DIPARTIMENTO SCIENZE UMANE E SOCIALI,
PATRIMONIO CULTURALE
CONOSCERE E AFFRONTARE LA SFIDA DELLE
MIGRAZIONI: IL RUOLO DELLA RICERCA
MMS
MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
VERSIONE DEL 7/1/2016
Coordinatore
Prof. RICCARDO POZZO
DIPARTIMENTO SCIENZE UMANE E SOCIALI, PATRIMONIO CULTURALE
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Piazzale Aldo Moro 7, 00185 Roma
e-mail: [email protected]
Tel.: +39 06.4993.3328
MMS
MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
Executive summary
Un’attenzione del governo italiano sulle migrazioni nel Mediterraneo è quanto mai urgente in questo momento.
La crisi dei migranti pone l’Italia e l’Europa davanti a una sfida le cui dimensioni sono comparabili alla sfida
posta dalla crisi ecologica dell’ultimo quarto del secolo scorso, crisi che fu superata grazie a un enorme sforzo di
ricerca, che portò a una riconversione industriale e un cambiamento nella mentalità dei cittadini.
Oggi, la crisi dei migranti richiede lo stesso approccio, estremamente multidisciplinare, che coinvolge le scienze
umane, le scienze sociali, le scienze religiose e il patrimonio culturale con medicina, matematica, fisica, chimica,
scienze della vita, scienze dell’ambiente, trasporti, agroalimentare e ICT.
Soprattutto, una misura sulle migrazioni nel Mediterraneo viene a integrare per l’Italia e per l’Europa le
iniziative sul Mediterraneo PRIMA (art. 185 TFEU) e i due ERANET COFUND ERANETMED e BLUEMED
(tutti e tre con capofila italiano), che hanno l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative e multidimensionali in
materia di agricoltura, industria alimentare e uso dell’acqua. Non può, tuttavia, e non deve essere solo questo il
ruolo europeo nel Mediterraneo.
L’emergenza umanitaria dei migranti dell’estate 2015 ha chiarito con terribile efficacia che l’obiettivo più
urgente al quale puntare è la costituzione di società euro-mediterranee che siano inclusive, riflessive e attente
alle ripercussioni del fenomeno migrazioni su innovazione sociale e culturale, sicurezza e salute, ambiente e
biodiversità.
Quattro sono le azioni di sistema che il CNR sta promuovendo e rispetto alle quali chiede un intervento della
Presidenza del Consiglio con i Ministeri direttamente interessati (Ministero Istruzione Università Ricerca,
Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero della Giustizia, Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero della Salute, Ministero dello Sviluppo Economico,
Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare). Il MIUR già segue con attenzione l’evolversi
delle azioni.
Esse sono:
(1) un progetto d’ente (CNR) Mediterranean Migration Studies (MMS), che porta a maturazione con un
nuovo approccio multidisciplinare il progetto ‘Migrazioni’, avviato nel 2008.
(2) una misura MMS sul Programma Nazionale della Ricerca (PNR) che coinvolga tutto il sistema della
ricerca italiana e della formazione sui temi della migrazione.
(3) l’integrazione dell’area tematica ‘social being’ in PRIMA-Partnership for Research and Innovation in
the Mediterranean Area (art. 185 TFEU) che ora considera solo ‘food’ e ‘water’.
(4) attivazione di una Focus Area (cross-cutting activity) su ‘Europe 2020 facing migration’ nel contesto
di Horizon 2020.
L’investimento di capitali e competenze delle prime tre azioni di sistema (1-3) a livello nazionale permetterebbe
all’Italia di svolgere un ruolo di leadership in materia di migrazioni all’interno dell’European Research Area e
di indirizzare gli investimenti europei all’interno della Focus Area di Horizon 2020 (4), il programma di
finanziamento quadro per ricerca e innovazione, secondo per portafoglio solo ai fondi strutturali e
d’investimento europei. Per la Focus Area proposta, che si lega alla comunicazione ‘A European Agenda on
Migration’ del 13.5.2015, stiamo parlando di un volume di finanziamenti che, sulla base delle ultime Focus
Areas lanciate nel Work Programme 2016-2017, può aggirarsi intorno a € 200-350 Mln.
Cosa è necessario fare? Investire in Italia per essere competitivi a livello europeo e guidare il processo di ricerca
e innovazione nel settore delle migrazioni;
•
far sì che le aperture della Commissione Europea verso l’attivazione di una Focus Area ‘Europe 2020 facing
migration’ si concretizzino grazie a una forte iniziativa politica italiana.
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I Direttorati-Generali della Commissione Europea che portano già avanti azioni su questioni legate alle
‘migrazioni’ sono DG RTD, DG HOME, DG EAC, DG JUST, DG GROWTH, DG SANCO, DG AGRI, DG
MARE e DG ECHO. Un ruolo importante potrebbe anche svolgere l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli
Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.
Il testo che segue è il risultato di una riflessione di ricercatori provenienti dai sette dipartimenti del CNR
(Ingegneria, ICT e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti; Scienze Bio-Agroalimentari; Scienze Biomediche;
Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali; Scienze Fisiche e Tecnologie della Materia; Scienze del Sistema
Terra e Tecnologie per l’Ambiente, Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale), coordinati dal
Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale.
Tutte le azioni di ricerca proposte sono finalizzate alla creazione di soluzioni innovative per far fronte
all’emergenza dei migranti nel breve periodo e creare sviluppo sociale, culturale ed economico nel medio e
lungo periodo. La maggiore comprensione del fenomeno, risultato degli studi di settore, sarà di supporto alle
decisioni politiche dell’Italia e dell’Unione Europea.
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INTRODUZIONE .................................................................................................................................................. 5
SCENARIO EUROPEO ........................................................................................................................................ 6
ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI ................................................................................. 8
GAP ANALYSIS ..................................................................................................................................................... 9
BUDGET ................................................................................................................................................................. 9
FINALITÀ E OBIETTIVI ................................................................................................................................... 10
STRUTTURE DI RICERCA .......................................................................... Errore. Il segnalibro non è definito.
