SCUOLA DIOCESANA PER OPERATORI PASTORALI 2011-2012 LA MISTAGOGIA: L‟ACCOMPAGNAMENTO NELLA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CRISTIANO 5 dicembre 2011 1. Icona biblica: At 15,1-35 Relatore: don Andrea Turchini Il “Concilio” di Gerusalemme Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: “Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati". 2Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. … 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: "È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè”. 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. … 13Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: “Fratelli, ascoltatemi. 14Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. 15Con questo si ac-cordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, 17 perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,dice il Signore, che fa queste cose, 18note da sempre.19Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, 20 ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe”… 22Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba … Questo testo ci aiuta a comprendere come la Chiesa, fin dai suoi inizi, ha dovuto camminare per approfondire la volontà del Signore in riferimento alle situazioni che via via si venivano a creare. La comunità cristiana antica ci fornisce un metodo che ci può aiutare per comprendere come nel cammino di formazione alla vita cristiana non possano essere considerati sufficienti gli elementi iniziali, ma si necessiti di un percorso di formazione permanente che sostenga il cristiano nell‟approfondimento della conoscenza della volontà del Signore nella sua vita. Proviamo ad elencare alcuni elementi di metodo: - Prendere sul serio la situazione di conflitto che si viene a creare nella comunità cristiana; non si chiudono gli occhi di fronte al problema; non si attende che si risolva da solo, ma si coglie quella occasione come un‟opportunità per crescere; - Si attua un confronto ecclesiale che coinvolge in modo serio i responsabili della comunità; - Si vive un clima di ascolto della Parola di Dio (che rimane il punto di riferimento per tutti) e reciproco per comprendere come la grazia di Dio sta operando nella situazione; - Si prende una decisione che coinvolge e chiama in causa il responsabile della comunità; - La comunità aderisce unanime a quella che viene riconosciuta come la volontà del Signore che continua a guidare la Chiesa nel suo itinerario di testimonianza e di annuncio. Quali sono gli elementi sostanziali di questa proposta? Il vivere fino in fondo la realtà (stile dell‟incarnazione); il confronto con la Parola di Dio; il discernimento eccle-siale; la scelta condivisa. Tutto questo non si improvvisa, ma necessita di una formazione permanente che noi poniamo (impropriamente) sotto il nome di mistagogia. 2. Riflessione sul tema della formazione permanente La mistagogia era ed è il tempo che la Chiesa dedica alla formazione del neofita (colui/colei che ha ricevuto il battesimo) nei giorni immediatamente successivi al battesimo. La parola, tecnicamente significa educazione sui misteri. I misteri sono soprattutto quelli liturgici perché i catecumeni, prima del battesimo non erano am-messi alla Messa e la vivevano per la prima volta in occasione della loro iniziazione. La Chiesa si preoccupava di istruirli dopo su ciò che avevano già vissuto e aiutarli a comprenderne il significato. Tempo della Mistagogìa secondo il RICA 235. Perché i primi passi dei neofiti siano più sicuri, è desiderabile che in tutte le circostanze siano aiutati pre-murosamente e amichevolmente dalla comunità dei fedeli, dai loro padrini e dai pastori. Ci si occupi con impegno per facilitare ad essi un pieno e sereno inserimento nella comunità. 