REALIZZAZIONI Il museo della Casa di Enzo Ferrari, recentemente aperto a Modena, è incentrato su una nuova galleria espositiva che richiama il cofano di una auto sportiva, essa è realizzata con una complessa struttura reticolare in acciaio di copertura e caratterizzata da una facciata a funi pretese. The Enzo Ferrari Home Museum recently opened in Modena is based on a new exhibition gallery inspired by the bonnet of a sports car. It consists of a complex steel grid roof structure, with tensile cable facade. 1. IL NUOVO MUSEO CASA ENZO FERRARI A MODENA Nel marzo 2012 è stato inaugurato a Modena il Museo della Casa di Enzo Ferrari, dedicato alla figura storica del fondatore della prestigiosa casa automobilistica e più in generale all’automobilismo modenese. Il progetto, vincitore di un concorso a inviti bandito nel 2004 ed aggiudicato allo studio di architettura londinese Future Systems, ha previsto il recupero della casa officina del padre di Enzo Ferrari dove egli nacque nel 1898, trasformata in spazio espositivo dedicato alla figura umana ed all’avventura professionale di Ferrari e la realizzazione di una nuova galleria espositiva dedicata invece propriamente alle automobili ed alla loro evoluzione. L’edificio galleria contempla anche una sala conferenze, uno spazio didattico, uno spazio proiezioni, spazi di servizio; essa è concepita architettonicamente come un unico grande ambiente espositivo che si sviluppa, tramite rampe, su due livelli: il livello del piano terra e quello del piano interrato. Al centro dello spazio espositivo si trova il crescent, ovvero una parete emiciclica dalla quale si accede ad ambienti accessori del livello interrato (sala conferenze ecc…), (figura 1). Fig. 1 - Vista interna della nuova galleria espositiva. 32 Copertura a guscio e facciata tensostrutturale per la nuova Galleria espositiva del Museo Casa Enzo Ferrari di Modena Shell roof construction and tensile structure facade for the new Exhibition Gallery at the Enzo Ferrari Home Museum in Modena Fabio Camorani In termini di superfici si hanno: Casa natale: 1.000 m², Galleria espositiva: 4.200 m² Il recupero della ex casa/officina (il padre di Enzo Ferrari lavorava per le Ferrovie dello Stato) è stato improntato a criteri di restauro scientifico, sebbene l’edificio abbia più un valore storico che un pregio architettonico e costruttivo proprio. La nuova galleria espositiva invece, dal punto di vista del linguaggio formale e delle soluzioni ingegneristiche e tecnologiche, è ricca di citazioni all’industria automobilistica, storica e contemporanea (figura 2). Fig. 2 - Il cofano giallo di copertura. 2 costruzioni metalliche mar apr 13 2. LA STRUTTURA DI COPERTURA DELLA NUOVA GALLERIA L’idea concettuale, già delineata in fase i concorso e poi sviluppata progettualmente, era quella di una nuova galleria espositiva che apparisse come un grande cofano, a doppia curvatura, che cingesse, senza sovrastarla in altezza, la casa dove è nato Enzo Ferrari nel 1898, configurandosi come una “hopen hand”, e si adagiasse in modo morbido, senza soluzione di continuità, nel terreno circostante. Tale concetto di base ha portato i progettisti a prendere in esame soluzioni strutturali che avessero i seguenti aspetti salienti: - Ridotto spessore della struttura; infatti la volontà di realizzare un nuovo edificio con altezza non superiore a quella dell’edificio storico imponeva la necessità di compattare lo spessore della struttura. Fig. 3 - La struttura in acciaio. Fig. 3 - La struttura in acciaio. Fig. 4 - Vista assonometrica delle strutture di copertura. 2 costruzioni metalliche mar apr 13 33 - Funzionamento membranale; il funzionamento con prevalenti sforzi assiali risulta naturale in relazione alla forma architettonica, consente inoltre notevoli vantaggi in termini di pesi ed ingombri spaziali. -Comportamento strutturale di tipo spaziale; esso oltre che essere connaturato alla forma deriva dall’esigenza di inglobare la facciata, a cavi pretesi, nel funzionamento complessivo del sistema. - Eliminazione delle spinte legate all’effetto membrana tramite il basamento di fondazione del piano interrato; anche in questo caso la forma architettonica favorisce l’individuazione della più opportuna scelta strutturale . La struttura portante posta sotto il manto di copertura giallo in alluminio è pertanto una struttura in acciaio di tipo reticolare, realizzata con acciaio tipo S355 JR, con altezza dell’uni- filare di circa 1,0 m, formata da tre archi principali a quattro correnti, travi secondarie a due correnti ordite in senso longitudinale, travi terziarie ad arco a due correnti con funzione di stabilizzazione delle secondarie e collaboranti con gli archi principali nel funzionamento membranale, travi terziarie semplici a supporto delle lamiera in acciaio, microforata in funzione acustica (figura 4). Gli archi principali, a spinta eliminata, con luce di 44,0 m circa, hanno struttura composta da due reticolari di altezza asse-asse pari a 100,0 cm e distanti 