Conseguenze sui vari organi ed apparati Fisiopatologia C L I M A T E R I O Definizione e frequenza 2 1º Senescenza ovarica 3 2º Aumento dell’attività tiroidea 3 3º Disordini della funzionalità ipotalamica 4º Nulliparità 3 3 5º Flogosi 4 6º Fattori costituzionali 4 Mezzi di sospensione degli organi pelvici 5 Utero e endometrio 5 Ovaio 5 Vagina Vulva Vagina e Vulva 5 Distrofia vulvare: iperplastica, lichen scleroso, mista 6 e Terapia complementare della discheratosi vulvo6 vaginale Vescica e uretra Mammella 7 Mammella Studi enzimatici Estrogeni nel tessuto mammario Cute e annessi cutanei Metabolismo 7 8 8 9 Diabete Umore 9 10 Apparato cardio-vascolare Arteriosclerosi 10 Ipertensione 10 Apparato osseo Osteoporosi Vasculopatica-dismetabolica Neuropsichica Distrofica Osteo-articolare 11 13 13 13 13 20 23 Sintomatologia Clinica (4 diverse forme) Diagnostica Bibliografia 1 CLIMATERIO Definizione: Il climaterio (dal greco climacter = scalino) rappresenta il periodo in cui si esaurisce l’attività dell’ovaio; questo fenomeno coinvolge anche un insieme di funzioni che con l’ovaio sono legate attraverso correlazioni neuroendocrine. E’ il periodo di transizione fra l’età feconda e la menopausa e comprende quindi il periodo che va dalla pre-menopausa alla post-menopausa fino alla senescenza esclusa. L’importanza del climaterio e della post-menopausa si è dilatata con l’aumentare della durata della vita (v. tab. 1). Si parla di climaterio precoce quando i fenomeni vasomotori e altri si verificano prima dei 45 anni e di climaterio tardivo quando essi si manifestano dopo i 55 anni. Menopausa è la cessazione delle mestruazioni. FASI DELLA VITA DELLA DONNA INFANZIA ADOLESCENZA PERIODO FERTILE PRE-MENOPAUSA (3-5 anni) POST-MENOPAUSA (5-10 anni) CLIMATERIO MENOPAUSA SENESCENZA 2 Tab. 1 - Durata media della vita Impero romano < 30 anni Medio Evo 33 anni XIX° Secolo 38 anni XX° Secolo 70 anni Si parla di menopausa per indicare la cessazione delle mestruazioni (menos pausis) da almeno un anno. Per indicare, invece, il periodo che segue la menopausa si usa il termine di post-menopausa, termine che può essere correttamente utilizzato dopo la mancanza di mestruazioni per 12 mesi consecutivi (naturalmente in soggetti in età menopausale). Il periodo che precede la menopausa, definito appunto come «pre-menopausa», si caratterizza frequentemente per la presenza di cicli anovulatori ed irregolarità mestruali. Il livello sierico della -inibina decresce in premenopausa ed in menopausa a livelli di 28 e 20 pg/ml rispettivamente e può quindi essere utilizzata per la diagnosi di insorgenza di menopausa (11). Vanno incluse nel climaterio sia le fasi precedenti alla menopausa, sia quelle che seguono la menopausa, fino allo stabilirsi del quadro della senilità (oltre i 65 anni). Si parla di «climaterio fisiologico», allorché questo insorge spontaneamente e di «climaterio artificiale» allorché esso è indotto da trattamenti medici, chirurgici o radianti. Mentre il climaterio artificiale presuppone l’eliminazione dell’attività ovarica, la menopausa artificiale può essere indotta anche dalla sola asportazione dell’utero, con la quale cessano soltanto le mestruazioni. Il declino dell’attività ovarica si accompagna ad un insieme di manifestazioni locali e generali, il cui complesso viene riunito sotto la denominazione di «sindrome climaterica». Solo il 25% circa delle donne supera la fase climaterica senza ripercussioni. Nelle altre la sintomatologia può manifestarsi già prima della cessazione dei flussi mestruali o coincidere con la cessazione delle mestruazioni (menopausa) o infine comparire dopo che la menopausa si è già instaurata. L’età in cui compare il climaterio si aggira per lo più dai 45 ai 55 anni (in media 51 anni); in genere è più precoce nelle donne che hanno avuto un menarca tardivo. Altri fattori che influenzano l’epoca di insorgenza della menopausa sono l’ereditarietà, la razza e il clima (le nordiche hanno una menopausa più tardiva), la nutrizione, la occupazione, la sedentarietà, il fumo (v. tab. 2). Altro predittore di menopausa precoce sembra essere la presenza del fattore V di Leiden (12). Frequenza: 80% delle donne in menopausa Menopausa precoce (POF) è un’amenorrea secondaria non gravidica in età <40 anni con FSH elevato (>40 UI/ml).. Esiste un riarragiamento cromosomico a carico del cromosoma X (delezione braccio lungo X o dislocazione). Early Menopause (EM) = 41-45 anni 3 ETIOPATOGENESI MENOPAUSA Tab. 2 - Fattori che influenzano l’età di insorgenza della menopausa Ereditarietà +++ Nord ++ Sud -- Casalinghe -- Lavori usuranti -- Lavori gratificanti +++ Malnutrizione -- Età > 28 anni al momento dell’ultima gravidanza -- Nulliparità +++ Status coniugale +++ Obesità -- Fumo + + / - Aumenta / Diminuisce l’età 1º senescenza ovarica La senescenza ovarica si riconduce principalmente a