Ο SIA COLLEZIONE COMPLE TA DI COHPENDII SE PARATI nule Οα&Λζ&, J ci leve eò cReih> COMPILATA DA UNA SOC IETÀ DI DOTTI SOTTO LA DIRE ZIONE &t gg. » t r o j | AMMUTÌ. i-ΰχΰΠ f d f Ϊ ^ζ FISICA η *' . ■-' ''■*■■: ■'■ > DELLA FISICA DEI CORPI IMPONDERABILI COHTESEXTE OLTRE L'ACUSTICA, UH SAGGIO SULLA LOBO NATURA, LA TEORIA DELLE LORO VIBRAZIONI, LA LORO APPLICAZIOSE A TUTTI I FEROMEKI DELL'ELETTRICITÀ1 E DEL MAGNETISMO , DELLA LUCE E DEL CALORE \ PRECEDUTO \ Da una ! gegWto da una INTRODUZIONE STORICA, BIOGRAFIA , e da un VOCABOLARIO - de' termini tecnici -7?**?- DI ABÏNET E BAILLY \-! }\o ύύβύ& veli i83a Cxuitoto COI TIPI ΟΙ FELICE RUSCONI contraila de' Due Muri, N.° lo33 INDICE DELLE MATERIE· IXTRODUZIOirX AMO STUDIO DELLE SOSTAHZE IMFOnDEBAMU P"S· ' PRIMA DIVISIONE. D E L L ' E L B T T B I C I T A ' E DEL «AGHETISMO . » 27 SEZIOKE I. DelCelettricità » 28 Ipotesi di Franklin «32 Sistema dei due fluidi. . . . " 34 Fona elettromotrice . . . . » 4° Articolo I. Sorgenti e sviluppamento dell'elettricità " 4* Per strofinamento e compressione » fò Per contatto "44 Per azioni chimiche e organiche. » 4" Por solidificazione, fusione, evaporazione, calore » 32 Articolo II. Dei mezzi d'analisi e di produzione dell'elettricità col maio dei diversi strumenti « y VI C INDI E Elettrometri e elettroscopi . pag. 5 ^ Macchine elettriche . . . . « 56 Condensatore, bottiglia di Leida, » 60 Pila di Volta ·· 6 2 Articolo III. Fenomeni naturali dell* elet tricità » 69 Temporali, fulmine, tuono . . » 70 Parafulmini " 7 4 Animali elettrici " 7 7 SEZIONE II. Delle correnti elettriche . . ·» 80 SEZIONE I I I . Del magnetismo » 89 Calamite naturali e artificiali . « 90 Inclinazione , declinazione , varia zione *· 9 2 Della natura del fluido elettrico. » 97 SECONDA DIVISIONE. D E I X ' A C OSTICA, Ο DEI suoni . . . . 100 Articolo I. Della produzione e della propa gazione dei suoni 103 Vibrazioni sonore » lo3 Velocità del suono . . I08 Artìcolo l ì . Dell'intensità de' suoni » i n Portavoce e corno acustico . « Il3 Interferente dei suoni « Il6 Articolo IH. Della riflessione dei suoni u 8 Eco . . . . . . . . · » ivi Risonanza ·* 121 Organo della voce e dell'udito . · 123 jUtkolo IV. Della comparazione dei suoni w 126 DELLE MATERIE. Tuono della scala . Armoniche VII . pag. lag . . . . . . . » l33 T E R Z A DIVISIONE. D E L L A LUC E E DEL C ALORE » l35 SEZIONE I. Della luce » l36 Sistemi di emanazione e di vibra zione *» l 3 7 Articolo I. Delle sorgenti della luce e della luce diretta Μ Ι^Θ Sorgenti della luce . . . . » ivi Propagazione e intensità . » l5l Celerità della luce . . . » ify Articolo II. Della diffrazione, delle interfe renze. Teoria della luce . l6o Diffrazione e inflessione . ·· l 6 £ Interferenze » X6Q Lamine sottili e anelli colorati. * 175 Teoria delle vibrazioni della luce 179 Articolo III. Delln riflessione della luce. * 184 Degli specchi e de' vetri . . 189 Articolo IV. Della rifrazione della luce. » 193 Delle lenti e de' prismi . . . » 197 A eroina lismo . . . 199 2θ3 Arcobai eiio e mirage Articolo V. Del colorimento 206 Colori dello spettro . 207 Raggi calorifici e chimici aia Colori propri dei corpi . Vili ÌKDICB DELLE MATERIE. Articolo VI. Della doppia rifrazioni! e della polarizzazione pag. 2IJ Articolo VII. Degli stromenti d'ottica, e della visione " 222 Microscopi, telescopi, cannocchiali - 2 2 ^ Camera oscura, camera lucida, ec. »· 23o ίΛ Organo della visione . . . » 232 Miopi e presbiti »» 2 3 5 SEZIONE II. Del calorico " 2 ^7 Articolo I. Delle sorgenti e dello sviluppa mento del calorico ·* 2'9 Combustione , fuoco , fiamma. » 241 Articolo II. Del calorico latente e del calo rico specifico " 24" Articolo III. Della trasmissione del calo rico » a56 Per contatto » ivi Per irradiazione * 20o CONSIDERAZIONI GE NE RALI intorno ifluidi impon derabili, e intorno le cause dei fenomeni fisici » 270 BIOGRAFIA de' Fisici VOCABOLARIO de' termini tecnici ■ ■ . M 200 ■ "2°7 COMPENDIO DELLA FISICA DEI C ORPI IMPONDERABILI 1NTUODUZIONE ALLO STUDIO DE LLE SOSTAtiZE IMPOtiDËRABILI. . L J E cagioni delle proprietà fìsiche d e ' corpi possono essere di tal natura che, non operando sopra alcuno de 1 nostri o r g a n i , e non affettando né l'odora t o , né il gusto, né l'udito, ed essen do intangibili e invisibili, manifestino la loro esistenza solo pei loro effetti sopra altri corpi. Tali sono l'attrazione e il magnetismo. Si è dato il nome di imponderabili a quelle sostanze, qua lunque ne possa essere la loro natura, F I S I C A , voi. II . ι 2 INTRODUZION E che non danno segno della loro presenza alla bilancia per qualunque aumento della loro massa. La causa del calore, ο il calorico trovasi in questo caso; im perciocché , un corpo fortemente ri scaldalo non pesa niente di più di quando è freddo. S'impiega pertanto il nome di fluidi imponderabili per in dicare le cagioni che danno luogo ai fenomeni della l u c e , del calore, del l'elettricità e del magnetismo. Nella oscurità, che regna intorno la loro natura, si è dovuto supporre un fluido sottilissimo indicato col nome di etere, di sostanza eterea , analoga in molte delle sue proprietà ai gaz, e.che può spandersi in forma d'atmosfera sia intorno alle molecole dei corpi, sia ne' loro pori. Sarebbe senza dubbio preferi bile, di aggiungere alla parola impondera bile, che esprime una delle più rimarca bili proprietà delle cause, che noi con sideriamo, un termine più generale che quello di fluido; come sarebbe il ter STORICA. 3 mine di agente, di essere, di principio; in modo però da non ammettere che l'idea della causa, la di cui resistenza è indubitabile, poiché ne vediamo gli effetti ; ma nello stesso tempo da pregiudicare il meno possibile alla sua natura. Premessa questa spiegazione, noi adotteremo il nome di sostanze imponderabili per significare questi agenti si poco conosciuti nella loro essenza , e così evidenti per le loro azioni. Sono questi, come si è già detto, Velettricità, il magnetismo, la luce e il calore. Anche Y attrazione meriterebbe senza dubbio di esser posta fra questi agenti, ma la sua cagione è ancora più oscura, e noi abbiamo dovuto conformarci alPuso riguardandola come una proprietà g e nerale della materia. Nel primo volume, consacrato allo studio delle sostanze ponderabili, noi a b biamo fatto osservare che la Fisica, definita per la scienza delle proprietà generali dei c o r p i , contiene un gran 4. INTRODUZION E numero di scienze differentissime le ime dalle altre latito p e r l'oggetto l o r o , quanto per le considerazioni d i e loro servono di base odi sviluppo. Per esem pio, l'arte di misurare il peso di un cor p o , e la stessa gravità, è di una natura diversa adatto dall'arte di calamitare un ago da bussola, ο della cagione che dirige una delle estremità di quest'ago più ο meuo verso il nord: i fenomeni della luce sono molto differenti da quelli che presenta l'elettricità. Noi non siamo abbastanza avanzati nella conoscenza delle cagioni per riconoscere il legame che unisce queste diverse classi di fé nomeni: ma non si deve ancora dispe rare di giungervi; e per darne un sol esempio, non ha guari che fortunati la vori hanno fatto cadere il velo che oc cultava il legarne del magnetismo col l'eleltricità. Lo sforzo dei primi fisici è slato di riunire i fatti analoghi in grandi famiglie, cóme releltricità,il magnetismo, la luce, il calore, avvicinando i fatti iso ST0B1CA. 5 lati gli uni agli altri. Al giorno d'oggi la scienza dovrebbe avere per iscopo di concentrare in una sola le cause separate di questi numerosi gruppi di fenomeni; di modo che si potesse prevedere unpro gresso della scienza tale che tutti i fe nomeni fossero ricondotti ad una causa unica, di cui ben definito il modo.d'azio ne, sviluppandosi colla sola varietà delle circostanze particolari, riproducesse lut ti i fatti conosciuti, tutte le azioni reci proche ο isolate , che noi osserviamo nella natura. Pare che questo scopo ai nostri giorni si incominci a scorgere con qualche certezza, e noi ci sforzeremo alla fine di questo volume di far vedere, nello stato attuale della scienza, e dietro gli agenti ipotetici che i fisici hanno im maginato per rappresentare le cause de fenomeni, ciò che queste cause hanno di comune, e come si possa formare una sola catena di tutti questianelli ancora staccati. Ma per approfittare fin da questo mo mento dei legami d'intima unione ito 6 INTB0DUZ10N E perii mediante gli sforzi de' d o t t i , noi diremo che si pouno di già ridurre le quattro cause, sopra menzionate, a due soltanto. Imperciocché, i fenomeni del l'elettricità e del magnetismo sono ora riconosciuti pressoché identici nella loro causa : lo stesso si può dire di quelli della luce e del calore. Noi abbiamo aggiunto a queste quattro classi di fe nomeni quelli dei suoni, ο Vacustica, che, a dir vero, appartengono più p r o priamente alla meccanica, poiché que sti non sono che gli effetti dell'elasticità dell'aria, e degli altri c o r p i , ο final mente dei movimenti oscillatorii più ο meno eslesi. Ma questo genere di con siderazioni è tutto analogo a quello che ci deve servire a sviluppare le proprie tà della luce e del calore. Queste es sendo considerate come produzione dalle vibrazioni di un fluido universale e sottilissimo , come' prescrive di farlo lo stato, in cui la scienza attualmente si trova, noi abbiamo dovuto naturai STORICA. 7 mente porre l'acuslica immediatamente prima di esse ; poiché la scienza del suono è affatto simile nella sua teorica a quella della luce e del calore, ed ha di più il vantaggio di fornire, nelle vibrazioni delle molecole dei corpi ponderabili elastici, degli esempj più convincenti di quelli che si debbono immaginare nel fluido universale per concepire i fenomeni luminosi e calorifici. Una analogia incontrastabile esiste fra i fatti che appartengono a queste scienz e ; potendo quelli di una servire come d'indizii per iscoprire gli analoghi nelle altre. La serie de' materiali che noi esamineremo, indipendentemente dai legami che abbiamo stabiliti, sarà questa : elettricità e magnetismo , acustica , luce e calore. Q u e l l e , fra queste diverse parti della fisica, di cui i fenomeni! sono stati ricondotti alla medesima cagione, non avendo fatto di recente che pochi passi verso un ulte- 8 IKTBODUZIONK riore perfezionamento , noi le considereremo separatamente nella introduzione istorica : e si vedrà che, in generale non hanno men differito per il nome di quelli che le coltivarono, che per le teorie che le dividevano. Tutto ciò che gli antichi hanno riconosciuto dei fenomeni elettrici si limita press'a poco all'attrazione che esercitano sopra i corpi leggeri, certe sostanze strofinate, come l'ambra gialla, e molte pietre preziose; osservazione che si fa rimontare fino a Talele. Queste fìsiche cognizioni si limitarono a ciò fino alla metà del XVII s e c o l o , in cui Ottonede Guériche, inventore della macchina pneumatica, lo fu eziandio della macchiua elettrica. Poco dopo si osservarono le scintille che danno i corpi elettrizzati : ciò avvenne però solamente verso il 1700, allorché Gray ebbe trovato il mezzo di ritenere l'elettricità sopra i corpi conduttori isolati per mezzo dei sostegni non conduttori , che l'è- STOBtCA. q letlricità potè mostrare i suoi più bei fenomeni e annunciare al mondo dot to la sua brillante destinazione. Pri ma di questa scoperta, si può dire che mancava un vaso per contenere questo fluido, e che egli sfuggiva costante mente agli inutili sforzi degli sperimen tatori : ma dopo questo tempo l'elettri cità occupò sempre tutti gli spiriti, e pel corso di più anni, queste brillanti e bizzarre sperienze che si moltiplicarono nei gabinetti di fìsica, e che mostrarono al volgo stupefatto una bottiglia, ο qua lunque altro a p p a r a l o , inerte in appa renza, produrre degli effetti di u r t o , di commozione, di calore, di luce i più energici, diedero alle ricerche di q u e sta scienza tutta l'attrattiva della cu riosità e della moda. Frattanto, mentre che i fisici superficiali si occupavano della scoperta di esperienze seducenti, e d'istrumenti più ο meno ingegnosi, veri passatempi della scienza, che fu rono sul punto di porre i giuochi di bus IO INTRODUZIONE soletto nel campo della fisica, i capi della scuola interpretavano in una maniera affatto diversa il linguaggio di questi importanti fenomeni. La metà ed il fine del XVIII secolo furono celebri per i lavori e le scoperte successive di Dufay, di Hfusschenbroeck, di Franklin che stabilirono ben presto la distinzione delle due sorta di stati elettrici, la commozione della bottiglia di Leida, l'identità della materia del fulmine coll'elettricilà, e i mezzi di preservarsi da questa pericolosa meteora colPajuto de 1 parafulmini. A 1 giorni nostri, il principio di questo secolo si distinse pei lavori di Galvani e di Volta, i quali aprirono una nuova carriera di fenomeni elettrici, la di cui influenza è immensa non solamente su le proprietà fisiche de' corpi, ma ancora su i fenomeni chimici, e su tutte le azioni organiche. Si prevedeva da molto tempo che questo potente agente contenesse il mistero della vita fisica, e del giuoco ST0B1CA. ~ II reciproco delle parti muscolari e nervose negli animali e nelle piante, ed è destinato a scoprire un giorno 1 insiem e , il legame e la sorgente di tutti i fenomeni che vengono indicati colnome di fisiologici. In fine, recentemente l'importante scoperta del sig. Oersted, che ha osservata l'azione dell'apparato di Volta sopra i corpi calamitati , e le ricerche de! sig. Ampère che ha congiunto l'uno all'altro l'elettricità e il magnetismo, hanno fatto nel primo quarto del secolo in cui viviamo tanto per la scienza per lo meno quanto ha p r o dotto in tempi più felici un secolo intero di lavori. Le prime osservazioni magnetiche portano la data del medesimo tempo delle prime osservazioni su l'elettricità: si attribuiscono allo stesso osservatore, se pure alcun fisico merito questo nome nell'antichità. Tutto si limitava a sapere che la calamita attira il ferro, imperciocché gii antichi non videro 12 rNTRODOZIOJÎE chiaramente die le due estremità della calamita si trovavano in due stati differenti, e che si potevano osservare delle ripulsioni, come delle attrazioni. Eglino non conobbero meglio la proprietà che hanno i corpi calamitati di dirigersi costantemente presso a poco verso il nord e sud, nel senso della loro massima lunghezza. Queste nozioni si debbono a Gilbert, che viveva circa al i55o al 1600. Dopo quest'epoca fino alla fine del XVIH secolo non si occuparono che dei mezzi di calamitare fortemente delle vergile d'acciajo, che servir potessero di guida ai navigatori onde aprire tutti i mari alla intrepidezza guidata dalla scienza. Conviene quindi risalire per il magnetismo, fino ai lavori di Coulomb, per riconoscere qualche cosu di rimarchevole intorno a questo ramo della fisica. Coulomb somministrò il mezzo di misurare la forza magnetica ; egli esaminò lo stalo di una calamita nelle diverse parti della sua lunghezza, STORICA. l3 iodico come si poteva misurare in cia scun luogo della terra la declinazione e l'inclinazione dell'ago, riconobbe il magnetismo di tutti i corpi terrestri, fi nalmente fece di questo ramo della fisica, consideralo sotto il rapporto sperimen tale, uno studio completo ove i feno meni sono ben sviluppati ed ove l'osser vazione ajutata dal calcolo giunge alla conoscenza delle fìsiche leggi incontra stabili. Noi abbiamo già avvertito che i signori Oersted ed Ampère, studiando gli effetti dell'elettricità sopra la cala mita, avevano congiunti l'uno all'altro questi due rami della fisica. Per com pletare lutto ciò che appartiene al ma gnetismo, noi dobbiamo dire che recen temente il sig. Arago ha scoperto delle nuove azioni dei corpi in movimento sopra la calamita, ο dei corpi in riposo soprale calamite mobili, fenomeni tal mente nuovi nella loro natura, che non si vede ancora abbastanza chiaro a qual genere di forze si potranno riferire. I 4. lKTRODVZlOtiE Gli antichi non hanno neppure con siderala la scienza dei suoni che come l'arie di combinarli, onde ottenerne accordi armoniosi. Si attribuisce nul Jadiuieiio a Pitagora alcuna esperien za estranea alla musica. Il portavo ce era conosciuto dagli antichi : si cita la tromba acustica di Alessandro, colla quale si faceva udire da tutta la sua armata. Le prime sperienze dei fisici al risorgimento delle scienze, in cui non si considerava nei fenomeni se non ciò che potevano avere di curioso ο di sorprendente, furono diretti all'arte di trasmettere i suoni ad una grande di stanza per mezzo di tubi ο di comuni cazioni secrete. Anche le diverse sorta di eco naturali e artificiali attirarono così la loro attenzione. Dopo si cercò di misurare la velocità del suono. Ber nouilli, Eulero, Lagrange si o c c u p a r o no della sua teoria matematica; ma solo ai lavori di questi ultimi tempi l'acusti ca deve le sue principali scoperte vera STORICA. l5 metile fisiche sulle vibrazioni dei corpi sonori considerati nella loro natura , nella frequenza delle loro ripetizioni , nella loro comunicazioni?, nella loro tra smissione per mezzo dell'aria ο di altri mezzi ; inline in tutte le modificazioni possibili che vi apportano lo slato e le forme de 1 corpi vibranti. Questi p r o gressi dell 1 acustica sperimentale sono principalmente il risultato delle ricer che de 1 sigg. C hladni ; Biot e Savarl. L'ottica, ο la scienza dei fenomeni della luce, è dovuta quasi per intiero ai lavori Je 1 moderni. Appena gli antichi possono rivendicare la conoscenza del suo movimento in linea retta e la legge della riflessione dei suoi raggi alla su perficie degli specchi .imperciocchétul le queste nozioni erano ben poco su scettive di chiarezza, unite alla bizzarra opinione d e ' platonici sopra la visione , che eglino attribuivano non a raggi di luce che venivano a percuotere i loro "echi, ma ad una specie d'emanazione l6 INTRODUZIONE degli occhi che andava a toccare i corpi per riportarne la sensazione. Gli specchi brucianti di Archimede, composti di un grandissimo numero di piccoli specchii, che riflettevano in un medesimo punto la luce del sole, sono i più famosi apparati d'ottica del .'antichità. Archimede aveva pur falle delle sperienze sulla rifrazione che subiscono i raggi di ie luce che passano da un mezzo in un altro, come lo prova una delle sue opere il cui titolo solo ci è slato conservato, e che trattava Ae\\a figura di un anello veduto sott'acqua. Siamo sempre sorpresi di vedere gli antichi, così eminenti nelle scienze filosofiche e letterarie, aver lasciato quasi del lutto sterile il vasto campo delle scienze fisiche. La fine del XVI secolo fu rimarchevole per l'invenzione del telescopio e di molli altri strumenti d'ottica, fondati sulla vibrazione di cui non si conoscevano ancora le leggi. Cartesio, che visse nella prima mela del XYII secolo fece STORICA. ιη conoscere questa legge. Gli occhiali erano in uso da mollo tempo. Dopo Cartesio, Grimaldi riconobbe la di frazione della luce, Bartholin la d o p pia rifrazione ; Huyghens dà le leggi di quest'ultima modificazione dei rag g i , e la sua teoria della luce, richia mata a v giorni nostri dopo una lunga dimenticanza, e che è ancora presso a poco quella che si segue generalmen t e ; Newton fa sopra gli anelli colora ti e la dispersione de 1 colori varie spe rienze mollo, precise , e analizzate col mezzo di un calcolo mirabilmente ap» plicalo ai fatti ; Roemer misura la ve locità della luce; Bradley fa conosce re l'aberrazione. Tutte queste scoperte si succedono fino verso il ι ^ ΰ ο . Incominciando da quest'epoca, l'ottica ha ottenuto dei fel ici successi ; tutti i suoi rami sono stati perfezionati sotto il rap porto teorico e sperimentale. La sco perta dell'acromatismo ha permesso di costruire dei cannocchiali molto più C O F I S I C A , voi. II . a 1'8 INÏBODtJZIOïrÈ modi e più perfetti ; la prospettiva é statu arricchita di apparecchi più precisi: di nuovi strumenti, che dirigendo con più perfezione la luce de 1 fari, hanno strappato con più sicurezza i navigli agli scogli dei mari. Finalmente, in questo stesso secolo il principio delle interferenze , la polarizzazione della luce, i colori delle lame cristallizzate che attraversa la luce polarizzata, in una parola, la teoria quasi interna della rifrazione , della polarizzazione, della doppia rifrazione, è una massa di fatti fisici, superiore a tutto ciò che ci hanno lasciato i secoli anteriori, richiamano con molto onore i nomi di Young, Malus, A r a g o , Biot, Fresnel, Brewester e Seebeck. L'agente fisico, il più universale, il più indispensabile che entra pure come parte essenziale nella composizione organica di molte classi d'animali, il fuoco, il calore, il più anticamente conosciuto senza dubbio e il più fami- STORICA. ι g gliare a tulli gli occhi, è quello di cui i fisici si sono il più tardi occupati. Non v'ha ramo della fisica che sia più recente della teorica, e dei fatti an cora relativi al calorico. Si sarebhe quasi in diritto, per questa parte della scienza, come pure per la luce alla quale si ricongiunge, di tacciare lo spirilo umano di negligenza, e di ac cusarlo di essersi lasciato guidare da viste d'utilità poco elevate, allorché si riflette che i bisogni dell'astronomia e della chimica hanno solamente aperto il campo a due dei più importanti r a mi della fisica. Gli astronomi, per iscoprire il va sto meccanismo dell'universo, sono stati coslretti di divenire fisici, e sopra tut to di perfezionare l'ottica, mentre è stato nei laboratorii dei chimici, che si sono trovate le principali proprietà del fuoco che eglino avevano bisogno di conoscere; poiché l'influenza di que sto agente è universale nelle chimiche 20 lNTBODtJZION E combinazioni. Il vocabolario della fisi ca , in questa p a r i e , è tolto pure quasi intieramente dal linguaggio della chimica ; e quando la scienza chiama calorico, l'agente stesso del calore, al lorché ella si serve delle parole di ca lorico latente, calorico sensibile, calo rico raggiatile, calorico specifico, indi ca diverse circostanze dell'azione di questa causa , che inleressano ugual mente il chimico ed il fisico. Ma si potino facilmente assolvere da questo rimprovero quelli che hanno coltivata la scienza, osservando che la cono scenza di fatti isolali, ai quali il ragio namento non può applicare questa co gnizione empirica c i o è , che non di stingue che semplici nozioni che si acquistano senza porvi attenzione, poi ché non v'ha altra cosa da rimarcar vi che la loro esistenza ; questa co gnizione, diciam noi, non è abbastan za rilevata per attirare Γ attenzione di uno spirilo esercitalo , e deve natii STORICA. 21 Talmente esserne disprezzata. È stato quindi uopo d ' a t t e n d e r e in ciascuna scienza che l'esperienza avesse accumulato un gran numero di fatti, perchè dal loro paragone potesse risullare lo stabilimento di leggi curiose a conoscersi in sé stesse, ed importanti a svilupparsi nelle loro conseguenze : e queste scoperte dovevano naturalmente essere fatte da quelli che avevano sovente bisogno d'impiegare gli agenti in quistione, e che erano loro famigliari ; come gli astronomi cojla luce, i chimici col fuoco , i naviganti colla calamita. D'altronde è meglio esaminare la bella parte di questa mutua dipendenza delle scienze, e ammirare come il genio dell'uomo assoggettandosi la natura i n t e r a , attinge dall'insieme di tutte le sue conoscenze, quelle nozioni che ne ponno schiarire ciascuna parte. Verso il 1600, Drebbcl, Olandese, diede un termometro mollo imperfet- 3Ώ INTBODDZtON E Io. Newton indicò i veri principi! del metodo di regolare questi strumenti, e ne fece l'applicazione. Reaumur do p o il 1700, e più tardi ancora Z7e/uc, diedero degli strumenti più p r e c i s i , che sono poi divenuti perfetti fra le mani di GayLussac. Penalmente, per dire in poche parole ciò che i diversi tempi hanno prodotto nella fisica del ca lore, e dire a quali uomini ne andia mo debitori, citeremo Newton, Rich man, Black, I rvine, Crawford, Lavoi sier, Laplace, Rumford, Leslie, e più recentemente, in un lavoro che abbrac cia tutti gli altri, i signori Pelile Du ìong, che sono benemeriti alla scienza p e r ricerche esperimentali; mentre che nella teoria di questi fenomeni i si gnori Prévôt, Laplace, Fourier e Pois son, hanno stabilita la teorica sopra i fatti, e ne hanno in seguito, per mez zo di calcoli superiori a tutte le diffi coltà, ricavali tutti i risultati che ne conseguitano. STOHICA. 23 Tale è stato in generale il progresso della scienza nei diversi rami che noi abbiamo accennati. Per rendere r a gione di questi diversi fenomeni i fisici sono stati costretti di ammetter l'esistenza di certi agenti, ai quali hanno attribuite delle proprietà analoghe alle azioni che ne dovevano dipendere. Questo modo d'agire è estremamente utile, allorché, non si attribuisca agli agenti che immaginano , altra importanza che quella che ne risulta dal vantaggio di riunire comodamente lutti i fenomeni che servono p e r riunire tutti i fatti. Così, tutti i fenomeni dell'elei» tricità si svariati e numerosi, sono stati ridotti a non essere più che la conseguenza dell'azione di due fluidi ben distinti, di cui si può matematicamente calcolare l'azione. I fenomeni magnetici sono stati ricondotti ben p r e sto allo stesso principio, e in seguito al medesimo principio che quelli dell'elettricità : altrettanto se ne può dire 24 INTRODUZtON E di quelli della luce e del calorico. Re sterebbe frattanto da paragonare insie me questi agenti ipotetici, onde vede re fino a qual punto si ponno consi derare loro stessi come aventi u n ' o r i gine comune, e come dipendenti da nn solo agente ο fluido universale, la cui esistenza , come noi lo v e d r e m o , sembra messa fuor di dubbio p e r la teoria del calore e della luce. A que sto fluido in riposo, ο in movimento, composto ο decomposto si rapporte rebbero il freddo, il caldo, l'oscurità, la luce, i due stati elettrici, i feno meni delle correnti, il magnetismo che si unisce immediatamente alla teorica delle correnti elettriche: infine l'attra zione stessa potrebbe essere, come l'hanno opinato molti fisici, il risultalo della presenza di questo fluido univer sale attorno le molecole dei corpi. Ma queste generali considerazioni meglio troveranno luogo alla fine di questo volume, allorché avremo appreso a co STOSTCA. 25 noscere per lo sviluppo dei fenomen i , questi agenti che i fisici immaginano per ispiegarne la cagione. Quando si sarà in tal modo pervenuti a congiungere tutti i rami della fisica a un solo e medesimo a g e n t e , considerato come causa principale modificata per diverse circostanze, si potrà definire teoricamente la fisica col mezzo di questo ageute che comprenderà lutti gli altri in sé stesso. Ma questo è ciò che noi siamo ben lungi dal poter fare; e quand'anche vi si ibsse pervenuti , niente osterebbe ancoraché la scoperta di nuovi fatti, non compresi nella p r e supposta causa geuerale, non venisse a forzare di risalire ancora più lungi, in modo da oltrepassare le forze dell' umano spirito , se però si può ammettere che si possa ragionevolmente sperare di ricondurre a una medesima cagione tutti i fatti conosciuti fino al giorno d'oggi. Del resto, quand'anche noi fossimo 9.6 INTRODUZION E STORICA. condoni a ignorare per sempre la na tura delle cause primitive, nulladime no un vasto campo di consolazione ci è aperto. Tulle le scienze conduco no inevitabilmente per delle vie più ο meno dirette al miglioramento della condizione dell'uomo e ad una quan tità d'applicazioni utili alla società ; que sto bello sparlimento di scienze sicco me non può ricevere grandi attacchi, così non può sperare grandi avanza menti nella cognizione dell'essenza delle cagioni slesse. Proseguiamo dunque senza posa i lavori che tendono ad al largare utilmente i limili del nostro sapere, e attendiamo con pazienza che nuovi progressi vengano a toglierci la incertezza delle speculazioni, alla quale la curiosità e il nobile sentimento dell'amore della verità, attribuiscono con ragione la più grande importan za, ma che sono sì spesso indifferenti allo slato reale, e alla pratica delle scienze. PRIMA DIVISIONE. D E I X ' Î L E T T B I C I T A ' E DEI. MAGNETISMO. il JL IKO alla scoperta di Oersted, che trò»; vò nel 1819 che l'elettricità agiva in certe circostanze sulle calamite ; scoperta che fu seguita da quelle che fece Ampère sulle azioni reciproche delle correnti elettriche; si erano giustamente attribuiti i fenomeni dell'elettricità e del magnetismo a due cagioni differenti. L'esposizione che noi daremo prima dei fenomeni elettrici, poi de1 fenomeni che presentano le correnti, infine di quelli che sono conosciuti sotto il nome di magnetici, farà vedere i motivi che abbiamo avuto di riunire questi tre generi d' azioni in una medesima divisione che noi termineremo con considerazioni generali sopra l'agente ipotetico che i tisici ammettono per ispiegare tutti i fenomeni che andremo di mano in mano rivedendo. 2 § E D LL1 E LE TTRICITÀ' S E Z I O U E PIUMA Dell' elettricità. La parola elettricità proviene dal gre co, colla quale gli aiiliclii nominavano il succino ο ombra gialla, specie di re sina fossile, giallastra e trasparente che csscudo strofinata con una stoffa di la na , per esempio , acquista la proprietà di attirare i corpi leggieri come piccoli pezzetti di carta sminuzzati , pagliuz ze, ο frammenti di piume. Questa espe rienza' semplicissima è il primo fatto di una serie immensa di fenomeni pve l'e lettricità occupa un posto molto eminen te, come ne saremo convinti dall'esame di molti casi in cui questa cagione agi sce ora come forza secondaria, ora come forza principale, ma in modo però da in tervenire, quasi senza eccezione, in tutti i fenomeni della natura. C i basterà qui di dire che la produzione dell'elettricità accompagna sempre lo strofinamento , la compressione , le azioni chimiche, Γίη zupparuento, il contatto, il laceramento, IK GKREKALE 9.Q i cangiamenti di temperatura, gli sconvolgimenti nell'atmosfera. L'atmosfera stessa si trova in uno stato costante (IVlcttricità. Le forze fisiologiche, influenzate d» questa cagione, danno luogo a credere che a questo agente si riferiscano la maggior parte delle azioni organiche, e si può aggiungere che molti animali sono provveduti d'organi elettrici. Il fulmine ci mostra l'accumulazione dell'elettricità sotto la forma la più imponente , mentre d'altra parte gli strumenti elettrici sono divenuti i più potenti mezzi di decomposizione chimica, e i produttori di fuochi di cui l'intensità della luce rivaleggia con quella del sole, e di 'cui la forza calorifica sorpassa quella dei raggi dì quest'astro concentrati per mezzo degli specchi ustorii i più energici. L'ambra non è la sola sostanza che sia dotata della proprietà elettrica : tutte le resine , per esempio, la ceralacca ordinaria, il vetro e tutte le sostanze analoghe possono essere elettrizzate per mezzo dello strofinamento; ma si può andare anche più lungi e riconoscere che tutti i corpi sono suscettibili Ui manifestare quel'ISICA, vai. 11. 3 3o DF.LL'ELETTRI C ITA ' sta proprietà, come noi lo proveremo ben presto. Quindi l'elettricità è una proprietà generale dei corpi, e tutti possono essere portati a questo stato. Un corpo elettrizzato non pesa né di più né di meno d'un corpo nello stato naturale : conviene dunque attribuire que sto fenomeno all'azione di un fluido invisi bile e sottilissimo, che si concepirà fisso sulla parte del corpo che è stata strofina ta , e che dà de' segni di elettricità. Se pertanto, onde esaminare la natura di questo fluido, ο di questo agente qualun que , se ne depone una porzione sopra un corpo mobile, e che si faccia agire su questa porzione separata il resto del flui do che ha conservato il corpo strofinato, si osserverà che vi ha ripulsione fra que ste due porzioni della stessa elettricità. La medesima ripulsione può, osservarsi spezzando in due parti il corpo elettriz zato, e facendo agire le due metà l'una sopra l'altra, purché l'una di esse sia resa sufficientemente mobile. Da ciò si conclude che si esercita fra le molecole del fluido elettrico una ripulsione analoga a quella che si manifesta fra le molecole dei fluì IH GE NE RALE . 3l di elastici; ma che ne differisce in ciò ; che l'azione elettrica si produce tanto in distanza quanto in contatto. Se frattanto si facciano agire l'ima sul l'altra le due elettricità somministrate da due corpi differenti, si trova che l'elet tricità presa sul vetro, sulle pietre preziose, sulle sostanze cristallizzate, differisce es senzialmente dall'elettricità della resina, dell'ambra, della ceralacca, della seta.Gli stati elettrici di tutte le prime sostanze sono identici, così che poco imporla l'im piegare l'elettricità dell'urto ο dell'altro. Altrettanto se ne può dire della seconda serie di sostanze. C onsiderate a parie, vi ha identità nel loro stato elettrico; ma se si fa agire l'elettricità del vetro sul l'elettricità della resina, per esempio, si osserva un' attrazione invece di una ri pulsione , che non si sarebbe preveduta. Si debbono dunque riconoscere due stati elettrici diversi; l'uno simile a quello del vetro strofinato , l'altro simile a quello della resina strofinata, essendo lo strofi natole per ambedue le sostanze una stoffa di lana, ο la mano bene asciutta. C osi l'elettricità' che acquista il vetro differisce 3a DELL'ELETTM C ITA1 dall'elettricità che prende la resina , in questo che, in tutti i casi in cui quest'ul tima eserciterebbe ο proverebbe una ri pulsione, il primo eserciterebbe ο prove rebbe un'attrazione, e reciprocamente. Franklin ha dato una teoria semplicis sima dei due stati elettrici. Secondo lui, l'elettricità è un fluido universale di cui tutti i corpi sono impregnati a un certo grado. L'operazione dello strofinamento , ο qualunque altra azione, fa passare nel vetro strofinato una parte dell'elettricità dello strofinatore, per modo che il vetro si trova aver più di questo fluido, che non ne avrebbe nello stato naturale, avendone allora lo strofinatore meno che nello stato primitivo. Se si strofina della resina, ha ìuogo l'effetto contrario : lo strofinatore le toglierà una porzione della sua elet tricità naturale , e si troverà caricato di un eccesso di fluido , mentre che la re sina avrà conservato meno fluido di quello che aveva nello stato primitivo. Il vetro con eccésso di fluido è allora elettrizzato in più, e la resina, che se ne trova priva in parte, è elettrizzata in meno. Il primo di questi due stati è detto ancora stalo 4 ■■■''*' IS GE NE I\AIE . 33 positivo, ο elettricità positiva; il secondo, stala negativo, ο elettricità negativa. Queste idee, come si vede, sono sem plicissime, e rendono immediatamente ra gione di questo fatto, osservato costante mente, che se si strofinano due sostanze fra loro, Tuna prende sempre lo stato po sitivo, l'altra lo stato negativo , come se quella che ha più tendenza ο attrazione per il fluido elettrico Io togliesse alla so stanza che ne ha meno, e prendesse ella stessa un eccesso di fluido che produr rebbe necessariamente un difetto dello stesso fluido nell'altra sostanza. Ma, in questa teoria, è molto difficile di rendere ragione dell'uguaglianza per fetta che si osserva nelle azioni elettri che del corpo nei due stati. Impercioc ché, senza entrare in più estesi particolari, si conosce che vi sono molte circostanze in cui una quantità minima di elettrici tà deve agire differentemente d'un c e cesso di questo medesimo fluido. Noi sia mo dunque obbligati di abbandonare la teoria di Franklin, e di attribuire ai due stati elettrici due cagioni perfettamente uguali nelle loro proprietà, quantunque 3/J DELL'ELETTRI C ITÀ' diverse nella loro natura ; poiché nelle attrazioni, nella distribuzione, nelle mu tue azioni, in tutte le circostanze infine, l'elettricità si mostra rigorosamente nei due stati. Noi ammetteremo dunque due fluidi elettrici del tutto simili nelle loro pro prietà considerate isolatamente, che esi stono simultaneamente e in quantità ugua le in tutti i corpi nello stato naturale , e che si neutralizzano l'uno coll'altro , poiché qualunque attrazione ο qualun que repulsione che l'uno dei due eserci t a , è controbilanciala da azioni contra rie che emanano dall'altra. L'atto dello strofinamento non fa che permettere a ciascun corpo di prender quello dei due fluidi per il quale ha più tendenza, e ciascheduno di loro esce dall'esperienza elettrizzato, e sono di più elettrizzati allo stesso grado; poiché, partendo dallo stato naturale in cui le due elettricità si equi libravano l'ima e l'altra, tanto il primo corpo avrà dell'uno dei due fluidi in ec cesso, quanto il secondo ne avrà dell'al tro in sovrabbondanza, mentre che questa stessa quantità non sarà più neutralizzata IK GENERALS. 35 'dal fluido di natura diverso che è passato sul primo corpo. Dopo l'idea di un sol fluido, l'ipotesi che noi abbiamo testé esposta è la più semplice che si possa immaginare: ella ha preceduto ancora l'ipotesi di Franklin,, ed è dovuta a Dufay, che la diede' come una traduzione immediata dei fatti nel linguaggio il più conforme all'esperienza. Dufay nominava elettricità vitrea l'elettricità che prende il vetro strofinato, come pure nominava elettricità resinosa l'elettricità della resina, e le considerava come due fluidi distinti. Queste denominazioni sono ancora in uso nelle opere di alcuni fisici francesi i quali, conservando queste denominazioni, hanno voluto specificare di più l'esistenza de' due fluidi in qnistione. Si fu principalmente allorché le sperienze sì numerose e sì precise di Coulomb ebbero stabilite le leggi fisiche dell'elettricità, e che i ealcoli di Poisson ebbero fatto vedere che tutte l'esperienze si deducevano rigorosamente da queste leggi, che le denominazioni di vitrea e di resinosa furono le più usitate in Francia. Ma le due denominazioni più t 3fi DELL'ELETTIU C ITA' generalmente adottate di fluido positivo e di fluido negativo, clic si ponno pren dere anche letteralmente per due fluidi differenti che hanno la proprietà di neu tralizzarsi, infine l'autorità stessa di molti scienziati francesi ci fa preferire l'impiego di questi ultimi nomi. C onviene pure ag giungere a questi motivi, che il vetro pu6 essere elettrizzato resinosamante, quando si strofina con un corpo che ha più ten denza di lui per l'elettricità positiva , come accade strofinandolo colla pelle del gatto; e che ugualmente la resina pren d e , con qualche sostanza minerale, l'e lettricità vitrea, come lo ha osservato Haiiy. In questi casi le denominazioni di elettricità vitrea e resinosa sono difet tose, oppure in contraddizione coi fatti. Noi chiameremo dunque slato positi vo, ο Veltttricilà positiva, lo stato ed il fluido che prende il vetro strofinato COD una stoffa di lana, e qualsisia altro stato analogo di un corpo qualunque; e per lo stato negativo, elettricità negativa, 0 fluido negativo, noi intenderemo lo stato ο il fluido che prende la resina strofinata colla medesima stolta : qualsisia altra sostanza IK GE NKIÌALE . 3τ che avrà preso in un'azione qualunque un'elettricità della medesima natura che la lesina in questo caso , sarà delta allo stato negativo,ο caricata di fluido negativo. Dopo ciò chi; si è detto, è facile il con cepire che due soslanze che si strofinano insieme si elettrizzeranno sempre Tuna e l'altra , e si metteranno in due opposti stati elettrici, ciascheduna di esse sod disfacendo la sua maggior tendenza per Tuna ο per l'altra delle due elettricità. Il solo caso d'eccezione, in cui i due corpi uscirebbero dallo strofinamento sen. za dare alcun segno di virtù elettrica, sarebbe quello nel quale si trovassero avere ambidue la stessa tendenza per cia scheduno dei due fluidi : come per esem pio nel caso in cui si strofinasse un nastro di seta con un altro naetro del tutto si mile. Ma anche in questo caso l'esperien za mostra che se lo strofinamento non agisce egualmente sopra tutti due i na stri, l'uno e l'altro si elettrizza, e il più fortemente strofinato prende l'elettrici tà negativa. Nell'esperienza dei due na stri disposti in croce , e se l'uno essen do fisso, si faccia muovere il secondo ■ 38 DELL'ELETTRI C ITÀ 1 come per segare il primo, questo pro verà uno strofinamento più grande assai nella medesima parte, sempre sottomessa all'azione dell1 altro: il primo prenderà dunque l'elettricità negativa, e il secondo la positiva. Fra i corpi i quali, allorché si strofi nano , prendono con più forza l'elettri cità positiva, si ponno citare la pelle del gatto, e tutte le pellicce fine, il ve t r o , il diamante, il cristallo di rocca, e tutte le pietre preziose : fra quelli che prendono con forza l'elettricità negativa, si ponno citare la resina, l'ambra, la cera lacca e la seta. Fra questi estremi v'ha una infinità di corpi intermediarli che hanno una tendenza molto minore a im possessarsi dell'una ο dell'altra elettricità. Quindi si vc4e che lo stato elettrico ili un corpo strofinato dipende dalla natura del corpo col quale si strofina : questo stato è positivo nel caso che il corpo strofinato abbia più tendenza che lo stro finatore per l'elettricità positiva, e nega tiva nel caso contrario· Si vede infine bre vemente la prova dell'asserzione che noi abbiamo più sopra emessa, cioè che l'elet IK GEKSRAIB. 