estratto da dday.it Asus si inventa il modo di realizzare un ibrido PC-tablet in grado di far girare sulla stessa macchina (e nello stesso momento) sia Windows che Android, permettendo di passare in 4 secondi da un ambiente all’altro. Fatto sta che, a tre mesi dall’annuncio del transformer Book Duet, Asus decide di insabbiare il progetto, ad apparecchio già finito e perfettamente funzionanti. In questa strana decisione il consumatore – che avrebbe gradito il prodotto – non c’entra; non c’entra probabilmente neppure Asus che non avrebbe lanciato in pompa magna questo ibrido al recente Consumer Electronics Show se avesse ipotizzato una possibile cancellazione a breve del progetto. C’entrano invece Microsoft e Google, che per motivi diversi si sentono danneggiate da un prodotto versatile; un prodotto che smonta l’equazione che lega un hardware ad un particolare software, equazione che il consumatore subisce e che non avrebbe motivi per amare. Evidentemente Microsoft e Google sono state sufficientemente convincenti: una di quelle proposte che non si possono rifiutare. Anche Apple via via sta disincentivando l’utilizzo di Bootcamp (il tool che permette di configurare le macchine Mac con un dual boot MacOs/Windows): di queste ore le indiscrezioni secondo le quali sui nuovi Mac Pro verrà supportato solo Windows 8, sistema operativo Microsoft non proprio di successo. Storia vecchia tra i PC: da sempre lo stesso hardware può ospitare sia Windows che Linux, ma macchine dual boot di fabbrica di grandi produttori non si sono mai viste. Insomma, mentre i consumatori vorrebbero poter scegliere indipendentemente hardware e sistema operativo, i colossi fanno di tutto per evitare che questo diventi possibile. Se poi a questa tendenza, sommiamo anche le super-alleanze strategiche di alcuni big (vedi per esempio il patto sacro tra Samsung e Google, con relativa ibernazione di Tizen) e le mega acquisizioni degli ultimi mesi, si capisce come stiano venendo meno le condizioni di sana concorrenza: non è più il progresso tecnologico a definire i prodotti che vedremo, ma semplici accordi fatti nelle sale riunioni delle corporation. Sarebbe una questione da Antitrust. Ma in queste vicende ci sembra di capire che le forze Anti-trans(former) siano più forte di consumatori e antitrust messi assieme. Gianfranco GIARDINA Pace Rai/Sky Francia: compenso Apple CarPlay Canali Rai in chiaro per copia privata sarà L’esperienza iPhone sul satellite 12 03 esposto col prezzo 05 entra in auto Sky Online: tutto sul nuovo servizio tranne i prezzi Ecco tutti i dettagli sul nuovo servizio Sky Online che abbiamo provato. L’unico dettaglio da svelare sono i prezzi 02 DDay.it esplora l’universo Bitcoin 07 Abbiamo preso una delle migliori schede grafiche del mercato e l’abbiamo fatta lavorare per un mese. L’ora dei Bitcoin è davvero arrivata? Ecco le prime immagini di Cortana l’assistente vocale di Microsoft Spuntano le prime immagini che ritraggono l’interfaccia alla base di Cortana, l’assistente vocale di Microsoft pronto a rivaleggiare con Siri e Google Now 18 Test TV Sony Bravia KDL-50W805B 21 15 Diffusore Bluetooth Acoustics Q Media L’Antitrust dorme, regna l’Anti-trans n.86 / 17 MARZO 2014 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 TV E VIDEO A breve sarà attivo Sky Online: sport, cinema e serie TV disponibili in streaming per chi non è abbonato a Sky Sky Online: tutto sul nuovo servizio. Tranne i prezzi Sarà visibile su Mac, iPad, sui tablet Samsung, Smart TV Samsung (2012-13) e PS 3, 4 ed entro l’estate Xbox nale ma pacchetti singoli per partite o eventi, da acquistare singolarmente. Sky preparerà dei pacchetti per gli eventi di durata breve come ad esempio i Mondiali di calcio, che saranno acquistabili in blocco, ma non per eventi stagionali come MotoGP, Formula 1 o Champions League: in quest’ultimo caso l’acquisto sarà singolo e il prezzo ancora non è stato definito. Negli eventi sportivi mancherà la Serie A e la Serie B, ma ci saranno Europa League, Champions League e Bundesliga. A rriva Sky Online: tra poco anche chi non è abbonato a Sky potrà sfruttare la nuova offerta della pay TV disponibile esclusivamente tramite internet, quindi senza la necessità di parabola. Sky Online non sarà come Netflix o Mediaset Infinity: punterà sulla freschezza dei contenuti e sulla qualità, niente titoli di catalogo ma eventi recenti e di appeal come ad esempio la Uefa Champions League per la stagione 2014-15. Su skyonline.it è possibile pre-registrarsi al servizio che sarà attivo a breve e vedere in anteprima il nuovo servizio: ne abbiamo ovviamente approfittato per capire tutto quello che c’è da sapere sul nuovo competitor di Mediaset Infinity che, al debutto, sarà visibile su Pc/Mac, Ipad e sui principali tablet Samsung, Smart Tv Samsung (modelli 2012-13) e PlayStation 3 e 4. Entro l’estate arriverà anche su Xbox. I prezzi “ufficiali” resteranno un segreto fino all’ultimo momento: avrà contenuti recenti, due pacchetti Cinema e Serie TV, Sport a evento e niente HD. Sky Online si differenzierà dagli altri servizi come Mediaset Infinity e i futuri Netflix o Amazon per la libreria disponibile: Mediaset attinge alla library per il subscription on demand (film datati), Sky invece libera per gli utenti i film che sono appena stati trasmessi dalla pay TV e sono ancora in quella finestra di diritti destinata allo sfruttamento televisivo (qui il nostro approfondimento sulle licenze dei film). I film di Sky Online, così come le serie Tv, sono quei contenuti che sono appena stati trasmessi su Sky in esclusiva o anteprima e non sono più una prima visione. Film e eventi comunque recentissimi, anche se di “serie B” rispetto a quello che Sky offre all’abbonato via satellite che resta comunque il privilegiato. Per Sky modulare l’offerta Online e parabola è stato difficile, ma il risultato è esemplare: Sky Online è la perfetta offerta per chi non ha sottoscritto un abbonamento Sky (per torna al sommario scelta o per costi) e vuole vedere Sky senza essere vincolato ad un abbonamento costante. Certo, si rinuncia a qualcosa (Masterchef, X-Factor e i contenuti più recenti) ma si possono vedere sia i film sia le serie TV, on-demand oppure in lineare. Sky Online è comunque un qualcosa di cui l’abbonato Sky può fare a meno: il suo abbonamento è più completo e, anche se un abbonato Sky Sport e Calcio volesse prendere Sky Online per il Cinema, l’offerta non sarebbe conveniente rispetto all’estensione del suo abbonamento (con la possibilità inoltre di sfruttare MySky HD). Per chi è cliente Sky, inoltre, Sky Online è inferiore come offerta a Sky Go, quindi non ci sono reali motivi di “gelosia” per il nuovo servizio destinato ad un’altra clientela. L’offerta e i pacchetti L’offerta Sky Online sarà declinata su due diversi pacchetti, ai quali potranno essere abbinati gli eventi sportivi: l’utente può scegliere tra Cinema, Serie TV oppure entrambi. I prezzi, come detto, non ci sono, ma siamo dell’idea che l’offerta per un singolo pacchetto potrà costare dai 9.90 euro ai 12.90 euro con i due pacchetti offerti ad una cifra dai 16.90 euro al mese ai 19.90 euro. Sky non ha ufficializzato nulla, pur confermandoci che non abbiamo sbagliato di troppo nelle nostre ipotesi. Chi sottoscriverà l’offerta Cinema potrà vedere circa 600 film (al lancio ci saranno World War Z, Django Unchained, After Earth e Iron Man 3) in streaming, senza però possibilità di visione offline e in standard definition. L’appassionato di cinema sarà compensato per la mancanza dell’alta definizione con la doppia lingua e i sottotitoli, ma è chiaro che l’assenza dell’HD pesa. Per chi guarda i contenuti ci saranno due modalità di visone: banda piena HQ e banda dimezzata per minore qualità ma anche risparmio di traffico. La stima, per un film di 2 ore, è di circa 1.2 GB in qualità piena e 600 MB in qualità ridotta. Oltre ai film in streaming si potrà accedere anche ai canali tradizionali Sky Cinema 1, Sky Cinema Hits, Sky Cinema Family, Sky Cinema Passion, Sky Cinema Comedy, Sky Cinema Max, Sky Cinema Cult e Sky Cinema Classics, anche se non tutti i film saranno visibili: alcuni eventi saranno infatti oscurati, perché disponibili solo per gli abbonati a Sky tradizionale. La guida TV è molto chiara in questo senso, e indicherà chiaramente quali saranno i film visionabili e quelli invece che non saranno visibili. Chi sceglierà Serie TV potrà visionare circa 20 serie TV intere, dove per intere si intendono tutti gli episodi e tutte le stagioni disponibili: anche qui Sky punta sulla freschezza di contenuto con Walking Dead, The Following e altre recentissime serie TV. Chi sceglierà questo pacchetto potrà attingere anche ai canali lineari Fox, Fox Crime, Fox Life, con la stessa modalità dei canali cinema. Diverso il capitolo Sport: nessun ca- I dispositivi registrabili e le limitazioni Per quanto riguarda la limitazioni a Sky Online si possono registrare al servizio fino a tre dispositivi, e la configurazione viene fatta da computer. I dispositivi non potranno essere usati contemporaneamente, ma funzionerà solo un device per volta. Tra i dispositivi compatibili iPad e tablet della serie Galaxy, TV Smart Samsung, PS3 e PS4 oltre a PC e Mac. Si tratta comunque di una situazione temporanea, perché Sky ci ha assicurato che per le console arriverà l’app per Xbox 360 e Xbox One entro l’estate e per le TV la compatibilità sarà estesa ad altri modelli, probabilmente LG e Sony. Non è da escludere infine l’arrivo di un device Sky, come un piccolo Roku: Sky UK ce l’ha per NowTV e Sky Italia potrebbe seguire l’esempio. Una nota infine sulla porta HDMI dei dispositivi, che sarà bloccata: in questo caso non è un blocco imposto da Sky ma una scelta dovuta alla restrizione di alcune case cinematografiche che non vogliono fornire l’uscita digitale per i loro film: Sky, per evitare di avere alcuni film visibili e altri bloccati, ha scelto di tenere bloccato tutto evitando così confusione nei consumatori. In questo caso il blocco era evitabile: Sky Online si vede già sulla TV e usare un iPad o un PC come set top box, considerando anche la possibilità di un solo device per volta, non era certo un rischio per i contenuti. di Roberto PEZZALI estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Sky e Rai annullano i rispettivi processi per dar vita a una collaborazione che potrebbe portare vantaggi Pace tra Sky e Rai: canali Rai in chiaro sul satellite I canali Rai sul satellite non saranno più oscurati e la chiavetta DVB-T USB non servirà più. Per ora è un test D Spotify acquisisce il motore di raccomandazione più usato Quasi tutti i servizi di streaming musicali che offrono un servizio di radio personalizzata si appoggiano a The Echo Nest, azienda che ha creato una serie di strumenti per l’analisi di grandi cataloghi di musica e algoritmi per il suggerimento di brani e artisti in diversi contesti. Ora Spotify ha annunciato l’acquisizione dell’azienda con l’intenzione di integrare di più le tecnologie di Echo Nest all’interno del proprio servizio di streaming. La cosa non farà molto piacere però a molti concorrenti. Il servizio è infatti utilizzato anche da Rdio, Xbox Music, Vevo, iHeartRadio, We Are Hunted, Nokia Music, per citarne alcune. Fuori dal mucchio c’è Pandora, che utilizza il suo music genome project per analizzare il suo catalogo di musica. I servizi gratuiti di The Echo Nest per gli sviluppari rimarranno attivi, mentre per quelli commerciali come le piattaforme di streaming della concorrenza di Spotify continueranno a funzionare come ora fino alla scadenza dei contratti già sottoscritti; poi non è chiaro cosa succederà. opo settimane di trattative riservate “scoppia” la pace tra Sky e Rai, che seppelliscono l’ascia di guerra annullando i rispettivi processi per dar vita a una collaborazione che potrebbe portare decisi vantaggi agli spettatori italiani. Il nodo è legato alla trasmissione dei canali Rai sul satellite: la Rai ha deciso di oscurarli, Sky ha risposto proponendo ai suoi abbonati la Digital Key, il tuner DVB-T esterno da agganciare al decoder per aggirare il blocco imposto dalla TV di Stato. Un botta e risposta che ha portato le due aziende in tribunale: da una parte Sky ha chiesto alla Rai 138 milioni di torna al sommario euro di risarcimento danni per la scelta di oscurare i canali, dall’altra la Rai ha citato Sky per danni per aver aggirato il blocco imposto. Con la pace spariscono le cause giudiziarie e i canali tornano liberi: per vedere i canali Rai con il decoder Sky non servirà più la chiavetta accessoria. Nel memorandum d’intesa che, come riporta La Repubblica, è stato firmato ieri dall’amministratore delegato di Sky Andrea Zappia e dal direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, le due aziende si sono accordate per 12 mesi di prova e vedere se questo annullamento del blocco porterà vantaggi commerciali a entrambe, sia sul fronte degli ascolti sia su quel- lo della raccolta pubblicitaria. Sky e Rai inoltre collaboreranno per licenze e produzioni in comune, e questo potrebbe portare vantaggi agli abbo- nati. Solo una cosa ci chiediamo: Sky avrà alla fine fornito alla Rai la lista degli abbonati per stanare eventuali evasori di canone? PEOPLE & MARKET Sorpasso Android su iOS nel 2013 Android nel settore tablet vola I di V. R. BARASSI l 2012 dei tablet si era concluso con un 52.8% a favore di iOS e un 45.8% nelle mani di Android, con la restante piccola fetta di mercato attribuita a Microsoft. Nel 2013, secondo le statistiche pubblicate da Gartner, le gerarchie nei tablet sono cambiate e Android è riuscita a fare un deciso passo in avanti, conquistando il 61.9% del del mercato. Sempre secondo le stime 2013 di Gartner, Apple insegue con il 36% delle vendite globali. Ovviamente valgono considerazioni analoghe a quelle del mercato smartphone: il sorpasso di Android su iOS non stupisce, considerando che il primo può contare su centinaia di modelli dedicati ad ogni fascia di mercato, ma colpiscono piuttosto i tempi: la stessa Gartner qualche anno fa era convinta che Apple avrebbe dominato il mercato almeno fino al 2015. L’azienda che ha trainato il sorpasso Android è stata, tanto per cambiare, Samsung: l’azienda ha è cresciuta del 336% passando da un 7.4% al 19.1% di market share. Nonostante il sorpasso, però, Apple non ha di che preoccuparsi: mantiene il primato come produttore (sia pur con un market share ridotto rispetto al 2012) e nel 2013 ha venduto circa 9 milioni di pezzi in più rispetto al 2012. Molto bene anche Amazon e soprattutto ASUS, che pare aver venduto davvero moltissimi Transformer Book T100. Google cresce e Apple pure, ma è l’intera categoria dei tablet a vincere: nel 2013 ne sono stati venduti circa 195 milioni in tutto il mondo, risultato ben superiore a quello fatto registrare nel 2012 quando di unità vendute se ne contavano circa 116 milioni. