reason-why.it Stampa: Roto 2000 S.p.A. via L. Da Vinci 18/20 20080 Cesarile (MI) Tel. 02-900133.1 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Eurocompany s.r.l. via Canova 19 20145 Milano tel. 02.315532 - Fax 02.33609213 www.eurocompany.mi.it [email protected] Pubblicato online sul sito: www. ospedaleniguarda.it ’è una squadra che tiene alti i colori del nostro Ospedale sui campi di calcio: è l’Atletico Niguarda, la rappresentativa del Dipartimento di Salute Mentale, composta da pazienti e operatori. La stagione sportiva d’esordio, che li ha visti protagonisti di un campionato regionale, si è appena conclusa e il nostro Atletico non ha di certo sfigurato. Il torneo è stato organizzato dall’Anpis -Associazione Nazionale Polisportive per l’Integrazione Sociale- e dalla UISP -Unione Italiana Sport per Tutti- e ai nastri di partenza della competizione si sono presentate 11 squadre (tutte composte da pazienti e operatori di altre strutture per la salute mentale). Dopo la prima fase si sono formati due gironi, la “Champions League”, formata dalle prime 7 in classifica, e “l’Europa League”, formata dalle altre rappresentative, a cui se ne sono aggiunte altre 3- tra queste L’Atletico Niguarda. La vittoria della “Europa League” è sfumata per soli due punti e la nostra squadra ha chiuso il torneo con un ottimo secondo posto. A fine settembre si riparte. Forza Atletico! C.R.A.L. www.cralniguarda.it Vendemmia in Valtellina Partecipare attivamente alla vendemmia, respirarne intensamente gli aromi, interpretarne i colori e viverne a fondo le atmosfere… L’appuntamento è per il 13 ottobre. C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236 da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00 Chi visita niguarda Dalla Cina una nuova partnership R ecentemente una delegazione cinese proveniente dalla popolosa provincia di Hubei è stata in visita al Niguarda. La delegazione di manager sanitari dell’ospedale Tongji di Wuhan (città da 10 milioni di abitanti), guidata dal presidente del nosocomio An Min Chen, è stata ricevuta dal Direttore Generale e dal Direttore Sanitario e ha visitato alcuni reparti della Ca’ Granda. In particolar modo la delegazione cinese ha mostrato interesse verso le eccellenze del Niguarda chiedendo la possibilità di inviare qui i loro giovani medici per la formazione. L’ospedale Tongji ha una lunga e importante tradizione nel panorama sanitario cinese: è stato fondato nel 1900 da un dottore tedesco, Erich Paulum (a Shanghai), e poi si è spostato a Wuhan negli anni ‘50. È tra i 10 ospedali più rinomati della Cina e ha circa 4.000 posti letto; dispone di medici e docenti rinomati in loco e all’estero e di attrezzature tecnologiche e terapeutiche all’avanguardia. nove NAG-Niguarda Art Gallery Sergio Alberti in mostra accanto a Messina e Sironi L Sergio Alberti a mostra dal titolo “Sergio Alberti a Niguarda Ca’ Granda”, promossa dalla Direzione Generale del Niguarda e allestita nello storico padiglione d’ingresso dell’Ospedale, è dedicata allo scultore pavese Sergio Alberti, vincitore del Concorso Nazionale bandito dall’Ospedale nel 2009 per una scultura monumentale (“Raggio di Sole”), collocata nel nuovo Blocco Sud. L’esposizione conferma la vocazione per il “bello” e “la cultura artistica” del Niguarda, luogo tutelato dalle Belle Arti, che ospita al suo interno opere di artisti del calibro di Messina e Sironi. L’esposizione L’esposizione raggruppa una quindicina di opere scelte, tutte in bronzo, che focalizzano un percorso da leggersi in parallelo con la scultura del Blocco Sud “Raggio di sole”, in acciaio e ottone. La mostra di Alberti, protagonista nel panorama della scultura contemporanea, si inserisce nella tradizione del Niguarda da sempre aperta al dialogo con le ricerche della cultura e dell’arte. “Consapevoli del ruolo sociale e terapeutico dell’arte- commenta il Direttore Generale Pasquale Cannatelli- negli anni abbiamo puntato non solo alla valorizzazione delle importanti opere conservate a Niguarda, ma anche alla promozione della creatività come valore riabilitativo e strumento di cura per i pazienti. Ne sono un esempio le “Botteghe d’Arte” del MAPP, Museo d’Arte Paolo Pini, nella cura del disagio psichico, le opere contemporanee e le mostre accolte”. Il critico d’arte Claudio Cerritelli nella presentazione in catalogo riportando un pensiero dell’artista estratto dalle pagine di taccuino - Strato dopo strato cerco conforto nella materia che, sommandosi in un gioco di sovrapposizioni, definisce il possibile luogo a cui approdare, per riflettere e avviare gli orientamenti immaginari - così commenta: “Con questo stato d’animo Alberti si confronta con l’emozione quotidiana del pensare e fare scultura, meditazione attiva sul divenire delle forme, ricerca di equilibrio tra le tensioni dell’ideazione e i tempi empirici del lavoro, la mente e la mano congiunti nello stesso desiderio di perpetuare la vita della materia. Seguendo il flusso dell’immaginazione materiale, l’artista ha sviluppato durante molte stagioni di lavoro un’intelligenza tecnica direttamente connessa alla capacità di intuire segni reconditi, icone dissepolte, sensazioni astratte e morfologie concrete, vibrazioni della scultura come germinazione”. Il critico d’arte Claudio Cerritelli, curatore dei testi del catalogo della mostra, mentre ammira l’opera “Traccia vegetale” Silvia Carabellese, Direttore amministrativo di presidio, e Gaetano Elli, Direttore medico di presidio, davanti a “Segnali di terra” In primo piano l’opera “Pagina” del 2007 Dall’alto a dominare tutta la mostra, l’opera “Dimora per una pagina sacra” La mostra QUANDO: dal 21 giugno al 31 agosto DOVE: padiglione d’ingresso- Niguarda, P.za dell’Ospedale 3, Milano PER INFO - Ufficio Comunicazione, lun-ven, 10.00-17.00, tel. 02.6444.4484 Da sinistra, lo scultore Sergio Alberti, Alice Calcaterra del Mapp (Museo d’Arte Paolo Pini), Teresa Melorio, responsabile delle Botteghe d’Arte del Mapp, il nostro primario emerito ed esperto d’arte Enrico Magliano con la moglie Elisabetta In primo piano l’opera “Traccia vegetale” e al centro il bozzetto del “Raggio di Sole” ammirato dai visitatori della mostra Un momento dell’inaugurazione Ortopedia SUBEMA Nei nostri Laboratori ricerchiamo e realizziamo soluzioni su misura • • • • • calzature su misura per adulti e bambini esami computerizzati per plantari di tutti i generi calzature e plantari per diabetici e reumatoidi busti, corsetti, fasce addominali e sternali protesi per arto superiore ed inferiore in carbonio e titanio o Ortopedia Subema Via G. 