AZIONI DI RICERCA E INNOVAZIONE ....................................................................................................... 11
WP1. Management,ResearchInfrastructures,DataScience..................................................................12
WP2. Tendenze,scenari,politiche...................................................................................................................14
WP3. Migrazioniesviluppo...............................................................................................................................17
WP4. Processiculturaliperl’integrazione...................................................................................................22
WP5. Tecnologieperl’innovazioneculturalecontroladistruzionedelpatrimonio.....................28
WP6. ICTperMigrationStudies:BigData,CognitiveModelingesicurezzadellasocietà............31
WP7. Salutedellepersonemigrantieimpattosulsistemasocio-sanitario......................................34
WP8. Risorsenaturali,cambiamenticlimaticiemigrazioni..................................................................40
WP9. Biodiversità,migrazionieagricolturasostenibile.........................................................................43
WP10Formazione,disseminazioneecomunicazione................................................................................48
NETWORK ........................................................................................................................................................... 52
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INTRODUZIONE
Il ruolo delle migrazioni è sempre più ineludibile nella società di oggi: inteso originariamente come fenomeno
sociale finalizzato a soddisfare la mobilità come funzione vitale dell’uomo, il suo significato si è gradualmente
ampliato sino a costituire un banco di prova delle dimensioni politiche e un segmento decisivo degli sviluppi
economici, ambientali, etici, sanitari e culturali delle società.
In questo inizio di secolo le migrazioni attraverso e attorno al Mediterraneo sono divenute un’emergenza
umanitaria per Spagna, Italia, Malta, Grecia e Cipro e per l’Europa come intero. Ci si occupa della crisi dei
migranti a tutti i livelli: diversità culturale, sistema dell’accoglienza, pluralismo religioso, integrazione,
assistenza sanitaria, assistenza sociale, scolarizzazione, sistema pensionistico. Sono tutte sfide che la nostra
società deve affrontare con grande urgenza per governare una crescita sostenibile.
Dal punto di vista del sistema della ricerca, le migrazioni sono un ambito altamente diversificato aperto al
contributo di un grande numero di discipline.
Come ha osservato l’onorevole Silvia Costa, l’emergenza è al suo apice. Le proposte discusse al vertice del 14 settembre 2015 sono le
seguenti: non 40.000 ma 160.000 profughi richiedenti asilo devono essere accolti, aprendo le frontiere nell’area Schengen e garantendone
una gestione efficace; deve essere adottato un meccanismo permanente e vincolante di ricollocazione da attivare nelle situazioni di
emergenza che di fatto modifica la convenzione di Dublino (con sanzioni finanziarie per chi non lo rispetta); la CE deve dare un sostegno
operativo ai paesi in prima linea come l’Italia e la Grecia tramite la gestione di punti di crisi (hotspots) e il ricorso alle Agenzie UE
(Frontex, EASO, Europol) per aiutare nella registrazione dei profughi. Va stilata una lista comune UE dei paesi di origine sicuri; gli stati
membri devono prevedere risorse dedicate nell’ambito del bilancio 2016; deve essere recepito urgentemente un sistema europeo comune
di asilo, insieme a una attuazione della direttiva sui rimpatri improntata a un trattamento umano e dignitoso; la UE deve creare canali
sicuri e legali per i rifugiati, quali corridoi e visti umanitari (subito per 20.000) e programmi di reinsediamento che consentano il
ricongiungimento familiare, programmi di patrocinio privato, accordi flessibili per i visti anche ai fini di studio e lavoro; gli stati membri
devono permettere di presentare domanda di asilo presso le proprie ambasciate o consolati. Devono inoltre prevedere severe sanzioni
penali contro il traffico di esseri umani, già oggetto di un’importante direttiva UE e del programma Eunavfor Med, ma non penalizzare
chi aiuta volontariamente i migranti per motivi umanitari. Si sta attendendo la convocazione di una conferenza internazionale sulla crisi
dei rifugiati anche con la partecipazione delle Agenzie delle Nazioni Unite, gli USA, le ONG internazionali e i paesi arabi per concordare
una strategia di aiuto umanitario comune e globale. In poche parole, va riorientata la politica di sviluppo verso la creazione di società
pacifiche, lotta alla corruzione e buon governo, nonché il ruolo della UE e dei suoi stati membri nella risoluzione dei conflitti, in
particolare in Siria, Iraq e Libia, e a intensificare il dialogo politico.
MMS intende contribuire alla discussione in atto sulle sfide culturali, sociali, ambientali ed economiche che la
crisi dei migranti pone all’Italia e all’Europa e alla comunità internazionale. L’obiettivo è la costituzione di una
società inclusiva, aperta, plurale, innovativa, cosciente e sicura, capace di far fronte all’emergenza migrazioni,
che richiede interventi integrati su più fronti e in diversi ambiti, includendo anche la responsabilità di
salvaguardare il patrimonio di culture, saperi tramandati, diversità e biodiversità.
La scienza del ventunesimo secolo è globale, interdisciplinare e data-driven. Si presuppone che i Big Data siano
connessi per lo più alle scienze dure e al commercio, ma le scienze umane e sociali sono altrettanto esposte ai
problemi e alle opportunità offerte dalla crescita esponenziale di dati digitali, asset ad alta velocità, alto volume e
alta varietà di informazioni, che richiedono nuove forme di analisi per osservare, misurare e anche prevedere
fenomeni sociali a scale spazio temporali inaccessibili con i metodi di raccolta dati classici.
MMS accoglie la nuova sfida scientifica della creazione di una Data Science per la Computational Social
Science e per le Data Humanities. La prospettiva è un cambio di paradigma che investa tutte le discipline
spingendo verso un approccio scientifico ibrido in cui la modellizzazione top-down dei fenomeni trova una
nuova sintesi con la scoperta di conoscenze bottom-up, che emergono dalle grandi masse di dati disponibili.
MMS propone esperimenti sui dati visti non solo come validazione di teorie preconfezionate, ma anche come
scoperta di pattern emergenti che possono suggerire agli scienziati nuove teorie e nuovi modelli, in grado di
spiegare più a fondo la complessità dei fenomeni sociali, economici, biologici, tecnologici, culturali. MMS segue
un approccio olistico che tocca simultaneamente i quattro domini della sostenibilità: culturale, sociale,
ambientale, economica.