3çf tricità e una proprietà generale dei corpi : in fatti, se si strofina un corpo alternativamente colla seta e colla pelle del gatto, si sarà certi, qualunque sia questo corpo, <li fargli contrarre uno stato elettrico moltissimo caratterizzato : poiché , per esempio, se egli non si elettrizzasse pel suo strofinamento sulla seta, questo sarebbe un indizio che egli avrebbe, come la seta , molta tendenza per l'elettricità negativa, e che l'azione del corpo sperimentato e quella della seta si sarebbero equilibrate; ma per ciò appunto questo corpo strofinato contro la pelle del gatto che tende al contrario a prendere l'elettricità positiva , uscirà dal contatto con un alto grado di elettricità negativa. E dunque possibile di elettrizzare sempre un corpo qualunque , e si vede che tutti i corpi per rapporto all'elettricità formano due scale inverse di distribuzione. Nell'indicata sperienza per distinguere le due elettricità, lo strofinatore di lana, in contatto col vetro, gli cede dell'elettricità positiva, e diviene negativo; lo stesso corpo, messo a contatto colla resina, gli cede l'elettricità negativa, e resta per 4o DELL'ELETTRI C ITÀ1 conseguenza positivo. Da ciò apparisce che la lana, intermedia per le proprietà elettriche fra il vetro e la resina, ha minor tendenza che il primo per l'elet tricità positiva, e minore che la secon da per Γ elettricità negativa. In tutti i casi consimili in cui si opera una sepa razione delle due elettricità, in virtù delle diverse tendenze de' corpi che rea giscono, la forza séparatrice che ne ri sulta dicesi forza elettromotrice. Allorquando si vogliono verificare col Γesperienza tutte le proprietà che ab biamo enunciate, una ve ne ha alla qua le è importantissimo di fare attenzione, e che deve, indipendentemente da qua lunque altra considerazione, essere men zionata in primo luogo fra le proprietà elettriche dei corpi. Imperciocché gli uni lasciano scorrere Γ elettricità lungo la loro superficie, e si dicono perciò corpi conduttori : tali sono i metalli, l'arqua, i corpi umidi, gli organi degli animali. Altri corpi hanno la proprietà contra ria , e non permettono alcun passaggio all'elettricità, né lungo la loro superficie, ne a traverso le loro sostanze; si dicono IN GE NE E ALE . 4' questi non conduttori, ο isolanti , poi ché eglino isolano così l'elettricità che si depone sopra ili loro, ο meglio i corpi elettrizzati ai quali servono di appoggio. Si vede che Paria è un corpo isolante: im perocché se fosse conduttore, sarebbe impossibile d'ottenere il minimo segno d'elettricità, mentre che questo fluido si perderebbe nel medesimo tempo che si accumulerebbe sopra un corpo. Tutte le sostanze che ci hanno servito d'esempio, il vetro, la seta, la resina, sono non con duttori dell'elettricità, ed è perciò che si possono elettrizzare tenendole in mano: la parte vicina alla mano isola la parte strofinata, mentre che se si tiene un me tallo ο un pezzo di drappo, non vi si sco prirà, dopo lo strofinamento, alcun se gno d'elettricità: conviene tenere queste sostanze col mezzo di un corpo isolante, come sarebbe un manico di vetro ο di resina, e vi si riconoscerà subito lo stato elettrico. L'esperienza riesce a meravi glia con un turacciolo di sughero fissato all'estremità d'un bastone di ceralacca: se si strofina il turacciolo con una stoffa di lana, toccandolo con un dito, non si 4^ DELL'ELETTRI C ITÀ' elettrizza niente affatto; se non si tocca che la cera, il sughero diviene fortemente elettrizzato. Si avrà dunque cura, tutte le volte che si vuole sperimentare l'elettri cità di un corpo conduttore, di (issarlo su di un corpo isolante, affinchè conservi l'elettricità acquistata. AUTICOLO Panno. Sorgenti e sviluppamento dell'elettricità. La vera causa produttrice dei fenomeni elettrici , questa forza séparatrice delle due elettricità, che noi abbiamo nomi nata forza eletlromotrice, ci è de) tutto incognita nella sua natura. La sola espe rienza ci fa conoscere le circostanze nelle quali si sviluppano con maggiore ο mi nore energia. 11 numero de1 casi di svi luppamento dell1 elettricità si accresce giornalmente, a misura che l'esperienze si moltiplicano, che i mezzi d'investiga zione si perfezionano; per modo che sem bra giusto il pensare che i corpi non provano alcuna modificazione senza che si operi una produzione di elettricità S0HGEKT1 E SV1LOPPAME NTO , E C. fi cioè a dire un cangiamento nella quan tità rispettiva dei (Ine fluidi che conten gono. Ma fra tutti i casi die noi abbia mo sopra citati, è principalmente per lo strofinamento e per il contatto che si ottengono gli effetti più rimarchevoli. Noi abbiamo detto che quando si stro fina un bastone di ceralacca ο di ve tro con un pezzo di drappo, si elettriz za: se allora vi si accosta il dito, se ne ottengono delle piccole scintille; di più, nell'oscurità il bastone di vetro sembrerà leggermente luminoso. Alla fine di un certo tempo questi effetti spariscono, ma si nonno riprodurre a piacere strofinando di nuovo i corpi. Siccome abbiamo già detto , tutte le sostanze isolate sono su scettibili Ji manifestare le medesime pro prietà; così allorché una persona e posta sopra una focaccia di resina, ο sopra uno sgabello coi piedi di vetro , battendola con una pelle di gatto, se ne estraggono delle scintille. Si vede pertanto che lo strofinamento è un potente mezzo per isviluppare l'elettricità, ed è questo in fatti che s'impiega nelle diverse macchine elettriche. <j4 E SOIIG KTI E SVILUPPAME KTO La compressione non è ima sorgente di sviluppo d'elettricità così possente, ma sem bra p e r ò generale. Ilaiiy aveva di già fatte a q u e s t o riguardo delle belle osservazio ni; ma le numerose s p e r i e n z e d i Becquerel provano che t u t t e le volte clic si c o m p r i mono due ο più corpi gli uni contro gli altri, p r e n d o n o degli stati elettrici diffe renti. Il contatto di certe sostanze è uno dei più p o t e n t i mezzi di separazione dei due fluidi elettrici, e per conseguenza tutti i fenomeni che sono il risultato di questo isolamento, devono manifestarvisi con una i n t e n s i t à analoga. P a r e che in certe cir costanze, tutti i corpi messi a contatto a due a due, e per qualchedimo i frammenti di u n o stesso corpo in differenti posizio n i , siano suscettibili di sviluppare l'elet t r i c i t à ; e da ciò si concepisce come q u e sti effetti debbano riscontrarsi frequente m e n t e , e come p u r e debbano avere i n fluenza nella produzione dei numerosi fe nomeni n a t u r a l i . Galvani fu il p r i m o fisico che s'avvide di questi fenomeni. Nel p r e p a r a r e delle r a n e , avendole c a s u a l m e n t e sospese col DELl/'ELETTnlClTA1. 4^ mezzo d'uncinetti eli rame ad un balcone di ferro, egli fu sorpreso dalle violenti contrazioni che si manifestarono nei loro muscoli, e dalle convulsioni che agitaro no le loro membra. Questa osservazione non rimase sterile, e Volta nel variare le sperien/.e del Galvani, riconobbe che questi effetti erano dovuti al contatto dei due metalli. Si ottiene cosi qualche de bole effetto quando si fa comunicare un nervo con un muscolo: ed è appunto da ciò che Galvani aveva conclusa l'esisten za d'una elettricità particolare, che egli chiamava animale, e che supponeva cir colare nel sistema organico. I fisici adot tando queste idee, furono condotti ad am mettere un nuovo fluido, che chiamarono galvanico, dal nome di colui che ne ave va per il primo scoperti gli effetti. Ma ben presto l'analisi la più esatta dei fenomeni dimostrò l'identità comple ta dell'elettricità e del galvanismo. 11 ce lebre Volta ravvisò tosto che le convul sioni prodotte nelle membra delle rane, e in generale di tutti gli animali, non erano bene evidenti che allorquando si mettevano in comunicazione i nervi c« FISI e Λ . roi. //. 46 E SORG STI E SVIWPPAME STO i muscoli col mezzo di due metalli; nel modo stesso che applicando sopra ciascu na superficie della lingua una piastra ο medaglia d'un metallo differente, all'i stante del contatto delle due piastre, si risente un sapore particolare, e si vedono, anche chiudendo gli occhi, piccole scin tille. Queste riflessioni lo condussero a pensare che le convulsioni delle r a n e , come tutti i fenomeni galvanici,erano do vuti a questo, che i due metalli, e in ge nerale due sostanze eterogenee, prendono degli stati elettrici differenti quando si pongono ad immedialo contatto; e che le rane, la lingua, in generale il corpo con duttore interposto fra le due sostanze , serve a stabilire la comunica/Jone fra lo ro e risente gli effetti della corrente elet trica che lo attraversa. Fondato su que ste osservavioni piene di genio giunse alla scoperta dello strumento così rimarche vole, chiamato pila di folta, pila Gal vanica , che noi insegneremo fra poco a conoscere. In una moltitudine d'operazioni chimi che, nel cangiamento di stato e di com binazione dei corpi, si opera pure uno DELL'ELETTRICITÀ1. 47 sviliippamento di elettricità, che si può riguardare come il risultato della coni pressione^ del contatto delle molecole di diversa natura. Infine, riscaldando diverse sostanze, si fanno loro manifestare segni evidenti d'elettricità, e si trovano molti pesci provveduti d'un apparato col mez zo del quale provocano istantaneamente lo sviluppo d'una grande quantità d'elet tricità , e dirigono cos'i sopra i loro ne mici, ο sopra la loro preda delle com mozioni fulminanti. Tutte le volte che vi ha sviluppo d'e leltricità, sia per lo strofinamento di due corpi, sia per contatto, sia per qualunque altro mezzo, questi corpi produttori del l'elettricità sono sempre costituiti in due differenti stati elettrici; cioè a dire che se l'uno è elettrizzato positivamente, l'al tro lo sarà negativamente. Presenteranno allora il fenomeno costante di respingere i corpi caricati di elettricità della slessa specie, e di attirar quelli dotati d'elet tricità contraria; fenomeno che si mani festa a certa distanza, come lo abbiamo di già detto. ■Non si conosce alcun rapporta fra la 4$ E SORG NTI P. SVIMJÏPAME lfTO natura ο la costituzione dei corpi, e lo stato elettrico che affettano allorché sono strofinati; nulladimeno moltiplicate spe rienze hanno condotto Coulomb a con cludere in generale che: di due corpi di cui si strofinano le superficie, quella le <li cui parti sono meno frastornate, ο meno distolte dallo stato di riposo , è disposta a prendere l'elettricità vitrea ο positiva, ciò che aumenta per la compres sione ; mentre che quella le cui parti ne sono più spostate , ha più tendenza per lo stato elettrico resinoso ο negativo, ciò che aumenta ancora la dilatazione. Lo sviluppo dell'elettricità è tanto più ener gico, quanto l'opposizione di queste cir costanze è più grande 5 e tanto pili pic colo, quanto le superficie sono più simi li, di modo che sarebbe nullo, se vi si trovasse perfetta uguaglianza. Quindi due nastri di seta bianca sviluppano difficil mente l'elettricità; ma se si strofinano un nastro bianco con uno nero , questo prenderà l'elettricità negativa , mentre che se si allontanano, per mezzo del ca lore, le molecole del nastro bianco ,quc *4f DELI/ELETTEICITA1. /(Q, sto avrà più tendenza per l'elettricità ne gativa, e sarà costituito a questo stalo. L'azione di un corpo elettrizzato si estende tutto all'intorno di lui, e decre sce in ragione del quadrato della distan za: questo è appunto ciò che ha dimo strato C oulomb. Ne risulta che lutti i •corpi che sono cnlro i limiti della sfe ra (Vattivila di questo corpo, debbono risentirne l'influenza. Due corpi elettriz zati differentemente potranno dunque eli dere mutuamente le loro azioni in tutto ο in parte, e non dare in appresso segni d'elettricità che allorquando cesseranno d'estendere la loro azione alla stessa di sianza. Questo effetto non può aver luo go che quando un ostacolo si oppone al loro miscuglio ; imperocché senza di ciò l'attrazione dei due fluidi l'uno per l'altro provoca la loro riunione, il clic si opera per mezzo di una scarica esplo siva, il più sovente accompagnata da lu ce, od anche per una comunicazione in sensibile. Noi abbiamo detto che i corpi, per rapporto all'elettricità, ponno essere di stinti in buoni e in cattivi conduttori que 5θ SORG E STI E SVlLUPPAME tiTO sti ultimi servono a produrne l'elettri cità e ad accumularla sugli altri, ai quali servono il1 isolanti : e in fatti, si conce pisce facilmente che se si circonda da tutte le parti un corpo conduttore con delle sostanze non conduttrici, e che gli si comunichi dell'elettricità, sarà costretto a conservarla fino a che non gli si pre senta uno sfogo, ο fino a che, caricato di troppo, si produca una esplosione ed una scarica d'elettricità accumulata sui corpi più vicini. Tutte le volte che si mette un corpo elettrizzato in comunicazione colla terra, la sua elettricità si divide fra il globo e lui, e diviene insensibile. Il globo pren de, per rapporto a questo effetto, il no me di serbatoio comune. Non si conosce alcuna proprietà tisica ο chimica in rap porto colla conducibilità elettrica : così il carbone fibroso ο polveroso è un buon conduttore , ma cristallizzato in diaman te è un isolante : lo stesso e dell'acqua e del gliiaccio.il vetro, la resina, i grassi, che solidi sono non conduttori, diven gono tali colla fusione. Poiché l'elettricità non rimane nei cor DEM.' ELBTTIUCITA1. Si pi conduttori che in virtù itogli ostacoli ohe oppongono alla sua trasmissione i corpi isolanti , »i deve aspettarsi di tro varla tutta accumulata alla loro supirfi cie : infatti l'esperienza ha fatto ricono scere che l'inlcino di un corpo elettriz zato non manifesta alcuna tensione: se no deve quindi concludere clic i corpi non agiscono su l'elettricità in virtù d'una specie d'affinità, e sombrano vasi ove que sto fluido si distribuisce conformemente alle leggi della meccanica. L'aria è un cattivissimo conduttore quando e secca; ma la sua facoltà conduttrice aumenta considorabilmenle coll'umidità. Questo e ciò che rende qualche volta così difficili le sperienze. Del resto i corpi sembrano sempre opporsi più ο meno alla trasmissione del fluido elettrico, imperocché nel votosi spande colla più «rande facilità, e sotto forma di una debole luce e continua. Non si è ancora potuto determinare la velo cità di trasmissione, poiché, come quella della luce, ella è istantanea per le nostre distanze terrestri ; spazii di più leghe sono stati percov«i dallo scoppio elettrico in un tempo incalcolabile. 52 E eOnO Kfl Β SVlVtH'iAME KTO Noi abbiamo teste indicato le principali cagioni dello sviluppo dell'elettricità, tua ve n'iia ancora molte altre che meritano d'essere conosciute ; così lo zolfo, la cio eolatta l'usi, allorché si solidificano, diven gono elettrici, ed è difficile l'attribuire questo effetto allo strofinamento ; sembra più probabile che l'atto della solidifica zione, cangiando le relazioni delle mole cole , cangi ancora l'equilibrio elettrico. In presso che tutti i casi di fusione, efe ■ vaporazione e di sviluppo di gas, vi ha pure produzione d'elettricità; ciò si ri conosce facendo comunicare un elettro scopio al vaso isolato in cui si evapora un liquido. I cangiamenti di tempera tura sviluppano pure l'elettricità , se gnatamente in un gran numero di corpi cristallizzati, come sono la tormalina , i topazzi, ce. A questo riguardo Haiiy ha fatto un'importante osserva/.ione, ed è che questa proprietà pirotUurica non appar tiene che ai cristalli le di cui forme an golari non sono simetriche nelle loro estremità. In (ine tutte le volte che si rompe un corpo, l1 equilibrio elettrico è turbato, come quando si raschia del legno DELL'ELETTRICITÀ1. 55 con un pozzo di vetro: m;i questi effetti si ponno riferire allo strofinamento. S'intende ora come tulli questi feno meni, che si rinnovano così sovente nel la natura, debbano influire sullo stato elettrico che regna nell'atmosfera e alla supeiticie del globo. Il sig. Pouillet (1) ha fatto delle sperienze che lo hanno condotto a pensare che le principali sor genti doll'elottricilà atmosferica prenda no origine da analoghi effetti : ha rico nosciuto che Γ assorbimento dell'acido carbonico dai vegetabili per una parie, e dall'allra l'evaporazione di tulli i liqui di più ο meno impuri , come si riscon trano nello stalo naturale, sviluppano l'e lettricità. ARTICOLO II. Dei mezzi d'analisi e di produzione dilPe Ictiriiutà col mezzo dei diversi strumenti Si può r i c o n o s c e r e c h e u n c o r p o e elet trizzato q u a n d o a t t r a e un c o r p o leggero (l ) Le memorie native a queste ricorrili! sono Main Ielle: dal] ii ι il oic .ill'AiTailernia dello scienze il .'u maggio e (J luglio 1825. 5.{ E D LL1 BLETTRICITA\ che gli si p r e s e n t a ; ma questo processa >' non è un mezzo di misura, non indirà né la n a t u r a , nò la quantità dell'elettricità; in oltre , non è senza pericolo nel caso elie la carica sia molto forte, e il corpo buon conduttore. F u cosi che R i c h m a n , avendo disposto un grande elettrometro per misurare l ' e l e t t r i c i t à delle nubi, r i mase colpito m o r t a l m e n t e dal suo appa rato al momento che lo c o n s u l t e r a : i fi sici quindi hanno dirette le loro ricerche alla scoperta di strumenti , col mezzo de 1 quali hanno p o t u t o riconoscere con precisione e senza alcun pericolo la prc senza e la natura dell'elettricità, e valu tare il grado della sua energia. Tali sono gli elettroscopìi e gli elettro· metri, fondati lutti sulle p r o p r i e t à attrat tive e repulsive dei corpi e l e t t r i z z a t i , composti t u t t i di piccoli corpi leggeri e mobili. C onstano questi ora semplice m e n t e di una ο due piccole palle di mi dollo di sambuco, sospése ad un (ilo di canape, e poste in diverse posizioni sopra differenti m a c c h i n e , ο sopra un sostegno isolante (Tav. ι , Fig. ι ) ; ora di due la mine d'oro ο di paglia piccolissime, rin / S1T.UMEKTI E LE TTRICI. ■>·> chiuse in una boccetta ili vetro, e comu nicanti con un'asta metallica clie esce per il collo della boccetta (Fig. 2); ora finalmente , come noli 1 elettrometro di Haiiy (.Fig. 3 ) , di un1 asta metallica mobile »u di un perno. La bilancia di torsione ili C oulomb,descritta nella Fisi ca dei corpi ponderabili, e rappresentata nella Tav. i,fig. 4, eon qualche piccola mo difica/ione, diviene pure un elettrometro ed è anche il più suscettibile di esattez za, e si nomina sovente bilancia elettrica. La torsione del filo ne dà la misura della forza elettrica. In tutti questi apparali, quando si avvi cinano a un corpo elettrizzalo i corpi mobili nello stato naturale, ο i fili con duttori che li sostengono, si riconosce la presenza dell1 elettricità, poiché sono at tratti quando l'elettrometro è composto di un sol mobile, e si allontanano l'un dall'altro quando sono due: quest'ultimo effetto è prodotto dall'influenza del cor po elettrizzato che comunica ai due mo bili un eccesso di elettricità del mede simo genere, dal che ne conseguila eh* debbono respingersi. Si conosce che l'cf 50 E D LL1 IÏLETTMCITA1 ietto prodotto da quest'azione deve esse re in ragione della forza agente: si potrà dunque valutare l'intensità di questa for. za, misurando l'allontanamento dei due mobili. Questi effetti si manifestano allo stesso grado, sia clic i corpi siano elet trizzali positivamente ο negativamente: ma per determinare la specie d'elettri cità del corpo clic si sottomette alla spe rienza, basta di esaminare se egli attrae ο respinge un mobile al quale si è co municata da prima una specie di elettri cità conosciuta. L'elettricità elicsi ottiene strofinando un bastone di vetro ο di resina e poco considerevole, onde vi si supplisce tutte le volte clic si vogliono effetti energici colle macelline elettriche. Di queste ve «Mia di più specie, ma la più in uso è quella rappresentata dalla fig. 4 Questo e un piallo ο disco di vetro Ρ 1" di di mensione più ο meno grande, premuto da quattro cuscini C riempiuti di crino, e accompagnati da un inviluppo di taffetà verniciato: allorché si fa girare il disco col mezzo del manubrio M , si sviluppa una grande quantità (l'elettricità che va STKtIMEKTl E lBTTItlCI. 57 ad accumularsi nel corpo conduttore A, al quale si dà tal forma e tali dimensioni che più sembrano opportune, ma di cm si terminano le estremità in palle a fine di non disperdere il fluido. L'elettrome tro di Henley, ο a quadrante E, indica la potenza della carica. Facendo comu nicare i cuscini col serbatoio comune, si ha così una sorgente costante e abbon dante d'elettricità, col mezzo della quale si possono fare molte curiose sperienze, e produrre de1 fenomeni molto rimarche voli. Vi ha ancora un'altra macchina, quella cioè di Nairn, che merita di essere conosciuta: questa è formata di un cilin dro di vetro, che gira su di un asse, ed è strofinato da un cuscino, che si può iso lare a piacimento, per modo che se ne ottengono le due elettricità, secondo che si prende quella del cuscino ο quella del vetro; questa macchina è costante ne' suoi effetti e d'una gran forza. Un apparato semplicissimo, e molto comodo per ottenere in qualunque tem po l'elettricità, e il cosi detto elettro/òro, fig. 5. C onsta di una focaccia di resina ciiUrizzata negativamente colla pelle d l 58 DELL'EIETTM C ITA'. gatto; ponendola sopra un piatto condut tore portato d» un manico isolante, e toccandolo quindi rnl dito per lasciare che sfugga la sua elettricità negativa, respinta dalla simile elettricità della resina, que sto piatto è costituito in allora nello stato positivo: si rifa iti seguito della sua elet tricità levandola col suo manico isolante. Si può per l'accumulamento dell'elet tricità in un corpo, considcrnbilmentc ampliarne gli effetti, di già molto ener gici, delle macchine; allorché si comunica una elettricità contraria a due superficie di un corpo isolante , ο a due corpi con duttori separati da un corpo non condut tore bastantemente piccolo, queste due elettricità non ponno né riunirsi, né di struggersi per la loro unione , e quindi le loro azioni contrarie si bilanciano re ciprocamente, e permettono un più gran de accumulamento dei due fluidi: si dice che il corpo in questo stato è caricato, e chiamasi scarica ο commozione elettrica la riunione dei due fluidi clic si ottie ne facendo comunicare le due superficie ο i due corpi col mezzo di conduttori. Si vede che questa scarica è tanto più STBOMBKTI E LE TTRICI. 5<) forte, quanto i corpi sono più elettriz zati, e clic questo accumulamento dipen de dall'influenza più ο meno grande clic i corpi esercitano l'uno sopra l'altro, fino al limite in cui la forza di attrazione elettrica sarà bastante per rompere l'o stacolo che si opponeva alla riunione dei fluidi. E su questo principio che riposa tutta la teoria dell' elettricità accumula ta , e la costruzione di molti apparati col mezzo de1 quali si perviene , da una parte a valutare le più piccole quantità sommandole insieme, dall'altra ad otte nere delle scariche molto energiche. Su questi principii sono costruiti i con densatori, col mczRo de'quali si giunge a riconoscere la presenza di una piccolissi ma quantità d'elettricità sviluppata. Que sti strumenti, ai quali si danno diverse figure, e si compongono di diverse sostan ze, sono essenzialmente formali, come l'ab biamo indicato, Hi due corpi conduttori separati da una sostanza non conduttrice; allorché si comunica una piccola quantità d'elettricità ad uno dei corpi conduttori,il fluido dell'altro corpo e scomposto perla «"a influenza in modo da paralizzare la Go DIÎLl·' ELETTI! ICIT k\ sua azione. Si ponno dunque aggiungere » nuove quantità di elettricità, che agiranno nello stesso modo, e si accumuleranno successivamente; allora levandone la superficie sopraccaricata, per far cessare l'influenza, si potrà valutare al solilo questa elettricità accumulata. La fig. 6 rappresenta Velettromctro condensatore. Questo ci fa tosto conoscere tutti gli apparati col mezzo de'quali si accumulano grandi quantità di fluido elettrico, e se ne ottengono cosi degli effetti meravigliosi per la loro violenza: in fatti, altra cosa non sono che condensatori di diverse forme, dei quali una superficie si fa comunicare col comune serbatoio,e l'altra si mette a contatto con una macchina elettrica in movimento. La decomposizione successiva del fluido vi si opera come più sopra abbiam veduto; e prima che la resistenza del corpo isolante possa essere vinta, i due piatti sono costituiti in islato elettrico molto intenso: finche restano isolati,! loro effetti si paralizzano scambievolmente e rcstanoinscnsibili; ma se si stabilisce la comunicazione col mezzo di un corpo conduttore, la combinazione ha subito luogo, e STEUMENTI E LE TTniCI. βι una violenta commozione si fa sentire. E perciò nella pratica non si operano que ste scariche che col mezzodì un arco me tallico conduttore dell'elettricità, prov veduto di un manico isolatore, strumento che porta il nome ^eccitatore (fig. 7). Le macchine più usitatc per produrre queste scariche violenti sono le seguenti: il quadrello fulminante composto di una piastra di vetro, ricoperta su ciascuna faccia di una foglia di stagno: la bottiglia di Leida scoperta da Musschcnl/roek, e che lo condusse all'invenzione di tutti gli altri apparati. È questo una boccia di Vetro (fig. 8 ) ricoperta esteriormente di una foglia di stagno, e riempiuta di fo glie d'oro che la guernisce interiormente; un filo metallico , terminato in un bot tone, s'immerge in questo apparato, che βι carica tenendo in mano la fornitura esteriore, e presentando il bottone di ra me al conduttore di una macchina elet trica. A fine poi di ottenere effetti ancora più energici , si riuniscono più bottiglie col mezzo di un conduttore comune, ciò che si chiama batteria elettrica, colla sca rica della quale si può fondere il ferro, FISICA, vol H. S (32 E D LI.' E LE TTRICITÀ1. l'oro, c tutti gli altri metalli; uccidere animali a grande distanza ; infine produr re nn gran numero di fenomeni notabi lissimi per la loro analogia e quasi per la loro identità coi fenomeni del fulmine. Noi abbiamo veduto che i corpi allo stato naturale ο d'equilibrio sono attratti dai corpi elettrizzati : secondo però che sono ο no conduttori , presentano di versi effetti. Neil' ultimo caso restano attaccati l'uno all'altro ; e per lo contra r i o , quando sono conduttori , a cagione della decomposizione e divisione di tutto il fluido che contengono, appena ha avu to luogo il contatto si respingono; ma se con un mezzo qualunque si toglie l'elet tricità all'uno dei corpi , si attraggono di nuovo. Su questo principio è fondata la costruzione di alcuni apparecchi cu riosi e dilettevoli chiamati cariglioni, molini, danze ehltriche; apparecchi nei quali differenti corpi sono alternativamen te attratti e respinti, e perciò possono battere un timpano a colpi raddoppiati, girare e saltare in aria. Il cariglione è rappresentalo dalla fig. 9· La pila galvanica 0 di Volta è una spe STBUMENTI E LE TTRICI. 63 eie di macchina elettrica capace , in un genere diverso , de1 più energici effetti si attribuiscono generalmente le differen ze d'azioni di <juesti apparati a ciò, che nelle macchine ordinarie l'elettricità pro dotta è più intensa; ma la sua produzione non è continua come nelle pile. Volta è stato il primo a costruire gli apparati di cui saremo per parlare. Questo 6sico, sperimentando diverse so stanze, riconobbe che la migliore combi nazione era di mettere lo zinco a contatto col rame ο l'argento, ed in comunicazione con un liquido, e specialmente un liquido acidulo ; per conseguenza la pila che sul principio aveva laforma d'una colonna ((ìg. io) era composta di piccoli dischi di rame e di zinco, saldati ο messi a contatto, e ciascuna coppia era poi separata da ro telle di panno umido. L'apparato fu in seguito composto di piastre diversamente conformate e di diverse dimensioni, com poste egualmente di zinco e rame saldate insieme, ed immerse in un truogolo pie no di liquido acidulo. Al giorno d'oggi si costruiscono ordinariamente come lo rappresenta la fig. π . Un apparato com 64 E E E D I.L1 I. TTl^IClTλ,. posto di un sol paio di lastre fornisre una quantità insensibile d'elettricità, e non si può rendere valutabile che col mezzo del condensatore ; ma unendone molte paia col mezzo di un buon con duttore, come sarebbe un liquido acidu lo, e dando alle piastre dimensioni assai grandi, e finalmente facendo comunica re uno degli elementi col suolo, questo strumento agisce con una energia rimar chevole. Si sa che la quantità d'elettricità sviluppata,essendotutte le cose d'altronde uguali, cioè a dire il contatto e la comu nicazione essendo il più possibile perfetti, è in ragione della quantità e della super ficie delle piastre. Frattanto con pile an che della più piccola dimensione si ot tengono degli effetti curiosi, come l'azione su diversi organi, la decomposizione del l'acqua, l'influenza sopra le calamite, ec. Gli apparati di Volta i più energici che siano stati costrutti , sono quelli di Children, Silliman e Davy, coi quali si ottengono i fenomeni d'ignizione, di fu sionc , di decomposizione i più meravi gliosi. L'uno di questi apparati, stabilito m Inghilterra da una società d'amatori '.. ' \ STRUMENTI ELETTRIC I. 65 delle s c i e n z e , è composto di 2000 paia di p i a s t r e zinco e r a m e di circa 32 pol lici ; l'altro e composto d i 20 paia di piastre s o l a m e n t e , m a c h e hanno sei piedi di lunghezza e più di due di lar ghezza. Lo zinco e il r a m e sono le so stanze che si preferiscono per la costru zione delle p i l e , come l e più a t t i v e ; m a u n a q u a n t i t à d'altre sostanze messe a c o n t a t t o sviluppano p u r e l'elettricità. A l l o r c h é u n a p p a r a t o di questo genere è i s o l a t o , non può p r e n d e r e i due fluidi che sopra sé stesso : ne risulta d u n q u e che la piastra c e n t r a l e non manifesta alcuna t e n s i o n e e l e t t r i c a , e c h e la tensione d e l l e altre a u m e n t a a misura che si al l o n t a n a n o dal c e n t r o , positiva da u n a p a r t e e negativa d a l l ' a l t r a . S e a l c o n t r a rio lo s t r a n i e n t e comunica col com u n s e r b a t o i o , n e a t t r a e il fluido d e c o m p o s t o , e allora la tensione elettrica au m e n t a c o n t i n u a m e n t e in ciascuna piastra, p a r t e n d o da quella c h e e unita al suo l o : in questo caso l'elettricità che si ot tiene è positiva q u a n d o il rame comu nica col comun s e r b a t o i o , e negativa al l o r c h é è lo zinco. ί,ίοι SO E E E D LI·' L TTRICITÀ'. L'identitadell'istrumento che noi abbia mo testé descritto colle macchine elet triche (se queste potessero continuamente riparare la loro perdita e fornire per conseguenza una corrente continua in luogo di scariche successive) sarebbe ri gorosamente dimostrata, poiché si può caricare la bottiglia di Leida , ricono scere la sua azione sugli elettroscopii , vedere che la pila agisce su gli elettro metri precedentemente elettrizzati, co me lo farebbe un bastone di resina ο di vetro. Gli effetti di commozione, di com bustione che presenta la pila, sono presso a poco simili a quelli delle altre mac chine, ma nella decomposizione dei cor pi agisce con una potenza incompara bilmente maggiore. È col mezio della pili che i chimici moderni hanno otte nuto dei risultati della più grande im. portanza: hanno decomposto l'acqua, gli ossidi, gli acidi, in fine gli alcali e eerte basi che fino a questo punto si erano considerate come corpi semplici. In tutti questi fenomeni sembra che l'a zione della pila, esercitandosi sopra gli elementi dei corpi che si trovano natu STBUMETITI «LE TTRICI. 6^ ralmcntccd invariabilmente in istati elet trici detcrminati, li renda isolali per la doppia influenza de' due poli : accade allora che gli elementi che sono natu ralmente allo stato positivo, si accumu lano al polo negativo della pila, e quelli che sono allo stato negativo, al polo po sitivo. E cosa notabile die l'ossigeno, che è il corpo il più universalmente sparso nella natura, manifesti sempre uno stato elettrico negativo , e che tulli gli altri corpi alla sua presenza affettino lo stato contrario. E pure rimarchevole clic queste decomposizioni possnno aver luogo quan d'anche i fili , che conducono l'elettri cità dei poli della pila, non si uniscano nello stesso vase: quindi nella decompo sizione dell'acqua si può ottenere l'ossi, geno in un vaso, e l'idrogeno in un al. tro , per modo che siamo costretti ad ammettere che 1' uno ο l'altro di questi corpi e stato trasportato da un vaso all'altro per l'azione della pila. Questo e un fenomeno molto importante , ma difficile a spiegarsi nello stalo attuale della scienza. NelTrattato di Chimica si avrà occasione 68 DELL'ELBTTRI C ITA 1 . di ritornare su gli effetti elettrochi mici della pila· Davy per altro ha fitto d i queste nozioni u n ' a p p l i c a z i o n e che non pussiamo passare sotto silenzio. Mettendo u n piccolo pezzetto di zinro ο di ferro a contatto con una grande foglia di ra m e , si cangia lo stato e l e t t r i c o di que st'ultimo c o r p o : lo scienziato che abbiam or or nominato ha riconosciuto che p e r questo effetto si fa cessare l'azione cor rosiva dell'acqua del mare sulla fodera tura di rame de 1 vascelli u Ecco qui , <i dice F o u r n i e r O ) ) un nuovo esempio di « utilità immediata delle teorie. Questo « successo era degno del gran fisico che « per reiterate'ricerche sulla natura d e l l a « liamma ha scoperto un mezzo di p r e « venire le esplosioni funeste nelle m i « niere ; » mezzo che noi impareremo a conoscere nella C h i m i c a . L'elettricità della pila esercita su l'or, ganizzazione animale le a/ioni le più sorprendenti. Ognuno conosce le belle spcrienze d'Aldini e del dottor Ure su (i) Rapporti dei lavori doli*Accademia letti nell'a duuaDza del l4 aprile ιί$25. ' ν^,ΐί^Λ^Α : STntWEUTl E LE TTRICI. 6g gli animali e su gli uomini che sembra, vano ripigliare la vita sotto Γ influenza dell'elettricità. I movimenti muscolari i più violenti , le convulsioni le più spa ventevoli, gli occhi aperti e minaccio si , il riso ed il furore dipinti sulla me desima faccia, la stessa respirazione ri stabilita, tutto presentava in un cada vere l'esercizio spaventevole delle fun zioni della vita. ÀBTICOLO III. Fenomeni naturali delFelettricità. Tutte le sperienze alle quali si sono potuti sottomettere i due fluidi elettrici, gli hanno mostrati sparsi universalmente; e poiché sonò capaci di produrre effetti tanto rimarchevoli, e si sviluppano so vente con molta facilità, noi non sare mo sorpresi di vederli occupare un po sto della prima importanza nella maggior parte delle operazioni della natura; ma come a questo riguardo le nostre cogni zioni sono imperfette ! L'elettricità ordi naria, il galvanismo e le correnti elet« ηο DELL' ELETTRIC ITÀ1. triche agiscono , senza dubbio , potente mente nella maggior parte dei fenomeni < atmosferici, in quelli della composizione dei corpi, della vegetazione e dell'anima lizzazione ; può essere che contengano an cora la chiave dell'organizzazione vitale: ma noi non ne ravvisiamo che appena qualche rapporto , e un denso velo ce ne asconde ancora le cagioni. Frattanto vi sono molti effetti che noi spieghia mo in modo assai soddisfacente per con solarci della nostra ignoranza, e di giorno in giorno noi vediamo con piacere al lontanarsi i limiti del nostro sapere. Noi abbiamo vedute le batterie elet triche manifestare una grande potenza, e produrre degli effetti violentissimi. Que ste considerazioni ci conducono alla sco perta dei principali fenomeni dell'elet tricità naturale, e specialmente del ful mine che è una vera scarica elettrica, e del iuono che è il rumore analogo a quello dell'esplosione delle nostre mac chine. Gli apparati che la natura impie ga per lo sviluppo di questi terribili ef fetti sono d'una semplicità estrema, e ' però cosa sono in confronto di loro le nostre complicale macchine ? ΓΕΒ0ΜΪΝ1 E LE TTRICI. ηI La terra è un vasto serbatoio, una sorgente immensa di elettricità. Noi non saremo adunque sorpresi di vedere che nella moltitudine d'operazioni d'ogni ma niera che succedono alla sua superficie, una porzione dei fluidi divenga libera, ο sia assorbita, dal che ne risulterà una rottura d'equilibrio. Spcrienze recentissi me, e che noi abbiamo già indicate, mo strano che l'assimilazione dell'acido carbo nico che fassi dalle foglie de' vegetabili, e le evaporazioni d'ogni sorta che hanno luogo continuamente alla superficie del globo, sono pure abbondanti sorgenti dell'elettricità atmosferica. Del resto, qualunque ne sia la ca gione , che sarà più ampiamente esami nata nella Meteorologia, l'atmosfera si mostra in uno stato quasi costante d'e lettricità positiva. Le nubi sono per que st'elettricità tanti vasti conduttori, da cui il fluido si trasporta verso la terra, slan ciandosi immediatamente su i corpi più vicini. È specialmente per le eminenze che s' innalzano alla superficie del globo, per le punte isolate degli alberi, che si opera questa comunicazione dell'elettri «a E D LL' E LE TTRICITÀ1. cita atmosferica colla terra : questo è ciò che viene confermalo dall'esperienza, poi ché noi vediamo che i temporali non sono in alcun luogo così frequenti, co me nei paesi ripieni di montagne e di foreste, e il fulmine cade ordinariamente su gli oggetti elevati, e particolarmente sopra quegli alberi che minacciano le nubi colle loro cime. L'esperienza e la teoria ci dimostrano egualmente che le punte hanno la pro prietà di sottrarre il fluido di un con duttore in presenza del quale si trovano, come anche di sviluppare quello di un conduttore sul quale sono fissate : ne ri sulta quindi che queste punte tendono di continuo a ristabilire l'equilibrio fra la terra e le nubi per delle azioni lente e insensibili. Ma se l'aria in virtù della sua secchezza e bastantemente isolante per ritenere il fluido, questo può accumu larsi in modo da produrre una scossa violenta pel suo passaggio in tanta copia sopra la terra, ο sopra un'altra nube meno elettrizzata. Si possono allora para gonare tutti gli effetti che si manifestano a ciò che accade nelle scariche elettriche FEH0MEM ELETTRICI. j3 delle nostre macchine in cui v'ha produzione di luce, rumore, combustione, ec.; converrà solo ampliarne i risultati, a cagione dell'energia della causa che li produce. In tal modo si spiegano i temporali, i lampi, i tuoni, la produzione della grandine, e ì& maggior parte degli effetti tanto singolari e bizzarri del fulmine. Noi citeremo specialmente il contro-colpo, che uccide qualche volta gli animali verso l'estremità di una nube che ha fatto l'esplosione in un'altra parte lontana, per la rientrata del fluido che l'azione del fluido simile aveva respinto: imperciocché una nube , qualunque sia il suo stato elettrico, agisce sempre per influenza sulla terra, e, respingendo l'elettricità dello stesso nome di quella che possiede, costituisce il suolo in uno stato elettrico contrario; si osserva pure qualche fenomeno di fulmine ascendente, allorché le nubi , essendo allo stato negativo , sono realmente fulminate dalla terra «he si trova per conseguenza allo stato positivo: imperocché, alla pressione ordinaria, tutte le sperienze dimostrano che " fluido positivo attraversa più facilmente l'atmosfera che il fluido negativo. mt E D H . ' E LE TTRICITÀ.'