riduzione del numero e della sensibilità dei follicoli ovarici. La riduzione del numero dei follicoli è progressiva1, spesso con caratteri di ripristino funzionale ed è dovuta a fattori ereditari (6) e non è influenzato dal numero di gravidanze o dall’uso di contraccettivi. Il miglioramento delle condizioni di vita e soprattutto di nutrizione hanno innalzato l’età di inizio della insensibilità dei follicoli. Nel periodo perimenopausale la dilapidazione dei follicoli è formidabile sotto la spinta di elevati livelli di FSH. Inoltre numerosi sono i follicoli irregolari con teca e granulosa scarsa o addirittura mancante. Questi follicoli difettosi possono essere fecondati e dare origine ad embrioni con malformazioni cromosomiche. In caso di necessità di stimolazione ovarica per PMA, la quantità di gonadotropine è 1 Un feto di 5 mesi possiede 7 milioni di follicoli; una donna di 40 anni ne possiede appena 10.000. 4 maggiore dopo i 40 anni per l’accresciuta insensibilità dei follicoli allo stimolo gonadotropinico. Si instaura una iperplasia dello stroma ovarico sotto l’azione dell’FSH prodotto in aumentate quantità dall’ipofisi. Le cellule steroidogenetiche si organizzano attorno ai corpi albicans in micronoduli ai quali si dà il nome di cellule di Berger. Le modificazioni funzionali a livello ovarico hanno un ruolo fondamentale per l’insorgenza di tutti i fenomeni del climaterio. Escludendo la menopausa precoce prodotta dalla S. dell’ovaio resistente (S. di Savage), l’atteggiamento ormonale della donna nel periodo del climaterio passa, molto spesso, attraverso le seguenti fasi: a. Fase Iperestrogenica, premenopausica, nella quale l’ovaio tende a produrre una quantità di estrogeni diversa da quella abituale e soprattutto compaiono cicli anovulatori, per cui la situazione è di solito caratterizzata da un deficit della secrezione di progesterone e da iperestrogenismo assoluto o relativo; la produzione di steroidi sessuali avviene attraverso l’intermediazione del -4-Androstenedione. b. Fase Ipoestrogenica, Menopausica, nella quale l’ovaio non realizza più la biosintesi steroidea (prima diminuisce la produzione di progesterone e poi quella degli estrogeni) e cessa il fenomeno della mestruazione; va anche scomparendo ogni inibizione sulla adenoipofisi, venendo a cessare il feed-back degli estrogeni e dell’inibina entrambi prodotti dalle cellule della granulosa; c. Fase Ipergonadotropa, Post-Menopausica, caratterizzata da iperproduzione di FSH prima (10 volte la norma) e poi anche di LH (3 volte rispetto ai valori normali). Gli estrogeni all’inizio sono normali poi iniziano a diminuire insieme all’LH e in post-menopausa sono rappresentati dalla produzione di estrogeni di origine surrenalica. L’ipergonadotropinemia che si instaura dopo la menopausa rimane costante per molti anni fino alla senilità, poiché l’ipotalamo e quindi l’ipofisi sono ormai liberi da ogni controllo steroideo. L’ipergonadotropinemia conduce a massiva sollecitazione follicolare producendo la dilapidazione dei pochi follicoli sensibili rimasti. 5 2° Iperproduzione surrenalica: Le modificazioni a livello surrenalico possono avere un ruolo non indifferente nel sostenere la sintomatologia della sindrome climaterica. Il surrene incrementa la sua produzione ormonale: iperproduzione di steroidi sessuali e insorgenza di relativa sindrome da virilizzazione, iperproduzione di cortisolo con relativa sindrome di osteoporosi, obesità, diabete, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa. Istologicamente si nota spesso in questa ghiandola, dopo i 50 anni, un ingrandimento della zona fascicolata ed un arricchimento in lipidi. 3° Aumento dell’attività tiroidea: La tiroide presenta di solito quadri di iperattività, mentre sono rare le situazioni di ipotiroidismo. Gli estrogeni stimolano la sintesi della TBG Thyroid-binding-globulin); la diminuzione degli EE produce quindi una diminuzione della TBG ed un aumento della tiroxina libera con quadri di ipertiroidismo (vampate di calore, instabilità emotiva, tachicardia). 4° Disordini della funzionalità ipotalamica: col sopraggiungere della menopausa la donna perde quell’atteggiamento ciclico, bifasico, che caratterizza l’ipotalamo femminile e si realizza, a quel livello, un orientamento funzionale di tipo maschile, cioè tonico, monofasico. C’è una ipersecrezione di Gn-RH conseguente a: diminuzione/assenza del feed-bak negativo estrogenico, aumento dell’attività noradrenergica a sua volta dovuta alla maggiore presenza di enzima Tyr-idrossilasi, diminuzione del tono dopaminergico diminuzione del tono serotoninergico diminuzione del tono oppioide 6 2. modificazione dei sistemi omeostatici Recenti acquisizioni, tuttavia, fanno pensare più che ad una attivazione dei sistemi ipofisi-tiroide ed ipofisi-surrene, ad una profonda modificazione dei sistemi omeostatici regolanti la vita vegetativa. Così, ad esempio, l’obesità sarebbe un’espressione della disreattività ipotalamica; le crisi vasomotorie, la tachicardia, sarebbero espressioni di una iperattività neurovegetativa, condizionata dalla disfunzione dell’ipotalamo, piuttosto che conseguenza della alterata attività tiroidea e così via. 3. Flogosi: Talune flogosi come l’ovarite postparotitica sembrano pure essere responsabili di una menopausa precoce. Infine, la menopausa precoce può avere un origine iatrogena (ormonale, chirurgica, da irradiazione). 