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Sostenibilità culturale. Le migrazioni costituiscono il fulcro del dialogo interculturale e interregionale, in
particolare nella dimensione della translatio studiorum mediterranea, che proprio intorno al passaggio delle
culture attraverso e attorno al mare ha costruito un vero e proprio modus vivendi. Attorno a esse sono germogliati
inoltre variegati fenomeni di aggregazione sociale finalizzati a conferire valore alla diversità culturale, religiosa
e politica sia a livello di sistemi sia a livello di convinzioni personali. L’educazione rivolta ai migranti, agli
operatori sociali e all’intera società di accoglienza svolge un ulteriore ruolo in questo poliedrico panorama e
costituisce il primo strumento per prevenire o limitare effetti indesiderati di un’integrazione pensata senza il
ricorso al sapere, prima tra tutte la xenofobia. I disagi legati alla mancata integrazione hanno costi molto elevati
sul piano fisico, psichico ed economico sia per i soggetti migranti sia per le società riceventi. Una problematica
di questa importanza e gravità non può essere affrontata con strumenti esclusivamente informativi, ma con
progetti e programmi di portata nazionale che abbiano una valenza sperimentale strategica e strutturale. Per
questo motivo i governi nazionali e l’UE stanno allocando notevoli risorse per scoprire come contrastare la
xenofobia e la violenza estremista, nel quadro del piano di Countering Violent Extremism sostenuto dall’Italia.
Di conseguenza, molteplici sono le domande e le offerte da parte di soggetti, pubblici e privati che aderiscono a
iniziative per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Nella società italiana ed europea, le migrazioni nel
Mediterraneo chiedono una riflessione storica, filosofica, giuridica e religiosa che valorizzi e rivitalizzi le
esperienze di convivenza e i sistemi di pacificazione del rapporto fra culture.
Sostenibilità sociale. Alle migrazioni è legato il tema del welfare e del suo uso efficiente: in un mondo sempre
più popolato la risorsa welfare gioca un ruolo fondamentale. Se da un lato serve a soddisfare bisogni della
popolazione, dall’altro la sua realizzazione implica effetti sulla sostenibilità del sistema, in termini di produzione
di dispositivi legislativi, bilanci degli stati, sistema educativo, distribuzione disomogenea tra gli utilizzatori,
problemi di salute per patologie rare, problemi di sicurezza.
Sostenibilità ambientale. La scelta migratoria è dovuta ai cambiamenti in atto nell’ecosistema terrestre, oppure
indotta da situazioni politiche, demografiche ed economiche, in cui l’ambiente gioca solo il ruolo di
amplificatore del deterioramento delle condizioni di vita. I diversi fattori di pressione sull’uomo e sull’ambiente
sono collegati tra di loro.
Sostenibilità economica. Nella società italiana ed europea, le migrazioni nel Mediterraneo sono attualmente
un’emergenza e una spesa sociale, ma in prospettiva un considerevole fattore di sviluppo a partire da una
efficace gestione delle filiere dell’accoglienza e dell’integrazione.
SCENARIO EUROPEO
A seguito del Concilio Europeo di Lisbona del giugno 1992, la UE stabilì un nuovo quadro di riferimento per le
sue relazioni con i paesi del bacino del Mediterraneo con l’obiettivo di formare una partnership euromediterranea, partnership che divenne realtà alla conferenza di Barcellona del novembre 1995, che riunì per la
prima volta i ministri degli affari esteri degli Stati Membri della UE e quelli dei Paesi Terzi del Mediterraneo.
Per monitorare e promuovere la cooperazione in RTD, nel 1995 veniva istituito il Monitoring Committee for
Euro-Mediterranean Cooperation (MoCo). In termini di relazioni bilaterali, l’attuale politica di dialogo della UE
con i Paesi del Mediterraneo è regolata dalla European Neighbourhood Policy istituita nel 2004 con l’obiettivo
di rafforzare le relazioni con i Paesi delle sponde meridionale e orientale. Nel maggio 2011, una joint
communication (COM (2011) 303) ha proposto lo sviluppo di un Common Knowledge and Innovation Space.
L’evoluzione dell’art. 185 TFEU del Mediterraneo ha visto un ruolo determinante dell’Italia come catalizzatore
di una deframmentazione del sistema della ricerca nella sua unitarietà. L’idea di creare un progetto di
cooperazione durevole e che integri la ricerca euro-mediterranea è nata nel 2010 ai margini dei lavori del MoCo,
ripresa negli incontri a latere della conferenza euro-mediterranea di Barcellona del 2-3 aprile 2012. La riunione
del MoCo del novembre 2012 ha dato un nome all’iniziativa: PRIMA-Partnership in Research and Innovation
in the Mediterranean Area, art. 185 presieduto dall’Italia. PRIMA è una proposta innovativa perché, a differenza
di altre azioni basate sull’art.185, vuole coinvolgere in tutti gli organi decisionali i rappresentanti dei Paesi Terzi
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del Mediterraneo, seguendo il principio di co-ownership, co-funding e mutual benefit.
Migrazioni e patrimonio culturale sono considerati senz’altro importanti, ma non risultano a oggi presenti nei
focus dell’iniziativa art. 185 del Trattato dell’Unione Europea PRIMA sebbene le tematiche di interesse socioeconomico siano essenziali e trasversali a vari settori, non in ultimo alla sicurezza , al dialogo interculturale e al
sostegno dell’economia, soprattutto l’industria culturale e creativa, nei paesi del Mediterraneo.
Già prima dei risultati della Conferenza Euromediterranea dell’aprile 2012 a Barcellona, ebbero luogo diverso
incontri per verificare con la Commissione Europea la fattibilità e la volontà di utilizzare un art. 185 sul
Mediterraneo, che portarono alla costituzioni di working-group con rappresentanti dei Ministeri dei Paesi UE e
dei paesi non UE del Mediterraneo. L’Informal Competitiveness Council del maggio 2014 ad Atene e il
successivo Competitiveness Council a Bruxelles identificarono come focus areas Water e Food, con aspetti
multidisciplinari che vanno dalla salute, al cambiamento climatico, all’energia e con aspetti trasversali che
investono innovazione e sviluppo sociale e sostenibile. Risulta dunque chiaro che in questo contesto, MMS viene
a integrare per l’Italia e per l’Europa le azioni di PRIMA e dei due ERANET COFUND ERANETMED e
BLUEMED (tutti e tre con capofila italiano). Di qui l’urgenza di inserire le migrazioni in aggiunta alle già
presenti aree tematiche agroalimentare e mare. Non respingere la diversità ma coglierne l’opportunità e
valorizzarla attraverso l’essere sociale. L’innovazione sociale e culturale sono lo strumento per favorire la
conoscenza reciproca, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, fungendo anche come mezzo per azioni di
cultural diplomacy (cfr. Regulation (EU) n. 234/2014 of the European Parliament and of the Council of 11
March 2014, servizio FPI.4 Partnership Instrument, Service for Foreign Policy Instruments, High Representative
for Foreign Affairs and Security Policies). I risultati attesi saranno l’inclusione, la coesione sociale e il dialogo
culturale nel bacino del Mediterraneo. L’iniziativa NORFACE è un esempio da seguire nel caso si scelga la via
di un ERANET COFUND. Il testo di riferimento è la European Agenda on Migration (Brussels: EU, 2015) del
maggio 2015. Finanziato sul PNR del MIUR, MMS propone una una cross-cutting activity (focus area) per
il work-programme 2018-19 di Horizon 2020 della DG RTD e per iniziative della DG EAC. MMS,
tuttavia, può essere condiviso con le DG RTD, EAC e HOME nella direzione di un art. 185 MED dedicato
all’essere sociale – cfr. EU Funds for Migration Policies: Analysis of Efficiency and Best Practice for the
Future: Study (Brussels: EU, 2015).