100,0 cm, con modulo di 120,0 cm, realizzate con profili correnti HEA 160/140 e profili diagonali generalmente Ø 42,4 sp7,1/ Ø 54 sp 6,3 ; essi sono posti a passo di 15,20 m, ad esclusione dell’ultimo interasse pari a 16,11 m che termina con un arco parziale appoggiato al tubo di attacco della facciata (figure 4 e 5). Le strutture secondarie sono anch’esse di tipo reticolare ma semplici, con profili correnti HEA 120/140 e profili diagonali Ø 54 sp 6,3; esse sono poste a passo di 6,0 m a partire dal colmo, con campo terminale di luce pari a 3,70 m. Le reticolari secondarie hanno luce pari a 14,20 metri e quindi viene inserita a metà luce una trave/arco reticolare di stabilizzazione trasversale. Le strutture terziarie, poste ad interasse medio di 380 cm, sono costituite da profili IPE 240, le terziarie di stabilizzazione sono invece reticolari piane costituite da correnti HEA 120/140 e diagonali tubolari Ø 60 sp 6,3 (figura 3). I pannelli di lamiera grecata di spessore 13,0 cm, per ragioni acustiche di tipo microforato con lana di roccia inserita nelle greche, appoggiano sulle strutture terziarie con sche- Fig. 5 - Sezioni su archi principali. 34 2 costruzioni metalliche mar apr 13 Fig. 6 - Gli scavi, i pali di fondazione. Fig. 7 - Gli scavi, i pali di fondazione. mi di trave continua, generalmente su tre appoggi, la suddivisione in pannelli è stata determinata con un software 3D (Tekla) in modo da poter realizzare ogni pannello in genere come piano ed adattare la geometria sul posto tramite piccole distorsioni compatibili con la lamiera. La doppia curvatura della superficie di copertura determina una sequenza di archi principali sempre più ribassati procedendo dalla facciata verso il retro; la freccia degli archi varia tra1/6 e 1/7,5 della luce, pertanto si passa da rapporti quasi ottimali a rapporti nei quali iniziano a divenire importanti i fenomeni di instabilità e buckling, essi sono stati adeguatamente considerati come meglio descritto nel seguito. La soluzione ad arco (ovvero a membrana, ragionando spazialmente) rispetto alla soluzione a trave (ovvero a piastra, ragionando spazialmente) consente come è noto un omogeneo sfruttamento della sezione resistente, nonché stati tensionali e deformativi decisamente più ridotti, nel caso in esame il peso complessivo della struttura, esclusi i sistemi dei lucernai, è inferiore ai 30 kg/m², l’altezza strutturale circa ¼ di quella necessaria con soluzioni a trave. In merito alla spinta generata dal funzionamento membranale si osserva che la struttura in acciaio di tipo reticolare della copertura, in particolare gli archi principali, è vincolata tramite cerniere ad un monolitico basamento in cemento armato dotato di contrafforti costituiti da sottili pareti in c.a.; i contrafforti sono posizionati in corrispondenza degli ar- chi principali in acciaio, il loro profilo geometrico è generato progettualmente dalla risultante delle forze trasmesse dalla copertura, esso coincide inoltre con l’andamento della scarpata inerbita. Tramite i contrafforti, le forze verticali e spingenti del sistema in acciaio di copertura vengono convogliate nella platea di fondazione, poiché la falda idrica può raggiungere il piano di campagna, si è reso necessario ancorare la platea a circa 200 pali di diametro 60 cm e lunghezza variabile tra e 6,0 e 9,60 m e conferire alla platea stessa caratteristiche di impermeabilità oltre che di resistenza meccanica ai carichi ed alle sottospinte idrauliche (figure 6, 7, 8). Le “catene”, disposte trasversalmente nella platea di spessore 40,0 cm, sono costituite da cavi con trefoli in acciaio armonico (n° 2 cavi tipo ogni arco principale) ai quali è stata applicata una post-tensione, globalmente leggermente superiore alla forza orizzontale derivante dal funzionamento ad arco (figura 9). Grazie a tale soluzione non si è reso necessario incrementare l’armatura lenta del basamento (costituita in genere da reti Ø 14 a passo 20 cm, determinate da necessità di limitare le fessurazioni per garantire l’impermeabilità) ed esso risulta soggetto ad uno stato di compressione trasversale che limita il rischio di micro fessurazioni del calcestruzzo, in genere fisiologiche ed accettate dalle norme strutturali, ma potenzialmente rischiose per la tenuta idraulica. La presenza di una facciata a cavi pretesi, collegata superiormente ad un profilo tubolare 2 costruzioni metalliche mar apr 13 Fig. 8 - Il basamento in c.a. Fig. 9 - Post tensione nel basamento. a doppia curvatura di diametro 100 cm, posto a delimitazione della struttura di copertura, introduce consistenti “perturbazioni” di tipo spaziale al funzionamento strutturale del sistema; infatti se in direzione trasversale prevale il funzionamento ad archi paralleli, la sollecitazione flesso torsionale sul tubo di bordo richiede una collaborazione al sistema strutturale globale, in parte chiamato a mutare la natura membranale della propria sollecitazione. Alle travi secondarie di collegamento tra i vari archi ed