9º Fattori Immnunitari: frequentemente chiamati in causa nelle menopause precoci. E’ infatti frequente trovare altre patologie immunitarie concomitanti come la tireopatia di Basedow e Hashimoto, vitiligine, Addison, Ipoparatiroidismo, Gastrite atrofica, Artrite reumatoide, M. di Crohn, Diabete tipo I etc. La S. dell’ovaio resistente (S. di Savage), causa di menopausa precoce, è a sua volta causata da anticorpi contro i recettori delle gonadotropine. Fattori favorenti o inibenti la menopausa: sono diversi ed hanno varia influenza sull’epoca di insorgenza della menopausa: fattori costituzionali nulliparità estrazione sociale collocazione geofisica stato nutrizionale fumo BMI Le gravidanze sembrano esercitare un’influenza positiva sul ritado dell’epoca di insorgenza della menopausa, per cui la nullipara va spesso incontro ad una più precoce insorgenza del quadro menopausale (tab. 2). 7 CONSEGUENZE SUI VARI ORGANI ED APPARATI Le modificazioni anatomiche più significative si sviluppano tardivamente e cioè nel periodo della postmenopausa. CONSEGUENZE DELL’IPOESTROGENISMO SUI DIVERSI ORGANI 1. Mezzi di sospensione degli organi pelvici 2. Utero e endometrio 3. Ovaio 4. Malattie cardiovascolari 5. Osteoporosi 6. M. di Alzheimer 7. Ipotrofia urovaginale 8. Mammelle 9. Alterazione del trofismo cutaneo 10. Metabolismo 11. Umore 1) Mezzi di sospensione degli organi pelvici: la diminuzione della quantità e della qualità del collagene (rapporto collagene tipo III/collagene tipo I) incide profondamente sulla relaxatio pelvica e quindi sul prolasso genitale. Il collagene è particolarmente rappresentato nella matrice del tessuto connettivo e quindi dei legamenti e dei sistemi di sospensione. Occorrerebbe sempre effettuare una terapia HRT pre e post operatoria nella chirurgia della relaxatio pelvica. 2) Utero e endometrio Il miometrio va incontro ad una regressione allorché la produzione di estrogeni diminuisce. L’endometrio si caratterizza dapprima (fase premenopausale) per la mancanza delle trasformazioni secretive, quadro questo non associato ad un’iperplasia ghiandolare cistica. La successiva involuzione post-menopausale, verso l’atrofia, è in genere lenta e passa attraverso stadi intermedi, qualificati dal restringimento dei lumi ghiandolari, da alterazioni dell’epitelio, che diventa più basso e dalla diminuzione del numero delle ghiandole. Nello stroma prevale la componente fibrosa. Il canale cervicale e la portio uterina nella postmenopausa presentano anch’essi modificazioni regressive: l’orificio uterino si restringe, la portio si appiattisce. 8 3) Ovaio: L’ovaio va incontro ad un lento processo involutivo. Nel periodo premenopausico l’ovaio assume spesso un aspetto micropolicistico ed è tipica la presenza in esso di follicoli in vari stadi di maturazione, senza che nessuno di questi giunga alla deiscenza e riesca a dare origine ad un corpo luteo (cicli anovulatori). Follicoli primari sono rilevabili anche nelle ovaie della post-menopausa: essi però non sono più in grado di svilupparsi fino a costituire un vero e proprio follicolo di Graaf. A carico delle tube si assiste dopo la menopausa ad una progressiva scomparsa delle pliche mucose, mentre la muscolare, involvendosi, cede il posto a tessuto connettivale. 4) Vagina e vulva: Nella post-menopausa, venendo meno l'azione degli steroidi sessuali ovarici oltre all'endometrio che assume un aspetto atrofico e alle ovaie che si riducono di volume, anche l'epitelio vaginale va incontro ad una serie di modificazioni (scarsità delle cellule superficiali contenenti glicogeno, riduzione della presenza di bacilli di Doderlein, aumento del pH vaginale) che giustificano una più alta incidenza di episodi infiammatori, caratterizzati da una sintomatologia di tipo irritativo: bruciore, prurito, leucorrea, dispareunia ed occasionalmente perdite ematiche. La diminuzione dei fluidi vaginali, del flusso sanguigno e della produzione di glicogeno porta alla scomparsa delle rilevatezze che costituiscono le colonne vaginali anteriore e posteriore, l’epitelio vaginale senile si presenta liscio; alla riduzione della trasudazione con conseguente ostacolo alla normalità dei rapporti sessuali. Questi ultimi sono resi ancora più difficili dalla perdita di elasticità dei tessuti con riduzione della profondità dei fornici e del