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La presentazione, come sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano. FRANCO LOMBARDI - “L’ANNUNCIAZIONE” O “LA MADONNA DEL LIBRO” plendidamente incastonato nella facciata dell’ingresso principale di Niguarda, è collocato il bassorilievo “l’Annunciazione-Ave Gratia Plena”, opera dello scultore milanese Franco Lombardi. Il tema dell’Annunciazione ci ricorda come il nostro Ospedale è dedicato alla Vergine Annunciata (come del resto il rinascimentale Ospedale Maggiore Ca’Granda). Un angelo stilizzato con un primitivismo giottesco, che ricorda quello dei pastori ritratti nella Cappella degli Scrovegni, si rivolge alla Vergine che appare con il capo reclinato in segno di devozione con un mantello simmetricamente realizzato quasi a fondersi nel drappeggio della tenda retrostante. Ma il fattore dominante dell’opera è il libro sacro che Maria si stringe al cuore (nell’Annunciazione di Sironi- una vetrata presente nella chiesa dell’Annunciata di Niguarda- il libro è deposto su un leggio). Un’iconografia eloquente: il libro è simbolo del Verbo che dopo l’Annunciazione prende corpo in Maria. La “nostra Madonna del libro” è stata realizzata dopo un’altra famosa “Madonna del libro”: quella che Sandro Botticelli dipinse negli anni della costruzione della prima Ca’ Granda e che oggi è conservata nel Museo Poldi Pezzoli a Milano (sarà un caso?...). Enrico Magliano La biografia dell’artista Franco Lombardi (ora caduto nel dimenticatoio dei critici) era negli anni trenta uno scultore affermato a Milano dove era nato nel 1891 e dove, iniziato giovanissimo alla scultura, aveva completato gli studi presso l’Accademia di Brera. I riconoscimenti ufficiali non tardarono e venne invitato ad importanti mostre a Ginevra, Berlino e Bruxelles. Noto per le sue sculture ritrattiste aveva anche ricevuto commesse pubbliche di rilievo come il rifacimento del fonte battesimale di S. Ambrogio,una porta del Duomo con le storie di S. Galdino e l’Annunciazione di Niguarda. Morì a Miazzina in provincia di Novara nel 1943. La facciata d’ingresso del Niguarda. Al centro “l’Annunciazione” undici L’otorino ci spiega Tutto su l’angifibroma giovanile Una patologia rara che colpisce gli adolescenti maschi. Attenzione all’epitassi L ’angiofibroma giovanile è un tumore quando si presenta con episodi benigno di origine vascolare che si frequenti ed abbondanti, è un sviluppa nelle cavità nasali. È una sintomo che non va sottovalutato patologia poco diffusa, l’incidenza in Europa e che oltre alla visita specialistica è di 4 casi su 100.000, e molto “selettiva”: richiede un approfondimento a svilupparla sono, infatti, prevalentemente diagnostico tramite l’esame ragazzi dai 9 ai 19 anni di età e tutti di sesso endoscopicosottolinea maschile. Dragonetti-” . La Tac e la “Le cause che favoriscono l’insorgenza risonanza magnetica al massaccio della patologia sono tuttora sconosciute- La risonanza magnetica facciale completano la diagnosi spiega Alberto Dragonetti, Direttore è un esame che, insieme e sono molto utili per avere un quadro preciso alla TAC, è utile per dell’Otorinolaringoiatria-, ma la diffusione dell’estensione del tumore. conoscere l’estensione limitata a ragazzi maschi in età adolescenziale L’asportazione chirurgica è la terapia dell’angiofibroma avvalora l’ipotesi di una correlazione di tipo d’elezione ed è quasi sempre risolutiva. Nella ormonale”. maggior parte dei casi l’intervento è realizzato Questi tumori, che spesso nascono da alcune arterie nella in modalità mini-invasiva, utilizzando un endoscopio, che porzione posteriore del naso, non sono di tipo canceroso e risale dalla narice, e che, attrezzato con speciali pinze o un raramente lo diventano, tuttavia bisogna intervenire con laser, viene usato dal chirurgo per asportare la massa.“Questo tempestività perché accrescendosi molto rapidamente tipo di chirurgia senza cicatrici- continua lo specialistapossono andare ad invadere altre strutture del cranio, consente un post-operatorio molto più rapido: il paziente, come il nervo ottico e l’encefalo. infatti, in assenza di complicazioni, può essere dimesso già L’angiofibroma può anche non dare segni della sua presenza 2-3 giorni dopo l’intervento”. per molto tempo, ma quasi sempre il primo campanello L’operazione nella maggior parte dei casi coincide con la d’allarme è l’epistassi. “La massa molto ben vascolarizzata guarigione, cui seguirà, comunque, un follow up fatto di spesso si rompe provocando sanguinamento dal naso. visite e controlli a scadenze regolari per tenere la situazione L’epistassi, pertanto, in adolescenti maschi, soprattutto sotto stretta sorveglianza. Ma nei casi in cui la chirurgia non bastasse? “La revisione chirurgica, ovvero la ripetizione dell’intervento, è la prima opzione da prendere in considerazione- risponde Dragonetti-. Altre volte anche la politica del “wait and see”, aspettare e osservare, può portare alla remissione della malattia. Questo perché si è visto che il tumore, di probabile origine vascolare-ormonale, tende a fermare la sua crescita una volta superata l’età adolescenziale. Ci sono poi altre terapie complementari come la radioterapia e la chemioterapia per cui però non esistono evidenze che ne avvalorano l’efficacia”. EMBOLIZZAZIONE A fare da ponte tra la diagnosi e l’intervento c’è l’embolizzazione. 