Psicologia della formazione: dalla cultura dell’organizzazione al comportamento individuale _ENRICHETTA GIANNETTI__________ Facoltà di Psicologia – Università degli Studi di Firenze PSICOLOGIA SOCIALE APPLICATA AI CONTESTI DI VITA Persona attiva nel contesto Gruppi solidali Empowerment Benessere bio-psico-sociale Sicurezza Buona qualità della vita lavorativa nelle organizzazi oni Comunità competent e Il sistema vive in equilibrio precario: Grandi eventi Grandi emergenze Emergenze sanitarie Catastrofi Minacce ambientali Mutamenti climatici mettono a dura prova le (talvolta scarse) capacità di resistenza delle persone, dei gruppi, delle organizzazioni, anche di quelle addette alla gestione di tali eventi, e delle comunità (resilienza) (Badri S. A., Asgary A. , Eftekhari A. R. , Levy J.,2006; Jones E. e Wessely S., 2007). Ma il sistema vive in equilibrio precario anche perché: La pace (o la conflittualità) Il cambiamento incalzante La globalizzazione La multiculturalità La competitività L’incertezza del futuro La precarietà Il disorientamento valoriale L’insicurezza La marginalità La proliferazione di “identità virtuali” Le dipendenze Lo smarrimento di senso della propria identità La difficoltà nell’elaborazione di progetti di autorealizzazione Solo per indicare alcuni fattori … impongono nuove sfide, sociali e scientifiche, dalla messa a punto di modelli teorici di previsione del comportamento alla pianificazione di interventi psicosociali (Sbattella, 2005). Accoglie la sfida, con i ragionevoli dubbi ma anche con ottimismo, il costrutto di EMPOWERMENT (Zimmerman, 1999). A livello individuale, di gruppo o di comunità, l’empowerment è un concetto che indica: il controllo come capacità, reale o percepita, di potere intervenire sulle decisioni la consapevolezza critica del funzionamento delle strutture e delle istituzioni la partecipazione come strumento per ottenere i risultati previsti L’empowerment è COMPETENZA: una comunità, una organizzazione, un gruppo o una persona competente detiene un repertorio di possibilità e di alternative, sa dove e come ottenere risorse e ha capacità di chiedere autonomia; è interessata alla gestione della cosa pubblica, si basa sul rispetto, sulla partecipazione e incrementa il controllo e la gestione delle proprie condizioni di benessere (Piccardo, 1995; (Sbatella, F. 2004; Sbattella F. e Pini E., 2004). Nella prospettiva della Psicologia Positiva (Linley e Joseph, 2004), procedere con interventi di empowering significa attivare risorse e competenze, accrescere nelle persone e nelle comunità la capacità di utilizzare le loro qualità positive per agire sulle situazioni e modificarle, significa “prevenire”. Le sfide imposte dagli eventi eccezionali, ma anche da quelli che caratterizzano il nostro tempo, richiedono che le persone, i gruppi, le organizzazioni e le comunità si attrezzino per meglio fronteggiare gli eventi “catastrofici” a ogni livello, da quello ambientale a quello familiare, dal micro al macro sistema (Grant J. D., Richard G. e Peter C, 2006; Kwong-leung T. e Chau-kiu C, 2007). FORMAZIONE COME LEVA DELL’EMPOWERMENT La formazione può produrre cambiamenti a livello: individuale di gruppo organizzativo di comunità La formazione, declinata nelle diverse strategie che può assumere, può riguardare: acquisizione di conoscenze modificazione di reazioni emotive e di stati affettivi modificazione del comportamento e sviluppo di abilità (Stefanile e Giannetti, 2002) Quando il coinvolgimento di queste tre dimensioni è contemporaneo, la formazione diviene intervento sugli atteggiamenti. LE STRATEGIE FORMATIVE Ciascuna strategia formativa ha specifiche finalità e si fonda sulla conoscenza : •del funzionamento dei vari tipi di apprendimento (Sirigatti, 1996) •dei processi implicati nella modifica degli atteggiamenti •dei processi attivati dalla comunicazione persuasiva. COMUNICAZIONE