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Alessandra Lojacono, Maria Chiara Candiago, Simona Zucca, Claudio Stellari Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] di Roberto PEZZALI estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET La Rai ha reso noto l’elenco delle partite del Mondiale di calcio in chiaro Le partite in chiaro del Mondiale 2014 Saranno 25 gli incontri trasmessi su Rai 1 e Rai HD, le altre sono esclusiva Sky PEOPLE & MARKET Ai clienti Vodafone, Spotify costa meno Vodafone Italia e Spotify hanno stretto un accordo che permetterà ai clienti dell’operatore telefonico di accedere a Spotify Premium a 6,99 euro al mese anzi di 9,99 euro. L’offerta non si configura come uno sconto sull’abbonamento a Spotify in realtà, ma come una nuova opzione per i clienti Vodafone che hanno sottoscritto un qualasiasi piano con Internet incluso. Dal 15 marzo sarà infatti possibili attivare sul proprio numero l’opzione “Scegli Spotify” che appunto darà la possibilità di attivare Spotify Premium con canone ridotto, oltre a un primo mese completamente gratuito. Il costo dell’abbonamento verrà scalato direttamente dal conto telefonico e non sarà quindi necessario aggiungere i propri dati di pagamento all’account Spotify. a Rai ha comunicato la lista delle 25 partite dei prossimi Mondiali di Calcio in Brasile, in svolgimento dal 12 giugno al 9 luglio, per le quali ha ottenuto i diritti di trasmissione in chiaro; le rimanenti partite sono un’esclusiva Sky. Tutti gli incontri verranno trasmessi su Rai 1 e Rai HD, mentre sono stati predisposti ampi spazi di commento e prepartita che andranno in onda su Rai Sport 1, così come le differite delle sintesi delle gare esclusive Sky. Saranno visibili in diretta tutte le gare dell’Italia e le fasi finali, sacrificati invece alcuni gironi come il C (con Grecia e Costa d’Avorio) e torna al sommario Secondo il Wall Street Journal, Amazon è pronto per lo streaming musicale, ma con limiti di ascolto. E si torna a parlare di set-top box l’F (con l’Argentina), dei quali non verrà trasmessa in diretta nessuna gara. Gli orari e le partite degli ottavi di finale sono ancora suscettibili di variazioni, nel malaugurato caso in cui la nostra nazionale non dovesse classificarsi in uno dei primi due posti del suo girone. La Rai inoltre trasmetterà tutte le partite alla radio, mentre su internet saranno disponibili le stesse partite trasmesse in tv. Clicca qui per il calendario. PEOPLE & MARKET I primi dischi da 300 GB in estate 2015 Altro che Blu-ray 4k Arriva l’Archival Disc di Paolo CENTOFANTI a scorsa estate Panasonic e Sony avevano annunciato l’inizio di una collaborazione per lo sviluppo di un nuovo standard di supporto ottico, pensato per gli archivi digitali. Oggi le due aziende hanno annunciato la roadmap per il lancio del nuovo supporto che ha ora anche un nome un logo: Archival Disc. L’idea è quella di arrivare entro l’estate 2015 con un supporto ottico in grado di memorizzare 300 GB per disco, per poi migliorare diversi aspetti tecnologici arrivando a dischi da 500 GB prima e infine 1 TB. Il risultato è ottenuto con un supporto simile al Blu-ray Disc ma a doppia faccia, con 3 strati per lato. Come per il Blu-ray Disc, viene utilizzato un LASER blu a 405 nm per la lettura dei dati e si tratterà di dischi scrivibili una sola volta. Il supporto è indirizzato unicamente al mercato professionale e per quegli ambiti in cui occorre una soluzione affidabile resistente a diversi fattori esterni, come polvere, temperatura e umidità. L di Massimiliano ZOCCHI Da tempo si parla di un servizio di streaming musicale che Amazon dovrebbe lanciare in tutto il mondo e che andrebbe a far concorrenza a Spotify, Rdio, Deezer e soci. Secondo il Wall Street Journal, il nuovo servizio fa parte dei piani dell’azienda e verrebbe aggiunto come parte integrante del programma Prime, per giustificarne l’aumento di prezzo. Il costo, per gli USA, passerebbe dagli attuali 79 a 119 dollari annuali, offrendo però un funzionamento diverso dai concorrenti come Spotify o Pandora. Questi si basano su un canone mensile o su pubblicità inserite tra i brani, Amazon invece non metterebbe pubblicità, ma dei limiti di ascolto alle tracce, spingendo così l’utente ad usufruire del suo MP3 Store. Ricordiamo che il programma Prime si compone (in USA) di diverse parti: la spedizione gratuita per gli oggetti selezionati, cui si sono poi aggiunti lo streaming video di film e TV show e una selezione di libri gratuiti per Kindle. In Italia, al momento, per un costo di poco inferiore ai 10 € è disponibile solo la consegna gratuita per un anno. Tornano a circolare le voci di un possibile set-top box che sarà venduto con precaricati alcuni servizi come Netflix e Hulu Plus, ovviamente con Prime Instant Video. Nessuna di queste novità è stata confermata da Amazon, ma pare che le negoziazioni con le etichette musicali abbiano subito una accelerata. L di Roberto FAGGIANO Amazon Music Streaming Forse ci siamo n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Una normativa adottata dai francesi crea polemiche nel nostro Paese Copia privata, operazione trasparenza In Francia sarà esposto con il prezzo I clienti saranno informati sull’importo del compenso per copia privata Vale per gli acquisti in negozio e per quelli effettuati attraverso Internet di G. GIARDINA e E. VILLA D dello da imitare: “Penso – ci ha detto Davide Rossi, direttore generale di AIRES - che non sia assolutamente corretto metodologicamente comparare i sistemi italiano e francese. Lo dico a ragion veduta essendo stato per molti anni consulente del Gruppo Canal+. Ogni nazione europea ha un proprio percorso, proprio per questa ragione esiste la cosiddetta “eccezione culturale”. Prendere quindi una norma francese e trasferirla in tour court in Italia sarebbe quindi di per sé un errore. Se poi guardiamo a come, proprio nel campo dei diritti d’autore, è miseramente fallita l’Hadopi forse anche i più entusiasti francofili dovrebbero porsi qualche interrogativo …” PEOPLE & MARKET Vendite di musica liquida in calo nel 2013, Apple ricorre ai ripari Apple a caccia di esclusive musicali L’azienda pensa a una finestra temporale tra acquisto e streaming dei brani di Emanuele VILLA A pple non vuole perdere il ruolo di leader della musica liquida, e per questo starebbe spingendo in due direzioni: ottenere esclusive da parte di artisti ed etichette e creare una sorta di “finestra” dedicata alla sola vendita, prima che i brani/album vengano resi disponibili nelle piattaforme di streaming come Spotify, Deezer, Rdio ecc. Lo afferma il Los Angeles Times citando fonti interne alle case discografiche, rigorosamente anonime. Nei meeting, Apple porterebbe come esempio il successo al 1 aprile 2014, i francesi conosceranno l’ammontare del compenso per copia privata di ogni prodotto che acquisteranno (CD, DVD, USB drive, hard disk, smartphone, tablet…). Entra, infatti, in vigore in Francia una normativa che prevede la cosiddetta “visible fee” chiaramente esposta in tutte le vendite di materiale soggetto a compenso per copia privata. La norma prevede altresì che sia presente anche una nota esplicativa relativa agli impieghi e allo scopo del compenso. Questa nota deve, inoltre, menzionare l’esistenza di cause di esonero dal suddetto compenso e le modalità per ottenerne il rimborso. In maniera precisa sono, poi, definite le modalità di comunicazione, che differiscono a seconda che l’acquisto sia fatto presso un negozio fisico o uno virtuale: nel primo caso occorre la pubblicazione “chiara e leggibile” dell’ammontare in prossimità del prodotto in questione (presumibilmente nella targhetta del prezzo), nel secondo è necessaria la pubblicazione presso il sito del venditore o la menzione diretta nel catalogo per le vendite per corrispondenza. Echi di questo provvedimento - e relative polemiche - arrivano anche in Italia: chi da un lato vorrebbe l’adozione di misure analoghe anche nel nostro Paese, come per esempio Enzo Mazza di FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana). D’altro canto c’è già chi, come AIRES (l’associazione dei principali retailer di elettronica di consumo), ha già chiarito in più sedi che ritiene questa un’ulteriore complicazione che farebbe convergere il malumore legato al pagamento del compenso per copia privata verso i rivenditori, o meglio verso i rivenditori onesti, che si adeguerebbero alla normativa. Rigettando anche il fatto che la Francia possa essere un mo- torna al sommario dell’album di Beyonce, che a fine a 2013 venne distribuito in esclusiva via iTunes, divenendo in breve tempo l’album n.1 della piattaforma Apple, con incassi record. Ma ovviamente, di fronte a iniziative “aggressive” come questa bisogna mettere in conto la reazione degli altri retailer: nel caso di Beyonce, infatti, sia Amazon che Target si rifiutarono di acquistare e mettere in vendita il CD una volta disponibile. Nonostante l’azienda (così come gli altri big player) continui a spingere legittimamente per avere contenuti extra esclusivi, “bloccare” la diffusione di contenuti musicali tramite altre piattaforme è una mossa di ben altra portata, anche se solo per un limite temporale. Immaginiamo dunque che i vari player come Spotify e Deezer reagiranno di conseguenza, intensificando la concorrenza nel già affollato mondo musicale 2.0. Blu-ray Disc? Ottimo per individuare la salmonella Alcuni ricercatori hanno trovato il modo di utilizzare un lettore Blu-ray Disc come strumento per l’analisi di agenti patogeni di Paolo CENTOFANTI estratto da dday.it Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Valencia, modificando la scheda madre di un lettore Blu-ray per leggere, non i dati del disco, ma la riflettività della superficie, è riuscito a utilizzare i supporti masterizzabili per individuare la presenza di batteri in campioni biologici. Depositando sul disco i campioni nella forma di gocce di 1 mm2, sfruttando le proprietà idrorepellenti dei supporti, le proteine rimangono attaccate alla superficie tramite un effetto di adsorbimento passivo. Inserendo il disco nel lettore, viene prodotta un’immagine di riflettività della superficie che consente di determinare la presenza degli agenti contaminanti. I ricercatori sono riusciti a sperimentare la tecnica con successo sul batterio della Salmonella e su alcune micotossine, e dicono di poter utilizzare questo metodo per analizzare acqua, latte e cibi, alla ricerca anche di pesticidi o di marker tumorali nei campioni biologici. La tecnica è veloce ed economica e può essere utilizzata per l’analisi dei campioni prima di passare ad analisi più sofisitcate e costose. Innovative Curve A smartphone designed to fit you Now It’s All Possible estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Per guadagnare Bitcoin ci vuole un PC con una buona scheda grafica come AMD R9 290X da noi testata DDay.it nell’universo Bitcoin: ne vale la pena? Abbiamo cercato di capire come funziona questa valuta virtuale da scambiare in maniera anonima di V. R. BARASSI U Un mercato che vale 8 miliardi di dollari. Ma i ricchi sono pochi Inutile girarci attorno: sono i primi minatori ad aver accumulato le maggiori fortune. Continuando a paragonare Internet a una grande miniera, non è poi così difficile immaginare come i primi arrivati siano stati in grado di trovare pepite d’oro anche a livello della superficie. Uno dei pilastri della valuta virtuale è la dispo- torna al sommario nibilità limitata: non ci sono, e mai ci saranno, più di 21 milioni di Bitcoin: fino ad oggi quelli generati sono stati circa 12,5 milioni, la metà dei quali sono nelle mani di meno di mille individui - anonimi - sparsi qua e là nel mondo. Secondo un interessante report pubblicato a dicembre da Business Insider, che ha raccolto testimonianze di esponenti di spicco, il 50,4% dei Bitcoin sarebbero di proprietà di sole 927 persone, e di questa percentuale il 28,9% (di tutti i Bitcoin in circolazione) sarebbe nelle mani di 47 individui. Considerando che l’attuale valore di un Bitcoin si aggira intorno ai 