diametro della vagina e dell'ostio vaginale. La vagina diventa un canale atrofico e perde le sue pliche, si fa liscia, più corta, più stretta e più secca per mancanza di secrezioni. L’epitelio in età fertile risulta costituito da 4 strati cellulari sovrapposti che si rinnovano in continuazione. In climaterio l’epitelio vaginale risulta costituito da un minor numero di strati cellulari (basale e parabale) e pressoché privo di glicogeno e quindi di acido lattico (trasformazione del glicogeno ad opera del bacillo di Doderlein) con conseguente alcalinizzazione dell’ambiente vaginale. Diminuisce così anche il potere di difesa dell’ambiente vaginale e diventano più frequenti le infezioni. La mucosa vaginale sanguigna al minimo traumatismo, diventa più sensibile ed i rapporti sessuali possono così farsi dolorosi. Lo striscio vaginale della post-menopausa è caratterizzato da una diminuzione delle cellule eosinofile e dell’indice cariopicnotico e dalla comparsa di cellule degli strati più bassi dell’epitelio vaginale (cellule parabasali). Anche la vulva, seppure tardivamente, subisce nella post-menopausa fenomeni involutivi con diminuzione del grasso, modificazioni cutanee ed alterazioni dei peli che diventano grigi, ispidi, rari. L’orifizio vulvare può diventare stenotico. 9 5) Vescica e Uretra: La mucosa vescicale presenta soprattutto nelle zone del trigono fatti di atrofia e queste alterazioni possono condizionare una sintomatologia che simula una cistite. Anche gli apparati di contenzione urinaria si atrofizzano e più facile è la perdita involontaria di urina. A causa della comune derivazione embriogenetica, l'epitelio vescico-uretrale va incontro a modificazioni atrofiche simili a quelle già descritte per l'epitelio vaginale, soprattutto a livello del trigono e dell'uretra. Pertanto facilmente la donna lamenta in questo periodo episodi di tipo cistitico con urine sterili, caratterizzati da tenesmo, disuria e pollachiuria, ribelli alle comuni terapie antimicrobiche. E’ presente anche con una certa frequenza l'incontinenza urinaria. E’ importante a questo proposito tenere presente che taluni casi di incontinenza nella donna in menopausa sono dovuti ad una instabilità del detrusore o a diminuzione del collagene periuretrale causata dalla carenza estrogenica. La stress incontinence può essere corretta chirurgicamente riposizionando l’uretra prossimale in posizione retropubica alta così che la pressione endoaddominale possa essere trasmessa sull’uretra e ricreando l’angolo cisto-uretrale con intervento di colposospensione, sling, etc. La urge incontinence instabilità detrursoriale invece è corretta da farmaci miorilassanti, anticolinergici2, calcio antagonisti, bladder training e in casi estremi con la denervazione sacrale selettiva. Modificazioni Sintomi 2 1. 2. 3. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. DISTROFIA GENITO-URINARIA Assottigliamento epitelio Riduzione tessuti connettivi Riduzione vascolarizzazione Secchezza ed irritazione vaginale Dispareunia Vaginiti ricorrenti Prurito vulvo-vaginale Disuria Nicturia Frequenza ed urgenza Frequenti infezioni del tratto urinario Anticolinergici: inibiscono il sistema nervoso parasimpatico abolendo la risposta degli stimoli colinergici sul muscolo detrursore. Rilasciano la muscolatura liscia. Effetti collaterali (side effects) anticolinergici: sudorazione, cefalea, astenia, stipsi, tachicardia, tremori. Genurin cpr, cistalgan cf, detrusitol cpr 1 mg e 2 mg. 10 6) Mammelle Ca. mammario: oltre gli 85 anni: Ca mammario 10%. Le mammelle risentono piuttosto precocemente della carenza di estrogeni, diminuiscono di volume e il loro supporto legamentoso si allenta, per cui si fanno cadenti. Molte pazienti sono influenzate sul piano psicologico in modo molto negativo da questi mutamenti. La mammella non deve essere considerata solo simbolo di femminilità ma anche organo bersaglio. A parte la stimolazione generale esercitata su tutti i tessuti dall’ormone della crescita, della tiroxina, dal cortisolo dall’insulina, l’epitelio della mammella é un organo bersaglio per gli steroidi sessuali ed é sottoposto ad una specifica stimolazione ormonale. Gli estrogeni e il progesterone sono gli ormoni sessuali primari che sono in grado di regolare strutture e funzioni della mammella: infatti lo sviluppo del sistema duttale dipende dagli estrogeni, mentre lo sviluppo degli alveoli è controllato principalmente dal progesterone. Anche la prolattina é un fattore importante in tutte le fasi della fisiologia della mammella. La produzione cellulare di fattori di crescita e probabilmente le prostaglandine possono esercitare un effetto considerevole sulla biologia del tessuto della mammella attraverso meccanismi paracrini o autocrini. L’estradiolo é divenuto il punto centrale della ricerca sui meccanismi di induzione e di crescita del cancro