PERSUASIVA E FORMAZIONE Variabili Indipendenti Processi di Mediazione Interni Effetti della Comunicazione Fonte Attenzione Cambiamento Credenze Messaggio Comprensione Cambiamento Atteggiamento Destinatario Flessibilità Canale Ritenzione Cambiamento Comportamento (Petty e Cacioppo, 1996). Le strategie formative vengono scelte in base alla valutazione degli elementi che costituiscono l’intero processo formativo •Obiettivi •Contenuti •Destinatari … Tuttavia … All’interno di uno stesso processo formativo si possono alternare diverse strategie, pur lavorando con gli stessi obiettivi, contenuti e destinatari (Quaglino e Carrozzi, 1998). Nel corso di un processo formativo, secondo una nota tassonomia (Bloom, 1956) gli obiettivi saranno ordinati in modo tale che il raggiungimento dei più semplici sia considerato essenziale per il raggiungimento dei più complessi. Il presupposto è la capacità di accertamento dei risultati attraverso l’uso di corrette tecniche di valutazione (Quaglino, 1985). La descrizione della circolarità tra competenze individuali e capitale sociale richiede l’uso di metodologie in grado di cogliere i processi oltre che gli esiti degli interventi e l’articolazione tra fenomeni psicologici e sociali nella loro complessa dinamicità (Lagadec P., 2000; Prezza e Santinello, 2002). Nella Tassonomia degli Obiettivi Educativi (Taxonomy of Educational Objectives) (Bloom, 1956) L’AREA COGNITIVA riguarda: OBIETTIVI DI PADRONANZA (Conoscenza e comprensione) OBIETTIVI DI COMPETENZA (Applicazione, Analisi, Sintesi, Valutazione) OBIETTIVI DI ESPRESSIONE (Creatività) L’AREA AFFETTIVA comprende: OBIETTIVI DI INTERESSE (Ricettività) OBIETTIVI DI IMPEGNO (Risposta, valutazione) OBIETTIVI DI PARTECIPAZIONE (Organizzazione, Caratterizzazione) L’AREA PSICOMOTORIA comprende obiettivi riguardanti la padronanza di specifici movimenti e comportamenti Gli interventi psicosociali e i processi formativi si articolano lungo un percorso finalizzato all’acquisizione e allo sviluppo, a livello personale e nelle comunità, di abilità e competenze che nascono dall’integrazione di: risorse personali, esperienze e appartenenze competenze sapere, di base, competenze specifiche e competenze trasversali saper fare, saper essere e saper divenire L’integrazione di tali elementi costituisce le Life Skills: gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consente di operare con competenza sul piano individuale e sociale. Attraverso lo sviluppo di queste abilità e competenze è possibile affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana (O.M.S., 1993) EMPOWERMENT Abilità cognitive: decision making problem solving pensiero creativo pensiero critico Abilità sociali: comunicazione efficace capacità di relazioni interpersonali Abilità emotive: autoconsapevolezza empatia gestione delle emozioni gestione dello stress (Bertini et al., 1999) L’interesse a sviluppare i progetti di potenziamento delle “abilità di vita” spinge l’O.M.S. a mettere a punto le linee guida per la realizzazione di: LIFE SKILLS TRAINING I programmi di Life Skills Education (LSE) utilizzano approcci diversi, spesso non tradizionali. (Cherniss e Goleman, 2001; Clarke, 2006; O’Hearn e Gatz, 1999; Rosembaum e Hanson, 1998) Diversi studi, anche longitudinali, confermano l’efficacia di specifici training (Nelson e Low, 2005) I programmi di Life Skills Education (LSE) sono spesso articolati in una serie di incontri volti a favorire l’acquisizione o il potenziamento di una o più competenze, mediante specifici training che utilizzano un ampio repertorio di strumenti formativi. I modelli prevedono l’adozione di tecniche quali l’uso di dimostrazioni pratiche, attività e discussioni di gruppo, esercitazioni di problem-solving, l’assegnazione di compiti di varia natura da svolgersi tra un incontro e quello successivo, la pratica del “diario”. Il ruolo del trainer