600 dollari (3 marzo 2014), questo significa che in un mercato da circa 8 miliardi di dollari, 4 di essi sono spartiti tra 927 persone e che solo 47 persone si dividono 2 miliardi di dollari. Niente male per un investimento fatto praticamente a costo zero. Soprattutto se si pensa che a dicembre il valore dei Bitcoin era prossimo ai 1.100 dollari. Oggi per minare un Bitcoin, a causa dell’incredibile aumento di difficoltà (rifacendoci al nostro esempio precedente, è come se si dovesse scavare sempre più in profondità), c’è bisogno di una potenza di calcolo che nessuna scheda grafica è in grado di offrire, ma ciò non significa che questi strumenti siano diventati superflui. Con l’affermarsi del fenomeno Bitcoin, in molti si sono prodigati nella realizzazione di nuove forme di criptomonete e negli ultimi anni - ma il boom c’è stato da 4/5 mesi - sono nate centinaia e centinaia di valute alternative. Alcune hanno riproposto lo stesso esatto algoritmo dei Bitcoin, altre si sono evolute proponendo schemi più complessi, risolvibili esclusivamente da quelle GPU che sembravano essere diventate poco più che soprammobili. Litecoin, l’argento delle criptomonete E fu così che nacque il Litecoin, valuta dai più considerata come l’argento nel mondo delle criptomonete e che nel corso dei mesi ha raggiunto anche il valore di 25 dollari. Questa differisce dal Bitcoin poiché è basata su un diverso algoritmo (Scrypt), gestibile dalle comuni GPU e non dalle macchine infernali che in questi mesi stanno vanificando il lavoro dei piccoli minatori di Bitcoin (parliamo di elaboratori espressamente realizzati per risolvere l’algoritmo Bitcoin, macchine che possono costare anche migliaia di dollari l’una). Le schede grafiche una volta al servizio dei Bitcoin sono così tornate a minare, e c’è gente che ha costruito vere e proprie Mining Farm in casa composte da decine di schede grafiche al lavoro contemporaneamente. Dal Litecoin sono nati diversi fork che hanno fatto leggermente calare il loro appeal; impossibile citarli tutti poiché sono davvero innumerevoli ma ci limitiamo a segnalarne un paio: Dogecoin e Vertcoin. Casco e piccone, è ora di minare Per lungo tempo ci siamo limitati ad osservare a debita distanza e studiare - letteralmente - il mondo delle criptomonete, poi abbiamo deciso di buttarci nella mischia. Abbiamo preso una Sapphire AMD R9 290X, attualmente la più potente scheda grafica in grado di svolgere operazioni di mining (se si esclude la AMD HD7990 che ha doppia GPU) e in vendita a circa 450 euro, e l’abbiamo installata su una semplice scheda madre mini-ITX con APU AMD dotata di slot segue a pagina 08 n’idea pazzesca ci verrebbe da dire oggi, visto che il mercato dei Bitcoin ha raggiunto proporzioni gigantesche e le cifre in ballo sono davvero incredibili. Ma andiamo con ordine. L’idea di Satoshi Nakamoto era molto semplice: creare una valuta virtuale non centralizzata (insomma, non controllata da autorità statali) da scambiare in maniera anonima. Per accumulare Bitcoin bisogna cercarli: immaginando Internet come una grande miniera d’oro, l’unico modo per trovare i Bitcoin è quello di estrarli dal sottosuolo (tecnicamente, infatti, un Bitcoin si “genera”). È così dal 2009, un po’ per gioco, per curiosità o effettiva ricerca di guadagno, moltissimi utenti provenienti da ogni parte del mondo si sono messi alla ricerca di questi Bitcoin, che 5 anni dopo sono diventati letteralmente “oro”. Giusto per fare un breve riassunto delle basi, per generare Bitcoin e intascarseli, non c’è bisogno di un piccone ma di un PC dotato di una buona dose di potenza di elaborazione: si installa un client e lo si lascia lavorare, nella speranza di trovare e raccogliere il maggior numero possibile di Bitcoin. Tecnicamente, il PC è chiamato a eseguire operazioni molto pesanti, poiché in estrema sintesi si tratta di “forzare” l’algoritmo SHA-256 che è alla base del fenomeno Bitcoin: quando viene aggiunto un nuovo blocco alla blockchain, trovare quello successivo diventa immediatamente più lungo e complesso. All’inizio per minare Bitcoin si faceva affidamento sulla CPU, dopo di che la GPU (soprattutto AMD) è diventata il cuore pulsante delle elaborazioni in materia di valuta virtuale. Negli ultimi mesi, poi, si è fatto un ennesimo passo in avanti: visto il clamore suscitato dai Bitcoin, molte aziende si sono lanciate nella produzione di appositi - e costosi - dispositivi (ASIC) pensati proprio per i mining dei Bitcoin, facendo diventare obsoleto anche il mining tramite GPU. Si è scatenata una vera e propria caccia al Bitcoin che ha fatto impennare la difficoltà e ha reso obsolete macchine nate solo qualche mese fa. estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET L’universo Bitcoin PCI-e 16x; un po’ di RAM (siamo partiti con 4 GB ma poi siamo passati a 8), un alimentatore adeguato (abbiamo optato per un Corsair da 600W certificato 80+ Bronze) e il gioco è fatto. Se vi chiedete il perché dell’assenza di un Hard Disk, la risposta è semplice: non serve. Inizial- comparse strutture di legno o alluminio appositamente realizzate per permettere la disposizione di tante schede in serie (con prolunghe PCI-E) e garantirne un adeguato raffreddamento. C’è anche chi si è dilettato a modificare qualche modello di mobile IKEA al fine di trasformarlo in un grande Mining Case! Noi non ci siamo spinti a tanto e abbiamo continuato per la nostra strada. Montato tutto abbiamo fatto una selezione delle monete, delle Mining Pool più interessanti (nient’altro che siti in cui tanti minatori uniscono le loro forze per trovare più moneta possibile, per poi ripartirla in maniera proporzionale alla propria potenza di elaborazione) e abbiamo iniziato a prendere confidenza con i vari software di Mining; una volta selezionato quello che ci è sembrato più adatto, ci siamo ritrovati a cercare la combinazione di valori che ci avrebbe permesso di estrapolare il massimo dalla nostra R9 290X. Una vera sfida. A tu per tu con R9 290X mente abbiamo minato in ambiente Windows 7/8 con HDD tradizionale, ma una volta presa confidenza con le operazioni siamo passati, con grande soddisfazione, a una distribuzione Linux espressamente pensata per il mining (Litecoin BAMT 1.5) e installata su una semplice chiavetta USB da 2 GB programmata per riavviarsi ogni 12 ore (99,9% di uptime). Ultimo tassello, ma non meno importante: un cabinet PC ben ventilato. Riassumendo: Sapphire PURE White E350 - 65 € Sapphire AMD Radeon R9 290X - 450 € 8 GB di memoria RAM GEIL PC3-10660 - 70 € Alimentatore Corsair CX600 V2 - 60 € Cabinet PC Corsair Carbide 300R - 70 € TOTALE: 715 € (+ una chiavetta USB) Quella da noi realizzata è una configurazione basilare; navigando qua e là nel web, visitando forum dedicati e frequentando tutto l’underground abbiamo scoperto che c’è gente che può vantare configurazioni ben più potenti. In molti hanno deciso di investire su schede madri in grado di gestire fino a sette diverse schede grafiche; non è poi così insolito, dunque, ritrovarsi a vedere fotografie di “rig” composti da mezza dozzina di R9 290X come la nostra (ma anche di 290 normali, più economiche e dalla potenza del 2-4% inferiore) messe a minare in parallelo. Mettere più di quattro schede grafiche in un normale cabinet PC è impossibile e per questo sono torna al sommario La scheda grafica selezionata è il massimo a cui qualunque minatore possa aspirare al giorno d’oggi. È l’ultimo lavoro di AMD e, a differenza delle altre schede della serie R9 e R7, nasce da un progetto tutto nuovo. Il core Hawaii da 2816 Stream Processing Units ha una frequenza standard di 1000 MHz mentre la memoria GDDR5 (ben 4 GB) viaggia a 1250 MHz; con tanta potenza (affiancando una CPU adeguata) saremmo in grado di giocare a ogni titolo di ultima generazione in 4K, con i dettagli al massimo. Ma non è questo il compito della nostra scheda. Per alimentare tanta sostanza c’è bisogno di due connettori PCI-Express: uno da 8 pin e l’altro da 6 pin. Il consumo in condizioni “out-of-box” è di circa 290-300W al 100% del carico, il che si traduce in una produzione di calore non di poco conto che l’unica ventola del sistema di raffreddamento fa abbastanza fatica a tenere a bada. Effettuando prove su prove e diversi giorni di test, a intervalli di 12 ore abbiamo iniziato a modificare con perizia le variabili in gioco e siamo riusciti a spuntare i risultati che ci aspettavamo sin dall’inizio: circa 950 Kh/s (kilohashes per second) con un leggero overclock della GPU e un netto incremento della frequenza delle memorie, che passano da 1250 a 1500 MHz. L’aumento delle frequenze, ovviamente, si è subito ripercosso sui consumi e sulle temperature: con questi valori la scheda arriva a consumare anche 30-40 W in più (quasi 1 KW al giorno, che per 30 giorni fanno circa 10 euro di spesa in più sulla bolletta) e per tenere il calore intorno agli 80°C, abbiamo dovuto impostare una velocità di rotazione della ventola del 70-75% (con annesso rumore molto fastidioso). È comunque importante sottolineare una cosa: ogni scheda è diversa dall’altra. La nostra si è dimostrata nella media mentre sul web c’è gente che afferma di essere riuscita a spuntare risultati anche del 5-10% migliori, come ci sono persone che fanno fatica a raggiungere il 90% del nostro risultato. Molto dipende delle impostazioni e un po’ anche dall’abilità nell’impostazione dei software di Mining. La vera sfida dei minatori più incalliti è rappresentata dal rapporto prestazioni/consumo; in Paesi come l’Italia in cui il costo di un KWh si aggira intorno ai 0.25 - 0.30 € è molto importante fare attenzione al consumo della propria attrezzatura. È meglio avere in funzione una scheda grafica che va al 95% delle proprie potenzialità e consuma, ad esempio, 100 piuttosto che una spinta al limite (100%) e che consuma 120. Come in ogni sistema che si rispetti, la massima importanza è nel rendimento, fattore che nel nostro caso potrebbe portarci a risparmiare cifre importanti sulla bolletta della luce. Altro elemento importantissimo, sempre parlando di rendimento, è caratterizzato dall’alimentatore: se intendete minare a lungo (più di sei mesi), il consiglio è quello di optare per un PSU certificato Platinum o Gold; spenderete un po’ di più all’inizio, ma nel corso dei mesi ammortizzerete tranquillamente l’investimento. Consci di tutto ciò, ci sarebbe davvero piaciuto provare a giocare con i voltaggi delle varie componenti della nostra scheda grafica, ma ciò non è stato possibile poiché la Sapphire R9 290X è equipaggiata con un BIOS che non permette la variazione di questi parametri. Non abbiamo dunque potuto abbassare i voltaggi di GPU e memorie, operazione che ci avrebbe permesso segue a pagina 09 segue Da pagina 07 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET L’universo Bitcoin di abbassare contemporaneamente consumi e temperature. Per dovere di cronaca segnaliamo che diverse R9 290X “non-reference” sono equipaggiate con BIOS sbloccati; sono proprio queste schede (che però costano anche di più) quelle che garantiscono il massimo rendimento nelle operazioni di Mining. Ma cosa si deve minare? In precedenza abbiamo parlato di Litecoin, Dogecoin e Vertcoin, tre forme di criptomoneta che nei mesi sono riuscite a far parlare di loro per diversi motivi. La prima (Litecoin) è dai più considerata come la vera e propria reincarnazione del Bitcoin; nata nell’ottobre del 2011, per lungo tempo è stata la criptomoneta alternativa su cui molti utenti hanno deciso di investire e ad oggi tutti i Litecoin in circolazione valgono circa 500 milioni di dollari. Col passare dei mesi, soprattutto dopo l’esplosione del fenomeno Bitcoin, sono arrivate davvero tante monete che, come abbiamo accennato, hanno leggermente oscurato la brillantezza del Litecoin. I Dogecoin, da dicembre, hanno fatto impazzire migliaia di minatori sparsi in tutto il mondo: la meme-moneta è stata accolta in maniera assolutamente inaspettata e in pochissimo tempo, grazie anche a qualche chicca (come la grande ricompensa per ogni blocco trovato e un premio random), ha saputo conquistare tutti o quasi, noi compresi. Secondo le stime iniziali fornite da calcolatori specifici, minando Litecoin avremmo guadagnato meno della metà di quello che avremmo potuto raccogliere minando Dogecoin, motivo per cui abbiamo deciso di iniziare a cercare (anche se il termine più esatto sarebbe “generare”) proprio questa criptomoneta. Nei primi giorni di Mining siamo riusciti a ottenere una media di 6.500 - 7.500 DOGE (all’epoca scambiati a 0.0014$ l’uno) ma in poco tempo, causa una difficoltà sempre crescente (scaturita dal grande interesse della comunità) i nostri numeri si sono ridotti del 20-25%. Frequentando i forum specifici, abbiamo poi scoperto che molto presto ci saremmo trovati ad affrontare un dimezzamento del valore dei blocchi (da 500.000 a 250.000) e per questo motivo abbiamo iniziato a cercare qualcos’altro da minare. Con un po’ di ricerche, assistendo nel frattempo torna al sommario alla nascita delle prime macchine in grado di minare monete alternative con algoritmo Scrypt ad alta efficienza (con un consumo del 90% inferiore a quello di una normale GPU), abbiamo deciso di spostare la nostra attenzione su un altro gruppo di criptomonete: quelle ASIC-resistenti. Si tratta di un piccolo contingente di monete - che molti considerano già di prossima generazione - che possono e potranno essere minate esclusivamente con GPU (a causa di un algoritmo