ordite secondo l’asse longitudinale, viene anche demandato il compito di assorbire parte delle sollecitazioni torsionali e flessionali agenti sul tubo, al fine di ridurne il peso e ricondurre la sua dimensione complessiva nell’ambito dell’altezza strutturale di 100,0 cm. Le azioni flesso torsionali sul tubo si trasformano in parte in azioni flessionali applicate all’estremità delle travi secondarie, che divengono quindi una sorta di “travi su molle elastiche”, ove le molle sono gli archi. Un’altra perturbazione viene introdotta dalla presenza dei lucernai “prese d’aria” del cofano; 35 in questo caso la struttura locale è anch’essa riconducibile, per ogni elemento, allo schema di arco, sul quale appoggiano archi rampanti con profilo variabile. Per non introdurre sulla struttura principale sollecitazioni iperstatiche di incerta valutazione, anche legate alle variazioni termiche, nonché sollecitazioni tali da introdurre sfavorevoli deviazioni delle risultanti rispetto alla “funicolare” del carico distribuito principale, si è optato per l’individuazione di “sistemi chiusi” autonomi, svincolati dalla struttura principale, alla quale trasmettono in modo staticamente determinato le azioni gravitazionali e quelle eoliche o sismiche. Il funzionamento strutturale della copertura può pertanto essere visualizzato, tramite un processo di astrazione, come il sovrapporsi di molteplici meccanismi elementari, ciascuno dei quali viene prima analizzato ed ottimizzato singolarmente, ricorrendo a schemi semplificati, poi contestualizzato e riesaminato, con analisi più sofisticate agli elementi finiti (di tipo lineare e non lineare). 3. LA TECOLOGIA REALIZZATIVA DEL “COFANO GIALLO” Il cofano giallo è certamente l’emblema del progetto, Jan Kaplicki di Future Systems, scomparso nel 2009 in avvio di cantiere, ha sempre fortemente voluto che tale elemento assumesse in pieno tutte le funzioni proprie di un cofano: proteggere il contenuto e quindi far defluire con semplicità e rapidità l’acqua piovana e la neve, presentare forma aerodinamica. Il progetto tecnologico si è quindi sviluppato nell’ambito di questi principi ispiratori, che sono divenuti al contempo guida e vincolo nel processo di esame e comparazione di molteplici diverse soluzioni, nell’ambito di analisi costi-benefici. Altro elemento che dal principio si è imposto come prioritario è l’impiego dell’alluminio, materiale caratterizzato da leggerezza e durabilità nel tempo anche in assenza di manutenzione. La tecnologia utilizzata è nata in ambito navale ed era applicata al momento della progettazione del museo unicamente per imbarcazioni veloci di modesta dimensione. Tale tecnologia prevede la realizzazione di 36 Fig. 10 - Stratigrafia di copertura. scafi perfettamente lisci e fluidodinamici (e conseguentemente aerodinamici) costituiti da lamelle di alluminio affiancate, maschiate, dotate di guarnizioni in epdm e collegate tramite morsetti. Nell’uso navale il sistema era integrato con protezioni superficiali e dettagli di nodo e di bordo non compatibili con i costi e con la applicazione su scala architettonica, caratterizzata da dimensioni e problematiche in buona parte diverse; si pensi per esempio al tema della quantità di acqua che confluisce nelle gronde, all’importanza della relazione tra gli strati per effetto delle dilatazioni termiche, alla presenza di forze potenzialmente molto asimmetriche . Applicando la suddetta tecnologia ad una copertura di estensione pari a 3.300 m² le problematiche tecniche principali sono consistite nel garantire la perfetta tenuta idraulica e nell’assicurare un idoneo sfogo alle dilatazioni e contrazioni termiche del manto in alluminio rispetto alla sottostruttura. La piena impermeabilità della superficie gialla in alluminio è stata ottenuta tramite una opportuna ripartizione dei morsetti di collegamento delle singole doghe, dislocati in funzione della curvatura della superficie e della sua natura locale di superficie con curvatura semplice o doppia, con ciò evitando il ricorso a trattamenti superficiali tipo “resinatura”, certamente efficaci e collaudati ma con costi non accettabili. Le doghe sono in totale 4.500, con larghezza di 12,0 cm e lunghezza variabile tra 300 e 750 cm; la maggior parte delle doghe sono state prodotte per estrusione in forma rettilinea piana, esse vengono poi adattate in opera grazie al posizionamento su arcarecci la cui collocazione è verificata topograficamente; le rimanenti doghe sono state invece prodotte, sempre per estrusione, ma con curvatura semplice o doppia; si tratta delle doghe ubicate negli spigoli ed in corrispondenza dei lucernai. Grazie alla scelta della curvatura ed alla sua natura spaziale la copertura smaltisce in modo rapido ed efficace la neve; di ciò si è avuta prova diretta durante le abbondanti nevicate del febbraio 2012, poco prima del giorno di inaugurazione. Lo sfogo dei movimenti termici viene invece garantito tramite il vincolamento isostatico della scocca in alluminio rispetto alla