. La conoscenza sperimentale del modo d'aoire dell'elcttricita, lia condotto ad una delle più belle scoperte dovute al genio dell1 uomo. Infatti è stato dietro j la tendenza dei due fluidi a seguire i corpi conduttori, e dietro la proprietà delle punte di attrarlo, che Franklin ha concepita l'idea dei parafulmini, desti nati, facilitando la trasmissione dell'elet tricità delle nubi al comun serbatoio, a preservarci dai loro effetti fulminanti. I parafulmini sono composti di un'asta me tallica terminata in punta superiormente, che si pone su i luoghi i più elevati, e che comunica colla terra per mezzo di una catena di metallo, ο di corde di fdo di ferro. L'estremità di questa catena deve penetrare bastantemente nel suolo umido , ο pescare nell'acqua. I parafulmini servono ancora di pre servativo contro la grandine, che non si forma giammai che nelle nubi sommamen te elettrizzate : è per questo scopo che si impiegano i paragrandini, che altro non sono che veri parafulmini , ma più sem plici e meno dispendiosi, nella loro co* sti'uzionc. Sono questi foimati di lun FEHOMEKl E LE TTRICI. j5 glie pertiche, che si pian Uno nel suolo, terminate in punte di metallo, le quali comunicano col comun serbatoio per mez zo di un iilo d'ottone. Alcune sperienze precise proposte dalla Società Linneana di Parigi, e fatte nel decorso del 1824 in Italia, in Svizzera , hanno provato che questi apparati diminuiscono l'intensità dell'elettricità accumulata, attraendola a poco a poco, ed hanno di più il van taggio , presentando al fluido un corso facile, di preservare i corpi circondati , nel maggior numero di casi, dalle terri bili scariohe del fulmine. Allorché l'elettricità passa da un corpo in un altro, repentinamente e a distanze, ciò accade per scintille ο per esplosione, e per conseguenza con isviluppo di luce. II chiarore di questa luce, e la forza dello strepito che accompagna l'esplosione, di pendono dalla quantità del fluido. 11 colo re delle scintille è d'ordinario leggermen te azzurrognolo , ma cangia al cangiar dei mezzi che il fluido attraversa: si produce egualmente nell'acqua. Quando la comu nicazione dell'elettricità si fa per mezzo di corpi bastantemente conduttori, non *6 DELL' ELETTRIC ITÀ'. si manifestano che piccolissime scintille, e il fluido sembra passare per un getto continuo: nel vuoto questo getto è lumi noso, e preparato opportunamente pro duce dei pennacchi luminosi, che si os servano pure qualche volta attraverso del l'aria sopra conduttori sommamente ca richi di elettricità : se ne presentano massimamente alle estremità delle punte, quando lo sviluppo dell'elettricità è ab bondantissimo. L'elettricità spande un odore molto simile a quello del fosforo ο dell'idro geno impuro. Applicala alla lingua ca giona una sensazione d'un gusto partico lare. Attraversando una parte qualunque del nostro corpo, ella produce un fremito più ο meno disaggradevole in ragione della forza della scarica e della sensibilità della persona ; quando questa scarica è consi derevole, produce negli organi una scossa violenta e penosissima ; ella può sul mo mento colpire mortalmente gli animali β i vegetabili. Si sa ancora che la commo zione elettrica si fa sentire istantanea mente a tutte le persone che formano ciò che si chiama la catena elettrica. FEHOMEH! E LE TTRICI, ηη ' L'elettricità occupa il primo posto nella più parte de' fenomeni naturali, e la sua azione sulla maggior parte dei corpi è incontrastabile: quindi l'acqua sottomessa a scariche ripetute sviluppa dell'idrogeno e dell'Ossigeno , ciò che indica che ella è decomposta. Si è trovato che l'elettri· cita rende più attiva la vegetazione, au menta la traspirazione degli animali, l'e vaporazione dei frutti, delle foglie, e in generale di tutti i corpi. Le scariche elet triche cangiano pure il colore di certi fiori dilicati , e producono una moltitu dine di combinazioni e decomposizioni chimiche : una piccola scintilla basta per infiammare molte sostanze combustibili, e per fare accendere i miscugli fulmi nanti. La commozione può distruggere la proprietà magnetica di una calamita , ο aumentarla, ο cambiarne i poli. In fine questo fluido presenta una moltitudine d'altri fenomeni che non si sono ancora potuti sottomettere all'analisi, e che sa rebbe troppo lungo il farne menzione. Fra le mani dell'abile medico l'elet tricità è sovente un potente mezzo cu rativo, specialmente in que1 casi ne'quali FISICA , voi. II. 6 «8 DELI'ELETTRI C ITA.'. l'energia vitale ha bisogno di essere mo mentaneamente stimolata , come nel caso d'asfissia : ma la riunione troppo «carsa delle cognizioni del medico e del fisico, e i nostri apparati elettrici troppo po co mobili, hanno Ono ad ora ini pedi to a questo ramo della scienza di produr re tutti que1 vantaggi che sembra pro mettere. Si conoscono quattro pesci che han no la proprietà di produrre a piacere delle commozioni elettriche potentissime, e , cosa ben sorprendente , eli dirizzarle verso un punto senza aver bisogno di fare ciò che noi chiamiamo la catena ο il circolo elettrico. Sono questi la torpe dine, specie di razza, il ginnotto elettri co ο anguilla di Surinam, il siluro e il tetrodontc elettrici. E facile comprendere * c h e gli organi che sviluppano il fluido, ■ analoghi alla pila, sono composti di cel lule riempiute di materia gelatinosa, e ■i crede che ciò avvenga per una rea zione di parti muscolari sopra le parti , gelatinose ; ma s'ignora, a vero dire, ciò che è realmente, e come questa reazione e posta in giuoco. Molti vegetabili danno FliSOMEM EtETTnlCl. 79 in certi momenti delle scintille elettriche ; questo è un caso affatto particolare «li rottura d'equilibrio dei fluidi : si osservano specialmente questi fenomeni nel nasturzio e nella frassinella. Noi abbiamo detto che in certi corpi il calore sviluppa l'elettricità. In molte sostanze minerali , e soprattutto nella tormalina, si producono cosi dei poli i cui stati elettrici sono contrarli, che agiscono, per rapporto ai corpi elettrizzati , assolutamente come le calamite per rapporto ai corpi magnetizzati. Dopo tutto ciò che abbiamo veduto, non si può dubitare che l'azione dei fluidi elettrici , più intimamente conosciuta, non sia per somministrarci la chiave di una moltitudine di fenomeni che c'imbarazzano al presente; non si può dubitare, per esempio, che gli eifetti termo-ekltrici non abbiano collo stato del globo e le variazioni periodiche di temperatura dei rapporti necessari! , che noi non possiamo ora che travedere. E impossibile, trattando dell'elettricità naturale, di nou dire alcuna cosa del magnetismo animateLa maggior parte dei fenomeni fisiologici 8θ E E ftE M' t TTBICITV. che si pongono in questa categoria, BO BO inesplicabili e incomprensibili, per chè i loro autori hanno piuttosto presa l'immaginazione per guida, che l'espe rienza. Ma ciascun giorno questi feno meni acquistano più consistenza , e noi possiam dire di conoscere uomini molto saggi e di un gran sapere che se ne ser vono con successo, come mezzo di studio della natura : nell'attendere nuovi lumi che possano portare con essi il pieno con vincimento, non conviene decidere alcu na cosa eu questa materia cosi curiosa che ha quasi del meraviglioso, e che del resto non appartiene in modo alcu no alla fisica. SEZIONE I I . Delle correnti 1 elettriche. Noi sappiamo che la pila di Volta é una sorgente costante d'elettricilà, e chei suoi due poli sono in due stati differenti. S'intende quindi che se si fanno comuni care col mezzo di un filo conduttore, vi sarà continuo passaggio delle due elet BELLE COE r.E KTI E LE TTRICHE . Si tritila verso l'estremità della pila, e di là verso il polo opposto attraverso del βίο , e che si produrrà una corrente permanente, poiché la sorgente è co stante;! due fluidi debbono dunque cir colare continuamente da un polo all'al tro , e si può considerare questa cor rente come doppia, Puna di fluido po sitivo che va dal polo positivo al nega tivo, e l'altra di fluido negativo che va in senso contrario. Per mostrare il cam mino della corrente, s'indica d'ordina rio il senso in cui va l'elettricità posi tiva. Si sapeva di già che la comunicazione stabilita fra i due poli della pila non fa ceva cessare l'azione elettromotrice. Quin di , malgrado che la tensione elettrica η on si manifestasse più all'elettrome tro e al condensatore, si sapeva che la decomposizione chimica si produceva tuttavia. Davy specialmente aveva fatto conoscere gì' importanti fenomeni d'in candescenza , di calore e di luce prodotti nel vuoto, allorché si pongono le due estremità di due fili conduttori a poca distanza, dopo aver avuta l'attenzione di 82 DElt'EtETTBO-MAGHETISMO. farli terminare 1' uno e l'altro in una punta di carbone, sostanza infusibile. La corrente si stabilisce fra le due punte attraverso dell'aria rarefatta , e la composizione dei due fluidi, che si oprra in questo piccolo spazio intermedio . dà luogo nd una luce estremamente intensa, a un calore superiore a quello che si può produrre con qualunque altro mezzo, eppure non ha luogo alcuna combustione, né alcun atomo d'un corpo è consumato. Noi rifletteremo opportunamente quanta importanza abbia questa sperienza , poiché ella può totalmente cangiare il modo di ravvisare i fenomeni chimici, e somministrare qualche nozione intorno la causa del calore e della luce. Ma queste osservazioni non si erano per anche estese oltre la sfera dei fatti conosciuti, allorché QErsted scopri che la corrente elettrica agiva sugli aghi calamitati. D'allora in poi questa parte della scienza divenne lo scopo delle ricerche di molli fisici, e mercè i bei lavori di Ampère cangiò totalmente la faccia per la dimostrazione dell' identità della cagione del magnetismo e dell'elettricità , donde il »' COMIEKTI. 83 , nome A'elettromagnctismo, col quale si distinguono questi fenomeni. Ampère riconobbe tosto clip le cor renti plettricbe presentano de1 fenomeni analoghi a quelli delle calamite, cioè che due correnti si attraggono ο si re spingono reciprocamente , secondo che hanno luogo nel medesimo senso ο in senso contrario, e che si ponno toccare senza far loro perdere alcuna delle loro proprietà, ciò che distingue i conduttori delle correnti dai conduttori elettrici ordinarli. Il conduttore mobile che fece conoscere ad Ampère l'attrazione e la ripul sione delle correnti gli fece vedere an cora che il globo che dirige le calamite nord e sud , dirige il piano di una cor rente elettrica, per esempio circolare, trasversalmrntc alla direzione preceden te , vale a dire est e ouest. L'analogia fra le calamite e i fili conduttori delle correnti , i di cui piani sono situati nd angolo retto coll'asse della calamita, si riconosce in tutte l'esperienze. Arago ed Ampère verificarono questo fatto in tutti ' casi di calamitazione per mezzo delle correnti ; la limatura di ferro fu attratta 84 E H U.' E LE TTROMAGKE T1SM0. allo stesso modo che da una calamita trasversale: eglino calamitarono delle ver ghe d'acciaio sottomettendole alla cor rente d'un conduttore conformato a spi ra , e col mezzo ancora di scintille suc cessive della macchina elettrica , ο della scarica della bottiglia di Leida; per modo che si può dire che dalle spericnze di questi scieniiati l'identità del magnetismo e dell'elettricità è un punto della fisica il meglio dimostrato. Ci restano a esporre un poco più circostanziatamente questi curio si fenomeni, riportandoli alla cagione che noi abbiamo or ora indicata. Il primo fatto da stabilirsi è l'attra zione che si esercita fra due Gli con duttori , quando la corrente li percorre ambedue nel medesimo senso, come l'in dicano le frecce nella figura 15. L'at trazione si cangia in ripulsione quando la corrente si fa in senso contrario nei due fili, come nella fig. ι6. Finalmente, se !a direzione delle due correnti fa un angolo , come nella fig. 17, quella che sarà mobile girerà in modo da portarsi paralcllamente all'altra, e colla corrente diretta nello stesso senso. t,nt\irt<, '*^^^P^"' COBREKTI. 85 Ciò posto, si osserva che la terra di rige le correnti elettriche mobili, come una corrente fissa dirige una corrente mobile: siamo dunque portati ad am mettere nella terra delle correnti elet triche , poiché agisce esattamente, come se realmente vi fossero correnti alla sua superficie ο nel suo interno. Di più le dirige a est e ouest ; questo è dunque il senso del cammino delle correnti della terra. Ecco dunque dei nuovi apparati che potrebbero sostituirsi alla calamita e alla bussola, e che si dirigerebbero verso Pest e l'ouest, come le calamite verso il nord e il sud. Per continuare il seguito delle nostre induzioni , noi diremo : una verga cala mitata si dirige trasversalmente a una corrente elettrica che si fa agire sopra di lei: la direzione che prendono le corren ti mobili indica la direzione delle corren ti elettriche nella terra dall'est all'ouest : la calamita deve dunque essere diretta a nord e sud ; ciò è appunto quello che l'esperienza conferma: dunque la dire zione delle calamite è dovuta alle cor renti della terra che agiscono su di loro 86 HELL·1 ELETTRO MAGNETISMO. secondo le leggi prevedute per la teoria delle correnti. Ma ciò non basta : l'analogia delle calamite colla terra, considerata sotto il rapporto del magnetismo , è completa, siccome noi lo vedremo ben presto. Si può dunque, considerando la terra come agente per mezzo di correnti, trasportare la medesima disposizione nella costituzione delle calamite , e considerare lo stato magnetico come dovuto a delle correnti elettriche che si moverebbero attorno le particelle dei corpi calamitati. Non sarebbe neppur difficile d'immaginare una composizione chimica che soddisfarrsse a questa condizione: di più, la proprietà di una verga di dirigersi dal nord al sud, mentre che le correnti della terra sono dall'est all'ouest, obbliga di considerare i piani di queste piccole correnti elementari come perpendicolari alla direzione dell'asse della calamita, ciò che risulta egualmente dalla situazione trasversale che prende una calamita sotto l'influenza di un filo conduttore. Con questi principii, e la legge dell'azione d' una porzione di una corrente COHHEKTI. 87 «opra un'altra porzione situata in modo qualunque nello spazio, legge che è stata dedotta immediatamente dall'esperienza, Ampère spiega e calcola tutte le azioni clic presentano non solamente le calamite , ma ben anche le correnti elettriche e le azioni reciproche di queste due classi di motori , che rientrano perciò in una sola e medesima teoria. In tal modo si fa sparire uno degli agenti ipotetici che i tisici fino ad ora erano stati costretti di conservare. La scoperta di Oersted , richiamando l'attenzione sugli effetti magnetici dei fili conduttori delle correnti della pila, non è stata menù utile al perfezionamento di più rami della fisica elettricità. Si sono scoperte le correnti prodotte nei corpi diversamente riscaldati. Davy e Becquerel hanno misurata la conducibilità di diversi metalli: Schweiger ha inventato l'elettroscopio galvanico, che egli chiama moltiplicatore (fig. ia), nel quale la corrente elettrica, percorrendo un gran numero di volte un filo condu ttore ravvolto attorno una verga calamitata, rende l'azione di questa corrente sensibile, qua- E D LI1 E LE TTRO MACKP.TISMO. 88 lunquc ne sia la sua debolezza. C on que sto apparato e molti altri di sua inven zione, Becquerel ha comprovato che v'ha produzione di correnti elettriche in tutte le azioni chimiche, nell'imbevimento dei liqu idienegli altri fenomeni capillari,ed in fine in un gran numero di casi in cui la sagacità della natura ncll'occultare il suo segreto richiedeva tutta Inabilità di un osservatore non meno ingegnoso che perseverante per iscoprirlo. L'ambizione dei fisici pareva doversi onorevolmente riposare dopo tante sco perte fatte sul dominio delle verità che fin qui ci erano state nascoste , quando la nuova scoperta di Arago su i movi menti impressi ad un ago calamitato da una lamina di rame ο d'altro metallo in movimento presso quest'ago, è venuto ad aprirci una strada che tutto annuncia non dover essere meno vasta di quella che noi dobbiamo a Oersted. Questo ge nere d'azione , che è comune a tutti i corpi , è talmente nuovo e talmente energico, che non si sa comprendere ab bastanza , per una parte , come fino ad ora non sia stato riconosciuto, e per ^ BEL MAGNE TISMO. 8g l'altra, come non sia stato osservato , malgrado tutti i pregiudizi! ricevuti, at traverso de1 quali gli spiriti i più guar dinghi contro ogni prevenzione non ponno contenersi di vedere gli oggetti. ι SEZIONE III. Del magnetismo. Sotto il nome di magnetismo si com prendono tutte le proprietà delle cala mite: la più anticamente conosciuta è quella di attirare il ferro, e molti com posti dello stesso metallo, come l'accia io, diversi miaerali di ferro , e in fine due altri metalli che sono pure magne tici , il nichel e il cobalto, ma che lo sono però a un minor grado che il ferro. Queste attrazioni , come pure tutti gli altri fenomeni che andremo di mano in mano esaminando, sono dovuti all'azione • Ielle correnti che si sviluppano per in fluenza nei corpi sottomessi all'azione della calamita, e che sono attratti dalle correnti della calamita in azione. Fra i corpi suscettibili della virtù ma go DM. MAOKE TISMO. gnetica, gli uni , come il ferro e il ni chel dolce, non acquistano che momen taneamente il magnetismo, mentre che la disposizione che dà al metallo questa proprietà si conserva quasi indefinita mente nell'acciaio temprato, nella mi niera di ferro, te. Si μοηηο considerare le correnti molecolari come stabili in questi ultimi corpi , e molto meno fisse nei primi. Le calamite si distinguono sovente in naturali ed artificiali. Le prime non so no altro che miniere terrose di ferro, che si trovano così calamitate nelle ini :niere di questo metallo ; le altre sono '•Verghe d'acciaio alle quali si è comu nicato il magnetismo. Le proprietà delle une e delle altre sono perfettamente identiche. Tutte le calamite dirigono una delle loro estremità verso il nord, d'estremità opposta verso il sud : questo fenomeno , inosservato dagli antichi, e divenuto per i moderni il potente mezzo col quale l'in gegno e l'ardimento hanno cangiali i de stini del mondo. Guidati da questa scor ta, che nò i venti né le tempcste'ponno DEL MAGNE TISMO. gì fare smarrire, i naviganti non hanno più conosciuta sull'oceano alcuna barriera j e mentre che il cielo sembra interdire la veduta degli astri che dirigono il va scello, una piccola verga calamitata, a ciascun istante consultata, permette di aspettare il ritorno della calma e i soc corsi dell'astronomia. Noi abbiamo già indicata nella sezione precedente la ca gione di questa costante direzione delle calamite. Se dopo d'aver sospese liberamente due verghe magnetiche , si marcano i punti che si rivolgono verso le medesime re gioni del globo, e che dopo d'avere cosi riconosciute le estremità della stessa na t u r a , si facciano agire l'una sull'altra due di queste estremità simili, che si chiamano poli, si osserva una ripulsio ne: si ottiene al contrario un'attrazione mettendo in presenza Γ un dell'altro due poli differenti. Il mezzo di una calamita non manifesta alcuna virtù magnetica. Egli è dispiacevole che tutti questi fe nomeni non siano una deduzione ab bastanza semplice per permetterci di qui esporla ; ma diremo bene che tutti que 03 E D L MA.GKE TISM0. sti casi sono stati calcolati matematica mente e che il risultato dell'esperienza si è costantemente accordato con quello del calcolo. Allorquando si sospende una verga ca lamitata pel suo centro di gravità, e che è libera di disporsi nello spazio, si os serva che la punta rivolta verso il nord si abbassa considerevolmente al di sotto dell'orizzonte. Nei nostri climi , l'angolo che fa l'asse dell'ago colla linea orizzon tale è maggiore di 68° ; all'equatore, l'ago è naturalmente a livello, e più uno si avanza verso i due poli, più l'ago si ab bassa. Si rende esattamente ragione di questa direzione dell'ago , che è rappre sentata nella fig. 18, nell'apparato che ap pellasi bussola d'inclinazione, dietro la tendenza delle correnti della calamita a dirigersi d'una maniera analoga a quelle della terra ; e si può ancora imitare questo effetto con una corrente elettrica che agisce su di una calamita, ο con una corrente elettrica mobile di cui la terra inclina il piano, come inclina l'asse delle verghe calamitate. Si chiama declinazione delCago la dif DEL MAGNE TISMO. φ ferpnza che si trova fra il punto verso il quale si dirige 1' asse di una verga e il nord astronomico; imperciocché la dire ttone nord e sud delle calamite non ê che approssimativa, e non è la stessa per tutti i luoghi della terra ; ciò doveva naturalmente aspettarsi dopo la cagione assegnata alla direzione delle calamite, vale a dire delle correnti elettriche ter restri. Ora non è punto difficile l'am mettere queste correnti, indipendente mente ancora dai fenomeni elettrici e magnetici, in mezzo a tante azioni che ne sono le cause produttrici costanti, co me il contatto dei diversi strati geologi ci, le azioni chimiche, e sopra tutto l'ine guaglianza delle temperature dei diversi punti del globo; ma è ancora evidente che molte cause più ο meno locali ne debbono variare il cammino , e influire sulla direzione dell'ago calamitato. La de clinazione varia in ciascun giorno per un periodo di 9 a 16 minuti di grado; va ria ancora da un mese all'altro in un pe riodo annuo ; finalmente di secolo in se colo questa declinazione varia in una mu .niera molto più considerevole.;Nel 1666, FISICA, voi. II . 7 «4 η ρ χ MAGNETISMO . epoca rimarchevole per la fondazione del l'Accademia delle Scienze, l'ago volgevasi direttamente al nord , e la declinazione era perciò nulla. Dopo questo tempo fino a quest'ultimi anni l'ago si è avanzato di 22° i/i verso l'ovest , che è la dire zione attuale a Parigi ; sembra stazio nario da cinque, ο sei anni , e lo stesso Arago ha annunciato che più migliaia di osservazioni indicano un incominciamento di cammino retrogrado. L'intensità della forza colla quale il globo agisce per dirigere un ago, è un elemento singolare e importante da cono scersi. Si misuri col mezzodì un numero d'oscillazioni che fa, in un dato tempo , un ago , ο una verga calamitata sospesa ad un1 unione di fili senza torsione. Que sta forza decresce dall'equatore ai poli , siccome lo ha osservato Humboldt. Non si sa ancora se la sua energia è costante 'o variabile per un medesimo punto del globo. La virtù magnetica si comunica, senza indebolirsi, da una calamita naturale ο artificiale ad una verga d'acciaio che si vuole calamitare. Se questa non è d'un DEL MAGNE TISMO. Q5 volume troppo considerevole , come uà ago da bussola, una lamina di coltello, basta farla strisciare per tutta la sua lunglie/.;.a, smnpre nel medesimo senso, vicino ni polo della calamita. Esce essa dall'esperienza in uno stato magnetico molto intenso, ciò che manifesta agendo sul ferro ο sopra altre verghe. Niente v' ha di più facile a concepirsi teori camente. Basta far nascere ο disporre delle correnti nel corpo che si vuole ca lamitare. Ora, ciò è appunto quello che risulterà dalla vicinanza di correnti di già sviluppate, che agiranno sulle mole cole dell'acciaio per dirigerne le corren ti, se esistono, ο per farle nascere e di rigere nello stesso tempo , se non sono inerenti alle molecole. Questo modo di agire è affatto simile all'attrazione che esercita un corpo elettrizzato su di un. corpo allo stato naturale, di cui egli de compone tosto l'elettricità respingendo il fluido del medesimo nome di quello che possiede , e attraendolo in seguito quando si trova carico di fluido contra rio. Del resto, quand'anche la teoria fosse muta, l'esperienza qui parlerebbe con suf Q6 DEI- MAGKETISMO. Sciente evidenza. Imperciocché le correnti elettriche, come abbiam detto, possono dare i più alti gradi di magnetismo all'acciaio, allorché si dirigono trasversalmente alla verga che si vuole calamitare. La disposizione di queste, e la magnetizzazione che ne è una conseguenza , non si continua sempre regolarmente da una estremità all'altra della verga : vi si trovano qualche volta molti punti, che chiamami conseguenti, che sono realmente altrettanti poli differenti sparsi nella sua lunghezza: un difetto d'omogeneità nell'acciaio dà luogo a questa particolarità. Mostriamo qui la spiegazione molto semplice degli effetti magnetici anticamente osservati nei pezzetti d'acciaio colpiti dal fulmine, e che erano quindi divenuti vigorosissime calamite, avendo in questo caso il fulmine agito come una corrente elettrica d'una forza estremale bussole delle navi, nella medesima circostanza, ponno aver cangiati i loro poli per la direzione in senso contrario delle correnti molecolari, ciò che molte volte ha cagionato la perdita dei naviganti, che non essendo avvertiti del cangiamento DEL MACKE TISMO. 97 itrlta direzione della bussola , correvano direttamente contro gli scogli che cre devano di evitare. Noi non termineremo l'esposizione dei fenomeni dell'elettricità, del magnetismo e delle correnti elettriche che loro ser vono di comun legame, senza gettare uno sguardo sul complesso della teoria dei due fluidi alla quale eglino si riferi scono. La spiegazione dei fatti che pre sentano il calore e la luce ci condurrà ad ammettere l'esistenza d'un fluido uni versale, estremamente sottile e molto ela stico , che noi chiameremo etere, e alle vibrazioni del quale si riferiscono i loro fenomeni cosi variati. L'andamento sem plice della natura, che produce sempre i più grandi effetti col minor numero d'a genti possibili, non lascia dubitare che i due fluidi considerati finora non sieno in rapporto immediato con questo. Ampère, la cui opinione in questo caso è di un gran peso , considera questi due fluidi, allorché sono combinati, e non presen tano alcuno degli effetti elettrici, come formanti allora il fluido universale ο l'è*; <j8 DEL· M AGKETISMO. tere. L'etere sarebbe così composto di due fluidi distinti che non avrebbero azione, nò potrebbero manifestarsi allo stato di tensione, di corrente, se non nel caso che fossero separati fimo dall'altro. Questa immensa massa di fluido neutro sarebbe analoga a tutte le grandi masse che si mostrano quasi sempre inattive , come l'atmosfera, le acque sulla terra. Egli è infatti naturale di pensare che un corpo che agisse fortemente su gli altri per combinarsi con loro, non deve restare isolato, e che la sua tendenza essendo soddisfatta per la combinazione, non si deve più definitivamente osservarlo che neutralizzato cosi per l'unione sua colle sostanze di natura contraria. Ma se ci alziamo ancora di più, noi troveremo in queste proprietà neutralizzate, la sorgente di questa bella semplicità che noi ammiriamo nella causa de' fenomeni i più variati della natura. In fatti, ciò ritorna a considerare nell'insieme degli esseri inattivi , non un vero riposo) ma un equilibrio che sussiste solamente per il bilancio delle proprietà contrarie. La natura, per produrre degli effetti, non ha dunque più bisogno DEL MAGNETISMO. 99 di creare delle forze motrici , ο d'altre azioni qualunque : tutte queste forze esi stono, per cosi dire, in riserva, e basta interrompere un poco il loro equilibrio per farle agire. È questa realmente una bilancia mobilissima, di cui i due bacini sono caricati di pesi a tulto rigore ugua li : trasportato dall'uno all'altro una parte di questo peso, l'equilibrio è tolto, e l'ap parato si metterà in movimento. ■■.itti; im· ti UIB'Ì -OH ■ Φ' '!«,,» .iKoifi/i'ir' ;.. a . . ■ « ! · ■ ■ . ; - · ■ « · , ' " ' ' SECONDA DIVISIONE . ***** DELL'ACUSTICA, Ο DEI SUONI. O I può definire l'acustica, la scienza dei suoni. Tutto ciò che si riferisce alla for mazione, alla trasmissione, alla riflessio ne, infine alla propagazione d'un suono, ο d'un romore d'una natura qualunque, appartiene all'acustica. Non v'ha alcuno che, dopo ciò che abbiamo detto, non pensi tosto alla musica , la quale entra come un caso particolare nell'acustica: infatti la musica non considera i suoni che nel rapporto loro ο nelle loro armo nie, mentre che alcuna cosa relativa alle vibrazioni è estranea all'acustica: ella si arresta pero al termine in cui le sensa zioni pervenute all' anima col mezzo de1 sensi, escono del lutto dall'impero della fisica, per rientrare sotto quello del ragionamento , ο dell'immaginazione. fiÉtt'AOUSTICA. ΙΟΓ L'importanza della scienza dei suoni non può essere rivocata in dubbio, allor ché si riflette che uno de' nostri sensi è destinato esclusivamente alla percezione dei movimenti che ne sono l'oggetto : l'udito e la parola occupano il primo po sto fra le facoltà dell'uomo e degli ani mali : essi vi sono, come in tutte le altre opere della natura, perfettamente coordi nati negli esseri che ne so no provveduti, e nelle circostanze nelle quali se ne deb bono servire ; gli organi degli uccelli , degli animali terrestri e dei pesci non si mostrano punto simili. Sappiamo che gli antichi avevano fitto della voce ar ticolata un epiteto distintivo dell'uomo, riguardandola così come il segno il più decisivo della sua superiorità. La varietà delle modificazioni sono re che l'acustica comprende è infinita ; e se la scienza è pervenuta a scuoprire le loro principali cagioni , ve ne sono ancora moltissime che le sono sfuggite: quindi, non solamente si distinguono delle differenze fra un suono grave ed acuto , forte ο debole, ma si giudica pure so · vente colla più grande esattezta la na 102 E D LL'ACUSTICA. tura del corpo sonoro dalla qualità del suono che produce: si distinguono le voci umane, le grida di ciascun animale, il suono di qualunque strumento, il sibilo de1 venti, il mormorio dell'onde: tutte le specie di rumori prodotti da un mo vimento , ο strofinamento, un urto qua lunque, sono pure suoni dovuti a una me desima causa, alle vibrazioni dei corpi, ma che offrono mille varietà inesplica bili , e che nulladimeno il nostr'organo sa valutare. ARTICOLO PRIMO. Della produzione e della propagazione dei suoni. Il suono è prodotto dalle vibrazioni dell'aria e dei corpi , le di cui molecole sono suscettibili d'eseguire dei movimenti alternativi avanti e indietro , movimenti che si trasmettono da strato a strato at traverso dell'atmosfera, ο del mezzo qua lunque nel quale si propaga il suono; questo movimento comunicato in seguito alla membrana tesa dell'orecchio, la fa PRODUZIONE DE I SUOKI. Ιθ3 vibrare in modo analogo e diviene quindi sensibile per noi. Può formarsi un'idea ade guata di questi movimenti vibratorii, osser vando ciò che accade allorché dopo d'avere pizzicata la corda tesa d'uno strumento musicale, si abbandona a sé stessa. Que sta corda fa, durante un certo tempo, un gran numero d'andate e di ritorni alter nativi da una parte e dall'altra del suo punto di riposo : questo è ciò che si chia ma vibrazione; queste vibrazioni si tras mettono all'aria che circonda la corda, e si concepisce che questo fluido riceve de' movimenti in avanti quando la corda procede verso l'orecchio, e de' movimenti retrogradi allorché la corda ritorna in senso contrario. Il tutto trasmesso di vi cinanza in vicinanza, giunge all'orecchio e le comunica una sensazione. Tutti i corpi sono più ο meno elasti ci, tutti posson dunque produrre e tras mettere dei suoni : sono però dotati di questa proprietà in gradi molto differen ti, e ne risultano nell'intensità, nella ce lerità della propagazione e nella qualità dei suoni, delle varietà infinite. Qualun que sia lo stato del corpo, ,é sempre I<>4 DELL'ACUSTICA. coll'csercitar delle vibrazioni ch'egli divien s o n o r o ; ma si Tede che la sua forma, la sua densità, la sua composizione, e molte altre qualità debbono influire necessariamente sulle osculazioni che fanno le sue molecole. Non si dovrà dunque stupire di riscontrare tante diversità nei suoni prodotti, d'intenderne de' confusi, de' sordi , dei clamorosi , degli aggradevole dei discordanti, degli armoniosi , ec. j una cagione complicata non può produrre effetti semplici. Esaminando i diversi casi della produzione del suono, si riconosce che risultano tutti da movimenti consimili, che si formano se non nello stromento sonoro, per lo meno sempre nell'aria che lo circonda. Fra gli stromenti sonori per se stessi, vale a dire che eseguiscono delle vibrazioni, si ponno citare tutti gli stromenti a eorde, le campane, l'armonica e le corde vibranti , le membrane tese, e tutti i corpi che producono delle risonanze, le lastre vibranti, come i timballi, certe specie di linguette, e c ; fra quelli in cui l'aria, modificata dallo strumento, è il solo corpo vibrante, si ponno enti- PHODEZIOKE r>Et S U M , IO5 mer.ire i cannelli sonori di qualunque forma , le canne da organo , la tromba, il corno, il flauto, la cornamusa, gli stru menti a linguette, nei quali questa parte del meccanismo non vibra in modo so noro, e non fa che produrre dei passaggi alternativi all'aria , che perciò diviene vibrante e sonora : infine tutti gli stru menti per i quali la materia di cui sono composti è indifferente, per lo meno alla natura del suono; imperciocché l'influen za che esercita sulla sua bellezza la riso nanza di cui parleremo più tardi, e so vente potentissima, e modifica all'infinito le qualità sonore. L'aria deve provare delle scosse diffe rentissime, in ragione delle forze infini tamente variate che l'agitano per le loro commozioni subite ο ripetute ; ella non può entrare in vibrazione nello stesso modo sotto l'influenza di queste cause diverse, e noi vedremo che tantosto, scos sa dagli urti vivamente ripetuti, oscilla con una frequenza proporzionale, e pro duce un suono acuto; tantosto agitata con poca violenza, le sue vibrazioni sono più rare e il suono grave; urti inter loG C DELL'A C USTI A. medii producono tutti i suoni interme di! fra questi due estremi. Allorquando un corpo è messo in vi brazione s o n o r a , persiste in questo mo vimento durante un certo t e m p o , fino a che abbia p e r d u t o , sia comunicandolo ai corpi circostanti, sia dividendolo coll'a ria stessa che mette in m o v i m e n t o . Du r a n t e questo tempo l'aria riceve delle im pressioni analoghe che si trasmettono al l'orecchio col mezzo di questo fluido, ma non è necessario che il movimento si prolunghi così per affettare il nostro organo : un suono istantaneo e passag g i e r o , come l'esplosione di u n ' a r m a da tuoco, il remore clamoroso d'una frusta, u n gridd unico sono percepiti egualmen te. Si dà particolarmente il nome di re more a un suono isolato , ο ad u n insie me di suoni che si succedono senza ras somiglianza: sono sempre meno aggradc voli a l l ' o r e c c h i o , che la serie sostenuta delle vibrazioni più ο meno simili , che n o n costringono l'orecchio a cangiare il suo proprio movimento vibratorio p e r eseguire dei movimenti analoghi. L ' u r t o dei corpi, l'impressione d e ' passii PRODUZIONE DE I SCOW. IO7 sul suolo, il lavoro degli operai in mol tissime arti, i venti, le acque, tutte le azioni meccaniche, diversi fenomeni della natura producono del romore. Non si sa prebbero numerare quanti indizii som ministrar possono le proprietà acustiche dei corpi, e senza entrare ne' particolari di tutto ciò che gli uomini e gli animali ne ricavano d'utili indicazioni, ci basterà di dire che per i sensi bene esercitati è la stessa voce della natura che si fa sen tire, e che somministra in molti casi degli indizii che alcun altro mezzo non dareb be con altrettanta certezza e semplicità. Noi qui non citeremo che lo strumento di Laennec ( ι ) , col quale si esplora lo stato del petto col mezzo delle vibrazioni trasmesse colla voce, e quelli per mez 1 zo de' quali si riconosce il romore che accompagna la contrazione muscolare. Per far comprendere infine sino a qual punto l'orecchio può essere una guida fedele per riconoscere un fenomeno qualunque dalla natura del suono che Paccompagna, noi ricorderemo come poche parole ba (*) Stetoscopo. I08 DFI.I.'ACUSTICA. stano per far riconoscere la voce di una persona che non si è sentita parlare che poche volte, e qual certezza si aggiunga ad altri indizii, allorché l'orecchio si trova d'accordo con tutto cloche la me moria aveva conservato intorno l'attuale oggetto che richiama l'attenzione. I movimenti vibratori! che si eccitano nell'aria con un mezzo qualunque, si tras mettono in virtù dell' elasticità di que sto mezzo, e tonto più presto quanto è più clastico ο meno denso. Per misurare questa velocità si osserva da una grande distanza con un telescopio l'istante del l'esplosione d'un pezzo di cannone, che si manifesta di giorno per il fumo della polvere, e di notte per una luce assai viva: si misura il tempo che il suono im piega a percorrere lo spazio che separa l'osservatore dal pezzo (spazio che deve essere conosciuto), e se ne conclude il cammino che il suono percorre in un secondo di tempo : questo è ciò che si chiama la velocità del suono. Si è trovato in tal maniera che essa e di 33^ metri ο looo piedi circa per secondo; ma varia alcun poco dall'inverno all'estate, e dalla PBODCZIONE DE I SUOKI. log notte al giorno, l'aria essendo più fred da e meno elastica nei primi due di que sti periodi, e per conseguenza minore la velocità del suono. Il vento influisce pu re sulla celerità del suono: se l'aria si muove per questa azione nella stessa di·» rezione, la velocità del vento si aggiun ge a quella del suono; in direzione con traria si sottrae: in un piano perpendi colare alla direzione del suono, il vento non vi apporta alcun cangiamento. Queste nozioni hanno in molti casi delle applicazioni importanti; si può,per esempio, sapere approssimativamente a qual distanza uno si trova da un bastio ne, ο da una batteria marittima là dove si tirano colpi di cannone, contando tan te volte 3^7 metri quanti secondi sono scorsi fra l'istante in cui si è veduta Fé·» splosione, e quello nel quale si è sentito il romore. La distanza di molte posizioni militari in luoghi di montagna può os servarsi ancora con un oriuolo a secon di: in fine mediante un processo analo go si può giudicare qual distanza ci se» para da una nube procellosa che manda lampi 0 scoppii di fulmine. Si può inve FISICA K voi. II . 8 HO E D LL1 ACUSTICA. ce di un oriuolo a secondi consultare le battute del polso, la di cui durata non· differisce molto da un secondo, e meglio sarà il conoscere il numero de' secondi che corrispondono a un numero deter minato di battute di un oriuolo comune ben regolato. Non si deve giammai esse re stupefatti della grande quantità d'in dizii utili che fornisce qualunque mezzo cronometrico a un osservatore attento : infatti il tempo entra come elemento in dispensabile in tutti i fenomeni, e si sono già acquistate delle nozioni fondamentali coll'averne misurata la durata. Se si vuo le osservare in una maniera semplice la trasmissione del suono si può riguardare, quando questo meccanismo è scoperto, il martello che batte una campana per indicare le ore, ο fare attenzione ai col, pi che batte un falegname posto su di: una collina opposta a quella ove uno si trova. Si vedrà l'ascia cadere in silenzio e si sentirà il suono quando lo strumen to è di già rialzato e sta per cadere un a seconda volta. ■;.wui ótMJ ÌB■ Λ*flfilUt iti iï(|<j.rjc (> ; .' DEIL'IKTERSITA ' D E I SUONI. titt AfiTICOLO II. ..;,}·, . . Dell'intensità dei suoni. ' " ''P i« l'.