Fabio Pusterla Argéman Pages 228 ISBN 978-8871687001 Book Excerpt and Translation Sample: pages 128-130 Argéman © 2014 Marcos y Marcos English Translation © Wendell Ricketts Foreign Rights www.marcosymarcos.com/rights/ Marcos y Marcos, 2014 Frammento di paesaggio Farfalle di ruggine, dadi, angoli retti, vita che qui rinuncia alle sue stelle. Ogni traversina inchiodata a un destino di rotaia, parallele eterne, immodificabili, ciottoli attorno che hanno la tinta del ferro. Anche il vento ha un odore metallico, brucia la pelle. Un pezzetto di quarzo strappato al suo futuro di cristallo luccica in mezzo al nulla, ricorda qualcosa o preannuncia, a suo modo ribelle. Da un lontano Natale Dice che appena un’ombra a lei rimane del padre ridotto a zero dalla tisi presto divelto non solo dall’elenco dei vivi ma dai nomi della memoria, come una storia abrasa perduta mai esistita: un giardino azzurro di gelo, un paese rappreso su colli boschivi alti su un lago, e, calda, nel giardino nel paese sulle colline in mezzo al mondo nel cosmo nel secolo breve la mano festosa di lui che compatta la neve, dà forma umana al pupazzo affonda una carota come naso due monete per gli occhi poi rientra e scompare per sempre nel suo cielo d’incertezza. Doveva essere il Natale del ’30, o del ’31. Nessuno, oltre mia madre, può vedere nel fondo vago degli occhi quella mano. Fabio Pusterla Argéman Translation by Wendell Ricketts Marcos y Marcos, 2014 Landscape: A Fragment Butterflies of rust, dice, sharp angles, life that here renounces its own stars. Each crosstie nailed to the fate of its rails, an eternal parallel, incommutable, the cobbles all around tinged the color of iron. Even the wind smells of metal, and burns the skin. A particle of quartz robbed of its crystal future glitters there in nullity, a memento of something or else an omen, a rebel after its fashion. From a Far-Off Christmas She says hardly more than a shadow remains of his father, reduced to a cipher by consumption soon he will be plucked not solely from the ranks of the living but from the names of memory, like history effaced lost never existent: a garden blue with frost, the town a burl upon a wooded hill high above a lake, and, warm in the garden of that hillside town in the middle of the world in the cosmos of the short century, the playful hand of a man tamps down the snow, gives human form to a snowman thrusts in a carrot for a nose two coins for eyes then re-enters the house and disappears forever into the sky of doubt. This must have been Christmas of 1930 or ’31. No one, my mother excepted, can see in the hazy hollow of his eyes that hand.