estratto da dday.it
Asus si inventa il modo di realizzare
un ibrido PC-tablet in grado di far
girare sulla stessa macchina (e nello
stesso momento) sia Windows che
Android, permettendo di passare in
4 secondi da un ambiente all’altro.
Fatto sta che, a tre mesi dall’annuncio del transformer Book Duet, Asus
decide di insabbiare il progetto, ad
apparecchio già finito e perfettamente funzionanti.
In questa strana decisione il consumatore – che avrebbe gradito il prodotto – non c’entra; non c’entra probabilmente neppure Asus che non
avrebbe lanciato in pompa magna
questo ibrido al recente Consumer
Electronics Show se avesse ipotizzato una possibile cancellazione a
breve del progetto. C’entrano invece
Microsoft e Google, che per motivi
diversi si sentono danneggiate da
un prodotto versatile; un prodotto
che smonta l’equazione che lega un
hardware ad un particolare software, equazione che il consumatore
subisce e che non avrebbe motivi
per amare. Evidentemente Microsoft
e Google sono state sufficientemente
convincenti: una di quelle proposte
che non si possono rifiutare.
Anche Apple via via sta disincentivando l’utilizzo di Bootcamp (il
tool che permette di configurare
le macchine Mac con un dual boot
MacOs/Windows): di queste ore le
indiscrezioni secondo le quali sui
nuovi Mac Pro verrà supportato
solo Windows 8, sistema operativo
Microsoft non proprio di successo.
Storia vecchia tra i PC: da sempre
lo stesso hardware può ospitare sia
Windows che Linux, ma macchine
dual boot di fabbrica di grandi produttori non si sono mai viste.
Insomma, mentre i consumatori vorrebbero poter scegliere
indipendentemente hardware e
sistema operativo, i colossi fanno di
tutto per evitare che questo diventi
possibile. Se poi a questa tendenza,
sommiamo anche le super-alleanze
strategiche di alcuni big (vedi per
esempio il patto sacro tra Samsung
e Google, con relativa ibernazione di
Tizen) e le mega acquisizioni degli
ultimi mesi, si capisce come stiano
venendo meno le condizioni di sana
concorrenza: non è più il progresso
tecnologico a definire i prodotti che
vedremo, ma semplici accordi fatti
nelle sale riunioni delle corporation.
Sarebbe una questione da Antitrust. Ma in queste vicende ci
sembra di capire che le forze
Anti-trans(former) siano più forte
di consumatori e antitrust messi
assieme.
Gianfranco GIARDINA
Pace Rai/Sky
Francia: compenso Apple CarPlay
Canali Rai in chiaro per copia privata sarà L’esperienza iPhone
sul satellite
12
03 esposto col prezzo 05 entra in auto
Sky Online: tutto sul nuovo
servizio tranne i prezzi
Ecco tutti i dettagli sul nuovo servizio Sky Online che
abbiamo provato. L’unico dettaglio da svelare sono i prezzi
02
DDay.it esplora
l’universo Bitcoin
07
Abbiamo preso una delle
migliori schede grafiche del
mercato e l’abbiamo fatta
lavorare per un mese. L’ora
dei Bitcoin è davvero arrivata?
Ecco le prime immagini di Cortana
l’assistente vocale di Microsoft
Spuntano le prime immagini che ritraggono
l’interfaccia alla base di Cortana, l’assistente
vocale di Microsoft pronto a rivaleggiare con
Siri e Google Now
18
Test TV Sony Bravia
KDL-50W805B
21
15
Diffusore Bluetooth
Acoustics Q Media

L’Antitrust
dorme, regna
l’Anti-trans
n.86 / 17 MARZO 2014
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
TV E VIDEO A breve sarà attivo Sky Online: sport, cinema e serie TV disponibili in streaming per chi non è abbonato a Sky
Sky Online: tutto sul nuovo servizio. Tranne i prezzi
Sarà visibile su Mac, iPad, sui tablet Samsung, Smart TV Samsung (2012-13) e PS 3, 4 ed entro l’estate Xbox
nale ma pacchetti singoli per partite
o eventi, da acquistare singolarmente. Sky preparerà dei pacchetti per
gli eventi di durata breve come ad
esempio i Mondiali di calcio, che saranno acquistabili in blocco, ma non
per eventi stagionali come MotoGP,
Formula 1 o Champions League: in
quest’ultimo caso l’acquisto sarà singolo e il prezzo ancora non è stato definito. Negli eventi sportivi mancherà
la Serie A e la Serie B, ma ci saranno
Europa League, Champions League e
Bundesliga.
A


rriva Sky Online: tra poco anche
chi non è abbonato a Sky potrà
sfruttare la nuova offerta della
pay TV disponibile esclusivamente
tramite internet, quindi senza la necessità di parabola. Sky Online non
sarà come Netflix o Mediaset Infinity: punterà sulla freschezza dei contenuti e sulla qualità, niente titoli di
catalogo ma eventi recenti e di appeal
come ad esempio la Uefa Champions
League per la stagione 2014-15.
Su skyonline.it è possibile pre-registrarsi al servizio che sarà attivo a
breve e vedere in anteprima il nuovo
servizio: ne abbiamo ovviamente approfittato per capire tutto quello che
c’è da sapere sul nuovo competitor di
Mediaset Infinity che, al debutto, sarà
visibile su Pc/Mac, Ipad e sui principali tablet Samsung, Smart Tv Samsung (modelli 2012-13) e PlayStation
3 e 4. Entro l’estate arriverà anche su
Xbox. I prezzi “ufficiali” resteranno
un segreto fino all’ultimo momento:
avrà contenuti recenti, due pacchetti
Cinema e Serie TV, Sport a evento e
niente HD. Sky Online si differenzierà dagli altri servizi come Mediaset
Infinity e i futuri Netflix o Amazon
per la libreria disponibile: Mediaset
attinge alla library per il subscription
on demand (film datati), Sky invece
libera per gli utenti i film che sono
appena stati trasmessi dalla pay TV e
sono ancora in quella finestra di diritti destinata allo sfruttamento televisivo (qui il nostro approfondimento
sulle licenze dei film). I film di Sky
Online, così come le serie Tv, sono
quei contenuti che sono appena stati
trasmessi su Sky in esclusiva o anteprima e non sono più una prima visione. Film e eventi comunque recentissimi, anche se di “serie B” rispetto
a quello che Sky offre all’abbonato via
satellite che resta comunque il privilegiato. Per Sky modulare l’offerta
Online e parabola è stato difficile, ma
il risultato è esemplare: Sky Online è
la perfetta offerta per chi non ha sottoscritto un abbonamento Sky (per
torna al sommario
scelta o per costi) e vuole vedere Sky
senza essere vincolato ad un abbonamento costante. Certo, si rinuncia
a qualcosa (Masterchef, X-Factor e i
contenuti più recenti) ma si possono vedere sia i film sia le serie TV,
on-demand oppure in lineare. Sky
Online è comunque un qualcosa di
cui l’abbonato Sky può fare a meno:
il suo abbonamento è più completo
e, anche se un abbonato Sky Sport e
Calcio volesse prendere Sky Online
per il Cinema, l’offerta non sarebbe
conveniente rispetto all’estensione
del suo abbonamento (con la possibilità inoltre di sfruttare MySky HD).
Per chi è cliente Sky, inoltre, Sky
Online è inferiore come offerta a Sky
Go, quindi non ci sono reali motivi di
“gelosia” per il nuovo servizio destinato ad un’altra clientela.
L’offerta e i pacchetti
L’offerta Sky Online sarà declinata su
due diversi pacchetti, ai quali potranno essere abbinati gli eventi sportivi:
l’utente può scegliere tra Cinema,
Serie TV oppure entrambi. I prezzi,
come detto, non ci sono, ma siamo
dell’idea che l’offerta per un singolo pacchetto potrà costare dai 9.90
euro ai 12.90 euro con i due pacchetti
offerti ad una cifra dai 16.90 euro al
mese ai 19.90 euro. Sky non ha ufficializzato nulla, pur confermandoci
che non abbiamo sbagliato di troppo
nelle nostre ipotesi.
Chi sottoscriverà l’offerta Cinema
potrà vedere circa 600 film (al lancio ci saranno World War Z, Django
Unchained, After Earth e Iron Man
3) in streaming, senza però possibilità di visione offline e in standard
definition. L’appassionato di cinema
sarà compensato per la mancanza
dell’alta definizione con la doppia
lingua e i sottotitoli, ma è chiaro che
l’assenza dell’HD pesa. Per chi guarda
i contenuti ci saranno due modalità di
visone: banda piena HQ e banda dimezzata per minore qualità ma anche
risparmio di traffico. La stima, per un
film di 2 ore, è di circa 1.2 GB in qualità piena e 600 MB in qualità ridotta.
Oltre ai film in streaming si potrà accedere anche ai canali tradizionali Sky
Cinema 1, Sky Cinema Hits, Sky Cinema Family, Sky Cinema Passion, Sky
Cinema Comedy, Sky Cinema Max,
Sky Cinema Cult e Sky Cinema Classics, anche se non tutti i film saranno
visibili: alcuni eventi saranno infatti
oscurati, perché disponibili solo per
gli abbonati a Sky tradizionale. La
guida TV è molto chiara in questo
senso, e indicherà chiaramente quali
saranno i film visionabili e quelli invece che non saranno visibili.
Chi sceglierà Serie TV potrà visionare circa 20 serie TV intere, dove per
intere si intendono tutti gli episodi
e tutte le stagioni disponibili: anche
qui Sky punta sulla freschezza di contenuto con Walking Dead, The Following e altre recentissime serie TV.
Chi sceglierà questo pacchetto potrà
attingere anche ai canali lineari Fox,
Fox Crime, Fox Life, con la stessa modalità dei canali cinema.
Diverso il capitolo Sport: nessun ca-
I dispositivi registrabili
e le limitazioni
Per quanto riguarda la limitazioni
a Sky Online si possono registrare
al servizio fino a tre dispositivi, e la
configurazione viene fatta da computer. I dispositivi non potranno essere
usati contemporaneamente, ma funzionerà solo un device per volta. Tra
i dispositivi compatibili iPad e tablet
della serie Galaxy, TV Smart Samsung, PS3 e PS4 oltre a PC e Mac.
Si tratta comunque di una situazione temporanea, perché Sky ci ha assicurato che per le console arriverà
l’app per Xbox 360 e Xbox One entro
l’estate e per le TV la compatibilità
sarà estesa ad altri modelli, probabilmente LG e Sony. Non è da escludere
infine l’arrivo di un device Sky, come
un piccolo Roku: Sky UK ce l’ha per
NowTV e Sky Italia potrebbe seguire
l’esempio. Una nota infine sulla porta
HDMI dei dispositivi, che sarà bloccata: in questo caso non è un blocco
imposto da Sky ma una scelta dovuta
alla restrizione di alcune case cinematografiche che non vogliono fornire l’uscita digitale per i loro film: Sky,
per evitare di avere alcuni film visibili e altri bloccati, ha scelto di tenere
bloccato tutto evitando così confusione nei consumatori. In questo caso il
blocco era evitabile: Sky Online si
vede già sulla TV e usare un iPad o un
PC come set top box, considerando
anche la possibilità di un solo device
per volta, non era certo un rischio per
i contenuti.

di Roberto PEZZALI
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET Sky e Rai annullano i rispettivi processi per dar vita a una collaborazione che potrebbe portare vantaggi
Pace tra Sky e Rai: canali Rai in chiaro sul satellite
I canali Rai sul satellite non saranno più oscurati e la chiavetta DVB-T USB non servirà più. Per ora è un test
D
Spotify acquisisce
il motore di
raccomandazione
più usato
Quasi tutti i servizi di streaming
musicali che offrono un servizio di
radio personalizzata si appoggiano
a The Echo Nest, azienda che ha
creato una serie di strumenti per
l’analisi di grandi cataloghi di musica e algoritmi per il suggerimento di
brani e artisti in diversi contesti. Ora
Spotify ha annunciato l’acquisizione dell’azienda con l’intenzione di
integrare di più le tecnologie di Echo
Nest all’interno del proprio servizio
di streaming. La cosa non farà molto
piacere però a molti concorrenti. Il
servizio è infatti utilizzato anche da
Rdio, Xbox Music, Vevo, iHeartRadio, We Are Hunted, Nokia
Music, per citarne alcune. Fuori dal
mucchio c’è Pandora, che utilizza
il suo music genome project per
analizzare il suo catalogo di musica.
I servizi gratuiti di The Echo Nest
per gli sviluppari rimarranno attivi,
mentre per quelli commerciali come
le piattaforme di streaming della
concorrenza di Spotify continueranno a funzionare come ora fino alla
scadenza dei contratti già sottoscritti; poi non è chiaro cosa succederà.


