Desiderius Erasmus (Geert Geertz 1466-1535) Adagia • 1500: prima raccolta di 818 pezzi, Collectanea Adagiorum; • 1505: seconda raccolta saranno 838. • 1508 (Venezia, presso Manuzio): i ‘proverbi’ raccolti arrivano a 3260 • 1515 (Basel, Froben) -> 3411 Aforisma: possibili definizioni R. Tosi (in Teoria e storia dell’aforisma): • sentenza moraleggiante, tendente a fornire precetti di vita e di comportamento [vale per la raccolta di aforismi] • frase sorprendente, nella sua sinteticità, che comunica una forte verità derivata da un’illuminazione improvvisa. S. Battaglia, GDLI: • sentenza, massima; proposizione che esprime con concisa esattezza il frutto di una lunga esperienza (di vita, di osservazione, di analisi: e, in particolare, un precetto di medicina). un esempio di proverbio intraducibile nel cinema di Stanley Kubrick (Shining, 1980, dal romanzo di Stephen King) All work and no play makes Jack a dull boy diventa nell’edizione italiana Il mattino ha l’oro in bocca un dilemma etimologico … verbum proprobatum verbo = atto (verbum) = verbale che sta affermazione al posto di un provata altro proverbio Una definizione recente di “proverbio “ (Carlo Lapucci , nel saggio introduttivo al Dizionario dei proverbi italiani, Le Monnier, 2006, p. VII) Il proverbio è una frase breve di forma lapidaria o sentenziosa, codificata nella memoria collettiva o tramandata in forma scritta, che enuncia una verità ricavata dall’esperienza e presentata come conferma di un’argomentazione, consolidamento di una previsione, ovvero come regola o ammonimento ricavabili da un fatto. Può essere formulato in forma metrica o in prosa ritmata. Ha di solito tradizione antica e una certa diffusione. Il proverbio è sempre ‘popolare’? Ancora Lapucci (2006, p. VII) risponde di no Si vuole che [il proverbio] sia una forma di sapere popolare, e spesso è vero, in quanto la gente comune ne ha sempre fatto largo uso, ma queste formule sapienziali, a volte antichissime, provengono anche dalla tradizione colta e sono fissate in scritture sacre o in raccolte dotte. Il proverbio dovette essere, in tempi remoti, una forma di cultura elitaria, e non ha cessato mai di essere patrimonio delle persone colte, da Aristotele a Petrarca a Manzoni. (proverbio < ) paremia = parafrasando Franceschi 2004, p. X Una paremia è una sentenza, o un’espressione, una frase “nata sulla bocca di qualcuno” (cui per lo più non si riesce a risalire) e poi per qualche motivo trasmigrata “nella memoria linguistica comunitaria, entrando così a partecipare del locale sistema linguistico, e dei suoi meccanismi mnemonici”. Distinzione proposta da Franceschi Analizzando il funzionamento di una lingua è interessante distinguere codice lessicale o vocabolario = insieme dei lemmi codice retorico o dizionario = insieme dei macrolemmi o espressioni idiomatiche forme ‘semplici’ di paremia = figure retoriche 2 x 2 esempi: catacresi = il collo della bottiglia la gamba del tavolo metafora = faccio un salto in piazza Pippo sta ‘andando in piazza’ Possiamo riconoscere due grandi insiemi di formule proverbiali DETTI DIDATTICI = frasi monosemiche tramandate pro memoria di nozioni utili, estrenee al codice retorico Gobba a ponente, luna crescente gobba a levante luna calante DETTI PAREMIACI (PROVERBI propriamente detti) = segni retorici unitari e indivisibili, polisemici e allologici A buon intenditor poche parole Detto proverbiale o paremico (definizione di Franceschi 2004, p. XII) Espressione brachilogica convenzionale in forma di sentenza in sé conclusa, concettosa, allologica e polisemica, costruita secondo un’opposizione logico-ritmica binaria [qualche volta ternaria] e ricca dei tratti strutturali e formali propri della tradizione orale – che mentre l’evidenziano nella sequenza del discorso, la rendono meglio memorizzabile – e che sotto l’apparenza di un particolare asserto è intesa a palesare per analogia, in modo succinto e icastico con forte effetto retorico, un consiglio o un parere (di preteso valore universale) relativo ai più vari aspetti del vivere e dell’agire umano. Notare l’‘instabilità’ del proverbio, legata al suo valore sociale Es. La lingua batte dove il dente duole = 1. si torna sempre sull’argomento che più ci interessa 2. [in Toscana] la sorte tende a mantenere vivo un dolore che si vorrebbe dimenticare. La saggezza proverbiale è contraddittoria, anche all’interno dello stesso codice linguistico-sociale Chi non risica non rosica Chi lascia la via vecchia per la nuova Sa quel che lascia e non sa quel che trova Chi fa da sé fa per tre L’unione fa la forza Chi ha tempo non aspetti tempo La gatta frettolosa fece i gattini ciechi TANTO VA LA GATTA AL LARDO CHE CI LASCIA LO ZAMPINO •Brevità •Icasticità •Ritmo binario (con isocolia) •Carattere allologico metaforico •Concettosità/oscurità •Valore precettivo moraleggiante Il proverbio infallibile (?) Manzoni, Fermo e Lucia III, IX. Dimmi con chi tratti e ti dirò chi sei, è un proverbio; e come tutti i proverbi, non solo è infallibile, ma ha anche la facoltà di rendere infallibile l’applicazione che ne fa chi lo cita. Lucia aveva dunque infallibilmente, non già tutti i vizi, che sarebbe stato dir troppo, ma una inclinazione ai vizi di Fermo: questo fu il giudizio di Donna Prassede. Ancora qualche spunto da F. RODEGEM, La parole proverbiale (1984) • L’emittente di un proverbio è di solito un adulto, che ricorre a una formula desunta dalla tradizione per dare valore al suo discorso., rivendicando la propria autorità. • Il proverbio è un atto linguistico che si presenta come il frutto di un’esperienza; non innova, ma riporta il destinatario a qualcosa che sa già (è un deja-vu). • L’efficacia del proverbio è assicurata dal suo carattere di sanzione, che reprime le infrazioni nocive all’armonia sociale, attraverso il richiamo ad una norma, l’enunciazione di un divieto o la denuncia satirica dell’“errore”. • Il proverbio è un atto linguistico che non prevede risposta: il destinatario lo ‘subisce’.