ìtj f E questo un principio di meccanica, che il movimento si conserva, senza au mentare né diminuire, fra i corpi di cui mette inazione l'elasticità; ne segue im mediatamente che la stessa quantità di moto s'indebolisce trasmettendosi, o, in altri termini, distribuendosi a una più gran massa di corpi. Questo è ciò che avviene al suono a misura che si allon tana dalla scossa che ne è stata la sor gente, si dissemina sfericamente tutto al l'intorno, allontanandosi continuamente da questo centro in ragione di 33^m. per secondo. Si chiamano onde sonore, l'insieme di tutti i punti che sono agi tati al medesimo istante dal moto tras messo dal centro delle vibrazioni. Il calcolo prova che in allora la forza ο l'intensità del suono decresce come il quadralo della distanza: quindi ad una di stanza doppia, tripla, quadrupla il suono sarà quattro, nove, sediei volte meno in IJ2 E B LL'ACUSTICA. tenso· e cosi pure per farsi intendere due volte più lontano, converrà gridare quattro volte più forte, o, come si dico, più allo. La difficoltà d'isolare i movi menti che hanno luogo secondo tutte le direzioni attorno del corpo sonoro, e la complicazione stessa dei moti di questo centro di vibrazione non hanno permes so fino ad ora di verificare scrupolosa mente questo risultato col mezzo dell'e sperienza: ma si può, senza tema di un grande errore, adottarlo fino a che non venga invalidato dall'osservazione, ciò che non è probabile. Un'altra circostan za non meno difficile a verificarsi nei suoni, si è il loro moto in linea retta partendo dall'origine. Nulladimeno la ri flessione dei suoni , ο l'eco di cui par leremo ben presto, e che ha luogo se condo questa legge, gli dà una grande probabilità. Poiché l'intensità del suono s'indebo lisce, perchè il moto, che ne è la cagio ne, diminuisce disseminandosi in tutte le masse d'aria che mette in vibrazione, si può prevedere che il suono nulla perde rebbe della sua forza, e si trasmetterebbe 1 INTEMSITA1 DEI SUOHI. I|3 senza indebolirsi a una distanza qualunque, se la traccia che gli si assegna non gli permettesse di sparpagliarsi in uno spazio più grande di quello che occupa presso al corpo sonoro. Tal sarebbe il caso di un canale che fosse percorso dalle onde sonore, l'estensione delle quali non potrebbe allora aumentarsi. Difatti Biot ha esperimentato i suoni trasmessi per mezzo dei tubi degli acquedotti di Parigi in una lunghezza di circa un quarto di lega. La voce anche la più debole si propagava da una estremità all'altra, e secondo la sua espressione, non vi aveva che un sol mezzo per non essere intesi , quello cioè di non parlare del tutto. Oltre il caso dei tubi cilindrici che trasmettono il suono senza indebolirlo, si deve considerare quello del porta-voce (fig. 22), che serve a trasmettere la voce ad una distanza molto più grande di quella che l'uomo può aspettarsi, quando procura di farsi intendere senza il sussidio d'alcun apparato. S'intende infatti che producendo dei suoni nella parte più stretta dello stromento, le vibrazioni so- ιι£ C DELL'A C USTI A. no costrette a spandersi nello spazio che corrisponde al prolungamento dei lati del portavoce , per modo che il movi mento sonoro si diffonde in uno spazio molto minore di quello che ha luogo quando si parla in uno spazio illimitato, e l'intensità del suono deve essere au mentata nel rapporto dello spazio totale allo spazio minore in cui si diffonde al lora il suono: si perviene in questo mo do a portare la voce al di là d'una mezza lega. Si fa molt'uso di questo strumento in mare, la di cui forza supera il frago re delle onde del mare, e permette così al comandante delle manovre di farsi in tendere in mezzo alle più violenti tem peste. Al portavoce, strumento attivo come la parola, corrisponde il corno acustico (6g. 2Î) , strumento passivo come l'o recchio. L'uffizio di questo è di riceve re per la sua apertura allargata, rivolta verso l'oggetto di cui si vuole intendere · il suono, una larghezza maggiore di quel la dell'onda sonora, la quale restringen dosi a misura che si propaga verso la , piccola apertura posta vicino all' orec. INTENSITÀ' DE I SUONI. ιιδ eli io, si rinforza a misura che si concen tra sopra una minor massa d'aria, e porta all' orecchio delle vibrazioni tanto più energiche. Il vecchio, nel quale la sen sibilità dell'udito si è indebolita, ritrova col mezzodì questo strumento un vigore artificiale dell'organo. Riportiamo qui ciò che Brisson (1), fisico onorevolmente co nosciuto per i suoi lavori scientifici, molto amante degli spettacoli nella sua vec chiezza , disse, applaudendo alle sue co gnizioni in fisica, che gli rendevano delle orecchie e degli occhi che egli più non aveva da molto tempo. Un fenomeno rimarchevole, che non possiam passare sotto silenzio, si è l'in crocicchiamento dei suoni emanati da di verse sorgenti, e che noi vediamo traver sarsi Pun l'altro, e per così dire pene trarsi, senza confondersi, di modo che la loro propagazione ulteriore non soffre niente della lor momentanea confusione nel punto ove si sono riscontrati. La mec canica viene qui in nostro soccorso: ella (I) Vegg. la Fisira io' corpi ponderabili dell'Esci· 116 C DELL'A C USTI A. ci dice che una molecola materiale può essere agitata (la due movimenti ai quali obbedisce nel medesimo tempo. V'ha nul lameno un caso in cui dai due movimenti comunicati non risulta alcuna impres sione, quando sono cioè direttamente op. posti, nel qual raso si distruggono a vi cenda. Le onde sonore ci presentano in molti casi questo fenomeno singolare di suoni indeboliti, modificati, ο distrutti per altri suoni ; così facendo pervenire ali1 orecchio il suono di due canne da organo nello stesso tempo, l'orecchio non percepisce alcun suono, mentre che par lando sola l'ima ο l'altra delle canne , produrrebbe suoni molto sensibili. S'in tende questo singolare fenomeno, di cui noi ritroveremo l'analogo nei raggi lu minosi, riflettendo che il suono consiste in una serie di movimenti alternativi, progressivi η retrogradi: ora, se la posi zione dei due tubi vibranti è tale che i movimenti retrogradi delle ondulazioni del primo giungano all'orecchio al me desimo istante che i movimenti diretti del secondo , la membrana dell'orecchio, sollecitata nello stesso tempo da due for 1HTEHSITA1 DE I 5D0KI. ì\n «e contrarie, resterà in riposo, e non si percepirà alcun suono. L'esperienza ha provato che nelle grandi sale, ο negli edilìzii destinati a contenere un nume roso uditorio , vi si trovano molti punti nei quali ha luogo una distruzione quasi completa del suono. Si qualificano d'or dinario questi luoghi col nome di sordi; quello di muli loro converrebbe assai di più. Questo effetto, come l'abbiamo già detto, proviene da ciò, che il suono ar riva a questi punti da molte parti, sia perla strada diretta, sia dopo una ο più riflessioni, e che la mancanza d'accordo fra i sensi di movimenti delle diverse vibra zioni che concorrono all'orecchio, cagio na la loro quasi totale distruzione. Dob biamo molte importanti e nuove spe vienze a Savart sul punto che in una massa d'aria di data forma sono agitati dei movimenti sonori i più forti e i più deboli. Se si lasciano aperte le finestre d'un appartamento in cui si producono dei suoni intensissimi, le linee sonore e le linee di riposo si propagano al di fuo ri ad una distanza considerabile ; osserva zione che dobbiam pure a questo dotto sperimentatore. ι»8 .ι DELL'A C USTI C A. ABTICOLO III. Della riflessione dei suoni. Uno de' fenomeni il più conosciuto, ma che richiama sempre l'attenzione a dispetto anche della memoria, è l'eco» Si sa che l'esperienza consiste nel pro durre dei suoni, come quelli degli stru menti di musica , ο di far agire la pro pria voce davanti a degli ostacoli che possono rimandarci il suono. Gli edifizii, le rupi , le vallate , e spesso ancora le pareti opposte degli appartamenti ο del le volte, soddisfano a questa condizione e annunciano l'eco, pel rimbombo dei passi, ο per il ritorno delle parole di colui che si trova in presenza dell'osta colo riflettitore. Si vede essere opportu no che la superficie rimandante il suo no sia roncava dalla parte di colui che interroga l'eco, affinchè gli rimandi, con centrandoli, i suoni, che senza di ciò s'indebolirebbero di troppo per il loro passaggio nell'aria, per la loro naturai ten denza a diverger sempre· Più l'eco è lon. RIFLESSIONE DEI SHORT. J IQ tano, più si poi ranno pronunciar parole, prima che i primi suoni che hanno battuto l'ostacolo siano Hi ritorno e comincino la loro risposta. Si citano degli echi che ripetono da venti sillabe , vale a dire che permettono di pronunciarne venti prima che il suono riflesso dalla prima sia di ritorno all'orecchio. Supponendo che il tempo impiegato a pronunciare una sillaba, sia d'un decimo di secondo, vi vorranno due secondi per pronunciarne venti, e si dovrà esser posti a una distanza di 33j metri dall'ostacolo che riflette le vibrazioni; il primo suono impiegherà allora un secondo per giungere al corpo riflettitore, ed un secondo per ritornare, e per conseguenza darà prima del suo ritorno il tempo di pronunciare le venti sillabe. È stato osservato che l'eco replica più parole la notte, che il giorno, ciò che si deve senza dubbio alla minor elasticità dell'aria più fredda che rallenta per conseguenza di più la velocità del suono. Le volte e gli archi di molti edifizii offrono degli echi ancora più singolari. Tutti i suoni che partono da un punto 130 E D LL'ACUSTICA. vanno a riunirsi in un altro punto, dopo la loro riflessione sulla volta, di modo che il più debole rumore si trasmette per intiero da uno di questi punti all'al tro. Parlando a voce bassa in una di que ste posi/ioni, si è intesi dall'altra, senza timore di essere uditi da persone che occupassero posizioni intermedie. Si vede come la cognizione di tutte queste pro prietà, che gli antichi sembra abbiano molto bene analizzate, dovevano aiutare le loro pitonesse nella pronuncia dei lo ro oracoli. Avevano pure tratto un gran partito dalla riflessione del suono, per aumentarne l'intensità nei loro immensi teatri in cui l'attore doveva essere inte so da tutto un popolo. Allorché un movimento vibratorio vie ne a battere un corpo, una porzione del movimento si ripercuote , come poc'anzi abbiain detto, ciò che forma il suono rifles so ; l'aitia penetra il corpo e vi si estin gue, ο si trasmette attraverso indebolen dosi tanto più, quanto questo corpo è più grosso e meno elastico; deve in al lora provare una rifrazione analoga a quella che noi riconosceremo nella luce. RIFLESSIONE DE I SU0K1. lai Ciascuno sa che !a voce e i diversi suo ni non sono arrestati dai muri, e si propagano ancora a traverso la Ior mas sa scuotendoli. Accade qualche volta , se il corpo attraverso del quale si propa gano le vibrazioni è suscettibile di vibra re egli stesso in una maniera permanente, che resta in moto vibratorio lungo tem po dopo l'impressione dei movimenti che lo hanno agitato: questo è ciò che si chiama la risonanza de1 corpi. Questo effetto ha principalmente luogo quando le vibrazioni che può eccitare il corpo in quistione, sono d'accordo con quelle del suono che lo attraversa. C osi le lastre di vetro d'una finestra in una sala destinata per la musica, quand'hanno ricevuto il moto di un suono analogo alle vibrazio ni che esse ponno fare, divengono esse pure sonore. Una corda tesa a lato d'un'al tra corda simile si motte in movimento quando si pizzica la prima, e continua a risonare quand' anche si è fermata la sua vicina. In fine, quasi tutti gli stro menti sono accompagnati da una cassa più ο meno voluminosa le di cui pareti sono di legno a lunghissime fibre e molto 1*52 C DELL'A C USTI A. suscettibili di vibrazioni. L'aria rinchiusa nella cassa e la cassa stessa entrano in vibrazione per l'influenza della corda che si Locca, e rinforzano considerevolmente il suono di questa corda. È per questo che la materia di cui si è costruito un flauto, il legno, il cristallo, la carta pos sono avere una leggera influenza sulla qualità di questi suoni, vibrando ο no coli'aria, che, come si è detto, è vera mente il corpo sonoro. Tutto ciò che abbiamo detto intorno al suono, noi lo abbiamo considerato prin cipalmente nell'aria: ma tutti gli altri gas, tutti i liquidi e tutti i solidi pos sono pure trasmetterlo con delle diffe renze che sono relative alla densità e al l'elasticità del mezzo che lo propaga. Un marangone isolato in mezzo all'acqua sente ι colpi che si battono sulla riva, lo sca vatore di miniere si conduce attraverso di una roccia per il suono trasmesso verso il minatore dalla parte opposta per riaggiun gerlo. Si potrebbero citare mille esempi di questa propagazione del suono per mozzo d'ali ri corpi oltre l'aria, ma la sua ana logia completa con ciò che ha luogo in INFLESSIONE DEI SCORI. 12$ questo fluido ci dispensa d'arrestarci su di ciò· Basterà dire che la celerità della propagazione attraverso i solidi e i liquidi è generalmente in rapporto colla densità e l'elasticità ; il suono si trasmette tanto più prontamente quanto il corpo è più elastico e meno denso. Il calcolo è pervenuto, dopo la reazione elastica del mezzo, a misurare questa celerità di trasmissione per tutti i corpi · Laplace, tenendo conto, da una parte , dei cangiamenti di temperatura che provano necessariamente le molecole dell'aria nelle loro vibrazioni, ha stabilito fra il calcolo e 1' esperienza un bellissimo accordo; e dall'altra , egli ha ritrovato che la celerità di trasmissione del suono nell'acqua è 4 volte e mezzo , e nell'ottone io volte e mezzo più rapida eh e nell'aria. Questo è ciò che Biot ha verificato in tubi fusi di 950 metri , nei quali percepiva nitidamente due suoni, l'uno trasmesso quasi istantaneamente dal metallo, l'altro molto più lento dalla colonna d'aria. : L'organo della voce e quello dell'udito presentano l'uno e l'altro una conforma- I2Ì C DELL'A C OSTI A. zione si felicemente c o m b i n a t a , e de 1 r i sultati sì numerosi d'un meccanismo, che sembra a prirn'aspetto accessorio alle fun zioni della respirazione, che noi non pos siamo dispensarci dal d i r n e qualche co sa ( i ) . L'orecchio ci offre subito un pa diglione più ο m e n o allargato , a p e r t u r a c h e va r e s t r i n g e n d o s i in forma di corno acustico, sino al fondo o v ' è fermata per mezzo di una m e m b r a n a tesa che dicesi il timpano. A questa membrana sono con giunte piccole ossa, senza dubbio desti nate a t e n d e r l a più ο m e n o , e a tras m e t t e r e le vibrazioni al nervo acustico : questo si spiega al fondo della cavità c h e ricopre il t i m p a n o . Le vibrazioni di q u e sta membrana ci d a n n o la sensazione del suono. Nell'organo vocale si deve tosto con siderare il petto che, ricevendo l'aria, rap presenta il m a n t i c e dell'organo. L ' a r i a scacciata verso l'orifizio esteriore per il condotto della t r a c h e a a r t e r i a , giunge al fondo della b o c c a , in cui attraversa u n (i) Vedi pel maggiore sviluppo i Trattati d'Ana tomia e di Fisiologici dell' ENCICLOPÉDIA POHTATILE. KIFLESS'OKE DE I SUONI. | jS apparato vibrante analogo ad una iwgu<:l ta: questo apparato è il vero pezzo im portante dell'organo vocale e il genera tore dei suoni. Questi modificati dalla lingua, dalla forma del palato, dall'aper tura del naso, dalla disposizione dei den t i , e in fine dalle labbra, si diffondono con diverse articolazioni nell'aria circo stante, trasportando, per così dire, con loro l'impressione di tutte le circostanze che hanno contribuito alla loro formazione : per modo che il medesimo suono pro dotto da due persone offre spesso tante differenze percettibili quanto quella delle persone stesse che hanno procurato di ca vare dal loro organo due suoni identici La maggior parte degli animali si fan sentire producendo de' suoni ο rumori di diverso genere, ma i mammiferi e gli uccelli sono solamente dotati d'un or gano vocale. Si sa quanto è complicato presso molti di questi ultimi : quindi, ol tre d'imitare perfettamente la voce arti colata, ve n' ha molti la voce dei quali fa sentire dei suoni i più melodiosi, ed eseguisce delle ariette che ci sareb be impossibile di suonare su i nostri FISICA, voi. II . 9 !■,(■, E I> T.I.'ACrSTIC\ mi"liori istromenti. L ' o r g a n o dell'urlilo, molto più u t i l e , è ancora il p i ù generale presso gli esseri a n i m a t i : si p u ò anzi d i r e che è u n i v e r s a l e ; i m p e r o c c h é sebbene non sia visibile che negli animali verte b r a t i , p u r e si vedono g l ' i n s e t t i e molti altri esseri inferiori di molto dare delle prove irrefragabili di udito ARTICOLO Della composizione IV. dei suoni. Ci resta da esaminare nei snoni le mo dificazioni i m p o r t a n t i , che s'indicano col n o m e di suono crave e di acuto^ ο ΐ io ni, Io studio d e ' quali costituisce la mu sica. Il snono grave è quello che esegui sce un m i n o r n u m e r o di vibrazioni che il suono acuto nello stesso tempo. Quindi, di due corde eguali in lunghezza e gros sezza, quella che è più tesa eseguisce i suoi movimenti più r a p i d a m e n t e , e dà perciò delle alternative più frequenti, e r e n d e il suono più acuto che la meno tesa. Si dice che u n snono è all'ottava di un altro q u a n d o fa nel medesimo tem COMPOSIZIONE Π Ε Ι SBOMI. IUJ po due volte più vibrazioni che l'altro. Una corda lunga un mezzo piede, a gros sezze uguali, vibra all'ottava di una corda lunga un piede ugualmente tesa. Si pon no produrre facilmente tutte queste va rietà di suoni gravi ο acuti, ο altrimen ti tutti i toni , e paragonarli col mez zo del monocordo ο sonometro (iig. 21)· In questo strumento si può far /variare a piacere il numero delle vibrazióni ese guite da una corda in un dato tempo, tanto dividendola in più parti col mezzo dei C avalletti, quanto caricandola di di versi pesi, che ne fanno variare conve nevolmente la tensione. Del resto, per la percezione dei diver si toni è necessario che il numero del le loro vibrazioni stia nei limiti seguen ti : cioè 3a vibrazioni per secondo per i toni più gravi che l'orecchio possa percepire , e 8192 , 0 anche i6384 nello stesso tempo per i più acuti di tulli i suoni percettibili. Quest'ultimo caso è la nona ottava al di sopra del suono, che fa 3a vibrazioni per secondo: conviene avere un orecchio sensibilissimo per aver ne la percezione. 11 do del violoncello è il suono prodotto da 128 vibrazioni in un secondo : si prende d1 ordinario per punto di partenza nelle sperienze dell'a custica, e cosi pure in musica, la doppia ottava di questo tono che è il risultato di 5i2 vibrazioni; questo è il do che si ottiene sul violino, mettendo il terzo dito sulla quarta corda. Ma nei concerti gli strumenti s'accordano sul la del diapason (6g. 20) che è la quinta nòta al di so pra di questo tono principale. Si osser va essenzialmente fra i suoni comparati quello che farebbe tre vibrazioni, quan do il suono preso per termine di para gone , ο il suono fondamentale non ne farebbe che due» questo suono acuto, poiché fa un maggior numero di vibra zioni, si chiama la quinta: dopo l'ottava, questo è il cangiamento di tono che più piace all'orecchio. Si osserva ancora quello che farebbe cinque vibrazioni con tro quattro d' un tono fondamentale : questo suono è meno acuto della quinta ; si chiama terza. Il cangiamento di suono fondamentale nel passare alla terza è all'orecchio meno gradevole che l'ottava e la quinta ; ma è però più dolce che COMP0SIZI0ÏIE DE I 8TJ0HI. Ii!g alcuni degli altri intervalli della scala. Noi diamo qui il prospetto comparato di questi intervalli; la prima linea indica i nomi dei suoni, e la seconda il numero delle vibrazioni che fa ciascuna di que ste note durante una di quelle del suo no fondamentale, do re mi fa sol la si do. x i 1 s ι a 7 2 T ' T ' T ' T ' T ' T · La scala ci offre una serie di toni che sono sempre più acuti andando da un suono fondamentale alla sua ottava. Nello scegliere all'orecchio, tutti quelli che in questo intervallo non disgustano quest'organo delicato, se ne sono trovati sette ai quali si è dato il nome così co nosciuto di do, re, mi ,fa, sol, la, si ; do rappresentando il suono fondamentale. Il sol e il mi sono la quinta e la terza di cui abbiamo parlato, e che s'indicano an cora sotto il nome d'Ormoniche del do ; eglino sono,coltone fondamentale,in rap porti cosi semplici che l'orecchio passa senza fatica dal primo suono a quest'ul timi due. I rapporti degli altri col do sono meno semplici, ma però pochissimo ] 3o C DELII'A C UBTI *. c o m p l i c a t i , c o m e lo fa vedere il prospetto. G l ' I n g l e s i e gli Alemanni in luogo dei nostri monosillabi r a p p r e s e n t a n o i toni della scala colle lettere G , D , E , F , G , A. e 15; C essendo il d o , e cosi di se guito. Nell'esaminare g l ' i n t e r v a l l i che sepa r a n o i sette t o n i della scala , si vede che r i n t e r v a l l o del mi al fa , e quello del si al do sono molto più ravvicinati che gli a l t r i , per modo che a voler cam m i n a r e a intervalli presso che uniformi conviene i n t e r c a l a r e fra il do e il r e , il r e e il m i , il fa e il s o l , il sol e il l a , il la e il si, c i n q u e nuove n o t e , ciò che porta a dodici il n u m e r o dei toni della scala. Q u e s t e n o t e i n t e r c a l a t e si chia mano diesis, p e r r a p p o r t o al più grave dei due suoni che separano , e bemolli per r a p p o r t o ai più acuti. Si scorgerà d'al t r o n d e l'indispensabile necessità di q u e sta addizione riflettendo che ciascuna nota della scala p u ò essere presa per p u n t o di p a r t e n z a , ο per suono fonda m e n t a l e , e che p e r t r o v a r e le armoniche di questo n u o v o suono, e generalmente una scala t u t t a i n t e r a che abbia con COMrOSlZIOKE DEI SCORI. l3l quello gli stessi rapporti che la scala naturale col do, sono indispensabili questi semi-Ioni. Questo problema pratico del cangiamento della nota fondamentale non è così semplice come potrebbe sembrare a primo aspetto, perchè i numeri che esprimono le vibrazioni della scala del do, per esempio , non si trovano più esattamente in rapporto colle vibrazioni che converrebbero rigorosamente alle diverse note della scala del r e , e così delle altre. S1 incontrano a questo riguardo dei grandi imbarazzi negli stromenti a suoni fìssi, come sono Tarpa, il piano forte, il flauto , in cui non si posson mettere quante si vogliono corde, tasti e aperture. Si è forzati di prendere un termine medio d'errore il più tollerabile all'Orecchio : questo è ciò che si chiama temperamento. Gli accordatori di strumenti, senza molto occuparsi delle numerose idee teoriche sparse su questa materia , tentano le diverse scale sullo strumento, e si arrestano alla disposizione che loro sembra dare i minori inconvenienti, l'rony, cimentando al sonometro degli strumenti i32 C DELL'A C USTI A. accordati dai più famosi artisti in questo genere, ha trovato questo semplicissimo risultato che i dodici semitoni dello strumento erano ugualmente distanti da un'ottava all'altra, per modo che erano tutti uguali e dividevano la scala in dodici semitoni , ο intervalli uguali. In questa disposizione si scorge che la quinta nota è sempre la terza di quella che chia masi prima , l'ottava ne è la quinta , e lo stesso per tutti gli altri toni, in ra gione di due note per tono. Quantunque il modo di vibrazione del l'orecchio sia probabilmente complicatis simo , poiché ci presenta una membrana d'ineguale grossezza, irregolare nel suo contorno, attaccata pel suo mezzo a delle piccole ossa, suscettibile infine di essere più ο meno tesa per l'azione dei muscoli circostanti, e malgrado che noi non pos siamo nulla affermare intorno i movi menti che dipendono da tante cagioni , non ei può per altro fare a meno di non vedere che il rapporto semplicissimo delle vibrazioni del suono fondamentale con quelle dell'ottava, della terza e della quinta, deve dare all' organo una grande C0MPOSIZIOKE DEI SCORI. 133 facilità per passare dall'uno all'altro , e che la sensazione che risulta da questo passaggio deve essere più aggradevoleìche quella che risulterebbe da una modificazione meno semplice dell'organo. Si sono nulladimeno ricercati i suoni armonici in una sperienza di Tartini curiosa in sé stessa, ma che non fa aggiungere un'analogia di più all'idea che noi abbiamo esposta. Si tratta della vibrazione sonora di una lunga corda che fa percepire all'orecchio attento, non solamente il suono fondamentale , ma ancora l'ottava di questo suono, la sua doppia ottava , la doppia ottava della quinta , e la tripla ottava della terza,il che sembra indicare che la corda, oltre il suo movimento generale che corrisponde al suono più grave, vibra ancora separatamente in ciascuna delle sue metà per far sentire l'ottava , e che le vibrazioni particolari del terzo, del quarto e del quinto della corda intera hanno pur luogo e danno origine alle altre armoniche. Il famoso principio della coesistenza dei piccoli movimenti, dovuto a Bernouilli , si applica qui in tutta la sua estensione. Tutto induce a 134 C DELL'A C USTI A. credere che il movimento della corda vi brante sia eccessivamente complicato, e che egli effettua tutte le vibrazioni pos sibili, poiché l'orecchio percepisce senza eccezione tutte quelle che sono percepi bili , quando è di già modificato per il suono fondamentale, sotto l'influenza del quale l'orecchio non può scegliere che le sue armoniche, le sole di cui le vibra zioni ponno accordarsi e sussistere colle sue. La fisica della musica si arresta qui. Il compositore s'impossessa di questi accordi e di queste discordanze , e trasmettendo all'orecchio dei suoni forti ο deboli, ru morosi 0 sordi, spessi ο rallentati, armo niosi 0 discordanti, egli fa passare all'a nima delle sensazioni analoghe. Questo è un vero incanto che crea successivamen te la gioia, la tristezza,l'ammirazione, il timore e mille altri sentimenti, l'esisten za de' quali non ha origine materiale, poiché risultano da qualche movimento passaggicro che l'arte somministra alla fisica per produrre tutte queste mera viglie. L· Ì.1 .·■■ .;>.··».■·. ..·ν:ι·!.',|!>ί'?., .■'JÏ ίϊΐ ϊ^ΐσχ;".' 135 TERZA DIVISIONE . ***** DELLA L U CE E DE L C A L O RE . J K tutti i tempi l.i voce dell'esperienza ha proclamate le numerose analogie del calore e della luce ; ma solo recente mente si è pervenuti a riconoscere l'i dentità quasi completa di questi due ef fetti della medesima cagione, e a mo strare che hanno l'uno e l'altro per ori gine i movimenti vibratorii delle mo lecole de' corpi. Queste vibrazioni ele mentari costituiscono da una parte Io stato termometrico, e dall'altra, col tras mettersi nell'etere circostante, vi pro pagano sotto forma di raggi oscuri ο lu minosi il calore e la luce. L'ordine ra gionevole prescrive dunque di non sepa rare due classi di fenomeni così stretta mente uniti. 136 DELLA LUCK SEZIONE PRIMA. Della luce. La luce ci offre il pia bello fra i fenomeni fisici, e l'organo, che per mezzo della luce ci fa raggiungere dei corpi separati a distanze prodigiose , tiene il primo posto fra tutti i mezzi di comunicazione dell'anima cogli oggetti percettibili. La sorgente delle diverse sensazioni che ci danno la vista, sembra ancora così poco materiale, che si trovano nel linguaggio figurato tutte le circostanze che rappresentano idee affatto estranee agli oggetti fisici. Se fosse d1 uopo definire la luce coll'cnumera/.ione dei diversi fenomeni che vi si riferiscono, come la proprietà di renderci sensibili i corpi che ne circondano, di propagarsi secondo certe leggi geometriche, di riflettersi, di rifrangersi, di darci la sensazione dei colori, infine di provare le modificazioni conosciute sotto il nome di doppia rifrazione, di polarizzazione, d 1 interferenza, e c , il gran IK GEKEIULB. 1 ^7 numero di queste proprietà diverse, se non pi>r la loro cagione, almeno per i fatti che «i connettono a ciascheduna di loro, ei farebbe di questa definizione quasi nn ristretto della scienza della luceMa i fisici moderni, coli1 aumentare la somma delle nostre ricchezze in questo ramo della fisica, al segno di sorpassare per le loro recenti scoperte la massa delle osservazioni fatte anteriormente a questi ultimi tempi, hanno non men felicemente ricondotte tutte le cognizioni sperimentali a una sola e medesima cagione teorica ben distinta , i di cui effetti considerati sotto diversi punti di vista abbracciano e riproducono tutti i fenomeni conosciuti : per modo che la definizione della causa equivale a quella del complesso dei fenomeni che ne sono le conseguenze. Cartesio riguardava la luce come il risultato d'un movimento trasmesso istantaneamente attraverso un fluido universale. \ì movimento progressivo della luce non era in allora conosciuto. Hu/gens, dopo la scoperta della celerità della luce fatta da Roëmer, modificò la supposizione (38 E D LLA LUCE di Cartesio , e suppose il mezzo univer sale come un fluido estremamente sottile, nel mezzo del quale il movimento che dà la luce, si propaga secondo lo stesso modo che il suono nell'aria. Egli diede in questa ipotesi fisica la spiegazione d'un gran numero di fenomeni; e senza le lumi nose sperienze di Newton che vennero ad ecclissare per lungo tempo la teoria di C artesio e di Huygens , è da credere che le belle scoperte dei fisici del nostro secolo non sarebbero loro state per cosi dire riservate con tanta cura dai loro dotti predecessori. Newton suppose rhe la luce ha per cagione l'emissione dai corpi luminosi di un numero infinito di molecole il di cui effetto sui nostri oerhi produce la vi sione. Queste molecole si muovono con una rapidità estrema, e le diverse pro prietà della luce non sono che il risultato delle diverse proprietà analoghe di que ste molecole, considerate sia in se stesse, sia nei diversi generi d'azioni che i cor pi esercitano sopra di loro. Le proprietà della luco manifestate da un organo così delicato, qnal β la vista, IK GE NE RALE . 13t) sperimentate da un gran numero di cor pi diversi che in mille maniere posso no agire sulla vista medesima, sommini strano un numero immenso di risultati. Si concepisce dunque bastantemente che qualunque ipotesi presentata per rendere ragione dei fenomeni così esattamente misurati, e che si sviluppano con una sì grande varietà, sarà sottomessa a un così gran numero di verificazioni , che sarà difficile d'essere per lungo tempo incerti sulla giustezza delle idee teoriche che ci si offrivano per ispiegarli, ο sulla scelta da farsi fra due teorie rivali. Nel considerare il complesso di tutti i fenomeni conosciuti della luce, si può dire francamente che l'ipotesi d1 Huygens ag giunge al merito cosi prezioso della sem plicità nella causa, il merito ancora più grande di dare la spiegazione la più pre cisa di tutti i fatti. Fino ad ora la teoria di Newton era stata quasi esclusivamente adottata. Dopo qualche anno solamente quella d'Huygens ha trovato dei saggi estimatori , che riconoscendo i fatti che loro aveva spiegati, ο svelati, l'hanno riprodotta con giudizio, e ne hanno mo Ιίθ E D LLA LUCE strata tutta la fecondità. Si può qui far osservare quanto l1 influenza di un gran nome possa ancora su i migliori ingegni. A ciascuna nuova scoperta intorno la lu ce , che ne faceva conoscere delle nuove proprietà, si era solleciti di aggiungere alle molecole luminose una proprietà di più per ispiegare il nuovo fenomeno, e la lista di quelle che s'immaginavano per ciascun atomo luminoso uguagliava press'a poco il numero dei fatti fin allora conosciuti. V'ebbero frattanto alcuni fisici meno prevenuti per il sistema di Newton, che tentarono di mantenere le vibrazioni lu minose, come meglio in rapporto coi fe nomeni. Eulero si distinse per la sua per severanza nel sostenere la teoria d'Huygens, allorquando tutto il ceto dei dotti era Newtoniano, e lo era egli stesso nei suoi calcoli, come astronomo, sull'attrazione. Non sostenne però questa giusta causa coi suoi talenti ordinarli. Un' infinità di bellissimi risultati, che ne erano una con seguenza, gli sfuggirono, e questa teoria non riprese nella stima dei fisici l'im portanza che meritava se non quando IH GE NE IULB. ΐ4· Young , aggiungendo all'autorità dei cal coli e della critica l'influenza, non me no persuasiva delle luminose scoperte che gli aveva suggerile, lo studio delle vi brazioni , richiamò sopra di sé l'atten zione dei fisici. Nell'esaminare senza pre venzione questo sistema, che avevano si lungo tempo obbliato, furono sorpresi di vederlo cosi facilmente prestarsi, tanto a spargere della luce sulle no/ioni di già acquistate, quanto a rischiarare colla sua face i passi di quelli che desideravano progredire. Noi considereremo adunque con Huy· gens la luce come prodotta dalle vibra zioni d'un fluido universale, che riempie non solamente tutto lo epazio lasciato vóto fra i diversi corpi della natura, ma ancora i pori che separano le molecule. Queste vibrazioni eccitate in questo mez zo eminentemente sottile ed elastico, si trasmettono con una grande rapidità in quello spazio che noi chiamiamo vóto, che conviene pertanto concepir sempre occupato dal fluido universale ο etere. La loro trasmissione ha luogo ugualmen te attraverso de' corpi trasparenti, agi FISICA, voi. II io , j 3 DELIA LDCB tando ad nn tempo e il fluido nel quale le molecole sono immerse e le molecole ellisse de' corpi. Per istabilire queste nozioni in un modo preciso, può immaginarsi per la luce un modo d'azione affatto analogo a quello che ci trasmette per l'aria le vibrazioni d'un corpo sonoro. Noi abbiamo veduto il suono, partendo da un centro di scuotimento, propagarsi attraverso dell'aria per quindi venire a percuotere l'orerchio: in questo caso la sorgente della luce, come un corpo incandescente, il sole, una stella, mettono l'etere in movimento vibratorio, e questi movimenti dopo un certo tempo giungono all'occhio, e gli cagionano la sensazione della vista. L'oscurità nell'ottica ό analoga al silen zio nell'acustica, e il riposo dell'etere al riposo dell'aria. Le vibrazioni più ο me no energiche dell'etere luminoso tengono luogo dei medesimi movimenti molto più lenti dell'aria sonora : infine l'occhio per cepisce la luce per mezzo de1 movimenti vibratori! del fluido universale, come l'o recchio percepisce i suoni per mezzo delle ondulazioni del fluido atmosferico. IH GE NE RALE . 14^ Le analogie non hanno qu! lìmite: la frequenza più ο meno grande delle vi brazioni d'una corda tesa, ci dà dei suo ni più ο meno acuti; lo stesso dicasi delle alternative più ο meno frequenti nei movimenti delle particelle vibranti dei corpi incandescenti che agitano l'e tere, producono la luce, e ci danno la sensazione dei diversi colori; il violetto, come i suoni acuti, risulta dalie vibra zioni più numerose, e il rosso, come i suoni gravi, corrisponde a quelle che lo sono meno. Il calore si trasmétte allo stesso modo che la luce nello spazio; ma solo con delle vibrazioni ancora meno frequenti che quelle dei raggi rossi; e l'esperienza prova ch'esso si può propa gare per mezzo di raggi del tutto oscuri in sé stessi , senza essere accompagnato da alcuna luce, come lo si osserva nei corpi riscaldati al di sotto dell'incande scenza ; mentre che nei raggi del sole che ci portano insieme luce e calore si ponno separare i raggi di luce da quelli di calore, vale a dire le vibrazioni lumi nose dalle vibrazioni calorifiche. In una parola, il calore nei corpi e il risultato jt E D LLA LtJCE delle vibrazioni delle molecole stesse, come i raggi del calore e della luce sono i movimenti derivati da questi e tras messi per mezzo dell'etere. I corpi , relativamente alla luce, pre sentano delle differenze marcatissime ; quindi gli uni , come il sole, i corpi che abbruciano, spandono luce attorno a sé stessi, vale a dire sono fuochi che mettono in moto il fluido etereo; si dice che questi corpi sono luminosi per se stessi. Gli altri rimandano in tutto ο in parte la luce che hanno ricevuta, vale a dire propagano il movimento vibratorio del fluido facendogli subire diverse alte razioni : questi corpi, che diconsi illumi nati, non divengono visibili che quando sono in presenza de1 primi. Fra questi corpi illuminati ve ne sono di quelli che lasciano passare la luce in più ο meno grande quantità, come sono i gas, la mag gior parte dei liquidi, un gran numero di cristalli, e quasi tutti i solidi quando sono bastantemente assottigliati: si dice allora che questi corpi sono trasparenti ο traslucidi; ma ve n'ha pure di quelli che arrestano del tutto la luce, e questi IK GE KE RALE . 1 45 sono i corpi che diconsi opachi. Lo stu dio di queste diverse proprietà dei corpi ha fatto riconoscere ed ha condotto alla spiegazione di tutte le circostanze del corso della luce, che noi saremo per se guire nei loro particolari. Per mettere un ordine nell'esposizione di questi fenomeni non meno variali che interessanti, noi ne seguiremo, per così dire, passo passo le diverse modificazioni: noi vedremo tosto da qual sorgente ema ni la luce,e quale strada ella segua nello spazio; all'avvicinamento dei corpi noi la vedremo piegarsi, e questa particola rità, che ci farà riconoscere il principio delle interferenze, servirà di prova alla teoria che svilupperemo. Noi seguiremo di poi la luce, qnand'ella si riflette alla superficie de1 corpi, quand'clla si rifran ge penetrando nel loro interno ; e così pure in molti altri casi della sua propa gazione, i di cui nomi sono ancora troppo recenti, perchè vi si connetta cosi di se guito l'idea de' fenomeni che indicano. Finalmente non ci resterà che a spiega re i fenomeni di colorimento, e a descri :;;ε?ί«5ι»ϊίί ». *j> mm/hi? i/y>$fa. Ijjfi E D LLA LUCE . vere gli strumenti d'ottica e l'organo della vista. Si dividerà altre volte la scienza della luce, ο Yottica, in ottica propriamente detta, che comprendeva i fenomeni della luce diretta; in cattotrica per quelli della luce riflessa ; finalmente in diottrica per la luce rifratta. L'enumerazione prece dente mostra come questa classificazione sarebbe nulladimeno incompleta. ARTICOLO I. Delle sorgenti della luce e della luce diretta. Qualunque causa capace d'imprimere all'etere un movimento vibratorio può produrre della luce : si deve quindi cre dere che ne esistano molte; infatti la luce alla superficie del nostro globo pro viene da un gran numero di cause diffe renti. La più potente , quella , la cui importanza nella maggior parte dei fe nomeni naturali è immensa, è il sole: la causa della sua azione energica sul fluido etereo ci è incognita; ma dal mo • ■ -..-J'- SOBGEMI. i(ij mento che si alza al di sopra del n o s t r o orizzonte, i m p r i m e a l l ' e t e r e che ci c i r conda un movimento i n virtù del quale egli stesso, e tutti gli altri corpi che r i cevono la sua influenza, ci divengono vi s i b i l i : più t a r d i , a l l o r c h é si abbassa, l'o scurità succede al g i o r n o , a misura che questa potente cagione della luce sparisce. F r a gli altri a s t r i , alcuni, come la Io n a , i pianeti, le comete, non ci sono v i sibili che per r i m a n d a r c i la luce del sole ; ma le stelle che popolano il fir m a m e n t o in n u m e r o infinito sono l u m i nose per sé stesse , vale a dire dotate di una p r o p r i e t à analoga a quella del nostro sole C O· Q u a l u n q u e sia la sorgente della luce, le leggi alle quali obbedisce sono esattamen te le stesse: quindi si riferiscono indiffe r e n t e m e n t e le sperienze e i ragionamenti alla luce del sole, ο a quella di differenti i o r p i terrestri. F r a queste ultime, quella che accompagna un gran n u m e r o di com binazioni dei corpi merita di fissare la (I ) Vedi Γ Astronomia dell' £KCICU>PEDJA Ì'OB «AÏ1U. ' ...·■ .. i K ^ J V . r V ^ i l W ' 1/58 DBI.L1 LUCE. nostra attenzione. In una moltitudine d'operazioni chimiche vi ha produzione di luce e di calore: i vulcani ne sono un esempio nella natura; il fuoco che noi conserviamo nei nostri focolari, la luce che noi produciamo artificialmente per rischiararci, infine tutti i casi iVignizione risultano da chimiche combinazioni, cause produttrici di calore e di luce. Nel caso deWincandescenza, al contrario, è l'aumento dello stato calorifico del corpo che lo rende luminoso , e vi si vede giungere a poco a poco , come se il calore e la luce non fossero che una modificazione differente dello stesso principio; quindi i corpi riscaldandosi, affettano tosto uno stato di luce oscura, per cosi dire, poi passano al rosso, indi al giallognolo, al bianco, e terminano col mandare un chiarore che gli occhi durano fatica a sopportare. Le aurore boreali sono pure una sorgente di luce, la di cui origine non è ancora ben conosciuta, e sarà discussa nella Meteorologia: ma l'elettricità n'è una potente causa di sviluppo. Noi abbiamo vedute le nostre macchine fornire delle SORGENTI. l4<) scintille luminose a grandi distanze, e le correnti elettriche rendere molti corpi incandescenti, e perciò luminosi : il fulmi ne ci mostra ancora ne1 lampi de' luc cicori più vivi. In fine si sa che quando si strofina fortemente , quando si urta, quando si comprime eccessivamente un gran numero di corpi, si sviluppa nello stesso tempo luce e calore. Molti corpi ancora organizzati sono naturalmente luminosi, e sono quelli che diconsi fosforescenti. C hi non ha osser vato la lucciola, ο verme rilucente che somiglia ad una scintilla nel mezzo ai campi? C hi non ha sentito vantare dai viaggiatori questi insetti, vere fiaccole viventi delle regioni tropiche, e quelle miriadi di zoofiti che danno al mare l'aspetto d'un lago di fuoco? Tali esse ri sono dotati di questa proprietà ; gli uni duran te tutto il tempo della loro esistenza , gli altri in certe determinate epoche solamente: ma vi hanno delle so stanze che non sono fosforescenti che quando un principio di decomposizione ha luogo; tal è il legno putrido, la car ne della maggior parte dei pesci: si pos 1 5θ E D LLA LL'CE . sono anche comporre molli miscugli, che divengono pure una sorgenle di luce, ma sempre più ο meno passaggiera. In oltre si può citar quello delle squame d'ostri che in polvere e del fior di zolfo; calci nato al calore bianco, indi esposto al sole ο a un urto elettrico , questa com binazione è dotata a un alto grado della facoltà di rilucere nell'oscurità. La maggior parte dei corpi che sono stati esposti ad una viva luce, sono in seguito luminosi durante più ο meno lungo tem po. I coi pi bianchi sono quasi sempre visibili, sia per la grande quantità di raggi che riflettono , sia perchè sono fo sforescenti; una quantità di minerali re stano pure visibili, allorché tutti gli al tri corpi sono immersi nell'oscurità. Ma ciò che la fosforescenza presenta di più singolare, si è che questa luce è prodolta senza essere accompagnata da uno svi luppo di calore. La nostra ignoranza sul le cagioni primitive di tutti questi fe nomeni è ancora quasi intera ; nullndi meno noi dobbiamo dire che molti ani mali sembrano riferirle ai fenomeni elet trici, nello stesso modo che noi vedremo ΡΚΟΡΑΓ.