variabile nel tempo); abbiamo scelto di minare Vertcoin e lo abbiamo fatto per 20 giorni. In questo lasso di tempo, considerando il variare della difficoltà, abbiamo minato di media 3,5-4 VTC al giorno, il che significa circa 7-8 dollari americani ogni 24 ore. Facendo una stima mensile significa qualcosa come 210 - 240 dollari di guadagno, equivalenti a circa 150-175 €; se consideriamo che 65-70 € se ne vanno in elettricità (abbiamo effettuato il conteggio calcolando 0.3€/KWh, valore medio per un’utenza domestica da 4.5 KWh) si capisce bene quanto piccolo sia il margine di profitto e quanto tempo ci voglia per recuperare l’investimento iniziale di PC, GPU e via dicendo. Nel nostro caso specifico, per ammortizzare un PC da 715 euro ci metteremmo tanti mesi: 7 con il ritmo di Mining attuale, ma sappiamo che la valuta virtuale è sempre più difficile da ottenere con l’andare del tempo, il che rende incerta ogni previsione di guadagno. Cosa farne di tutte queste monete? Come le conservo e le spendo? Occhio alle truffe! Con qualche migliaio di Dogecoin e nemmeno 80 Vertcoin da parte, giunge il momento di spendere o incassare. Alcuni guru del mondo delle criptomonete stanno realizzando script/addon da integrare nei browser per acquistare da Amazon/ NewEgg/eBay con alcuni tipi di moneta virtuale. Ovviamente gli store sopra citati non accettano direttamente monete virtuali e il processo di conversione avviene attraverso terzi, con tutti gli inconvenienti del caso. Sebbene esistano moltissimi rivenditori che accettano moneta virtuale, acquistare qualcosa con i Bitcoin (o peggio, con altre forme di moneta virtuale) è davvero complesso. C’è chi è riuscito ad acquistare anche automobili di lusso ma si tratta di eventi isolati e per farlo bisogna per forza di cose frequentare forum specifici e stare molto at- tenti alle truffe. Apriamo a proposito una piccola parentesi. A causa dell’irreversibilità e della natura anonima di ogni tipo di transazione, bisogna fare attenzione nell’inviare moneta virtuale. Ogni criptovaluta offre uno specifico portafoglio digitale (wallet, con indirizzo alfanumerico associato) nel quale conservare i propri risparmi e solo attraverso questo è possibile inviare o ricevere moneta. Esistono dunque portafogli online, ma secondo i puristi questi vanno contro la natura della criptomoneta; insomma, perché tenere i soldi in banca se la banca può essere il nostro computer? Tutto ciò ha anche dei limiti: se il computer, infatti, venisse rubato o si rompesse, rischieremmo di perdere tutto. Ecco perché negli anni sono state sviluppate diverse soluzioni che aiutano l’utente a tenere al riparo i propri risparmi attraverso backup e/o password; dopo aver provato diverse soluzioni, abbiamo scelto di usare Electrum, ottimo wallet open-source e multipiattaforma. Il consiglio è comunque quello di fare la massima attenzione; sempre. Massima attenzione è richiesta anche nell’invio di un certo quantitativo di moneta; come abbiamo detto in precedenza, l’invio è irreversibile e non c’è modo di tornare indietro. Sempre navigando su forum dedicati abbiamo scoperto che per agevolare le transazioni tra due persone fisiche non legate da un rapporto di fiducia, spesso viene inserito un terzo soggetto (escrow) considerato affidabile grazie alla reputazione costruitasi di pari passo con l’anzianità. In poche parole: 1. X vuole comprare da Y 2. X non si fida di Y perché questo, una volta ricevuto l’ammontare, potrebbe sparire nel nulla 3. X propone dunque un arbitro Z 4. Y accetta 5. X invia l’ammontare accordato a Z 6. Y invia il bene a X 7. Una volta ricevuto il bene, X lo comunica a Z segue a pagina 10 segue Da pagina 08 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET L’universo Bitcoin 8. Z provvede a recapitare l’ammontare a Y, trattenendo eventualmente una piccola percentuale per il servizio In linea definitiva: conviene o no minare criptomoneta? Giunti al termine dell’articolo, vorremmo precisare alcune cose: quella che abbiamo redatto non voleva essere una guida alle criptomonete, per la quale esistono infiniti tutorial in rete, bensì il diario della nostra esperienza. Quello delle criptomonete è un vero e proprio universo ed è impossibile affermare in maniera definitiva cosa sia giusto o sbagliato; quel che è certo è che ormai guadagnare davvero è molto, molto difficile. In Italia il costo dell’elettricità è troppo elevato per poter mettere in piedi delle piccole miniere redditizie ma in altri Paesi (si pensi agli Emirati Arabi dove un KWh di elettricità fatica a superare i 10 centesimi di dollari americani) c’è gente ben attrezzata che tra Bitcoin e tutte le altre criptomonete continua a mettere da parte profitti interessanti. Il problema è sempre lo stesso: tutta l’economia gira attorno al valore del Bitcoin e, viste le innumerevoli variabili in gioco, è impossibile prevedere se questa valuta esisterà ancora e quanto varrà tra un mese, un anno o 5 anni. La maggior parte dei minatori vuole guadagnare subito, ma spesso ciò non si verifica. In molti puntano a scambiare ogni forma di moneta alternativa in Bitcoin per poi, quasi sempre, effettuare il cambio in valuta reale. Ma statene certi: vuoi per il costo dell’hardware, quello dell’elettricità, vuoi per le fluttuazioni dei mercati o perché va a fuoco tutto (a qualcuno è successo davvero!) c’è sempre un motivo che porta a guadagnare meno del previsto. Il discorso cambia in maniera significativa se si ha la pazienza e la possibilità di guardare al lungo periodo: come abbiamo detto, chi può sapere quanto varrà un Bitcoin - se questa forma di moneta esisterà ancora - nel 2019? Che fine avranno fatto i Vertcoin tra qualche anno? I Litecoin e Dogecoin? È un investimento, una scommessa, su una valuta estremamente volatile e non regolamentata: per veri temerari, insomma. Minare però è anche un’operazione da Geek, che se presa nella maniera giusta, può essere affascinante; lo studio, la preparazione, l’assemblaggio, le bizze dei vari software e le operazioni di trading con le varie monete presuppongono tanta, tanta passione e voglia di scoprire. Probabilmente non riuscirete a portare a casa nemmeno l’equivalente di un paio di pizze con birra annessa, ma almeno avrete partecipato alla rivoluzione della valuta virtuale. Noi, nel dubbio, ci teniamo stretto quanto abbiamo minato. Non si sa mai. Clicca qui per il video di presentazione. PEOPLE & MARKET Attraverso un’inchiesta, Newsweek sarebbe riuscito a individuare questo misterioso personaggio È stato davvero scoperto il creatore di Bitcoin? Pare di sì Si chiamerebbe Satoshi Nakamoto e sarebbe un ordinario giapponese di 64 anni che vive in California I di Paolo CENTOFANTI l creatore di Bitcoin finisce sulla copertina di Newsweek. Il magazine americano dice di aver scoperto l’identità di Satoshi Nakamoto, con un’inchiesta ai limiti dello stalking leggibile integralmente online. La leggenda voleva che il nome di Satoshi Nakamoto, che dà la firma agli articoli che hanno portato alla realizzazione della criptomoneta, fosse solo lo pseu- Questo è il caso di una transazione ideale e ogni giorno avvengono in questo modo migliaia di transazioni. Non di rado capita di bloccarsi al punto 4, momento in cui Y o si dilegua nel nulla oppure afferma di avere fretta di concludere e propone il classico 50% prima e 50% dopo. Non ci vuole un genio per capire che qualcosa non va e che un’operazione del genere ha i connotati di una truffa bella e buona. La regola è dunque sempre valida: massima attenzione. Non vi fidate mai di utenti sconosciuti e cercate sempre di ottenere il maggior numero di garanzie possibili, soprattutto quando le cifre in ballo sono importanti e ancor di più quando vi trovate a scambiare criptomoneta in euro. Grandissima attenzione, inoltre, su eBay; vendere Bitcoin può essere estremamente rischioso poiché i pagamenti con PayPal (in determinate situazioni) sono reversibili e negli ultimi mesi si contano migliaia di truffe effettuate in questo modo. Uscendo da eBay ma continuando a parlare di PayPal, è ormai chiaro che l’azienda non approva in alcun modo scambi di denaro finalizzati alla compravendita di Bitcoin (considerato un vero e proprio concorrente); qualora PayPal scoprisse che un determinato account è solito effettuare operazioni di questo tipo, non ci vorrà molto a ritrovarselo congelato. E c’è chi fa pure di peggio: Skrill/Moneybookers, addirittura, chiude irreversibilmente i conti sospetti. Scambiare criptomonete sta diventando sempre più semplice. Tralasciando i già citati forum di discussione attraverso i quali gli utenti effettuano cambi direttamente tra di loro (con o senza escrow), nel tempo sono nate vere e proprie piattaforme di trading che permettono agli utenti di caricare il proprio quantitativo di monete e scambiarlo con il classico schema domanda/offerta. Si può decidere di convertire tutto in tutto. I market più importanti permettono prelievi/depositi di grande valore (principalmente tramite bonifici SEPA) solo dopo aver confermato identità e residenza degli utenti; questo controllo viene effettuato secondo le normative vigenti in materia di anti-riciclaggio. Ma anche qui c’è da fare attenzione: mai lasciare tutti i risparmi su di un solo sito di exchange o si rischia di fare la fine degli utenti di Mt.Gox, ex numero 1 del mercato Bitcoin che da più di un mese è praticamente sparito nel nulla (facendo “crollare” il valore della valuta da 900 a 600 dollari), portando con sé 744.408 Bitcoin che, al cambio attuale, equivalgono a circa 300 milioni di euro. torna al sommario donimo di uno o più ricercatori, ma la realtà, se dobbiamo credere all’inchiesta di Newsweek, sarebbe molto più ordinaria. Satoshi Nakamoto sarebbe il vero nome di un giapponese di 64 anni, da tempo residente negli USA, con una lunga carriera di consulente per aziende private e l’esercito americano, completamente top secret. Nakamoto non ha risposto in realtà alle domande del reporter di Newsweek che lo ha individuato, tanto che quando il giornalista si è presentato davanti a casa sua, ha chiamato lo sceriffo. “Non sono più convolto in queste cose e non posso parlarne” è l’unica pseudo amissione che Newsweek è riuscito a ottenere. Tramite interviste a conoscenti e familiari però, Newsweek è riuscita ricostruire il profilo di Nakamoto arrivando alla conclusione che il creatore di Bitcoin sia proprio lui. segue Da pagina 09 n.86 / 17 MARZO 2014 MOBILE Nel prossimo futuro arriveranno modelli equipaggiati con Windows Phone e Android Huawei e il doppio sistema operativo L’azienda propone smartphone dotati di dual-OS; ci guadagna Microsoft di V. R. BARASSI W Il Parlamento Europeo ha approvato la bozza della revisione della direttiva sugli apparecchi radio di Paolo CENTOFANTI L’utente che vuole uno smartphone Windows Phone non avrà dubbi, quello più indeciso verrà invogliato all’acquisto dalla fiducia nei confronti di Android. Anche se, a dire il vero, ormai i due sistemi operativi si equivalgono, e anche sotto il profilo delle app non c’è più motivo per criticare Windows Phone. PEOPLE & MARKET Hollywood applaude all’iniziativa ma in realtà lo sviluppo continua Popcorn Time è (per ora) rimosso da Mega Sparisce provvisoriamente dalla rete il clone di Netflix che sta spopolando K di Roberto PEZZALI im DotCom rimuove da Mega l’installer di PopCorn Time, il discusso clone di Netflix che si appoggia a BitTorrent per cercare e vedere film in streaming in maniera del tutto illegale. Una scelta obbligatoria per rispettare i termini di servizio di Mega, anche se DotCom non si è lasciato sfuggire un tweet ironico. PopCorn Time ha fatto molto parlare di sé ultimamente, merito soprattutto della risonanza mediatica data al programma dai siti di tutto il mondo. Creato da un team di sviluppatori argentini, Popcorn Time è un programma multipiattaforma che semplifica in modo notevole lo scaricamento e la fruizione di film protetti da diritto d’autore, cercando però di restare in quel sottilissimo confine tra legalità e illegalità. Il programma, di suo, non è illegale: non memorizza indows Phone disorienta i clienti: questa è l’idea che Huawei ha del sistema operativo sviluppato da Microsoft. L’azienda asiatica, evidentemente legata al sistema operativo Windows da vincoli commerciali, avrebbe trovato il modo di diffondere il sistema operativo Microsoft. Trusted Reviews ha avuto modo di scambiare qualche parola con Shao Yang, Chief Marketing Officer dell’importante produttore cinese, che ha affermato che nel prossimo futuro arriveranno uno o più smartphone equipaggiati con doppio sistema operativo (si parla di Q3 nel 2014), con Android a spalleggiare Windows Phone. Si vede che Huawei non considera Windows Phone troppo d’appeal per l’utente finale: se lo stesso si trovasse a scegliere tra due dispositivi identici, uno con Android e l’altro con WP, nella maggioranza dei casi sceglierebbe il prodotto con Android, sistema operativo divenuto ormai infinitamente popolare. La soluzione a tutti i problemi è solo una: a patto che Microsoft e Google decidano di coesistere pacificamente, l’idea è proporre smartphone con due sistemi operativi. torna al sommario né condivide nulla, è solo un motore di ricerca che si appoggia ad API di servizi esistenti per mettere insieme sorgenti di streaming, dati e copertine, offrendo il tutto con un’interfaccia piacevole. Per evitare ogni noia, gli sviluppatori hanno anche aggiunto un disclaimer che avvisa l’utente che l’uso