24 ore prima dell’intervento il paziente viene sottoposto ad un’angiografia, per avere una “mappa” dei vasi che irrorano il tumore. Sulla base di questa si esegue un’embolizzazione, una procedura che consente di “tappare” i vasi che riforniscono di sangue la massa tumorale, in modo da limitare eventuali emorragie durante l’intervento di asportazione. A Niguarda l’embolizzazione è portata a termine dai Radiologi Interventisti che “tagliano i rifornimenti” all’angiofibroma risalendo con un catetere che viene inserito nell’arteria femorale. Endocrinologia Tiroide: prevenire prima della gravidanza Gli esperti rispondono ai pazienti D al 18 al 25 maggio in tutto il mondo si sono svolte le giornate mondiali dedicate alla tiroide. Il tema dominante di quest’anno è stato “La tiroide è donna – La tiroide e la gravidanza” per sottolineare che il genere femminile è particolarmente soggetto alle malattie della tiroide e che, per una buona conduzione della gravidanza, è importante assicurarne un corretto funzionamento. Anche nel nostro Ospedale non sono mancate le iniziative per sensibilizzare e informare a proposito di questa “ghiandola in rosa” e le patologie cui può andare incontro. I professionisti del Niguarda, insieme a molti dei primari di Endocrinologia dei maggiori ospedali milanesi, si sono ritrovati alla Ca’ Granda, per confrontarsi e informare i pazienti in un incontro a porte aperte in cui non sono mancate le novità e i consigli utili, soprattutto per chi si avvicina alla gravidanza. “È importante sottolinearespiega Paola Loli, Direttore dell’Endocrinologia- che le malattie della tiroide possono essere prevenute, riconosciute tempestivamente per una buona conduzione della gravidanza ed essere così facilmente trattate”. Il ruolo svolto dalla tiroide, infatti, è importante e garantisce il benessere della gestante ed il normale sviluppo neuro-psichico del neonato e del bambino. “Il fabbisogno di ormone, e quindi di iodio- continua Loli-, aumenta nel corso della gravidanza; è perciò indispensabile che la iodoprofilassi venga attuata non solo in questo periodo ma addirittura con anticipo rispetto al concepimento. Data l’elevata frequenza nel genere femminile, inoltre, è possibile che malattie tiroidee autoimmuni vengano identificate durante la gestazione o prima di una gravidanza programmata”. I numeri Attualmente in Italia l’ipotiroidismo colpisce 1 donna su 10, l’ipertiroidismo interessa 2 donne su 100. Troppo veloce o troppo lenta Sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo hanno ripercussioni su tutto l’organismo e si possono manifestare con sintomi di segno opposto. L’ipotiroidismo con stanchezza ingiustificata, eccessivo senso di freddo, aumento di peso e, nelle fasi avanzate, sonnolenza, voce rauca e cute secca. Sintomi tipici dell’ipertiroidismo sono perdita di peso, irrequietezza, palpitazioni, insonnia, eccessivo senso di caldo, cute sudata e tremori. Si tratta di malattie molto frequenti, ma facilmente curabili. … in gravidanza La malattia che si riscontra più facilmente è l’ipotiroidismo. Questo si corregge facilmente con l’assunzione (per bocca) dell’ormone tiroideo che sostituisce quello naturale. Un’adeguata terapia ristabilisce una condizione sovrapponibile a quella fisiologica. Nelle donne, già in trattamento per l’ipotiroidismo prima della gravidanza, è necessario aumentare la dose giornaliera dell’ormone. Fotonotizia Hospice - Il Tulipano In memoria di Jasmin Ciko, il cane “terapista” in tv D a sinistra Mereni Davide, Luciano De Carlis, Direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti, Salatin Alice e Antonella Beretta, Presidente dell’Associazione FATEAssociazione Amici Trapianto Epatico Onlus. I ragazzi, con il loro liceo (Russell di Milano) hanno raccolto dei fondi e li hanno donati all’associazione in memoria di Jasmin (all’ultimo anno del liceo), che si è spenta a dicembre qui al Niguarda, dopo aver subito tre trapianti di fegato a seguito di un’epatite fulminante. D i recente la trasmissione televisiva “I fatti vostri” su rai 2 ha avuto un ospite ben noto ai pazienti dell’Hospice il Tulipano di Niguarda. Si tratta del cane Ciko, l’amico a quattro zampe che da più di un anno “si prende cura” dei pazienti della struttura grazie ad uno specifico programma di pet therapy. Accompagnato da Daria Da Col- Dirigente infermieristico dell’Hospice-, l’intervento in trasmissione è stata l’occasione per raccontare i benefici che gli animali, opportunamente preparati ed addestrati, possono apportare ai pazienti, che necessitano di cure particolari come quelle palliative. Questi simpatici “terapisti pelosi”, infatti, non curano, ma di certo favoriscono il benessere, la socializzazione e una migliore qualità di vita di chi gli sta accanto. dodici Psichiatria e riabilitazione Il “Piano Urbano” Con il tutor alla riscoperta della città per ritrovarsi U tilizzare la città e suoi ambienti come setting terapeutico: è questa l’idea alla base del “Piano Urbano”, un progetto di riabilitazione psicosociale domiciliare rivolto a persone con disturbi psichici gravi e alle loro famiglie. Il “Piano”, che coinvolge le aziende ospedaliere milanesi attraverso i loro CPS (Centri Psico-Sociali), oggi coordinato e gestito da una cooperativa sociale, ha quasi dieci anni è ha preso le mosse dal Niguarda, nel 2003, grazie ad un finanziamento regionale