opo settimane di trattative riservate “scoppia” la pace tra
Sky e Rai, che seppelliscono
l’ascia di guerra annullando i rispettivi processi per dar vita a una collaborazione che potrebbe portare decisi vantaggi agli spettatori italiani.
Il nodo è legato alla trasmissione
dei canali Rai sul satellite: la Rai ha
deciso di oscurarli, Sky ha risposto
proponendo ai suoi abbonati la Digital Key, il tuner DVB-T esterno da
agganciare al decoder per aggirare il
blocco imposto dalla TV di Stato. Un
botta e risposta che ha portato le due
aziende in tribunale: da una parte
Sky ha chiesto alla Rai 138 milioni di
torna al sommario
euro di risarcimento danni per la
scelta di oscurare i canali, dall’altra
la Rai ha citato Sky per danni per
aver aggirato il blocco imposto.
Con la pace spariscono le cause
giudiziarie e i canali tornano liberi: per vedere i canali Rai con
il decoder Sky non servirà più la
chiavetta accessoria. Nel memorandum d’intesa che, come riporta
La Repubblica, è stato firmato ieri
dall’amministratore delegato di
Sky Andrea Zappia e dal direttore
generale della Rai Luigi Gubitosi,
le due aziende si sono accordate
per 12 mesi di prova e vedere se questo annullamento del blocco porterà
vantaggi commerciali a entrambe,
sia sul fronte degli ascolti sia su quel-
lo della raccolta pubblicitaria. Sky e
Rai inoltre collaboreranno per licenze e produzioni in comune, e questo
potrebbe portare vantaggi agli abbo-
nati. Solo una cosa ci chiediamo: Sky
avrà alla fine fornito alla Rai la lista
degli abbonati per stanare eventuali
evasori di canone?
PEOPLE & MARKET Sorpasso Android su iOS nel 2013
Android nel settore tablet vola
I
di V. R. BARASSI
l 2012 dei tablet si era concluso con un 52.8% a favore di iOS e un 45.8%
nelle mani di Android, con la restante piccola fetta di mercato attribuita
a Microsoft. Nel 2013, secondo le statistiche pubblicate da Gartner, le gerarchie nei tablet sono cambiate e Android è riuscita a fare un deciso passo in
avanti, conquistando il 61.9% del del mercato. Sempre secondo le stime 2013
di Gartner, Apple insegue con il 36% delle vendite globali. Ovviamente valgono
considerazioni analoghe a quelle del mercato smartphone: il sorpasso di Android su iOS non stupisce, considerando che il primo può contare su centinaia
di modelli dedicati ad ogni fascia di mercato, ma colpiscono piuttosto i tempi:
la stessa Gartner qualche anno fa era convinta che Apple avrebbe dominato il
mercato almeno fino al 2015. L’azienda che ha trainato il sorpasso Android è
stata, tanto per cambiare, Samsung: l’azienda ha è cresciuta del 336% passando da un 7.4% al 19.1% di market share. Nonostante il sorpasso, però, Apple
non ha di che preoccuparsi: mantiene il primato come produttore (sia pur con
un market share ridotto rispetto al 2012) e nel 2013 ha venduto circa 9 milioni
di pezzi in più rispetto al 2012. Molto bene anche Amazon e soprattutto ASUS,
che pare aver venduto davvero
moltissimi Transformer Book
T100. Google cresce e Apple pure,
ma è l’intera categoria dei tablet
a vincere: nel 2013 ne sono stati
venduti circa 195 milioni in tutto
il mondo, risultato ben superiore
a quello fatto registrare nel 2012
quando di unità vendute se ne
contavano circa 116 milioni.
Estratto dal
quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore
responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Alessandra Lojacono,
Maria Chiara Candiago,
Simona Zucca,
Claudio Stellari
Editore
Scripta Manent
Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76
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P.I. 11967100154
Per informazioni
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Per la pubblicità
[email protected]

di Roberto PEZZALI
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET La Rai ha reso noto l’elenco delle partite del Mondiale di calcio in chiaro
Le partite in chiaro del Mondiale 2014
Saranno 25 gli incontri trasmessi su Rai 1 e Rai HD, le altre sono esclusiva Sky
PEOPLE & MARKET
Ai clienti
Vodafone, Spotify
costa meno
Vodafone Italia e Spotify
hanno stretto un accordo
che permetterà ai clienti
dell’operatore telefonico di
accedere a Spotify Premium
a 6,99 euro al mese anzi di
9,99 euro. L’offerta non si
configura come uno sconto
sull’abbonamento a Spotify
in realtà, ma come una nuova
opzione per i clienti Vodafone
che hanno sottoscritto un
qualasiasi piano con Internet
incluso. Dal 15 marzo sarà
infatti possibili attivare sul
proprio numero l’opzione
“Scegli Spotify” che appunto
darà la possibilità di attivare
Spotify Premium con canone
ridotto, oltre a un primo mese
completamente gratuito.
Il costo dell’abbonamento
verrà scalato direttamente dal
conto telefonico e non sarà
quindi necessario aggiungere
i propri dati di pagamento
all’account Spotify.


a Rai ha comunicato la lista
delle 25 partite dei prossimi
Mondiali di Calcio in Brasile,
in svolgimento dal 12 giugno al 9 luglio, per le quali ha ottenuto i diritti
di trasmissione in chiaro; le rimanenti partite sono un’esclusiva Sky.
Tutti gli incontri verranno trasmessi
su Rai 1 e Rai HD, mentre sono stati
predisposti ampi spazi di commento
e prepartita che andranno in onda
su Rai Sport 1, così come le differite delle sintesi delle gare esclusive
Sky. Saranno visibili in diretta tutte
le gare dell’Italia e le fasi finali, sacrificati invece alcuni gironi come
il C (con Grecia e Costa d’Avorio) e
torna al sommario
Secondo il Wall Street
Journal, Amazon è
pronto per lo streaming
musicale, ma con limiti
di ascolto. E si torna a
parlare di set-top box
l’F (con l’Argentina), dei quali non
verrà trasmessa in diretta nessuna
gara. Gli orari e le partite degli ottavi
di finale sono ancora suscettibili di
variazioni, nel malaugurato caso in
cui la nostra nazionale non dovesse
classificarsi in uno dei primi due posti del suo girone. La Rai inoltre trasmetterà tutte le partite alla radio,
mentre su internet saranno disponibili le stesse partite trasmesse in tv.
Clicca qui per il calendario.
PEOPLE & MARKET I primi dischi da 300 GB in estate 2015
Altro che Blu-ray 4k
Arriva l’Archival Disc
di Paolo CENTOFANTI
a scorsa estate Panasonic e Sony avevano annunciato l’inizio di una collaborazione per lo
sviluppo di un nuovo standard di supporto
ottico, pensato per gli archivi digitali. Oggi le due
aziende hanno annunciato la roadmap per il lancio
del nuovo supporto che ha ora anche un nome un
logo: Archival Disc. L’idea è quella di arrivare entro l’estate 2015 con un supporto ottico in grado di memorizzare 300 GB per
disco, per poi migliorare diversi aspetti tecnologici arrivando a dischi da 500
GB prima e infine 1 TB. Il risultato è ottenuto con un supporto simile al Blu-ray
Disc ma a doppia faccia, con 3 strati per lato. Come per il Blu-ray Disc, viene
utilizzato un LASER blu a
405 nm per la lettura dei
dati e si tratterà di dischi
scrivibili una sola volta.
Il supporto è indirizzato
unicamente al mercato
professionale e per quegli ambiti in cui occorre
una soluzione affidabile
resistente a diversi fattori esterni, come polvere,
temperatura e umidità.
L
di Massimiliano ZOCCHI
Da tempo si parla di un servizio di
streaming musicale che Amazon
dovrebbe lanciare in tutto il mondo e che andrebbe a far concorrenza a Spotify, Rdio, Deezer e soci.
Secondo il Wall Street Journal, il
nuovo servizio fa parte dei piani
dell’azienda e verrebbe aggiunto
come parte integrante del programma Prime, per giustificarne
l’aumento di prezzo. Il costo, per
gli USA, passerebbe dagli attuali
79 a 119 dollari annuali, offrendo
però un funzionamento diverso
dai concorrenti come Spotify o
Pandora. Questi si basano su un
canone mensile o su pubblicità
inserite tra i brani, Amazon invece non metterebbe pubblicità,
ma dei limiti di ascolto alle tracce,
spingendo così l’utente ad usufruire del suo MP3 Store. Ricordiamo che il programma Prime
si compone (in USA) di diverse
parti: la spedizione gratuita per
gli oggetti selezionati, cui si sono
poi aggiunti lo streaming video di
film e TV show e una selezione di
libri gratuiti per Kindle. In Italia,
al momento, per un costo di poco
inferiore ai 10 € è disponibile solo
la consegna gratuita per un anno.
Tornano a circolare le voci di un
possibile set-top box che sarà
venduto con precaricati alcuni
servizi come Netflix e Hulu Plus,
ovviamente con Prime Instant
Video. Nessuna di queste novità
è stata confermata da Amazon,
ma pare che le negoziazioni con le
etichette musicali abbiano subito
una accelerata.

L
di Roberto FAGGIANO
Amazon
Music
Streaming
Forse ci siamo
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET Una normativa adottata dai francesi crea polemiche nel nostro Paese
Copia privata, operazione trasparenza
In Francia sarà esposto con il prezzo
I clienti saranno informati sull’importo del compenso per copia privata
Vale per gli acquisti in negozio e per quelli effettuati attraverso Internet
di G. GIARDINA e E. VILLA
D
dello da imitare: “Penso – ci ha detto
Davide Rossi, direttore generale di
AIRES - che non sia assolutamente
corretto metodologicamente comparare i sistemi italiano e francese. Lo
dico a ragion veduta essendo stato
per molti anni consulente del Gruppo Canal+. Ogni nazione europea
ha un proprio percorso, proprio per
questa ragione esiste la cosiddetta
“eccezione culturale”. Prendere quindi una norma francese e trasferirla
in tour court in Italia sarebbe quindi
di per sé un errore. Se poi guardiamo a come, proprio nel campo dei
diritti d’autore, è miseramente fallita
l’Hadopi forse anche i più entusiasti
francofili dovrebbero porsi qualche
interrogativo …”
PEOPLE & MARKET Vendite di musica liquida in calo nel 2013, Apple ricorre ai ripari
Apple a caccia di esclusive musicali
L’azienda pensa a una finestra temporale tra acquisto e streaming dei brani
di Emanuele VILLA
A
pple non vuole perdere il ruolo di leader della musica liquida, e per questo starebbe
spingendo in due direzioni: ottenere
esclusive da parte di artisti ed etichette e creare una sorta di “finestra”
dedicata alla sola vendita, prima che
i brani/album vengano resi disponibili nelle piattaforme di streaming come
Spotify, Deezer, Rdio ecc. Lo afferma
il Los Angeles Times citando fonti interne alle case discografiche, rigorosamente anonime. Nei meeting, Apple
porterebbe come esempio il successo


al 1 aprile 2014, i francesi conosceranno l’ammontare del
compenso per copia privata di
ogni prodotto che acquisteranno (CD,
DVD, USB drive, hard disk, smartphone, tablet…). Entra, infatti, in vigore in
Francia una normativa che prevede la
cosiddetta “visible fee” chiaramente
esposta in tutte le vendite di materiale
soggetto a compenso per copia privata. La norma prevede altresì che sia
presente anche una nota esplicativa
relativa agli impieghi e allo scopo del
compenso. Questa nota deve, inoltre,
menzionare l’esistenza di cause di
esonero dal suddetto compenso e le
modalità per ottenerne il rimborso.
In maniera precisa sono, poi, definite le modalità di comunicazione, che
differiscono a seconda che l’acquisto
sia fatto presso un negozio fisico o
uno virtuale: nel primo caso occorre
la pubblicazione “chiara e leggibile”
dell’ammontare in prossimità del prodotto in questione (presumibilmente
nella targhetta del prezzo), nel secondo è necessaria la pubblicazione presso il sito del venditore o la menzione
diretta nel catalogo per le vendite per
corrispondenza.
Echi di questo provvedimento - e relative polemiche - arrivano anche in Italia: chi da un lato vorrebbe l’adozione
di misure analoghe anche nel nostro
Paese, come per esempio Enzo Mazza
di FIMI (Federazione dell’Industria
Musicale Italiana). D’altro canto c’è
già chi, come AIRES (l’associazione
dei principali retailer di elettronica di
consumo), ha già chiarito in più sedi
che ritiene questa un’ulteriore complicazione che farebbe convergere il
malumore legato al pagamento del
compenso per copia privata verso i
rivenditori, o meglio verso i rivenditori onesti, che si adeguerebbero alla
normativa. Rigettando anche il fatto
che la Francia possa essere un mo-
torna al sommario
dell’album di Beyonce, che a
fine a 2013 venne distribuito in
esclusiva via iTunes, divenendo
in breve tempo l’album n.1 della
piattaforma Apple, con incassi
record. Ma ovviamente, di fronte a iniziative “aggressive” come
questa bisogna mettere in conto
la reazione degli altri retailer: nel caso
di Beyonce, infatti, sia Amazon che
Target si rifiutarono di acquistare e
mettere in vendita il CD una volta disponibile. Nonostante l’azienda (così
come gli altri big player) continui a
spingere legittimamente per avere
contenuti extra esclusivi, “bloccare”
la diffusione di contenuti musicali
tramite altre piattaforme è una mossa
di ben altra portata, anche se solo per
un limite temporale. Immaginiamo
dunque che i vari player come Spotify
e Deezer reagiranno di conseguenza,
intensificando la concorrenza nel già
affollato mondo musicale 2.0.
Blu-ray Disc?
Ottimo per
individuare
la salmonella
Alcuni ricercatori
hanno trovato il modo
di utilizzare un lettore
Blu-ray Disc come
strumento per l’analisi
di agenti patogeni
di Paolo CENTOFANTI

estratto da dday.it
Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Valencia, modificando la scheda madre di un lettore
Blu-ray per leggere, non i dati
del disco, ma la riflettività della
superficie, è riuscito a utilizzare i
supporti masterizzabili per individuare la presenza di batteri in
campioni biologici. Depositando
sul disco i campioni nella forma di
gocce di 1 mm2, sfruttando le proprietà idrorepellenti dei supporti,
le proteine rimangono attaccate
alla superficie tramite un effetto
di adsorbimento passivo. Inserendo il disco nel lettore, viene
prodotta un’immagine di riflettività della superficie che consente
di determinare la presenza degli
agenti contaminanti. I ricercatori sono riusciti a sperimentare la
tecnica con successo sul batterio
della Salmonella e su alcune micotossine, e dicono di poter utilizzare questo metodo per analizzare acqua, latte e cibi, alla ricerca
anche di pesticidi o di marker
tumorali nei campioni biologici.
La tecnica è veloce ed economica
e può essere utilizzata per l’analisi
dei campioni prima di passare ad
analisi più sofisitcate e costose.
Innovative Curve
A smartphone
designed to fit you
Now It’s All Possible
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET Per guadagnare Bitcoin ci vuole un PC con una buona scheda grafica come AMD R9 290X da noi testata
DDay.it nell’universo Bitcoin: ne vale la pena?
Abbiamo cercato di capire come funziona questa valuta virtuale da scambiare in maniera anonima
di V. R. BARASSI
U
Un mercato che vale 8 miliardi di
dollari. Ma i ricchi sono pochi