PRIMA (http://www.unisi.it/programma-prima)—Coordinated by Professor Angelo Riccaboni (Università di Siena), the PRIMA
Initiative was an immediate follow-up to the informal Competitiveness Council of Nicosia in 2012, in which a group of Member States
joined by Mediterranean Partnering Countries launched an initiative, named Partnership for Research and Innovation in the
Mediterranean Area (PRIMA), aiming at establishing a long-term structured partnership in research and innovation in the Mediterranean
area in line with the principles of co-ownership, mutual interest and shared benefits and building on the multiple bilateral and multilateral
research and innovation activities in the region. In the last two years, the PRIMA Core Group has worked intensively with a balanced
leadership and participation of EU Member States and MPCs with a view to preparing the building blocks of a multi-year Research
Initiative aimed at defining an integrated programme on food systems and water resources for the development of inclusive, sustainable
and healthy Euro-Mediterranean societies. The goal of the Initiative is “To develop innovative solutions and promote their adoption for
improving the efficiency and sustainability of food productions and water provision, in order to support an inclusive well-being and
socio-economic development in the Mediterranean Area, within the framework of a reinforced Euro-Mediterranean co-operation”. The
originality of PRIMA lies in the partnership itself, which for the first time in an article 185 involves both Member States (France, Spain,
Italy, Portugal, Greece, Malta, Cyprus, Germany) and Mediterranean Partnering Countries (Egypt, Jordan, Lebanon, Turkey, Marocco,
Tunisia, Algeria, Israel).
ERANETMED (http://www.eranetmed.eu)—Coordinated by Professor Claudio Bogliotti (Centre International de Hautes Etudes
Agronomiques Méditerranéennes, CIHEAM-Istituto Agronomico Mediterraneo Bari, IAMB), ERANETMED has as its main objective to
enhance Euro-Mediterranean co-ownership through innovation and competitive research in the societal challenges of the region. The
project aims at reducing fragmentation of programming in the Mediterranean region by increasing coordination among national research
programmes of European Member States, Associated Countries and Mediterranean Partner Countries. Following the Conference of
Barcelona on 2012, ERANETMED responds to the need to develop new ways of “sustainable” cooperation, in which both European and
MPC partners will equally participate and benefit from the output and the opportunities created by the project. ERANETMED will
consider a broad area for research, addressing not only the most important societal challenges of the region but also actions to enhance
innovation through applied research, capacity building, mobility and clustering. Its action will result in concrete co-operation between
research programmes, such as networking, definition of strategic scientific activities, research structuring for long-lasting and stable
cooperation beyond ERANET.
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BLUEMED (http://www.bo.cnr.it/events/Evento%20mare%208giu2015/FabioFava_8.6.2015.pdf)—Coordinated by Professor Fabio
Fava (Università di Bologna), the BLUEMED Initiative for Blue Growth and Jobs in the Mediterranean developed under the Italian
Presidency of the EU Council in 2014 together with Mediterranean EU Member States and Portugal and the support of the European
Commission. It fosters integration of knowledge and efforts to develop the blue growth in the Mediterranean and promotes joint actions
of relevant research and innovation priorities.
NORFACE (http://www.norface-migration.org)—New Opportunities for Research Funding Co-operation Agency in Europe, is a
network of 15 national research funding organisations in Europe and Canada, co-operating since beginning of 2004. The NORFACE
Research Programme on Migration is jointly funded by the national research councils and the European Commission. The partners
involved are the research councils for the social sciences from Estonia, Denmark, Finland, France, Germany, Iceland, Ireland, The
Netherlands, Norway, Portugal, Slovenia, Sweden and the United Kingdom. Canada and Austria participate in NORFACE as associate
partners. The total funding for the programme is approximately €28 million, including €6 million funding from the European
Commission. Each of the 12 research projects consist of research teams from at least three NORFACE countries. The programme was
launched in June 2009 and will run for a maximum of four years. The scientific coordinator of the programme is Professor Christian
Dustmann (UCL/CReAM). The Programme on Migration aims to build a new synergetic body of research, which will contribute to our
theoretical understanding and knowledge in the area of Migration Research.
ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI
Il dossier statistico sull’immigrazione del 2015 curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS registra 5.014.437
stranieri residenti in Italia, pari all’8,2% della popolazione, e stima in 5.421.000 gli stranieri regolarmente
presenti nel nostro Paese. Un dato in crescita rispetto al 2013, quando la presenza straniera in Italia era di
4.900.000 persone pari all’8,1% della popolazione. La difficile situazione del teatro mediterraneo e del vicino
oriente lascia presagire che questa tendenza rimanga costante nel medio periodo, rendendo le migrazioni un
fenomeno sempre più importante. L’idea è di aggregare le esperienze CNR, degli enti di ricerca, delle università,
delle infrastrutture di ricerca e delle istituzioni culturali (inclusi associazioni, centri, biblioteche e musei) su
migrazioni, patrimonio culturale, dialogo interreligioso, sicurezza, agroalimentare, salute con riferimento all’area
del Mediterraneo. MMS propone un rapporto di ricognizione (stocktaking) e delle azioni di educative and
research diplomacy che riuniscano gli stakeholder in un’operazione di research and knowledge based
confidence-building measure. MMS si propone inoltre come un eccellente apripista per la costituzione di scuole
di dottorato in consorzio di II tipo (DM 8/2/2013 n. 45), ancora non sperimentate in Italia. Per la sua
interdisciplinarietà e il suo lavoro su Data Science, MMS ha tutte le potenzialità per formare le studenti e giovani
ricercatori con programmi di dottorato e postdottorati interdisciplinari che probabilmente solo il CNR può
creare.