struttura portante in acciaio: la scocca trasferisce alla struttura in acciaio le forze di vento, neve, peso proprio tramite 5.000 dispositivi in acciaio assimilabili generalmente a bielle o a carrelli; tali vincoli consentono invece che le dilatazioni termiche del manto avvengano in completa autonomia; naturalmente sono previsti due allineamenti, uno trasversale ed uno longitudinale, lungo i quali prevalgono i vincoli di tipo fisso, necessari per assicurare l’assenza di movimenti reciproci “globali” tra 2 costruzioni metalliche mar apr 13 Fig. 12 - Tesatura dei cavi di facciata. Fig. 11 - Pilastro a forcella e facciata. Fig. 13 - Particolare nodo di facciata. manto e struttura sottostante. Ciascun dispositivo di vincolo si compone di una piastra ad U di base, fissata con viti auto perforanti alle piastre precedentemente predisposte nell’isolante rigido in vetro cellulare, di un perno di scorrimento ad asse verticale, di una sottile biella cilindrica a supporto degli arcarecci in alluminio, a loro volta sostegno delle doghe. In base al principio di standardizzazione ed industrializzazione dei componenti e del processo, tutti i suddetti singoli elementi sono caratterizzati da fori asolati di forma lineare o curva, con fissaggi realizzati con bulloni stretti in opera; in tale modo è stato possibile adattare ogni piastra in funzione della propria posizione specifica e della funzione statica, realizzando in officina un numero molto ridotto di piastre diverse. Tra il manto e la superficie isolante in vetro cellulare, che riveste la lamiera portante strutturale, microforata per ragioni acustiche, è inoltre presente una camera di ventilazione naturale; l’aria entra per effetto della differenza di pressione dall’intercapedine al di sotto della gronda lungo l’intero sviluppo planimetrico della galleria espositiva e viene poi espulsa alla sommità dei lucernai, per mezzo di apposite griglie. La gronda perimetrale, realizzata con tubi in alluminio recanti intaglio lineare superiore, con diametro di 40 cm, assicura una diffusa raccolta delle acque; essa è stata realizzata con lamiere piegate e con tubi calandrati nelle zone di spigolo con maggior curvatura. La successione stratigrafica del tetto è la seguente: strato esterno in doghe di alluminio di spessore 2,0 mm, intercapedine ventilata di spessore variabile, guaina bituminosa realizzata come manto di protezione durante la fase di cantiere, doppio strato di pannelli isolanti di tipo rigido in vetro cellulare con spessore 8,0+8,0 cm incollati tra loro ed alla lamiera grecata portante, lamiera portante strutturale con integrato isolante acustico a contrasto del riverbero (figura 10). 2 costruzioni metalliche mar apr 13 4. LA STRUTTURA DELLA FACCIATA DELLA NUOVA GALLERIA (DEL TIPO A CAVI PRETESI) Il guscio di copertura, nel suo svilupparsi come sorta di volta a botte a curvatura sempre più marcata nell’avvicinarsi alla casa vie- ne interrotto dall’introduzione sul bordo del profilo sinuoso della facciata, che riproduce letteralmente “l’open hand” principio ispiratore del progetto architettonico; esigenza architettonica prioritaria era che la facciata fosse un involucro trasparente tale da consentire un abbraccio visivo alla casa natale di Enzo Ferrari, vista dall’interno della nuova Galleria. Tali esigenze sono state declinate strutturalmente e tecnologicamente in una facciata vetrata geometricamente generata dalla intersezione di due coni e quindi con generatrici inclinate di 12,5 gradi rispetto alla verticale che, scorrendo lungo l’impronta di base, danno vita ad un involucro trasparente che alterna convessità e concavità, chiaramente percepite sia dall’esterno che dall’interno. Dopo aver preso in esame diverse soluzioni il team di progetto ha scelto una facciata a cavi pseudo verticali fortemente pretensionati, il diametro dei cavi è di 30 mm, l’interasse pari mediamente a 200 cm, con altezza variabile tra 450 e 1.200 cm (figure 11, 12, 13). In una prima ipotesi, le funi portanti erano state pensate in fibre aramidiche, successivamente esigenze di resistenza al fuoco della facciata, concordate con il locale Comando dei Vigili del Fuoco, hanno fatto optare per l’impiego di acciaio inox. Le vetrate, vista l’esposizione sud-ovest, pur trasparenti, sono realizzate con vetri camera isolanti ed a bassissimo fattore solare, ovvero oltre il 70% dell’energia radiante del sole viene respinta; un ulteriore contributo alla schermatura viene affidato ai brise soleil in profilati estrusi di alluminio, evidente citazione del radiatore dell’auto, collegati rigidamente alle funi portanti in modo tale da conferire alle stesse gli sforzi derivanti dalla neve, dal vento, dal peso proprio. I cavi di facciata, sottoposti ad una tensione iniziale generalmente prossima ai 200 kN per cavo, soggetti alla forza del vento sulla facciata e sul brise soleil, arrivano a deformarsi localmente fino a 16 cm (in caso di massimo vento). La deformazione in esercizio della facciata tensostrutturale, principio