è a suo rischio e pericolo, dato che i contenuti a cui accede potrebbero essere protetti da diritti d’autore nel Paese di residenza. Una policy “paracadute” che non ha evitato la rimozione da Mega, anche se nelle ultime ore stanno spuntando online installer alternativi che sono tutt’al- Ha senso il caricatore unico? tro che sicuri. Il codice sorgente di PopCorn Time è tuttora disponibile su GitHub, la piattaforma usata dagli sviluppatori di tutto il mondo per i progetti opensource: resisterà a Hollywood? Probabilmente no, anche se gli sviluppatori fanno notare che ciò che fa PopCorn Time lo si può tranquillamente replicare anche con Google, cercando un film con titolo e aggiungendo “torrent” al campo di ricerca. Il Parlamento Europeo ha annunciato l’approvazione della bozza della nuova direttiva sugli apparecchi radio. La direttiva punta a un ammordenamento delle regole che i produttori devono rispettare per la produzione, l’importazione e la distribuzione sul territorio dell’Unione di dispositivi che utilizzino la trasmissione radio, ma include anche l’obbligo di sviluppare un caricatore unico per alcune fattispecie di dispositivi radio e i cellulari. Il linguaggio della bozza è però ancora piuttosto vago: È necessario un rinnovato impegno per lo sviluppo di un caricabatteria standardizzato per particolari categorie o classi di apparecchiature radio a vantaggio, in particolare, dei consumatori e di altri utilizzatori finali; la presente direttiva dovrebbe quindi comprendere specifici requisiti in materia. In particolare i telefoni cellulari immessi sul mercato dovrebbero essere compatibili con un caricabatteria standardizzato. L’impressione è che i deputati del Parlamento Europeo non si rendano conto di essere almeno dieci anni in ritardo, visto che questa necessità è già stata superata. La stragrande maggioranza dei nuovi cellulari, infatti, prevedono la ricarica tramite connessione micro USB. La direttiva, che deve essere approvata dal Consiglio, dovrà essere seguita da una standardizzazione del caricabatteria. In caso di approvazione gli stati nazionali avranno due anni di tempo per convertire in legge la direttiva e i produttori un ulteriore anno per adeguarsi al nuovo standard. estratto da dday.it estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 MOBILE In stile Apple, il sistema, attento alla sicurezza, è compatibile solo con dispositivi iOS CarPlay, l’esperienza iPhone in auto Il sistema di bordo Apple pensato per la perfetta integrazione con iPhone di Emanuele VILLA S Il nuovo smartphone Serie X di Nokia è già stato “bucato” in modo benevolo: a bordo è possibile installare le app di Google e Google Play di Roberto PEZZALI iPhone in macchina, adattandone tutte le funzioni al display del sistema di bordo: si può ascoltare musica, telefonare, comporre messaggi via voce, navigare, ecc. Il sistema è ovviamente ottimizzato per la sicurezza di guida: il telefono viene messo via e il tutto si gestisce col display touch del sistema in-car ma anche con i controlli fisici dell’auto e, soprattutto, con i comandi vocali. A tal fine, Siri è protagonista e per accedervi è previsto un tasto ad hoc all’interno della dotazione dell’auto, lo stesso con cui si attivano tutte le funzionalità vocali. Oltre alle funzioni integrate, ad iTunes Radio, alla navigazione via Mappe e via dicendo, CarPlay permette l’utilizzo di svariate app di terze parti, già ottimizzate per l’uso in macchina: si parte, ovviamente, con quelle musicali, tra cui Spotify, Beats Radio, iHeartRadio e Stitcher, ma l’elenco diverrà sempre più corposo nel corso dei mesi. CarPlay è compatibile solo con dispositivi iOS dotati di connettore Lightning. MOBILE Se confermato, potrebbe essere lo smartphone con la più alta risoluzione fotografica Oppo Find 7, fotografie da 50 Megapixel? Una foto ufficiale da 8160x6120 pixel aumenta l’hype per il futuro top gamma di Giuseppe LANDOLFI poche settimane dalla presentazione ufficiale, quando ormai si pensava di sapere già tutto sulle due versioni del Find 7, prossimo top di gamma Oppo, una foto con risoluzione da 8.160 x 6.120 pixel postata su Weibo dalla stessa azienda, ha spiazzato tutti. Se tale indizio dovesse rivelarsi veritiero, infatti, ci troveremmo di fronte allo smartphone con la più alta risoluzione fotografica del mercato: 50 Megapixel e non 13 come ipotizzato fino ad oggi da tutti i rumor. Una mossa che, in ogni caso, è sicuramente servita ad attirare nuova- A torna al sommario mente le attenzioni di appassionati e addetti al settore, curiosi ora di scoprire se il nuovo terminale sarà in grado di spodestare il Nokia Lumia 1020 con i suoi 41 Megapixel dal trono dei Cameraphone. In termini di qualità fotografica, ovviamente, la risoluzione non è tutto, anzi bisogna prendere in considerazione soprattutto altri parametri, come il tipo di sensore adottato, la qualità dell’obiettivo e la bontà del software che dovrà gestire e rielaborare così tanti pixel. Rimaniamo in attesa di conoscere tutti i dettagli. Nokia potrebbe davvero fare il botto con i nuovi smartphone della Serie X: c’è una buona qualità costruttiva, un’interfaccia piacevole, la solidità di Android come piattaforma e un prezzo allettante. Nokia X, così come le sue “varianti”, è smartphone nati per sfruttare i servizi cloud di Microsoft, unendoli all’ecosistema Android: missione non semplice, ma facilitata dalla presenza di alcuni store alternativi che permettono il caricamento di applicazioni e giochi Android sul nuovo telefono Nokia. Nokia X è stato concepito come smartphone Android totalmente privo di Google, ma era chiaro fin da subito che le cose sarebbero cambiate a breve: un gruppo di sviluppatori di XDA Developer è riuscito a caricare su Noxia X sia le applicazioni Google che Google Play, rendendolo uno smartphone Android a tutti gli effetti. In pratica, il team di sviluppatori è riuscito a ottenere da Nokia X esattamente ciò che Microsoft voleva evitare. Per far funzionare il trucco servono ovviamente i permessi di root, con la procedura completa indicata qui. e è vero che iPhone può essere integrato da tempo all’interno dei sistemi di infotainment delle automobili, soltanto da oggi possiamo contare su una tecnologia pensata per sfruttarne tutte le potenzialità e, soprattutto, garantire la medesima esperienza utente di iPhone. In pratica, solo da oggi abbiamo disponibilità di un sistema incar pensato, progettato e sviluppato da Apple: CarPlay. Mostrato al salone di Ginevra, potrà avvalersi del supporto iniziale di grandi nomi dell’automotive quali Ferrari, Honda, Hyundai, Jaguar, Mercedes e Volvo, ma è già prevista l’integrazione su modelli futuri di casa BMW, Suzuki, Chevrolet, Kia, Nissan, Opel, Subaru, Land Rover e anche Ford, che con questa mossa potrebbe (il condizionale è d’obbligo, trattandosi di un rumor) allontanarsi dal Sync di Microsoft. In poche parole, CarPlay è il sistema pensato e sviluppato da Apple per integrare Nokia X già craccato A bordo c’è Google La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. 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La dotazione hardware consta di un display da 8’’ con risoluzione di 1024 x 768 pixel, un processore Allwinner quad core basato su Cortex A9, 16 GB di spazio di storage (ovviamente espandibile mediante micro SD) e 1 GB di RAM. Il sistema operativo, sul quale HP interviene in modo del tutto relativo, è Android 4.2.2. Il look è carino, con una bella finitura bianca, e il peso è di 312 grammi, esattamente identico all’iPad Mini ma inferiore rispetto alle due versioni dello stesso (Wi-Fi e Wi-Fi + Cellular) con display Retina. La soluzione HP è solo Wi-Fi, ha una fotocamera principale da 2 Megapixel e una frontale VGA. Attendiamo notizie ufficiali circa disponibilità e prezzo. torna al sommario MOBILE Lo scopo di HTC è quello di fornire funzionalità esclusive in un telefono entry level HTC 310, funzioni a prezzo accessibile Smartphone entry Android con display da 4,5’’ e processore quad core di Emanuele VILLA I l concetto che ispira HTC Desire 310 è semplice: offrire un’esperienza d’uso e, soprattutto, molte funzionalità della linea One a un telefono entry level. Sotto il profilo hardware, Desire 310 offre un display da 4,5’’ con risoluzione FWVGA (854 x 480), pesa 140 grammi per dimensioni di 131,44 x 68,03 x 11,25 mm; alla base del telefono c’è un processore MediaTek quad core da 1,3 GHz, mentre la piattaforma impiegata da HTC è Android 4.2 con HTC BlinkFeed e HTC Video Highlights. Il dispositivo incorpora 1 GB di RAM, quantità non scontata per un entry level, e ha 4 GB di memoria di storage espandibile con moduli microSD. La batteria integrata è da 2.000 mAh, che corrispondono (secondo le rilevazioni del produttore) a 11 ore di conversazione in 3G e 852 ore di stand by, mentre per quanto concerne il modulo fotografico, troviamo una camera principale da 5 Mega- pixel capace di riprendere in 1080p e una frontale a risoluzione VGA. GPS, accelerometro, Wi-Fi n e Bluetooth 4 chiudono il quadro: la disponibilità è prevista per aprile, il prezzo di listino non è ancora comunicato. MOBILE Ad aprile saranno disponibili tutti i modelli: alte prestazioni e avanzate funzionalità App, NFC e Bluetooth nelle cuffie Sony Nuova gamma di cuffie e auricolari ZX e EX. Ampia scelta per i colori A di Roberto FAGGIANO rrivi stagionali per la gamma di cuffie Sony, ad archetto e intra auricolari per adattarsi alle diverse esigenze. I nuovi modelli ad archetto MDR-ZX rinnovano la gamma aggiungendo prestazioni e funzionalità. Il modello MDR-ZX 750BN (nella foto) ha il collegamento senza fili Bluetooth con abbinamento immediato NFC, modalità utile nell’uso in movimento perchè elimina la fase di abbinamento tra i dispositivi. La cuffia è molto comoda da indossare grazie ai padiglioni imbottiti con trasduttore da 40 mm, mentre ai rumori esterni ci pensa l’apposito circuito di riduzione dei disturbi. La batteria integrata ricaricabile assicura fino a 13 ore di utilizzo, anche con circuito di riduzione del rumore attivo. La cuffia può comunque essere usata anche in modalità tradizionale via cavo. Il modello MDR-ZX610 AP può invece sfruttare l’app dedicata Smart Key, in modo da personalizzare su smartphone Android la modalità di utilizzo del telecomando sul cavo di collegamento. In pratica si potrà scegliere quali funzioni abbinare al tasto del telecomando, in modo da avere sempre disponibili le modalità più utilizzate. La cuffia ha trasduttori da 40 mm e sensibilità di 104 dB/mW; la finitura è disponibile in colore bianco, nero, rosso e blu. Il modello MDR-ZX310 è più compatto grazie al trasduttore da 30 mm e può essere ripiegata facilmente per il trasporto; disponibile anche il telecomando lungo il filo. La finitura è con archetto nero e padiglioni metallizzati in diversi colori. Per chi prefrisce gli auricolari ci sono due novità: EX650AP è realizzato in ottone per ottenere una migliore qualità sonora, il trasduttore è da 12 mm con sensibilità di 105 dB/mW. Il modello MDR-EX110AP è leggerissimo (solo 3 grammi) ma ha comunque il trasduttore da 12 mm e il comando per le telefonate lungo il cavo di collegamento. Completano le novità gli auricolari MDR-EX15, disponibili in molte versioni di colore. HP 8 è un candidato “primo tablet” n.86 / 17 MARZO 2014 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 MOBILE Ormai pronto, non avrà nulla da invidiare ai rivali Siri di Apple e Google Now Cortana, l’assistente vocale Microsoft Spuntano le prime immagini dell’interfaccia, molto semplice e user-friendly I Apple rilascia iOS 7.1 iOS 7 riceve il primo corposo update e si aggiorna alla versione 7.1, una release che porta in dote alcune novità tra cui CarPlay, ovvero l’integrazione perfetta tra iOS e l’auto. Apple ha apportato alcune modifiche a Siri permettendo di gestire anche l’ascolto “manuale” e ha cambiato alcune funzionalità di app come Calendario e iTunes Radio, ancora non funzionante in Italia. Tra i numerosi bug fix e miglioramenti presenti, il più interessante è legato a un gruppo di tweak e update specifici per migliorare le prestazioni di iPhone 4. Con iOS 7, iPhone 4 era diventato in molti casi inutilizzabile, con ritardi nel touchscreen e una lentezza esagerata nel caricamento di molte applicazioni: iOS 7.1 promette un miglioramento, anche se ovviamente non bisogna aspettarsi miracoli. Abbiamo provato l’update su un iPhone 4 in redazione ed effettivamente un leggero passo avanti sotto il profilo della reattività l’abbiamo avvertito, tuttavia è bene aspettare qualche settimana per vedere se il miglioramento è stabile o se si tratta degli effetti benefici di un post-update. ragazzi di The Verge, che già in passato hanno comunicato al mondo alcune delle caratteristiche dell’ormai imminente assistente vocale per Windows Phone, hanno pubblicato le primissime immagini dell’interfaccia del sistema. Cortana, nome in codice ripreso dalla serie di videogiochi Halo, è già da tempo sulla bocca di tutti e si adatterà perfettamente allo stile minimal dell’interfaccia WP. Interfaccia molto semplice e poche opzioni tra cui scegliere faranno di Cortana un’assistente vocale decisamente user-friendly, che non avrà nulla da invidiare a Siri di Apple e Google Now. Cortana sarà in grado di ripescare contatti dalla rubrica, torna al sommario anche tramite pronuncia del “nickname”; l’assistente vocale Microsoft avrà accesso al registro di sistema dal quale potrà estrapolare tutti i dati sull’utilizzo