Α/.ΙΟΪβ. l5l molti effetti calorifici essere attribuiti alle medesime cause. Conformemente alle leggi della mecca nica, la luce nel vóto, ο in mra/.i di na tura e densità uniformi, si propaga co stantemente in linea retta, sia che ella emani da un corpo raggiante luminoso per sé stesso, ο da un corpo illuminato per riflessione. Si ponno dunque consi derare tutti i corpi luminosi come un centro di scuotimento che comunica alle particelle del fluido etereo che sono in contatto con lui un moto vibratorio ana logo a quello che una corda elastica im prime all'aria, movimento che si comu nica in seguito indefinitamente di strato in strato, e forma una moltitudine di raggi che si portano da ogni parte nello spazio, e divergono di continuo propa gandosi in linea retta. L'esperienza ci fa riconoscere nella luce queste proprietà che il calcolo indica do ver appartenere a uu fluido materiale do tato d'un movimento vibratorio : quindi chiunque sa che interponendo un corpo opaco sulla linea retta che passa dal no str'occhio ad un corpo raggiante, que l5a E D LLA LUCK. sto cessa di esservi visibile. Tale è la ca gione dell'ombra dei corpi. Nello stesso modo si è potuto osservare che la stri scia della luce che passa in una camera oscura, in cui ella ha penetrato per un piccol pertugio, e che diviene visibile per la riflessione parziale che operano le par ticelle della polvere sospesa nell'aria, se gue sempre una linea retta. Quanto alla divergenza dei raggi, ella è evidente per ciò solo, che un medesimo punto illumi nato ο luminoso è visibile da qualunque parte ; ciò che indica che il moto si pro paga in ogni senso. I raggi che emanano da un corpo lu minoso , propagandosi costantemente in linea retta, devono continuamente diver gere allontanandosi dal punto radiante: se divergono in tal modo, l'intensità della luce ricevuta da un corpo, « che serve ad illuminarlo , dovrà decrescere in ra gione della distanza dal punto luminoso. Infatti a misura che si allontanano,! fa sci di luce abbracciano un più grande spazio ; la stessa quantità di moto si ap plica ad una più grande superficie: quin di si concepisce che i corpi illuminati IKTKNSITA1. 153 da questi fasci non ponno manifestare Io stesso splendore come se fossero sta ti percossi da fasci più abbondanti di raggi. Si riconosce ancora che a misura che la luce si allontana, deve dividersi sopra superficie che crescono come il qua drato della distanza , e per conseguenza la sua intensità e in ragione inversa dei quadrati di queste distanze; in altri ter mini, se la distanza è ι, la chiarezza sa rà ι ; se la distanza è 3, la chiarezza sa rà — : 5 , sarà — , ec. : da ciò si cono see perchè i corpi sono ora chiarissimi, ora appena visibili, ora del tutto oscuri, almeno per i nostri organi; impercioc ché noi sappiamo che ciò che è oscurità per noi, è certamente chiarezza per al tri occhi fino a certi limiti di cui noi ignoriamo il termine. L'intensità della luce prova una dimi nuzione considerevole per l'assorbimento che ne fanno tutti i mezzi , anche i più diafani, che attraversa, e tutti i corpi, an che i più riflettenti che essa percuote; ο per esprimerci in un modo più esatto re lativamente al sistema delle vibrazioni,si J 54 E D LLA LUCE . è per l'estinzione più ο meno grande del moto che si opera nell'incontro od a tra verso de' corpi. Quindi il iole all'Oriz zonte sembra di una luce meno viva, perché la luce attraversa degli strati d'aria più estesi e più densi; onde noi il possiamo (issare in faccia quando una nebbia si aggiunge alla potrnza estintiva dell'aria ordinaria, ο quando il nostr'oc chio è armato di un vetro che non la scia passare che una porzione dei raggi. Quindi per ciò che riguarda i corpi ri flettenti si può fare l'esperienza che, per mezzo di riflessioni bastantemente ripe tute anche sugli specchi i più lisci , si perviene ben presto a estinguere com pletamente la luce. In tutte queste cir costanze sembra che le molecole dei corpi, tanto in ragione della loro densità , che della loro aggregazione, distruggano una quantità più ο meno grande del moto impresso al fluido etereo: nel modo stesso che si vede il suono annientarsi istanta neamente su certi corpi, e specialmente dopo qualche eco; allo stesso modo che abbiamo veduti i corpi elastici non rim balzare che in parte dopo l'urto. IHTEHSITA'. >.15 L'esperienza or ora citata ci ha fatto vedere che la luce che penetra in una camera oscura per una piccola apertura, forma dei fasci di raggi conici divergenti ; ella ci farà ancora riconoscere che ciascun punto di un corpo luminoso deve essere considerato come un centro di scossa particolare che manda dei raggi in ciascuna direzione nello spazio; imperciocché se si riceve l'immagine di un fascio di luce a una sufficiente distanza dall' apertura , si riconoscerà che questa ha costantemente la forma del corpo luminoso. Ne abbiamo giornalmente la prova sotto gli occhi. Infatti se si esaminano le macchie luminose prodotte dal sole sul terreno attraverso le foglie degli alberi , si troveranno costantemente circolari , mentre che, quando il sole è in parte occultato da un eclisse, queste macchie hanno la forma della 'porzione del suo disco che ci manda la luce. La stessa spcrienza ci fa ancora vedere : in primo luogo, che i corpi ci sembrano coloriti, perchè la luce che ci trasmettono è colorita per sé stessa , poiché lasciando penetrare la luce riflessa d'uno di questi l56 E D LLA LUCE . corpi in luogo di quella del sole, noi la vediamo presentare tutte le variazioni di colore di questo corpo ; e in secondo luo go ci spiega perchè questa immagine ri cevuta di dietro a un piano in cui è pra ticata un1 apertura, è necessariamente ro vesciata. La luce e l'oscurità non sono che stati relativi ai nostri organi. Le cagioni del moto del fluido etereo , che esistono al l'intorno di noi, sono cosi moltiplicate, che il suo riposo è quasi impossibile, e non ha senza dubbio giammai luogo com pletamente: ora s'intende facilmente co me, da che egli è in moto, possa produrre degli effetti calorifici ο luminosi , ο agi re sopra certi organi. Noi siamo dotati della facoltà di percepire gli oggetti, al lorché solamente la luce ha una certa intensità : ma altri esseri viventi pon no avere altri limiti di visibilità. C osì la storia naturale ci offre mille esempi di animali che ponno sopportare una lune più intensa che noi senza esserne punto incomodati , ο che veder ponno con una quantità di luce che cij'lasce rebbe nella massima oscurità. Del resto INÎEBSITA 1 . 157 tutti i fenomeni dell'intensità della luce che potevano spiegarsi senza diffìcoltàcolla teoria dell'emanazione, sono una conseguenza immediata di quella che noi adottiamo, e si spiegano in una maniera assolutamente analoga a quelli del suono , sempre uguali in celerità di trasmissione, ma ineguali in intensità. E siccome le onde sonore non per delle variazioni nella loro lunghezza , né por la durata delle loro vibrazioni, ma per l'ampiezza delle oscillazioni, ci offrono lutti gl'intermediarii fra il suono il più debole e il rumore il più forte, così le onde luminose per mezzo di modificazioni consimili presenteranno tutte le differenze d'intensità immaginabili. S'intende tosto che un tal movimento oscillatorio putrì avere sufficiente energia per agire sopra un organo , mentre la sua azione sarà nulla su di un altro ; nel primo caso il suono sarà inteso, il corpo sarà visibile; nel secondo vi avrà oscurità, silenzio perfetto , per l'essere dotato <li quest'organo. Noi vedremo, nel trattare della causa della rifrazione, che la celerità di trasmissione della luce varia nei diversi FISICA, voi. I\ 11 lÌS DF.t.I.V i,cr.R corpi; ma questa celerità nello spazio è ella direttamente valutabile ? Per moltis simo tempo si è creduto che questa tras missione fosse istantanea, e Galileo ave va così creduto, fondandosi sopra spe rienze analoghe a quelle del suono, nel le quali egli non faceva percorrere alla luce che degli spazii di alcune leghe, di stanze del tutto insufficienti per misurare ■ina celerità che farebbe più volte il gi ro intero della terra in un secondo di tempo. Faceva quindi uopo di prendere gl'intervalli che separano i corpi celesti per accorgersi che la luce impiega un tempo calcolabile per oltrepassarli: Roë· mer, nel l'osservare gli eclissi dei satel liti di Giove, trovojtina differenza di 16 minuti e i/a fra IVepoca in cui noi li osserviamo quando/ la terra è situata fra il sole e questo pi/aneta, e quella al con trario in cui il skle è situato fra noi e Giove, fatta dedizione del tempo che la terra impiega a /passare da una di que ste posizioni a'fll' altra. Era adunque il ritardo di , 6 ' \ φ ohe provenivano dal tempo che la ' L C e aveva impiegato per giungere alla /terra , nel secondo caso CELEKITA1. 15g di più che nel primo, ο per pereorrere il doppio «Iella distanza dalla terra al sole. Sono adunque due volte 33.ooo,ooo di lega percorsi in 16' \β, ο 33,ooo,ooo in 8' ι/4, ciò che forma circa 67,000 le ghe per secondo. Questa celerità della luce è incirca 10,000 volte quella della terra nella sua orbita. Ella è molto evi dente nei fenomeni d'astronomia cono sciuti sotto il nome di'aberrazione. Se si dirige Passe d'un cannocchiale ad una stella, durante il tempo che la luce per correrà la lunghezza dello strumento, la terra che lo trasporta con lei lo sposta della diecimillesima parte di questa lun ghezza, all'incirca un decimo di millime tro per un cannocchiale di un metro, quantità molto grande per degli stru menti nei quali i nostri sensi aiutati con mezzi i più ingegnosi sanno calcolare fino ad un millesimo di millimetro. Il paragone di questo piccolo spostamento colla lunghezza del cannocchiale, dà pu re esattamente la celerità della luce al l'astronomo sedentario, mentre che due stazioni situate all'estremità del globo ]0O DBH.A LUCE. non potrebbero renderla sensibile agli osservatori che vi si fossero trasportati. Conviene però guardarsi di non confondere la progressione della luce coi piccoli movimenti vibratorii dell'etere , che ne sono la cagione. Questi non hanno che una piccolissima estensione. Conviene dunque concepire, come nella teoria del suono, che le vibrazioni passano molto prontamente da una molecola all'altra, e che quindi il moto vibratorio si sposta rapidamente, mentre che le molecole dell'etere alle quali si comunica non sono mosse che pochissimo dalla loro posizione d'equilibrio, e che la riprendono tosto che l'agitazione si è trasmessa a strati alquanto più lontani. ARTICOLO II. Della diffrazione, delle interferenze. Teoria della luce. La teoria di Newton, che considerava la luce come prodottala molecole slanciale in tutti i sensi dai corpi luminosi,ha durato quasi esclusivamente fino a quesli DIFFRAZIONE. l6l ultimi tempi : ma alla fine il gran numero di fenomeni, ch'essa non ispiegava se non col mezzo di supposizioni complicatissime , e d'altre ancora , come sono quelle che formano il soggetto di questo arti-, colo, che erano insolubili per sé stesse, Imnno portato a questa teoria molti colpi mortali. L'abbandono di questa famosa teoria, alla quale si erano applicati dei calcoli e dei ptincipii meccanici molto rimarchevoli, ha posti molti buoni ingegni in una indifferenza troppo grande sulla scelta d'una teoria, e nonostante la storia medesima della scienza ci mostra tutti i vantaggi che ai ponno ricavare da una ipotesi che sia in rapporto coi fatti che debbe spiegare. L'ottica da cento anni era stazionaria colla teoria di Newton. Quando Young , e dopo lui altri fisici illustri hanno richiamata quella di Cartesio e d'Huygens, questa scienza ha più che duplicato il numero dei fatti principali che stabiliscono solidamente le sue basi. Per istudiare teoricamente una scienza d'osservazione, è indispensabile di ridurre i fenomeni al massimo grado di 16a DELLA LUCE. semplicità;prima, perche la rausa «li questi primi fenomeni si lascia più facilmente conoscere , e in seguito , perchè questi fenomeni divengono come tanti elementi già conosciuti che entrano nella spiegazione dei casi più complicati. Nell'ottica , lo studio di ciò che accade allorché la luce è ridotta ad una sorgente unica, ha fatto scuoprire delle particolarità inattese, sulle quali noi dobbiamo insistere, come quelle che hanno rovesciate le idee generalmente ricevute e unicamente professate intorno la cagione della luce. I fenomeni di diffrazione, e A"1 interferenze sono inconciliabili colPemanazione di particelle , mentre che si ponno prevedere e calcolare i più complessi, supponendoli il risultato dei movimenti vibratorii. Sono questi adunque realmente i fondamenti sui quali poggia la trnria, e noi non sapremmo stabilirli con molta solidità. Cominciamo per tanto dall'esaminare le modificazioni della luce, allorché il corpo è ridotto ad un sol punto luminoso, per modo che allora tutti i movi· DIITRAZIOKE. l63 menti vibratori! abbiano il medesimo centro di scuotimento : questo caso è facile da realizzarsi introducendo per una piocola apertura la luce del sole in una stanza chiusa da tutte le parli. I fenomeni che in tal caso si osservano, sono per la maggior parte talmente differenti da quelli che si manifestano ordinariamente con masse diffuse di luce, che si sarebbe tentati a credere d'aver prodotto un caso più complicato, invece d'avere operato una semplificazione, se non si scuoprisse con meraviglia che tutti questi risultati straordinarii non sono un enigma che per coloro che ignorano affatto la teoria delle vibrazioni, di cui sono una deduzione delle più semplici, come questa teoria stessa ne è una conseguenza immediata. La più generale di tutte le osservazioni che somministrano l'ombra e la luce d1 un corpo luminoso ridotto a un sol punto, è una deroga alla legge per la quale la luce si propaga in linea retta. Siccome si può in allora, in mancanza di qualunque altra estranea luce , cogliere la minor derivazione dei l6/i E D LLA LUCE . raggi emanati dal punto luminoso, si scor"ono, indipendentemente dal prin cipal movimento che é rettilineo , come abbiam detto , altri movimenti più de boli penetrare nell'ombra del corpo, ο rigettarsi nella luce elle circonda l'om bra , e rinforzarla così in certe parti. Questi effetti si stabiliscono sempre con formemente alle leggi che deve seguire il moto vibratorio propagato da un fluido ugualmente elastico in tutti i sensi, e su scettibile di manifestare non solo i moti che riceve dilettamente, ma ancora tutte le derivazioni che nascono da una rottura d'equilibrio in un punto qualunque della sua estensione. Tutti i fenomeni che si riferiscono a questi movimenti di sbalzo, e donde risultano nuovi raggi più ο me no distanti dalla direzione dei raggi pri mitivi, sono stati designati col nome di diffrazione da Grimaldi che pel primo li fece conoscere: più tardi Newton adottò quello d'inflessione, che non ha però prevaluto. L'ombra d'un corpo posto in una ca mera oscura, ove la luce non penetra che per una piccolissima apertura, sembra οηπιΐλζιυκΒ. ι65 circondata da due ο tre frange colorate, d'uno splendor maggiore che il restante della luce , e che seguono i contorni di quest'ombra colla più grande esattezza. Consultando il calcolo a questo riguardo, si trova che l'interruzione delle onde luminose nel punto ove incontrano il corpo, danno luogo a dei movimenti clic si slanciano di nuovo verso la luce, e ne aumentano il chiarore nei punti ove si trasferiscono : altri movimenti più de boli penetrano nell'ombra , come noi lo vedremo ben presto. La separazione dei colori che costituisce le frangiò colorale è la conseguenza di ciò che tutti questi colori non sono uguali né in numero , né nell'estensione delle loro vibrazioni, e per conseguenza i movimenti derivati dagli uni e dagli altri non si portano tutti ugualmente alla medesima parte. Le medesime considerazioni ci mostra no i movimenti vibratori'! penetranti nell'ombra con una intensità piccolis sima rispetto a quella della luce di retta , ma pur sensibile in molti ca si. Il più semplice è quello in cui, fa cendo passare la luce di una stella per l66 DELLA LUCE. un'apertura praticata in un corpo opaco ( fig. 27), si scorge che questa luce ricevuta su di un parafuoco , si spande in uno spazio più grande che non è l'apertura, mentre che, pel paralellismo dei raggi venuti dalla stella , se avessero continuato il loro corso in linea retta, avrebbero intercettato sul parafuoco uno spazio precisamente uguale ali 1 apertura per la quale erano passati. Un fenomeno dei più rimarchevoli in questo genere si manifesta ponendo fra il punto luminoso e l'occhio un piccolo parafuoco circolare, p. e. un piccolissimo pezzo d'argento applicato su di una lastra di vetro ben trasparente che gli serva di sostegno. La luce s'inflette talmente attorno l'orlo del piccolo disco ( fìg. 28), per portarsi nel mezzo dell'ombra ove si trova posto l'occhio, che ne risulta esattamente ilo stesso effetto , che se la lastra circolare fosse stata realmente fornita di un foro che trasmettesse dei raggi, e che è impossibile, ad onta di non essere preoccupati da veruna illusione, di richiamare ili dubbio questa testimonianza manifestamente fallace del nostro organo. DIFFRAZIONE. l6j Per ispiegare queste inflessioni New ton aveva inventata la sua Teoria de gli accessi, per la quale egli suppone va le molecole luminose , dopo l'istante della loro partenza, predisposte ad essere attratte ο respinte, riflesse ο trasmesse. Nel sistema dell'emissione si è dunque costretti di riguardare la lune riflessa come respinta, la luce rifratta come attirata ; e per i fenomeni di diffrazione si può dire che è alternativamente re spinta e attratta, mentre che il contra rio avrà luogo modificando qualche cir costanza. C ome immaginare delle azioni cosi opposte,specialmente dopo che si sa che la natura e la grossezza del corpo opaco nulla cangia ai fenomeni di dif frazione , e dopo che si sono distrutte le frange luminose dell'ombra di un cor po intercettandone i raggi da una sola parte? Ma mentre che si prova in modo diretto e irrecusabile che aggiungendo luce a luce non si rende sempre il suo chiarore più intenso, ma si produce so vente oscurità , si può dire che nello stato attuale della scienza i fenomeni di diffrazione , del tutto inesplicabili nel I fig E D LLA LUCE . sistema dell'Omissione, sono al contrario una conseguenza necessaria di quello delle vibrazioni· E infatti si vede chiaramente che l'oscurità , vale a dire la cessazione del movimento , potrà essore prodotta dalla coincidenza di due onde nello stesso luogo; basterà perciò che esse vi giun gano con movimenti d'ordine contrario: ora e su questo principio che poggia tutta la teoria delle interferenze. L'inflessione della luce ci scuopre un'al tra particolarità non meno importante a conoscersi della diffrazione, e che ri sulta da ciò, che la luce penetrando nel l'ombra da due parti de] corpo , ciascun punto di quest'ombra riceve ad un tempo due moti diversi che ponno essere ana loghi ο contrarli nelle loro direzioni , e produrranno un rinforzo di vibrazioni nei punti ne1 quali i loro moti saranno d'accordo, e perciò una più viva luce, men tre che in altri punti nei quali i movi menti contrarli si distruggeranno, si osser verà un riposo completo dell'etere, vale a dire l'oscurità. E difatti, nell'osservare l'ombra d' un capello, si vede manifestarsi una serie DÌFFI\AZ!«i>NE. 'fiç) di frangie splendenti ed oscure, accompa gnate da colori che riempiono tutta l'Om bra del capello, la frangia del mezzo es sendo splendente. Questa risulta dalla luco che penetrando dalle due parti è perve nuta nel mezzo dell'ombra , e che aven do percorso lo stesso cammino da una parte e dall'altra, ha eseguito lo stesso numero di moti alternativi. Alla diritta ed alla sinistra di questa frangia ve ne sono altre due oscure, che risultano da ciò, che per questa il cammino percorso da uno dei raggi essendo più corto, e le alternative della medesima natura non giungendo più ad un tempo sui punti di questa frangia, i movimenti contrarli vi si distruggono. In generale si vede che vi sarà una frangia splendente in quel punto nel quale i moti vibratorii si ac corderanno, e una frangia oscura in quel punto nel quale si contrareranno per la loro direzione in senso opposto. Ma per non trascorrere troppo legger mente sopra queste addizioni edistruziotii di luce di cui Young, al quale sono dovu te e che le ha chiamate interferenze, ha mostrata tut la l'importanza, facendo vedere ' ■ ' : ■ - ' ' . ■ * · ' : ' ■ ' ΙηΟ E D LLA 1.CCF che esse risultano dall'arcordoe dalla di scordanza dei moti vibratorii, nello stesso modo che gli effetti analoghi osservati nel caso dei due suoni che giungono insieme al l'orecchio, noi enuncieremo questo eviden te principio: che se due movimenti deri vanti da un medesimo centro di vibrazione si riscontrano in un punto, dopo di aver eseguito il medesimo numero di moti al ternativi avanti e indietro, si accorde ranno e congiungeranno i loro effetti ; se l'uno ha fatto di più dell'altro, due, t r e , quattro alternative, si accorderanno ancora, poiché al momento che il primo p. e. comincierà un movimento in avanti, l'altro produrrà Io stesso effetto , e lo stesso per tutti i movimenti ; ma se l'uno avendo fatto un certo numero di duplici alternative, l'altro ne fa un numero dispari, il movimento progressivo del primo cor risponderà al moto retrogrado dell'altro e reciprocamente , ciò che produrrà una estinzione di moto per l'opposta loro di rezione. Ora , il numero delle alternati ve essendo in rapporto immediato col cammino percorso da ciascun raggio , si potrà pure enunciare il principio delle UiTF.KFEr.EKZE. IJf interferenze in altro modo, dicendo : rhe due raggi si uniscono quand'hanno per. corso degli spazii die sono uguali oche differiscono di quantità rappresentate dai numeri ι , 2 , 3 , 4 , e c , mentre che si distruggono quando la differenza del cam mino è ■; , 1 j· , 2 ~, 3 i, ec, la quan tità presa per unità essendo ineguale per le diverse specie di raggi dei quali è composta la luce. Lo studio delle frange ha fatto vedere che questa lunghezza delle ondulazioni varia per i colori discernibili ai nostri organi fra 4 e 6 ο η diecimillimctii di millimetro, e perla celerità della luce, si è potuto calcolare che la milionesima parte di un secondo di tempo basta alla produzione di 56<j:ooo ondulazioni : il rosso è prodotto dalle vibrazioni le più lunghe e meno rapide ; il violetto dalle più rapide, che non hanno che 4 dieci millimetri di millimetro. Dopo ciò che si è detto, sarà facile di concepire il singoiar fenomeno d'un foro praticato in uno srcrmaglio opaco, e che in certe posizioni presenta una macchia |Π2 E D LLA LUC E . nera invece di un punto luminoso, offren do cosi il caso contrario dello scermaglio pieno della fig. 28, che sembrava avere un foro. Qui l'occhio, ricevendo dai diversi punti dell'apertura, differenti moti che non hanno tutti percorso lo stesso cam mino, la sua posizione può esser tale che al medesimo istante egli riceva un'u gual somma di moli progressivi e di moti retrogradi che, distruggendosi a vi cenda , produrranno quindi Γ oscurità. In questa sperienza, come in tutti i casi analoghi, si manifestano sempre de.Ue fran ge e degli anelli colorati , nei punti in cui uno de1 colori, dopo le vibrazioni e il cammino percorso, si trova più intenso che gli altri colori che uniti a questo riprodurrebbero il bianco : ma se non s'illuminano gli oggetti che con luce omogenea, vale a dire di un sol colore, le frange saranno alternativamente nere e del colore che si avrà impiegato. Si può verificare direttamente il prin cipio delle interferenze senza impiegare la luce inflessa, facendo riflettere i raggi emanati da uno stesso punto luminoso sopra due specchi leggermente inclinati INTERFERENZE· Ι η"ϊ ( fig. 3 a ) , i quali, facendo quasi la conti nuazione l'uno dell'altro, producono l'in contro dei moti riflessi da ciaschedu no di loro sotto un piccolissimo ango lo. C onsultando la figura, ove i punti dell'etere che hanno il movimento in avanti sono segnati da linee continuate, e quelli che lo hanno retrogrado da li nee punteggiate, si può vedere tosto che vi ha incontro di moto simile come in α, a , e per conseguenza questi punti sono illuminati, mentre che in b, b, accadono dei moti contrarli che danno l'oscurità. La posizione di queste coin cidenze è disturbala se s'interpone sulla direzione di uno dei raggi una lamina trasparente e che rifranga la luce , vale a dire che ritarda la propagazione delle onde luminose. Noi ricorderemo ancora, fralesperienze le più singolari della diffrazione, la pro digiosa dilatazione del fascio di luce che passa fra due lamine fra loro vicinissime ( fìg. 2 9 ) , l'ombra della punta di uno spillo forcuto, e l'ombra di una squa dra ( fig. 3o ) , di cui Grimaldi ha os servate le frange pennacchiate , e che FISICA , voi. I l 12 ,_ί ΠΕΙΛ.Α. LUC E. il principio solo delle interferenze ha potuto spiegare. Tutti questi fenomeni non avrebbero luogo se s'impiegasse un corpo luminoso di grande dimensione invece di un sol punto. Difatti si vede facilmente che ciascuna parte del corpo luminoso , di venuta centro di vibrazione, produrrebbe gli effetti che abbiamo sopra indicati ; ma queste frange oscure e splendenti non essendo situate nello stesso modo per ciascheduno di questi centri, la loro so prapposizione e la loro confusione le fa rebbe sparire interamente, e ricondur rebbe il campo da loro occupato ad una tinta uniforme più ο meno ricca di luce. È per la stessa cagione che le frange si manifestano tanto più lungi dal corpo opaco quanto la luce è più omogenea, poiché in questo caso i lo ro movimenti sono più lungo tempo ana loghi, φ il principio delle interferenze che ci spiega le inflessioni della luce , compie ancora la spiegazione del suo cammino in linea retta, facendoci vedere che fuori di questa direzioue i diversi punti dello INTERFERENZE. Ij5 spazio ricevendo dall'onda luminosa dei moti non concordanti fra loro, non deve sussistere in tai luoghi che una picco lissima quantità di luce, e che per quella che vi penetra , rientra nei fenomeni di diffrazione che or or abbiamo esaminati. I colori delle lamine sonili sono pure effetti bea rimarchevoli rielle interferenze. Qualunque lamina sottile d'un corpo trasparente, come il vetro soffiato, Polio alla superficie dell'acqua, le bolle di sapone , infine anche le sottili lamine d'aria che si trovano fra due lastre di vetro premute Γ una contro l'altra, of frono dei colori molto vivi. Si ottiene un fenomeno più regolare e delle misu re più facili a prendersi con una lente di vetro pochissimo convessa che si pone su di un piano di ghiaccio ben liscio in modo da presentare diverse grossezze ad un tempo nello spazio compreso fra la lente e il piano di ghiaccio. C iascuna di queste grossezze conservandosi la stessa circolarmente intorno al punto di con tatto, produce un anello dello stesso co lore in tutto il suo contorno, e ■ diver si anelli che corrispondono alle diverse l'6 DiiLlA LUCE . grossezze, han fatto sì che s'indichi questo fenomeno col nome d'anelli colorati. Sic come in questa sperienza è facile di ri conoscere la grossezza della sottil lami na d'aria, (T'acqua, ο di qualunque al tro fluido interposto, col calcolo della convessità della lastra, si può determina re esattamente la grossezza estremamente piccola in cui si produce ciascuna tinta. Per avere la spiegazione degli anelli colorati , si rifletterà che zampilla della luce dalla prima superficie della lamina sottile, e che ne zampilla ancora dalla seconda. Queste due quantità giungono all'occhio , con questa differenza che la luce che zampilla dalla seconda superfi cie ha allungato il suo cammino di due volte il tragitto della grossezza della la mina, si vede che i suoi movimenti po tranno non esser d'accordo con quelli della luce che è zampillata dalla prima superficie , e dal loro accordo , ο dalla loro discordanza risulterà per ciascun colore la permanenza ο l'estinzione; que sti effetti non avendo luogo negli stessi punti per ciascun colore, sviluppano per ciò tutti i fenomeni di colorimento dei quali noi abbiamo or ora parlato. AKEt.LI COLOftAf t. I 77 Si è osservalo elio la grossezza della lamina e sempre corrispondente alla lun ghezza delle ondulazioni; si può dunque predire anticipatamente i luoghi nei quali si manifesterà un tal colore , dove sa rà un anello oscuro ο splendente. L'il lustre Newton, al quale si debbono le più belle ricerche sugli anelli colorati, aveva riconosciuta la legge della loro for mazione; ma non le attribuiva alla me desima cagione. Egli ha determinata la grossezza delle lamine d'aria . d'acqua e di vetro per sette ordini d'anelli, facendo un totale di trenta colori ; ma si coni prende che se le sottili lamine non possono manifestarne un più gran numero , que sti roluri non ne sono perciò meno mol tiplicati , ο per meglio dire, realmente in numero indefinito; quindi per la spie gazione di questi fenomeni cosi imba razzanti nella sua teoria,Newton ha im maginati i suoi accessi di facile trasmis sione e di facile riflessione, differenti per ciascun* colore. Noi ritorneremo sul coloramento dèi corpi all'articolo dei colori in generale ; ma v'ha un così gran numero di cast ]n8 DELLA L UC E . che M riferiscono si immediatamente alle interferenze, che egli è impossibile di passarli qui sotto silenzio. Tali sono i colori delle superficie rigate che pro vengono dai raggi riflessi sui due orli del piccolo solco che a quelle venne fatto , e che sono in accordo ο in di 8Cordanza , come nell'esperienza dei due specchi ( fig. 32 ). Tali sono ancora i co lori della madreperla , e quelli dell'eli tre di molti insetti, la di cui impronta presa con della cera nera riproduce i colori così bene come la forma. La natura è industriosa a produrre i più belli ef fetti colla piìi semplice causa: così le gradazioni infinitamente splendenti e va riate dei petali dei fiori, i colori vario pinti delle penne d'un gran numero di uccelli, delle squame di molti pesci , delle conchiglie, d'una moltitudine di molluschi , e senza dubbio molti altri fe nomeni di colorimento , sono prodotti dalla semplice differenza della grossezza della picciol pellicola che gì'involge. Si vede pure che quando i fiori si svilup pano e si appassiscono, quando gli animali passano dalla fresca età all'adulta υ alla ANELLI C0L0IUTI. 1 Jf) vecchiezza, ο non sono più nella stagio ne degli amori, succedersi i colori che corrispondono a un aumento ο a una diminuzione di grossezza, ciò che ac cade sicuramente in questa pellicola in, tegumentale, cagione di tutti questi ef fetti. Dopo lutto ciò che abbiamo esposto sarà facile il foimarsi un'idea chiara e abbastanza completa della teoria intera della luce. Noi abbiamo veduto, nel trat tare dell'acustica, che nei mezzi di unifor me densità tutti i suoni, qualunque sia la loro natura ed energia, si propagano colla stessa celerità, e che perciò la loro intensi tà dipende dall'ampiezza delle oscillazioni, e non dalla loro celerità di trasmissione. Abbiamo veduto ugualmente che la natu ra dei suoni, vale a dire il tono, dipende dalla successione più ο meno rapida delle vibrazioni, successione che non cangia niente la celerilà di propagazione del suono attraverso i differenti mezzi, ed è una conseguenza della lunghezza delle ondulazioni. Noi sappiamo inoltre, e ciò risulta pure dalla natura de1 movimenti iRo ηκι.Γ.Λ LUCE vibratori! clii· sono prodotti dalle con densazioni e rarefazioni alternative , rlie ogni qualvolta due ο più onde sonore per vengono a un medesimo punto, si con giungono allorché in quell'istante i loro moti si fanno nello stesso senso , e al contrario si distruggono, si neutralizzano in tutto ο in parte quando il movimento loro si fa in senso opposto Si ponno ve dere gli stessi effetti allorquando si getta una pietra nell'acqua: in quei luoghi nei quali gruppi di onde press'a poco ugua li s'incrocicchiano, l'acqua rimane immo llile , mentre che nei luoghi nei quali coincidono, le onde si rinforzano. Que sti principii, che il calcolo prova essere inerenti ai mezzi omogenei ai quali si comunica il moto d'oscillazione, s'appli cano interamente ai fenomeni della luce, e servono a spiegarli con una semplicità meravigliosa. Si deve credere, e questa supposizione pare molto naturale, che i corpi lumi nosi, sia per incandescenza, sia per qua lunque altra modificazione, in virtù delle cagioni che ci sono incognite,ma che sono forse analoghe alle correnti elettric he che ΤΕΟηΐΛ. ι8'ι noi abbiamo veduto produrre Ια luco e il calore, imprimono all'etere, che noi ammettiamo dominare lo spazio e tutti i corpi, delle vibrazioni di qualunque na tura. Un mezzo elastico, come è l'etere, non può eseguire delle vibrazioni d'inc gual celerità , senza che le ondulazioni che ne risultano cangino di lunghezza; ma queste modificazioni non ne appor tano alcuna nella velocità di trasporto • del movimento, le oscillazioni essendo più rapide, ma anche più corte nello stesso rapporto: la sola differenza adun que che gli urti della molecola incande scente, nello stesso intervallo di tempo, sono più moltiplicati, dal che risultano im ( pressioni diverse. Qualunque sia la ce lerità delle vibrazioni, esse si propagano attorno il centro ili scuotimento in tutti i sensi, in linea retta, in un modo egua le e senza cambiar di natura, purché il mezzo rimanga omogeneo. Quindi vediamo che un corpo diviene luminoso, allorché egli imprime all'etere delle oscillazioni di ogni celerità, e che forma per conseguenza delle ondulazioni di qualunque lunghezza , come si p°»»° l8a E D LLA LUCE . immaginare osservando la figura 3i. Que ste variazioni si succedono così rapida mente, che ciascuna di loro non può pro durre un'impressione ; la sensazione sarà dunque il risultato del loro effetto com posto , e non si valuterà né il loro ac cordo , né la loro discordanza , né i co lori, vale a dire la lunghezza dell'ondula zione: la luce sembrerà bianca, accom pagnata da effetti calorifici e chimici e senza interferenze sensibili. Ma se con un mezzo qualunque noi separiamo que sti effetti parziali , e li costringiamo a continuare per un tempo calcolabile, po tremo in allora giudicare della lunghezza delle onde, e dei punti ne' quali il moto vibratorio ha luogo in avanti ο in indietro. In questo caso, come le vibrazioni più 0 meno vive dei corpi sonori, trasmesse al nostro orecchio, ci danno la sensazione dei differenti toni , cosi le onde com prese fra i limiti , che sono apprezzabili dai nostri organi, e che noi abbiamo as segnati, produrranno in noi, secondo la loro lunghezza , la sensazione di tutti i colori. Le onde la cui estensione eccede 6 a 7 diecimillimetri di millimetro, sono TEORIA. l83 per noi invisibili, ma manifestano la loro presenza per mezzo d'azioni calorifirlie; quelle la cui lunghezza è minore di 4 diecimillesimi di millimetro, e delle quali noi ignoriamo ugualmente i limiti, sono pure insensibili pel nostro organo della vista, ma esercitano qualche azione chimica. Tali sono i fenomeni che presenta il corso della luce ; tutti comprovati dall'esperienza, sono tante conseguenze necessarie dell'esistenza d'un etere messa in moto vibratorio ; vedremo in seguito esser lo stesso dei fenomeni di riflessione , di rifrazione e di colorimento. La teoria di Newton li aveva lasciati sparsi e incompleti; quella di Huygens, riprodotta da Young e così perfezionata da Fresnel , ha il vantaggio, riunendo tutli i fatti, di formarne un corpo di dottrina, e sottoponendosi a tutte le sperienze, di poterne anticipatamente predire e caN colare i risultati; quivi, come nell'elettricità, il perfezionamento della teoria permette , ila che ella è esposta, di scegliere, per ispiegarla, uno qualunque dei fenomeni che òlla comprende. 18^ BELLA ΙΛ>Πϋ. ARTICOLO III. Della riflessione della luce. Allorquando la luce viene a percuo tere la superficie dei corpi, ancorché li quidi, ο fluidi aeriformi, ella si riflette sempre più ο meno, comVUa vi si estingue sempre in parte anche alla superfìcie dei corpi che meglio la rimandano. Fri i cor pi riflettenti, gli uni disperdono la luce, rimandandone certe porzioni, e ritenen done le altre, per lo più in un modo costante; questi sono i corpi colorati: gli altri, che diconsi specialmente rijletlenli, rimandano la luce essi pure più ο meno abbondantemente, ma con regolarità, vale a dire che non cangiano in modo alcu no la natura delle ondulazioni dei corpi e non fanno che diminuire l'intensità dei loro moti, e per conseguenza il chiarore della luce. I riflettenti più perfetti sono i liquidi non colorati, come l'acqua, l'al cool, il mercurio, e la maggior parte dei metalli, dei vetri e dei cristalli. La prima condizione, alla quale con RIFLKSSIOKE. l85 viene soddisfare per ottenere una riflessione regolare, si è che i corpi che debbono rimandare un' immagine distinta del punto luminoso abbiano la loro superficie ben liscia: ma con tutto ciò vi rimarranno sempre delle seabrezze che per la luce saranno grandissime) e quella è una delle difficoltà principali che incontra la dottrina dell'emissione, difficoltà che sparisce del tutto in quella delle ondulazioni. In falli non è la riflessione in sé stessa difficile a concepirsi: nell'una e nell'altra ipotesi, dopo la perfetta elasticità delle molecole luminose e l'enorme differenza che si deve supporre esistere fra le molecole dell'etere e quelle dei corpi, la riflessione debbe essere molto considerevole; il difficile si è di spiegare come sopra superficie così scabre la riflessione sia nulladimeno così regolare, e faccia costantemente l'angolo d'incidenza uguale alt1 angolo di riflessione. Nella teoria d'Huygens basta che le asprezze che costituiscono il pulimento imperfetto del corpo riflettente siano poste a distanze minori che la lunghezza delle ondulazioni: poiché in 185 E D LLA LUCE . allora tutto succederà press'a poco come se il pulimento fosse perfetto. Indipen dentemente da qualunque ipotesi, l'espe rienza prova che nella riflessione della luce l'angolo d'incidenza è uguale all'an golo di riflessione; la teoria delle vibra zioni si presta in una maniera sempli cissima alla spiegazione di questa legge. Infatti (.fig· S3) il movimento che giunge alla superficie A Β mette i punti Ρ Ρ' Ρ " in vibrazione luminosa, che si propaga in seguito in tutti i sensi attorno di que sti punti. Resta da esaminare in qua! di rezione questi moti possali sussistere. Se si prendono al di sopra della superficie riflettente i punti R B / R " posti come lo sono al disotto I l ' I " ove sarebbe perve nuto direttamente il moto vibratorio, si vede che il cammino percorso è esatta mente lo stesso in ambedue i casi : ora senza l'incontro dell' ostacolo riflettente la luce si sarebbe propagata in linea ret ta verso Ι Γ I": dunque, essendo tutte le circostanze uguali per i moti che hanno luogo al di sopra di AB, la luce riflessa si propagherà nello stesso modo verso il R' R". Non conviene però dimenticare niFiEssiosE. 