Le politiche italiane sulla crisi dei migranti anticipano e fanno da stimolo agli orientamenti strategici individuati
a livello comunitario. Possono declinarsi attraverso l’attuazione di programmi che indirizzano la realizzazione di
progetti integrati per il raggiungimento di precisi obiettivi.
Tre dunque le ragioni principali di MMS:
o la prima è che il CNR è l’unico ente di ricerca italiano ad avere sviluppato, dal 2008, un progetto
interdisciplinare sulle migrazioni, aprendo la strada in maniera autorevole al sistema della ricerca del
paese;
o la seconda è la serietà e l’importanza della collaborazione che il CNR ha in essere con il Ministero
dell’Interno, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con le DG RTD, DG HOME
e DG EAC della Commissione Europea, nonché la sua funzione di incubatore delle infrastrutture di
ricerca più rilevanti sul campo;
o la terza è l’estrema urgenza della materia, tenendo conto, specialmente, della European Agenda on
Migration del maggio 2015 e nella prospettiva della 2030 Agenda for Sustainable Development delle
Nazioni Unite del settembre 2015.
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GAP ANALYSIS
L’Italia ha le competenze per fare da capofila per progetti europei interdisciplinari su Mediterranean Migration
Studies, soprattutto per la drammatica evidenza dell’emergenza nei suoi mari e sulle sue coste. Del resto, i
tradizionali Migration Studies hanno un approccio centrato sulle scienze sociali e dunque limitato alla prima area
di ricerca di MMS. La novità del progetto MMS risiede nel suo approccio olistico.
In Italia sono attivi diversi gruppi di eccellenza che considerano i fenomeni migratori. Notevole la produzione
dei ricercatori del Migration Policy Centre (MPC) presso lo European University Institute a Fiesole. Da
segnalare almeno altri tre centri di ricerca che studiano gli aspetti socio-economici, giuridici e politologici in
collaborazione con università ed enti pubblici di ricerca. La Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità
(ISMU), con sede a Milano, che promuove studi e svolge attività di documentazione, informazione e formazione
sugli aspetti connessi con la trasformazione multietnica e multiculturale della società, collaborando con il MIUR
alla produzione del rapporto annuale sull’integrazione nelle scuole; il Forum Internazionale ed Europeo di
Ricerche sull’Immigrazione (FIERI), con sede a Torino, dedicato all’inclusione delle comunità di origine
immigrate; e il Centro Studi Emigrazione Roma (CSER) dei missionari di San Carlo Scalabriniani per gli
aspetti sociologici, demografici, storici, economici, etici e legislativi della mobilità umana. Resta acclarato da
questa breve rassegna che in Italia vi è ampio spazio per un progetto sulle migrazioni a trecentosessanta
gradi destinato al sistema italiano della ricerca, caratterizzato da un approccio multidisciplinare, che
coinvolge le scienze umane, le scienze sociali, le scienze religiose e il patrimonio culturale con medicina,
matematica, fisica, chimica, scienze della vita, scienze dell’ambiente, trasporti, agroalimentare e ICT.
Amplissima l’apertura ai dipartimenti universitari e alle cattedre che si occupano di migrazioni, per quanto
settoriali siano le prospettive, e agli altri EPR, ad esempio all’INFN, per il patrimonio culturale, all’INDAM, per
gli scenari futuri, all’INRIM, per gli standard UNI sul patrimonio culturale, alla Stazione Zoologica Anton
Dohrn, per le migrazione degli animali, e all’Istituto italiano di studi germanici, per migrazioni e letteratura.
Il CNR farà dunque da direttore d’orchestra per azioni di compartecipazione che mettano assieme aggregazioni
per l’intero sistema della ricerca, includendo istituzioni storiche come ad esempio lo European University
Institute. Prevedendo l’approfondimento delle tre aree tematiche, MMS si caratterizza per una forte
interdisciplinarietà che riguarderà non solo gli ambiti scientifici ma anche azioni specifiche destinate alle filiere
dell’accoglienza e dell’integrazione, al fine di stabilire dei meccanismi virtuosi che permettano di generare
nuove e articolate visioni per la risoluzione dei problemi e lo sviluppo di soluzioni avanzate. A fronte di tale
complessità, l’intero CNR è chiamato a interagire per condividere conoscenze e attivare percorsi comuni di
sviluppo integrato delle aree di ricerca. Rilevante e centrale è la partecipazione del DSU-Dipartimento di Scienze
Umane e Sociali attraverso i suoi venti istituti afferenti a quattro macroaree di ricerca. Molto numerosa è prevista
la partecipazione di istituti afferenti agli altri sei dipartimenti del CNR, che sono: DIITET-Ingegneria, ICT e
Tecnologie per l’Energia e i Trasporti; DISBA-Scienze Bio-Agroalimentari; DSB-Scienze Biomediche;
DSCTM-Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali; DSFTM-Scienze Fisiche e Tecnologie della Materia;
DTA-Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente.
BUDGET
Il progetto MMS trova realizzazione con 20 milioni di euro per 24 mesi di lavoro.
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FINALITÀ E OBIETTIVI
Le migrazioni rivestono un ruolo fondamentale nel panorama socio-economico e culturale internazionale. La
ricerca sulle migrazioni trova il suo posto alle frontiere della scienza in quanto fa interagire l’innovazione
tecnologica con l’innovazione sociale e infine con l’innovazione culturale, dando valore aggiunto ai cittadini di
una comunità globale. La principale finalità di MMS è configurare un percorso di innovazione sostenibile per la
ricerca sulle migrazioni, un percorso che tenga conto delle principali priorità e sfide poste a livello internazionale
e comunitario in termini di adozione di nuove tecnologie, miglioramento della sicurezza e della qualità della vita,
attenzione alla salute umana e all’ambiente, rafforzamento delle produzioni, consolidamento del sistema paese.
Tutti questi elementi sono stati presi in considerazione nell’ideazione di MMS, che si basa sulla forte
interdisciplinarietà tra i sette Dipartimenti del CNR, a garanzia di un’interconnessione capace di dare valore
aggiunto a soluzioni e azioni richieste dalla società e dal mercato del lavoro. Rispetto all’impatto del fenomeno
migratorio nella società del Mediterraneo, MMS presuppone il perseguimento di tre obiettivi strategici:
•
•
•
difendere la diversità come patrimonio della società europea e promuovere una società inclusiva,
innovativa e riflessiva di fronte all’emergenza migrazioni;
garantire sicurezza e qualità della vita e governare l’impatto dei migranti in termini di salute, evoluzione
demografica e benessere;
dar conto dell’impatto dei migranti in termini di qualità dell’ambiente e biodiversità.