vitale di base della sua leggerezza e del suo funzionamento, è stata attentamente dosata in modo da ren- 37 Fig. 14 - Modello FEM basamento. derla compatibile con la rigidezza propria delle singole lastre in vetrocamera che costituiscono la facciata (210 lastre piane di diversa dimensione, dimensione tipica 200x120 cm). L’adozione della soluzione a cavi pretesi richiede strutture al contorno estremamente rigide, la scelta di un profilo superiore di bordo costituito da un tubo in acciaio di diametro 1.000 mm e spessore variabile tra 20 e 40 mm è legata alla naturale vocazione dei profili tubolari di resistere in modo uniforme a sollecitazioni provenienti da ogni direzione ed in particolare a quelle di natura torsionale; infatti, i perni di collegamento superiori dei cavi di facciata sono ubicati tangenzialmente rispetto al bordo della struttura di copertura, il tubo è inoltre completamente integrato e parte fondamentale del sistema strutturale del coperto. Il suo sviluppo, pari complessivamente a 60,0 m, ha richiesto la presenza di appoggi intermedi, in grado perlomeno di evitare picchi flessionali tali da necessitare di ingombri strutturali superiori a 100 cm in altezza; tali supporti, non chiaramente supposti in fase concorsuale, sono stati introdotti in fase di progetto preliminare e successivamente meglio definiti e precisati in collaborazione tra lo staff di progettazione architettonica e quello di progettazione ingegneristica. La distanza tra gli appoggi puntuali del tubo, costituiti da cerniere sferiche, è stata fissata in modo da rendere paragonabili le sollecitazioni da fles- 38 sione di tipo positivo e negativo sul tubo e mantenere le loro intensità entro limiti compatibili con il ridotto spessore e conseguentemente con i costi. Tali appoggi sono costituiti da due pilastri in acciaio a forcella (ulteriore omaggio alla storia dell’automobile), poiché l’esigenza è supportare il tubo unicamente per la sollecitazione flessionale e non per quella torsionale (affidata al graticcio della copertura) le forcelle sono molto sottili (30,0 cm) e si sviluppano geometricamente nel proprio piano di appartenenza, esse sono tecnologicamente costituite da profili tubolari calandrati Ø 298,5 sp. 10 mm, completati con lamiere “di pelle” collaboranti di spessore 10 mm, irrigidite con nervature interne ad L e collegate ai tubi con saldature successivamente molate. Per ragioni di possibilità di trasporto ciascuna forcella è stata realizzata in stabilimento in due pezzi, assemblati poi per saldatura a piè d’opera. Tutti gli elementi costituenti delle forcelle sono al contempo struttura portante ed elemento formale evidente e pronunciato, dai tubolari di bordo agli irrigidimenti interni intuibili in vista prospettica, ed agli apparecchi industriali delle cerniere sferiche che sbucano dal controsoffitto. Le consistenti forze pseudo verticali, che superiormente e lateralmente si trasmettono al tubo, vengono inferiormente direttamente trasmesse, tramite barre inserite in guaine, ai pali trivellati in c.a. sottostanti il muro di faccia- ta. Il peso proprio del basamento in c.a. riduce peraltro significativamente l’azione di trazione sui pali perimetrali prodotta dalla facciata. Si è detto fino ad ora principalmente del sistema portante principale della facciata, in merito agli aspetti tecnologici si evidenzia che essa è costituita da lastre di vetrocamera di tipo piano, ogni lastra è vincolata unicamente in corrispondenza dei 4 spigoli, il peso viene trasferito alle funi nei due estremi inferiori, vento e sisma si distribuiscono invece su tutti e 4 gli angoli. Sono state scartate soluzioni del tipo a rotulle che introducono infragilimenti e debolezze locali e si è invece optato per piastre di nodo che realizzino semplici appoggi con interposte guarnizioni elastiche, in grado di assicurare movimenti relativi tra le parti ed il tutto. Le piastre di nodo e quelle di estremità dei cavi sono realizzate in acciaio inox. Esse oltre al collegamento tra pannelli vetrocamera e funi portanti, supportano i frangisole esterni in alluminio estruso, di larghezza circa pari a 40,0 cm con profilo esterno sagomato curvo. Ciascun nodo è in realtà costituito dalla successione di tre diverse piastre che collegano in sequenza la fune, i pannelli in vetro, il frangisole e sono solidarizzate tramite collegamenti a secco in opera. Le piastre sono state realizzate con il procedimento della microfusione sulla base di un design unico e specifico di questo progetto. 