187 anche in questo caso, come nella trasmissione in linea retta , che vi ha sempre, verso V orlo del fascio luminoso, un.i piccolissima porzione di movimenti che sussistono fuori della stretta direïione indicata dalla legge, sfuggendo alle interferenze che non potino distruggere completamente qualunque derivata vibrazione, vale a dire qualunque raggio obbliquo alla direzion e del moto principale. Si è veduto che la luce riflessa fa colla superficie riflettente l'angolo di riflessione uguale all'angolo d'incidenza. E per questo che per analizzare i fenomeni della riflessione, non si deve già scegliere il raggio perpendicolare , imperciocché questo deve essere rimandato nella stessa direzione del raggio incidente e confondersi con lui ; ma farà d'uopo osservare uno di quelli che cadono obbliquamente sulla superfìcie riflettente. Se noi facciamo questa sperienza in una camera oscura per meglio valutarne i risultati, noi ravviseremo allora i fenomeni seguenti : *i raggi che giungeranno alla superficie di una lastra di retro, a malgrado della sua |Sg DELLA LUCE. trasparenza, saranno in parte riflessi, e proietteranno l'immagine del corpo luminnso in una posizione che sarà ilipfndente dall'obbliquità di questa lastra ; l'osservatore, situalo in questa direzione, vedrà il corpo luminoso molto splendente : questo corpo gli sembrerà posto dalla parte opposta della lastra eli vetro, precisamente nella direzione del raggio riflesso, e se egli può giudicare delle distanze, a quella ove dcbb'essere in ragione della lunghez«a del raggio riflesso. Da un'altra parte, il punto della superficie riflettente in cui cadono i raggi del corpo luminoso diverrà visibile in tutte le direzioni, ma con una intensità molto debole, se si paragona a quella dell'immagine riflessa regolarmente : ciò non è di fatto che il risultato della dispersione d'una porzione di luce operata indifferentemente in tutti i sensi, come se il corpo non fosse stato liscio. In fine un' altra parte di luce incidente penetra nel vetro: giunto alla seconda superficie, se ne riflette una piccola quantità, come alla prima superficie , la rimanente pas»u senz.1 riflettersi. Se noi sostituiremo a ìjj M li A <| .·,] BIFLESS10KE. 189 al vetro una superGcie metallica non trasparente, osserveremo dei fenomeni analoghi, vale a dire, che una parte della luce incidente sarà riflessa regolarmente, un'altra parte dispersa, e infine una terza parie non più trasmessa , ma a»· sorbita , estinta ; ciò che noi potremo ri conoscere coiraiuto dei mezzi fotometrici, vale a dire, che misurano Γ intensità della luce , mediante i quali noi indiche remo altronde qualche tentativo dei mo derni fisici. Questa analisi del corso della luce e della legge che segue allorché percuote una superficie piana, basta per ispiegare (giacché vi si ponno riferire scomponen doli') tutti i fenomeni anche i più com plicati che presenta la riflessione della luce sia in certe particolari circostanze, sia sopra superficie di diverse forme. Quin di volgendo gli occhi alla figura 34, si riconoscerà che gli oggetti veduti per riflessione in uno specchio piano come i vetri , debbono conservare le loro forme, le loro dimensioni , i loro colo ri , e apparire dietro il vetro cosi lon tani come lo sono realmente nel davan FISICA, voi. 11. >3 loo E D LIA LUCE . ti· si riconoscerà pure ( Gg. 35) il per chè "li ° g g e t l ' veduti nell'acqua per ri flessione sembrano rovesciati. Un'analisi consimile del corso dei raggi ci farà ij prevedere i fenomeni clic presentano gli '1 specchi curvi ο sferici di qualunque gè ■« nere; imperciocché ciascun punto d'una superficie curva qualunque può essere considerato come un piano posto nella direzione della tangente di questo pun t o , e per conseguenza i raggi vi si deb bono riflettere facendo l'angolo d'inci denza uguale a quello di riflessione. Quin di, sopra uno specchio concavo (fig. 36), i raggi pervenuti da un punto lontanis simo S , per modo che si posson ri guardare come paralelli, debbonsi ri flettere sullo specchio in modo tale da concorrere tutti in un medesimo punto F, che si chiama il foco. Un tal foco si trova , in questo caso, posto precisamente ad una distanza uguale dalla superfìcie e dal centro dello specchio, e si chiama fòco principale, per distinguerlo dai fo chi ove si riuniscono i raggi non paralel li ; questo è dotato della proprietà di riunire tutti i raggi paralelli che cadono RIFLESSÏÛNIS. Igf sullo specchio , e per conseguenza forni sce un'immagine del punto luminoso mollo più intensa che colla visione di· retta. Concentrando in tal modo i raggi solari nel foco di grandi specchiai è pervenuti a fondere i metalli i più resistenti; in una parola , a ottenere una temperatura molto più elevata che col mezzo dei no stri forni i più energici. Il foco princi pale è dotato ancora di quest'altra pro prietà, conseguenza della prima, di ren dere paralelli i raggi che ne emanano, del che si approfitta nella costruzione de1 .fari, apparato destinato a proiettare a grandi distanze in mare un fascio di vi va luce, a fine di prevenire i naviganti della vicinanza delle coste, ο di altri in contri dannosi, e far ad essi conoscere la loro posizione durante la notte. Si forma nei fochi degli specchi con cavi un'immagine la quale è importan tissimo di conoscere per la costruzione degli strumenti d'ottica. Ella è rovescia ta , come si vede nella fig. 3y, a cagione dell' incrocicchiamento dei raggi ; quelli che giungono dalla parte superiore del )M E D LLA LUCB. l'oggetto si riflettono alla parte inferiore dell'immagine , e reciprocamente. Quanto agli specchi confessi, sui quali cadono i raggi paralclli, si vede (fig. 38) che li disperdono come se emanassero da un foco principale F. Si ponno fa cilmente riferire a questi fenomeni tutti quelli che presentano tutte le altre qua lità di specchi ; è quindi superfluo che noi ci arrestiamo su di ciò. C i restereb bero ad indicare le applicazioni che si sono fatte delle loro proprietà per av vicinare , ingrandire e rischiarare gli og getti, ma esse sono complicale cogli ef fetti delle lenti trasparenti ; quindi la spiegazione dei telescopi, dei microsco pi ed altri stromenti d'ottica troverà me glio il suo luogo dopo lo studio della ri frazione. Ma prima di lasciare questo argomen to, noi dobbiamo far menzione di quai» che fenomeno importante della rifles sione ; come sarebbe quello che presen tano i vetri paralclli ο poco inclinati. Si sa che i primi moltiplicano gli og getti , per cosi dire, all'infinito; la ra gione a'è chiara, ed è perche l'immagine Γ. INAZIONE. Ιgì riflessa in ciascun vetro diviene per l'al tro un oggetto principale, ed è per con seguenza riflessa come lo sarebbe un og getto reale posto alla medesima distanza di dietro allo specchio; Io stesso avviene per questa seconda immagine, e cosi di seguito ; si vede però che l'intensità di queste immagini va continuamente de crescendo. Ecco adunque altri fenomeni singolari della riflessione: uno si può ve dere tutto intiero in uno specchio che non abbia che la metà dell'altezza del l'osservatore , come lo indica la fig. 34, In uno specchio inclinato a $3 gradi , gli oggetti orizzontali sembrano vertica li , e gli oggetti verticali sembrano oriz zontali. ARTICOLO IV. Della rifrazione della luce. Noi abbiamo or or esaminato ciò che accade alla porzione di luce incidente che si riflette alla superficie dei corpi; seguitiamo ora quella che sfugge alla ri flessione e penetra nell'interno de' cor pi. Ogni qua! volta un raggio di luce jg^ E D LLA LCCE . passa obbliquamente da un mozzo in un altro di natura ο densità differente, prova una deviazione dalla direzione in linea retta che percorre ; questo è quel fe nomeno che chiamasi rifrazione della luce. Noi sappiamo già che i differenti mezzi , modificando la celerità e per conseguenza la lunghezza delle ondula zioni luminose, sono la cagione di que sta deviazione dei raggi, la quale ha luogo coll'avvicinarli alla perpendicolare allorché passano da un mezzo più raro in un più denso , e al contrario allon tanandoli allorché passano da un mezzo più denso in uno più raro. Questa deviazione ο rifrazione della luce è stabilita da mille sperienze incon trastabili, molte delle quali si ponno ri petere ad ogni momenlo; quindi un ba stone immerso obbliquamente nell'ac qua sembra troncato, perchè i raggi che emanano dalla parte immersa sono rav vicinati alla perpendicolare. Ponendo una piccol moneta in un vaso a pareti opa che (fig. 4 ° ) j s ' è sorpresi di non ve derla finché questo vaso non contiene che aria, mentre che apparisce visibile ΕΙΤΒΑΖΙΟΚΐ. 19·' quando si riempie d'acqua ; in quest'ul timo caso i raggi invece di seguire la li nea S Ο' sono inflessi secondo C V O. Questa sperienza prova quindi che la luce nel passare dall'acqua nell'aria è allontanata dalla normale. Questi fenomeni ci fanno riconoscere che la luce , finché percorre uno spazio di densità e di natura omogenea, segue una linea retta, ma che ella devia dalla sua direzione primitiva per avvicinarsi ο allontanarsi alla perpendicolare, allori che passa da un mezzo all'altro. I New toniani hanno sempre spiegata la rifra zione della luce colla supposizione di una forza attiva esercitata sulle molecole lu minose dalle sostanze nelle quali esse penetrano, forza che varierehbe in ragione della densità ed anche della natura del corpo. Nella teoria che s'innalza sulle rovine della Newtoniana, la rifrazione è il risultato della diminuzione di celerità che prova la luce nel passare in un mezzo più denso. Per rendere teoricamente ragione della rifrazione, noi osserveremo che, confor memente a ciò cheè stato stabilito nel lg(5 E D LLA LUCE . l'acustica in riguardo al moto vibrato rio trasmesso in un mezzo qualunque, la rapidità di trasmissione di questo moto è tanto più piccola , quanto il mezzo è più denso e meno elastico; ora, un corpo diafano rifrangente può assomi gliarsi a un mezzo più denso ο meno elastico che l'etere ο il vóto, sia perchè le molecole del corpo, vibrando con quelle dell'etere, formino un mezzo composto più denso in virtù dell'eccesso di den sità delle molecole del corpo sopra quelle della porzione di etere che spostano, sia f i n virtù dell'ostacolo che la presenza di •queste molecole oppone al moto dell'e t e r e , ciò che assomiglierebbe questo flui do impedito ne' suoi moli a un fluido meno clastico. C omunque però sia, tutto indica nella celerità della luce una di minuzione manifesta,quando ella penetra i mezzi le cui molecole sono più ravvici nate; quindi nella fig. 39, «i vede che i raggi S S' S" , i quali senza l'incontro del mezzo rifrangente, continuando il loro moto, andrebbero da Ρ Ρ ' Ρ " in I I' I " in un dato tempo, si avvicineranno alla perpendicolare Ρ Ζ, e più non percorre MFBAZIONS. t<)7 ranno nello stesso tempo che degli spa zii rispettivamente minori arrivando in R R' R". La deviazione prodotta dalla rifrazio ne è la stessa, ma in senso contrario, all'entrata e all'uscita d'un mezzo rifran gente a superficie paralelle, per modo che dopo averlo attraversato, i raggi se guono la stessa direzione : è per questa cagione che gli oggetti non sono spo stati quando sono veduti attraverso dei vetri. Non è però così quando le due superficie non sono paralelle, ciò che in generale s'indica col nome di mezzo prismatico, le facce d'entrata e di usci ta essendo allora inclinate come la fac cia d'un prisma. L'effetto d'un tal cor po rifrangente, di vetro ο di acqua, è di deviare i raggi verso la base del prisma opposta all'angolo acuto. Questa proprietà somministra la spiegazione di tutti ι fe nomeni della riunione ο della dispersio ne della luce col mezzo delle lenii ο dei vetri di qualunque forma; fenomeni che d'altronde si avvicinano molto a quel li degli specchi riflettenti , ciò che e» permetterà di passar di volo eopra la I nS E D LLA LUCE . loro spiegazione. Le figure ί\·ί a 47 rap presentano tutte le varie specie di len t i , i nomi delle quali sono tratti dalle lor forme; ma per intendere gli effetti di tutte basterà parlare delle lenti con vesse e concave. La prima di queste (fig. 4 ^ rende paralelli i raggi che ema nano dal suo foco, riunisce in questo foco principale i raggi paralelli , e in altri fochi quelli che fanno un angolo sensibile pervenendo alla sua superficie, poiché una lente convessa altra cosa non è che un complesso d'un numero infini to di prismi la cui base è rivolta ver so il mezzo della lente , e la cui forza diminuisce a misura che si va verso il centro. La lente concava (fig. 47 ) agisce in senso contrario della precedente, per chè i prismi vi sono rivolti in senso contrario. I vetri di qualunque altra forma partecipano più ο meno delle pro prietà di questi, secondo che si avvici nano ο si allontanano dalla convessità ο dalla concavità; ed è su questo princi pio che poggia la costruzione dell'occhio, non che della maggior parte degli stro uienti d ottica. · •ma>»i^':iiirmvt^>vWK RIFR47.IOHE. 199 Nel passare da un mezzo in un altro, e sopra tutto attraverso di un prisma la cui forza rifrangente è molto considere vole , la luce bianca è decomposta, e alla sua uscita il fascio di luce presenta un'immagine allungata e di differenti co lori , immagine che noi studieremo fra poco. Se questo effetto non è sempre visibile , si è perchè la rifrazione è po co considerabile , ed i raggi di diverso colore, troppo poco allontanati gli uni dagli altri, continuano a soprapporsi e lasciano cosi la luce bianca. Le lenti potendo essere considerate come un com plesso di tanti prismi , produrranno la stessa dispersione di luce ogni qual volta la devieranno molto dalla sua direzio ne , dal che si vede che Γ immagine che rappresenteranno sarà confusa e co lorita. Newton aveva creduto questo vi zio irrimediabile ; ma Dollond, ottico inglese, avendo riconosciuto che certe sostanze, con una forza rifrangente ine guale disperdevano egualmente la luce, concepì la possibilità di rifrangere i raggi per ottenere delle immagini , senza per tanto separare i colori. Tale è l'acroma a o o E D LLA LUCE . tismo, e il principio sul quale è fondata la costruzione delle lenti, ο piuttosto dei vetri acromatici, nei quali si stabilisce ordinariamente la compensazione per la riunione del vetro comune ο crownglass con il cristallo nel quale entra il piombo, che dicesi flintglass. Lo studio della facoltà rifrangente di diverse sostanze ha mostrato che è molto variabile, e in ragione della densità, so lamente nei mezzi omogenei ; poiché la natura chimica le modifica potentemente. Quindi la facoltà rifrangente dell'alcool, dell'olio è più forte di quella dell'acqua, ad onta che la loro densità sia minore. In generale si osserva che la rifrazione è fortissima nei corpi combustibili; per mezzo di questa osservazione 1' illustre Newton annunciò che il diamante e l'ac qua di cui la forza t'infrangente è consi derabile, contenevano delle sostanze in fiammabili, ciò che la chimica ha veri ficato decomponendoli; ma s'ignora an cora qual sia la cagione di questo indi zio d'analogia ; prova però quanto l'os servazione la più indiretta in apparen za , fra le mani di un uomo di genio RIMATORE. 301 possa condurre a delle conseguenze lontane e inaspettate. Uno de1 fenomeni naturali d'ottica più «ingoiare si é Varco baleno: esso é prodotto dalle riflessioni e dalle rifrazioni che le gocce d'acqua operano sulla luce. Egli è inutile di descrivere in quali cirrostanze questo fenomeno si produce; ciascuno ha potuto osservare che ciò avviene quando piove , che l'arco dove esser opposto diametralmente al sole cl'osser' vatore posto fra i due ; un getto d'acqua produce lo stesso effetto. I raggi del sole penetrando attraverso le gocce di acqua, vi provano, come lo mostra la figura 5o, molte rifrazioni e molte riflessioni. Ne risulta che potranno giungere in differenti punti O, O', O", 0'"; ma a cagione delle rifrazioni vi perverranno disseminati, e per conseguenza colorati. Queste riflessioni e queste rifrazioni ponilo continuarsi all'infinito, e quindi più archi potranno apparire l'uno al di sopra dell'altro, ma andranno continuamente diminuendo d'intensità , poiché una porzione di luce si disperde in ciaecuiia riflessione, e nelle diverse situa· 202 E D LLA LUCB. •zioni , giacché i raggi che ne daranno Γ immagine non avranno seguita la stessa direzione. D'ordinario non si vedono che due archi baleni, l'uno interno più splen dente, poiché i raggi non hanno sofferta che una riflessione , e nel quale i raggi rossi sono al di fuori; l'altro più debo l e , e nel quale il raggio rosso è al di dentro. La figura addita la strada tenuta dai raggi nei globettì, e mostra le ri frazioni che vi provano. Il calcolo fa vedere che non vi sono , per i raggi di ciascun colore , che quelli che attraver sano in un certo modo le gocce d'ac qua , che possano convenevolmente giun gere all'osservatore, e che tutti gli altri sono perduti per lui. La rifrazione semplice, e la rifrazione variabile che ha luogo nei mezzi di den sità ineguale com'è l'aria, in cui i raggi sono continuamente inflessj., in modo che seguono una linea curva, sommini strano pure la spiegazione di molt' fe nomeni curiosi. Il crepuscolo , l'appia namento degli astri all'orizzonte, il loro apparire, come quello d' un vascello, al lorché sono realmente ancora sotto Γο niFIUZIOKE. 3o3 rizzonte (fig. 48)1 l'esagerata valutazione dell'altezza dei corpi , sono fenomeni ili semplice rifrazione. Quello del mirage, che si presenta in molte circostanze, ma specialmente nelle pianure sabbiose e aride, come son quelle dell1 I n i t i o , allorché sono colpite dai raggi del sole, è il prodotto della rifrazione differente, operata dagli strati d'aria d'inegual densità. Questo fenomeno, descritto e spiegato da Monge, non ha luogo che nelle ore nelle quali il sole ha fortemente riscaldato il suolo, e per conseguenza dilatato lo strato d'aria che vi è sovrapposto. Gli oggetti lontani sembrano interamente circondati d'acqua ; e di fatto, eglino sono veduti attraverso del raggio rimandato direttamente all'occhio dell'osservatore, e appariscono nella loro vera posizione; ma i raggi diretti verso il suolo penetrando tosto in uno strato d'aria meno denso, vi sono rifratti nell'allontanarsi dalla terra, in modo che potranno ancora giungere all'osservatore per una tale strada ; e cosi l'osservatore vedrà una seconda immagine dell'oggetto, ma sembrerà rovesciata e circondata dall'ira- 2θΛ E D LLA LUCE . marine rifratta del ciclo , ciò che per fettamente imiterà la riflessione degli o<""ctti alla superficie dell'acqua. Il dot tore Wollaston ha posta fuori di dubbio questa spiegazione, col produrre il feno meno sopra barre di ferro fortemente ri scaldate, ο facendo passare un raggio in un miscuglio di liquidi di densità va riabile. ARTICOLO V. Del colorimento. Non è bastato alla natura d'avere variato in mille maniere l'aspetto di un medesi mo oggetto per la diversa quantità di lu ce che ammette ο rimanda, quantità che costituisce lo splendore ο il colore dei cor pi, che sola basterebbe a distinguerli fra loro; la stessa natura produce ancora ef fetti più meravigliosi col medesimo fa scio di luce, e ci mostrerà, nella luce stessa che li rischiara, i colori dei quali si serve per dipingerli. Prima però di andare più oltre, noi av vertiremo un errore di fatto ο di linguaggio che di frequente si commclte. Il bianco, COLOnlMEKTO. 2θ5 il mro, il grìgio, sono comunemente ri guardali come colori: il primo non è frattanto che Juce senza colore affatto ( che esce dagli oggetti illuminati : il se condo risulta dalla mancanza di ogni lu ce, allorché il corpo illuminato non può rimandare alcun raggio; finalmente il gri gio offre il caso intermedio, quello cioè d : un corpo che non rimanda che una parte di luce che riceve, come quando si mescola una polvere nera con una bianca: imperciocché, siccome ha fatto Newton, illuminando fortemente un tal miscuglio, sembrerà alla vista d'un bianco molto lucente. Si commette ancora un altro er rore col chiamar bianchi i corpi tra sparenti, come l'acqua , il diamante , che realmente sono senza colore. Al cele bre fisico sunnominato noi siamo de bitori delle più belle sperienze su i co lori. Avendo introdotta la luce del sole in una camera oscura , passando per un prisma di vetro, si rifranse il fascio bian co dei raggi di quest'astro, e li gettò lun gi dal punto che andavano a percuotere prima dell'interposizione del prisma. Il lascio, che prima era circolare , si dilatò FISICA, voi. II . >4 2 0 g E D LLA LUCE . nel senso della rifraiione (fig 4&) e for mò invece d'un 1 immagine rotonda del sole una fascia allungata nella quale si mostravano un'infinità di colori, e alla quale si è dato il nome di spettro solare. Newton stabili per questo che la luce bianca del sole contiene in sé stessa una infinità di raggi di natura diversa, tutti inegualmente refrangibili, e che per con seguenza non essendo ugualmente devia ti, si mostravano isolati nella fascia co lorata : nell'esaminar la serie di questi colori, egli credè che fosse sufficiente di distinguerne sette, che a partire dai rag gi i più rifrangibili sono i seguenti: vio letto, indaco, bleu, verde, giallo, lanciato, rosso. Neil1 esaminarli relativamente alla facoltà illuminante, si trova che i raggi medii, il verde e il giallo, illuminano di più degli altri. Quindi i caratteri di un libro posto nella luce del color verde , sono veduti più da lontano che se rice vessero il rosso, il violetto, ο il bleu. I fisici che sono succeduti a Newton hanno esaminato più attentamente anco ra i raggi dello spettro. Hanno misurata la lunghezza d'ondulazione di ciascun co coLoniMBDTO. ao7 lore, e, come noi l'abbiamo di già indi cato, il raggio rosso si β trovato avere la più grande, e il violetto la più piccola. Si è ancora determinata la facoltà calori fica dello spettro, vale a dire la distribu zione di questo calore che va di pari passo colla luce, e si è trovato che la maggior quantità si trasferiva verso il rosso, ed anche al di là nello spazio oscuro, fuori dei raggi estremi di questo colore, per modo che i raggi calorifici sono nello stesso tempo invisibili e.meno refrangi bili di qualunque aliro raggio luminoso. Lo spettro, all'estremità che occupa il violetto, offre un'altra proprietà rimarche vole 5 ed è di produrre su i reattivi chi mici esposti alla sua influenza, degli ef fetti molto più manifesti che le altre parti di questo singolare complesso di colori Quindi si sa che il muriate d'argento' che è bianco, diventa nero esposto alla luce. Se si pongono diversi pezzetti dv questa sostanza nei diversi colori dello spettro, si vedrà con sorpresa cangiare subito di colore in ogn'altro raggio, fuor che nel violetto. Un raggio di luce bian ca infiamma con istrepito un miscuglio « * ■ ■ 2o8 DELLA LUCE. a parti uguali di cloro e d'idrogeno attraverso del quale si dirige. Lo stesso avverrà col raggio violetto, ma non col rosso, situato alla parte opposta dello spettro, e del quale la lunghezza d' ondulazione è quasi doppia. Noi ritorneremo, nelle considerazioni generali, sull'influenza che può qui avere la lunghezza delle onde. Si concepirà facilmente come tutti questi colori possono riscontrarsi nello stesso raggio, nel riflettere che basta una sensazione ripetuta a ciascun decimo di secondo per produrre sopra i nostri organi l'effetto d'una azione continua; quindi noi avremmo la sensazione costante di un colore che ci trasmettesse una sola vibrazione per ciascun intervallo di un decimo di secondo: ora la luce durante questo tempo percorre 6700 leghe; le vibrazioni potrebbero dunque succedersi a questa enorme distanza; e siccome la lunghezza di ciascuna delle onde è di circa un mezzo millimetro di millimetro, non v'ha difficoltà di porre sul passaggio di un raggio un gran numero di sistemi di onde di diverse lunghezze d'ondulazione, COLOR IMBUTO. 20() che corrisponderanno, come l'abbiam det to, ai diversi colori. Del resto l'esperien za del prisma permette di operare tanto per via di sintesi, come per via d'anali si, e nel riunire col mezzo di una gran lente i diversi colori separati si ricom pone la luce bianca. La medesima dispo sizione permette d' ottenere nel modo il più comodo il miscuglio dei diversi co lori: si vede che basta perciò d'intercet tare quelli che si vogliono escludere dal la riunione che si fa al foco della lente. Newton, nel misurare gli spazii che oc cupano sullo spettro i diversi colori, ri conobbe che erano press'a poco rappre sentati dai numeri che , nella scala j riempiono l'intervallo fra il numero ι corrispondente al suono fondamentale, e il numero 2 che corrisponde all' ottava. Questi medesimi numeri, che esprimono gl'intervalli dei suoni, indicano sulla lun ghezza dello spettro , presa per unità , i punti di separazione dei colori: ma l'a nalogia di Newton non ha luogo che per il vetro, ed anche per una specie di ve tro particolare; imperocché il flintglass, ο cristallo, si allontana molto da questa 5jo net Là L U CE . regola. Non dovrà dimenticarsi frattanto il gravicerabalo occularc del P. C astelli, che presentava successivamente agli oc chi i colori pretesi analoghi ai diversi suoni, per modo che un pezzo di musica era supplito da una serie di colori che colpivano successivamente la vista. Non v'ha alcun limite ben deciso fra i colori dello spettro, e se ne ponno quin di ammettere moltissimi. Newton, come si è detto, ne ha ammessi sette solamen te. Gli operai di Roma che lavorano in musaico, nell'enumerare i diversi colori e le loro tinte differenti, ne impiegano, si dice, η·ί mila, mentre che molti non ammettono che tre colori , il rosso, il giallo e il bleu, poiché dal loro miscuglio se ne possono ricavare tutti gli altri. Sono questi difatti che si trovano i più vivaci nei corpi che macinati coli1 olio ο colla gomma servono alla pittura; ma col ran ciato, verde e violetto si ottengono esat tamente i medesimi risultali. Noi riterre mo dunque da questi fatti il solo punto certo, che dal miscuglio di due colori ne risulta un colore intermedio ; cioè che il giallo e il bleu danno il verde. ν C0LOH1MEKTO. 2 It I] colorimento dei corpi offre gran di difficoltà , quando voglionsi penetra re più avanti le cagioni che fanno zam pillare da ciascun corpo colorato u» solo colore, e che estinguono tutti gli altri. La disposizione delle molecole dei corpi sema dubbio è tale, che non pon no eseguire ο permettere che vibrazio ni di una certa natura, e può essere an cora ehe interferenze distruggano tutti i raggi, fuori che quello che dà il color proprio dei corpi. Quindi gli uni ri manderanno egualmente le onde di ogni lunghezza , e appariranno bianchi ; al tri, lasciandole penetrare nel loro inter no, le estingueranno, ovvero le riman deranno in modo che vi sarà sempre discordanza completa fra le onde che si incontrefanno, e per conseguenza dislrug gimento di moto ; questi corpi appari ranno neri; infine gli altri avendo d d l t proprietà intermedie fra questi due estre mi, produrranno pure degli effetti inter medii, distruggeranno certe onde, riman deranno le altre; questi corpi presente ranno dei colori, delle produzioni si nu merose come lo pojino essere le Iuuj 212 E D LLA LUCE . ghczze delle onde. Del resto , propri eia così complicate nei loro effetti non re cheranno meraviglia, imperciocché dipen dono unicamente dalla posizione delle molecole dei corpi , dal modo col quale rimandano le ondulazioni , e si vede che questa posizione delle particelle elemen tari debb'essere cosi variata, come lo è la natura dei corpi. L'ineguaglianza delle vibrazioni riflesse ο trasmesse dai corpi, secondo che co lorano la luce per riflessione ο per ri frazione , ci spiega molti fenomeni cu riosi ; così il diamante rimandando tutti i colori sarà bianco, il rubino non ri mandando che un colore sarà rosso , il topazzo giallo, lo smeraldo verde, l'a matista violetto. C osì le diverse dissolu lioni di legno da tinture sembrano p. e. bleu per riflessione , gialle ο rosse per trasmissione. Si vede che questi corpi semitrasparenti hanno la proprietà di ri flettere certi raggi e di lasciar passare gli altri in tutto ο in parte. Allorché li lasciano passare in totalità, ciò che acca de assai di raro, questi colori veduti per trasmissione sono complementarii di quelli C0L0RIMËHT0. 3l3 veduti per riflessione ; quando la tras missione non è che parziale , il colore dipende dalla natura del corpo, come pure dalla sua trasparenza e dalla sua grossezza ; perciò le soluzioni che abbiamo citate , in un bicchiere conico potranno sembrare rosse in cima , gialle in fondo. Uopacità completa non è che un grado di più di questa proprietà, e dipende dalla natura e grossezza del corpo; quindi l'oro ridotto in lamine sottili diviene trasparente, e veduto per trasmissione sembra verde; si vede che qui v'ha as sorbimento parziale, poiché il verde non è complementario del giallo, colore del l'oro per riflessione; invece più grosso, l'opacità di questo corpo è completa, poiché ai raggi che già assorbiva aggiun ge quelli che lasciava passare; allora non è più visibile che per riflessione. Un corpo che rifletta tutta la luce sembra bianco per riflessione , opaco e nero per trasmissione ο rifrazione ; quello che ri frange e lascia passare tutta la luce sem brerà opaco e nero per riflessione, tras parente e bianco per rifrazione. Quanto ai colori senza numero clic vibra, il 91 £ DELLA LUCE. diamante attraversato dalla luce che egli decompone, si riferiscono agli effelti del prisma , che basta di qui ricordare. Volgiamo ora uno sguardo sul quadro che la natura offre ai nostri occhi, e nel quale i colori ciascun giorno dipinti sulla tela la più splendente, ciascun giorno sono cancellati per essere riprodotti al dimani colle modificazioni le più meravigliose. Il famoso dipintore di paesetti Claudio Lorenese, sempre nel mezzo dei campi, vi leggeva le ore a questo orologio della natura che nessuna cosa può alterare. In questo vasto quadro, il bianco è la luce, il nero la notte ; una grande coperta bleu ne formava il fondo, che nubi risplendenti e oscure diversificano ad ogni istante ; l'immenso serbatoio delle acque ci offre un color verde, al quale si «ingiunge l'azzurro dell'atmosfera ; gli alberi, i campi, i prati ci danno ancora in grandi masse un verde più puro, nel mezzo del quale risplendono le vive degradazioni dei fiori senza numero; degli uccelli, e degl'insetti glie ne disputano il primato tanto per la ricchezza, quanto per la varietà ; alcuni di COLOKIMEHTO. 215 questi ultimi spandono intorno di loro una luce die non debbono punto allo splen dore del sole; in fine il mare, dal quale gli antichi facevano uscire la forza ge neratrice , sembra volere dal fondo de1 suoi abissi rivaleggiare colla terra. Il mare oppone con vantaggio alle pro duzioni dei continenti le sue conchi glie variopinte , i suoi pesci, i suoi zoo fiti, dei quali alcuni risplendono di colori che il pennello il più abile non può imitare; mentre che da un tropico al l'altro ricopre la sua superficie d'un nu mero così prodigioso d'esseri fosforici, che i naviganti, sorpresi nel mezzo della notte da uno spettacolo cosi pomposo, credono di navigare sopra onde di luce. ARTICOLO VI. Della doppia rifrazione polarizzazione. e della I corpi trasparenti ordinarli, l'aria, l'acqua, l'olio, il vetro, non agiscono su ciascun raggio clic per deviarlo più ο meno secondo il grado della sua foraa 5l6 DELLA LUCE. rinfrangentc. Ma la maggior parte dei cristalli , dei quali noi abbiamo fatta conoscere la costituzione regolare nella Fisica de 1 corpi ponderabili , presentano il singolare fenomeno della duplicazione dell'immagine del corpo che si osserva attraverso la loro sostanza. Si è dato a questo fenomeno il nome di doppia rifrazione , e si deve a Huygens la teoria completa di questa propagazione straordinaria del moto luminoso , che conviene evidentemente attribuire ad una celerità maggiore di questo moto, in un senso determinato in rapporto colla disposizione molecolare. L'aggregazione regolare dei cristalli deve in fatti influire in un modo costante in ciascuna direzione sulla trasmissione delle vibrazioni. Comprimendo il vetro non cristallizzato , Frcsnel ne ha ottenuti tutti i fenomeni dei cristalli doppiamente refrangenti. Si vede quanto debbono essere numerosi gli effetti di cause così complicate. Noi ricorderemo pertanto i fatti principali, più per destare nel lettore il desiderio di conoscere questi fenomeni cosi DOPPIA RIFKAZIOKE . 21J variati, che per farglieli conoscere in par. titolare ; imperciocché la materia e qui talmente nuova, che non solamente non si posson richiamare alla memoria i fatti co nosciuti, ma che uno studio preliminare diviene indispensabile per le sostanze stesse che svelano queste proprietà. La natura, che sembra volere ad ogni istante confondere i nostri pregiudizi, for ma il più bello di tutti i cristalli col più comune di tutti i materiali che noi conosciamo, la pietra calcare, che serve a fabbricare, e che sotto la forma di creta, di marmo, di terra, è abbondan tissimamente sparsa nella natura. È l'I slanda che ci fornisce specialmente dei saggi di questo minerale , la cui pu rezza e trasparenza sorpassano l'acqua la più limpida. Se si pone questa so stanza su i caratteri d' un libro, ciascuna lettera , ciascuna linea sembra doppia , e secondo il taglio del cristallo, Γ incli nazione dei raggi, la loro natura, si ma nifestano mille fenomeni che sono dive nuti altrettanti trionfi per la teoria che li ha completamente sottomessi alle suo leggi. 2|8 E D LLA LtICB. Quasi t u t t e le sostanze che impiegano i gioiellieri sono cristalli c h e la rifra zione doppia ο semplice può far distin guere tra di loro. P e r c i ò non si confon derà mai il d i a m a n t e col topazzo non colorato del Brasile , come è accadulo sovente, quando si vedrà attraverso di questo l ' i m m a g i n e doppia di uno spillo, ciò che non ha giammai luogo nel diaman t e . Si vede che non v ' h a alcuna conside razione che sia infruttuosa nelle scienze, e per citare i m m a n t i n e n t e un'applicazione delle leggi della doppia rifrazione a delle misure della più grande difficoltà, noi diremo che col mezzo di un prisma a doppie immagini , Arago è pervenuto a determinare i diametri dei corpi celesti con una precisione che non si poteva sperare con altro qualsivoglia mezzo. I raggi che escono da un cristallo doppiamente rifrangente, ne ricevono una modificazione non meno singolare che la. doppia rifrazione che le ha dato ori g i n e ; consiste in c i ò , che i raggi sono inegualmente attaccabili nelle loro di verse p a r t i , per modo che si dirigono differentemente secondo il senso nel quale DOPPIA RlFnAZIOKE . S lÇ) loro si presentano i corpi riflettenti , ο l'infrangenti, od anche delle sostanze cri stallizzate. La riflessione della luce alla superficie dei corpi sotto certi angoli le dà pure queste proprietà, che si distili* guono col nome di polarizzazione , pa rola somministrata da Malus alla teoria dell'emanazione. (Juesto fisico, al quale dobbiamo la scoperta di tutto questo ra mo intero dell'ottica, attribuiva le di verse proprietà di ciascuna faccia di un raggio , mollificato come abbiam già det t o , a delle disposizioni analoghe, appar tenenti a certi lati ο poli delle mole cole luminose. Dopo molti lavori di teo ria e di esperienze, Fresnel, al quale l'ottica è debitrice di tante scoperte, è pervenuto a ravvicinarli a delle vibra zioni trasversali che egli immagina, e che dimostra ancora con molte sperienze, la maggior parte delle quali sono altret tanti fatti nuovi. L'esperienza ha verificate tutte le con getture che sarebbero la conseguenza delle supposizioni che naturalmente si potrebbero fare sulla costituzione mole colare dei mezzi cristallizzati; ma per a 5 0 E D LLA L U CE . (issare le idee noi citeremo il caso della tormalina tagliata in lastre sottili che non lascia passare che i raggi polarizzati in un determinato senso , estinguendo così qualunque altra vibrazione. Ne ri sulta che due lastre soprapposte nel me d'esimo senso sono trasparenti, perchè lo stesso raggio le attraversa tutte due; ma se si mettono in croce ad angolo retto, esse sono del tutto opache, perchè i raggi trasmessi dalla prima non ponno propa garsi nella seconda. La polarizzazione dà origine ai più bei fenomeni di colorimento, quando si fan no passare dei raggi polarizzati attra verso lamine cristallizzate. Siam debitori della scoperta di questi colori ad Arago. Frcsncl li ha ravvicinati in modo mera viglioso alia teoria delle interferenze, mo strando che lo stesso fascio di luce .si «livide in due in un cristallo , perché una delle due parti corre più celere nel senso della maggiore elasticità del mez zo, e precede Paîtra d'una quantità de terminata. I due raggi giungono insieme all'occhio; la differenza di cammino pro duce per i diversi colori un accordo , ο POLintZZAZIOKE. 221 un contrasto di moti vibratori!, che la sciano sussistere certi colori , estinguen done gli altri. Mille sperienze decisive , prevedute ο calcolale, ed anche prece dentemente misurate, non lasciano alcun dubbio su questa teoria tanto semplice a prima vista , quanto immensa ne' suoi sviluppi. I colori della polarizzazione hanno for nito ad Arago un mezzo molto preciso di riconoscere l'uguaglianza d'intensità di due raggi , problema pratico al quale si riferisce tutta la fonometria. Per otte ner ciò si dividono ciascuno in due im magini colorate, l'ima verde, p. esem., e l'altra rossa; combinando in seguito il verde dell' una col rosso dell'altra , se i raggi primitivi sono uguali, si riprodurrà il bianco, come se i due colori derivas sero dallo stesso fascio. La polarizzazione essendo una proprietà che dipende dalla natura del corpo rin frangcntc, ο riflettente, e questa proprietà acquistata essendo permanente nei raggi una volta polarizzati, si può, nell'esaiiii nare la luce che ci proviene dagli astri, avere intorno la loro costituzione un FISICA , voi. II . ·5 »222 DELLA LUC E. n u m e r o di d a t i che nessun altro mezzo p o t r e b b e somministrare. Q u i n d i siam d e bitori all'astronomo più volte citato, del l'osservazione singolare che la luce délit; comete è polarizzata , come lo debbe es sere nella supposizione che questi am massi di vapori pochissimo densi rice vano la luce dal sole e ce la riflettono. Egli ha p u r dimostrato che la luce del i o l e , priva d'ogni polarizzazione, deve essere assomigliata a quella dei gas incan descenti , che n o n ne mostrano alcuna traccia , e non alla luce dei s o l i d i , ο dei liquidi r i s c a l d a t i allo stesso g r a d o ; imperciocché la loro luce è mescolata di una q u a n t i t à m o l t o considerevole di raggi polarizzati. ARTICOLO Degli stromenti tfotlica VII. , e della visione. La cognizione delle^ leggi della rifra zione della luce ha esercitata su i p r o gressi delle scienze un' influenza mollo felice, somministrando all' uomo gli stro a c n t i ; co! mezzo de' quali egli ha p ò STB0M1ÎKTI. aa3 tuto esplorare due mondi, che gli sa rebbero stati eternamente incogniti, l'uno a cagione della sua immensità, l'altro a cagione delia sua picciolezza ; l'occhio stesso é divenuto un apparato cl'ottica,in cui ai osservano colla più grande preci sione tutte le leggi della luce. La costruzione di tutti gli strumenti d'ottica è fondata principalmente sull'ap plicazione delle proprietà degli specchi e delle lenti. Si ponno considerar tutti an che i più composti come essenzialmente Formati di due vetri, ο di un vetro e di uno specchio; l'uno riceve la luce dagli oggetti e la concentra in un foco , quest'è l'obbiettivo; l'altro si pone vici no all'occhio, e serve a riguardare l'im magine formata dal primo, e questo è Yoculare. Ma per dare a questi stromenti mag gior perfezione si complicano di un più gran numero di vetri ; si dispongono in un tubo formante una camera oscura, a (ine di assorbire i raggi obbliqui; si dividono anche in questa disposizione per mezzo di diaframmi opachi che non lasciano passare che i raggi vicino al aaiJ E 1> LLA LUGB. Tasse; in fine si conserva la possibilità di far strisciare i pezzi dello strumenta gli uni sugli altri a fine di ottenere delle immagini distinte di oggetti posti a di Terse distanze, e per accomodarli alle diverse viste. Gli strumenti d'ottica i più utili sono i microscopi e i telescopi, ο cannocchiali astronomici, nautici, ter restri, di teatri, di grandi distanze, ec. ; i primi servono a riguardare i piccoli oggetti, e molto da vicino, ma però con molta nitidezza , ciò che ingrandisce di molto le loro dimensioni; i secondi sono destinati a presentare gli ogget ti lontani sotto on angolo maggiore di quello che farebbero veduti ad occhio nudo. Noi faremo ancora menzione di altri apparati che hanno diverse appli cazioni. Siccome poc'anzi abbiamo detto, il princi pio degli stromenti d'ottica è molto sem. plice; una lente convessa, nel foco della quale sì pone un piccolo oggetto , e che rendendone i raggi che ne emanano quasi paralelli , permette di vedere questo og getto nettamente ad una distanza mollo più piccola di quella della visione distia STBOMENTI. 