è quello di facilitatore: pone domande, stimola il gruppo a lavorare insieme, a discutere delle abilità obiettivo dell’intervento, fornisce eventuali chiarimenti ed informazioni. DALL’ADDESTRAMENTO AL COUNSELING: VERSO L’INTEGRAZIONE Il repertorio delle strategie formative si articola lungo un continuum tra accademismo vs. attivismo, contenuti vs. processi, strutturazione vs. destrutturazione. Una persona, un gruppo, una organizzazione o una comunità che “apprende” sarà in grado di auto – orientarsi. Empowerment, benessere bio-psico-sociale e sicurezza passano dalla Psicologia Sociale in azione e dalla formazione. FORMAZIONE A DISTANZA (E – LEARNING) Metodologia di insegnamento che permette di unire in un unico network formatori e partecipanti; attraverso questa strategia vengono ridotti i tempi ed i costi di diffusione delle conoscenze. Migliora l’accesso alle informazioni e aumenta il controllo del processo formativo. La tipologia di FAD che sembra produrre risultati migliori è la “blended”. Vantaggi : -formazione personalizzata in base alle esigenze dell’utente; -offerta flessibile e molteplice (Trotter, 2002); -indipendenza da spazio e tempo (Harasim, 1990); -uso di tecniche interattive (Marcheggiano, 2002). Svantaggi: -Assenza di comportamento non verbale (Ricci Bitti e Cortesi, 1977) e di un progetto comune; -distanza e non conoscenza dei partecipanti (Figini, 2002); PRECISION TEACHING • Si basa sul principio comportamentista del condizionamento operante (Truzoli, 2004). • Procedura di training rigorosa: il partecipante deve rispondere, per pochi minuti al giorno, a domande proposte via computer ad un ritmo incalzante; riceve feedback dal programma e, ad ogni seduta, ottiene il punteggio in una particolare forma grafica che evidenzia riuscita e velocità di esecuzione. • Apprendimento come funzione dei risultati ottenuti nell’unità di tempo: rispetto ai metodi tradizionali, sembra produrre maggiore apprendimento in tempi rapidi e migliorare le prestazioni (Fluency). APPRENDIMENTO CENTRATO SUI PROBLEMI Caso (Incident): situazione-problema che, dopo la cronaca dei fatti, richiede una soluzione. Promuove l’apprendimento di diagnosi e di intervento, lo sviluppo di capacità di analisi e di decisione di gruppo attraverso la collaborazione e la negoziazione. Gruppo di studio: approfondimento di argomenti in base a materiali raccolti, organizzati e rielaborati. Lavoro di progetto: proposta di specifiche situazioni organizzative e successiva ricostruzione (anche con esempi pratici). Auto-caso: chiamato anche “ricerca d’aula”; ricostruzione e successiva discussione di un caso reale dei partecipanti. (Avallone, 1998) LA COSTRUZIONE SOCIALE DELL’INTELLIGENZA: DISCUSSIONE DI GRUPPO GUIDATA • Metodo • Il attivo formatore guida il gruppo • Disposizione • Numerosità circolare del gruppo del gruppo limitata • Discussione guidata da regole precise(Pontecorvo, Ajello e Zucchermaglio, 1995) APPRENDIMENTO PER ESERCIZIO, RIPRODUZIONE ATTIVA DI PROBLEMI E SITUAZIONI. DIRETTO COINVOLGIMENTO DEI PARTECIPANTI Simulazione: In riproduzione attiva di situazioni basket: soluzione di problemi operativi Esercitazione: svolgimento di un compito, individuale o in gruppo, seguendo precise istruzioni ROLE-PLAYING rappresentazione scenica che sfrutta il rapporto interpersonale fornito da un comportamento reale in una situazione immaginaria (Capranico, 1997); - I sottogruppi divengono alternativamente attori/osservatori della rappresentazione e partecipano alla successiva discussione; - - permette di esperire la vita quotidiana senza la minaccia e l’ansia che possono essere presenti nella realtà; il formatore mantiene la discussione centrata sull’obiettivo di apprendimento, organizza concettualmente i contenuti emersi, contribuisce professionalmente all’analisi della rappresentazione e della discussione. - Obiettivi del Role-Playing