Le principali aree di ricerca su cui si concentra MMS si irradiano dall’elaborazione di un nucleo centrale, il
fenomeno migratorio inteso come mobilità epocale, nella sua visione complessa e articolata, e abbracciano una
serie di aspetti, soprattutto sociali, economici e culturali, ma anche ambientali e sanitari. In corrispondenza con i
tre macro obiettivi, le tre aree d’intervento offrono una prospettiva interdisciplinare al fenomeno migrazioni, sia
come emergenza da gestire che come opportunità da cogliere. Sono: Società e Cultura, Sicurezza e Salute,
Ambiente e Biodiversità. Tali aree e le relative interazioni sono sviluppate nell’ambito di nove WP, come
indicato nella figura. Il coordinamento delle attività, con particolare riferimento alle interazioni che istituiscono
le migrazioni come nuovo settore interdisciplinare di ricerca, è responsabilità del WP1 in sinergia con gli altri
WP.
Societàe
Cultura
WP2WP3WP4
WP5WP10
Interdisciplinarietà
eDataScience
WP1
Ambientee
Biodiversità
WP8WP9
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Sicurezzae
salute
WP6WP7
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AZIONI DI RICERCA E INNOVAZIONE
Interdisciplinarità
WP1 Management, Research Infrastructures, Data Science
Società e Cultura
WP2 Tendenze, scenari, politiche
WP3 Migrazioni e sviluppo
WP4 Processi culturali per l’integrazione
WP5 Tecnologie per l’innovazione culturale contro la distruzione del patrimonio
WP10 Formazione, disseminazione, comunicazione
L’area Società e Cultura studia la connessione tra il fenomeno migratorio e gli effetti che genera nel
Mediterraneo rispetto all’obiettivo di costituire una società inclusiva, aperta innovativa e riflessiva. L’analisi del
rapporto tra migrazioni e sviluppo rappresenta uno degli aspetti più dinamici dello studio delle migrazioni, alle
quali gli Stati reagiscono con interventi legislativi a livello regionale, nazionale, europeo e internazionale. I
gruppi sono sempre meno contenuti dalle frontiere degli Stati e i migranti partono e tornano, mantenendo
contatti con il luogo di origine e con i componenti della loro comunità residenti in altri paesi. Il mantenimento e
lo sviluppo di interessi e legami in differenti spazi da parte dei migranti determina la creazione di reti
transnazionali, utili a valorizzare le competenze degli espatriati e a migliorare la loro posizione sociale. Nel
Mediterraneo, la trasmissione di saperi locali è una risorsa per un co-sviluppo e un’integrazione pro-attiva, con
una particolare attenzione alle donne e alle pratiche culturali.
Sicurezza e Salute
WP6 ICT per Migration Studies: Big Data, Cognitive Modeling e sicurezza della società
WP7 Salute delle persone migranti e impatto sul sistema socio-sanitario
I Big Data e il modeling cognitivo hanno la potenzialità di catturare e descrivere i fenomeni migratori a una
granularità spazio-temporale molto più fine delle sorgenti ufficiali (es. il database dei flussi migratori DIOC
costruito dall’OCSE) e a un livello di rappresentazione (la cognizione) particolarmente rilevante per la
comprensione dei fenomeni. Si punta a costruire modelli dei fenomeni migratori estremamente realistici, basati
sulle caratteristiche apprese dalla combinazione di tutte le sorgenti disponibili, incluso quelle tradizionali. Questa
nuova prospettiva è la base per realizzare nuovi strumenti per capire e prevedere, nowcasting, migrazioni a varie
scale spazio temporali e per costruire servizi di informazione per i migranti stessi. Nell’area Sicurezza e Salute
viene studiata la connessione tra il fenomeno migratorio e le questioni legate alla sicurezza e alla salute dei
cittadini. La ricerca sviluppa metodologie e tecnologie innovative per la prevenzione e il controllo della pubblica
sicurezza (es. metodi d’identificazione personale), a sviluppare nuovi metodi di programmazione per
l’accoglienza e l’integrazione. Le ricerche sulle malattie delle povertà e la salute dei migranti sono condotte in
collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il
Contrasto delle Malattie della Povertà lungo tre direttrici principali: a) ricerca clinica; b) ricerca sui modelli
assistenziali; c) formazione degli operatori socio-sanitari.
Ambiente e Biodiversità
WP8 Risorse naturali, cambiamenti climatici e migrazioni
WP9 Biodiversità, migrazioni e agricoltura sostenibile
Nell’area Ambiente e Biodiversità il fenomeno migratorio è studiato in relazione con il sistema di mobilità nel
bacino del Mediterraneo. Si affronterà lo studio dell’agro-biodiversità e delle tradizioni etnobotaniche delle
minoranze migranti, con l’obiettivo di correlare le tradizioni etnobotaniche con l’utilizzo dell’agro-biodiversità,
anche per verificare quanto resti dell’originaria cultura dei migranti a seguito dell’integrazione. Sono previste
ricerche sulle cause ambientali associate ai cambiamenti nel ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorse
idriche permettono di combinare le informazioni ambientali con le condizioni sociali, economiche e storiche
delle regioni da cui provengono i migranti. Occorre utilizzare gli scenari di cambiamento climatico oggi
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disponibili (specialmente per quanto riguarda il regime delle precipitazioni e lo stato delle risorse idriche) e
combinarli con scenari di sviluppo economico e sociale.
WP1. Management, Research Infrastructures, Data Science
Riccardo Pozzo, direttore Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale-CNR
WP1 è dedicato al coordinamento, alla rendicontazione delle attività e all’interconnessione tra WP in quanto
Data Science che diventa Computational Social Science e Data Humanities.