325 ta, è un vero microscopio che si chia ma lente ο microscopio semplice. La con fusione prodotta dalle aberrazioni, allor ché non si fa uso d'una lente di foco un poco corta , limita assai Γ uso di questo stroniento che non abbraccia che un campo poco considerabile. Questo è stato il motivo che ha fatto costruire i micro scopi composti, formati dal l'unione di due vetri convessi ; si complicano qual che volta d'uno ο più vetri intermedi! > secondo l'idea d ' E u l e r o , messa in pra tica da Ramsden e da C ampani, per acro matizzare gli oggetti ; poiché il mezzo so pra indicato è impraticabile per le lenti di un cosi corto foco. Nel microscopio composto, del quale la fig. 5ι rappre senta lo scheletro, si pone l'oggetto in A B , un poco al di là del foco dell'ob biettivo L: i raggi che ne partono an dranno a dipingere un'immagine rove sciata in a ύ; ma arrestati dalla secon da lente, l'immagine si formerà in A' B'; «piest'iinmagine diviene l'oggetto della visione, ed osservata con una lente sem brerà in a' V, molto ingrandita. Egli è ne cessario d'illuminare fortemente l'oggetto 22fi E S LLA LUTE . reale col mezzo di uno specchio riflet tente ο di una lente , onde rimanga »i sibile, dopo le molte estinzioni di luce operate dalle lenti. I cannocchiali ο telescopi hanno reso ancora servigi più importanti che i mi croscopi , permettendoci di portare un occhio scrutatore sul corso, sulla disposi zione e stiirOrganiz/.azione dei mondi, col farci penetrare nell'immensità dello spa zio, moltiplicando all'infinito gli astri che lie circondano. Non si sa precisamente chi fosse il primo inventore di questi meravigliosi slromenti: ma Galileo è que gli che ne costrusse pel primo dei vera mente utili. Ne esistono di varie specie: quelli che chiàmansi diottrici sono fon dati, come i microscopi, sulla convergenza dei raggi nelle lenti ; questo è lo stesso apparato con un obbiettivo più grande e dei raggi ohe vengono da un oggetto più lontano: del resto vi si moltiplicano egual mente i vetri tanto per aumentarne la forza, quanto per distruggere le aberra zioni di rifranffbilità e di sfericità} ma vi si deve innoltre aggiungere un obbiet tivo acromatico, vale a dire composto di STROMEKTI. ■>.·>■} due v e t r i dotati d ' u n a forza dispersiva differente, p e r r i u n i r e ad un medesimo p u n t o i raggi d i diversi colori. Gli strumenti di questo genere che n o n h a n n o specchi p o r t a n o p i ù specialmente il nome di cannocchiali. Se ne costrui scono di quelli c h e h a n n o fino a 22 pie di d i lunghezza, e p e r la combinaziono perfetta dei vetri si è p e r v e n u t i a far loro p r o d u r r e effetti così s u b o r d i n a r l i c o m e quelli d e ' p i ù grandi telescopi, e con molta più precisione e nettezza. Per r i u n i r e alla visione distinta il vantaggio di misu r a r e esattamente il diametro degli oggetti che si osservano, si aggiungono a tutti i buoni 3tromenti destinoti per gliosserva torii,de'nucromeiri, apparati c h e a p p a r t e n gono più specialmente all'astronomia ( i ) . Dopo questi stromenti cosi p o t e n t i , i l pireolo cannocchiale da teatro, c h e si c h i a m a ancora occhialetto da teatro, ο cannocchiale di Galileo, non sembrerà im meritevole d i menzione,quando si rifletto ai numerosi servigi c h e ci presta in ispa zii p i ù l i m i t a t i : è d ' a l t r o n d e con questo (1) Vedi VAstronomìa doli 'EKCICIOÌEDM POUTATIIB. s 2î8 DELLA LUCE. apparato, costruito su grandissime proporzioni, che Galileo ha fatte le sue più belle scoperte.Questo cannocchiale è composto d'un obbiettivo convesso e d'un oculare concavo: quest'ultimo posto fra l'obbiettivo e il suo foco ha il vantaggio di accorciare lo strumento e di presentare gli oggetti nella loro situazione diritta, mentre che nei cannocchiali astronomici sono sempre rovesciati. I telescopi propriamente detti sono stromenti catottrici,o meglio catadiottrici, vale a dire, che sono costrutti secondo le proprietà della riflessione e della rifrazione della luce, e contengono degli specchi e delle lenti. I fisici e gli astronomi ne hanno eostruiti di ogni genere , e li hanno successivamente molto perfezionati ; i principali sono però i seguenti: quello di Gregorio, detto Gregoriano, nel quale i raggi concentrati nel foco d'uno specchio metallico concavo, sono respinti mediante un piccolo specchietto della stessa forma, posto alquanto al di là di questo foco, verso l'occhio armato di una lente convergente e posta di dietro al grande specchio, nel centro STHOMENTI. 339 del quale avvi u n foro. Si vede elio in questo s t r u m e n t o una parte dei raggi che giungono è intercettata dal piccolo spec chio. Egli è lo stesso in quello di Cas "egrain , che non differisce dui prece dente fuori che il piccolo specchio inve ce di esser concavo è convesso, e posto un poco al dinanzi del foco dello spec chio grande j ma questo telescopio ha l ' i n c o n v e n i e n t e di mostrare gli oggetti rovesciati. Quello che porta il nome di Newton impiega un piccolo specchio pia no e inclinato all'asse per respingere i raggi da un lato fuori del t u b o : si os serva allora Γ immagine sempre con una l e n t e , ma per un foro praticato in una parete laterale del t u b o . Tutti questi stro inenli hanno l'inconveniente di far subi r e ai raggi due riflessioni. Herschcl sull'i dea di Lemaire ha evitato in parte que sti inconvenienti inclinando lo specchio rifletti to r e : da ciò ne risulta che i rag gi sono concentrati fuori dell'asse dello strumento su di un Iato, nel quale si os servano con una lente. Herschel ha dato a molti di questi strumenti deile dime"; •ioni p r o d i g i o s e , come di quattro piedi 230 E B LLA LUCE . di diametro e quaranta di lunghezza: la loro forza amplificativa, ο l'ingrandimen to' che apportano è valutato pili di 6000 volte il diametro dell1 oggetto, ciò che corrisponde a un ingrandimento di più di 200 miliardi di volte nel volume. C on siffatti stromenti questo illustre astrono mo è pervenuto a decomporre in tante stelle la maggior parte dille nebulose, e ad aumentare considerabilmente la lista di questi ammassi di materia splendente; infine è stato condotto a idee così ele vate sull'organizzazione dell'universo· Le proprietà delle lenti servono a ri mediare ai difetti della vista : ne vedre mo il come quando conosceremo l'orga no della visione. Ma fra la folla di stro menti d'ottica di ogni genere che si so no composti collo scopo di utilità ο di piacere, ve n' ha qualcuno di cui noi dobbiamo indicare il meccanismo e l'uso. Tale è fra gii altri la camera oicura (lig. 5a), apparato nel quale un obbiet tivo, posto ad una piccola apertura, por ta l'immagine degli oggetti esteriori ri flessa da uno specchio , e li presenta in jiiccole dimensioni coi loro colori e STRUMENTI. 23 Γ nella loro prospettiva, su di una carta sulla quale si potino disegnare colla pili grande esattezza. Uno stromcnto più co modo è la camera lucida, dovuta a Wol laslon (fig. 53); l'immagine degli oggetti è riflessa all'occhio per mezzo di un pri sma ; se si dispone in modo che la metà solamente della pupilla riceva quest'im magine , ciò che un poco d'abitudine in segna facilmente , si vede nello stesso tempo un cartone posto al di sotto nella direzione della vista naturale, ed è so pra questo cartone che sembra dipin gersi l'immagine. Se ne possono allora fissare i contorni e le tinte con una ma tita ο un pennello. L'apparato della camera oscura, leg germente modificato, costituisce molti altri strumenti d'ottica curiosi. Quindi, allorché invece di ricevere l'immagine dagli oggetti lontani , si pone assai vi cino all'obbiettivo un corpo fortemente illuminato , se ne ottiene nella camera un'immagine della quale si fanno variare le dimensioni a piacere , coll'avvicina re l'oggetto alla lente , ed allontanare il cartone che forma la tela del <I»a s3a DELLA I.UC.B. t i r o ; talc e il migascopio, s t r o m e n t o che serve a copiare in grande. Se in luogo d' un obbiettivo voi mettete all'apertura una lente fortissima, davanti alla quale collocherete dei piccoli corpi molto illuminati , voi avrete il microscopio solare, col mezzo del quale si ottengono i più forti ingrandimenti ; per esempio l ' i m magine d ' u n pulce si dipinge sulla par e t e della grandezza di un bue. Sostit u e n d o alla luce solare quella di una lampada, e mettendo davanti l'obbiettivo delle figure d i p i n t e sul vetro e rovesciate , voi avrete la lanterna magica , che non è altra cosa che un megascopio p o r t a t i l e ; in fine se voi fate variare la distanza di queste figure dall'obbiettivo e quella dell'obbiettivo dalla p a r e t e per cangiare le dimensioni d e l l ' i m m a g i n e , voi creerete t u t t e le apparenze della fantasmagoria. Porgano della visione, destinato a darci la percezione degli oggetti m e d i a n t e l'a. «ione della luce che questi ci trasmett o n o , è un vero stromento d'ottica che concentra i raggi venuti dagli oggetti per p r o i e t t a r n e l'immagine in quel luego HELLA VISIOKU 2Î3 nel quale i fili nervosi ne ricevono la sensazione; ma questo è uno strumento d'una perfezione inimitabile. Egli riuni sce tutte le condizioni necessarie per ac comodarsi alle distanze e distruggere le cagioni d'imperfezione, come quelle di aberrazione, di rifrangibililà e di sfe ricità , molto meglio di quello che noi lo possiam fare coi nostri strumenti. Vecchio può assomigliarsi ad una ca mera oscura, al fondo della quale ven gono a dipingersi le immagini degli og getti esteriori, prodotte per mezzo di una picciol lente convergente che esiste realmente nell'organo , e porta il nome di cristallino. I raggi che passano per l'apertura circolare, che chiamasi pupilla ο prunella, tagliata nel mezzo della parte colorata dell'occhio ο iride, di già mo dificaii dalla prima superficie conves sa, giungono sul cristallino posto di die tro alla pupilla ; questa li rende affit to convergenti, e se l'occhio e ben con formato , li riunisce su di una mem brana chiamata retina, formata dalla di latazione del nervo ottico che trasmette la sensazione al cervello. La cavità aa 2 5ί E D LLA LUTE . tcriorc al cristallino e occupata da un liquido chiamato umore acqueo ; il re sto è riempialo dall'umor uUi\o : in line l'occhio è ricoperto interamente dalla coroide, membrana nera che, destinata ad estinguere tutta la luce sparsa, rende compiuta l'analogia colla camera oscura. La sensazione di ciascun punto este riore è percepito per mezzo della luce , che attraversando la pupilla va a percuo tere il fondo dell'occhio. Questo punto ci sembra sulla direzione del raggio che ce ne ha portata l'immagine ; non è quindi necessario, ad onta dell'incrocic c.hiamento ilei pennelli che dipingono nel fondo dell'occhio l'immagine rovesciata degli oggetti , di attribuire al pensiero l'uffizio di raddrizzarli, poiché ciascun puuto è riportato , fuori di noi , al la posizione ebe realmente occupa. La relina è la vera sede di questa sensa zione, e i fili nervosi dei quali è spar sa , sono senza dubbio differentemente affetti dai diversi colori, per modo che è facile di concepire una disposizione d'organi che non si prestasse alla per cezione di certe vibrazioni, ed i colori DELLA VISIONE . 235 che ne risultano sarebbero per conse guenza sconosciuti all'occhio affetto da questo vizio. Abbiamo detto che noi percepiamo di stintamente gli oggetti quando l'imma gine si forma sulla retina; diversamente i raggi di ciascun punto , occupando un certo spazio, si confondono più ο meno. Tale è il caso degli occhi miopi e f/iesl/ili; nei primi una rifrazione trop po forte , che riunisce i raggi prima di giungere alla retina, richiede l'uso di una lente concava destinata a dar loro il grado di divergenza atto a portare Γ immagine sulla membrana nervosa; nei secondi il caso coutrario esige l'impiego di un vetro convesso. Ricordiamo inoltre che, entro certi limiti, l'occhio, per un meccanismo incognito, è dotato della fa coltà di appropriarsi la percezione degli oggetti a distanze molto differenti; quell» di otto pollici è la più favorevole ad un occhio ben conformato. 1 miopi pongono ciò che voglion distinguere con chia rezza a una distanza molto più piccola , e i presbiti, al contrario, mollo più lon tana. a 36 DELLA LUCE. Noi troviamo presso gli animali d e sìi occhi costruiti sullo stesso principio c h e n e l l ' u o m o , ma che non di meno offrono sovente grandi differenze , alcune delle quali sono proprie delle abitudini dell'animale , m e n t r e alcune altre sono destinate a funzioni che ci sono incognite. Certi a n i m a l i vedono nettament e quando per noi è oscurità perfetta ; senza dubbio , come abbiamo d e t t o , perchè i loro organi p o n n o percepire dei raegi che non producono alcuna impressione sui nostri. E specialmente negli uccelli che l'Occhio sembra essere stato dotato della più grande potenza. N e ' pesci è stato convenevolmente modificato giustail mezzo che a b i t a n o : il loro cristallino è sferico. In fine, un modo di visione t u t t o particolare si riscontra negl' insetti , i quali h a n n o occhi semplici e lisci , come le mosche , ora occhi multiplici , composti di faccette, per cosi dire i n n u m e r e v o l i , poiché se n e sono riconosciute circa diciassettemila sull'occhio delle farfalle. Non dee egli credersi che in questi e s s e r i , che hanno sempre gli occhi fissi, l'organo DEI. CALORICO. 23^ sensitivo sia situato alla superficie stessa dell'apparato della visione, e percepisca direttamente i raggi ? (,ι) SEZIONE H. Del calorico. I fisici indicano sotto il nome di cn lorico la cagione del calore ,· ina le loro opinioni non sono punto (l'accorilo intor no alla natura di questo agente. I seguaci di Newton, ο i partigiani dell'emissione, ammettono attorno le molecole dei corpi un fluido sottilissimo , che in certe cir costanze le abbandona ο vi si accumula, e produce così i fenomeni del caldo β del freddo. I chimici sono attaccatissimi a questa opinione, che sembra rientrare con vantaggio nella teoria delle combi nazioni , ove fanno esercitare a questo fluido l1 uffizio d1 un elemento ; ma la produzione indefinita di calore per mez zo dello strofinamento è troppo contra il) Vedi i Trattati di Storia naturale dell'EKC l CLOPEDIA POHTAT1LE. , , „ FISICA, vol. 11. i n .uisil„;!?,., | y |g (,ίί'ϋ,,ί : 2 38 DEL "ALOHE. ria all'idea d'un fluido accumulato nei corpi in quantità determinata, per adot tare questo sistema , che è ancora in contraddizione colle analogie che neces sariamente si riscontrano fra il calore e la luce. I seguaci di C artesio e d'Huy gens , ο i partigiani delle vibrarioni, per spiegare il calore, non hanno bisogno, come nella luce, che d'un moto, che ne sia la causa produttrice, ora della luce, ora del calore, ed ora dell'uno e dell'altro nello stesso tempo. Non ci dobbiamo qui estendere intorno questi rapporti presentati già più volte, e di remo solamente che in questa ipotesi tutti gli effetti del calorico risultano dallo stato vibratorio, da una parte del le molecole dei corpi in ragione del loro stato e della loro natura , e dal l'altra dell'etere interposto fra esse in quantità diversa. L'intensità più ο men grande di queste vibrazioni produce tutti i gradi di calore e di freddo , e la loro più grande frequenza , lo stato luminoso. Noi esporremo, secondo questo sistema, f,li effetti della produzione, della scom parsa e trasmissione del calore. SORGBHTC. ARTICOLO 339 PBIMO. Delle sorgenti e dello sviluppamenlo del calorico. Il s o l e , elle noi abbiamo veduto span dere cosi in abbondanza la l u c e , è an che il centro che mantiene la temperatura ordinaria dei diversi luoghi della super ficie del nostro globo. Sia che agisca di r e t t a m e n t e ο i n d i r e t t a m e n t e , non si può d u b i t a r e che egli non sia la causa reale dei differenti stati sotto i quali i corpi si presentano d ' o r d i n a r i o 3 n o i ; poiché noi vediamo questi corpi di solidi 0 li quidi divenir gazosi , 0 di gazosi e li quidi divenir solidi in ragione del cor so del sole ; poiché noi vediamo la tem p e r a t u r a essere tanto più considerevole, quanto quest'astro resta più lungo tempo al di sopra d e l l ' o r i z z o n t e , e che si rice vono più perpendicolarmente i suoi raggi; finalmente q u a n t o più si accosta all'equa tore. Questo astro é una causa perma nente d'eccitazione del moto v i b r a t o r i o ; egli ristabilisce c o n t i n u a m e n t e nei corpi 840 E D I, CALORE . Je condiaioni della temperatura che ma nifestano , e non permette al fluido po sto fra le loro molecole, e a queste stesse molecole, di rimanere in un riposo che cagionerebbe un freddo assoluto, ciò che accadrebbe senza dubbio se cessasse ogni causa d'eccitamento. Non è argomento di quest'opera il far conoscere le leggi della distribuzione del calore secondo i climi e le stagioni , né le variazioni nu merose della temperatura, il calor pro prio del globo e molte altre importanti quistioni cheappartengono alla meteorolo gia, alla geografia fisica e alla geologia. Le macchine elettriche, le pile voltiane, il fulmine sono pure potenti cagioni d'ec citamento del moto vibratorio: le vedre mo dunque senza sorpresa produrre gli effetti calorifici i più energici. Quindi col mezzo delle scariche delle nostre mac chine noi possiamo fondere , bruciare istantaneamente una moltitudine di corpi. Chi n o n e stato testimi,nio dialcuno dei terribili effetti del fulmine, e non sa che i metalli, i corpi che colpisce , sono nell'istante medesimo fusi ο ridotti in cenere? SORGESTI 2^1 In tutte le combinazioni chimiche v'ha sviluppo ο assorbimento eli calore, e que sti effetti non ci debbono sorprendere: imperciocché ogni" qual volta lo stato intimo ο le relazioni delle molecole dei corpi si cangiano, non è fuor di proposito che lo stato vibratorio dell'etere provi delle modificazioni. Il fuoco , che è una delle sorgenti da cui il calore emana col la massima violenza, la fiamma, la com bustione non sono che i risultati di combinazioni. C i faremmo un'idea molto falsa della combustione e del fuoco, se li riguardassimo come cagione di distru zione e d'annientamento, poiché sono nel lo stesso tempo cause di produzione. La combustione non è dunque realmente al tra cosa che un cambiamento della com binazione dei corpi. Quindi nei nostri ap partamenti , allorché bruciamo della le gna per riscaldarci, delle candele, dell'o lio per illuminarci, noi operiamo una combinazione chimica, durante la quale si produce un' intensità di calore abba stanza energico per rendere luminoso il corpo in combustione, e manifestare cosi i fenomeni dell'ignizione e della fiamma. 2/Î2 DBL aALO»ï. Il fuoco fra le mani dell'uomo è nno dei più potenti ageuti che egli abbia messo in operai ed è perciò il suo impiego così universale, non solamente nelle nostre stanze in cui non si ha per iscopo che di approfittare del calore che produce, non solamente nelle arti chimiche, nelle quali egli favorisce le combinazioni, e nelle nostre cucine, nelle quali si operano de' veri cangiamenti chimici, ma anche nella maggior parte delle arti d'industria, nelle quali si ha bisogno d'una considerevole forza motrice, od anche nelle quali è necessario far subire ai corpi delle modificazioni in alcune delle loro fisiche proprietà, come sono la durezza, la solidità, la duttilità, la fusibilità, ec.; ma non è nostro scopo d'insistere molto sulle numerose applicazioni del calore e della combustione alle arti. Molte classi d'animali , come sono gli uomini , alla temperatura ordinaria che regna alla superficie terrestre, sono sorgenti di calore, vale a dire, che la temperatura particolare dei loro corpi è in generale più elevata che quella dei mezzi ambienti, e per conseguenza li riscal- SOUGENTI. 2i}3 dano perpetuamente a loro spese. Sembra che si possa attribuire la maggior parte di questo calore animale , di circa 8/io, alle combinazioni che si eseguiscono nell'atto della respirazione, e le belle sperieme di Despretz confermano questo risultato > il soprappiù di questo calore proyiene dalla assimilazione alimentare , dalla circolazione del sangue, e sicuramente da diversi effetti elettrici. Egli è rimarchevole che il calore e l'elettricità presentano il legame il più intimo colla forza di vitalità degli esseri organizzati : perciò molti animali,all'approssimarsi dell'inverno, cadono in uno stato di languore vicino alla morte, il quale non si dissipa che al ritorno della primavera. La maggior parte dei rettili è tanto più agile , e il loro veleno è tanto più attivo, quanto la temperatura è più elevata j è pure in questo medesimo caso che le commozioni colle quali i pesci elettrici ponno battere i loro nemici, sono le più energiche. Noi non finiremmo più mai se volessimo menzionare tutte le prove dell' influenza del calore sugli esseri viventi ; anche i vegetabili ne presentano nu- ^44 nRL CALORE merosi esempi, e noi vediamo, p. e., l'aro ο piede di vitello all'epoca della feconda zione manifestale un calore capace di far salire il termometro oltre i io 0 gradi. Vi sono ancora molte cause di svilup po di calorico: cosi strofinando due corpi uno contro l'altro con vivacità, si vedono ben presto infiammarsi ; comprimendo fortemente un corpo , sia con un urto violento e istantaneo, come quando si batta la pietra focaia con un corpo du ro , sia con una compressione subita , come quando si condensa l'aria nel fu cile pneumatico, si produce ugualmente l'ignizione se il calore sviluppato è ab bastanza considerabile. Dietro la maniera ordinaria di riguardare i fenomeni calo rifici, si scorge che le molecole dei corpi essendo ravvicinate ο modificate in modo da non potere più contenere il calorico che era fra loro interposto , questo sarà reso libero e si precipiterà sui corpi cir costanti. Faremo osservare che questi fe nomeni di stropicciamento, di compres sione, ec., sono una conseguenza natu rale del moto vibratorio che acquistano necessariamente le molecole dei corpi UTENTE Β SPE CIFICO. 245 sottoposti a questi cimenti. D'altronde osserviamo die nello strofinamento, dietro le sperienze di Rumford e di Davy, si vede immediatamente il moto trasfor marsi in calore. Nel Trattato della Fisica dei corpi pon derabili abbiamo dimostrato che il calo rico è il principio ripulsivo che contro bilancia l'attrazione, e concorre perciò a produrre e a mantenere i diversi stati d'aggregazione solida , liquida e gazosa dei corpi. In oltre per tutta la durata di questi stati l'aumento e la diminu zione di calorico allontana ο ravvicina le molecole; ciò è quello che abbiamo pure studiato. Non avremo dunque a parlare qui degli importanti effetti della data zione e della contrazione prodotti dal calorico , e nemmeno degli stromenti, i termometri, i pirometri, col mezzo dei quali si è pervenuti a misurarle. îfô E D L CALORE ARTICOLO II. Del calorico latente e del calorico specifico. Noi sappiamo che a cagione della pre senza ο mancanza di calore, i corpi a differenti temperature per ciascheduno , ma costanti per il medesimo , divengono solidi , liquidi e gazosi· Abbiamo ricono sciuto nella fusione e gazificazione questo fenomeno singolare, che questi limiti nella temperatura dei corpi non ponno essere oltrepassati finché la massa intera non ha cangiato di stato; sembra dunque che in tal caso il calorico iiggiunto serva a li quefare ο evaporare i corpi. Questa por zione di calore, che si rende insensibile al termometro, si chiama calorico latente^ e in linguaggio chimico,secondo l'antica teoria , calorico combinalo. I corpi pre sentano ancora per riguardo al calore un'altra particolarità; ed è di non avere pel calore stesso la medesima capacità, per modo che una stessa quantità di ca lore agisce molto differentemente sulla t ÌATEBTE E SPECIFICO. a^7 loro temperatura ; questo e ciò che si chiama calorico specifico. Sappiamo già che i liquidi contengono più calorico latente che i solidi, i gaz più che i liquidi. Un corpo non passerebbe a queste nuove forme se gli si negasse il calore; quindi il ghiaccio per divenir liquido, cioè per passare allo stato di acqua, abbisogna di 7 5° di calore; imperciocché se si mescola insieme un chilogrammo di ghiaccio a o° e un chilogrammo di acqua a ;j5°, si avranno due chilogrammi d'acqua a o°. La quantità di calore necessaria alla gazifica/.ione è molto più considerevole , e si può dire enorme ; ma ciò non deve sorprendere , poiché il volume in questo caso diviene per l'acqua 1700 volte più grande. Si giudica che il calorico necessario per far passare l'acqua allo stato di vapore uguaglia 5 volte e i/i quello che conviene per elevarla da o° a ioo°, 0 incirca 55o°. Si può riconoscere, dopo questi esempi che si ripetono per gli altri corpi con de' numeri differenti, ma nello stesso senso , qual quantità di calorico è assorbito e reso latente nella fusione, e molto più 3^8 DSL CALORE . nella gazificazionc dei corpi. Questa os servazione serve a spiegare moltissimi fenomeni naturali. Quindi Leslie nel far evaporare l'acqua nel vóto e assorbire il vapore dall'acido zolforico, la fece con gelar rapidamente; e recentemente Bus sy, col mezzo dell'evaporazione dell'aci do zolforoso , è arrivato a produrre un freddo abbastanza grande per liquefare molti gaz. L'evaporazione e la condensa zione sono impiegate continuamente dalla natura per ristabilire l'equilibrio di tem peratura e moderarne gli eccessi; quindi gli ardori del sole ne1 solstizi sono in deboliti dai vapori che s'innalzano al lora in abbondanza da ciascun fiume e da ciascun campo, mentre che il freddo dell'inverno è temperato dalla conden sazione dei vapori dell'atmosfera sotto forma di pioggia ο neve. Negli animali l'equilibrio di temperatura è ugualmente mantenuto dall'evaporazione che si opera ai polmoni e alla cute; e un gran numero di malattie, segnatamente molte febbri, provengono da questa soppressione, capa ce di dare al corpo 4° di calore di più che nello stato di sanità abituale. LATENTE E FISICO. Qfo II calorico latente non è punto distrutto, ma è momentaneamente dissimulato; il ritorno dei corpi allo stato loro primitivo lo fa ricomparire; perciò il vapore acqueo passando allo stato liquido senza cangiare di temperatura, sviluppa una quantità considerabile di calore, e su questo principio è stabilito il riscaldamento a vapore: il calore prodotto è si considerevole, che si è calcolato che un piede cubico d'acqua condensato può riscaldare a circa 20° un edifìcio eli aooo piedi cubici. L'acqua nel divenir ghiaccio, egualmente senza cangiare di temperatura, é pure una sorgente di calore. Questi fenomeni importanti d'assorbimento e di sviluppo di calorico spiegano la lentezza degli sgeli e della formazione del ghiaccio, e sono cagione che i cambiamenti di temperatura sono graduali invece di essere subitanei. La quantità totale di calore che contiene un corpo non può essere conosciuta in modo assoluto, poiché non se ne può privare interamente veruna sostanza; ma noi possiamo valutare la quantità di calere necessaria ai corpi secondo la lor 2^0 E D L CALORE natura per far variare la rispettiva tem peratura d'un numero eguale di gradi : questo è ciò che chiamasi calorico speci fico. Lo si misura dal paragone della quan tità che ciascun corpo, a peso eguale, ne assorbe ο ne perde. Quindi si riconosce che nei corpi omogenei il calore si distribui sce uniformemente, poiché mischiando un cliilog. d'acqua a o°e un chilog. d'ac qua a 6o°, si hanno due chilog. d'acqua a 3o°; ma se si fa il miscuglio con corpi differenti,non si otterrà più lo stesso risul tato : si vedrà che ciascun corpo ha una capacità propria , vale a dire richiede quantità di calore molto diverse, per va riare di uno stesso numero di gradi: p. e. se si mescola un chilog. d'acqua a 34 con un chilog. di mercurio a o° , il ter mometro posto nel miscuglio indicherà 33°: dal che si conclude che la stessa quantità di calore necessaria per elevare l'acqua di un grado ha elevato il mer curio a 33°; il calorico specifico del merJ curio è dunque r/33 di quello dell'acqua che generalmente si prende per termine di paragone. Multi metodi sperimentali sono stati LATENTE E FISICO. ' a5 [ inventati per misurare questa quantità di calore ; ma una folla di cagioni d'errori fa sì che difficilmente si possano a tutto rigore valutare questi risultati. Si è veduto che i miscugli possono far conoscere il calore specifico, e questo mezzo ci sembra il più esatto, ogni qual volta i corpi non sono di natura da combinarsi fra loro: questo è infatti il metodo il più usi tato. Dobbiamo per lo «tesso oggetto a Lavoisier od a Laplace uno stromento ingegnosissimo col quale si misura il calorico specifico colla quanlità d'acqua che rende liquido un corpo raffreddandosi contornato di ghiaccio; è questo il calorimetro (fig. 24),di cui la capacità interiore somminislra l'arqua fusa dal corpo che vi si raffredda, mentre che la capacità esteriore, riempiuta ugualmente di ghiaccio, intercetta il calore dei corpi circostanti. Petit e Dulong hanno pure misurato il calore specifico mediante il paragone del tempo necessario al raffreddamento dei corpi; processo che non la cede, sotto alcun rapporto , a quelli menzionati finora. Tali sono i diversi mezzi co1 quali si è cercato di valutare il calorico spcci- a5a E D L CALORE fico d'un gran numero di corpi : ve diamo ora in quai modo la teoria dei moti vibratorii s'applichi ai diversi fé nomeni del calore. Secondo la definizione sperimentalc,due corpi sono alla stessa temperatura allorché messi a contatto ο in comunicazione qua lunque, non si prendono né si cedono scambievolmente alcuna quantità di ca lore. Se ne vede teoricamente la ragione facendo attenzione che, in questo stato, le molecole dei due corpi si trasmettono sia per l'etere, sia secondo il loro modo di legame, delle quantità uguali di calo re , e che si fa tra loro un semplice cangiamento di moto vibratorio. Ma se l'uno dei corpi, riscaldandosi, aumenta d'intensità di vibrazione, egli comuni cherà al secondo una maggiore quanti tà di moto che non riceve , e perderà della sua temperatura a favore di que sto. Il calorico specifico, in questa teo ria, è evidentemente la quantità di moto vibratorio che contiene comunicare alle molecole dei corpi per farlo salire da un grado di calore ad un grado più ele vato j e questa quantità dipende dalla LATENTE E SPE CIFICO. 253 natura e dalla massa delle molecole, dal loro modo di legame, e fors'anche dallo stato dell'etere clie ne occupa i pori. Ove l'esperienza verifichi delle dif ferenze , la teoria le fa prevedere esat tamente. Il calorico combinato ο latente , vale a dire la quantità di calore che diviene insensibile nel passaggio dei corpi da uno stato all'altro, si spiega.non meno felice mente. Di fatti l'intensità del. moto vi bratorio dipende principalmente dal mo do di legame delle molecole fra loro ; l'intensità è tanto più grande, quanto le molecole sono ricondotte da forze più energiche alla loro posizione naturale di riposo, e si vede che una molecola che fosse libera non potrebbe vibrare in mo do alcuno, poiché niuna causa la ricon durrebbe alla posizione che avesse ab bandonata. Ora quando un corpo passa dallo stato solido allo stato liquido, noi possiam ammetter qui come verità di fatto, che le sue molecole sono unite da forze minori che nello stato solido ; ne deve dunque risultare una diminuzione di moto vibratorio, che è, a parlare con FISICA , voi. II . 17 254 " Ε Ι . C ALORE proprietà, una perdita Hi calore. Nel passaggio allo stato (li gaz, in cui le molecole sono ancora più indipenden ti le une dalle altre , la perdita di moto deve essere ancora più grande che nel passaggio allo stato liquido j questo è ciò che l'esperienza conferma. In fine nel ritornare allo stato solido e allo stato liquido le molecole si legano di più in p i ù , acquistano più intensità nelle loro vibrazioni, e riproducono cosi un eccesso di calore uguale alla perdita che aveva avuto luogo nel procedere in senso op posto. Le produzioni cosi meravigliose di ca lore e di freddo che risultano dalle chi miche mescolanze , si spiegano tutte così facilmente con un aumento ο con una di minuzione delle forze che uniscono le molecole del miscuglio , relativamenle al modo di legame che aveva luogo in ciascuno degli elementi della combina zione. Secondo ciò che indica la teoria, la liquefazione , slegando le molecole, deve trar seco una perdita di calore, come nel miscuglio del sale colla neve che si liquefanno insieme e producono LATENTE fc SPE CIFICO. à55 tin freddo intensissimo. Ma si osserva ancora il caso contrario, e non si sarà sorpresi, riflettendo che indipendente mente dalle forze che presiedono all'ag gregazione delle molecole composte, e che le teDgono allo stato solido, liquido ο gazoso, conviene aver riguardo alle azioni del tutto estranee a queste, e che producono l'unione chimica delle mole cole dei due corpi combinati. ARTICOLO III. Delta trasmissione del Calorico. Ogni qual volta un corpo e più cal do ο più freddo di quelli che lo circon dano, egli perde ο assorbe del calore, e si mette con loro in equilibrio di tem peratura. Questa trasmissione di calorico si opera in due modi: dapprima per con· tatto, indi nel modo stesso che il calore del sole viene a noi, vale a dire per irra diazione.Lo studio di questi due modi di propagazione è uno de' subbirtti delle ri cerche che più hanno occupato i fisici. Consideriamo dapprima il riscaldameu 256 E D L CAIOE E to per contatto , di cui l'alzarsi del termometro e la sensazione del caldo ci danno l'indizio e la prova. Se sommerge la palla d'un termometro in un liquido caldo, il calorico del liquido si dividerà tosto col corpo in contatto con esso, e il termometro indicherà un effetto più pronto che se si fosse semplicemente espo sto al calore raggiante di questo bagno. Il contrario avrà luogo se s'immerge in un mez20 più freddo: in questo caso è il colorico del termometro che si spande nel liquido fino a che l'equilibrio di tem peratura sia stabilito. Nello stesso modo, tutti i corpi ci fanno provare la sensa zione del caldo ο del freddo, quand'han. no, al momento del contatto, una tempe ratura più elevata ο più bassa della no stra. L'abitudine influisce ancora molto sulle nostre sensazioni a questo riguardo; ci sembra che la temperatura del mezzo che ne circonda, dopo qualche tempo sia uguale a quella del nostro corpo, a me no che la differenza non sia molto con siderevole, e quest'abitudine modifica ί nostri giudizi allorquando sentiamo un calore differente. Ecco perchè le cantine e TBASMISSIQBK. SS7 le sergenti, delle quali la temperatura è presso che costante, ci sembrano calde nell'inverno, e fredde in estate. Molte altre cagioni complicatissime ci fanno provare una sensazione di caldo 0 di freddo più viva toccando certi corpi, come i corpi lisci , i metalli, nel caso ancora in cui il termometro non indichi alcuna differenza, vale a dire, in cui real mente i corpi che tocchiamo sieno ad una temperatura uguale. Questo effetto dipen de dalla densità del corpo, dalla levigatezza della sua superficie, dalla sua capacità, e dalla sua più ο meno conducibilità per il calorico. C osi una tavola di marmo ci sembra più fredda che una di legno, per chè il marmo più denso e più liscio ci presenta più punti di contatto per mez zo dei quali si divide la temperatura del nostro corpo; il ferro ci sembra più fred do che il piombo, perchè è miglior con duttore del calorico, e per conseguenza toglie più rapidamente il calore ai no stri organi. L'acqua e i liquidi ci sem brano freddi, in parte a cagione del per fetto contatto che si stabilisce, in parte perchè la, loro capacità pel calore è molto 258 E D L CALOBB considerabile, e per conseguenssa nè> esi> gono di più per riscaldarsi. C i persua diamo a fatica che corpi che agiscono su di noi tanto diversamente siano tuni ad una temperatura uniforme ; ma uu> momento di riflessione fa vedere che noi giudichiamo i corpi toccati caldi ο fred di non in ragione della loro temperatu r a , ma in ragione della maggiore ο mi nore quantità di calore che ci trasmet tono ο ci tolgono, paragonata a quella che noi dovremmo perdere ο guadagnare, per il contatto dell'aria ο dei corpi chi} ne circondano abitualmente. .r Il tempo necessario per riscaldare o ! raffreddare un corpo dipende dalla sua facoltà conduttrice, e da quella delle so stanze che gli debbono trasmettere que' sto calore, ο toglierglielo; e sotto questo rapporto si distinguono i corpi in buoni e cattivi conduttori del calorico. Questa comunicazione è sempre molto lenta e poco considerabile : ella decresce molto rapidamente allontanandosi dal centro del calore. Se ne avrà un' idea sapendo che sarebbe impossibile di alzare d'un grado la temperatura dell'estremità d'una barra JBASMISSIOHR PE R ÇPHTATTO. 25θ/ di legno d'una tesa di lunghezza, appli cando all'altra estremità il fuoco il più intenso; questa estremità sarebbe roveri te prima che l'altra fosse riscaldata sea sibilinentei Pertanto la maggior parte dei metalli sono chiamati buoni condut tori , perchè sono dotati di questa facol tà a un più alto grado degli altri corpi, ma presentano fra loro delle grandi dif ferenze: l'oro e l'argento sono i migliori conduttori, il piombo e il platino sono i più cattivi fra j metalli. In altre so .stanze, come nei legni, nel carbone, nel la lana, questa proprietà è quasi nulla. Chi non sa che si può tenere in mano un pezzo cortissimo di legno.