22 LA MISTAGOGIA: L’ACCOMPAGNAMENTO NELLA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CRISTIANO Che senso ha parlare di mistagogia oggi? Il concetto ci aiuta a ricordare che il cristiano battezzato richiede di essere accompagnato perché non tutto può essere spiegato o compreso nel tempo che precede l‟iniziazione, e perché – come succedeva ai neofiti – ci sono passaggi formativi che richiedono di essere pro-vocate dall‟esperienza. Quali i punti di riferimento per questa formazione permanente? La Parola di Dio: lampada che i guida i passi dell’uomo 13. - Lo scarso numero di fedeli che accostano le sacre Scritture e il debole impegno per un pastorale biblica parrocchiale; il distacco della lettura biblica da un atteggiamento di fede ecclesiale; il suo isolamento dai segni di grazia che la Chiesa pone per la vita dei fedeli, in particolare i sacramenti e l‟approfondimento catechistico; un accostamento non preparato da regole elementari di comprensione, soprattutto nel momento in cui certe sètte religiose abusano proprio della Scrittura; la scarsa incisività della parola di Dio nella conversione del cuore, nell‟impegno missionario e di carità, nel servizio alla vita sociale e politica; l‟assenza di silenzio e di contemplazione sulla parola di Dio: tutte queste sono ombre che non annullano, ma certamente appesantiscono il fervore per la Bibbia che è già vivo tra noi e che lo Spirito intende far crescere ed estendere, poiché il destino della Parola è che «si diffonda e sia glorificata» (2Ts 3,1). 17. - La Parola suscita la fede e convoca la Chiesa; a sua volta è la fede della Chiesa che accoglie, custodisce, interpreta e trasmette la Parola. È, pertanto, dal mistero stesso della parola di Dio incarnata nel segno biblico che provengono i criteri di comprensione e interpretazione della Scrittura. Essi sono fondati sull‟identità divina e umana del libro sacro, e insieme sul suo vitale e indissolubile inserimento nella totalità di fede della Chiesa. Lo attesta l‟esperienza stessa dei credenti, come testimonia san Gregorio Magno: «So infat-ti che per lo più molte cose nelle sacre Scritture che da solo non sono riuscito a capire, le ho comprese mettendomi di fronte ai miei fratelli». Ne scaturiscono una serie di norme oggettive, che tuttavia non escludono un sano pluralismo di metodi. Le attingiamo dal Catechismo della Chiesa Cattolica, e dal documento della Pontificia Commissione Biblica su L‟interpretazione della Bibbia nella Chiesa, esponendole così succintamente: - ricercare con attenzione il senso letterale od oggettivo del testo sacro; in ciò diventa indispensabile l‟uso del metodo storicocritico, integrato opportunamente da altri metodi, mentre va decisamente scartata la lettura fondamentalista e ogni altro approccio puramente soggettivo; - prestare grande attenzione al contenuto e all‟unità di tutta la Scrittura, e dunque al mistero di Cristo e della Chiesa; - leggere la Scrittura nella tradizione vivente di tutta la Chiesa; - essere attenti all‟analogia della fede, ossia alla coesione delle verità della fede tra loro nella totalità del progetto della divina rivelazione; - realizzare il processo di inculturazione e di attualizzazione, grazie al quale la parola di Dio risuona come parola per l‟oggi. Alla luce di tali indicazioni trovano risposta due obiezioni che talora sorgono nelle comunità a riguardo dell‟impegno a promuovere la lettura della Scrittura. Vi è chi ha timore che la pratica della Bibbia porti ad un distacco dal Magistero e dalle altre forme di comunicazione della fede, come la catechesi e i catechismi. Se ciò avvenisse, sarebbe un segno certo di incontro non corretto con la Scrittura, poiché quello che lo Spirito comunica nel libro sacro avviene nella Chiesa, in comunione con i suoi pastori e in armonico coordinamento con altre forme di trasmissione del Credo ricevute dalla Tradizione. Si sottolinea pure il pericolo di un certo intimismo spiritualistico nel contatto con la Bibbia. In verità chi incontra rettamente la Scrittura si imbatte in una Parola che è ultimamente la persona di Gesù Cristo, il quale, come già nei Vangeli, sollecita la conversione nel cuore e nelle opere, spinge a fare una migliore giustizia, stimola alla carità concreta verso il prossimo, propone uno stile esigente di comunione e di fraternità nella comunità e di schietto impegno missionario nel mondo. 