Inutile girarci attorno: sono i primi minatori ad
aver accumulato le maggiori fortune. Continuando a paragonare Internet a una grande miniera,
non è poi così difficile immaginare come i primi arrivati siano stati in grado di trovare pepite
d’oro anche a livello della superficie.
Uno dei pilastri della valuta virtuale è la dispo-
torna al sommario
nibilità limitata: non ci sono, e mai ci saranno,
più di 21 milioni di Bitcoin: fino ad oggi quelli
generati sono stati circa 12,5 milioni, la metà dei
quali sono nelle mani di meno di mille individui
- anonimi - sparsi qua e là nel mondo.
Secondo un interessante report pubblicato a dicembre da Business Insider, che ha raccolto testimonianze di esponenti di spicco, il 50,4% dei
Bitcoin sarebbero di proprietà di sole 927 persone, e di questa percentuale il 28,9% (di tutti i
Bitcoin in circolazione) sarebbe nelle mani di 47
individui. Considerando che l’attuale valore di un
Bitcoin si aggira intorno ai 600 dollari (3 marzo
2014), questo significa che in un mercato da circa
8 miliardi di dollari, 4 di essi sono spartiti tra 927
persone e che solo 47 persone si dividono 2 miliardi di dollari. Niente male per un investimento
fatto praticamente a costo zero. Soprattutto se
si pensa che a dicembre il valore dei Bitcoin era
prossimo ai 1.100 dollari. Oggi per minare un Bitcoin, a causa dell’incredibile aumento di difficoltà (rifacendoci al nostro esempio precedente, è
come se si dovesse scavare sempre più in profondità), c’è bisogno di una potenza di calcolo che
nessuna scheda grafica è in grado di offrire, ma
ciò non significa che questi strumenti siano diventati superflui. Con l’affermarsi del fenomeno
Bitcoin, in molti si sono prodigati nella realizzazione di nuove forme di criptomonete e negli ultimi anni - ma il boom c’è stato da 4/5 mesi - sono
nate centinaia e centinaia di valute alternative.
Alcune hanno riproposto lo stesso esatto algoritmo dei Bitcoin, altre si sono evolute proponendo
schemi più complessi, risolvibili esclusivamente
da quelle GPU che sembravano essere diventate
poco più che soprammobili.
Litecoin, l’argento delle
criptomonete
E fu così che nacque il Litecoin, valuta dai più
considerata come l’argento nel mondo delle criptomonete e che nel corso dei mesi ha raggiunto
anche il valore di 25 dollari. Questa differisce dal
Bitcoin poiché è basata su un diverso algoritmo
(Scrypt), gestibile dalle comuni GPU e non dalle
macchine infernali che in questi mesi stanno vanificando il lavoro dei piccoli minatori di Bitcoin
(parliamo di elaboratori espressamente realizzati
per risolvere l’algoritmo Bitcoin, macchine che
possono costare anche migliaia di dollari l’una).
Le schede grafiche una volta al servizio dei Bitcoin sono così tornate a minare, e c’è gente che
ha costruito vere e proprie Mining Farm in casa
composte da decine di schede grafiche al lavoro
contemporaneamente. Dal Litecoin sono nati diversi fork che hanno fatto leggermente calare il
loro appeal; impossibile citarli tutti poiché sono
davvero innumerevoli ma ci limitiamo a segnalarne un paio: Dogecoin e Vertcoin.
Casco e piccone, è ora di minare
Per lungo tempo ci siamo limitati ad osservare
a debita distanza e studiare - letteralmente - il
mondo delle criptomonete, poi abbiamo deciso
di buttarci nella mischia. Abbiamo preso una
Sapphire AMD R9 290X, attualmente la più potente scheda grafica in grado di svolgere operazioni di mining (se si esclude la AMD HD7990
che ha doppia GPU) e in vendita a circa 450 euro,
e l’abbiamo installata su una semplice scheda
madre mini-ITX con APU AMD dotata di slot
segue a pagina 08 
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n’idea pazzesca ci verrebbe da dire oggi, visto che il mercato dei Bitcoin ha raggiunto
proporzioni gigantesche e le cifre in ballo
sono davvero incredibili. Ma andiamo con ordine. L’idea di Satoshi Nakamoto era molto semplice: creare una valuta virtuale non centralizzata
(insomma, non controllata da autorità statali) da
scambiare in maniera anonima. Per accumulare
Bitcoin bisogna cercarli: immaginando Internet
come una grande miniera d’oro, l’unico modo per
trovare i Bitcoin è quello di estrarli dal sottosuolo
(tecnicamente, infatti, un Bitcoin si “genera”). È
così dal 2009, un po’ per gioco, per curiosità o
effettiva ricerca di guadagno, moltissimi utenti provenienti da ogni parte del mondo si sono
messi alla ricerca di questi Bitcoin, che 5 anni
dopo sono diventati letteralmente “oro”. Giusto
per fare un breve riassunto delle basi, per generare Bitcoin e intascarseli, non c’è bisogno di un
piccone ma di un PC dotato di una buona dose di
potenza di elaborazione: si installa un client e lo
si lascia lavorare, nella speranza di trovare e raccogliere il maggior numero possibile di Bitcoin.
Tecnicamente, il PC è chiamato a eseguire operazioni molto pesanti, poiché in estrema sintesi si
tratta di “forzare” l’algoritmo SHA-256 che è alla
base del fenomeno Bitcoin: quando viene aggiunto un nuovo blocco alla blockchain, trovare quello successivo diventa immediatamente più lungo
e complesso. All’inizio per minare Bitcoin si faceva affidamento sulla CPU, dopo di che la GPU
(soprattutto AMD) è diventata il cuore pulsante
delle elaborazioni in materia di valuta virtuale.
Negli ultimi mesi, poi, si è fatto un ennesimo passo in avanti: visto il clamore suscitato dai Bitcoin,
molte aziende si sono lanciate nella produzione
di appositi - e costosi - dispositivi (ASIC) pensati
proprio per i mining dei Bitcoin, facendo diventare obsoleto anche il mining tramite GPU. Si è
scatenata una vera e propria caccia al Bitcoin che
ha fatto impennare la difficoltà e ha reso obsolete
macchine nate solo qualche mese fa.
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET
L’universo Bitcoin
PCI-e 16x; un po’ di RAM (siamo partiti con 4 GB
ma poi siamo passati a 8), un alimentatore adeguato (abbiamo optato per un Corsair da 600W
certificato 80+ Bronze) e il gioco è fatto.
Se vi chiedete il perché dell’assenza di un Hard
Disk, la risposta è semplice: non serve. Inizial-
comparse strutture di legno o alluminio appositamente realizzate per permettere la disposizione
di tante schede in serie (con prolunghe PCI-E) e
garantirne un adeguato raffreddamento. C’è anche chi si è dilettato a modificare qualche modello di mobile IKEA al fine di trasformarlo in un
grande Mining Case!
Noi non ci siamo spinti a tanto e abbiamo continuato per la nostra strada. Montato tutto abbiamo fatto una selezione delle monete, delle
Mining Pool più interessanti (nient’altro che siti
in cui tanti minatori uniscono le loro forze per
trovare più moneta possibile, per poi ripartirla
in maniera proporzionale alla propria potenza di
elaborazione) e abbiamo iniziato a prendere confidenza con i vari software di Mining; una volta
selezionato quello che ci è sembrato più adatto,
ci siamo ritrovati a cercare la combinazione di
valori che ci avrebbe permesso di estrapolare il
massimo dalla nostra R9 290X. Una vera sfida.
A tu per tu con R9 290X
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mente abbiamo minato in ambiente Windows
7/8 con HDD tradizionale, ma una volta presa
confidenza con le operazioni siamo passati, con
grande soddisfazione, a una distribuzione Linux
espressamente pensata per il mining (Litecoin
BAMT 1.5) e installata su una semplice chiavetta
USB da 2 GB programmata per riavviarsi ogni 12
ore (99,9% di uptime). Ultimo tassello, ma non
meno importante: un cabinet PC ben ventilato.
Riassumendo:
Sapphire PURE White E350 - 65 €
Sapphire AMD Radeon R9 290X - 450 €
8 GB di memoria RAM GEIL PC3-10660 - 70 €
Alimentatore Corsair CX600 V2 - 60 €
Cabinet PC Corsair Carbide 300R - 70 €
TOTALE: 715 € (+ una chiavetta USB)
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Quella da noi realizzata è una configurazione basilare; navigando qua e là nel web, visitando forum dedicati e frequentando tutto l’underground
abbiamo scoperto che c’è gente che può vantare
configurazioni ben più potenti. In molti hanno
deciso di investire su schede madri in grado di
gestire fino a sette diverse schede grafiche; non
è poi così insolito, dunque, ritrovarsi a vedere fotografie di “rig” composti da mezza dozzina di R9
290X come la nostra (ma anche di 290 normali,
più economiche e dalla potenza del 2-4% inferiore) messe a minare in parallelo.
Mettere più di quattro schede grafiche in un normale cabinet PC è impossibile e per questo sono
torna al sommario
La scheda grafica selezionata è il massimo a cui
qualunque minatore possa aspirare al giorno
d’oggi. È l’ultimo lavoro di AMD e, a differenza
delle altre schede della serie R9 e R7, nasce da
un progetto tutto nuovo. Il core Hawaii da 2816
Stream Processing Units ha una frequenza standard di 1000 MHz mentre la memoria GDDR5
(ben 4 GB) viaggia a 1250 MHz; con tanta potenza (affiancando una CPU adeguata) saremmo in
grado di giocare a ogni titolo di ultima generazione in 4K, con i dettagli al massimo. Ma non
è questo il compito della nostra scheda. Per alimentare tanta sostanza c’è bisogno di due connettori PCI-Express: uno da 8 pin e l’altro da
6 pin. Il consumo in condizioni “out-of-box” è
di circa 290-300W al 100% del carico, il che si
traduce in una produzione di
calore non di poco conto che
l’unica ventola del sistema di
raffreddamento fa abbastanza fatica a tenere a bada.
Effettuando prove su prove e
diversi giorni di test, a intervalli di 12 ore abbiamo iniziato a modificare con perizia le
variabili in gioco e siamo riusciti a spuntare i risultati che
ci aspettavamo sin dall’inizio:
circa 950 Kh/s (kilohashes
per second) con un leggero overclock della GPU e un
netto incremento della frequenza delle memorie,
che passano da 1250 a 1500 MHz. L’aumento delle frequenze, ovviamente, si è subito ripercosso
sui consumi e sulle temperature: con questi valori la scheda arriva a consumare anche 30-40 W
in più (quasi 1 KW al giorno, che per 30 giorni
fanno circa 10 euro di spesa in più sulla bolletta)
e per tenere il calore intorno agli 80°C, abbiamo
dovuto impostare una velocità di rotazione della
ventola del 70-75% (con annesso rumore molto
fastidioso). È comunque importante sottolineare
una cosa: ogni scheda è diversa dall’altra. La nostra si è dimostrata nella media mentre sul web
c’è gente che afferma di essere riuscita a spuntare
risultati anche del 5-10% migliori, come ci sono
persone che fanno fatica a raggiungere il 90% del
nostro risultato. Molto dipende delle impostazioni e un po’ anche dall’abilità nell’impostazione
dei software di Mining.
La vera sfida dei minatori più incalliti è rappresentata dal rapporto prestazioni/consumo; in
Paesi come l’Italia in cui il costo di un KWh si aggira intorno ai 0.25 - 0.30 € è molto importante
fare attenzione al consumo della propria attrezzatura. È meglio avere in funzione una scheda
grafica che va al 95% delle proprie potenzialità
e consuma, ad esempio, 100 piuttosto che una
spinta al limite (100%) e che consuma 120.
Come in ogni sistema che si rispetti, la massima importanza è nel rendimento, fattore che
nel nostro caso potrebbe portarci a risparmiare
cifre importanti sulla bolletta della luce. Altro
elemento importantissimo, sempre parlando di
rendimento, è caratterizzato dall’alimentatore:
se intendete minare a lungo (più di sei mesi), il
consiglio è quello di optare per un PSU certificato Platinum o Gold; spenderete un po’ di più
all’inizio, ma nel corso dei mesi ammortizzerete
tranquillamente l’investimento.
Consci di tutto ciò, ci sarebbe davvero piaciuto
provare a giocare con i voltaggi delle varie componenti della nostra scheda grafica, ma ciò non
è stato possibile poiché la Sapphire R9 290X è
equipaggiata con un BIOS che non permette la
variazione di questi parametri. Non abbiamo
dunque potuto abbassare i voltaggi di GPU e memorie, operazione che ci avrebbe permesso
segue a pagina 09 
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segue Da pagina 07 
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET
L’universo Bitcoin
di abbassare contemporaneamente consumi e
temperature. Per dovere di cronaca segnaliamo
che diverse R9 290X “non-reference” sono equipaggiate con BIOS sbloccati; sono proprio queste
schede (che però costano anche di più) quelle che
garantiscono il massimo rendimento nelle operazioni di Mining.
Ma cosa si deve minare?
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In precedenza abbiamo parlato di Litecoin, Dogecoin e Vertcoin, tre forme di criptomoneta che
nei mesi sono riuscite a far parlare di loro per
diversi motivi. La prima (Litecoin) è dai più considerata come la vera e propria reincarnazione
del Bitcoin; nata nell’ottobre del 2011, per lungo
tempo è stata la criptomoneta alternativa su cui
molti utenti hanno deciso di investire e ad oggi
tutti i Litecoin in circolazione valgono circa 500
milioni di dollari.
Col passare dei
mesi, soprattutto
dopo l’esplosione
del fenomeno Bitcoin, sono arrivate davvero tante monete che,
come abbiamo
accennato, hanno leggermente
oscurato la brillantezza del Litecoin. I Dogecoin, da dicembre,
hanno fatto impazzire migliaia di minatori sparsi
in tutto il mondo: la meme-moneta è stata accolta
in maniera assolutamente inaspettata e in pochissimo tempo, grazie anche a qualche chicca (come
la grande ricompensa per ogni blocco trovato e
un premio random), ha saputo conquistare tutti
o quasi, noi compresi. Secondo le stime iniziali
fornite da calcolatori specifici, minando Litecoin
avremmo guadagnato meno della metà di quello
che avremmo potuto raccogliere minando Dogecoin, motivo per cui abbiamo deciso di iniziare
a cercare (anche se il termine più esatto sarebbe
“generare”) proprio questa criptomoneta.
Nei primi giorni di Mining siamo riusciti a ottenere una media di 6.500 - 7.500 DOGE (all’epoca
scambiati a 0.0014$ l’uno) ma in poco tempo,
causa una difficoltà sempre crescente (scaturita
dal grande interesse della comunità) i nostri numeri si sono ridotti del 20-25%. Frequentando i
forum specifici, abbiamo poi scoperto che molto
presto ci saremmo trovati ad affrontare un dimezzamento del valore dei blocchi (da 500.000
a 250.000) e per questo motivo abbiamo iniziato
a cercare qualcos’altro da minare.
Con un po’ di ricerche, assistendo nel frattempo
torna al sommario
alla nascita delle prime macchine in grado di minare monete alternative con algoritmo Scrypt ad
alta efficienza (con un consumo del 90% inferiore a quello di una normale
GPU), abbiamo deciso di
spostare la nostra attenzione su un altro gruppo
di criptomonete: quelle
ASIC-resistenti. Si tratta
di un piccolo contingente
di monete - che molti considerano già di prossima
generazione - che possono
e potranno essere minate
esclusivamente con GPU
(a causa di un algoritmo
variabile nel tempo); abbiamo scelto di minare
Vertcoin e lo abbiamo fatto per 20 giorni.
In questo lasso di tempo, considerando il variare
della difficoltà, abbiamo minato di media 3,5-4
VTC al giorno, il che significa circa 7-8 dollari
americani ogni 24 ore. Facendo una stima mensile significa qualcosa come 210 - 240 dollari di
guadagno, equivalenti a circa 150-175 €; se consideriamo che 65-70 € se ne vanno in elettricità (abbiamo effettuato il conteggio calcolando
0.3€/KWh, valore medio per un’utenza domestica da 4.5 KWh) si capisce bene quanto piccolo
sia il margine di profitto e quanto tempo ci voglia per recuperare l’investimento iniziale di PC,
GPU e via dicendo. Nel nostro caso specifico, per
ammortizzare un PC da 715 euro ci metteremmo
tanti mesi: 7 con il ritmo di Mining attuale, ma
sappiamo che la valuta virtuale è sempre più difficile da ottenere con l’andare del tempo, il che
rende incerta ogni previsione di guadagno.
Cosa farne di tutte queste
monete? Come le conservo
e le spendo? Occhio alle truffe!
Con qualche migliaio di Dogecoin e nemmeno 80
Vertcoin da parte, giunge il momento di spendere
o incassare. Alcuni guru del mondo delle criptomonete stanno realizzando script/addon da integrare nei browser per acquistare da Amazon/
NewEgg/eBay con alcuni tipi di moneta virtuale.
Ovviamente gli store sopra citati non accettano
direttamente monete virtuali e il processo di conversione avviene attraverso terzi, con tutti gli inconvenienti del caso.
Sebbene esistano moltissimi rivenditori che accettano moneta virtuale, acquistare qualcosa con
i Bitcoin (o peggio, con altre forme di moneta virtuale) è davvero complesso. C’è chi è riuscito ad
acquistare anche automobili di lusso ma si tratta
di eventi isolati e per farlo bisogna per forza di
cose frequentare forum specifici e stare molto at-
tenti alle truffe.
Apriamo a proposito una piccola parentesi. A
causa dell’irreversibilità e della natura anonima
di ogni tipo di transazione, bisogna fare attenzione nell’inviare moneta virtuale. Ogni criptovaluta offre uno specifico portafoglio digitale (wallet,
con indirizzo alfanumerico associato) nel quale
conservare i propri risparmi e solo attraverso
questo è possibile inviare o ricevere moneta.
Esistono dunque portafogli online, ma secondo i
puristi questi vanno contro la natura della criptomoneta; insomma, perché tenere i soldi in banca
se la banca può essere il nostro computer? Tutto ciò ha anche dei limiti: se il computer, infatti,
venisse rubato o si rompesse, rischieremmo di
perdere tutto. Ecco perché negli anni sono state
sviluppate diverse soluzioni che aiutano l’utente a tenere al riparo i propri risparmi attraverso
backup e/o password; dopo aver provato diverse soluzioni, abbiamo scelto di usare Electrum,
ottimo wallet open-source e multipiattaforma. Il
consiglio è comunque quello di fare la massima
attenzione; sempre.
Massima attenzione è richiesta anche nell’invio di
un certo quantitativo di moneta; come abbiamo
detto in precedenza, l’invio è irreversibile e non
c’è modo di tornare indietro. Sempre navigando
su forum dedicati abbiamo scoperto che per agevolare le transazioni tra due persone fisiche non
legate da un rapporto di fiducia, spesso viene inserito un terzo soggetto (escrow) considerato affidabile grazie alla reputazione costruitasi di pari
passo con l’anzianità. In poche parole:
1. X vuole comprare da Y
2. X non si fida di Y perché questo, una volta ricevuto l’ammontare, potrebbe sparire nel nulla
3. X propone dunque un arbitro Z
4. Y accetta
5. X invia l’ammontare accordato a Z
6. Y invia il bene a X
7. Una volta ricevuto il bene, X lo comunica a Z
segue a pagina 10 
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segue Da pagina 08 
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
PEOPLE & MARKET
L’universo Bitcoin
8. Z provvede a recapitare l’ammontare a Y, trattenendo eventualmente una piccola percentuale
per il servizio
In linea definitiva: conviene o no
minare criptomoneta?
Giunti al termine dell’articolo, vorremmo precisare alcune cose: quella che abbiamo redatto
non voleva essere una guida alle criptomonete,
per la quale esistono infiniti tutorial in rete, bensì il diario della nostra esperienza. Quello delle
criptomonete è un vero e proprio universo ed è
impossibile affermare in maniera definitiva cosa
sia giusto o sbagliato; quel che è certo è che ormai
guadagnare davvero è molto, molto difficile.
In Italia il costo dell’elettricità è troppo elevato
per poter mettere in piedi delle piccole miniere
redditizie ma in altri Paesi (si pensi agli Emirati
Arabi dove un KWh di elettricità fatica a superare
i 10 centesimi di dollari americani) c’è gente ben
attrezzata che tra Bitcoin e tutte le altre criptomonete continua a mettere da parte profitti interessanti. Il problema è sempre lo stesso: tutta
l’economia gira attorno al valore del Bitcoin e,
viste le innumerevoli variabili in gioco, è impossibile prevedere se questa valuta esisterà ancora e
quanto varrà tra un mese, un anno o 5 anni.
La maggior parte dei minatori vuole guadagnare subito, ma spesso ciò non si verifica. In molti
puntano a scambiare ogni forma di moneta alternativa in Bitcoin per poi, quasi sempre, effettuare
il cambio in valuta reale. Ma statene certi: vuoi
per il costo dell’hardware, quello dell’elettricità,
vuoi per le fluttuazioni dei mercati o perché va a
fuoco tutto (a qualcuno è successo davvero!) c’è
sempre un motivo che porta a guadagnare meno
del previsto.
Il discorso cambia in maniera significativa se si
ha la pazienza e la possibilità di guardare al lungo periodo: come abbiamo detto, chi può sapere
quanto varrà un Bitcoin - se questa forma di moneta esisterà ancora - nel 2019? Che fine avranno fatto i Vertcoin tra qualche anno? I Litecoin
e Dogecoin? È un investimento, una scommessa,
su una valuta estremamente volatile e non regolamentata: per veri temerari, insomma.
Minare però è anche un’operazione da Geek, che
se presa nella maniera giusta, può essere affascinante; lo studio, la preparazione, l’assemblaggio,
le bizze dei vari software e le operazioni di trading
con le varie monete presuppongono tanta, tanta
passione e voglia di scoprire. Probabilmente non
riuscirete a portare a casa nemmeno l’equivalente di un paio di pizze con birra annessa, ma
almeno avrete partecipato alla rivoluzione della
valuta virtuale. Noi, nel dubbio, ci teniamo stretto quanto abbiamo minato. Non si sa mai.
Clicca qui per il video di presentazione.
PEOPLE & MARKET Attraverso un’inchiesta, Newsweek sarebbe riuscito a individuare questo misterioso personaggio
È stato davvero scoperto il creatore di Bitcoin? Pare di sì
Si chiamerebbe Satoshi Nakamoto e sarebbe un ordinario giapponese di 64 anni che vive in California
I
di Paolo CENTOFANTI
l creatore di Bitcoin finisce sulla
copertina di Newsweek. Il magazine americano dice di aver scoperto
l’identità di Satoshi Nakamoto, con
un’inchiesta ai limiti dello stalking
leggibile integralmente online. La
leggenda voleva che il nome di Satoshi
Nakamoto, che dà la firma agli articoli
che hanno portato alla realizzazione
della criptomoneta, fosse solo lo pseu-
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Questo è il caso di una transazione ideale e ogni
giorno avvengono in questo modo migliaia di
transazioni. Non di rado capita di bloccarsi al
punto 4, momento in cui Y o si dilegua nel nulla oppure afferma di avere fretta di concludere e
propone il classico 50% prima e 50% dopo. Non
ci vuole un genio per capire che qualcosa non va
e che un’operazione del genere ha i connotati di
una truffa bella e buona. La regola è dunque sempre valida: massima attenzione. Non vi fidate mai
di utenti sconosciuti e cercate sempre di ottenere
il maggior numero di garanzie possibili, soprattutto quando le cifre in ballo sono importanti e
ancor di più quando vi trovate a scambiare criptomoneta in euro.
Grandissima attenzione, inoltre, su eBay; vendere Bitcoin può essere estremamente rischioso
poiché i pagamenti con PayPal (in determinate
situazioni) sono reversibili e negli ultimi mesi
si contano migliaia di truffe effettuate in questo
modo. Uscendo da eBay ma continuando a parlare di PayPal, è ormai chiaro che l’azienda non
approva in alcun modo scambi di denaro finalizzati alla compravendita di Bitcoin (considerato
un vero e proprio concorrente); qualora PayPal
scoprisse che un determinato account è solito
effettuare operazioni di questo tipo, non ci vorrà
molto a ritrovarselo congelato. E c’è chi fa pure di
peggio: Skrill/Moneybookers, addirittura, chiude
irreversibilmente i conti sospetti.
Scambiare criptomonete sta diventando sempre
più semplice. Tralasciando i già citati forum di
discussione attraverso i quali gli utenti effettuano cambi direttamente tra di loro (con o senza
escrow), nel tempo sono nate vere e proprie piattaforme di trading che permettono agli utenti di
caricare il proprio quantitativo di monete e scambiarlo con il classico schema domanda/offerta. Si
può decidere di convertire tutto in tutto. I market
più importanti permettono prelievi/depositi di
grande valore (principalmente tramite bonifici
SEPA) solo dopo aver confermato identità e residenza degli utenti; questo controllo viene effettuato secondo le normative vigenti in materia di
anti-riciclaggio. Ma anche qui c’è da fare attenzione: mai lasciare tutti i risparmi su di un solo
sito di exchange o si rischia di fare la fine degli
utenti di Mt.Gox, ex numero 1 del mercato Bitcoin
che da più di un mese è praticamente sparito nel
nulla (facendo “crollare” il valore della valuta da
900 a 600 dollari), portando con sé 744.408 Bitcoin che, al cambio attuale, equivalgono a circa
300 milioni di euro.
torna al sommario
donimo di uno o più ricercatori, ma la
realtà, se dobbiamo credere all’inchiesta di Newsweek, sarebbe molto più
ordinaria. Satoshi Nakamoto sarebbe
il vero nome di un giapponese di 64
anni, da tempo residente negli USA,
con una lunga carriera di consulente
per aziende private e l’esercito americano, completamente top secret. Nakamoto non ha risposto in realtà alle domande del reporter di Newsweek che
lo ha individuato, tanto che quando
il giornalista si è presentato davanti a
casa sua, ha chiamato lo sceriffo. “Non
sono più convolto in queste cose e
non posso parlarne” è l’unica pseudo
amissione che Newsweek è riuscito a
ottenere. Tramite interviste a conoscenti e familiari però, Newsweek è
riuscita ricostruire il profilo di Nakamoto arrivando alla conclusione che il
creatore di Bitcoin sia proprio lui.
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segue Da pagina 09 
n.86 / 17 MARZO 2014
MOBILE Nel prossimo futuro arriveranno modelli equipaggiati con Windows Phone e Android
Huawei e il doppio sistema operativo
L’azienda propone smartphone dotati di dual-OS; ci guadagna Microsoft
di V. R. BARASSI
W
Il Parlamento Europeo
ha approvato la
bozza della revisione
della direttiva sugli
apparecchi radio
di Paolo CENTOFANTI
L’utente che vuole uno smartphone
Windows Phone non avrà dubbi,
quello più indeciso verrà invogliato
all’acquisto dalla fiducia nei confronti di Android. Anche se, a dire il
vero, ormai i due sistemi operativi
si equivalgono, e anche sotto il profilo delle app non c’è più motivo per
criticare Windows Phone.
PEOPLE & MARKET Hollywood applaude all’iniziativa ma in realtà lo sviluppo continua
Popcorn Time è (per ora) rimosso da Mega
Sparisce provvisoriamente dalla rete il clone di Netflix che sta spopolando
K
di Roberto PEZZALI
im DotCom rimuove da Mega
l’installer di PopCorn Time, il
discusso clone di Netflix che si
appoggia a BitTorrent per cercare e
vedere film in streaming in maniera
del tutto illegale. Una scelta obbligatoria per rispettare i termini di
servizio di Mega, anche se DotCom
non si è lasciato sfuggire un tweet
ironico. PopCorn Time ha fatto molto parlare di sé ultimamente, merito
soprattutto della risonanza mediatica data al programma dai siti di tutto
il mondo. Creato da un team di sviluppatori argentini, Popcorn Time è
un programma multipiattaforma che
semplifica in modo notevole lo scaricamento e la fruizione di film protetti da diritto d’autore, cercando però
di restare in quel sottilissimo confine
tra legalità e illegalità. Il programma,
di suo, non è illegale: non memorizza
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indows Phone disorienta i clienti: questa è l’idea
che Huawei ha del sistema
operativo sviluppato da Microsoft.
L’azienda asiatica, evidentemente
legata al sistema operativo Windows
da vincoli commerciali, avrebbe trovato il modo di diffondere il sistema
operativo Microsoft.
Trusted Reviews ha avuto modo di
scambiare qualche parola con Shao
Yang, Chief Marketing Officer dell’importante produttore cinese, che
ha affermato che nel prossimo futuro arriveranno uno o più smartphone equipaggiati con doppio sistema
operativo (si parla di Q3 nel 2014),
con Android a spalleggiare Windows Phone.
Si vede che Huawei
non
considera
Windows Phone
troppo
d’appeal
per l’utente finale:
se lo stesso si trovasse a scegliere
tra due dispositivi
identici, uno con
Android e l’altro con WP, nella
maggioranza dei
casi sceglierebbe il
prodotto con Android, sistema operativo divenuto ormai infinitamente popolare.
La soluzione a tutti i problemi è
solo una: a patto che Microsoft e
Google decidano di coesistere pacificamente, l’idea è proporre smartphone con due sistemi operativi.
torna al sommario
né condivide nulla, è solo un motore
di ricerca che si appoggia ad API di
servizi esistenti per mettere insieme
sorgenti di streaming, dati e copertine, offrendo il tutto con un’interfaccia piacevole.
Per evitare ogni noia, gli sviluppatori
hanno anche aggiunto un disclaimer
che avvisa l’utente che l’uso è a suo
rischio e pericolo, dato che i contenuti a cui accede potrebbero essere
protetti da diritti d’autore nel Paese di residenza.
Una policy “paracadute”
che
non ha evitato
la rimozione da
Mega, anche se
nelle ultime ore
stanno spuntando online installer
alternativi
che sono tutt’al-
Ha senso
il caricatore
unico?
tro che sicuri. Il codice sorgente di
PopCorn Time è tuttora disponibile
su GitHub, la piattaforma usata dagli sviluppatori di tutto il mondo per
i progetti opensource: resisterà a
Hollywood? Probabilmente no, anche se gli sviluppatori fanno notare
che ciò che fa PopCorn Time lo si può
tranquillamente replicare anche con
Google, cercando un film con titolo
e aggiungendo “torrent” al campo di
ricerca.
Il Parlamento Europeo ha annunciato l’approvazione della bozza
della nuova direttiva sugli apparecchi radio. La direttiva punta a
un ammordenamento delle regole
che i produttori devono rispettare
per la produzione, l’importazione
e la distribuzione sul territorio
dell’Unione di dispositivi che utilizzino la trasmissione radio, ma
include anche l’obbligo di sviluppare un caricatore unico per alcune fattispecie di dispositivi radio e
i cellulari. Il linguaggio della bozza
è però ancora piuttosto vago:
È necessario un rinnovato impegno per lo sviluppo di un caricabatteria standardizzato per
particolari categorie o classi di
apparecchiature radio a vantaggio, in particolare, dei consumatori e di altri utilizzatori finali; la
presente direttiva dovrebbe quindi comprendere specifici requisiti
in materia. In particolare i telefoni cellulari immessi sul mercato
dovrebbero essere compatibili con
un caricabatteria standardizzato.
L’impressione è che i deputati del
Parlamento Europeo non si rendano conto di essere almeno dieci
anni in ritardo, visto che questa
necessità è già stata superata. La
stragrande maggioranza dei nuovi
cellulari, infatti, prevedono la ricarica tramite connessione micro
USB. La direttiva, che deve essere approvata dal Consiglio, dovrà
essere seguita da una standardizzazione del caricabatteria. In caso
di approvazione gli stati nazionali
avranno due anni di tempo per
convertire in legge la direttiva e i
produttori un ulteriore anno per
adeguarsi al nuovo standard.
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
MOBILE In stile Apple, il sistema, attento alla sicurezza, è compatibile solo con dispositivi iOS
CarPlay, l’esperienza iPhone in auto
Il sistema di bordo Apple pensato per la perfetta integrazione con iPhone
di Emanuele VILLA
S
Il nuovo smartphone
Serie X di Nokia è già
stato “bucato” in modo
benevolo: a bordo
è possibile installare
le app di Google
e Google Play
di Roberto PEZZALI
iPhone in macchina, adattandone
tutte le funzioni al display del sistema di bordo: si può ascoltare musica, telefonare, comporre messaggi
via voce, navigare, ecc. Il sistema
è ovviamente ottimizzato per la sicurezza di guida: il telefono viene
messo via e il tutto si gestisce col
display touch del sistema in-car ma
anche con i controlli fisici dell’auto
e, soprattutto, con i comandi vocali.
A tal fine, Siri è protagonista e per
accedervi è previsto un tasto ad hoc
all’interno della dotazione dell’auto,
lo stesso con cui si attivano tutte le
funzionalità vocali. Oltre alle funzioni integrate, ad iTunes Radio,
alla navigazione via Mappe e via
dicendo, CarPlay permette l’utilizzo di svariate app di terze parti, già
ottimizzate per l’uso in macchina: si
parte, ovviamente, con quelle musicali, tra cui Spotify, Beats Radio,
iHeartRadio e Stitcher, ma l’elenco
diverrà sempre più corposo nel corso dei mesi. CarPlay è compatibile
solo con dispositivi iOS dotati di
connettore Lightning.
MOBILE Se confermato, potrebbe essere lo smartphone con la più alta risoluzione fotografica
Oppo Find 7, fotografie da 50 Megapixel?
Una foto ufficiale da 8160x6120 pixel aumenta l’hype per il futuro top gamma
di Giuseppe LANDOLFI
poche settimane dalla presentazione ufficiale, quando
ormai si pensava di sapere già
tutto sulle due versioni del Find 7,
prossimo top di gamma Oppo, una
foto con risoluzione da 8.160 x 6.120
pixel postata su Weibo dalla stessa
azienda, ha spiazzato tutti. Se tale
indizio dovesse rivelarsi veritiero,
infatti, ci troveremmo di fronte allo
smartphone con la più alta risoluzione fotografica del mercato: 50
Megapixel e non 13 come ipotizzato
fino ad oggi da tutti i rumor.
Una mossa che, in ogni caso, è sicuramente servita ad attirare nuova-