mammario. I punti significativi sono legati al declino graduale della ciclica funzione ovarica.Al momento della menopausa questo quadro endocrino cambia rapidamente: il ruolo del progesterone diventa minore e la fonte di estradiolo, che prima era rappresentata principalmente dalla secrezione ovarica diretta, si sposta in periferia dove la produzione indiretta degli ormoni é rappresentata principalmente dalla secrezione del proormone androgeno. Estrogeni nel tessuto mammario: Nelle donne dopo la menopausa il contenuto di estrogeni del tessuto mammario é molto più alto in confronto al tasso di ormoni circolanti. Il rapporto di concentrazione di estrone tessuto/plasma è 3 a 20. Mentre l’estrone ed il relativo solfato prevalgono sull’estradiolo nel sangue periferico, nel tessuto mammario, specialmente neoplastico, questo rapporto viene rovesciato. Anche il contenuto di estrogeni nel tessuto adiposo é maggiore della concentrazione che questi raggiungono nel sangue, comunque in questo compartimento l’ormone principale é l’estrone. Una delle principali osservazioni a sostegno della produzione locale di estrogeni é la capacità del tessuto tumorale di mantenere un’alta concentrazione di estradiolo anche nella postmenopausa. attività enzimatica mammaria: Sia il tessuto mammario normale che quello canceroso hanno nel loro contesto gli enzimi necessari per la biosintesi degli estrogeni. Questi tessuti possiedono anche gli enzimi che intervengono nel catabolismo degli estrogeni. La formazione dell’estradiolo attivo dipende principalmente da due enzimi, l’aromatasi e la 17deidrogenasi. Questi dati suggerirebbero l’esistenza di un’associazione della biosintesi locale di estrogeni con la presenza di una lesione neoplastica che ne incrementa la captazione. In conclusione: 1º il tessuto canceroso possiede tutti gli enzimi necessari per la formazione locale di estradiolo ma il miglior bersaglio per il trattamento endocrino di queste neoplasie - quando si miri ad inibire la biosintesi di estrogeno nel tumore - sembra essere l’aromatasi. 2º Sembra incrementata la captazione dell’estradiolo dal siero nel tessuto neoplastico. 11 7) apparato cutaneo : Importanti sono anche le modificazioni cutanee generali, in relazione all’assottigliarsi dello strato di cheratina e dello spessore dell’epidermide per la perdita d’acqua. Si ha anche una diminuzione della secrezione sebacea. Il sottocutaneo si assottiglia per la diminuzione del collagene con conseguente perdita dell’elasticità cutanea, appiattimento delle creste interpapillari, alterazione delle giunzioni dermo-epidermiche con scomparsa della rete pegs.. Sotto un profilo più generale, si può inoltre notare che molte donne durante il climaterio aumentano di peso. Questo aumento, la cui frequenza è valutata dai vari AA. tra il 20 e il 40% di tutti i soggetti in climaterio, è dovuto ad un accumulo di grasso di tipo androide localizzato cioè soprattutto a livello dell’addome, delle braccia, delle spalle e delle mammelle ed è particolarmente resistente alle terapie. La localizzazione del grasso a livello dei fianchi, delle natiche e perifemorale é di tipo ginoide e non sembra essere aterogeno come quello androgeno perchè avrebbe una diversa composizione. Si ammette che la sostituzione del grasso di tipo ginoide con quello di tipo androide sia da porre in relazione sia con variazioni metaboliche, legate alla diminuita quantità di estrogeni presenti sia con problemi di bilancio calorico, poiché generalmente esiste in questa età un apporto calorico eccessivo per quelle che sono le reali esigenze dell’organismo. La aumentata resistenza periferica all’insulina avrebbe un ruolo di primo piano nel processo metabolico discusso. La terapia sostitutiva ormonale arresta le variazioni patologiche citate. Altro grave problema legato alla diminuzione degli EE in climaterio è l’alopecia androgenetica, molto spesso sottovalutata dai medici e anche dalle stesse pazienti. Il tricogramma in condizioni di normalità prevede un rapporto di capelli in fase Anagen del 90%, in fase Telogen del 9% e in fase Catagen dell’1%. In climaterio la percentuale dei capelli in fase Anagen tende a diminuire. La terapia con EE fa aumentare la SHBG e fa diminuire l’alopecia androgenetica (EE 0,02 mg/die dal 1° al 25° giorno + MAP 10 mg/die dal 16° al 25°) Tab. 3 - Fasi di crescita dei peli in rapporto all’età FASE DEI PELI ETA’ FERTILE CLIMATERIO FASE ANAGEN 90% 70% FASE TELOGEN 9% 25% FASE CATAGEN 1% 5% La diminuzione degli EE si collega ad una marcata attività di alcune funzioni enzimatiche del bulbo pilifero per cui il T si trasforma in DHT ad opera della 5--reduttasi ed il DHEA si trasforma in Androstendione ad opera della 17--OH-deidrogenasi (1). Follicolo Pilifero Testosterone 5--reduttasi DHEA 17--OH-deidrogenasi DHT Androstenedione Si crea comunque uno stato di iperandrogenismo relativo dovuto alla diminuzione di Estradiolo e Progesterone che sono antiandrogeni fisiologici. Anche il tasso sierico della prolattina si abbassa a livello adolenscenziali (5-10 µg/l) per la scomparsa dell’azione trofica dell’estradiolo sull’adenoipofisi. 