21. - In forza di tali considerazioni, la pastorale biblica deve tendere a questi obiettivi principali: - aiutare i fedeli a conoscere e leggere personalmente e in gruppo la Bibbia, nel rispetto della sua identità teologica e storica; - favorire l‟incontro diretto dei fedeli con la parola di Dio scritta, in modo da saper ascoltare, pregare, attualizzare e attuare la Parola nella vita quotidiana; - abilitare ad alcune forme di condivisione biblica, come avviene nei gruppi biblici; - rendere idonei i ministri della Parola e altri animatori a sapere iniziare i fedeli alla Bibbia. 22. - Per raggiungere tali obiettivi è necessario rispettare alcune esigenze metodologiche ben definite: - l‟incontro di fede con la Bibbia vale per se stesso, anche se non è chiuso in se stesso; deve cioè poter avere la propria autonomia di procedimento, mantenendo sempre una relazione vitale con le altre forme di comunicazione della fede proprie della tradizione della Chiesa (liturgia, catechesi, ecc.); - vanno considerate due maniere diverse e complementari di valorizzazione della Bibbia: la via diretta al testo sacro e lo sviluppo della componente biblica negli altri canali di trasmissione della fede, come la catechesi e la celebrazione; - diverse e plurime sono le forme e i modi di incontro con la Bibbia, in riferimento alla condizione di fede e di vita dei destinatari; 23 SCUOLA DIOCESANA PER OPERATORI PASTORALI 2011-2012 a questo scopo si terrà conto saggiamente delle svariate esperienze di pastorale bi-blica realizzate nelle comunità ecclesiali nel mondo1. Nella stessa prospettiva l‟ultima Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini” al n. 75. La celebrazione del mistero pasquale e la preghiera personale 14. È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia. Essa infatti è la pri-ma e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano, e perciò i pastori d‟anime in tutta la loro attività pastorale devono sforzarsi di ottenerla attraverso un‟adeguata formazione2. 119. Non si può partecipare pienamente a un rito di cui non si conosca l‟origine e il senso, la portata simbolica e il valore profetico. I riti e i segni della liturgia non sono sempre di facile comprensione. Nati in un tempo diverso dal nostro, dominato da altri valori e stili di vita, i simboli liturgici sono spesso di difficile comprensione per il popolo cristiano. È necessario un paziente sforzo di iniziazione biblica e liturgica perché i fedeli vi entrino, perché imparino a conoscerli e ad amarli. E questo impegno non potrà mai dirsi completamente assolto. Non è tanto un problema di spiegazione. Un simbolo, quando è troppo spiegato, perde la sua forza. I Padri della Chiesa illustravano i riti dell‟iniziazione solo dopo che questa aveva avuto luogo. Era la „mistagogia‟ (iniziazione ai misteri), o arte di condurre i fratelli a incontrare, al di là della soglia del rito sensibile, il Cristo che salva. Un‟arte che appare urgente recuperare. Il simbolo sacramentale non va svuotato riempiendolo di parole. Il rito deve ritrovare una sua propria eloquenza che sarà diversa da quella della catechesi. Ci sarà poi tutta una vita per dare forma concettuale a ciò di cui si è fatto l‟esperienza in un breve momento. La verità del simbolo è tutta interiore al rito e ne fonda la rispondenza e la sintonia con colui che gli si accosta; il simbolo deve caricarsi di umanità, affinché l‟uomo lo senta come suo e possa vivere del dono che esso esprime3. La vita ecclesiale nell’ampiezza delle sue dimensioni 41. Nei vari generi di vita e nei vari compiti una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e verità Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità. In primo luogo i pastori del gregge di Cristo devono, a immagine del sommo ed eterno sacerdote, pastore e vescovo delle anime nostre, compiere con santità e slancio, umiltà e forza il proprio ministero … Alla missione e alla grazia del supremo Sacerdote partecipano in modo proprio anche i diaconi, i quali, servendo i misteri di