del dispositivo e, allo stesso tempo, aggiungerne altri in base alle domande/ricerche che l’utente farà nel corso delle settimane. Contatti, informazioni personali, promemoria, sveglie, ultime posizioni: tutto sarà a disposizione di Cortana. L’applicazione funzionerà a stretto contatto con Bing e Foursquare, prevederà notifiche personalizzate e sarà in grado di offrire gli orari dei voli di tutti gli aeroporti. Unleashthepho- Samsung ha annunciato una nuova app di streaming musicale di Paolo CENTOFANTI nes.com ha rilasciato anche un video su YouTube in cui viene mostrata la configurazione iniziale di Cortana. Microsoft dovrebbe svelare ufficialmente Cortana nel corso della prossima conferenza, durante la quale l’azienda rilascerà al pubblico una preview di Windows Phone 8.1 con, appunto, Cortana a bordo. MOBILE Manca il flash e il tasto dedicato per la fotocamera Nokia Lumia 630 con WP 8.1 Cinque colori e tasti on-screen I di Emanuele VILLA l prossimo terminale Nokia di fascia media sarà il modello Lumia 630: nonostante il tutto sia confinato nel mondo del rumor, il solito evleaks ha pubblicato quella che sembra a tutti gli effetti un’immagine da press kit del nuovo telefono. Alcuni commenti in proposito: i colori saranno cinque, nero, bianco, giallo, arancio e verde; la cover posteriore mostra chiaramente l’assenza di flash a fianco della fotocamera, dimostrando ulteriormente l’appartenenza del telefono alla categoria medio-bassa del mercato. Lo smartphone Nokia Lumia 630, che sarà presumibilmente presentato il 19 aprile, mostra l’interfaccia “multicolore” di Windows Phone 8.1, unita alla presenza di tasti on-screen che, di fatto, vanno a sostituire quelli touch presenti sulla scocca dei modelli attuali. Da notare l’assenza del tasto dedicato agli scatti fotografici, fatto in effetti piuttosto insolita per la gamma Lumia di Nokia. Quando il nuovo Galaxy S5 arriverà nei negozi, potrà contare su una nuova app appena annunciata da Samsung. Si chiama Milk Music e si tratta di un servizio di smart radio in streaming, gratuito e, almeno inizialmente, senza pubblicità. L’app è già scaricabile da Google Play, ma solo per i possessori dei dispositivi Galaxy S4, Galaxy S III, Galaxy Note 3, Galaxy Note II, Galaxy Mega e Galaxy S4 mini a cui si aggiungerà l’S5 in aprile. L’app permette di creare radio tematiche scegliendo artisti e canzoni preferite da cui partire, oppure scegliendo un genere dalla particolare interfaccia a schermo a ghiera, con controlli di personalizzazione per il fine tuning della stazione, e con unico limite l’impossibilità di saltare più di 6 canzoni all’ora. L’app, che è basata sul servizio di streaming Slacker Music, ha un’interfaccia in cui non è difficile notare diversi punti in comune con i “canoni estetici” delle app per iOS 7 e anche nelle funzionalità ha tutta l’aria di essere la risposta di Samsung ad iTunes Radio, scelta curiosa considerando che Samsung già offre un servizio di streaming con il Music Hub. Milk, stando al comunicato, è stato realizzato dalla divisione americana di Samsung, e promette anche della musica in esclusiva da parte sia di grandi nomi che di emergenti. Al momento non è chiaro se l’app sarà disponibile solo per gli Stati Uniti. di V. R. BARASSI Samsung Milk Music è l’iTunes Radio dei Galaxy estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 MOBILE In brevissimo tempo ha superato la cifra di finanziamento richiesta su KickStarter PonoPlayer, il progetto di Neil Young Il lettore audiophile voluto dal cantautore pensato per un pubblico esigente i parla da tempo del progetto di Neil Young volto a “garantire la massima qualità d’ascolto ad appassionati che vogliono ascoltare la musica come è stata concepita all’origine, con la stessa emozione, dettaglio e potenza”. Pono Music, questo il nome del progetto, si compone di un player audio (portatile) con caratteristiche audiophile e uno store musicale (ponomusic.com) con un ampio catalogo di brani da scaricare in versione ad altissima qualità. Mentre non c’è ancora una data precisa per il lancio del prodotto e l’apertura dello store, è partita la campagna kickstarter volta alla realizzazione del player, che finalmente si mostra in un’immagine ufficiale. Come prevedibile, è un prodotto molto basic in termini di funzionalità, dal look colorato e disponibile in tre versioni (nero, giallo, blu), con un display touch per la selezione dei brani, tasti per la regolazione del volume e poco più. Le sue doti sono all’interno: 128 GB di memoria (d’altronde i brani audio hi-res saranno piuttosto pesanti), uno slot per espansione di memoria, un convertitore DA di altissima qualità marchiato ESS e un DSP realizzato in collaborazione con Ayre, azienda leader nel settore del digital audio processing. Chi volesse partecipare all’iniziativa può collegarsi su kickstarter: potrà preacquistare un esemplare di PonoPlayer a un prezzo speciale, considerando che il prodotto torna al sommario Una pagina pubblicitaria chiarisce a cosa servono le due fotocamere sul retro di Roberto PEZZALI finito verrà poi venduto a 399 dollari. Il progetto lanciato su KickStarter si era posto l’obiettivo di raccogliere 800.000 dollari di finanziamento dai privati cittadini, con offerte libere che potevano anche includere una cena con Neil Young e diversi esemplari del riproduttore portatile firmati da artisti del calibro di Norah Jones e Herbie Hancock oltre che dallo stesso fondatore Neil Young. La quota prefissata è stata raggiunta e superata di slancio, con un contatore sul sito web che continua a crescere: mentre scriviamo ha raggiunto quota 1.105.621 dollari e non accenna a fermarsi. Sarà interessante vedere i numeri di vendita, dato che Pono Music ha un approccio piuttosto “datato” alla musica liquida: sul riproduttore potrà essere caricata musica FLAC, scaricabile dallo stesso sito di Pono Music con prezzi di vendita previsti compresi tra i 15 e i 25 dollari per album, oltre agli “altri formati in alta risoluzione reperibili da altre fonti”. Gli acquisti si potranno effettuare tramite l’app dedicata per PC Windows o Mac e trasferiti tramite collegamento USB verso il riproduttore. Sul Pono ci sarà un piccolo display touch per navigare tra i brani e una doppia uscita minijack, una dedicata all’ascolto in cuffia o in automobile, l’altra per un collegamento a un impianto stereo oppure a un sistema multiroom tipo Sonos. Da quello che si legge lo store PonoMusic offrirà musica in formato FLAC che dovrebbe essere utilizzabile anche con qualsiasi altro lettore hardware o software compatibile con l’audio lossless. Se volete contribuire al progetto il piano di finanziamento diffuso si chiude il 15 aprile. Dopo il GigaPixel, sarà la doppia fotocamera con messa a fuoco dopo lo scatto il segreto del prossimo HTC One. Una pubblicità apparsa sul sito GSMArena, “rubata” da qualche stampatore, mostra il look e le funzionalità del nuovo top di gamma HTC, nome in codice M8. Il nuovo HTC One, oltre al corpo in alluminio e allo schermo da 5” Full HD, porterà un’altra rivoluzione in ambito fotografico: le due fotocamere verranno usate da HTC per gestire la postproduzione delle foto; grazie al doppio scatto sincronizzato sarà possibile gestire il punto di messa a fuoco e l’eventuale defocus dello sfondo dopo lo scatto, probabilmente con una nuova app fotografica. L’uso del doppio sensore porterà miglioramenti allo scatto notturno: probabile che venga fatto uno stacking di due immagini per migliorare la dinamica e ridurre il rumore. Molte fotocamere compatte dispongono di sistemi simili, ma sfruttano scatti successivi: HTC dovrebbe farlo in tempo reale con un solo scatto. Probabile, inoltre, la presenza di un HDR vero e di altre piccole funzioni che permettono di giocare sulla presenza dei due moduli fotografici. La pubblicità parla anche di 3D Effects, ma difficilmente si tratterà di scatto 3D, mostra anche la nuova interfaccia Sense 6.0 e spinge il concetto di Boomsound, la tecnologia per l’audio che sostituirà (purtroppo) Beats Audio. S di Emanuele VILLA HTC One doppia camera per messa a fuoco post scatto n.86 / 17 MARZO 2014 PC & MULTIMEDIA LG ha presentato tre monitor UltraWide, con schermo da 34”, 29” e 25” LG continua a scommettere sul 21:9 I nuovi monitor saranno disponibili da aprile, prezzi a partire a 289 euro di Vittorio Romano BARASSI L Philips presenta un monitor da 23” con tecnologia Miracast per lo streaming di contenuti dei dispositivi Android LG UM95 di Michele LEPORI un pannello UltraWide FullHD da 2.560 x 1.080 pixel. Due gli altoparlanti stereo integrati da 7 Watt. I monitor 34UM95, 25UM65 e 29UM65 saranno disponibili a partire dal mese di aprile rispettivamente ai prezzi suggeriti al pubblico di 979 euro, 289 euro e 459 euro.” DIGITAL IMAGING Nikon ha presentato la nuova attesa fotocamera della famiglia ”1” Nikon 1 V3, qualità e semplicità al top Velocità di scatto, facilità e connettività nel DNA della mirrorless Nikon di Michele LEPORI ikon ha presentato il nuovo top di gamma della famiglia 1, la Nikon 1 V3. Le differenze con la sorella minore V2 sono tante e concrete: su tutte, il potente sensore CMOS CX da 18,4 Megapixel, coadiuvato dal processore EXPEED 4A per scatti di qualità, un valore ISO da 160 a 12.800 e una velocità di scatto sorprendente: 20 fps con AutoFocus continuo o 40 scatti RAW fino a 60 fps con focus bloccato. Numeri che lanciano il guanto di sfida ai competitor del segmento, Panasonic e Sony in prima fila. Non passa certo in secondo piano l’aspetto video, grazie a una qualità di ripresa Full HD a 60p (solo fino a 10 minuti per clip alla massima risoluzione) con possibilità di intervenire manualmente su tutto quanto offerto dal menu impostazioni e dalla ghiera di comando. Inoltre, la fotocamera è dotata di stabilizzatore VR elettronico per il video, per eliminare sfocature e vibrazioni. N G ha annunciato il lancio in Italia di tre monitor in formato UltraWide 21:9; il modello UM95 da 34 pollici di diagonale è essenzialmente il top di gamma mentre le due varianti del modello UM65, rispettivamente da 25 e da 29 pollici, rappresentano l’entry-level ed il mid-range, ma tutti e tre i dispositivi sono equipaggiati con un pannello IPS dotato di tecnologia LED. UM95 è certamente il prodotto più interessante tra i tre presentati; il pannello da 34 pollici fa la sua figura (sottilissima la cornice) e la risoluzione QHD da 3.440 x 1.440 pixel si sposa alla perfezione con le dimen- sioni e con il formato. Il dispositivo è dotato di porta Thunderbolt 2, possiede uno scaler integrato e garantisce la massima precisione di calibrazione, grazie al software True Color Finder. Interessanti anche le due varianti del modello UM65, le quali presentano chiare analogie di design con il fratello maggiore, ma non sono equipaggiate con un pannello di ugual risoluzione; in questo caso, sia per il monitor da 29 che per quello da 25, LG ha optato per torna al sommario Professionalità a portata di mano sembra quindi essere il leitmotiv che accompagnerà il lancio sul mercato di questa V3, grazie anche all’ampio display LCD posteriore da 3 pollici e 1.037.000 punti che regalerà sensazioni da “iphoneography” anche su un prodotto di gamma alta come questa mirrorless. Ciononostante, Nikon promette la possibilità di usare, in alternativa, l’accoppiata LCD/ghiera o solo comandi “fisici”. Vivendo nella generazione social, Nikon era quasi obbligata a dare la possibilità agli utenti finali di condividere le loro creazioni ed ecco che la V3 sfoggia WiFi integrato e la possibilità di interfacciarsi con molteplici app disponibili su App Store e Play Store oltre che con YouTube per condividere scatti e riprese. La V3 Da Philips il monitor con Miracast si distingue dal modello precedente anche per il catalogo accessori che, oltre a mirini elettronici migliorati, impugnatura ottimizzata per l’uso con teleobiettivo e lampeggiatore flash, comprende anche una nuovissima gamma di obiettivi 1 NIKKOR: il 70-300 VR f/4.5-5.6 studiato in accoppiata con l’impugnatura opzionale ed un 10-30 VR f/3.5-5.6 che per la prima volta sarà fornito in kit con il corpo macchina. Apple e Google spingono l’acceleratore sull’integrazione tra TV e dispositivi mobile, per tutti quegli ambienti dove un televisore da 42” o più ha ingombri proibitivi, ci pensa invece Philips, con il suo nuovo monitor 239C4QHWAB Miracast. La dotazione “di serie” prevede 1 ingresso VGA ed 1 ingresso HDMI MHL, che permetterà anche a chi non ha un dispositivo compatibile con Miracast di collegarlo al montor via cavo MHL (opzionale). Chi possiede uno smartphone o un tablet che soddisfa i requisiti può semplicemente premere il tasto “Miracast” sulla base del monitor per attivare la ricerca e riprodurre i contenuti senza l’ausilio di cavi. Grazie alla retroilluminazione W-LED, combinata al pannello LCD IPS con risoluzione Full HD ed angolo di visione a 178°, Philips promette immagini chiare e nitide, colori brillanti e massimo coinvolgimento durante la fruizione di contenuti HD. Infine, tre funzionalità integrate (SmartImage, SmartKolor e SmartContrast) provvederanno in maniera autonoma a settare le migliori impostazioni di contrasto, colore e luminosità. Philips 239C4QHWAB è disponibile al prezzo di 299 euro. estratto da dday.it estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 TEST Abbiamo provato il nuovo TV Sony della serie W8 che punta molto sulle funzioni multimediali e sui prossimi Mondiali Bravia KDL-50W805B, Sony