5. LE MODELLAZIONI STRUTTURALI La copertura è stata modellata agli elementi finiti tramite il software Mastersap top 2006, il modello del sistema strutturale complessivo comprende 2.750 elementi beam; ulteriori verifiche sono state condotte con un modello realizzato con il software Straus 7, in particolare per le analisi di buckling, con lo stesso software sono state eseguite le modellazioni dei nodi, dei pilastri a forcella, della trave tubolare di sommità della facciata. Per il basamento in c.a. è stato eseguito un modello specifico agli elementi finiti al quale sono state applicate le forze desunte dalla modellazione delle strutture in acciaio (figure 14,15,16). Per il sistema strutture di copertura e di fac2 costruzioni metalliche mar apr 13 ciata sono stati considerati anche molteplici modelli che hanno considerato le situazioni transitorie e la sequenza di carico e di vincolo, ad esempio si evidenzia che le travi secondarie costituiscono un vincolo torsionale per il tubo di sommità della facciata, tale vincolo entra in funzione solo dopo l’applicazione della pretensione nelle funi e solo dopo il serraggio dei bulloni. Le fasi di cantiere hanno consentito di programmare, monitorare tali fasi sia con modelli software che con verifiche in cantiere. Strutture secondarie come quelle a sostegno dei lucernai o i pannelli di lamiera grecata sono stati esaminati tramite specifiche modellazioni, assumendo poi le reazioni vincolari nei modelli globali. Per quanto concerne in particolare i pilastri a forcella sono stati eseguiti modelli specifici con elementi plate ad 8 nodi, gli elementi tubolari di bordo ed i ribs interni di irrigidimento sono stati modellati con elementi tipo beam, inserendo link rigidi di connessione; le sollecitazioni applicate sono state mutuate dal modello complessivo, i vincoli sono del tipo a cerniera sferica ( si vedano le figure (figura 17 a, b, c). Nel progetto esecutivo si sono pertanto considerati numerosi modelli agli elementi finiti, sia parziali che locali, si inoltre considerate le configurazioni geometriche, di vincolo, di carico transitorie; esse sono risultate di fondamentale importanza soprattutto per la valutazione della complessa interazione tra la facciata in cavi pretesi e la struttura della copertura, connesse tramite il tubo di sommità di diametro 100 cm. In sede di progetto costruttivo della facciata, lo studio Sobek, su incarico dell’Impresa realizzatrice Teleya, ha redatto il progetto costruttivo della facciata ed effettuato ulteriori modellazioni relazionandosi sia con Stahlbau Pichler, ditta che ha redatto il costruttivo e realizzato le strutture in acciaio, compreso il tubo curvo di diametro 1.000 mm che con Politecnica (progetto generale e direzione lavori). In particolare sono state eseguite: - Analisi non lineari (teoria del secondo ordine) del comportamento della facciata e del sistema 2 costruzioni metalliche mar apr 13 Fig. 15 - Reazioni agli appoggi degli archi per carichi permanenti. Fig. 16 - Forze sui contrafforti per carichi permanenti. strutturale di copertura considerando molteplici, diverse, possibili imperfezioni costruttive. - Analisi delle tensioni nei cavi di facciata e conseguenze sul sistema di copertura assumendo molteplici combinazioni di carico contenenti situazioni di carico asimmetriche per il vento in facciata nonché variazioni termiche che comprendono gli effetti dell’irraggiamento solare, assunzioni non strettamente richieste dalle norme ma utili per verificare 39 a b c Figg. 17 a, b, c - Analisi pilastri a forcella. la sensibilità del sistema. Complessivamente nella modellazione del sistema copertura e facciata sono state considerate circa 300 combinazioni di carico. Per quanto concerne la facciata è stato necessario valutare con particolare attenzione sia le vibrazioni che le deformazioni, assolute e relative; in particolare la limitazione delle deformazioni relative da vento è essenziale per garantire l’integrità delle singole lastre di vetro (figura 18). Sia in fase di progetto esecutivo che costruttivo si è fatto ricorso alla modellazione 3D non solo per gli aspetti di analisi strutturale ma anche per la rappresentazione grafica degli elementi strutturali e dei collegamenti. 6. PROTEZIONE SUPERFICIALE ED AL FUOCO DELLE STRUTTURE Per tutte le strutture metalliche è stata richiesta una resistenza al fuoco pari a R60, tale prescrizione era inoltre stata inizialmente estesa anche alla funi della facciata principale della galleria. In tal caso l’applicazione di sistemi protettivi avrebbe drasticamente modificato l’aspetto architettonico della facciata, pertanto i progettisti hanno identificato una diversa soluzione concordata con il comando VVF di Modena: - I cavi della facciata della galleria sono stati previsti in funi di acciaio inox, maggiormente resistente al fuoco rispetto agli altri tipi di acciaio, la determinazione delle azioni in caso di incendio e le verifiche di resistenza delle funi sono state condotte con un procedimento analitico considerando possibili scenari di incendio. - I profili strutturali della copertura, i pilastri a 40 forcella, sono invece stati protetti con idoneo ciclo di verniciatura R60, il cui spessore è stato determinato con calcolo analitico secondo le norme UNI VVF 9503 ed EN 13381-4 . La verniciatura è stata applicata con macchine a spruzzo in più mani (almeno 2) fino ad ottenere lo spessore determinato analiticamente, tale spessore è risultato variabile a seconda della massività dei profili (tra 0,58 e 1,62 mm per il tubo di facciata, tra 0,96 e 1,99 mm per le strutture di copertura). Il sistema di verniciatura applicato è idoneo sia per ambienti interni che esterni (da C1 a C4 secondo ISO 12944) ed è caratterizzato da rapida essicazione; è stato pertanto possibile, in seguito ad esigenze di avanzamento del cantiere, iniziare l’applicazione della verniciatura prima di ultimare la posa della lamiera e degli strati di protezione sovrastanti. Particolare attenzione è stata posta allo strato di finitura superficiale degli elementi in vista quali i pilastri a forcella. 