Dio e della Chiesa devono mantenersi puri da ogni vizio, piacere a Dio e studiarsi di fare ogni genere di opere buone davanti agli uomini (cfr. 1Tm 3,8-10; e 12-13)… I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono sostenersi a vicenda nella fedeltà dell‟amore con l‟aiuto della grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Così infatti offrono a tutti l‟esempio di un amore instancabile e generoso, edificando la carità fraterna e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell‟amore, col quale Cristo amò la sua sposa e si è dato per lei. Un simile esempio è offerto in altro modo dalle persone vedove e celibatarie, le quali pure possono contribuire non poco alla santità e alla operosità della Chiesa. Quelli poi che sono dediti a lavori spesso faticosi, devo-no con le opere umane perfezionare se stessi, aiutare i concittadini e far progredire tutta la società e la crea-zione verso uno stato migliore; devono infine, con carità operosa, imitare Cristo, le cui mani si esercitarono in lavori manuali e il quale sempre opera col Padre alla salvezza di tutti, in ciò animati da una gioiosa speranza, aiutandosi gli uni gli altri a portare i propri fardelli, ascendendo mediante il lavoro quotidiano a una santità sempre più alta, santità che sarà anche apostolica. Sappiano che sono pure uniti in modo speciale a Cristo sofferente per la salute del mondo quelli che sono oppressi dalla povertà, dalla infermità, dalla malattia e dalle varie tribolazioni, o soffrono persecuzioni per la giustizia: il Signore nel Vangelo li ha proclamati be-ati, e « il Dio... di ogni grazia, che ci ha chiamati all‟eterna sua gloria in Cristo Gesù, dopo un po‟ di patire, li condurrà egli stesso a perfezione e li renderà stabili e sicuri» (1 Pt 5,10). 1 Nota Pastorale CEI (1995) “La Parola del signore si diffonda e sia glorificata”. La Bibbia nella vita della Chiesa. http://www.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_cei/2010-01/11-54/BIBBIA_VITA_CHIESA.pdf. 2 Sacrosanctum Concilium, 14. 3 CONSIGLIO DELL’ASSOCIAZIONE PROFESSORI E CULTORI DI LITURGIA (a cura di), Celebrare in spirito e verità. Sussidio telogico-pastorale per la formazione liturgica, Edizioni liturgiche, Roma 1992, n. 119. 24 LA MISTAGOGIA: L’ACCOMPAGNAMENTO NELLA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CRISTIANO Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso ser-vizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo4. Il discernimento sulle scelte di vita nelle varie situazioni: la prospettiva vocazionale 21. - Come espressione dinamica della comunione ecclesiale e metodo di formazione spirituale, di let-tura della storia e di progettazione pastorale, a Palermo è stato fortemente raccomandato il discerni-mento comunitario. Perché esso sia autentico, deve comprendere i seguenti elementi: docilità allo Spi-rito e umile ricerca della volontà di Dio; ascolto fedele della Parola; interpretazione dei segni dei tempi alla luce del Vangelo; valorizzazione dei carismi nel dialogo fraterno; creatività spirituale, missionaria, culturale e sociale; obbedienza ai Pastori, cui spetta disciplinare la ricerca e dare l‟approvazione definitiva. Così inteso, il discernimento comunitario diventa una scuola di vita cristiana, una via per sviluppare l‟amore reciproco, la corresponsabilità, l‟inserimento nel mondo a cominciare dal proprio territorio. Edifica la Chiesa come comunità di fratelli e di sorelle, di pari dignità, ma con doni e compiti diversi, plasmandone una figura, che senza deviare in impropri democraticismi e sociologismi, risulta credibile nella odierna società democrati-ca. Si tratta di una prassi da diffondere a livello di gruppi, comunità educative, famiglie religiose, parrocchie, zone pastorali, diocesi e anche a più largo raggio. I responsabili delle comunità cristiane ne approfondiscano il senso e le modalità per poterla promuovere come autorevoli guide spirituali e pastorali, saggi educatori e co-municatori5. La fede, infatti, ha - da questo punto di vista - una duplice struttura: progressivo-dinamica e storico-esperienziale, è assenso che matura lungo un cammino costante, o adesione mentale-affettivo-volitiva che avviene solo dopo un lungo processo. È qualcosa di complesso e articolato, che non si dà in un singolo istante e si compie, invece, nell‟arco della vita e nella storia concreta, assumendo forme e configurazioni specifiche, secondo la vocazione particolare d‟ognuno. Il sì alla chiamata non è il proprio modo specifico di credere, la «forma» che esso assume? In tal senso credere è come un lento pellegrinaggio che a ogni passo svela qualcosa di nuovo e forse d‟imprevisto, per un‟esperienza di Dio che ogni giorno s‟arricchisce ed è messa alla prova, deve combattere ed è resa più forte, fino all‟ultimo giorno di vita. Per questo alla fede si giunge solo dopo un cammino di formazione permanente; anzi, più che di atto di fede, che è qualcosa di statico e compiuto in sé, si dovrebbe parlare di formazione continua dell‟adesione cre-dente, in un organismo chiamato a divenire adulto nella fede, nella concretezza e unicità della sua vita, «nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). La formazione permanente della fede, allora, si compie nella formazione altrettanto permanente di quel progetto nascosto nel piano vocazionale di ognuno e che, al tempo stesso, al di là d‟un progetto prettamente individuale, mira a «edificare il corpo di Cri-sto» (Ef 4,12)6. 3. Applicazioni pastorali Una scelta fondamentale: la formazione permanente! Ripartiamo dagli adulti! Dobbiamo accettare e sostenere nelle nostre comunità ecclesiali che la formazione permanente è un‟esigenza imprescindibile affin-ché le comunità possano essere ciò che sono chiamate ad essere. L‟intenzione fondamentale è da ricuperare a livello personale e a livello comunitario (principio dell‟auto formazione). In questo senso un deciso cambio di prospettiva può realizzarsi solamente se si decide di ripartire dalla formazione degli adulti. I quattro punti sopra evidenziati mostrano in punti di riferimento fondamentali per ogni cammino di formazione permanente rivolta ai giovani o agli adulti: - Un serio e costante lavoro sulla Parola di Dio che ritroviamo nella Scrittura: i metodi sono molti e su questi si potrebbe utilmente approfondire; a questo punto sembra comunque importante partire. Letture del lezionario domenicale; lettura continua di un testo biblico; scuola della Parola; Lectio divina… Dobbiamo ripartire dal concetto che un cristiano adulto non può fare a meno di una serio e nor-male riferimento alla Parola di Dio. - Un impegno nella mistagogia per diventare partecipe della liturgia ecclesiale. Una comunità che si impegna ad approfondire il significato e il valore dei vari aspetti della celebrazione e della liturgia è una comunità che aiuta a crescere nella vita cristiana i suoi membri: l‟anno liturgico, l‟eucaristia, la liturgia delle ore, la riconciliazione, la celebrazione dei battesimi … deve diventare patrimonio comune degli adulti della comunità. 4 Lumen Gentium, 41. “Con il dono della carità dentro la storia”. Nota della Conferenza episcopale italiana dopo il Convegno ecclesiale di Palermo 1996. 6 A. CENCINI, Il respiro della vita La grazia della formazione permanente, San Paolo 2002; http://www.atma-o-jibon.org/italiano9/cencini_respirodellavita2.htm 5 25 SCUOLA DIOCESANA PER OPERATORI PASTORALI 2011-2012 - L‟approfondimento dell‟esperienza della vita ecclesiale attraverso la conoscenza e la valorizzazione di tutti gli aspetti: la dimensione parrocchiale, zonale, diocesana; le varie vocazioni, i vari ministeri e i vari carismi nella comunità cristiana per conoscere a valorizzare ognuno. Partecipare alla missione della comunità cristiana, sentirsene parte e impegnarsi in essa. - Il discernimento comunitario su ciò che coinvolge la vita della comunità ecclesiale e l‟accompagnamento personale delle persone per aiutarle a crescere nella fedeltà (che non è solo una questione di resistenza o di perseveranza) alla propria personale vocazione: a) la dottrina sociale della chiesa, le tematiche