T1.1—Coordinamento, rendicontazione gestione dei rapporti con gli stakeholder
T1.2—Community Building and Research Infrastructures. La nuova sfida scientifica è la creazione di una
Data Science per la Computational Social Science e le Data Humanities. L’Europa riconosce la necessità e
l’urgenza di disporre di infrastrutture avanzate di ricerca interdisciplinari nel settore Social Sciences, Humanities
and Cultural Heritage (SSH e CH) per affrontare i molteplici aspetti scientifici e tecnologici legati al patrimonio
culturale e offrire soluzioni alle grandi sfide sociali del nuovo millennio. Infatti, anche nelle SSH e CH i
ricercatori sono confrontati con enormi quantità e crescente complessità di dati in contesti ampiamente
interdisciplinari. Nella Roadmap Italiana delle Infrastrutture di Ricerca di interesse panEuropeo, lanciata nel
2010 dalla DG-IR del MIUR, l’Italia ha stabilito le proprie priorità nazionali in termini sia di partecipazione alle
infrastrutture in Europa, sia di realizzazione di infrastrutture internazionali sul proprio territorio, sia di
consolidamento e sviluppo di interventi infrastrutturali in aree di eccellenza scientifica nazionali. La
valorizzazione del patrimonio di infrastrutture nazionali, l’identificazione delle eccellenze italiane e la
formulazione della strategia e delle priorità del Paese permettono di incidere sulla programmazione europea,
migliorando la nostra competitività internazionale e massimizzando i ritorni in risorse, sia umane che finanziarie.
Il settore sviluppa competenze interdisciplinari che interessano i vari campi del diritto, i sistemi giudiziari, il
funzionamento delle istituzioni pubbliche, con particolare riferimento a quelle giudiziarie, l’analisi delle
politiche pubbliche, la teoria dell’organizzazione, le metodologie di ricerca comparata, l’informatica giuridica, la
linguistica, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Importa sottolineare che MMS non intende costruire una nuova infrastruttura, ma utilizza la costellazione di
infrastrutture esistenti al fine di avere un territorio comune fatto di condivisione di dati, modelli e risultati delle
varia comunità scientifiche coinvolte: SoBigData: Social Mining and Big Data Ecosystem; DARIAH ERIC
Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities; EHRIS European Research Infrastructure
for Heritage Science; RESILIENCE, Religious Studies Infrastructure, Libraries & Experts Networking
Centers in Europe; CESSDA ERIC Council of European Social Science Data Archives; ESS ERIC
European Social Survey; SHARE ERIC Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe; CLARIN
ERIC Common Language Resources and Technology Infrastructure; eMSo European Multidisciplinary
Seafloor; IAGOS In service aircraft for a global observing system; LIFEWATCH Science and Technology
Infrastructure for Research on Biodiversity and Ecosystems; BBMRI Biobanking and Biomolecular
Resources Research Infrastructure; EURO BIOIMAGING European Research Infrastructure for
biomedical imaging. Le infrastrutture servono l’ampia comunità interdisciplinare di stakeholder (ricercatori,
studenti, decisori, PMI, utenti finali pubblici e privati). I temi affrontati da queste IR svolgono un ruolo
fondamentale per affrontare la sfida globale del passaggio a società inclusive, innovative e riflessive, anche nella
situazione di emergenza rappresentata dai migranti e dalla distruzione del patrimonio. Accanto ai servizi di
accesso forniti da T1.3 saranno implementate attività di networking, ricerca congiunta, trasferimento tecnologico
e diffusione dei risultati.
T1.3—Interdisciplinary Data Science for Migration Studies. T1.3 mette a sistema le risorse della
costellazione di comunità scientifiche coinvolte nel consorzio in contesto etico e trasparente, dove privacy,
responsabilità e fiducia sono i pilastri fondamentali. Il risultato sarà un ecosistema distribuito di dati e
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conoscenze per la procura, l’accesso e la cura di big social data in grado di sostenere e sospingere la ricerca sulla
migrazione umana all’interno di un contesto etico e aperto. L’ecosistema renderà disponibili ai ricercatori
strategie innovative per l’acquisizione di dati a scopi di ricerca sia in modalità opportunistica attraverso
tecnologie di sensing, sia in modalità partecipativa basandosi sul coinvolgimento dei cittadini. Saranno costruiti
dizionari dei dati, protocolli di accesso e codici di condotta al fine di rendere tali dati, modelli e risultati trovabili
e disponibili. Saranno resi disponibili anche i risultati dei processi analitici e i modelli per gli studi sulla
migrazione e sulla mobilità umana con gli appropriati metadati, così come i workflow dei processi analitici stessi
al fine di essere riutilizzati da altri ricercatori in una filosofia di Open Science. T1.3 costruirà l’ecosistema
Interdisciplinary Data Science for Migration Studies, sarà corredato da strumenti analitici e da servizi
innovativi per abilitare la condivisione. Il riuso delle risorse da parte dei ricercatori sarà la porta verso la
costellazione di infrastrutture delle varie comunità scientifiche come pure il contenitore delle nuove ricerche
prodotte da MMS. Metodologicamente, l’ecosistema si baserà sul patrimonio di metodi, dati e competenze di
SoBigData: Social Mining and Big Data Ecosystem creando un Virtual Research Environment (un ambiente di
lavoro web equipaggiato con le risorse dati, metodi, algoritmi e workflow) disegnato sulle esigenze di ricerca
interdisciplinare di MMS e coinvolgerà i partner del progetto e tutte le infrastrutture di ricerca coinvolte.
Le ricerche contribuiscono a valutare l’impatto delle migrazioni rispetto ai quattro tipi di sostenibilità (culturale,
sociale, ambientale ed economica) e sulle loro interazioni, impatto inteso come fenomeno emergente dalla
complex network delle reti d’interazioni endogene ed esogene dei WP e delle infrastrutture di ricerca di MMS
come rappresentato nella figura sotto. Pertanto l’architettura concettuale e la relativa articolazione in attività
riflette (è isomorfa) a una struttura frattale a rete di reti a sostegno della interdisciplinarietà di MMS.
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WP2. Tendenze, scenari, politiche
Corrado Bonifazi, direttore Isituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali-CNR
Stelio Mangiameli, direttore Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle AutonomieCNR
Contesto
Ogni fase che scandisce il fenomeno dei flussi migratori presenta cause e caratteristiche specifiche. Dal paese
d’origine al paese di destinazione, dalle condizioni sociali, economiche e demografiche all’analisi delle
risposte politiche e giuridiche, i flussi sono caratterizzati da una serie di fattori che ne sono alla base, la cui
conoscenza è condizione necessaria per fornire risposte adeguate alle delicate questioni che sollevano.