A
torna al sommario
mente le attenzioni
di appassionati e addetti al settore, curiosi ora di scoprire se il
nuovo terminale sarà
in grado di spodestare il Nokia Lumia
1020 con i suoi 41
Megapixel dal trono
dei
Cameraphone.
In termini di qualità
fotografica,
ovviamente, la risoluzione
non è tutto, anzi bisogna prendere
in considerazione soprattutto altri
parametri, come il tipo di sensore
adottato, la qualità dell’obiettivo e la
bontà del software che dovrà gestire
e rielaborare così tanti pixel. Rimaniamo in attesa di conoscere tutti i
dettagli.
Nokia potrebbe davvero fare il
botto con i nuovi smartphone
della Serie X: c’è una buona qualità costruttiva, un’interfaccia
piacevole, la solidità di Android
come piattaforma e un prezzo
allettante. Nokia X, così come
le sue “varianti”, è smartphone
nati per sfruttare i servizi cloud
di Microsoft, unendoli all’ecosistema Android: missione non
semplice, ma facilitata dalla presenza di alcuni store alternativi
che permettono il caricamento di
applicazioni e giochi Android sul
nuovo telefono Nokia.
Nokia X è stato concepito come
smartphone Android totalmente
privo di Google, ma era chiaro fin
da subito che le cose sarebbero
cambiate a breve: un gruppo di
sviluppatori di XDA Developer è
riuscito a caricare su Noxia X sia
le applicazioni Google che Google Play, rendendolo uno smartphone Android a tutti gli effetti.
In pratica, il team di sviluppatori
è riuscito a ottenere da Nokia X
esattamente ciò che Microsoft
voleva evitare. Per far funzionare il trucco servono ovviamente i
permessi di root, con la procedura completa indicata qui.