e ministeriale. Abbiamo incontrato Antonino Guerrini ex Direttore del Dipartimento di Salute Mentale del nostro Ospedale, che è stato il primo responsabile scientifico del progetto. A chi si rivolge il Piano Urbano? L’intervento riabilitativo è per quei pazienti che normalmente non riescono o non vogliono accedere ai servizi, attraverso visite domiciliari. La segnalazione dei casi avviene direttamente da parte dei servizi territoriali. Ad oggi sono oltre 300 i pazienti trattati. Come si realizza? Il “Piano” prevede che ogni utente venga affiancato da un educatore che diviene il suo operatore di riferimento; egli cerca di stabilire una relazione di fiducia con il paziente, spesso inizialmente problematica. L’esperienza di questi anni ci ha insegnato quanto sia importante tentare di non avvicinarsi ai pazienti seguendo protocolli rigidi o troppo definiti, ma piuttosto facendosi guidare da loro stessi attraverso il proprio territorio (fisico, ma anche mentale ed emotivo). Quando la riscoperta della città e dei suoi spazi diventa il setting terapeutico? Una volta creatasi un’accettabile alleanza con il paziente, inizia la vera e propria fase riabilitativa: spesso quest’ultima si focalizza dapprima in un lavoro legato alla cura del sé e del proprio ambiente di vita e, successivamente, nella cura degli aspetti psico-sociali. A questo punto la città stessa diventa il principale laboratorio del cambiamento che punta a permettere al paziente di acquisire, o riacquisire, quel “diritto di cittadinanza” di cui spesso si parla ma che resta sempre di difficile realizzazione. Ci può fare degli esempi? Durante questi anni gli operatori hanno condiviso con i pazienti la frequentazione di tutti gli abituali luoghi di vita cittadini, dai più ludici e ricreativi fino a quelli più complessi e stressanti. Bar sotto casa ma anche cinema, teatri, centri sportivi, ristoranti, centri commerciali, uffici postali e comunali, ecc… Quali sono i punti forti di questo approccio? Ciò porta con sé molti vantaggi: in primo luogo l’utente evitando di intraprendere un percorso riabilitativo all’interno di una struttura protetta non corre il rischio di sentirsi a disagio una volta uscito da essa, ma utilizza direttamente sul territorio, soprattutto durante i primi mesi di intervento, l’operatore come mediatore e protezione dagli agenti stressanti. In questo modo egli riprende gradualmente confidenza con le situazioni di tutti i giorni che lo spaventano o che non riesce a sopportare, e una volta terminato l’intervento può essere in grado di viverle in maniera meno traumatica, muovendosi con maggior libertà e agio all’interno del proprio ambiente di vita. Dopo aver ripreso “confidenza” con la città, su cosa si punta? Una volta che la relazione e l’alleanza terapeutica con l’operatore risultino accettabilmente stabili risulta molto importante la frequentazione di gruppi riabilitativi tematici: in questo caso vengono presi in considerazione gli interessi espressi dai pazienti e si fa leva sulla voglia di ritornare a godere di attività che un tempo erano gradite ma che il decorso della malattia aveva reso impossibili da svolgere in autonomia. Anche a proposito delle varie attività di gruppo, svolte con l’accompagnamento degli operatori di riferimento, vengono sfruttate il più possibile le risorse già esistenti sul territorio in modo da lasciare in eredità agli utenti, una volta terminato il progetto, l’abitudine a frequentare e a poter usufruire dei servizi presenti nella propria zona. Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare La Sindrome di Angelman Una malattia che pregiudica lo sviluppo neuro-comportamentale Malattia strana la Sindrome di Angelman. Si tratta, infatti, di una malattia rara, dovuta ad una mutazione a carico dei geni, ma che nella maggior parte dei casi non è ereditaria. I bambini alla nascita sembrano assolutamente sani, ma poi nella primissima infanzia ecco che la malattia lancia i suoi inequivocabili segnali e così i piccoli, a cui viene diagnosticata la sindrome, crescono ma non possono parlare, hanno gravi difficoltà cognitive e motorie e soffrono, spesso, di debilitanti crisi epilettiche. Ma nonostante questo, i “bambini di Angelman” sono molto allegri, ridono spesso e amano il contatto fisico. La sindrome I primi sintomi si manifestano intorno ai 5-6 mesi. I bambini cominciano a mostrare problemi di alimentazione, con difficoltà di suzione e/o rigurgito, movimenti scoordinati, ritardo dell’acquisizione delle tappe dello sviluppo neuromotorio e psichico. “Già nel primo anno di vita questi bambini mostrano movimenti a scatti, tremori agli arti, un caratteristico comportamento gioioso con scoppi di riso immotivati e assenza di linguaggiospiega il Neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, Roberto Vaccari-”. Le crisi epilettiche possono comparire prima dell’anno di età. “L’epilessia è un sintomo classico della malattiaprosegue il neuropsichiatra- che ricorre in quasi tutti i bimbi-Angelman, ad esse si associano delle tipiche anomalie all’elettroencefalogramma. Di norma le prime crisi compaiono entro i tre anni, ma possono manifestarsi anche più tardi. Sempre nell’ambito delle problematiche neurologiche, la maggior parte dei bimbi malati presentano iperattività, ipereccitabilità e difetto di attenzione; disturbi del sonno e difficoltà comportamentali”. Comunicare con il linguaggio è per questi bambini molto difficile. Per quanto anche la comunicazione non verbale (gestuale) mostri difficoltà, i bambini possono farsi capire, questo perchè la loro difficoltà di comprensione è minore rispetto a quella di espressione. La maggior parte riesce a pronunciare fino a 5-10 parole. Esiste una cura? INTERVISTA Anna Mamma di Mattia e Gaia, due gemelli di 5 