12 8) Metabolismo: Bisogna anche notare che in climaterio si osserva una maggiore frequenza del diabete Tipo I (insulino-dipendente e Tipo II (non insulino-dipendente). Tuuto inizia con l’accumulo di adipe addominale e conseguente aumento di acidi grassi liberi (NEFA) i quali competono con il glicogeno per la captazione a livello epatico. Ne consegue un aumento del glucosio circolante, iperinsulinemia, resistenza all’insulina, potenziamento della sintesi androgenica ovarica sia per azione diretta dell’insulina sull’ovaio che tramite una iperproduzione della IGF-I che a sua volta svolge la stessa azione dell’insuliona sull’ovaio. L’esercizio fisico fatto con regolarità (4 ore settimani) favorisce la perdita di peso e può migliorare la sensibilità all’insulina e la dislipidemia. Attività fisica Nutrizione Obesità addominale NEFA circolanti Sintesi Testosterone captazione del glucosio glucosio plasmatico Potenziamento effetto LH sull’ilo ovarico IPERINSULINEMIA recettori per l’insulina IGF-I resistenza periferica all’insulina SHBG epatica Androgeni liberi Estrogeni liberi VARIAZIONI ENDOCRINE METABOLICHE INDOTTE DALL’IPERINSULINISMO 13 9) Apparato cardio-vascolare : Si accentuano anche le manifestazioni arteriosclerotiche, che nell’uomo iniziano talora dopo il 30º anno di vita, mentre nella donna vanno incontro ad un incremento netto solo dopo la menopausa. Effetti emodinamici degli estrogeni 1. Diminuzione del trombossano ed aumento della prostaciclina 2. Aumento del fattore EDRF (fattore rilassante endotelio derivato) 3. Inibizione del rilascio di endoteline (ad azione vasocostrittrice) 4. Modulazione del rilascio ed uptake delle catecolamine Un altro dato significativo è quello relativo all’ipertensione, che nella donna intorno all’età menopausale compare molto più frequentemente e più rapidamente che nell’uomo. 10) Apparato osseo: La diminuzione del collagene fa indebolire il traliccio connettivale che funge da sostegno alla calcificazione delle ossa. Un’altra patologia legata al fattore età ed anche alla situazione ormonale della menopausa è rappresentata dall’osteoporosi, dalla quale molte donne sono colpite dopo la scomparsa delle mestruazioni. 11) Umore: sembra che dopo il periodo della perimenopausa gli EE agiscano migliorando l’umore (3,5) avendo un effetto IMAO-like e quindi antidepressivo mentre il progesterone ha un effetto ansiolitico. Gli AA sull’umore hanno un effetto 12) Olfatto: in climaterio diminuisce la sensibilità dell’olfatto per ipotrofismo dell’epitelio delle narici. La S. di Kallman (ipogonadismo ipogonadotropo dovuta a lesioni dei neurono secernenti Gn-RH), caratterizzata da amenorrea primaria, sterilità, scarsa libido ed anosmia, può essere considerata un valido esempio della correlazione che intercorre fra olfatto ed attività riproduttiva. In seguito a terapia ormonale la citologia dei turbinati mostra segni di trofismo (14). 13) Udito: gli estrogeni potrebbero esercitare un’azione diretta sulla coclea. Gli effetti degli ormoni sui centri cerebrali per l’udito vengono studiati mediante l’impiego dei potenziali evocati (ABR = Auditory Braistem Response) che permettono di valutare la trasmissione degli stimoli uditivi al SNC (15). Lo stimolo sonoro viaggia ad una velocità maggiore nelle donne. 14) Fonazione: Nel periodo premestruale è nota la disfonia dovuta ad edema delle corde vocali così come nel periodo perimenopausale si verifica una atrofia della mucosa delle corde vocali con variazione del timbro di voce. 14 SINTOMATOLOGIA e CLINICA Dal punto di vista clinico, la sintomatologia del climaterio è quanto mai varia e multiforme e deve essere anche vista in rapporto al tipo psicologico del soggetto, alla reattività dei diversi organi ed apparati e all’atteggiamento di prevalenza ormonale che ogni soggetto si determina. Esiste quindi un turbamento neuro-endocrino-metabolico che caratterizza questo periodo, spesso condizionato nelle sue manifestazioni da iperfunzione ipotalamica, ipofisaria, tireotropa, corticotropa e diabetogena, forse secondarie alla disregolazione ipotalamica. Oltre al notevolissimo aumento delle gonadotropine, si ha infatti anche un aumento della produzione di ACTH e di TSH. Se prevale l’una o l’altra di queste componenti, il quadro clinico si manifesta più in un senso che nell’altro. L’iperattività tireotropa porta a stati di ipertiroidismo transitorio (con accentuazione dei disturbi dell’emotività, con crisi vasomotorie, tachicardia, tremori, ecc.). Se prevale la funzione corticotropa si hanno invece condizioni variabili, in rapporto all’atteggiamento