e è vero che iPhone può essere
integrato da tempo all’interno
dei sistemi di infotainment
delle automobili, soltanto da oggi
possiamo contare su una tecnologia
pensata per sfruttarne tutte le potenzialità e, soprattutto, garantire
la medesima esperienza utente di
iPhone. In pratica, solo da oggi abbiamo disponibilità di un sistema incar pensato, progettato e sviluppato
da Apple: CarPlay.
Mostrato al salone di Ginevra, potrà avvalersi del supporto iniziale di
grandi nomi dell’automotive quali
Ferrari, Honda, Hyundai, Jaguar,
Mercedes e Volvo, ma è già prevista
l’integrazione su modelli futuri di
casa BMW, Suzuki, Chevrolet, Kia,
Nissan, Opel, Subaru, Land Rover
e anche Ford, che con questa mossa
potrebbe (il condizionale è d’obbligo, trattandosi di un rumor) allontanarsi dal Sync di Microsoft. In poche
parole, CarPlay è il sistema pensato
e sviluppato da Apple per integrare
Nokia X già
craccato
A bordo
c’è Google
La lavatrice intelligente
Un concentrato di tecnologia
mai visto prima.
Classe energetica
A+++ -40%
Con un consumo energetico
annuo di 118 kWh, Intelius
è la lavatrice con la maggiore
efficienza energetica sul
mercato (giugno 2012 – GfK).
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cestello della lavatrice per
un’ incredibile riduzione delle
vibrazioni e della rumorosità.
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detersivo e ammorbidente,
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giusta quantità e il risparmio
è assicurato!
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rilevamento della durezza
dell’acqua si associa a
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estratto da dday.it
159 euro di listino,
processore quad core
e una bella finitura
bianca. HP 8 è un
tablet per chi vuole la
versatilità di Android
ma non ha bisogno
di tanta potenza
di Emanuele VILLA


HP lancia, a dire il vero in modo
molto silenzioso, un nuovo tablet entry level pensato come
primo tablet o per chi ha intenzione di sfruttarlo principalmente per operazioni di routine.
Si chiama HP 8 (nome completo
HP 8 1401) ed è proposto sullo
store tedesco a 159 euro; supponiamo che il prezzo rimanga lo
stesso anche da noi.
La dotazione hardware consta di
un display da 8’’ con risoluzione
di 1024 x 768 pixel, un processore Allwinner quad core basato
su Cortex A9, 16 GB di spazio di
storage (ovviamente espandibile mediante micro SD) e 1 GB di
RAM. Il sistema operativo, sul
quale HP interviene in modo del
tutto relativo, è Android 4.2.2.
Il look è carino, con una bella finitura bianca, e il peso è di
312 grammi, esattamente identico all’iPad Mini ma inferiore
rispetto alle due versioni dello
stesso (Wi-Fi e Wi-Fi + Cellular)
con display Retina. La soluzione HP è solo
Wi-Fi, ha una
fotocamera
principale da
2 Megapixel
e una frontale
VGA. Attendiamo notizie
ufficiali circa
disponibilità
e prezzo.
torna al sommario
MOBILE Lo scopo di HTC è quello di fornire funzionalità esclusive in un telefono entry level
HTC 310, funzioni a prezzo accessibile
Smartphone entry Android con display da 4,5’’ e processore quad core
di Emanuele VILLA
I
l concetto che ispira HTC Desire
310 è semplice: offrire un’esperienza d’uso e, soprattutto, molte
funzionalità della linea One a un telefono entry level. Sotto il profilo hardware, Desire 310 offre un display da
4,5’’ con risoluzione FWVGA (854 x
480), pesa 140 grammi per dimensioni di 131,44 x 68,03 x 11,25 mm;
alla base del telefono c’è un processore MediaTek quad core da 1,3
GHz, mentre la piattaforma impiegata da HTC è Android 4.2 con HTC
BlinkFeed e HTC Video Highlights. Il
dispositivo incorpora 1 GB di RAM,
quantità non scontata per un entry
level, e ha 4 GB di memoria di storage espandibile con moduli microSD. La batteria integrata è da 2.000
mAh, che corrispondono (secondo
le rilevazioni del produttore) a 11 ore
di conversazione in 3G e 852 ore di
stand by, mentre per quanto concerne il modulo fotografico, troviamo
una camera principale da 5 Mega-
pixel capace di riprendere in 1080p e
una frontale a risoluzione VGA. GPS,
accelerometro, Wi-Fi n e Bluetooth 4
chiudono il quadro: la disponibilità è
prevista per aprile, il prezzo di listino
non è ancora comunicato.
MOBILE Ad aprile saranno disponibili tutti i modelli: alte prestazioni e avanzate funzionalità
App, NFC e Bluetooth nelle cuffie Sony
Nuova gamma di cuffie e auricolari ZX e EX. Ampia scelta per i colori
A
di Roberto FAGGIANO
rrivi stagionali per la gamma
di cuffie Sony, ad archetto e intra auricolari per adattarsi alle
diverse esigenze. I nuovi modelli ad
archetto MDR-ZX rinnovano la gamma aggiungendo prestazioni e funzionalità. Il modello MDR-ZX 750BN
(nella foto) ha il collegamento senza
fili Bluetooth con abbinamento immediato NFC, modalità utile nell’uso
in movimento perchè elimina la fase
di abbinamento tra i dispositivi. La
cuffia è molto comoda da indossare
grazie ai padiglioni imbottiti con trasduttore da 40 mm, mentre ai rumori
esterni ci pensa l’apposito circuito di
riduzione dei disturbi. La batteria integrata ricaricabile assicura fino a 13
ore di utilizzo, anche con circuito di
riduzione del rumore attivo. La cuffia può comunque essere usata anche
in modalità tradizionale via cavo. Il
modello MDR-ZX610 AP può invece
sfruttare l’app dedicata Smart Key, in
modo da personalizzare su smartphone Android la modalità di utilizzo del
telecomando sul cavo di collegamento. In pratica si potrà scegliere quali
funzioni abbinare al tasto del telecomando, in modo da avere sempre
disponibili le modalità più utilizzate.
La cuffia ha trasduttori da 40 mm e
sensibilità di 104 dB/mW; la finitura
è disponibile in colore bianco, nero,
rosso e blu. Il modello MDR-ZX310
è più compatto grazie al trasduttore
da 30 mm e può essere ripiegata facilmente per il trasporto; disponibile
anche il telecomando lungo il filo. La
finitura è con archetto nero e padiglioni metallizzati in diversi colori.
Per chi prefrisce gli auricolari ci sono
due novità: EX650AP è realizzato
in ottone per ottenere una migliore
qualità sonora, il trasduttore è da 12
mm con sensibilità di 105 dB/mW. Il
modello MDR-EX110AP è leggerissimo (solo 3 grammi) ma ha comunque
il trasduttore da 12 mm e il comando
per le telefonate lungo il cavo di collegamento. Completano le novità gli
auricolari MDR-EX15, disponibili in
molte versioni di colore.