che coinvolgono la bioetica; b) il discernimento personale e l‟accompagnamento vocazionale di ogni persona nelle varie fasi o circostanze della vita. 4. Testimonianze Catechesi biblica e vita di comunità: l‟esperienza della Parrocchia Santa Famiglia di Fano Alcuni cenni sulle caratteristiche della parrocchia parrocchia caratterizzata dalla forte presenza di famiglie adulte dalla lunga esperienza in campo ecclesiale e da famiglie più giovani che si stanno ora aprendo ad un approfondimento di fede; rapporto di lunga data con il parroco la cui autorevolezza è garanzia di un confronto attento e costruttivo con le famiglie adulte e più giovani. Una autorevolezza frutto di grande spiritualità, competenza biblica e coe-renza di vita oltre che amore alla chiesa così com‟è; parrocchia di recenti origini localizzata in un quartiere periferico della città di recente sviluppo urbanistico e forte immigrazione non solo dall‟estero, ma anche dal sud Italia; una parrocchia particolarmente attenta alla dimensione dell‟accoglienza data la provenienza di molti dal volontariato organizzato; una parrocchia che si apre alla dimensione comunitaria grazie ad una attenzione alla Parola studiata, celebrata e vissuta: trent‟anni di catechesi bibliche, lo studio della teologia da parte dei laici, la presenza di ministeri istituiti e di diaconi, l‟apertura alle donne, il riferimento al Vaticano II, contatti con alcune importanti realtà ecclesiali italiane (la comunità di Bose, la comunità di Monteveglio e la spiritualità di d. Giuseppe Dossetti, d. Oreste Benzi e la Giovanni XXIII). una comunità ormai complessa che si riunisce intorno alla celebrazione eucaristica e all‟ascolto della Parola attraverso una “Catechesi biblica” partecipata da persone di diversa provenienza che stanno cercando assieme tutto ciò che il Signore ha indicato come priorità nella vita di fede al di là delle inevitabili differenze di sensibilità, di cultura, di esperienze di vita di ciascuno. Il cammino delle 12 tribù Dopo molti anni dedicati ad un ascolto comunitario gestito direttamente dal parroco abbiamo ritenuto, ad un certo punto, di dover fare un salto di qualità assumendoci direttamente, come laici, la responsabilità di diventa-re annunciatori della Parola e di coinvolgere più gente possibile nel percorso di catechesi per gli adulti proprio perché la “Parola” è di tutto un “popolo in cammino” e non solo del suo Pastore. Sollecitati in tale intuizione dallo stesso parroco abbiamo “inventato” il percorso delle “12 tribù” riorganizzando i partecipanti alla catechesi biblica in 12 gruppi, denominati in base alle tribù di Israele insediatesi nella terra promessa. Ad ogni gruppo è stato dato l‟incarico di preparare, per tempo, il proprio testo biblico di riferimento indicato in un apposito calendario consegnato all‟inizio di ogni percorso e l‟impegno di allargare il proprio gruppo ai lontani, agli innamorati segreti di Dio, a coloro che vorrebbero, ma non si buttano, a chi si mantiene ai margini, per avviarli ad un percorso stabile di ascolto. Si è trattato di un cammino intenso a cadenza settimanale periodicamente intervallato da: interventi del Parroco sui temi di “introduzione alla Parola di Dio” per offrire contributi di metodo ai vari gruppi, ma anche per sollecitare riferimenti concreti alla vita della comunità, interventi dei “ministri lettori” e dei Diaconi su testi legati a particolari periodi liturgici; interventi di relatori esterni su argomenti di ermeneutica, catechesi biblica o spiritualità (sotto forma di lectio magistralis). In questa prospettiva i “laici”, protagonisti di questo cammino, sono impegnati nella organizzazione della fase di preparazione della propria catechesi nelle settimane precedenti al proprio turno. Si tratta di momenti di preparazione vissuti nelle proprie case intorno al testo di riferimento da parte dei com-ponenti delle singole tribù in base ad una propria autonoma modalità illustrativa ed esplicativa. Il responsabile della tribù individua i commenti di riferimento su cui preparare l‟approfondimento e definisce le modalità più efficaci di presentazione del lavoro di riflessione, nel venerdì del suo turno, che tenga sempre conto di una correttezza di approccio al testo, ma anche di un coinvolgimento di vita e di apertura spirituale ed esistenziale capace di leggere i segni dei tempi e di aprire tutti a prospettive di conversione seria ed adulta. 