è sempre più smart Un TV da 50” completo di tutte le funzionalità che si possono immaginare, 3D e a circa 1000 euro di Paolo CENTOFANTI L ’apripista della gamma 2014 di TV Sony è costituito dal nuovo TV della serie W8, 50” Full HD e 3D. Si tratta di un prodotto che rappresenta il nuovo corso di Sony: TV completissimi dal punto di vista delle funzionalità e prezzo competitivo. Stiamo parlando, infatti, di un modello che ha praticamente tutto, con un prezzo di listino di 999 euro. Il W8 in realtà, non è altro che il modello top della serie W7 che è composta dai TV di taglio inferiore e senza funzionalità 3D. A parte questo le differenze si fermano qui. È un TV che punta molto sulle nuove funzionalità smart e multimediali e che strizza l’occhio ai prossimi Mondiali di calcio con alcune funzionalità apposite. Design minimale connessioni complete Le serie W7 e W8 non hanno il particolare design a cuneo che avevamo visto a gennaio al CES di Las Vegas. Per questa serie Sony ha optato per un’estetica più minimale: la cornice, ad esempio, è sottilissima, così come il piedistallo in alluminio che è uno degli elementi più azzeccati, elegante e diverso dal solito al tempo stesso. La cornice è ben rifinita con superficie in simil alluminio spazzolato nella parte superiore e bordi stondati ai lati. Lo spessore intorno al pannello LCD è davveo ridotto, specie ai lato e nel bordo superiore. In basso, sotto il logo Sony, c’è un LED luminoso configurabile dal menù di impostazione. Il TV in realtà tradisce un po’ la sua natura di fascia media nei materiali, specie sul retro che non è così sottile. Il pannello posteriore è piuttosto spesso nella parte centrale che ospita l’elettronica e le connessioni, mentre nella parte bassa trovano spazio i diffusori. L’elemento più curioso è costituito dalla scelta di portare all’esterno la sezione di alimentazione: in dotazione troviamo, infatti, un grosso trasformatore esterno di cui andrà tenuto conto l’ingombro in fase di installazione. A livello di Sony Bravia KDL-50W805B da 999 euro Quality 6 Longevity 9 Design Simplicity D-Factor Value 8 7 7 8 collegamenti la dotazione è quella che possiamo ormai definire standard. Ci sono quattro ingressi HDMI, component, SCART, uscita digitale ottica, porta di rete LAN, Wi-Fi integrato, due porte USB e lo slot per moduli Common Interface+. Il TV è dotato di tuner DVB-T2, DVB-C (non utilizzabile in Italia) e DVB-S2 e supporta le applicazioni MHP. In dotazione troviamo il telecomando tradizionale, un’unità leggera, in plastica e davvero affollata di tasti, rispecchiando la quantità di funzionalità che offre il TV. I più importanti sono concentrati intorno a quelli di navigazione, una sorta di corona che porta ai menù funzione principali. Il telecomando touch one-flick (molto pubblicizzato tra l’altro sul sito web nella descrizione del prodotto) in realtà non è incluso nell’imballo visto che è solo opzionale. Oltre a rendere più agevole l’utilizzo delle app, il telecomando integra il ricevitore NFC per il collegamento Miracast semplificato di smartphone e tablet compatibili. In dotazione troviamo, infine, due occhiali 3D di tipo attivo. Tante funzionalità smart TV Sony KDL-50W805W L’interfaccia a schermo torna al sommario Il Sony W8 è molto completo sotto il profilo delle funzionalità e c’è praticamente tutto quello che possiamo aspettarci oggi da un TV: app, lettore multimediale, registrazione su USB, Miracast (persino con accoppiamento via NFC), DLNA, accesso a servizi di streaming. Il menù è leggermente cambiato rispetto alla gamma 2013. L’impatto grafico non è molto diverso per quanto riguarda la parte di configurazione delle varie, ma la home screen e le funzioni multimediali presentano diverse novità a cominciare dalla nuova funzionalità “discover” a cui corrisponde un nuovo tasto sull’affollato telecomando. Si tratta di un motore di raccomandazione che, studiando le nostre abitudini di visione, ci suggerisce contenuti dalla TV, da YouTube, 500px, Video Unlimited e dalle periferiche USB collegate. Altri due “canali” sono evidentemente già pronti per i prossimi Mondiali con una galleria dei migliori momenti del campionato FIFA, più una gallery di video calcistici da YouTube. Al primo avvio il TV Sony ci avvisa che ci vorranno circa due settimane di utilizzo per permettere a Discover di imparare i nostri gusti. Il tasto Home ci porta all’interfaccia del TV che si apre con una panoramica di quello che c’è in onda in questo momento. Purtroppo questa vista non è personalizzabile e, specie se il tuner satellitare è configurato, porta dentro spesso dei dati di programmazione non corretti. In alto abbiamo segue a pagina 19 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 TEST Tv Sony KDL-50W805B Configurazione, manca la gestione del colore Il menù di impostazione non ha subito grosse variazioni. Le impostazioni audio/video sono suddivise per delle “modalità scena” che impostano automaticamente parametri di immagine e audio. Poi, dal tasto option del menù, possiamo andare a perfezionare i singoli parametri. Ad esempio, se selezioniamo la modalità scena Cinema, potremo innanzitutto scegliere per il video l’impostazione una piccola barra degli strumenti che permette di passare in rassegna i contenuti disponibili sulla rete domestica via DLNA o sui dispositivi USB collegati ed accedere alle app. Purtroppo l’aspetto più criticabile è proprio la gestione dei canali, con una barra orizzontale, lenta da scorrere e che rende faticoso passare in rassegna lunghi elenchi come quelli che abbiamo oggi. Fortunatamente è possibile aggiungere fino a quattro elenchi di preferiti, a questo punto indispensabili per snellire la navigazione dei canali. L’elenco preferiti è unico per digitale terrestre e satellite, ma la barra viene spezzata in due per distinguere i canali dei due tuner. Il tasto SEN del telecomando ci porta direttamente alla schermata delle app disponibili per il nostro TV, che occupano la parte principale dello schermo. In primo piano abbiamo i servizi Sony Video Unlimited, Music Unlimited e PlayMemories, oltre a ChiliTV e Mubi per la visione di film. Ci sono tante app, quasi tutte relative a web TV, oltre alle “solite”: YouTube, Vimeo, Facebook, Twitter per citare le più famose. Non manca il browser web che curiosamente non è già impostato tra i preferiti. Altra funzionalità interessante è rappresentata da Social TV che permette di seguire un programma TV visualizzando contemporaneamente i tweet in tempo reale relativi al programma stesso. Collegando l’account Facebook è anche possibile pubblicare sulla propria bacheca del social network messaggi relativi ai programmi TV. torna al sommario Cinema 1 o Cinema 2 e quindi andare a regolare i singoli parametri di immagine. Qui abbiamo i soliti controlli base, più le impostazioni dei tanti filtri digitali di cui i più importanti sono Reality Creation e MotionFlow. Per quanto riguarda i controlli avanzati c’è la regolazione del bilanciamento del bianco su basse e alte luci, ma non c’è un color management system avanzato per la regolazione dei primari e secondari. È possibile modificare inoltre il gamma, ma senza un controllo fine della scala di grigi. Il resto dei parametri a disposizione riguardano funzionalità come i filtri di riduzione del rumore, e miglioramenti del dettaglio o del contrasto di dubbia efficacia (correzione nero, colore brillante, ottimizzatore contorni e così via). La prova di visione Un normale LCD Il TV Sony è dotato di vari banchi pre-impostati per le regolazioni di immagine tra cui una pratica modalità “Cinema” che, oltre a essere l’ideale per un utilizzo home cinema, è quella che imposta i vari parametri nel modo più corretto. Le impostazioni di default sono buone ma migliorabili su almeno due fronti: il contrasto può essere portato al massimo (e anche così viene lasciato fin troppo margine sulle alte luci), mentre la temperatura colore va tirata giù di un punto rispetto al default per renderla più “calda”. La scala di grigi è abbastanza vicina ai riferimenti sia come gamma che come bilanciamento del bianco, ma quest’ultimo può essere migliorato ulteriormente con i controlli separati per basse e alte luci. Lo spazio colore è vicino al riferimento ma con una copertura non completa, dovuta a una saturazione leggermente minore del dovuto dei primari del rosso e del blu. Come abbiamo visto il W8 non è dotato di regolazione avanzata dei colori per cui non è possibile correggere questo aspetto. Il TV è di tipo LED Edge per cui il rapporto di contrasto reale risente di una resa del nero non eccellente e, sul modello giunto in redazione, di un evidente clouding nelle parti centrale bassa e laterale destra alta, che crea qualche problema di uniformità nelle scene più scure. Il contrasto ANSI misurato è di quasi 5000:1, un valore che a nostro avviso non rispecchia la vera resa del televisore. Le scene più luminose sono incisive e con una buona dinamica all’interno del quadro, ma nelle sequenze più scure l’immagine si fa slavata, con neri tendenti al grigio e con un livello di dettaglio poco incisivo. Il sistema di elaborazione dell’immagine implementato da Sony, denominato Reality Crea- tion è utile per aumentare il dettaglio con sorgenti in definizione standard, ma con materiale in HD, anche con i parametri al minimo, tende a rendere alcuni contorni e stacchi un po’ artificiosi. Il pannello non brilla per risoluzione in movimento e specie nella visione a 24p si nota un vistoso calo di dettaglio nelle scene più movimentate. Qui le soluzioni per migliorare la risoluzione in movimento si riducono all’abilitare il circuito MotionFlow che implementa, a seconda dell’impostazione, una combinazione di interpolazione dei fotogrammi e di Backlight Scanning. La prima introduce artefatti di movimento, la seconda riduce un po’ troppo la luminosità, ma in entrambi i casi la risoluzione in effetti migliora, soprattutto con il Backlight Scanning. All’utente scegliere qual è per lui il male minore. Questo aspetto si riflette inoltre in una resa non esaltante in modalità 3D. Il TV utilizza occhiali di tipo attivo, ma le immagini non brillano per definizione e soprattutto sono affette da evidenti sdoppiamenti dovuti al crosstalking. Infine, un problema non da poco è costituito dall’interfaccia che è un po’ pesante da navigare. Al di là del periodo a ridosso dell’accensione, qualche minuto in cui il TV è davvero poco reattivo ai comandi per via degli aggiornamenti che avvengono in background dei vari contenuti della parte smart, anche a regime si nota comunque un leggero lag nella risposta ai comandi che trasmette la sensazione di un dispositivo lento e ingessato. Conclusioni: il solito LCD Il nuovo TV Sony spicca soprattutto per le complete funzionalità multimediali e il design minimale. La piattaforma “smart” è davvero ricca di funzionalità, tra le quali si segnalano chiaramente i servizi di streaming di Sony e un completo lettore multimediale, anche se dobbiamo dire che forse ci sarebbe voluto un processore un po’ più potente per gestire l’interfaccia grafica, che a volte sembra arrancare un po’ troppo. Dal punto di vista prettamente della qualità video, invece, il TV non si distingue particolarmente per la qualità di immagine che è quella di un LCD con retroilluminazione LED Edge senza particolari strategie per contenere i difetti di questa tecnologia che rimangono ben evidenti. segue Da pagina 18 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 TEST Questi diffusori sono perfetti per chi cerca ottime prestazioni audio anche da una semplice sorgente Bluetooth Q Acoustics Q Media, diffusore Bluetooth Versatilità e qualità audio che stupiscono I diffusori stereo Q-BT3 con Bluetooth aptX permettono le migliori prestazioni e sono molto versatili di Roberto FAGGIANO Q Versatilità di ottimo livello Il diffusore destro contiene l’amplificatore da 2 x 50 watt, gli ingressi via cavo analogici – uno Pin RCA e un minijack - , l’ingresso digitale ottico e il modulo di ricezione Bluetooth nella versione aptX per una migliore qualità sonora. C’è perfino l’uscita di linea per un eventuale subwoofer amplificato. Sempre sul diffusore destro troviamo i tasti diretti per variare il volume e scegliere la sorgente, la torna al sommario Acoustics è un marchio britannico che si è specializzato in diffusori compatti, riscuotendo in patria molto successo in pochi anni. Il diffusore denominato Q Media o anche Q-BT3 costa 499 euro la coppia e si inserisce nel filone dei modelli amplificati con Bluetooth. In dettaglio, abbiamo una coppia di diffusori a due vie con accordo reflex frontale, uno dei quali contiene la sezione degli ingressi e l’amplificatore, mentre l’altro è passivo. La sua naturale destinazione è verso quelle persone che vogliono usare lo smartphone o il tablet per l’ascolto musicale anche in casa, ma non si accontentano dei soliti diffusori Bluetooth per quanto buoni. Chi è abituato a un buon ascolto stereofonico non riesce ad adattarsi alla sorgente praticamente monofonica e una coppia di veri diffusori stereo riesce a superare questo limite. La versatilità degli ulteriori ingressi analogici e digitali apre poi la strada ad altri utilizzi, per esempio per dare una migliore voce al TV e alle sorgenti collegate. Per non dire di chi desidera utilizzare anche sorgenti tradizionali come il lettore CD, magari per creare un piccolo sistema stereo nella camera dei ragazzi. Le dimensioni compatte (15x24x21 