Role-Playing centrato sul compito: evidenzia i problemi di un evento specifico Role-Playing centrato sul ruolo: la rappresentazione del ruolo permette l’analisi del processo di comunicazione e del comportamento Role-Playing centrato sulle emozioni: permette l’analisi dell’esperienza emotiva dei partecipanti Varianti del Role-Playing: inversione dei ruoli, rotazione dei ruoli, Role-Playing multiplo PEER EDUCATION • Metodo in base al quale alcuni membri di un gruppo (peer educators) vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo di appartenenza per realizzare precise attività con i propri coetanei o colleghi (Boda, 2001). • Numero variabile di fasi, in base al progetto: Fase 1 (costituzione del gruppo di lavoro che progetterà l’intervento; coinvolgimento e preparazione dei formatori); Fase 2 (selezione e formazione dei peer educators); Fase 3 (intervento di peer education nel gruppo); Fase 4 (verifica dell’efficacia dell’intervento). COACHING E’ un’attività consulenziale mutuata con successo dal mondo dello sport; consiste nella relazione tra due soggetti, l’allenatore e la risorsa da allenare. L’interazione ha l’intento di promuovere il miglioramento dello “status quo” per conseguire la crescita e lo sviluppo delle capacità dell’allievo. Il coaching è un processo di formazione che si pone un duplice importante obiettivo: Aumentare le capacità emotive per essere in grado di riconoscere, gestire ed esprimere adeguatamente le proprie emozioni •Potenziare la dimensione del “saper essere” per affrontare la sfida del miglioramento continuo (SelfEmpowerment) che rafforza le convinzioni di autoefficacia (Jones, Rafferty e Griffin, 2006) • Variante: Peer Coaching (relazione coach/coach per progettare, analizzare e realizzare esperienze). MENTORING / TUTORING Intensa relazione interpersonale, nella quale un individuo esperto (mentore) supporta e guida i giovani ed inesperti (protègè) membri dell’organizzazione. •Promuove la socializzazione e la soddisfazione lavorativa. •L’obiettivo è sviluppare abilità, competenze e conoscenze relative alle mansioni svolte nell’organizzazione. •Può basarsi su un’attività formale: maggiore disinteresse e minore motivazione nei mentori per il lavoro da svolgere con il gruppo, maggiore chiarezza nella definizione degli obiettivi e dei ruoli, migliore monitoraggio e successivo follow-up grazie ad una precisa definizione del programma (Eby e Lockwood, 2004). •Può basarsi su un’attività informale: attività di counseling e sostegno per facilitare l’apprendimento individuale, attraverso il miglioramento delle proprie capacità e autostima (Gardiner, 1998). • GRUPPO ESPERENZIALE (T-GROUP) • Il gruppo esperienziale è una strategia formativa centrata sul gruppo, momento e strumento, motivo e movente, soggetto e oggetto di apprendimento (Quaglino, 1985). In particolare, il T-group, o traininggroup, “scoperto” da Lewin, è una strategia formativa che produce apprendimento attraverso l’analisi e la rielaborazione personale dell’esperienza del soggetto nel gruppo, sia in funzione delle modalità di interazione nel gruppo sia rispetto all’esperienza emotiva suscitata (Carli e Paniccia, 1999). RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Avallone, F. (1998). La formazione psicosociale. Carocci, Roma. Badri S. A., Asgary A. , Eftekhari A. R. , Levy J.. (2006). Post-disaster resettlement, development and change: a case study of the 1990 Manjil earthquake in Iran. Disasters, 30, 451-468. Bertini, M., Braibanti, P., e Gagliardi, M.P. (1999). I programmi di “Life skills Education” (LSE) nel quadro della moderna psicologia della salute. Psicologia della Salute, 2, 11-31. Bloom, B.S. (1956). Taxonomy of Educational Objectives, Handbook I: The Cognitive Domain. David McKay Co Inc, New York. Boda, G. (2001). Life skills e peer education. 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