surrenalico, che può orientarsi sia in senso glicocorticoide (dando luogo a manifestazioni di obesità, ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, osteoporosi) e sia in senso steroideo-sessuale (con insorgenza di quadri di virilizzazione surrenalica e più raramente di origine surrenalica). La iperattività del sistema noradrenergico, oltre a far aumentare la produzione di GnRH, è responsabile dei fenomeni neurovegetativi della sindrome climaterica, le hot flashes,le palpitazioni e la tachicardia. La tipica vampata di caore è preceduta da un aura tipica come per le crisi epilettiche e perciò da qualche autore denominata epilessia menopausale. Clinicamente si manifesta con vasodilatazione localizzata principalmente nella metà superiore del corpo e che si diffonde poi a tutto l’organismo e finisce con una sudorazione profusa e diffusa. Si accompagna spesso a chiazze eritematose sul volto, a cefalea, tachicardia, vertigini e insonnia. Sembra che le vampate di calore siano associate a picchi di iperproduzione di Gn-RH la cui area ipotalamica di secrezione è contigua all’area della termoregolazione. L’aumento del tono simpatico, accelerando la lipolisi, innalza il livello degli acidi grassi liberi nel siero inducendo un effetto diabetogeno. L’ipertonia del simpatico tende anche a far aumentare la pressione arteriosa. L’iperattività del sistema dopaminergico oltre a far aumentare la secrezione di Gn-RH produce alterazioni del sistema termoregolatore. La riduzione della serotonina produce, oltre all’aumento del Gn-RH, stato depressivo e aumento dell’appetito ed aumentata sensibilità nocicettiva. La diminuzione del tono oppioide produce inoltre aumentata sensibilità nocicettiva. L’artropatia climaterica ovaro-priva, o artralgia manopausica, che colpisce di preferenza le articolazioni del ginocchio, del carpo e del metacarpo. Diminuzione della secrezione di E2, Inversione E2/E1, arresto produzione P, triplicata produzione ovarici di T, diminuzione produzione ovarica di AA, inversione EE/AA. L’esaurimento ovarico produce, oltre a ipersecrezione di Gn-RH, irregolarità mestruali, seguite ad un certo momento da amenorrea, progressivi processi di involuzione a livello dell’utero, vagina, vulva, mammelle, mucosa vescicale, sistema cutaneo, apparato cardiovascolare, apparato osseo, metabolismo glicidico. 15 Diminuzione della produzione di DHEA (Deidroepiandrosterone): è prodotto dal surrene. Si riduce con l'età (2% l'anno dopo i 30 anni) con una brusca riduzione, del 50-60%, con la menopausa. Questo può spiegare una parte di sintomi (debolezza generale, ridotta energia vitale, perdita di tono muscolare, perdita di concentrazione e di memoria) non sempre riconducibili al solo esaurimento dell'attività dell'ovaio. Produzione estrogenica in post-menopausa OVAIO androstenedione estrone testosterone SURRENE estradiolo Ne conseguono così manifestazione diverse, che possono dare origine a: a) Una forma vasculopatica-dismetabolica; b) Una forma neuropsichica; c) Una forma distrofico-atrofica; d) Una forma osteo-articolare. a) Nella forma vasculopatica-dismetabolica, la sintomatologia è rappresentata dapprima da fenomeni vasomotori: vampate di calore3, sudorazioni, crisi di tachicardia, cardiopalmo, dolori stenocardici, modificazioni a carico della pressione arteriosa (ipertensione o ipotensione). Questi disturbi sono soprattutto presenti nella fase premenopausale . Successivamente, dopo la menopausa, cresce il rischio per la malattia coronarica, attraverso tre elementi caratteristici di quest’epoca: l’iperlipidemia, aumentato tono del simpatico, instabilità emotiva. 3 Sono il sintomo più noto e fastidioso interessando l’80% delle donne. Sembra dipendere da pulses di LH e ACTH. 16 L’iperlipidemia4, caratteristica dell’età climaterica, favorisce un bilancio calorico positivo ed accelera per azione diretta i processi di arteriosclerosi attraverso l’imbibizione lipidica della parete arteriosa; indirettamente l’iperlipidemia interferisce in modo negativo anche nel metabolismo glucidico. Infine la labilità emozionale e la tendenza alla depressione sono fattori che possono portare all’iperfagia psichica e all’inattività fisica. L’obesità che ne deriva ha pure un effetto diabetogeno, inducendo nei tessuti periferici una resistenza all’insulina. Rientrano in questo gruppo anche alcune manifestazioni allergiche, come ad esempio sindromi asmatiche che insorgono per la prima volta in climaterio, ecc. b) La forma neuropsichica è caratterizzata da facile irritabilità, instabilità emotiva, modificazioni a carico del carattere, cefalea, emicrania, dolori neuritici e atteggiamenti depressivi e psico-nevrotici. Rare sono invece le manifestazioni epilettiche transitorie della menopausa che, secondo le vedute più recenti, sarebbero di natura diencefalica e neurovegetativa. c) La forma con distrofia-atrofia