HP 8 è un
candidato
“primo
tablet”
n.86 / 17 MARZO 2014
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
MOBILE Ormai pronto, non avrà nulla da invidiare ai rivali Siri di Apple e Google Now
Cortana, l’assistente vocale Microsoft
Spuntano le prime immagini dell’interfaccia, molto semplice e user-friendly
I
Apple rilascia
iOS 7.1
iOS 7 riceve il primo corposo
update e si aggiorna alla versione
7.1, una release che porta in dote
alcune novità tra cui CarPlay, ovvero l’integrazione perfetta tra iOS
e l’auto. Apple ha apportato alcune
modifiche a Siri permettendo di
gestire anche l’ascolto “manuale”
e ha cambiato alcune funzionalità
di app come Calendario e iTunes
Radio, ancora non funzionante in
Italia. Tra i numerosi bug fix e miglioramenti presenti, il più interessante è legato a un gruppo di tweak
e update specifici per migliorare le
prestazioni di iPhone 4. Con iOS 7,
iPhone 4 era diventato in molti casi
inutilizzabile, con ritardi nel touchscreen e una lentezza esagerata nel
caricamento di molte applicazioni:
iOS 7.1 promette un miglioramento, anche se ovviamente non bisogna aspettarsi miracoli. Abbiamo
provato l’update su un iPhone 4
in redazione ed effettivamente un
leggero passo avanti sotto il profilo
della reattività l’abbiamo avvertito,
tuttavia è bene aspettare qualche
settimana per vedere se il miglioramento è stabile o se si tratta degli
effetti benefici di un post-update.


ragazzi di The Verge, che già in
passato hanno comunicato al
mondo alcune delle caratteristiche dell’ormai imminente assistente
vocale per Windows Phone, hanno
pubblicato le primissime immagini
dell’interfaccia del sistema.
Cortana, nome in codice ripreso
dalla serie di videogiochi Halo, è
già da tempo sulla bocca di tutti e
si adatterà perfettamente allo stile
minimal dell’interfaccia WP. Interfaccia molto semplice e poche
opzioni tra cui scegliere faranno di
Cortana un’assistente vocale decisamente user-friendly, che non avrà
nulla da invidiare a Siri di Apple e
Google Now. Cortana sarà in grado
di ripescare contatti dalla rubrica,
torna al sommario
anche tramite pronuncia del “nickname”;
l’assistente vocale Microsoft avrà accesso al
registro di sistema dal
quale potrà estrapolare tutti i dati sull’utilizzo del dispositivo e,
allo stesso tempo, aggiungerne altri in base
alle domande/ricerche
che l’utente farà nel
corso delle settimane. Contatti, informazioni personali, promemoria,
sveglie, ultime posizioni: tutto sarà
a disposizione di Cortana. L’applicazione funzionerà a stretto contatto
con Bing e Foursquare, prevederà
notifiche personalizzate e sarà in
grado di offrire gli orari dei voli di
tutti gli aeroporti. Unleashthepho-
Samsung ha
annunciato una
nuova app di
streaming musicale
di Paolo CENTOFANTI
nes.com ha rilasciato anche un video
su YouTube in cui viene mostrata la
configurazione iniziale di Cortana.
Microsoft dovrebbe svelare ufficialmente Cortana nel corso della prossima conferenza, durante la quale
l’azienda rilascerà al pubblico una
preview di Windows Phone 8.1 con,
appunto, Cortana a bordo.
MOBILE Manca il flash e il tasto dedicato per la fotocamera
Nokia Lumia 630 con WP 8.1
Cinque colori e tasti on-screen
I
di Emanuele VILLA
l prossimo terminale Nokia di fascia media sarà il modello Lumia 630:
nonostante il tutto sia confinato nel mondo del rumor, il solito evleaks ha
pubblicato quella che sembra a tutti gli effetti un’immagine da press kit
del nuovo telefono. Alcuni commenti in proposito: i colori saranno cinque,
nero, bianco, giallo, arancio e verde; la cover posteriore mostra chiaramente
l’assenza di flash a fianco della fotocamera, dimostrando ulteriormente l’appartenenza del telefono alla categoria medio-bassa del mercato.
Lo smartphone Nokia Lumia 630, che sarà presumibilmente presentato il 19
aprile, mostra l’interfaccia “multicolore” di Windows Phone 8.1, unita alla
presenza di tasti
on-screen che, di
fatto, vanno a sostituire quelli touch presenti sulla
scocca dei modelli
attuali. Da notare
l’assenza del tasto
dedicato agli scatti
fotografici, fatto in
effetti piuttosto insolita per la gamma
Lumia di Nokia.
Quando il nuovo Galaxy S5 arriverà nei negozi, potrà contare su
una nuova app appena annunciata da Samsung. Si chiama Milk
Music e si tratta di un servizio di
smart radio in streaming, gratuito e, almeno inizialmente, senza
pubblicità. L’app è già scaricabile da Google Play, ma solo per i
possessori dei dispositivi Galaxy
S4, Galaxy S III, Galaxy Note 3,
Galaxy Note II, Galaxy Mega e
Galaxy S4 mini a cui si aggiungerà l’S5 in aprile. L’app permette di
creare radio tematiche scegliendo
artisti e canzoni preferite da cui
partire, oppure scegliendo un genere dalla particolare interfaccia
a schermo a ghiera, con controlli
di personalizzazione per il fine
tuning della stazione, e con unico limite l’impossibilità di saltare
più di 6 canzoni all’ora. L’app, che
è basata sul servizio di streaming
Slacker Music, ha un’interfaccia
in cui non è difficile notare diversi punti in comune con i “canoni
estetici” delle app per iOS 7 e
anche nelle funzionalità ha tutta
l’aria di essere la risposta di Samsung ad iTunes Radio, scelta curiosa considerando che Samsung
già offre un servizio di streaming
con il Music Hub. Milk, stando
al comunicato, è stato realizzato dalla divisione americana di
Samsung, e promette anche della
musica in esclusiva da parte sia
di grandi nomi che di emergenti.
Al momento non è chiaro se l’app
sarà disponibile solo per gli Stati
Uniti.

di V. R. BARASSI
Samsung
Milk Music
è l’iTunes
Radio
dei Galaxy
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
MOBILE In brevissimo tempo ha superato la cifra di finanziamento richiesta su KickStarter
PonoPlayer, il progetto di Neil Young
Il lettore audiophile voluto dal cantautore pensato per un pubblico esigente


i parla da tempo del progetto di
Neil Young volto a “garantire la
massima qualità d’ascolto ad
appassionati che vogliono ascoltare la
musica come è stata concepita all’origine, con la stessa emozione, dettaglio e potenza”. Pono Music, questo il
nome del progetto, si compone di un
player audio (portatile) con caratteristiche audiophile e uno store musicale
(ponomusic.com) con un ampio catalogo di brani da scaricare in versione
ad altissima qualità.
Mentre non c’è ancora una data precisa per il lancio del prodotto e l’apertura dello store, è partita la campagna
kickstarter volta alla realizzazione
del player, che finalmente si mostra
in un’immagine ufficiale. Come prevedibile, è un prodotto molto basic
in termini di funzionalità, dal look
colorato e disponibile in tre versioni (nero, giallo, blu), con un display
touch per la selezione dei brani, tasti
per la regolazione del volume e poco
più. Le sue doti sono all’interno: 128
GB di memoria (d’altronde i brani audio hi-res saranno piuttosto pesanti),
uno slot per espansione di memoria,
un convertitore DA di altissima qualità marchiato ESS e un DSP realizzato in collaborazione con Ayre,
azienda leader nel settore del digital
audio processing. Chi volesse partecipare all’iniziativa può collegarsi su
kickstarter: potrà preacquistare un
esemplare di PonoPlayer a un prezzo
speciale, considerando che il prodotto
torna al sommario
Una pagina
pubblicitaria chiarisce
a cosa servono le due
fotocamere sul retro
di Roberto PEZZALI
finito verrà poi venduto a 399 dollari.
Il progetto lanciato su KickStarter si
era posto l’obiettivo di raccogliere
800.000 dollari di finanziamento dai
privati cittadini, con offerte libere che
potevano anche includere una cena
con Neil Young e diversi esemplari
del riproduttore portatile firmati da
artisti del calibro di Norah Jones e
Herbie Hancock oltre che dallo stesso
fondatore Neil Young. La quota prefissata è stata raggiunta e superata di
slancio, con un contatore sul sito web
che continua a crescere: mentre scriviamo ha raggiunto quota 1.105.621
dollari e non accenna a fermarsi. Sarà
interessante vedere i numeri di vendita, dato che Pono Music ha un approccio piuttosto “datato” alla musica
liquida: sul riproduttore potrà essere
caricata musica FLAC, scaricabile
dallo stesso sito di Pono Music con
prezzi di vendita previsti compresi
tra i 15 e i 25 dollari per album, oltre
agli “altri formati in alta risoluzione
reperibili da altre fonti”. Gli acquisti
si potranno effettuare tramite l’app
dedicata per PC Windows o Mac e
trasferiti tramite collegamento USB
verso il riproduttore. Sul Pono ci sarà
un piccolo display touch per navigare
tra i brani e una doppia uscita minijack, una dedicata all’ascolto in cuffia
o in automobile, l’altra per un collegamento a un impianto stereo oppure a
un sistema multiroom tipo Sonos. Da
quello che si legge lo store PonoMusic
offrirà musica in formato FLAC che
dovrebbe essere utilizzabile anche
con qualsiasi altro lettore hardware o
software compatibile con l’audio lossless. Se volete contribuire al progetto il piano di finanziamento diffuso si
chiude il 15 aprile.
Dopo il GigaPixel, sarà la doppia
fotocamera con messa a fuoco
dopo lo scatto il segreto del prossimo HTC One. Una pubblicità apparsa sul sito GSMArena,
“rubata” da qualche stampatore,
mostra il look e le funzionalità del
nuovo top di gamma HTC, nome
in codice M8. Il nuovo HTC One,
oltre al corpo in alluminio e allo
schermo da 5” Full HD, porterà
un’altra rivoluzione in ambito fotografico: le due fotocamere verranno usate da HTC per gestire la
postproduzione delle foto; grazie
al doppio scatto sincronizzato
sarà possibile gestire il punto di
messa a fuoco e l’eventuale defocus dello sfondo dopo lo scatto,
probabilmente con una nuova
app fotografica. L’uso del doppio
sensore porterà miglioramenti
allo scatto notturno: probabile
che venga fatto uno stacking di
due immagini per migliorare la
dinamica e ridurre il rumore.
Molte fotocamere compatte dispongono di sistemi simili, ma
sfruttano scatti successivi: HTC
dovrebbe farlo in tempo reale con
un solo scatto. Probabile, inoltre,
la presenza di un HDR vero e di
altre piccole funzioni che permettono di giocare sulla presenza dei
due moduli fotografici.
La pubblicità parla anche di 3D
Effects, ma difficilmente si tratterà di scatto 3D, mostra anche
la nuova interfaccia Sense 6.0 e
spinge il concetto di Boomsound,
la tecnologia per l’audio che sostituirà (purtroppo) Beats Audio.

S
di Emanuele VILLA
HTC One
doppia
camera per
messa a fuoco
post scatto
n.86 / 17 MARZO 2014
PC & MULTIMEDIA LG ha presentato tre monitor UltraWide, con schermo da 34”, 29” e 25”
LG continua a scommettere sul 21:9
I nuovi monitor saranno disponibili da aprile, prezzi a partire a 289 euro
di Vittorio Romano BARASSI
L
Philips presenta un
monitor da 23” con
tecnologia Miracast
per lo streaming
di contenuti dei
dispositivi Android
LG UM95
di Michele LEPORI
un pannello UltraWide FullHD da
2.560 x 1.080 pixel. Due gli altoparlanti stereo integrati da 7 Watt.
I monitor 34UM95, 25UM65 e
29UM65 saranno disponibili a partire dal mese di aprile rispettivamente ai prezzi suggeriti al pubblico
di 979 euro, 289 euro e 459 euro.”
DIGITAL IMAGING Nikon ha presentato la nuova attesa fotocamera della famiglia ”1”
Nikon 1 V3, qualità e semplicità al top
Velocità di scatto, facilità e connettività nel DNA della mirrorless Nikon
di Michele LEPORI
ikon ha presentato il nuovo
top di gamma della famiglia 1,
la Nikon 1 V3. Le differenze
con la sorella minore V2 sono tante e
concrete: su tutte, il potente sensore
CMOS CX da 18,4 Megapixel, coadiuvato dal processore EXPEED 4A
per scatti di qualità, un valore ISO da
160 a 12.800 e una velocità di scatto
sorprendente: 20 fps con AutoFocus
continuo o 40 scatti RAW fino a 60
fps con focus bloccato. Numeri che
lanciano il guanto di sfida ai competitor del segmento, Panasonic e Sony
in prima fila. Non passa certo in secondo piano l’aspetto video, grazie a
una qualità di ripresa Full HD a 60p
(solo fino a 10 minuti per clip alla
massima risoluzione) con possibilità
di intervenire manualmente su tutto
quanto offerto dal menu impostazioni e dalla ghiera di comando. Inoltre,
la fotocamera è dotata di stabilizzatore VR elettronico per il video, per
eliminare sfocature e vibrazioni.
N