7. IL CANTIERE, LE FASI DI ASSEMBLAGGIO IN OFFICINA ED IL MONTAGGIO Propedeuticamente allo scavo di sbancamento per la realizzazione del basamento in c.a. è stato realizzato un palancolato con elementi tipo Larsen su tutto il perimetro della galleria espositiva, al fine di evitare il rischio di cedimenti sia sulla Casa Natale (che distava solo 5,0 m dal bordo dello scavo) sia sui fabbricati posti nei lotti adiacenti. I terreni superficiali sono di tipo argilloso o limo argilloso e la falda può raggiungere il piano di campagna, essendo la quota di posa del basamento interrato a circa -5,0 dal suddetto piano, era necessa- Fig. 18 - Analisi tensioni nei collegamenti del tubo di facciata. 2 costruzioni metalliche mar apr 13 rio contrastare il pericolo di galleggiamento. Sono stati pertanto realizzati circa 200 pali di tipo trivellato in c.a. con diametro 60 cm e lunghezza variabile La platea di fondazione ed i muri controterra in c.a. oltre che vincolo per le strutture di copertura costituiscono barriera impermeabile per l’edificio, grazie all’inserimento di giunti in pvc successivamente sigillati con resina posti lungo le linee di probabile fessurazione per ritiro. Il montaggio delle strutture di copertura è iniziato dal tubo Ø 1000 sp. 20-40 mm a doppia curvatura al quale è vincolata la facciata tensostrutturale di ingresso, i tubo è realizzato con 11 conci di lunghezza variabile tra curvati in un solo piano, l’assemblaggio è avvenuto in quota ed è stato realizzato con saldature in opera. L’appoggio provvisorio è stato realizzato con castelli a struttura reticolare (figura 20). Nel progetto esecutivo di Politecnica i giunti tra i conci di tubo erano previsti con giunti bullonati a scomparsa con bulloni M32 di tipo 10.9, durante i lavori l’Impresa ha proposto di realizzare i collegamenti con saldatura in opera e dopo attento esame delle modalità operative proposte la Direzione Lavori ha accettato la proposta. Ogni collegamento è stato realizzato da due operatori mediamente nell’arco di due giorni. I due pilastri a forcella collegati al tubo tramite cerniere sferiche sono stati realizzati in officina secondo le modalità descritte in precedenza, per ragioni di trasporto sono stati portati in cantiere in due pezzi assemblati poi Fig. 20 - Il tubo di facciata. Fig. 21 - Progetto esecutivo del tubo di facciata. 2 costruzioni metalliche mar apr 13 41 Fig. 22 - Trasporto pilastri a forcella. Fig. 23 - Cerniera sferica a base pilastro. Fig. 24 - Collegamento pilastro-tubo. per saldatura a piè d’opera (figura 22). Il collegamento tra forcelle e basamento e tra forcelle e tubo è stato realizzato con cerniere sferiche collegate tramite bullonatura (figura 23) . Per garantire adeguate tolleranze di montaggio tra pilastri a forcella e tubo di sommità, a quest’ultimo è stato saldato un controtubo, da innestare e saldare successivamente su profilo tubolare collegato alla cerniera tramite flangia (figura 24). Gli archi principali, ad asse rettilineo spezzato, sono costituiti da 4 conci, ciascuno di essi presenta asse rettilineo, lunghezza massima 12 m, ed è stato assemblato tramite saldatura dei vari profili presso l’officina di Stahlbau Pichler. I conci di arco sono stati poi collegati a piè d’opera, sul basamento in c.a., tramite bullonatura fino a costituire due semiarchi, ogni giunto bullonato è di tipo flangiato . L’unione dei semiarchi è avvenuta invece in quota tramite l’impiego di due autogru e della gru edile di cantiere, i vincoli tra gli archi ed i contrafforti del basamento in c.a. sono del tipo a cerniera, realizzata tramite perni Ø 60 (figure 25, 26, 27). Il montaggio degli archi è avvenuto procedendo dal lato facciata, dopo la posa di una coppia di archi si è proceduto al montaggio dei conci di reticolari secondarie con funzione di stabilizzazione, tutte le giunzioni tra i conci di principali, secondarie e terziarie sono di tipo bullonato, esse sono state realizzate in quota con l’impiego di cestelli elevatori. Terminato il montaggio delle strutture reticolari di copertura (primarie, secondarie e terziarie) è iniziato, a partire dai lati opposti in direzione longitudinale, il montaggio dei pannelli di lamiera grecata (figure 28 e 29). In merito alla facciata a cavi post tesi, la sequenza realizzativa è stata la seguente: - Installazione dei nodi a cerniera di estremità e posa dei cavi. - Pretensionamento dei cavi ( circa 