26 LA MISTAGOGIA: L’ACCOMPAGNAMENTO NELLA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CRISTIANO Abbiamo avviato questo percorso ormai da oltre cinque anni grazie anche alla presenza attiva del parroco che costruisce l‟intero percorso pastorale della Parrocchia intorno alla catechesi biblica vissuta in stretto collega-mento con al celebrazione eucaristica domenicale e feriale. La metodologia seguita Le nostre catechesi seguono una metodologia basata su alcune convinzioni fondamentali e su alcune indica-zioni fisse così riassumibili: una connotazione “permanente” della catechesi biblica per adulti: la sera del venerdì è infatti “consacrata” all‟ascolto della Parola per tutto l‟anno e senza mai interruzione alcuna nemmeno nella stagione estiva; una caratterizzazione “liturgica” dell‟ascolto: la catechesi biblica è infatti vissuta in Chiesa e con la procla-mazione del testo fatta dall‟ambone; un percorso di lettura a carattere continuativo e non tematico: si segue un libro, in modo costante e non a pezzi perché è la nostra vita a dover “ruotare” attorno alla Parola e non viceversa. La lettura continuata del te-sto ci dà infatti la possibilità di entrare in confidenza con una storia, con uno stile, con i vari riferimenti, facen-doci a mano a mano sentire sempre più a nostro agio con il testo stesso; un‟alternanza di Antico e Nuovo testamento perché entrambi sono “Parola di Dio” e nessuno può essere compreso senza l‟altro; un approccio al testo che stimoli processi di attualizzazione, nella volontà di trovare aderenza con la vita in una conversione continua senza mai perdere di vista l‟oggettività della sua dimensione rivelativa (perché “i miei pensieri non sono i vostri pensieri”). Il lavoro delle tribù, perciò, funziona come un work-shop; è un lavoro sul testo, per far sì che il testo stesso possa essere calato nella vita di chi lo legge e possa essere di aiuto per ripensare e reinterpretare la vita di chi ascolta. Nell‟esperienza delle 12 Tribù la lettura della Parola è comunitaria ed ecclesiale e non personale, (“nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, perché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito santo parlarono quegli uomini da parte di Dio” 2Pt 1,20-21) e in questo percorso impa-riamo la lettura fraterna, che diventa poi stimolo per un discernimento personale. Criteri di approccio al testo Ai responsabili delle 12 tribù sono stati indicati, per questo motivo, alcuni dati di “introduzione alla Scrittura” essenziali da tenere bene a mente e da cui partire per comprendere il rapporto del credente con la Scrittura e avvicinare così a questo “tesoro prezioso” più gente possibile senza paura. Li abbiamo così riassunti in alcuni grandi principi a cui fare sempre riferimento: 1. La Sacra Scrittura contiene parole sensate e alla portata della comune intelligenza dell‟uomo perché è Parola di Dio espressa in parola umana. Non contiene quindi parole magiche o esoteriche riservate solo a persone intellettualmente o spiritualmente privilegiate; 2. Spetta ai cristiani, di conseguenza, mettere la necessaria volontà e impegno in ordine alla comprensione del significato proprio e diretto della Sacra Scrittura (“io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti – Salmo 119,125); 3. La Parola, dopo essere stata ascoltata e capita, deve essere ubbidita; l‟ubbidienza è il segno rivelatore dell‟autentico ascolto e dell‟autentica conoscenza; 4. L‟effettivo ascolto, conoscenza e ubbidienza avvengono nella Chiesa; 5. La lettura e lo studio personale della Parola di Dio nella Chiesa sono la via più efficace alla preghiera cristiana. Ciò serve anzitutto a costruire insieme il senso di appartenenza