anni, molto affettuosi, entrambi affetti dalla Sindrome di Angelman. L’abbiamo incontrata per farle qualche domanda. Quando i primi segnali della malattia? Intorno all’anno e mezzo: non camminavano, nessun tipo di relazione, non parlavano. I pediatri dicevano che era tutto normale e che era solo un problema di pigrizia. Ma io e mio marito abbiamo preferito andare a fondo e ci siamo mossi per la nostra strada. Quindi, come e quando è avvenuta la diagnosi? Ci siamo rivolti al neuropsichiatra, che ci ha confermato che avevano questo ritardo e ci ha consigliato di seguire due strade: una di tipo riabilitativo e una di indagine. Dopo una serie di esami si è iniziato a sospettare la Sindrome di Angelman, che è stata poi confermata dal Attualmente non esiste un trattamento in grado di guarire i malati con la SA ma la ricerca procede e si confida che trovare una cura in futuro possa essere possibile. Ma cosa si può fare oggi per questi bambini? “Le crisi epilettiche- risponde Vaccari- possono essere controllate, anche se con variabili successi, mediante l’assunzione di farmaci antiepilettici. Per aiutare questi bambini a comunicare è importante stimolare quanto prima possibile una modalità di comunicazione alternativa al linguaggio verbale. In quest’ottica è molto utile il ruolo della Comunicazione Aumentativa, un approccio terapeutico che si basa sullo sviluppo di strategie comunicative mediate dall’utilizzo di simboli visivi”. I disturbi del movimento possono essere trattati con delle cure farmacologiche, così come i disturbi comportamentali.“Il ritardo nelle acquisizioni nell’ambito delle competenze motorie, inoltre, può beneficiare della fisioterapia infantile, cura che, fin dall’inizio, deve farsi carico anche della dimensione cognitiva e relazionale dello sviluppo del bambino. In fasi successive dello sviluppo saranno altri interventi abilitativo-riabilitativi a diventare importanti. Nel tempo, psicomotricità, logopedia, terapia occupazionale, musicoterapia, riabilitazione equestre possono dimostrarsi efficaci nel favorire lo sviluppo di competenze e autonomiaspiega l’esperto-”. Le cause La sindrome è correlata ad un’alterazione del gene UBE3A situato sul cromosoma 15. Diversi sono i meccanismi genetici che possono portare a tale alterazione e per questo motivo, ai fini diagnostici, può essere necessaria l’esecuzione di più di un test di laboratorio. Diffusione L’esatta incidenza della SA è tuttora incerta. I dati relativi alla prevalenza della malattia non sono noti con esattezza, si stima un’incidenza di 1 caso su 10.000-40.000 nati. test genetico, circa un anno fa. teniamo controllati anche per questo. Oggi come stanno i bambini? Loro riescono a muoversi abbastanza bene, vanno anche con la loro bicicletta, fanno le scale, anche se a fatica. Hanno disturbi del sonno e si svegliano spesso di notte. E per la comunicazione? Appena saputa la diagnosi, abbiamo iniziato questo percorso di comunicazione alternativa, fatta con le immagini. Perciò hanno un quaderno, fatto apposta per loro, che devono portarsi sempre dietro. Ad esempio, per dirci con che gioco vogliono giocare indicano la figura corrispondente. Si può fare qualcosa? Gli altri genitori usano i farmaci. Io sono un po’ restia. Adesso abbiamo incominciato a dargli un po’ di melatonina e vediamo come evolve… se può essere utile. Come per tutto, nella “battaglia” contro la malattia, viviamo alla giornata. Hanno attacchi epilettici? Lui ha avuto 3 crisi in un giorno, poi non le ha più avute, grazie alla terapia farmacologica che segue tuttora. Lei per il momento ha avuto un attacco, ma gli esami hanno detto che è stato un episodio sporadico, non dovrebbe essere soggetta. Comunque per entrambi sono necessari dei controlli ogni 6 mesi. Poi di recente è stata scoperta un’associazione della sindrome con la scoliosi per cui li C’è un’associazione di pazienti a cui vi siete rivolti? C’è l’ORSA (Organizzazione Sindrome di Angelman) e seguiamo le loro iniziative. E’ capitato di andare ad un convegno, organizzato dall’associazione e aperto ai genitori, a cui partecipavano i medici e gli esperti internazionali sulla patologia. Inoltre è on-line una pagina su facebook che serve per tenersi in contatto con gli altri genitori. Ed è utile per confrontarsi e scambiarsi pareri. E’ importante sapere che ci sono altre persone nella tua stessa condizione, ti aiuta ad andare avanti in questo percorso molto faticoso. La speranza è che la ricerca un giorno ci possa dare una cura per questa malattia rara. tredici Ricerca e alimentazione Troppa carne rossa fa male Aumenta il rischio di tumore e malattie cardiovascolari. Meglio scegliere pesce, pollo, legumi M angiare troppa carne rossa aumenta il rischio di infarto o di tumore: questo è quanto emerge da una recente ricerca della Harvard School of Public Health di Boston . La carne rossa, infatti, rischia di farci vivere meno a lungo, perché chi la sceglie come alimento quotidiano ha più possibilità di trovarsi ad affrontare con il tempo problemi cardiaci o tumori. Secondo lo studio appena pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, la mortalità legata al cancro aumenta del 10-16%, mentre quella dovuta alle malattie cardiovascolari cresce del 18-21%. La quantità giusta. L’importante, rivelano gli esperti, è limitarsi a mangiare solo 42 grammi di carne rossa al giorno, in pratica una grossa bistecca a settimana. “Abbiamo aggiunto ulteriori evidenze dei rischi per la salute derivanti dal consumo di elevate quantità di carne rossa, alimento già associato a diabete di tipo 2, malattia coronarica, ictus e alcuni tipi di cancro in altri studi”, spiegano i ricercatori del Dipartimento di nutrizione dell’Harvard School of Public Health. Uno studio su più di 120.000 individui. Già