cm, LxAxP) e l’accordo reflex frontale permettono di posizionarli abbastanza facilmente, anche in librerie o su ripiani. selezione è comunque automatica in presenza del segnale, con priorità al Bluetooth. In dotazione per maggiore comodità c’è un piccolo telecomando per le stesse funzioni e per il mute. C’è anche uno stand-by automatico che interviene quando sono passati 20 minuti dalla ricezione dell’ultimo segnale; volendo comunque c’è un interruttore generale sul diffusore. In dotazione al Q Media troviamo un cavo stereo con terminali minijack e un altro cavo con terminali RCA, entrambi lunghi 2 metri, ma non il cavo ottico; poi c’è il cavo a piattina per collegare i due diffusori, lungo ben 4 metri in modo da poter superare anche eventuali percorsi in librerie. Per i più esigenti i terminali dei diffusori permettono di usare anche cavi di grande sezione e terminali di ogni tipo. Ci sono perfino i piedini gommosi da inserire sotto ai diffusori per dare massima stabilità ed evitare graffi sul lato inferiore. Costruzione d’altri tempi I diffusori Q Acoustics in prova hanno una finitura esterna in vinile alquanto spartana, disponibile in colore bianco, nero o rosso con griglia metallica nera. Ma il bello viene quando si osserva l’interno, dove sono stati riposti sforzi assai maggiori. Il mobile è realizzato con legno di grande spessore e ulteriormente rinforzato da un setto trasversale per dare la massima rigidità al mobile, le pareti interne sono rivestite in cascami di tessuto come si conviene a un diffusore con accordo reflex. Gli altoparlanti sono un midwoofer da 10 cm e un tweeter a cupola da 3 cm, entrambi ben realizzati e curati nel progetto, mentre sorprende il crossover per la sua pulizia e accuratezza, i condensatori sono perfino personalizzati Q Acoustics. Proprio dai condensatori notiamo la sigla 1000, cioè un segue a pagina 22 estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 MOBILE Tra le funzionalità aggiunte spiccano le indicazioni e notizie sul trasporto pubblico integrate nella app iOS 8 di casa Apple sarà incentrato sulle Mappe? Secondo le fonti di 9to5Mac, Apple sta lavorando a una nuova versione di Mappe che vedrà la luce con iOS 8 C menti costanti, ma resta il fatto che ancor oggi, nonostante i bug siano sostanzialmente svaniti, molti preferiscono affidarsi a prodotti della concorrenza, soprattutto all’onnipresente Google Maps. Con iOS 8, la situazione dovrebbe cambiare radicalmente: l’acquisto silenzioso di aziende come BroadMap, Embark e HopStop conferirebbe al database di Apple non solo la massima affidabilità e completezza, ma anche funzionalità aggiuntive richieste. Nuovi punti d’interesse e nuove label per luoghi come aeroporti, parchi, stazioni e via dicendo, per far sì che siano più facili da trovare; inoltre, Apple avrebbe rivisto anche leggermente la grafica per far sì che le strade siano più visibili e i caricamenti più rapidi. Tra le novità più interessanti, sicuramente le notizie e indicazioni sul trasporto pubblico, che saranno completamente integrate all’interno dell’app: sarà così possibile impostare un tragitto e attendere i suggerimenti dell’app sui mezzi da prendere, tra bus, treni e metropolitane, con tanto di tempi di attesa e di percorrenza. Il supporto è certo per gli Stati Uniti, ma un’estensione internazionale, magari all’inizio vincolata alle città maggiori, è probabile. L’app fornirà diverse alternative e l’utente potrà decidere di impostare i mezzi pubblici come principale mezzo di trasporto: questo potrà essere deciso direttamente nelle impostazioni di iOS e non all’interno dell’app. TEST Q Acoustics Q Media segue Da pagina 21 modello passivo non più in produzione dal quale sono evidentemente ricavati questi Q-BT3. La scheda di amplificazione e conversione audio è divisa su tre livelli e realizzata in modo semplice ma razionale, con finali di potenza tradizionali. Tra le due schede per l’ampli e per gli ingressi c’è una piastra in alluminio che funge al tempo stesso da dissipatore di calore e da schermo per interferenze verso la delicata sezione di conversione digitale/ analogico. ome da copione, insieme alla release 7.1 del sistema operativo mobile di casa Apple c’è stato il solito proliferare di articoli e rumor sulla prossima big release, quell’iOS 8 che presumibilmente verrà annunciato entro fine anno. Alcune fonti bene informate di 9to5Mac hanno dichiarato al magazine che Apple sta puntando in modo massiccio sulla propria app Mappe, il cui obiettivo è quello di diventare centrale nell’economia del sistema operativo. Tutti ricordiamo le origini tumultuose di Mappe, con tanto di scuse pubbliche, licenziamenti e migliora- torna al sommario Un ascolto che convince Per saggiare a fondo le doti di questi diffusori ne abbiamo sfruttato tutte le sorgenti: per il Bluetooth abbiamo utilizzato uno smartphone LG G2 per poter ascoltare anche brani FLAC oltre ai consueti MP3, per le sorgenti analogiche e digitali è stato impiegato un lettore universale con doppio collegamento analogico e digitale ottico e, infine, abbiamo anche collegato un televisore sempre in modalità digitale ottica. La riproduzione di brani in modalità Bluetooth inizia a fornire informazioni molto interessanti, la resa è nettamente migliore rispetto alla media di questo tipo di diffusori e molto competitiva con i migliori diffusori Bluetooth di questa fascia di prezzo e dal blasone importante. Il punto di forza dei Q-BT3 è la riproduzione tridimensionale, di ottimo livello anche a confronto dei nostri soliti diffusori di riferimento. Molto buono anche l’equilibrio tonale che non enfatizza gli estremi banda e consente di mantenere voci corpose e un’ottima dinamica con ogni genere musicale. Non delude nemmeno la risposta verso l’estremo più basso delle frequenze che, seppure inevitabilmente limitato dalle dimensioni fisiche del mobile, non fa perdere quasi nulla anche ai brani musicali più complessi o con la musica classica. La potenza ci è parsa più che adatta allo scopo, ma non bisogna forzare la mano al volume per non perdere l’equilibrio ottimale di questo diffusore. Dopo le eccellenti note ricavate dall’ascolto in Bluetooth, le aspettative dagli altri ingressi sono aumentate e non abbiamo avuto delusioni. Usando l’ingresso ottico, sfruttabile anche con sorgenti a 96 kHz, rimane quanto di buono finora descritto e la resa si avvicina molto a quella dei migliori diffusori della categoria ma di tipo passivo, aumentando il valore del rapporto qualità/prezzo. La tridimensionalità delle migliori registrazioni è ulteriormente incrementata e rimane l’ottimo equilibrio che porta al piacere d’ascolto con la musica preferita. Utilizzando come sorgente il televisore, molto dipende dalla bontà del segnale in ingresso, che il diffusore mette subito in luce specie con audio Dolby dai canali HD; certamente abbiamo un ascolto più coinvolgente rispetto alle solite soundbar, anche quelle di prezzo equivalente a questi Q-BT3. Il massimo dei risultati, però, lo si ottiene da sorgenti analogiche di ottimo livello, dove questi piccoli inglesi vanno a insidiare i migliori rappresentanti della categoria non amplificati, facendo pesare il vantaggio dell’amplificazione integrata per chi ha problemi di spazio. Probabilmente non è il campo dove i Q Acoustics volevano scendere in competizione, ma con una sorgente all’altezza della situazione l’ascolto diventa piacere d’ascolto, un fattore molto raro da ritrovare nella categoria dei diffusori Bluetooth. I Q-BT3 sono riusciti a stupirci nonostante l’ottima fama che già li accompagnava in versione passiva. di Emanuele VILLA estratto da dday.it n.86 / 17 MARZO 2014 TEST Dimensioni compatte, peso ridotto e possibilità di una batteria ricaricabile ne suggeriscono l’uso in mobilità Pure Evoke D2, la radio con DAB e Bluetooth Radio digitale portatile che può anche essere utilizzata come diffusore Bluetooth per smartphone di Roberto FAGGIANO ure Evoke D2 è una radio digitale con ricezione DAB e FM che può essere utilizzata come diffusore per smartphone e tablet tramite Bluetooth. In questa doppia veste, il prezzo di listino di 160 euro diventa più interessante seppure sempre elevato in assoluto. Molto elegante la finitura che prevede una cornice e struttura in legno disponibile in bianco o nero domino. I comandi sono molto intuitivi, con due manopole per il volume e selezione opzioni del menù, due tasti per attivare il menù e scegliere la sorgente oltre a quattro tasti per le 20 preselezioni di memoria; completa il frontale un display ricco di informazioni utili sulle stazioni DAB o per segnalare le altre sorgenti. Non ci sono telecomandi in dotazione né app per smartphone o tablet. Sul retro spicca l’accordo reflex dell’altoparlante e l’antenna stilo orientabile, più in basso la presa cuffia e un ingresso ausiliario per altre sorgenti; la presa mini USB è dedicata a eventuali aggiornamenti software. P DAB, questo sconosciuto La radio digitale DAB (Digital Audio Broadcast) continua a vivere nell’oblio nonostante sia attiva in Italia dal 1998. Le indubbie qualità di ricezione si sono sempre scontrate con il prezzo elevato dei ricevitori e con il fatto che l’utente medio non sentiva la necessità di cambiare la vecchia radio FM. Si potrebbe fare un parallelo con le trasmissioni televisive, ma in quel caso il passaggio al digitale terrestre è stato obbligato, mentre nessuno osa proporre lo stesso provvedimento per la radio. Perfino in Gran Bretagna, dove il DAB è più diffuso, l’annunciato switch off FM previsto per il 2015 è stato rinviato a furor di popolo. Nel frattempo la radio è approdata sul web aprendo le porte all’ascolto libero di migliaia di stazioni di tutto il mondo. Nemmeno la modalità di trasmissione DAB+ con nuovo algoritmo di compressione HE-AAC ha cambiato la situazione. Tuttavia basterebbe l’ascolto di una radio come questa Pure per convincersi della qualità delle trasmissioni DAB rispetto alla modulazione di frequenza. Attualmente sono disponibili circa 30 stazioni in buona parte del territorio nazionale, molte di più in Trentino Alto Adige (www.digitalradio.it). Portatile ma non troppo La radio di Pure potrebbe essere facilmente utilizzata anche in mobilità, grazie alle dimensioni compatte (LxAxP: 11x18x12 cm) e al peso ridotto, oltre alla possibilità di essere alimentata a batteria. Nel- torna al sommario la pratica però mancano maniglie o punti di presa e la batteria ricaricabile è fornita solo in opzione ed è costosa (40 euro), forse sarebbe stato meglio dare la possibilità di utilizzare normali batterie alcaline. Pure afferma che la batteria ricaricabile è più ecologica e conveniente: sul primo fattore non si discute ma circa il minor costo si potrebbe discutere. Radio eccellente e buon diffusore L’impostazione della Evoke D2 segue le regole della radio DAB: alla prima accensione bisogna indicare il Paese per impostare la gamma di frequenze e poi parte la ricerca automatica delle emittenti disponibili. Per la gamma FM invece si può scegliere la modalità manuale in modo da selezionare solo le stazioni che interessano, identificate dal sistema RDS. Curioso il meccanismo di richiamo delle 20 preselezioni DAB e FM oltre la terza: bisogna premere il tasto 4+ e poi agire sulla manopola fino a trovare la stazione desiderata. Poco male per il DAB dato che le stazioni disponibili sono poche di più rispetto alle preselezioni. Il display ha la luminosità regolabile con due linee di testo, la versione preimpostata permette di vedere il nome dell’emittente sulla prima riga e le informazioni di testo scorrevole sulla seconda. Inoltre, può essere visualizzato il livello del volume, il livello del segnale in antenna e gli orari della eventuale sveglia o del timer da cucina. Disponibile anche lo spegnimento ritardato. Si può scegliere di visualizzare sempre l’ora anche a radio spenta. Tra le opzioni del menù ci sono i controlli di tono per regolare la resa sonora in base ai gusti personali. L’ascolto della radio DAB stupisce sempre per la pulizia da ogni tipo di disturbo, la Evoke D2 aggiunge un’ottima qualità d’ascolto: nessun eccesso o rimbombo in gamma bassa, voci chiare e corpo- se, gamma acuta più che sufficiente anche per un buon ascolto musicale. La qualità media di trasmissione delle diverse stazioni è piuttosto buona, con le punte migliori per Rai FD4 e FD5 oltre ad alcune stazioni di RTL. Molta buona anche la qualità dei canali test Kc, trasmessi in modalità DAB+ e già compatibili con questo ricevitore. Eccellente la sensibilità di ricezione, non serve nemmeno estendere l’antenna per avere subito disponibili tutte le stazioni. Nulla da eccepire nemmeno con l’FM, sempre con buona sensibilità e capacità di separare senza interferenze le stazioni troppo vicine tra loro. Non c’è gara tra emittenti disponibili sia in FM sia in DAB, dove la radio digitale è sempre vincente. Infine, la prova in Bluetooth con la musica trasmessa da un iPod Touch. Dopo le consuete operazioni di abbinamento l’ascolto procede in scioltezza, senza troppi limiti pur considerando la configurazione monofonica dell’altoparlante. Non si può sperare di ottenere un ascolto altamente coinvolgente da un diffusore così compatto, però la resa è piacevole per un buon sottofondo musicale e la gamma bassa è molto equilibrata. L’abbinata DAB e Bluetooth è piuttosto convincente, forse poco centrata per l’utente medio italiano ma gradevole alla vista e all’ascolto e con rapporto qualità/prezzo corretto.