G ha annunciato il lancio in Italia di tre monitor in formato UltraWide 21:9; il modello UM95
da 34 pollici di diagonale è essenzialmente il top di gamma mentre
le due varianti del modello UM65,
rispettivamente da 25 e da 29 pollici, rappresentano l’entry-level ed il
mid-range, ma tutti e tre i dispositivi sono equipaggiati con un pannello IPS dotato di tecnologia LED.
UM95 è certamente il prodotto più
interessante tra i tre presentati; il
pannello da 34 pollici fa la sua figura
(sottilissima la cornice) e la risoluzione QHD da 3.440 x 1.440 pixel si
sposa alla perfezione con le dimen-
sioni e con il formato. Il dispositivo
è dotato di porta Thunderbolt 2,
possiede uno scaler integrato e garantisce la massima
precisione
di
calibrazione,
grazie al software
True Color Finder.
Interessanti anche le due varianti
del modello UM65, le quali presentano chiare analogie di design
con il fratello maggiore, ma non
sono equipaggiate con un pannello di ugual risoluzione; in questo
caso, sia per il monitor da 29 che
per quello da 25, LG ha optato per
torna al sommario
Professionalità a portata di mano sembra quindi essere il
leitmotiv che accompagnerà il lancio sul
mercato di questa
V3, grazie anche all’ampio display LCD
posteriore da 3 pollici
e 1.037.000 punti che
regalerà sensazioni da
“iphoneography” anche
su un prodotto di gamma alta
come questa mirrorless. Ciononostante, Nikon promette la possibilità
di usare, in alternativa, l’accoppiata
LCD/ghiera o solo comandi “fisici”.
Vivendo nella generazione social,
Nikon era quasi obbligata a dare la
possibilità agli utenti finali di condividere le loro creazioni ed ecco
che la V3 sfoggia WiFi integrato e la
possibilità di interfacciarsi con molteplici app disponibili su App Store e
Play Store oltre che con YouTube per
condividere scatti e riprese. La V3
Da Philips
il monitor
con Miracast
si distingue dal modello precedente
anche per il catalogo accessori che,
oltre a mirini elettronici migliorati,
impugnatura ottimizzata per l’uso
con teleobiettivo e lampeggiatore
flash, comprende anche una nuovissima gamma di obiettivi 1 NIKKOR:
il 70-300 VR f/4.5-5.6 studiato in accoppiata con l’impugnatura opzionale ed un 10-30 VR f/3.5-5.6 che per
la prima volta sarà fornito in kit con
il corpo macchina.
Apple e Google spingono l’acceleratore sull’integrazione tra TV e
dispositivi mobile, per tutti quegli
ambienti dove un televisore da
42” o più ha ingombri proibitivi,
ci pensa invece Philips, con il suo
nuovo monitor 239C4QHWAB
Miracast. La dotazione “di serie”
prevede 1 ingresso VGA ed 1 ingresso HDMI MHL, che permetterà anche a chi non ha un dispositivo compatibile con Miracast
di collegarlo al montor via cavo
MHL (opzionale). Chi possiede
uno smartphone o un tablet che
soddisfa i requisiti può semplicemente premere il tasto “Miracast”
sulla base del monitor per attivare
la ricerca e riprodurre i contenuti
senza l’ausilio di cavi. Grazie alla
retroilluminazione W-LED, combinata al pannello LCD IPS con
risoluzione Full HD ed angolo di
visione a 178°, Philips promette
immagini chiare e nitide, colori
brillanti e massimo coinvolgimento durante la fruizione di contenuti HD. Infine, tre funzionalità integrate (SmartImage, SmartKolor
e SmartContrast) provvederanno
in maniera autonoma a settare le
migliori impostazioni di contrasto, colore e luminosità. Philips
239C4QHWAB è disponibile al
prezzo di 299 euro.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
TEST Abbiamo provato il nuovo TV Sony della serie W8 che punta molto sulle funzioni multimediali e sui prossimi Mondiali
Bravia KDL-50W805B, Sony è sempre più smart
Un TV da 50” completo di tutte le funzionalità che si possono immaginare, 3D e a circa 1000 euro
di Paolo CENTOFANTI
L
’apripista della gamma 2014 di TV Sony è costituito dal nuovo TV della serie W8, 50” Full
HD e 3D. Si tratta di un prodotto che rappresenta il nuovo corso di Sony: TV completissimi dal
punto di vista delle funzionalità e prezzo competitivo. Stiamo parlando, infatti, di un modello che
ha praticamente tutto, con un prezzo di listino di
999 euro. Il W8 in realtà, non è altro che il modello
top della serie W7 che è composta dai TV di taglio
inferiore e senza funzionalità 3D. A parte questo le
differenze si fermano qui. È un TV che punta molto sulle nuove funzionalità smart e multimediali e
che strizza l’occhio ai prossimi Mondiali di calcio
con alcune funzionalità apposite.
Design minimale
connessioni complete
Le serie W7 e W8 non hanno il particolare design a cuneo che avevamo visto a gennaio al CES
di Las Vegas. Per questa serie Sony ha optato per
un’estetica più minimale: la cornice, ad esempio,
è sottilissima, così come il piedistallo in alluminio
che è uno degli elementi più azzeccati, elegante e
diverso dal solito al tempo stesso.
La cornice è ben rifinita con superficie in simil alluminio spazzolato nella parte superiore e bordi
stondati ai lati. Lo spessore intorno al pannello
LCD è davveo ridotto, specie ai lato e nel bordo superiore. In basso, sotto il logo Sony, c’è un LED luminoso configurabile dal menù di impostazione. Il
TV in realtà tradisce un po’ la sua natura di fascia
media nei materiali, specie sul retro che non è così
sottile. Il pannello posteriore è piuttosto spesso
nella parte centrale che ospita l’elettronica e le connessioni, mentre nella parte bassa trovano spazio i
diffusori. L’elemento più curioso è costituito dalla
scelta di portare all’esterno la sezione di alimentazione: in dotazione troviamo, infatti, un grosso
trasformatore esterno di cui andrà tenuto conto
l’ingombro in fase di installazione. A livello di
Sony Bravia KDL-50W805B da 999 euro
Quality
6
Longevity
9
Design
Simplicity
D-Factor
Value
8
7
7
8
collegamenti la dotazione è quella che possiamo
ormai definire standard. Ci sono quattro ingressi
HDMI, component, SCART, uscita digitale ottica,
porta di rete LAN, Wi-Fi integrato, due porte USB
e lo slot per moduli Common Interface+. Il TV è
dotato di tuner DVB-T2, DVB-C (non utilizzabile in Italia) e DVB-S2 e supporta le applicazioni
MHP. In dotazione troviamo il telecomando tradizionale, un’unità leggera, in plastica e davvero
affollata di tasti, rispecchiando la quantità di funzionalità che offre il TV. I più importanti sono concentrati intorno a quelli di navigazione, una sorta
di corona che porta ai menù funzione principali. Il
telecomando touch one-flick (molto pubblicizzato
tra l’altro sul sito web nella descrizione del prodotto) in realtà non è incluso nell’imballo visto che è
solo opzionale. Oltre a rendere più agevole l’utilizzo delle app, il telecomando integra il ricevitore
NFC per il collegamento Miracast semplificato di
smartphone e tablet compatibili. In dotazione troviamo, infine, due occhiali 3D di tipo attivo.
Tante funzionalità smart
TV Sony KDL-50W805W