in passato altre ricerche avevano documentato che una dieta ricca di carni rosse aumenta il rischio di alcuni tumori, come ad esempio quello al colon. Per la prima volta con questo studio si prende in esame il “rischio di morte complessivo”. Gli esperti hanno analizzato un campione significativo di persone: più di 120.00 individui. Fra loro sono stati coinvolti 37.698 uomini e 83.644 donne, tutti in ottime condizioni di salute, che sono stati seguiti per una media di 28 anni. In questo periodo ci sono stati in tutto 23.926 decessi: fra questi 5.910 per malattie cardiovascolari e 9.464 per cancro. Scegliere pesce, pollo o frutta secca. Sostituendo una porzione di carne rossa con una di pesce, o con pollame, frutta secca, come le noci, legumi, latticini magri o cereali integrali si riduce il rischio di morte: del 7% con il pesce, del 14% con il pollame, del 19% con la frutta secca, 10% coi legumi, 10% coi latticini magri, 14% con i cereali integrali. “Abbiamo stimato - si legge nella ricerca che il 9,3% e il 7,6% dei decessi totali documentati durante il periodo di monitoraggio di questo studio potevano essere prevenuti se tutti i partecipanti avessero consumato meno di 0,5 porzioni al giorno di carne rossa”. Sotto accusa. Particolarmente nociva per la salute sembra essere il consumo di carni rosse lavorate come hot dog, bacon e hamburger, che sembrano accrescere ulteriormente il rischio. La carne rossa, e specialmente quella contenuta in questi derivati poco salutari, contiene delle sostanze che promuoverebbero l’insorgenza di patologie neoplastiche e cardiovascolari. Tra queste i principali sospettati sono: il ferro, i grassi saturi, il sodio, i nitriti e alcune sostanze cancerogene che si sviluppano durante la cottura. IL PARERE DELL’ESPERTO Due domande a Maria Gabriella Gentile, Direttore-Dietetica e Nutrizione Clinica 1)Di recente molti studi hanno messo alla “sbarra la carne rossa”. Questa ricerca condotta da un istituto prestigioso e rinomato ha analizzato un campione significativo di persone per molti anni e sembra giungere a delle conclusioni importanti. Qual è il suo giudizio sullo studio e sul consumo della carne rossa in generale? E’ noto da tempo che il consumo elevato di carne rossa ricca oltre che di proteine anche di grassi saturi e colesterolo può incrementare il rischio di patologie cardiovascolari. Questo studio è senz’altro significativo e le sue conclusioni fanno riflettere per le ricadute che dovrebbero esserci per quanto riguarda i consumi individuali e le strategie di economia agroalimentare a livello mondiale. 2)Meno carne rossa e più pesce, pollo, legumi, formaggi magri, frutta secca, cereali integrali, dicono i ricercatori di Harvard. E poi? Quali sono le buone regole per una sana alimentazione? Le nostre scelte alimentari per poter mantenere più a lungo possibile un buon livello di salute devono orientarsi verso gli alimenti di tipo vegetale (farine e loro derivati, legumi, verdura, frutta fresca e secca); da questi alimenti dovrebbe derivare più del 60% del nostro carburante (calorie), le proteine di origine animale, a rotazione e con moderazione, dovrebbero essere assunte da pesce, carne (con particolare attenzione al consumo delle carni conservate, insaccati etc.) formaggi magri e qualche volta uova. Infine anche i grassi, in particolare quelli usati per condire a cucinare dovrebbero essere di origine vegetale (es. il nostro olio extra vergine di oliva). Algologia Dolore cronico: 12 milioni ci convivono, diminuiscono i centri specializzati Secondo i dati di Nopain a due anni dalla legge 38 molto rimane da fare Q uando il dolore non è più la spia di un malessere, ma diventa la patologia stessa: sono 12 milioni in Italiasoprattutto donne- a conviverci e a 2 anni dall’entrata in vigore della legge 38, che garantisce l’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative che cosa è stato fatto? Non molto. È quanto mette in evidenza la seconda edizione del Libro Bianco, presentata da Nopain Onlus, Associazione Italiana per la cura della Malattia Dolore, lo scorso maggio in occasione della “XI Giornata Nazionale del Sollievo per la promozione della terapia del dolore”. Si tratta di un nuovo studio sulla realtà e le Strutture di Terapia del Dolore presenti in Italia dove i dati emersi dalla nuova indagine sono messi a confronto con quelli elaborati nell’edizione del 2008. Diminuiscono le strutture avanzate e ancora pochi specialisti La prima cosa che emerge è l’aumento numerico complessivo delle strutture che, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2012, passa da 158 a 190 di cui 161 pubbliche e 29 private convenzionate. Tale incremento è però determinato solo dall’aumento delle strutture di primo livello, adatte a curare solo le forme di dolore più lieve. Per contro il numero delle strutture di terzo livello in grado di diagnosticare e trattare tutte le forme di dolore difficile è diminuito. Su scala nazionale risultano 0,78 strutture totali di terapia del dolore per 250 mila residenti rispetto al precedente di 0,66; ma solo 0,21 strutture avanzate di terzo livello per 250 mila residenti. “L’aumento delle strutture di terapia del dolore non sembra aver portato a un cambiamento significativo nel livello complessivo di trattamento né tanto meno è migliorato l’accesso alle cure del paziente”, spiega Paolo Notaro, Presidente di Nopain Onlus e Responsabile della Terapia del Dolore al Niguarda, secondo il quale “la legge sulla terapia del dolore è stata un punto di arrivo sotto l’aspetto normativo, ma è solo un punto di partenza per quel che riguarda la sua attuazione”. A fronte dell’aumento complessivo delle strutture, rileva, “non c’é stato l’incremento del numero dei medici preposti alla terapia antalgica”. E