200 kN ciascuno). Il pretensionamneto è stato effettua- to in più riprese, tramite una coppia di martinetti applicati alle piastre di base, agendo per contrasto sui tirafondi di ogni piastra. - Posizionamento delle piastre di nodo, in acciaio inox, realizzate in fusione, vincolate su ciascun cavo tramite morsetti. - Posizionamento dei pannelli di vetrocamera semplicemente appoggiati alle piastre di nodo, esso è avvenuto partendo dal basso. - Posizionamento brise soleil tramite bulloni e viti. La sequenza di montaggio della facciata ha tenuto in debito conto le situazioni transitorie proprie del sistema e del contorno; in particolare sono state monitorate le temperature ambiente, la geometria della struttura in acciaio di copertura in relazione alla mutevolezza delle condizioni climatiche e alla sequenza di applicazione dei carichi. Il monitoraggio ha consentito di aggiornare con tempestività e continuità i risultati dei modelli di calcolo e dosare l’applicazione delle tensioni ai cavi, nonché modificare tempi e modi di posizionamento delle lastre di conseguenza. Figg. 25, 26, 27 - Fasi di montaggio archi principali. 42 8. I PORTALI ANTISISMICI DELLA CASA NATALE La casa e l’annessa antica officina del padre di Enzo Ferrari erano localizzate in un fabbricato in muratura realizzato nella seconda metà del XIX secolo, esso è stato oggetto di un restauro di tipo scientifico e trasformato in parte in uffici della Fondazione (la ex casa) ed in parte in spazio espositivo dedicato alla vita di Enzo Ferrari (la ex officina). La volontà progettuale di riportare la casa Natale alla sua realtà originaria, sia dal punto di vista degli spazi che dei materiali costituenti, ha 2 costruzioni metalliche mar apr 13 Figg. 28, 29 - Fasi di montaggio della lamiera grecata. comportato la rimozione di tettoie esterne e l’eliminazione di pareti e porzioni di solaio realizzate dopo la vendita del fabbricato da parte di Enzo Ferrari. La vecchia officina di carpenteria metallica del padre ha pertanto riacquistato una pianta di tipo basilicale, con copertura a falde sorretta da capriate in legno appoggiate a lesene in muratura, inserite nella muratura di mattoni a due teste perimetrale. Le costruzioni di tipo basilicale, in primis le chiese, sono pienamente idonee a sopportare le forze gravitazionali ma si mostrano molto vulnerabili nei confronti delle azioni sismiche, specie in direzione trasversale. Per adeguare l’edificio ai contemporanei livelli di sicurezza, richiesti in particolare per gli edifici ad uso pubblico, sono stati pertanto introdotti dei portali in acciaio, con disposizione planimetrica ad X, costituiti da tubi in acciaio di diametro 250 mm nervati con piatti sagomati di larghezza variabile. La connessione dei portali con le lesene murarie di bordo, l’inserimento di cavi in acciaio armonico post tesi in sommità alle lesene stesse, l’introduzione di diagonali in piatti di acciaio al di sopra delle tavelle in laterizio di copertura ed all’interno dello strato isolante in lana di legno, assicurano la trasmissione delle forze di inerzia sismiche dalla copertura dell’edificio al vespaio areato strutturale di fondazione. L’inserimento dei portali, in funzione complementare alla scatola muraria con copertura in legno, ha permesso lo scrupoloso restauro scientifico del vecchio edificio: le murature, le capriate in legno, le tavelle ed i coppi di copertura sono quelli originari. Il disegno dei portali in acciaio antisismici li rende elementi naturalmente integrati al sistema costruttivo tradizionale in legno e muratura, pur nel loro linguaggio moderno e nella loro funzione strutturale, non immediatamente evidente per un pubblico non tecnico (figura 30). Dr. ing. Fabio Camorani Politecnica Ingegneria e Architettura, Modena Dati tecnici Superficie copertura galleria: 3.300 m² Peso strutture di copertura esclusi lucernai: 75,940 t Peso tubo di facciata: 71,000 t Peso pilastri a forcella: 9,300 t Peso portali della Casa Natale: 13,800 t CREDITS Committente: Fondazione Casa di Enzo Ferrari Progetto architettonico: Future Systems- Londra Progetto strutturale e Direzione Lavori: Politecnica Ingegneria e Architettura, Modena, dr. ing. Fabio Camorani Coordinamento discipline specialistiche, Progetto impiantistico: Politecnica Ingegneria e Architettura, Modena – dr. ing. Francesca Federzoni, dr. ing. Marcello Gusso, dr. ing. Francesco Frassineti Imprese esecutrici: ATI tra CCC di Bologna (mandataria), Consorzio Stabile Modenese, Ing. Ferrari Impianti spa, ITE Group spa. Impresa capogruppo: Cooperativa di Costruzioni di Modena, dr. ing. Giuseppe Coppi – Direttore tecnico Progetto costruttivo di officina e realizzazione delle strutture di copertura, del tubo di facciata, dei pilastri a forcella: Stahlbau Pichler – Bolzano Progetto costruttivo di officina e realizzazione della facciata vetrata: Teleya (Gruppo Coopsette), Calerno (PR) Fotografie: © Studio 129 di Modena Fig. 30 - Portali della casa natale. 2 costruzioni metalliche mar apr 13 43