L’interfaccia a schermo
torna al sommario
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Il Sony W8 è molto completo sotto il profilo delle funzionalità e c’è praticamente tutto quello che
possiamo aspettarci oggi da un TV: app, lettore
multimediale, registrazione su USB, Miracast
(persino con accoppiamento via NFC), DLNA, accesso a servizi di streaming.
Il menù è leggermente cambiato rispetto alla gamma 2013. L’impatto grafico non è molto diverso
per quanto riguarda la parte di configurazione delle varie, ma la home screen e le funzioni multimediali presentano diverse novità a cominciare dalla
nuova funzionalità “discover” a cui corrisponde un
nuovo tasto sull’affollato telecomando. Si tratta di
un motore di raccomandazione che, studiando le
nostre abitudini di visione, ci suggerisce contenuti
dalla TV, da YouTube, 500px, Video Unlimited e
dalle periferiche USB collegate. Altri due “canali” sono evidentemente già pronti per i prossimi
Mondiali con una galleria dei migliori momenti
del campionato FIFA, più una gallery di video calcistici da YouTube. Al primo avvio il TV Sony ci avvisa che ci vorranno circa due settimane di utilizzo per permettere a Discover di imparare i nostri
gusti. Il tasto Home ci porta all’interfaccia del TV
che si apre con una panoramica di quello che c’è in
onda in questo momento. Purtroppo questa vista
non è personalizzabile e, specie se il tuner satellitare è configurato, porta dentro spesso dei dati di
programmazione non corretti. In alto abbiamo
segue a pagina 19 
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
TEST
Tv Sony KDL-50W805B
Configurazione, manca la gestione del colore
Il menù di impostazione non ha subito grosse variazioni. Le impostazioni audio/video sono suddivise per delle “modalità scena” che impostano
automaticamente parametri di immagine e audio.
Poi, dal tasto option del menù, possiamo andare
a perfezionare i singoli parametri. Ad esempio, se
selezioniamo la modalità scena Cinema, potremo
innanzitutto scegliere per il video l’impostazione
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una piccola barra degli strumenti che permette
di passare in rassegna i contenuti disponibili sulla rete domestica via DLNA o sui dispositivi USB
collegati ed accedere alle app. Purtroppo l’aspetto più criticabile è proprio la gestione dei canali,
con una barra orizzontale, lenta da scorrere e che
rende faticoso passare in rassegna lunghi elenchi
come quelli che abbiamo oggi. Fortunatamente è
possibile aggiungere fino a quattro elenchi di preferiti, a questo punto indispensabili per snellire la
navigazione dei canali. L’elenco preferiti è unico
per digitale terrestre e satellite, ma la barra viene spezzata in due per distinguere i canali dei due
tuner. Il tasto SEN del telecomando ci porta direttamente alla schermata delle app disponibili per il
nostro TV, che occupano la parte principale dello
schermo. In primo piano abbiamo i servizi Sony
Video Unlimited, Music Unlimited e PlayMemories, oltre a ChiliTV e Mubi per la visione di film. Ci
sono tante app, quasi tutte relative a web TV, oltre
alle “solite”: YouTube, Vimeo, Facebook, Twitter
per citare le più famose. Non manca il browser
web che curiosamente non è già impostato tra i
preferiti. Altra funzionalità interessante è rappresentata da Social TV che permette di seguire un
programma TV visualizzando contemporaneamente i tweet in tempo reale relativi al programma stesso. Collegando l’account Facebook è anche
possibile pubblicare sulla propria bacheca del social network messaggi relativi ai programmi TV.
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Cinema 1 o Cinema 2 e quindi andare a regolare i
singoli parametri di immagine. Qui abbiamo i soliti controlli base, più le impostazioni dei tanti filtri
digitali di cui i più importanti sono Reality Creation e MotionFlow. Per quanto riguarda i controlli
avanzati c’è la regolazione del bilanciamento del
bianco su basse e alte luci, ma non c’è un color management system avanzato per la regolazione dei
primari e secondari. È possibile modificare inoltre
il gamma, ma senza un controllo fine della scala
di grigi. Il resto dei parametri a disposizione riguardano funzionalità come i filtri di riduzione del
rumore, e miglioramenti del dettaglio o del contrasto di dubbia efficacia (correzione nero, colore
brillante, ottimizzatore contorni e così via).
La prova di visione
Un normale LCD
Il TV Sony è dotato di vari banchi pre-impostati
per le regolazioni di immagine tra cui una pratica
modalità “Cinema” che, oltre a essere l’ideale per
un utilizzo home cinema, è quella che imposta i
vari parametri nel modo più corretto. Le impostazioni di default sono buone ma migliorabili su
almeno due fronti: il contrasto può essere portato
al massimo (e anche così viene lasciato fin troppo margine sulle alte luci), mentre la temperatura
colore va tirata giù di un punto rispetto al default
per renderla più “calda”. La scala di grigi è abbastanza vicina ai riferimenti sia come gamma che
come bilanciamento del bianco, ma quest’ultimo
può essere migliorato ulteriormente con i controlli separati per basse e alte luci. Lo spazio colore
è vicino al riferimento ma con una copertura non
completa, dovuta a una saturazione leggermente
minore del dovuto dei primari del rosso e del blu.
Come abbiamo visto il W8 non è dotato di regolazione avanzata dei colori per cui non è possibile correggere questo aspetto. Il TV è di tipo LED
Edge per cui il rapporto di contrasto reale risente
di una resa del nero non eccellente e, sul modello
giunto in redazione, di un evidente clouding nelle
parti centrale bassa e laterale destra alta, che crea
qualche problema di uniformità
nelle scene più scure. Il contrasto ANSI misurato è di quasi
5000:1, un valore che a nostro
avviso non rispecchia la vera
resa del televisore. Le scene più
luminose sono incisive e con una
buona dinamica all’interno del
quadro, ma nelle sequenze più
scure l’immagine si fa slavata,
con neri tendenti al grigio e con
un livello di dettaglio poco incisivo. Il sistema di elaborazione
dell’immagine implementato da
Sony, denominato Reality Crea-
tion è utile per aumentare il dettaglio con sorgenti
in definizione standard, ma con materiale in HD,
anche con i parametri al minimo, tende a rendere
alcuni contorni e stacchi un po’ artificiosi. Il pannello non brilla per risoluzione in movimento e
specie nella visione a 24p si nota un vistoso calo di
dettaglio nelle scene più movimentate. Qui le soluzioni per migliorare la risoluzione in movimento si riducono all’abilitare il circuito MotionFlow
che implementa, a seconda dell’impostazione, una
combinazione di interpolazione dei fotogrammi e
di Backlight Scanning. La prima introduce artefatti di movimento, la seconda riduce un po’ troppo
la luminosità, ma in entrambi i casi la risoluzione in effetti migliora, soprattutto con il Backlight
Scanning. All’utente scegliere qual è per lui il male
minore. Questo aspetto si riflette inoltre in una
resa non esaltante in modalità 3D. Il TV utilizza
occhiali di tipo attivo, ma le immagini non brillano
per definizione e soprattutto sono affette da evidenti sdoppiamenti dovuti al crosstalking. Infine,
un problema non da poco è costituito dall’interfaccia che è un po’ pesante da navigare. Al di là del
periodo a ridosso dell’accensione, qualche minuto
in cui il TV è davvero poco reattivo ai comandi per
via degli aggiornamenti che avvengono in background dei vari contenuti della parte smart, anche
a regime si nota comunque un leggero lag nella
risposta ai comandi che trasmette la sensazione di
un dispositivo lento e ingessato.
Conclusioni: il solito LCD
Il nuovo TV Sony spicca soprattutto per le complete funzionalità multimediali e il design minimale. La piattaforma “smart” è davvero ricca di
funzionalità, tra le quali si segnalano chiaramente
i servizi di streaming di Sony e un completo lettore multimediale, anche se dobbiamo dire che
forse ci sarebbe voluto un processore un po’ più
potente per gestire l’interfaccia grafica, che a volte
sembra arrancare un po’ troppo. Dal punto di vista prettamente della qualità video, invece, il TV
non si distingue particolarmente per la qualità di
immagine che è quella di un LCD con retroilluminazione LED Edge senza particolari strategie per
contenere i difetti di questa tecnologia che rimangono ben evidenti.
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segue Da pagina 18 
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TEST Questi diffusori sono perfetti per chi cerca ottime prestazioni audio anche da una semplice sorgente Bluetooth
Q Acoustics Q Media, diffusore Bluetooth
Versatilità e qualità audio che stupiscono
I diffusori stereo Q-BT3 con Bluetooth aptX permettono le migliori prestazioni e sono molto versatili
di Roberto FAGGIANO
Q
Versatilità di ottimo livello
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Il diffusore destro contiene l’amplificatore da 2 x
50 watt, gli ingressi via cavo analogici – uno Pin
RCA e un minijack - , l’ingresso digitale ottico e il
modulo di ricezione Bluetooth nella versione aptX
per una migliore qualità sonora. C’è perfino l’uscita di linea per un eventuale subwoofer amplificato.
Sempre sul diffusore destro troviamo i tasti diretti per variare il volume e scegliere la sorgente, la
torna al sommario
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Acoustics è un marchio britannico che si è
specializzato in diffusori compatti, riscuotendo in patria molto successo in pochi
anni. Il diffusore denominato Q Media o anche
Q-BT3 costa 499 euro la coppia e si inserisce nel
filone dei modelli amplificati con Bluetooth. In
dettaglio, abbiamo una coppia di diffusori a due
vie con accordo reflex frontale, uno dei quali contiene la sezione degli ingressi e l’amplificatore,
mentre l’altro è passivo. La sua naturale destinazione è verso quelle persone che vogliono usare lo
smartphone o il tablet per l’ascolto musicale anche
in casa, ma non si accontentano dei soliti diffusori
Bluetooth per quanto buoni. Chi è abituato a un
buon ascolto stereofonico non riesce ad adattarsi
alla sorgente praticamente monofonica e una coppia di veri diffusori stereo riesce a superare questo
limite. La versatilità degli ulteriori ingressi analogici e digitali apre poi la strada ad altri utilizzi, per
esempio per dare una migliore voce al TV e alle
sorgenti collegate. Per non dire di chi desidera utilizzare anche sorgenti tradizionali come il lettore
CD, magari per creare un piccolo sistema stereo
nella camera dei ragazzi. Le dimensioni compatte
(15x24x21 cm, LxAxP) e l’accordo reflex frontale
permettono di posizionarli abbastanza facilmente,
anche in librerie o su ripiani.
selezione è comunque automatica in presenza del
segnale, con priorità al Bluetooth.
In dotazione per maggiore comodità c’è un piccolo
telecomando per le stesse funzioni e per il mute.
C’è anche uno stand-by automatico che interviene quando sono passati 20 minuti dalla ricezione
dell’ultimo segnale; volendo comunque c’è un interruttore generale sul diffusore. In dotazione al
Q Media troviamo un cavo stereo con terminali
minijack e un altro cavo con terminali RCA, entrambi lunghi 2 metri, ma non il cavo ottico; poi
c’è il cavo a piattina per collegare i due diffusori,
lungo ben 4 metri in modo da poter superare anche eventuali percorsi in librerie. Per i più esigenti
i terminali dei diffusori permettono di usare anche
cavi di grande sezione e terminali di ogni tipo. Ci
sono perfino i piedini gommosi da inserire sotto
ai diffusori per dare massima stabilità ed evitare
graffi sul lato inferiore.
Costruzione d’altri tempi
I diffusori Q Acoustics in prova hanno una finitura
esterna in vinile alquanto spartana, disponibile in
colore bianco, nero o rosso con griglia metallica
nera. Ma il bello viene quando si osserva l’interno, dove sono stati riposti sforzi assai maggiori. Il
mobile è realizzato con legno di grande spessore
e ulteriormente rinforzato da un setto trasversale
per dare la massima rigidità al mobile, le pareti
interne sono rivestite in cascami di tessuto come
si conviene a un diffusore con accordo reflex. Gli
altoparlanti sono un midwoofer da 10 cm e un
tweeter a cupola da 3 cm, entrambi ben realizzati e
curati nel progetto, mentre sorprende il crossover
per la sua pulizia e accuratezza, i condensatori
sono perfino personalizzati Q Acoustics. Proprio
dai condensatori notiamo la sigla 1000, cioè un
segue a pagina 22 
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
MOBILE Tra le funzionalità aggiunte spiccano le indicazioni e notizie sul trasporto pubblico integrate nella app
iOS 8 di casa Apple sarà incentrato sulle Mappe?
Secondo le fonti di 9to5Mac, Apple sta lavorando a una nuova versione di Mappe che vedrà la luce con iOS 8
C
menti costanti, ma resta il fatto che
ancor oggi, nonostante i bug siano
sostanzialmente svaniti, molti preferiscono affidarsi a prodotti della
concorrenza, soprattutto all’onnipresente Google Maps. Con iOS 8,
la situazione dovrebbe cambiare
radicalmente: l’acquisto silenzioso
di aziende come BroadMap, Embark
e HopStop conferirebbe al database
di Apple non solo la massima affidabilità e completezza, ma anche
funzionalità aggiuntive richieste.
Nuovi punti d’interesse e nuove
label per luoghi come aeroporti,
parchi, stazioni e via dicendo, per
far sì che siano più facili da trovare;
inoltre, Apple avrebbe rivisto anche
leggermente la grafica per far sì
che le strade siano più visibili e
i caricamenti più rapidi. Tra le
novità più interessanti, sicuramente le notizie e indicazioni sul
trasporto pubblico, che saranno
completamente integrate all’interno dell’app: sarà così possibile
impostare un tragitto e attendere
i suggerimenti dell’app sui mezzi da prendere, tra bus, treni e
metropolitane, con tanto di tempi di attesa e di percorrenza. Il
supporto è certo per gli Stati Uniti,
ma un’estensione internazionale,
magari all’inizio vincolata alle città
maggiori, è probabile. L’app fornirà
diverse alternative e l’utente potrà
decidere di impostare i mezzi pubblici come principale mezzo di trasporto: questo potrà essere deciso
direttamente nelle impostazioni di
iOS e non all’interno dell’app.
TEST
Q Acoustics Q Media
segue Da pagina 21 
modello passivo non più in produzione dal quale sono evidentemente ricavati questi Q-BT3. La
scheda di amplificazione e conversione audio è divisa su tre livelli e realizzata in modo semplice ma
razionale, con finali di potenza tradizionali. Tra
le due schede per l’ampli e per gli ingressi c’è una
piastra in alluminio che funge al tempo stesso da
dissipatore di calore e da schermo per interferenze
verso la delicata sezione di conversione digitale/
analogico.
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
ome da copione, insieme alla
release 7.1 del sistema operativo mobile di casa Apple
c’è stato il solito proliferare di articoli e rumor sulla prossima big
release, quell’iOS 8 che presumibilmente verrà annunciato entro fine
anno. Alcune fonti bene informate
di 9to5Mac hanno dichiarato al
magazine che Apple sta puntando
in modo massiccio sulla propria app
Mappe, il cui obiettivo è quello di
diventare centrale nell’economia del
sistema operativo.
Tutti ricordiamo le origini tumultuose di Mappe, con tanto di scuse
pubbliche, licenziamenti e migliora-
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Un ascolto che convince
Per saggiare a fondo le doti di questi diffusori ne
abbiamo sfruttato tutte le sorgenti: per il Bluetooth abbiamo utilizzato uno smartphone LG G2
per poter ascoltare anche brani FLAC oltre ai consueti MP3, per le sorgenti analogiche e digitali è
stato impiegato un lettore universale con doppio
collegamento analogico e digitale ottico e, infine,
abbiamo anche collegato un televisore sempre in
modalità digitale ottica. La riproduzione di brani in modalità Bluetooth inizia a fornire informazioni molto interessanti, la resa è nettamente
migliore rispetto alla media di questo tipo di diffusori e molto competitiva con i migliori diffusori
Bluetooth di questa fascia di prezzo e dal blasone
importante.
Il punto di forza dei Q-BT3 è la riproduzione tridimensionale, di ottimo livello anche a confronto dei
nostri soliti diffusori di riferimento. Molto buono
anche l’equilibrio tonale che non enfatizza gli
estremi banda e consente di mantenere voci corpose e un’ottima dinamica con ogni genere musicale.
Non delude nemmeno la risposta verso l’estremo
più basso delle frequenze che, seppure inevitabilmente limitato dalle dimensioni fisiche del mobile,
non fa perdere quasi nulla anche ai brani musicali
più complessi o con la musica classica. La potenza
ci è parsa più che adatta allo scopo, ma non bisogna forzare la mano al volume per non perdere
l’equilibrio ottimale di questo diffusore. Dopo le
eccellenti note ricavate dall’ascolto in Bluetooth,
le aspettative dagli altri ingressi sono aumentate
e non abbiamo avuto delusioni. Usando l’ingresso
ottico, sfruttabile anche con sorgenti a 96 kHz, rimane quanto di buono finora descritto e la resa si
avvicina molto a quella dei migliori diffusori della
categoria ma di tipo passivo, aumentando il valore
del rapporto qualità/prezzo. La tridimensionalità
delle migliori registrazioni è ulteriormente incrementata e rimane l’ottimo equilibrio che porta al
piacere d’ascolto con la musica preferita.
Utilizzando come sorgente il televisore, molto dipende dalla bontà del segnale in ingresso, che il
diffusore mette subito in luce specie con audio Dolby dai canali HD; certamente abbiamo un ascolto
più coinvolgente rispetto alle solite soundbar, anche quelle di prezzo equivalente a questi Q-BT3. Il
massimo dei risultati, però, lo si ottiene da sorgenti analogiche di ottimo livello, dove questi piccoli
inglesi vanno a insidiare i migliori rappresentanti
della categoria non amplificati, facendo pesare il
vantaggio dell’amplificazione integrata per chi ha
problemi di spazio. Probabilmente non è il campo
dove i Q Acoustics volevano scendere in competizione, ma con una sorgente all’altezza della situazione l’ascolto diventa piacere d’ascolto, un fattore
molto raro da ritrovare nella categoria dei diffusori Bluetooth.
I Q-BT3 sono riusciti a stupirci nonostante l’ottima
fama che già li accompagnava in versione passiva.
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di Emanuele VILLA
estratto da dday.it
n.86 / 17 MARZO 2014
TEST Dimensioni compatte, peso ridotto e possibilità di una batteria ricaricabile ne suggeriscono l’uso in mobilità
Pure Evoke D2, la radio con DAB e Bluetooth
Radio digitale portatile che può anche essere utilizzata come diffusore Bluetooth per smartphone
di Roberto FAGGIANO
ure Evoke D2 è una radio digitale con ricezione DAB e FM che può essere utilizzata come
diffusore per smartphone e tablet tramite
Bluetooth. In questa doppia veste, il prezzo di listino di 160 euro diventa più interessante seppure
sempre elevato in assoluto. Molto elegante la finitura che prevede una cornice e struttura in legno
disponibile in bianco o nero domino. I comandi
sono molto intuitivi, con due manopole per il volume e selezione opzioni del menù, due tasti per attivare il menù e scegliere la sorgente oltre a quattro
tasti per le 20 preselezioni di memoria; completa il
frontale un display ricco di informazioni utili sulle
stazioni DAB o per segnalare le altre sorgenti. Non
ci sono telecomandi in dotazione né app per smartphone o tablet. Sul retro spicca l’accordo reflex
dell’altoparlante e l’antenna stilo orientabile, più
in basso la presa cuffia e un ingresso ausiliario per
altre sorgenti; la presa mini USB è dedicata a eventuali aggiornamenti software.
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DAB, questo sconosciuto
La radio digitale DAB (Digital Audio Broadcast)
continua a vivere nell’oblio nonostante sia attiva in
Italia dal 1998. Le indubbie qualità di ricezione si
sono sempre scontrate con il prezzo elevato dei ricevitori e con il fatto che l’utente medio non sentiva
la necessità di cambiare la vecchia radio FM. Si potrebbe fare un parallelo con le trasmissioni televisive, ma in quel caso il passaggio al digitale terrestre
è stato obbligato, mentre nessuno osa proporre lo
stesso provvedimento per la radio. Perfino in Gran
Bretagna, dove il DAB è più diffuso, l’annunciato
switch off FM previsto per il 2015 è stato rinviato
a furor di popolo. Nel frattempo la radio è approdata sul web aprendo le porte all’ascolto libero di
migliaia di stazioni di tutto il mondo. Nemmeno
la modalità di trasmissione DAB+ con nuovo algoritmo di compressione HE-AAC ha cambiato la
situazione. Tuttavia basterebbe l’ascolto di una radio come questa Pure per convincersi della qualità
delle trasmissioni DAB rispetto alla modulazione
di frequenza. Attualmente sono disponibili circa
30 stazioni in buona parte del territorio nazionale, molte di più in Trentino Alto Adige (www.digitalradio.it).
Portatile ma non troppo
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La radio di Pure potrebbe essere facilmente utilizzata anche in mobilità, grazie alle dimensioni compatte (LxAxP: 11x18x12 cm) e al peso ridotto, oltre
alla possibilità di essere alimentata a batteria. Nel-
torna al sommario
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la pratica però mancano maniglie o punti di presa
e la batteria ricaricabile è fornita solo in opzione ed
è costosa (40 euro), forse sarebbe stato meglio dare
la possibilità di utilizzare normali batterie alcaline.
Pure afferma che la batteria ricaricabile è più ecologica e conveniente: sul primo fattore non si discute
ma circa il minor costo si potrebbe discutere.
Radio eccellente e buon diffusore
L’impostazione della Evoke D2 segue le regole della radio DAB: alla prima accensione bisogna indicare il Paese per impostare la gamma di frequenze
e poi parte la ricerca automatica delle emittenti disponibili. Per la gamma FM invece si può scegliere
la modalità manuale in modo da selezionare solo
le stazioni che interessano, identificate dal sistema RDS. Curioso il meccanismo di richiamo delle
20 preselezioni DAB e FM oltre la terza: bisogna
premere il tasto 4+ e poi agire sulla manopola fino
a trovare la stazione desiderata. Poco male per
il DAB dato che le stazioni disponibili sono poche di più rispetto alle preselezioni. Il display ha
la luminosità regolabile con due linee di testo, la
versione preimpostata permette di vedere il nome
dell’emittente sulla prima riga e le informazioni di
testo scorrevole sulla seconda. Inoltre, può essere
visualizzato il livello del volume, il livello del segnale in antenna e gli orari della eventuale sveglia o del
timer da cucina. Disponibile anche lo spegnimento
ritardato. Si può scegliere di visualizzare sempre
l’ora anche a radio spenta. Tra le opzioni del menù
ci sono i controlli di tono per regolare la resa sonora in base ai gusti personali.
L’ascolto della radio DAB stupisce sempre per la
pulizia da ogni tipo di disturbo, la Evoke D2 aggiunge un’ottima qualità d’ascolto: nessun eccesso
o rimbombo in gamma bassa, voci chiare e corpo-
se, gamma acuta più che sufficiente anche per un
buon ascolto musicale. La qualità media di trasmissione delle diverse stazioni è piuttosto buona,
con le punte migliori per Rai FD4 e FD5 oltre ad
alcune stazioni di RTL. Molta buona anche la qualità dei canali test Kc, trasmessi in modalità DAB+
e già compatibili con questo ricevitore.
Eccellente la sensibilità di ricezione, non serve
nemmeno estendere l’antenna per avere subito disponibili tutte le stazioni. Nulla da eccepire
nemmeno con l’FM, sempre con buona sensibilità e capacità di separare senza interferenze le
stazioni troppo vicine tra loro. Non c’è gara tra
emittenti disponibili sia in FM sia in DAB, dove la
radio digitale è sempre vincente. Infine, la prova
in Bluetooth con la musica trasmessa da un iPod
Touch. Dopo le consuete operazioni di abbinamento l’ascolto procede in scioltezza, senza troppi limiti pur considerando la configurazione monofonica
dell’altoparlante. Non si può sperare di ottenere
un ascolto altamente coinvolgente da un diffusore
così compatto, però la resa è piacevole per un buon
sottofondo musicale e la gamma bassa è molto
equilibrata. L’abbinata DAB e Bluetooth è piuttosto convincente, forse poco centrata per l’utente
medio italiano ma gradevole alla vista e all’ascolto
e con rapporto qualità/prezzo corretto.
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