i dati dell’indagine lo confermano: nelle strutture esaminate operano complessivamente solo 360 medici dedicati, 1,4 per 250.000 residenti. La prevalenza specialistica dei medici attualmente dedicati alla terapia del dolore è di area anestesiologica ed è passata dall’89% al 91% dei casi, mentre il ricorso degli psicologi si riscontra nel 52% delle strutture rispetto al 49,6% della precedente indagine. “Il poco personale addetto specificatamente alla terapia del dolore- spiega Notaro-, unito alla scarsità delle risorse, è solo uno dei fattori principali che ostacolano la possibilità di attuare interventi complessi ed efficaci”. Così in Italia 2 persone su 10 in Italia soffrono di dolore cronico per lunghi periodi della vita, percentuale che sale fino a 5 persone su 10 quando si superano i 70 anni di età; si tratta quindi di circa 12 milioni di persone che hanno bisogno, in misura e in modo diverso, di essere trattate nel tempo. Ad esserne colpito è soprattutto il sesso femminile. Il 61% dei pazienti con dolore cronico subisce una riduzione della capacità lavorativa, il 50% soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei casi. Spesso si è anche costretti ad abbandonare il posto di lavoro (11%). Il dolore in questi casi non è più un sintomo ma diventa una vera e propria malattia. Riconoscimenti Gerbera d’oro 2012: menzione speciale alla Terapia del Dolore del Niguarda U n riconoscimento prestigioso alla Terapia del Dolore del Niguarda, è la prima menzione speciale meritoria del concorso nazionale “Gerbera d’Oro 2012” con il progetto dal titolo “Prendersi cura della persona con dolore cronico: modello innovativo multidisciplinare e riabilitazione psico-sociale”. Il riconoscimento, consegnato presso il Ministero della Salute, nasce nel 2006 e viene assegnato da una Commissione mista composta da Fondazione Ghirotti, conferenza delle Regioni e Province autonome con il concorso del Ministero della Salute. Sono state premiate, in occasione della Giornata Nazionale del Sollievo, le strutture sanitarie nazionali che si distinguono particolarmente per l’attività nell’ambito dei servizi alla persona sofferente e per la promozione della cultura del sollievo dal dolore fisico e morale. Il progetto presentato dalla nostra Terapia del Dolore, diretta da Paolo Notaro, si è contraddistinto per la validità, l’innovazione, l’umanizzazione e per la completezza che mira alla totale presa in carico del paziente sin dall’inizio della diagnosi fino al suo reinserimento nel mondo sociale/lavorativo. quindici Nuove tecnologie PREVENZIONE SCLERODERMIA 28 e 30 SETTEMBRE Carelink, arriva la tele-cardiologia Giornata del ciclamino: per far fiorire l’informazione Oltre 200 pazienti portatori di defribillatori monitorati a distanza P oter controllare il paziente direttamente da casa sua, senza bisogno di farlo venire in ospedale. Si chiama telemedicina ed è una delle nuove frontiere verso cui si muove il nostro sistema sanitario. A Niguarda tra i vari progetti attivi c’è anche quello denominato Carelink, che coinvolge la Cardiologia 3- Elettrofisiologia, diretta da Maurizio Lunati. Il progetto ha come obiettivo il controllo remoto dei pazienti portatori di defibrillatori impiantabili (ICD) e il tutto avviene grazie ad una trasmissione dati a distanza con cui è possibile monitorare sia i parametri elettrici del device sia i dati clinici del paziente. “È bene precisare che care-link non gestisce realtime situazioni di allarme o di emergenza- spiega la cardiologa Emanuela Locati, responsabile del progetto- in altre parole, in caso di urgenza, non si sostituisce assolutamente al 118 o all’accesso in pronto soccorso; l’home monitoring è comunque molto vantaggioso per il paziente, che riceve controlli molto più ravvicinati e personalizzati, con una più precoce identificazione di eventuali problemi evitando visite non necessarie, sia per lui che per l’Ospedale”. Dal giugno 2011 ad oggi sono già stati arruolati oltre 200 pazienti, a cui è stato consegnato l’apposito modem Carelink per la rilevazione e trasmissione dei dati dalla linea telefonica di D casa propria al servizio di sorveglianza predisposto in Ospedale, di cui fanno parte un medico e un’infermiera. “Carelink utilizza l’approccio definito “Primary Nurse Model” - continua Locati -, che prevede un ruolo fondamentale dell’infermiere nella gestione dei contatti telefonici con i pazienti e nel controllo dei flussi delle trasmissioni e nella prima revisione delle trasmissioni stesse”. Il medico coordinatore è invece responsabile della verifica dei dati, e dell’organizzazione delle eventuali azioni necessarie per la gestione dei problemi rilevati durante le trasmissioni, quali aritmie gravi e problemi di malfunzionamento del device o degli elettrocateteri (i componenti che innescano la scarica di defibrillazione), situazioni che possono quindi aver bisogno di un controllo ambulatoriale o di eventuali ricoveri. Quali sono i risultati di questi primi mesi di home monitoring? “Ad oggi- risponde Locati- in circa il 10% dei casi le trasmissioni hanno evidenziato problemi che hanno portato sia al ricovero -per aritmie gravi o recidivanti o per problemi relative all’ICD, quali esaurimento della batteria o malfunzionamento o necessità di riposizionamento degli elettrocateteri- che a controlli ambulatoriali, per la riprogrammazione dei parametri di riconoscimento o per l’ottimizzazione delle terapie mediche”. Lombardia news Fotonotizia F PRENOTAZIONI È possibile prenotare una visita gratuita (dal 10 settembre, fino ad esaurimento posti) per la giornata di venerdì 28 settembre, attraverso: Numero verde di Prenotazione Regionale, 800.638.638 lunedì - sabato: 8.00 - 20.00 PER INFO www.sclerodermia.net Alzheimer: una risonanza per capire... Arriva l’estate... 