ο di car bone in ignizione ad una delle sue estre mità? è lo stesso della maggior parte, delle sostanze liquide e gazoscj ma que st'ultime sembrano tanto migliori condut trici del calore, quanto sono più dense, mentre che per i solidi questa conside razione non è che secondaria. S'impiegano varii metodi sperimentali per .ottenere la facoltà conduttrice de'cor p i , ma è molto difficile di valutarla esat tamente , specialmente per i liquidi ο "■' '■' . ^ " ^ T V " . r , . ^ifei. a6o E D L CAtOBB \ pei gaz, perchè in questi corpi Veffetto si complica per l'estrema mobility delie loro molecole ; tostochè una pozione della massa è riscaldata ο raffreddati, e per conseguenza dilatata ο contratta, can già di luogo e produce tosto delle correnti. Ora questi movimenti comunicano alla massa la nuova temperatura molto più rapidamente che non l'avrebbe fatto il semplice contatto delle molecole. Queste correnti sono discendenti se il corpo si raffredda, ascendenti se si riscalda. I corpi non trasmettono tutti il calo rico allo stesso modo, e per conseguenza si riscaldano e si raffreddano inegualmen te in tempi eguali. L'estensione della lo ro superficie, facendo variare il numero delle molecole in contatto, modifica po tentemente questa durata ; noi vedremo che lo stesso accade del calorico acquistare ο perduto per irradiazione,e di più che lo «tato e il calore di questa superficie sono altre cagioni che influiscono molto sul tempo necessario per mettere molti corpi in equilibrio di temperatura : quindi, oltre che la natura dei corpi seco porta delle dif ferenze nel modo d'irradiare il calorico, TKASMISSI ONE PE U COKTATTO. S6I lo stato della superficie ne produce delle nuove. Queste variazioni sono in rappor to colla proprietà di riflessione di queste medesime superficie, per modo che quelle che sono scabrose e cariche di colori, ir radiano e assorbono più calore, per riflet terne pochissimo, mentre che le superficie lisce, ο il colore delle quali si avvicina al bianco, irradiano e assorbono poco, ma rifletton molto. Dobbiamo a Leslie le ri cerche le più importanti e precise su questo argomento. Il calorico raggiante segue assoluta mente lo stesso cammino, ed è sottopo sto alle stesse modificazioni che la luce: onde noi ci limiteremo al loro solo an nunzio. E in ciò che apparisce, in tutta la sua evidenza l'identità di questi due prin cipii , che sembrano prodursi e modifi carsi a vicenda, e che noi vediamo sog getti alle medesime leggi. Difatti il ca lorico si riflette come la luce alla su perficie dei corpi lisci, facendo l'an golo di riflessione eguale a quello d'in cidenza : come la luce, si concentra al fo co degli specchi riflettenti e a quello delle lenti rifrangenti. È dunque , come 2 Γ>3 , E D L CAtOBB la luce, sottoposto alla rifra sionV j e eo me essa presenta i fenomeni della\disner· sione nello spettro solare. Abbiado ve duto, studiando questa parte interessan te dell'ottica, che esistono nello spèttro dei raggi calorifici non visibili al di là del rosso, e che l'intensità del calorico va continuamente diminuendo partendo da questa estremità fino al violetto, ove essa è affattoinsensibile. Infine Bérard ha dimostrato recentemente che il calorico, anche del' tutto oscuro , è come la luce sottoposto alla doppia rifrazione e alla polarizzazione ; e più recentemente an cora Arago ha riconosciuto che il calo rico presentava i medesimi fenomeni di interferenza, vale a dire di distruzio ne per una doppia riunione nel mede simo luogo. Sembra dunque impossibile di separare il principio del calore da quello della luce , e l'osservazione del dotto ultimamente citato, provando che calore aggiunto a calore produce il fred do, sembra dimostrare evidentemente che il calorico non è già una materia par ticolare emessa dai corpi caldi, ma il risultato di unojUlo di moto vibrato i «ΑοοίΑκτΕ. a(33 rio soggette per conseguenza alle mede sime leggi meccaniche di tutte le ondu lazioni. Noi abbiamo detto che i corpi ί più lisci sono quelli la cui superficie loro lascia penetrare menp raggi di calore, ma che ugualmente ne emettono di me no : in generale si può dire che que ste proprietà sono sempre correlative. Da ciò ne segue che questi corpi deb bono riscaldarsi e raffreddarsi lentamen te. Le superficie appannate e nere al contrario sono quelle che assorbono la più grande quantità di calore, ma irra diano anche di più per modo che si ri scaldano e si raffreddano molto rapida mente. C osì annerendo e rendendo appan nati i corpi i più tersi, si aumenta enor memente la loro facoltà di assorbire e di emettere. C ol mezzo del termometro differenziale di Leslie e del termoscopio di Rumford, de1 quali se ne può acqui stare un' idea colla figura 2 3 , si valu tano i più piccoli irradiameuti. Questi strumenti, che non servono che ad indi care le differenze di calore, contengono ne1 bulbi due masse d'aria separate da \ a(V bei CALORE un liquido che mostra il bulbo meno ri baldato, per la parte verso la quale il liquido si trasporta I corpi col loro mutuo irradiamento in tutti i sensi mantengono e ristabi liscono perpetuamente l1 equilibrio del la loro temperatura. Allorché si vuole comprendere chiaramente la dottrina dei cambi che noi dobbiamo a Prévôt di Gi nevra, conviene rappresentarsi la super ficie di un corpo come una parte che dà continuamente passaggio colla stessa facilità al calorico che viene tanto dal di dentro quanto dal di fuori ; si vede allora che i corpi più caldi del re cinto che li circonda, debbono lasciar uscire più calore di quello che ne ri cevono ; laddove ha luogo il contrario pei corpi più freddi. Del resto se si di spongono (fig. 26) due specchi riflet tenti ben paralellamente, e che si pon ga al foco dell1 uno un termometro , e al foco dell'altro un pezzetto di ghiac cio , ο nn vaso di vetro contenente del l' acqua calda, intercettandone qualun que comunicazione diretta col mezzo di uno sccrmaglio, si vedrà il termometro RAGGIANTE. afi5 abbassarsi ο innalzarsi rapidamente. Che accade di fatto in questa sperienza , la quale prova inoltre la concentrazione del calore al foco degli specchi ? Il termo metro , come pure il pezzetto di ghiac cio irradiano in tutti i sensi, ma gli spec chi sono per essi de1 recinti clic loro impe discono d'entrare in comunicazione collo spazio, per modo che non ponno che far cambio reciproco l'uno colPaltro ; dal che ne deve risultare una dispersione considerevole per quello che è più cal d o , e che emette più calore senza rice verne che pochissimo in compenso. L'irradiamento è la cagione principale che stabilisce e mantiene fra tutti i cor pi una temperatura uniforme; un corpo che sia più caldo irradia in maggior quan tità che non ne riceve; deve dunque raffreddarsi fino a che sia pervenuto allo stesso grado; se è più freddo, tutti i cor pi circostanti gli mandano più calore di quello che ne ricevono, e l'equilibrio è tosto ristabilito : infine questa tempe ratura uguale si mantiene pei cambi re ciproci fra tutti i corpi Ma se ve ne sono di quelli posti in modo da irradiare 2 6θ E " L CALORE senza riceverne, egli è evidente che si dovranno raffreddare: ciò è quello che si riscontra nei corpi posti alla superficie della terra durante la notte, quando il tempo è molto sereno, ed è ciò che pro duce la rugiada e la brina. Questa spie gazione d'un fenomeno giornaliero, data da C Weels, è una delle più belle appli cazioni della teoria dell'irradiazione;essa mostra perchè un leggier velo basti per difendere le piante dai dannosi effetti della brina. Il modo d'irradiamento e di condu cibilità del calorico per parte dei cor pi non cessa di avere delle applicazioni nelle arti economiche. Dovrebbe special mente essere per le nostre vesti il rego latore delle mode. C i fa conoscere che si ponno stabilire delle tramezze sottilissime e molto calde col mezzo del carbone pe sto posto fra due intonachi molto sottili di gesso, poiché il carbone, cattivissimo conduttore del calorico , ne trasmetterà pochissimo per contatto, e la superficie bianca del gesso farà che la dispersione per irradiazione sia quasi nulla. C i fa ve dere ancora che un Testito bianco, di H AGGI ASTE.' 269 sostanze organiche , cattivo conduttore, come la seta, la lana, le pellicce, e quello clic conserva più il calore, specialmente se le fibre delle stoffe sono molto fine. L'influenza del pulimento delle superficie, per diminuire l'irradiamento e l'assorbimento di colore, non è meno considerevole che quella della loro natura e del loro colore : quindi è impossibile di far bollire dell'acqua in una caffettiera d'argento molto liscia, anche posta vicinissima al fuoco, almeno quando non è a immediato contatto. Abbiamo or or veduto che l'irradiazione , raffreddando i corpi, è la cagione del deposito dell'umidità dell'aria sotto forma di rugiada : il ghiaccio che si forma al Bengal , esponendo dell'acqua in recipienti aperti da tutte le parti è un fenomeno del tutto analogo. È lo stesso del freddo intenso che regna nelle contrade le più cocenti dell' Affrica, e che ci ha tolto recentemente uno di que1 viaggiatori intrepidi 0 ) a i l"*1*' si dirà non avere sfuggito alcun perico- (>) 11 doit, ouiticf.^^^-ì^m*1'' ' a88 E D I. CALORE lo , quando si vedono perire di freddo nella zona torrida. Si vede che in queste contrade, ove il suolo è molto compatto, e il cielo molto sereno, la dispersione del calore occasionata dall'irradiazione verso lo spazio durante la notte debbe essere molto considerevole: faremo ancora osservare che in queste aride contrade il vapore d'acqua è cosi raro che non se ne deve quasi affatto condensare sotto forma di rugiada: il suolo non può dun que prendere in compenso, come nei no stri climi, la grande quantità di calore latente che il vapore restituisce nel pas sare allo stato liquido. La natura sembra aver messo tutte le sue produzioni in armonia colle circo stanze fisiche che le debbono circondare, e l'uomo stesso vi si sottomette per istin to , quando la civilizzazione non lo ha di troppo sviato dalla strada naturale. Noi vediamo i negri, e in generale tutti gli abitanti delle regioni dei tropici, essere dotati di colori neri, ο molto oscuri a line di facilitare Γ uscita dell'eccesso di calore che porta nei loro corpi l'aria cocente che respirano , mentre che a RAGGIASTE. 369 misura che noi ci accostiamo ai poli, vediamo la pelle imbianchire, e il color biondo de' capelli divenir di più in più dominante. La maggior parte degli animali dei paesi settentrionali, come gli orsi bianchi, le martore,le lepri, e c , hanno una spoglia bianca che conserva il loro colore naturale, e ve ne sono di quelli che noi vediamo rivestiti dalla previdente natura d'un abito oscuro per l'estate, d'una pelliccia bianca per l'inverno. Dietro queste considerazioni, noi dovremmo portare durante Testate, al sole, dei vestiti bianchi che riflettessero i raggi di quest'astro: all'ombra, dei vestiti neri per disperdere il calore del corpo: durante l'inverno gli abiti bianchi sarebbero necessari! per non perdere questo calore. In questa stagione noi vediamo la neve conservare le piante che ricopre, per mezzo della poca irradiazione della sua superfìcie bianca. FISICA , voi. li. '8 CONSIDERAZIONI GENERALI SUI FLUIDI IMP0HDSRAB1H E SULLA CAGIONE DEI FENOMENI FISICI. ***** IN EL prospetto che noi abbiamo presentato delle nostre cognizioni siili1 elettricità, il magnetismo, la luce e il calore, come in tutte le altre parti della fisica, noi abbiamo procurato di riferire i fenomeni alle teorie che servono a spiegarli, e di stabilire quindi, all'occasione dei fatti, le proprietà degli agenti, dei quali l'esistenza ipotetica ci offre, se non la realtà, almeno l'immagine delle vere cagioni. I fatti pertanto essendo sviluppati 'e conosciuti, non sarà di poca importanza il riguardare la scienza sotto un punto di vista differente, e di esaminare come questi agenti supposti riproducano tutti i fenomeni : perciò noi riuniremo attorno d'una medesima causa teorica tutti gli effetti che ne risultano , in modo da discendere dal principio alle conseguenze mentre die precedentemente noi siamo risaliti dall'esperienza alla teoria. Noi ÇOMSIDEBÀZIOlfl CE KE BAlt. 271 avremo ancora il vantaggio d'insistere so pra viste ο rapporti che un altro conca tenamento di verità, costituenti la scien za, non avrebbe permesso di sviluppare ο di riconoscere. llcomplesso degli esseri materiali,consi derati nella loro essenza, si divide natu ralmente in due classi : le molecole pon derabili da una parte, β dall'altra il flui do ο i fluidi eterei die ne occupano gli intervalli. Tali sono gli elementi teorici coi quali i fisici, nuovi creatori,, eono ob bligati di costituire il mondo fisico. Ma quali forze, quali proprietà conviene egli attribuire alle molecole, aV^'tere, per de durne tutti i fenorae»» d'attrazione, di coesione,, di regione «ielle molecole? Se noi n ° n possiamo innalzarci fino a que ste proprietà fondamentali, delle quali tutte le altre ne sarebbero la conseguen za, procuriamo almeno di stabilire preci samente le condizioni che dovrebbero adempire tutte le ipotesi che si potesse ro immaginare. 11 primo fatto a spiegarsi nella costi tuzione dei corpi si è evidentemente que sta sospensioni; cosi maravigliosa delle ino. 2-2 C0HSTDEHAZ10M lecole vicine, che non permette ad esse né di ravvicinarsi di più, né di sfuggire. La mutua attrazione di tutte le parti della materia essendo ammessa, chi loro impedirebbe di giungere a contatto? ciò non sarebbe già l'etere, malgrado la forza elastica che gli si deve attribuire, perché questa forza agisce ugualmente in tutti i sensi. Conviene dunque aver ricorso ad un'altra forza ripulsiva fra le molecole ««·« corpi ; ma qual sarà questa forza ? il calorico per verità può aumentarla per mezzo delle sue vibrazioni, facendo variare le distanze rispettive, ma non può produrla. Am», f i tt e r a s s i una ripulsione elettrica fra le m o l a l e simili, che per conseguenza dovrebbero etrwre elettrizzate nello etesso modo, ripulsione ohe aumentando rapidamente colla distanza; contrabbilancerebbe l'attrazione essenziale alle molecole?... Il gran numero delle ipotesi dello stesso genere , che qualunque spirito un poco esercitato alle considerazioni fisiche potrebbe indicare come possibili. riduce quasi a niente il valore di queste speculazioni teoriche, Ano a che una di esse, aggiungendo ai GEBEI1ALI. 27a merito della verosimiglianza quello di ben rappresentare tutti i fenomeni, possa reclamare una stima esclusiva. Contentiamoci di qui indicare le condizioni da adempirsi , senza tentare di soddisfarviEcco qui le prime tre cose da spiegarsi: l'attrazione mutua delle molecole allontanate: la cagione che le tiene ad una certa distanza dal contatto,- in fine l'origine delle forze che producono la coesione legando fra loro le molecole dei corpi nelle posizioni invariabili. Molli fisici hanno riferita all'etere la . causa dell'attrazione, che loro sembrava impossibile di porre nell'essenza stessa dei corpi. La quistione, come si vede, richiederebbe, per la sua completa soluzione, che vi si riferissero ancora le forze che producono la coesione dei solidi, e che noi abbiamo chiamate forze polari: ora ciò è che sembra impossibile, a meno che non si chiamino in soccorso le forze elettriche. Queste nascerebbero , come l'abbiam detto, dall'etere decomposto in due fluidi , che separati eserciterebbero delle azioni attrattive e repulsive , mentre che dalla loro unione ne risulterebbe 2^4 E C0KSID HA7.10HI un fluido neutro, inattivo, Teiere infine, il cui solo carattere distintivo sarebbe l'elasticità , proprietà tutta meccanica, indipendente dalla natura delle «ostarne alle quali appartiene. I due fluidi formanti l'etere ponno es sere concepiti differenti da questo senza alcuna difficoltà, come nella decomposi zione dell'acqua, i suoi due elementi, l'ossigeno e l'idrogeno, manifestano delle proprietà del tutto estranee a quelle del composto da cui sono usciti. Da ciò deri vano moltissimi effetti! e primieramente tutte le azioni elettriche, nelle quali la tcnsionc,sia positiva, sia negativa, si ma* nifesta; in seguito le correnti,allorché i due fluidi di continuo trasportati verso ι punti in cui si neutralizzano senza in terruzione, circolano con un moto con tinuo. In line le azioni magnetiche, con seguenze delle correnti, come le correnti lo sono della lensione che si stabilisce ai due poli d'un apparato elettromotore qualunque, quando si fanno in seguito comunicare fra loro le due estremità. E appunfoqui dovevieuea stabilirsi la nuova teoria elettrochimica, nella quale GEHEltAL). 5^5 si riferisce l'affinità ad uno stato elettrico permanente degli elementi che si combi nano. L'esperienza prova che si può for mare una tavola delle affinità chimiche esatta tanto secondo le proprietà elet triche dei corpi, quanto secondo la loro reazione direttamente osservata. Aggiun giamo inoltre che l'unione ο piuttosto il ravvicinamento grandissimo degli ele menti combinati deve produrre delle vi brazioni , e per conseguenza del calore e della luce , indipendentemente del re sto da qualunque aumento ο diminuzione della forza di coesione, le di cui variazioni come si è veduto, sono potenti cagioni di riscaldamento ο di raffreddamento. La luce e il calore che producono le cor renti elettriche nei corpi ο nel vóto, sono una conseguenza naturale dei motivibrato rii che deve conservare ο produrre l'etere ricomposto cosi nei suoi due elementi, il fluido positivo e il fluido negativo. Tale è pure probabilmente la cagione della porzione del calore animale, che non e dovuta alle azioni chimiche, come anche della luce de1 vermi lucenti, e di qual che animale fosforescente, che si può 2 r(") E COBSID RAZIOM rilerire alle correnti elettriche. Quanto alla fosforescenza dei corpi in putrefazione, si spiega facilmente col mezzo degli ef fetti chimici; quella dei corpi riscaldati, col mezzo delle vibrazioni calorifiche che hanno potuto eccitare le vibrazioni lu minose; in fine, quella che produce l'e sposizione ad una viva luce è la conse guenza dei moti vibratorii molto energici, de1 quali sussiste più ο men lungo tempo una quantità più omen grande. Se noi esaminiamo in fine il caso del semplice moto vibratorio dell'etere, che costituisce il calore e la luce, noi vedre mo la forza e la frequenza variabile delle vibrazioni dare la luce più ο meno in tensa e i colori diversi : effetti ana loghi hanno luogo pel calore , > di cui raggi non sono nondimeno suscettibili di vibrare in un modo cosi differente, poiché tutto il calore si concentra all'u na delle estremità dello spettro allungato, mentre che la luce ne occupa tutta la lunghezza. Dietro queste medesime defi nizioni, noi non saremo sorpresi di ve dere, in certi casi,il calore divenir luce, lalucecalore: ciò non è che un impiego di GEKERALl- 2 77 Terso della stessa quantità di moto vibratorio, e il moto meccanico medesimo, come nello strofinamento, nell'urto, nella compressione, che nell'agitare le molecole, si trasforma naturalmente in luce e in calore. La trasmissione di questi moti si opera dapprima per mezzo dell'etere, e in seguito per mezzo delle forze che legano fra loro le molecole : imperciocché non si può spostare l'uno dei corpi d'un sistema senza turbare lo stato dinamico del sistema intero. Questo rilievo rende perfettamente ragione della poca conducibilità dei fluidi, dei liquidi e dei gas, dei quali la coesione è debolissima, specialmente se si fa ancora attenzioi.e che la maggior parte del moto trasmesso dall'etere non agita in modo permanente le molecole dei fluidi. In un mezzo perfettamente elastico e omogeneo, non sussisterebbe, dopo il passaggio dell'onda, alcuna traccia di questa agitazione momentanea. Non si può revocare in dubbio l'azione della luce sulla cristallizzazione, sul colorimento dei vegetabili, e su alcuni reattivi chimici. Si spiega come l'influenza del fuoco,così potente in tutte te 2^8 E C0HSID BAZ10K1 combinazioni, collo stato vibratorio che prendono le molecole sottomesse a queste vibrazioni, che ora avvicinando, ora al lontanando le molecole, fanno variare per ciò in una maniera considerevole le forze che presiedono alla loro aggregazione. Le ondulazioni calorifiche più appropria·* te a quelle che ponno eseguire le moleco le dei corpi, poiché esse pure provengono da movimenti molecolari, debbono, come lo prova l'esperienza, produrre più effetto che le vibrazioni luminose. Ma per non om mettere alcuno dei rapporti che lascia ravvisare l'esame dei fatti, la maggior in fluenza della luce violetta è forse dovuta a ciò, che i raggi di questo colore hanno, coi raggi calorifici posti all'altra estremila dello spettro un'analogia grandissima di vi brare circa due volte più frequentemente. Terminiamo questi cenni, che il lettore non metterà tutti allo stesso grado d'im portanza ο di probabilità , col far osser vare, relativamente alle viste teoriche, che è cosi importante per colui che vuole contribuire all'avanzamento della scienza, di lasciarsi guidare da esse, come danno^ io l'a ttaccarci troppa realtà. In luogo di' GEKEHAII. 279 restringersi in un picciol cerchio, d'onde non si esce che difficilmente, si è spesso condotti , da un sistema anche falso, alla scoperta di fatti importanti che a lui so pravTengono·. imperciocché è naturale il pensare che una teoria immaginata per rappresentare un gran numero di feno meni , ne può indicare altri i cui legami coi primi, non si sarebbero preveduti sen za di essa. Del resto, consultando l'isto ria delle scienze, noi vediamo Keplero, Cartesio, Huygens, Newton, ed anche i più felici sperimentatori dei nostri giorni, le di cui luminose scoperte ci mostrano il valore, lasciarsi guidare da teorie pm 0 meno probabili, più ο meno generali. 1 fenomeni della natura sono un labirin to in cui la debolezza della nostra intel ligenza ci lascia nelle più dense tenebre: si ricuserà dunque l'assistenza di un filo che ci permette d'esplorarne una parte, perchè noi non troveremo questo sicuro filo abbastanza solido ο abbastanza este so per farcene percorrere tutti gli andi rivieni, senza essere obbligati di cambiar ne la guida ? a8o BIOGRAFIA DEI PIÙ 1 ILLUSTRI FISICI. BLACK, fisico e chimico inglese. Morì nel 1777· Si debbe a lui d'aver richiamata l'attenzione dei dotti sul calorico latente. BOUGUER, matematico francese, celebre astronomo, idrografo, e fisico. Fece parte della spedizione degli accademici francesi che andò nel 1736 al Perù a misurare un grado della terra. Dobbiamo a Bouguer un1 opera originale sulla misura dell'intensità della luce. Mori nel 17.58 d'anni 63. (.Vedi ^Astronomia dell'EscicLOPEDiA PORTATILE ) . COULOMB, fisico francese, morì nel 1806. Fu uno dei migliori sperimentatori e calcolatori. Col mezzo della bilancia di torsione e di altri apparati ingegnosissimi e molto delicati è pervenuto a sottoporre all'osservazione le più piccole forze attrattive e ripulsive, e a determinarne^ la legge colla massima precisione. L'elet- BIOGnAFIA DE1 FISICI. 28l tricità e il magnetismo gli debbono quasi tutto ciò che si sa eli preciso sulle leggi della loro azione. CARTESIO, nacque nel 1596, visse nella prima metà del secolo 17° Senza richiamare tutti i suoi titoli all'ammirazione degli uomini, noi gli assegneremo uno dei primi posti nella fisica, non solamente per aver messo sulla strada retta onde ricercare la verità, ma ancora per esser<; autore della scoperta della legge cosi importante della rifrazione della luce, ricercata inutilmente da tutti i suoi predecessori. Invano una falsa interpretazione di qualche parola d'Kuygens ha fatto attribuire a Sncllius la scoperta di questa legge: si deve come dice Laplace rendere a Cartesio una giustizia completa. Ci duole che la nostra Biografia non ci permetta di dar luogo ad una dissertazione nella quale si potrebbe dimostrare che una grande scoperta appartiene interamente a un gran uomo che si prostrò s i piedi degli altari per la ricerca della verità, fuggendo gli uomini e la sua fama. Morì nel i65o a Stockholm, ove egli tra stato chiamato dalla regina Cristina 28a BIOGRAFIA. ( Vedi VAstronomia C IC II'ENC IC LOPEDIA POR TATILE ). CRAWFORD, fisico e chimico inglese, mori nel 1795 di 46 anni. Si applicò in sieme col dottor I rvine intorno ad impor tanti ricerche sul calore, e dobbiamo loro molte tavole della capacità dei corpi pel calorico. C rawford è autore di un' opera sul calore animale e sulla combustione, ed Irvine di alcuni «aggi tal medesimo ar gomento. FRANKLIN, illustre americano, nac que a Boston nel 1706, dimorò molto tempo in Francia come agente degli Sta tiUnili. La sua scoperta dell'identità del fulmine coll'elettricità, e la sua ammi rabile invenzione dei parafulmini lo ren deranno per sempre celebre. Morì nel 1790. ■/ GALVANI. Verso la 6ne dell'ultimo secolo tutti gli spiriti furono vivamente colpiti dalla scoperta di questo fisico ita liano, Avendo spogliate della loro pelle alcune rane destinate a delle preparazioni anatomiche, egli si avvide che toccando con uno strumento di metallo, i loro ner vi e i loro muscoli, si eccitavano delle DE1 FISICI. s83 convulsioni assai forti. Questa osservazione avrebbe potuto perire fra altre mani; ma Galvani la ripetè in diversi modi, e coll'aiiito del suo nipote Gio. Aldini egli fu condotto a riconoscere l'azione d'una specie di elettricità, che si distinse per qualche tempo dall'elettricità ordinaria col nome di galvanismo. Si sa quanto i lavori del Volta hanno esteso il dominio di questa parte dell'elettricità, che ha usurpato quasi tutto il campo della fisica, della chimica , della fisiologia, e in fine quello del magnetismo. Galvani mori nel 1798. HOOK.E, celebre fisico, membro della Società reale di Londra e contemporaneo di Newton; ebbe con questi le più violenti discussioni intorno la scoperta dell'attrazione, che altri pretendevano negare a tutti e due; ma Newton si era appropriata questa scoperta dimostrandola col calcolo dei moti celesti. Hooke si distinse per una infinità d'invenzioni ingegnose. Indicò l'esperienza dell'aberrazione per cercare una prova del moto della terra. Non si sa comprendere coinè una si bella scoperta sia stata comprovata tanto tempo __ 28< BIOOBAFIA dopo. Egli ha dato nella sua Micrografia una spiegazione degli anelli colorati mediante la teoria delle vibrazioni luminose che egli aveva adottata. Morì nel i 7 o3. HUYGENS, membro dell1 Accademia delle Scienze e della Società reale di Londra , d'una celebre famiglia d' Aia, fiorì tra Cartesio e Newton. Fu chiamato da Luigi XIV in Francia. Le sue scoperte astronomiche ( vedi {'Astronomia dell'EsCICLOPF.DIA POETATILE ) gli avrebbero gua- dagnato un nome glorioso senza neppur contare i suoi ammirabili lavori matematici: ma la sua teoria delle forze centrifughe, la sua spiegazione de' fenomeni della luce colle ondulazioni, e l'applicazione che ne fece alla doppia rifrazione, gli hanno assegnato uno de1 primi posti fra i genii che fanno onore all'umanità. Le sue opere numerose hanno il merito, forse unico, di non contenere alcun errore. La nobiltà del suo carattere e della sua condotta corrispondevano a quella del suo intelletto. Egli rese giustizia a tutti i suoi contemporanei, e non conobbe ne la rivalità né l'invidia. Morì all'Aia nel i6ij5, d'anni GO. t v DE1 FISICI. a85 K.IRWAN, illustre scienziato inglese, al quale la teoria del calore è debitrice di molti e bei lavori, figura fra i primi chimici e mineralogisti ( Vedi la Mineralogia dcll'EllCICLOPEDIA PORTATILE). LAMBERT, dell'Accademia di Berlino, fiorì verso la metà del secolo passato, morì nel 1777· Siamo a lui debitori di alcune ricerche e di numerose spcrienze sul suono, suirigrometria, e sulla fotometria; ma, come Eulero, fu più matematico che fisico. MALUS, fu autore d'una delle più importanti scoperte della fisica, la polarizzazione della luce. Nacque a Parigi nel 1775, e fu uno dei primi e più illustri allievi della scuola Politecnica. Si occupò pel primo a determinare il corso che seguono i raggi luminosi , riflessi 0 rifratti da superficie a qualunque curvatura : ma fu dopo la campagna di Sambra-Mosa, e di Egitto che divenne UDO de1 capi di questa scuola; scuoprì la polarizzazione per riflessione, esaminando gli (fletti della doppia riflessione dello spato d'Islanda. Le sue scoperte sono inserite in un1 opera intitolata : Teoria FISICA , voi. IL 19 286 BIOGRAFIA DE 1 FISICI. della doppia rifrazione. Nominato mem bro dell'Istituto, mori prima del 3η.° an no nel 1812, nel momento che i suoi lavori davano di lui le più grandi spe ranze. RUMFORD (conte d i ) , membro del l'Istituto e della Società reale di Londra, ha fatto sul calorico, considerato scientifi camente e sotto il punto di vista della sua economia nelle arti, una serie im mensa di ricerche importanti. Propose alla Società reale un premio, che egli riportò pel primo. Il secondo fisico co ronato fu Leslie, e più tardi Wells. Morì nel 1814. VOCABOLARIO DE' T E R M I N I T E C N I C I DELLA FISICA JDHI CORPI IMPONDERABILI : ~ A ABERRAZIONE. Spostamento apparente degli astri dovuto alla celerità della luce, 159. ·— Di rifrangibilità: difetto delle lenti, che non riuniscono i diversi colori nel medesimo foco, 226. — Di .-sfericità: altro difetto delle lenti, i cui orli rifrangono più i raggi che il centro, ivi. ACCESSO di facile trasmissione. — Di facile riflessione. Proprietà delle molecole luminose immaginate da NewtOD, per ispiegarc i colori delle lamine sottili, 177. ACROMATISMO. Compensazione dei colori prodotti dalla rifrazione col mezzo di due lenti d'una forza di dispersione contraria , 199. ACUSTICA. Scienza de' suoni, loo. ACUTO f suono). Risulta dalle frequenti vibrazioni, 126. ANELLI COLORATI. V, U U H X SOTTILI, 11$. 88 C VO ABOLARIO ARCO BALENO. Ateo dell'iride de' colori dello spettro» prodotto dalla rifrazione e dalla riflessione nelle gocce della pioggia , 201. ARMONICHE, Hanno col suono fondamentale de' rapporti semplicissimi, 129. A T T R A Z I O N E . Ha forse per cagione l'etere univer sale, 27.3. — Elettrica. Ha luogo fra i corpi carichi di fluidi differenti, 3 i . 2 Β BATTERIA elettrica. Riunione di parecchi vasi ana loghi alla bottiglia di Leida , 6 1 . BILANCIA elettrica. Specie d'elettrometro , 55. B O T T I G L I A DI LEIDA. C orpo isolante fornito di due corpi conduttori. ■— Accumula l'elettricità, 6 l . BUSSOLA. Ago calamitato che serve a riconoscere la posizione de' punti cardinali, 92, C CALAMITE , 89. — Naturali, artificiali, 90. CALORE. C onsiderato come un c o r p o , ο come il risultalo di movimenti vibratori!, 237. — Sue sorgenti, 23g Latente, &j6 Specifico, 25». .— Sua trasmissione per contatto, 2 5 5 . — Ter ir radiazione, 260. CALORICO. V. C AtoBE. CALORIMETRO. Istrumento che misura la quantità di calore d'un corpo col inciso de] ghiaccia che fonde raffreddandosi, j 5 j , FISICO. 289 CAMERA LUC IDA. Prisma di vetro a quattro Cac ce , che mostra sopra un cartone orizzontale l'im magine degli oggetti circostanti, 2 3 1 . CAMERA OSC URA. Apparato che rappresenta sopra una carta l'immagine de' corpi esteriori. ■— Sua costruzione, 200. CANNOCCHIALI. V. TELESC OPI', 226. CARRIGLIONE elettrico, 6 2 . CATENA elettrica, 76. CHIMICHE (combinazioni ). Sviluppano l'elettricità, 46. — Ed il calore, 24 1. — Per qual cagiono, 2 7 4 . COLORI. Si ottengono dalla luce bianca per l'ine guale rifrazione di ciascuno d'essi, 2o5. — Risul tano dalle interferenze e dalla diffrazione, l 6 5 . — Dalla riflessione parziale de' corpi, 212. — 11 bianco , il nero ed il grigio non sono punto colo ri , 2o4 COMBUSTIONE. C ombinazione che sviluppa calore e luce, 241· COMMOZIONE elettrica. V . SC ARIC A. COMPRESSIONE. È una sorgente dell'elettricità, 44. CONDENSATORE. Accumula l'elettricità come la battigia di IMda, 5<). CONDUCIBILITÀ'. Proprietà de' corpi che propn gano facilmente l'elettricità, 4 0 . — Il calore, 258. CONDUTTORI. C orpi che punto non conservano l'elettricità, se non sono isolati, 4 l · — L a con ducibilità elettrica e variabile no' corpi, 5o. — Conduttori del calorico , 258. CONSEGUENTI ( punti ). Poli nella lunghezza di una verga calamitata, 9 6 . ago C VO ASÒLARIO CONTATTO (elettricità sviluppata per), 44. — Produce i fenomeni galvanici, §5. — Ha sommini strato la pila vohiana , I fè. CONTROCOLPO. È dovuto alla rientrata ddjZui. do elettrico, 73. CORNO acustico. C oncentra l'onda sonora al fondo deli*orecchio t llfy. CORRENTI elettriche, 8o. — Loro effetti magneti' Ci, 83. — Della terra , 85. D DECLINAZIONE. Angolo dell'ago col meridiano, 92. DIAPASON. Nota vibrante che dà un suonofisso,128. DIFFRAZIONE. Deviazione delia luce dal suo corso in linea retta, 164* — Sua importanza teorica, 160. DOPPIA RIFRAZIONE. Separazione della luce in due fasci oc* cristalli» 2l5. E ECCITATORE. Conduttore che serve ad operare le scariche senza pericolo, 61. ECO. E prodotto dalla riflessione de* suoni, 112. ELETTRICITÀ' ( electron, ambra gialla ). Sua ori gine e sua natura , 32. — Sue sorgenti, 4 2 · —■ Mezzi di svilupparla, 53. — Fenomeni ch'essa pro duce , 69. ■— Accumulata. Suoi effetti; loro spiegazione, 5$. — Atmosferica. Sue sorgenti, 53, 71. — Suoi ef fetti , 70. FISICO. 29I E L E T T R O F O R O . Istrumento che produce elettricità per influenza, 5 7 . E L E T T R O - M A G N E T I S M O . Fenomeni in cui l'elettricità produce effetti magnetici, 8 2 . E L E T T R O M E T R I , Eleltroscopìi. Istrumenti che misurano od indicano l'elettricità , 5 ^ . E T E R E . Fluido universale, sottilissimo, imponderabile, molto elastico- — E una combinazione neutra di due fluidi reagenti, 9 7 . — L e sue vibrazioni danno luce e calore raggiatiti, 2 7 6 . F FANTASMAGORIA. V. L A H T Ì B N A MAGICA, 2 3 2 . FIAMMA. Incandescenza dei gaz che si combinano, 2 ^ 1 . F I L I CONDUTTORI ( correnti elettro-magnetiche ), 80. F L U I D I elettrici. Agenti incogniti ammessi per la spiegazione dei due stati elettrici, e dei loro effetti, 3 4 . — Positivo. — Negativo, 36. — La loro combinazione forma il fluido universale 0 l'etere, 2 7 3 . F O C O . Punto di riunione dei raggi ricevuti dagli specchie dalle lenti. -— Principale, 190. FORZA E L E T T R O M O T R I C E . Causa di separazione dei àuefuidi, in forza delle tendenze speciali di ciascun corpo, ^ 0 . FOSFORESCENZA. Sua causa e suoi effetti, l 4 9 · 276. F O T O M E T R I A . Misura dell'intensità della l u c e , 1 8 9 , 221. F R A N G I E COLORATE. Risultano dalle interferenze, i 6 5 . 2θ2 C VO ABOLARIO FULMINE. È una scarica del fluido elettrico, 7 0 . — Ascendente i ? 3 . F U O C O . Sinonimo di calore.. Indica altresì la com bustione che produce calore e luce, 2 4 1 . G GALVANISMO ( di Galvani, inventore ). Effetti elettrici prodotti dal contatto , §5. — E il risul tato delle correnti elettriche, 8 0 . G E L O BIANC O. Rugiada congelata dal raffredda mento ulteriore d' un corpo su cui essa si depo n e , 266. GRAVE (suono ). Risulta da vibrazioni poco fre quenti, 127. I I G N I Z I O N E . V. INC ANDESC ENZA. INCANDESCENZA. Slato di un corpo divenuto lu minoso a cagione del calore , i ^ 8 , z!\\. INCLINAZIONE. Angolo il di cui asse d ' u n ago calamitato s'abbassa al di sotto dell'orizzonte, 0 2 . I N F L E S S I O N E . V. DIFFRAZIONE , 164. I N T E R F E R E N Z E . Distruzioni di raggi luminosi e calorifici, le cui vibrazioni non s'accordano, I 6Q. — De* snoni, 116. ISOLANTI, ISOLATORI. C orpi ebe non· danno pas saggio ali'elettricità, 4*· FISICO. 2()3 .cMiaaei·"' ■ ' ■·: L LAMINE S O T T I L I ( colori delle ). Hisultano dalle interferenze de' raggi riflessi dalle due superficie della lumina, 175. LAMPO. È la luce della scintilla del fulmine , 73. LANTERNA MAGIC A. Apparato che rappresenta in grande piccioli oggetti col mezzo di una lente, 232. L E N T I . C orpi trasparenti a superficie sferiche, 197. — Concavi e convesse , riuniscono e disperdono 1 raggi, 198. LINGUETTA. Apparecchio che pone l'aria in vibra zione, aprendole e chiudendole alternativamente U passaggio, 125. LL'CE. Due opinioni sulla sua causa , \&η. — Sue sorgenti, sua intensità, sua celerità, lift· — Sua diffrazione, sue interferenze , sua teoria, lOo. — Sua riflessione, 184. — Sua rifrazione, i g 3 . — Suoi colorì, zo\. — Sua duplice rifrazione e sua polarizzazione, 3 l 5 . M MACCHINA E L E T T R I C A . Il vetro strofinato vi fornisce l'elettricità. — C omune. — Di Nairn, Sj MAGNETISMO (magnes , calamita). Proprietà ed . azioni de' corpi calamitati, 89. — Del globo, 9°· — Ammale. Effetti fisiologici di cui è incognita la causa, 79. \ ο π < " ■ ;- ■-::■'* -^ '■- ' 2g4 C VO ABOLARIO MEGASCOPIO. Modificazione dell'apparato della camera oscura , 232. MICROSCOPI. Apparati per ingrandire le dimen ■ sioni d'un piccolo oggetto , 224. — Semplice, ο Unti, 225. — Composto , ivi. — Solare. Lanter na magica, i di cui oggetti sono illuminati dal sole, 232. MIOPI ( occhi ). infrangono troppo fortemente la luce. — Vi si rimedia col mezzo di vetri diver genti, 235. MIRAGE. Fenomeno prodotto dagli strati inferiori dell'aria molto riscaldata , che rifrangono i raggi, come se fossero stati ridessi, 2o3. MOLTIPLICATORE. Elettroscopio e condensatore elettromagnetico , 87. MONOCORDO. V. SOKOMETBO , 127. Ν NEGATIVO (stato elettrico), ο in meno, elettricità negativa. Fluido che prende ordinariamente la re sina, 3 2 , 3 5 , 3 6 . Ο OBBIETTIVO. Vetro olente che riceve i raggi del l'oggetto per concentrarli nel suo foco , 223. OCCHIO. Sua analogia colla camera oscura, 233. •— Parti diverse Ai cui è composto , ivi. — Dei diversi animali, 236. OCULARE. Vetro di corto foco, col quale l'occhio \ I FISICO. 395 amplifica l'immagine formata ai foco deWobbiet· tifo, 223. ONDE. V. VIBRAZIONI. OPACHI (corpi). Opacità. Non lasciano passare veruna luce, 144» 2x3. Ρ PARAFULMINI. Conduttore che attrae l'elettricità delle nuvole , 7φ PARAGRÀNDINI. V. PAHAFULMINJ ( 74. PENNACCHI luminosi. Sono prodotti dalla disper sione dell'elettricità , 76. PESCI elettrici. Sviluppano l'elettricità, 47» 78* PILA DI VOLTA, Galvamsmo. È dovuta a Volta, 46. — Sua costruzione e sua forma, 62. —* Suoi effetti chimici, 66. — Sue correnti, 80. PIROELETTRICA. Proprietà di alcuni corpi che il calore elettrizza , 5a. POLARIZZAZIONE. Proprietà particolare a certi lati de* raggi, 219. — Suoi colori, 220. POLI ( della pila ) , 67. — Delle calamite, 91. PORTAVOCE. Strumento che accresce Γ intensità del suono, circoscrivendo lo spazio nel quale si diffonde, n 3 . * POSITIVO ( stato elettrico ) ο in più, elettricità po sitiva. Fluido che prende ordinariamente il vetro strofinato, 32» 35, 36. PRESBITI (occhi). Non rifrangono abbastanza i raggi. — Vi si rimedia con vetri convessi, 23α. 2g6 C VO ABOLARIO P R I S M I , ο piuttosto superficie prismatiche. Superfi cie inclinate che rifrangono e deviano i raggi. 197. P U N T E . Hanno la proprietà di sviluppare ed attrarre l'elettricità, 7 2 . Q QUADRELLO fulminante, V. BOTTIGLIA DI L E I 61. QUINTA. F a tre vibrazioni contro due del suono fondamentale j 128. DA, R RESINOSA ( elettricità ). V. NEGATIVA , 3 5 . RIFLESSIONE. Della luce, 184. — Sopra super ficie piane, ivi. —· Sopra gli specchi curvi, 190. RIFRAZIONE. Deviazione dei raggi che cangiano di mezzo, 193. —■ Sua legge, 1 9 ^ . — Ne'prismi e nelle lenti, 197. RIPULSIONE elettrica. Ha luogo fra i corpi carichi dello stesso fluido > 3o. RISONANZA. Movimento vibratorio comunicato e conservato , 1 2 1 . RUGIADA. Deposito dell' umidità dell'aria su i corpi raffreddati dall' irradiazione, 266. S . SGALA. Scric de' suoni in rapporti semplici con un suono fondamentale, I3@. FISICO. 297 SCARICA elettrica. C ombinazione dei due fluidi, da cui risulta uu urto violento ed altri effetti, 49· $&· SERBATOIO C OMUNE. La terra è cosi chiamata rispetto all'elettricità, 5o. SFERA d'attività. Limite d'azione sensibile d' una forza qualunque , ^9* SONOMETRO. Stromcnto che si mette all' unisono d ' u n tono che si vuol riconoscere , 127. SPECCHI. C orpo liscio, e perciò buon riflettente, 189. — Concavi, 190. — Convessi, 192. — Loro uso ne' telescopi, 2 2 6 . S P E T T R O solare. Sua divisione in sette colori, 206. — Sue proprietà calorifiche, illuminanti e chimi che, 207. S T R O F I N A M E N T O . C ausa possente dello sviluppo dell'elettricità , 2 9 , q\3. STROFINATORE. Sostanza qualunque che sviluppa elettricità per mesto dello strofinamento , 3 1 . SUONI. Loro produzione pei movimenti dell'aria » 102. — Loro velocità, 108. — Loro intensità , H i . — Loro riflessione » 118. ·— L o r o parago ne , 126. Τ T E L E S C O P I . Strumenti destinati ad avvicinare ed ingrandire gli oggetti lontani, 226. —~ A specchio ο catottrìci, 2 2 8 . — A lenti ο cannocchiali, 227. T E M P E R A M E N T O . Alterazione di certi intervalli musicali negli iirouienU a SUQUÌ fissi # *3i» 2<)8 VOCABOLARIO TENSIONE elettrica. Forza ripulsiva dell'elettricità accumulali! sopra un corpo, 59. TERMOELETTRICI ( effetti ). SODO dovuti all'in fluenza reciproca del calore e dell'elettricità, 7g. TERMOMETRO D1FFE RE NZIA1E . Apparato che rende sensibili le più piccole differenze di calo r e , 263. TERMOSCOPIO. V. TE BMOHSTBO DimRSNHALE , 263. TERZA. Suono che fa cinque vibrazioni, mentre il suono fondamentale ne fa quattro, 128. TONI. Suoni comparati, 126. TORMALINA. Cristallo dotato della proprietà di elettrizzarsi pel calore, 5 2 . — Non lascia passare che i raggi polarizzati in un senso, 220. TRASPARENTI E TRANSLTJCIDI ( corpi ). I pri mi , come i vetri, lasciano passare direttamente la luce ; ΐ secondi trasmettono uua luce diffusa, come la porcellana, Iqq. TUONO. È il romore di una forte scintilla elettri ca, 70. U UDITO ( organo dell' ). Percepisce i suoni per mezzo d'una membrana clastica, 124. V VIBRAZIONI, Movimenti alternativi delle molecole dei corpi 0 dell'etere. FISICO· >99 — Sonore. Hanno per origine il corpo sonoro, e per mezzo l'aria, 102. •— Luminose , calorifiche. Hanno per causa i movimenti molecolari dei corpi incandescenti, e si trasmettono per mezzo dell'etere, 1^1 » 238. VITREA ( elettricità ). V. POSITIVA , 35. VOCE, organo de'suoni. È analogo ad una linguetta, 125.· £ncii'/sp<?Sf,i VifffanYt; l'urica t/etra ι//ιζ>**η//ι·/νι/ηίι ^° Λ *^Ρ·*· „ I* it Taci. '/. t \ Ί r^A Jlsùa r ils? 7 - I 1" ï s k. A i de(?/i impinderàii/i Tal'.JT- - iiitNOtPÀLi TRATTATI DELLA C OLL.Eil0îicl. i.° Scienze fisiche *Medicinn , ce. •ìiea ilogia ■dit.^C 'Fisica •Astronomia •Botanica •igiene •Mineralogia Meteorologia Chimica 2 . 0 Scienze razionali 'C ommercio "Scienze Filosof. Aritmetica Matematica Geometria Filosofia Fisionomia Kclig. e Morale Legislazione Politica Econom. pubM, Navigazione Guerra, ec. 3. Scienze ' letterari *£ 'Letteratura *Storia, ec. •Pittura Teor. delle ling. Scrittura Rettorica Poetica Musica Coreografia ÀrcheoìoL' Araldica G engrafi Àuat. elM^iolo?. 1 Trattati segnati coli*asterisco sono quelli già pubblicati. Prezzo di aiiïcun volume, pei sigg. Associati, con Tavole in rame lir. 2. 5o ital. senza Tavole lir. 2. 0 0 . 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