genito-urinaria, ad insorgenza piuttosto tardiva nella fase postmenopausale, origina dalle modificazioni anatomiche descritte e dalla diminuita lubrificazione ed è rappresentata da algie, bruciori e facili sanguinamenti della mucosa vaginale e vescicale e dalla facile insorgenza di infezioni genitali e urinarie a seguito della alcalinizzazione dell’ambiente vaginale. d) Forma osteo-articolare. L’osteoporosi della menopausa è caratterizzata da una rarefazione ossea, per demineralizzazione conseguente ad iposecrezione di estrogeni. Gli estrogeni si oppongono al riassorbimento osseo determinato dal paratormone. La deficienza degli estrogeni sensibilizza forse al paratormone o deprime la somatotropina, inducendo un difetto nel trasporto del calcio a livello intestinale o renale e di conseguenza un riassorbimento dell’osso. Si calcola che in media le donne nei primi 5 anni di menopausa possono perdere il 15% della massa ossea. Le ossa più colpite sono le vertebre, il bacino, il femore e il polso. Anche l’osteoporosi rappresenta certamente una patologia legata all’età, ma accelerata dalla menopausa. Alcune donne presentano invece non una rarefazione del tessuto osseo ma un addensamento delle ossa subcondrali e relativa diminuzione della deformabilità e quindi aumento dell’usura delle ossa e fratture. Altra caratteristica dell’ipoestrogenismo è l’insorgenza o aggravamento delle lesioni artrosiche e comparsa di caratteristiche lesioni a livello delle piccole articolazioni interfalangee distali che vengono grossolanamente deformate per la presenza dai “noduli di Heberden” e talora subiscono deviazioni dal proprio asse con danni estetici e funzionali. 4 In particolare aumentano le LDL e le VLDL che, com’è noto, veicolano il colesterolo e i trigliceridi 17 DIAGNOSTICA DEL CLIMATERIO: Tab. 4 - ESAMI DI LABORATORIO PER SINDROME CLIMATERICA Prelievo citologico endometriale Biopsia dell’endometrio Trigliceridi Glicemia Isteroscopia Colesterolo totale Pap Test Colesterolo frazionato (HDL-LDL) Colposcopia Mammografia DEXA (Dual Absorptiometry) : Energy-X-ray Osteocalcina Fosfatasi alcalina Colonna vertebrale N-Telopeptide urinario Femore Idrossiprolina5 Radio Emocromo completo total body Piastrine USG falangi AT IIIª Eco pelvica trans-addominale Fibrinogeno ETV Map test FSH PROLATTINA Body Mass Index 17--Estradiolo -Inibina 5 Aminoacido, ac. Gamma-idrossi-alfa-pirrolidin-carbossilico, prodotto decomposizione idrolitica delle proteine, specialmente del collageno. dalla digestione o dalla 18 Esame obiettivo ginecologico + pap-test + visita senologica + mammografia Esame obiettivo generale Peso e BMI: BMI <22 è un fattore favorente l’osteoporosi Pressione arteriosa La -inibina attualmente rappresenta il più precoce marker dell’insorgenza del climaterio; ancora più precoce della diminuzione del numero dei follicoli (7,8,9). La inibina B decresce con velocità diversa nelle varie razze. Infatti, secondo uno studio condotto dal gruppo di Philadlphia, le donne caucasiche presentano una velocità di diminuzione molto maggiore delle donne di colore USA (10). MAP test: un MAP test negativo (mancanza di perdite emtiche) indica bassa produzione di estrogeni. L’FSH >30 mUI/ml conferma lo stato di cessazione di attività ovarica. Dosaggio colesterolo HDl e LDL per valutare il rischio aterogeno. Valutazione calcemia, fosforemia, creatinina, calciuria, fosfaturia, idrossiprolinuria per valutare il metabolismo calcio-fosforo delle ossa. Valutazione diretta della densità ossea: la DEXA costituisce il Gold standard per individuare precocemente le donne a rischio di osteoporosi (13). USG: metodo alternativo per la valutazione della densitometria ossea. Nei primi studi, la massa ossea veniva misurata a livello del carpo o del polso; questi distretti sono composti prevalentemente da osso a struttura corticale compatta. Attualmente l’esame si applica a livello del rachide lombare, del femore prossimale (triangolo di Ward a livello del collo del femore), dell’anca, dell’avambraccio e dell’intero scheletro. 19 Tab. 10 - INDICE DI KUPPERMAN Ril eva nza Sintomo Severità 1 Caldane e sudor. nott 4 Parestesie 2 Insonnia 2 Nervosismo 2 Tristezza 1 Vertigini 1 Facile affaticabil ità 1 Artralgia mialgia 1 e Cefalea 1 Palpitazion i 1 Formicolìo 1 2 3 4 5 Terapia 6 7 0 1 2 3 4 5 6 0 Indice menopausale 20 BIBLIOGRAFIA: 1) Flamigni C., Venturoli S., Ravaioli B., Vianelo F., Bagnoli A.: Cyproterone acetate and other antiandrogens In: “The Ovary: Regulation, Dysfunction, and Ttreatment”. Marco Island, Florida. “5-27 January 1996. 2) Indirizzo internet: http/ /www.acssalute.it/MP/Spiega.4.html 3) Palinkas L.A., Barrett-Connor E. (Univ. San Diego Layolla); Obstet. Ginecol. 80:30-36,1992. 4) Nordin B.E.C., Need A.G., Chatterton B.E., Horowitz M., Morris H. (univ. 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