10 regole Il Titanic in pediatria l mito del Titanic, il più famoso transatlantico per affrontare il caldo della storia, “attracca” in pediatria, in particolare inalmente l’estate! Ma quando la colonnina di mercurio sale raggiungendo temperature sopra le medie stagionali, “un pericolo è in agguato”: è il colpo di calore, favorito da afa, umidità e caldo. E allora come affrontare in modo sereno la stagione estiva senza incorrere in spiacevoli sorprese? Due sono le parole chiave: attenzione e prevenzione. Bere molti liquidi, ma limitare l’assunzione di acque oligominerali, evitare di indossare fibre sintetiche e preferire abiti in lino, questi e molti altri sono i consigli che suggerisce Regione Lombardia nell’opuscolo “10 regole d’oro”, una semplice e chiara raccolta degli stili di vita adeguati per prevenire i disturbi legati alle condizioni climatiche, i sintomi cui fare attenzione, ma anche come comportarsi per esempio in caso di un colpo di sole o di un collasso. omenica 30 settembre 2012 il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia scende in più di cento piazze italiane per offrire il suo ciclamino, il fiore che resiste al freddo, simbolo del GILS. Duplice lo scopo: informare su una patologia cronica- la sclerodermia- autoimmune, poco conosciuta, complessa, non ancora riconosciuta rara, che colpisce in prevalenza le donne e sostenere la ricerca scientifica. Inoltre la mattina del 28 settembre alcuni ospedali a Milano apriranno le loro porte per consulti e visite gratuite per “giocare d’anticipo” contro questa patologia, tra questi c’è anche il Niguarda (Reumatologia). I nella scuola del Niguarda per i bambini i ricoverati. Ecco come i piccoli pazienti hanno raffigurato il gigantesco piroscafo nei loro disegni. “Tutto è iniziato con la lettura del libro “L’ultima notte del Titanic” di Mary Pope Osborne- ci spiega Eugenia Curti, una delle insegnanti della scuola-. Sulla base di questo racconto e di ricerche fatte sul web i nostri piccoli artisti hanno confezionato i loro disegni”. Per “sfogliarlo” - www.regione.lombardia.it SEGUE DALLA PRIMA A oggi non esiste un singolo test di laboratorio o clinico per fare diagnosi di demenza né tanto meno per predire la risposta ai farmaci che rendono disponibile una maggior quantità di acetilcolina nel cervello (la diminuzione del numero di neurotrasmettitori per l’acetilcolina è tra le principali responsabili dei sintomi della malattia). “I pazienti che non rispondono in alcun modo al trattamento farmacologico mostrano una significativa atrofia dei nuclei colinergici cerebrali e dei fasci di sostanza bianca circostanti - spiega Gabriella Bottini, Direttore del Centro di Neuropsicologia Cognitiva del Niguarda-. Attraverso una particolare risonanza magnetica strutturale è possibile individuare le aree del cervello in cui c’è una riduzione significativa di sostanza grigia oppure di sostanza bianca”. Lo studio, pubblicato su Behavioral Neurology e finanziato dall’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, è stato condotto su 23 pazienti. Sebbene preliminari, i risultati rappresentano il primo tentativo sistematizzato di creare un protocollo multidisciplinare per valutare l’efficacia di un farmaco, uno “spartiacque” importante che in futuro potrebbe rivelarsi promettente nell’identificare, prima di iniziare la cura, i pazienti che potranno beneficiare di un altro trattamento piuttosto che di quello farmacologico. Una speranza non da poco: si stima infatti che in un Paese delle dimensioni dell’Italia vi siano circa 65.000 nuovi casi di probabile malattia di Alzheimer ogni anno e che il costo per la cura di ogni singolo paziente sia pari a circa 1.500 euro all’anno. In totale si spendono 8 miliardi di euro all’anno per la cura delle demenze, di cui oltre 2 solo per i farmaci. Riconoscimenti Niguardino Giornata della Riconoscenza: premiati l’USU e Maria Luisa Mottes M edaglia d’oro e Diploma della Riconoscenza per l’Unità Spinale Unipolare e per Maria Luigia Mottes, Presidente della Associazione Diabetici della Provincia di Milano e del Coordinamento Lombardia Associazioni Diabetici (CLAD). Ecco le motivazioni. Unità Spinale Unipolare di Niguarda Avanguardia in Italia per la cura e la riabilitazione delle persone con lesione al midollo spinale e spina bifida, festeggia nel 2012 i suoi primi dieci anni di attività. Guidata dalla dottoressa Tiziana Redaelli, può contare su altissime professionalità, strumentazioni d’avanguardia e su un gruppo di volontari che rappresentano un punto di riferimento quotidiano per i pazienti e le loro famiglie. Maria Luigia Mottes Presidente e fondatrice con alcuni medici e volontari dell’Associazione Diabetici della provincia di Milano (ADPMi). Maria Luigia Mottes è una persona energica, caparbia e tenace, che non si scoraggia mai e ha come unico progetto ed obiettivo “una vita migliore per i diabetici”. Ha fatto dell’Associazione la sua famiglia e da trent’anni il punto di riferimento per i diabetici di tutto il nostro territorio. Il riconoscimento Dal 1953 la Provincia di Milano organizza la “Giornata della Riconoscenza” per conferire un riconoscimento a cittadini e associazioni del mondo culturale, sociale, artistico, economico, sportivo, legati al territorio del milanese e che si siano distinti nella propria attività a favore delle comunità. Tra i nuovi nati… Roberto Vecchioni è diventato nonno per la prima volta: la figlia Francesca ha scelto il reparto di Ostetricia del nostro Ospedale per il parto delle due gemelle Nina e Cloe. La sala parto del Niguarda ha “accolto” anche il primo vagito di Guido Alberto, il primo figlio della conduttrice televisiva Caterina Balivo. I migliori auguri per il lieto evento ai genitori dei piccoli “Niguardini”.