alla Chiesa partendo dalle Scritture; a rilegge-re l‟attualità, ad interpretare i segni del tempo tenendo conto che la Parola di Dio ci dà una chiave di lettura. Siamo stimolati a rimettere insieme le problematicità della storia e della vita di ciascuno ripartendo dalla Paro-la che da senso al tutto; ci denudiamo di tutto, distruggiamo le nostre umane certezze per ricostruire l‟unica grande certezza con Lui, riaccentrando tutto intorno alla Parola e all‟Eucarestia). La Parola di Dio diventa il criterio di ripensamento di una appartenenza ecclesiale non devozionale che ridia ruolo forte alla dimensione ministeriale del battezzato comune, laico, religioso o presbitero che sia: anche ai laici spetta l‟accesso alle profondità delle Scritture affiche siano “sempre pronti a rispondere, a chiunque vi domandi ragione, della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). In cinque anni di cammino comunitario di ascolto abbiamo letto per intero il Vangelo di Giovanni, gli Atti degli apostoli e il Vangelo di Matteo. Ora stiamo affrontando la lettura delle lettere pastorali di Paolo e alle lettere cosiddette “cattoliche”. 27 SCUOLA DIOCESANA PER OPERATORI PASTORALI 2011-2012 Le scelte dei testi biblici da leggere cercano di non essere mai casuali, ma di rappresentare la vita della comunità e infatti la lettura che se ne fa risente della situazione di vita delle persone che vi partecipano. Conclusioni Una esperienza di cinque anni di cammino che sta lasciando il segno: Laici protagonisti, prete guida in ascolto, un inteso lavoro nelle case, “piccole comunità” che si riuniscono, una amicizia che cresce, doloro della vita che vengono affrontati assieme. Le conseguenze in ordine alla vita di comunità: la carità: l‟accoglienza di situazioni di marginalità sociale, la nascita di Casa Nazaret e poco dopo di Casa Betania, le esperienze di affidamento familiare; il tema della pace (scuola di pace), della giustizia e della sal-vaguardia del creato; la vita pubblica: - la professione: l‟approccio al lavoro e l‟uso dei soldi; - la politica: l‟impegno politico di alcuni (l‟etica e il rispetto delle regole, partire dagli ultimi, evitare scorciatoie ideologiche, forte laicità e autonomia nelle scelte, il fine non giustifica mai i mezzi). l‟esperienza di condomini solidali e delle cooperative sociali nate in questi anni; la presenza in diocesi: l‟ufficio catechistico, l‟apostolato biblico, la commissione giustizia e pace. I ministeri ordinati e istituiti. Le prospettive future: le criticità di un percorso bello, ma irto di difficoltà: l‟assuefazione, l‟abbandono, la tentazione di tornare alla delega al prete, la stanchezza, un piccolo gregge che tiene botta, le tentazioni del mondo, il dolore di alcune perdite, la sensazione di solitudine nonostante tutto. …ma il cammino riprende. Testo base scritto da Giovanni Santarelli per il Convegno teologico-pastorale Annunciare, celebrare, testimoniare - L‟Eucarestia per la vita quotidiana Montorso – martedì 1/mercoledì 2 dicembre 2009. Itinerario Quaresimale “IO CREDO! AIUTA LA MIA INCREDULITÀ” Meditazioni sulla professione di fede ogni lunedì dal 5 Marzo al 2 Aprile 2012 - ore 21,00 Rimini, Chiesa di Sant‟Agostino Lunedì 5 Marzo Il Padre: “Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra” Prof.ssa BRUNA COSTACURTA (Biblista, Docente di Esegesi dell‟Antico Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana) Lunedì 12 Marzo Il Figlio: “Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore” p. ENZO BIANCHI (Teologo, Priore della Comunità monastica di Bose) Lunedì 19 Marzo Lo Spirito Santo: “Credo nello Spirito Santo” p. RANIERO CANTALAMESSA (Francescano cappuccino, teologo e biblista, Predicatore della Casa Pontificia) Lunedì 26 Marzo La Chiesa: “Credo la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati” p. ELIA CITTERIO (Teologo spirituale e patrologo, Comunità dei Fratelli contemplativi di Gesù) Lunedì 2 Aprile La vita eterna:“Credo la risurrezione della carne, la vita eterna” S.E. Mons. FRANCESCO LAMBIASI (Vescovo di Rimini) 28