Tali fattori possono essere analizzati separatamente, fotografando la loro relazione diretta con il fenomeno
migratorio, ma senza la restituzione di un quadro d’analisi allargato; oppure possono essere studiati avendo
riguardo contestuale anche a fattori concomitanti che, sommandosi ai fattori primari, possono consentire
risultati diversi, in termini di capacità d’analisi ed elaborazione di una strategia adeguata al tema.
A livello italiano, un’analisi scientifica di questo tipo va sviluppata puntando a dare vita a un’attività di
ricerca che non assembli risultati già acquisiti in diversi campi di indagine ma che, al contrario, nasca sin
dall’origine con un approccio multidisciplinare e obiettivi condivisi da profili disciplinari diversi.
Obiettivi
WP2 punta ad approfondire la ricerca sul fenomeno migratorio verso l’Italia e verso l’Europa, con
l’approccio multidisciplinare che contraddistingue MMS ma che, nel caso specifico, resta circoscritto ai
seguenti settori:
• SOCIO-ECONOMICO
• DEMOGRAFICO
• GIURIDICO INTERNO
• GIURIDICO INTERNAZIONALE
Le ragioni di tale selezione si fondano sulla stretta complementarietà dei settori indicati (così come declinata più
avanti) e sull’obiettivo generale, ovvero:
fornire al sistema istituzionale italiano, attraverso un’analisi delle policies “interne” e delle policies
“esterne” già implementate, una serie di proposte valide per il breve-medio periodo per la gestione dei flussi
migratori.
Le policies interne riguardano le soluzioni, rappresentate essenzialmente da strumenti giuridici, adottate
all’interno del territorio ospitante (dunque, l’Italia) ai vari livelli di governo e secondo le linee stabilite,
spesso in forme molto dettagliate, dal diritto dell’Unione Europea. Le policies esterne concernono invece le
relazioni tra territorio ospitante e paesi terzi di provenienza, in un quadro di cooperazione, dialogo
interculturale e aiuto che tenga conto anche della relazione e/o mediazione di altri Stati-membri, di specifiche
aree geografiche e della stessa Unione Europea. Entrambi questi aspetti, per non risultare fallaci, richiedono
la misurazione del fenomeno migratorio e un approfondimento delle cause remote e recenti di questo. A ogni
settore sopra indicato corrisponde un task, che si pone in rapporto di complementarietà con gli altri in
un’ottimizzazione delle potenzialità dell’intero WP2.
Tenendo in riferimento i flussi migratori verso l’Italia, la relazione tra le quattro diverse aree di indagine
potrebbe essere così schematizzata:
CAUSE
|
DINAMICHE ED EFFETTI
|
POLITICHE
|
INTERVENTI E PROPOSTE
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Ciascuna attività procede parallelamente alle altre, affinando progressivamente i propri obiettivi anche alla
luce dei risultati (parziali) delle altre. I progressi di un’unità di ricerca impegnata in un task, cioè, in un’ottica
di circolarità, interrelazione e coordinamento, potrebbero indurre ad approfondimenti specifici un’unità di
ricerca impegnata in un altro task.
T2.1—Analisi delle cause specifiche dei fenomeni migratori in alcune aree geografiche. T2.1 ha
l’obiettivo di studiare le determinanti aggregate dei grandi flussi migratori nel Mediterraneo. Fattori
economici quali un basso reddito pro-capite, un alto livello di povertà relativa, alti tassi di disoccupazione
associati a una grande instabilità politica sono spesso la causa primaria delle migrazioni. A questi si
aggiungono numerosi altri fattori sociali, quali un alto tasso di criminalità e di corruzione, o questioni
religiose, ed è per questo difficile individuare e riportare in un unico modello le cause dei fenomeni migratori
che sono, invece, specifiche di paesi e regioni, peraltro circoscritte a specifici contesti storici. Questo è
particolarmente vero per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, data la grande differenza nei loro sistemi
produttivi, sociali e politici. Partendo dallo studio di tali differenze, e intersecando analisi storiche ed
economiche, si fornirà un modello descrittivo articolato dei flussi migratori nel Mediterraneo, che sarà il
punto di partenza per l’elaborazione di scenari predittivi e delle politiche.
Principali linee di ricerca
− Ricostruzione delle specifiche politiche emigratorie portate avanti dai paesi di partenza, dagli anni della decolonizzazione a oggi
− Approfondimento dell’evoluzione dei paesi di transito dei migranti, sia dal punto di vista economico sia in termini politici
− Analisi dei mercati del lavoro, in termini storici ed economici, ritenuti centrali nell’orientare cause e percorsi delle migrazioni di
massa
− Analisi degli attori istituzionali che nel corso del tempo hanno gestito fin dai luoghi di partenza i movimenti di popolazione
− Analisi comparata dal 1945 a oggi dei paesi della cosiddetta sponda sud e dei paesi della sponda nord come luoghi in cui
convivono esperienze migratorie diverse: emigrazioni verso l’estero, immigrazioni dall’estero, migrazioni di ritorno (sia di
persone sia di capitali), migrazioni interne
− Analisi della femminilizzazione dei flussi migratori e sviluppo umano
− Global Approach e cooperazione allo sviluppo nei processi migratori
− Analisi del ruolo del terzo settore nei processi di accoglienza
T2.2—Analisi delle tendenze, delle dinamiche e delle prospettive delle migrazioni italiane in un
contesto internazionale. T2.2 analizza le dinamiche dei fenomeni migratori italiani in un contesto
internazionale, valutandone sia le tendenze passate che i possibili scenari futuri. Punto di riferimento
dell’analisi sarà il complesso dei flussi migratori del nostro Paese, come peraltro si è affermato da qualche
anno nella letteratura specializzata. Comprensivo, quindi, sia dell’immigrazione straniera in Italia che ha
nell’ultimo periodo assunto dimensioni massicce, dando vita a problematiche in buona misura nuove e
originali per il nostro Paese, sia dell’emigrazione italiana all’estero, che invece ha costituito un elemento
costante della nostra storia e continua a caratterizzarla, sia pure con lineamenti innovativi rispetto al passato,
sia delle migrazioni interne, sia infine dei processi di integrazione. Tutti questi fenomeni andranno inseriti in
un quadro europeo e internazionale dominato dalle dinamiche della globalizzazione economica e culturale,
che determina un’intensificazione dei flussi, anche umani, fra i vari paesi e ne diventa sempre più elemento di
forte caratterizzazione.
Principali linee di ricerca
− Crisi economica e migrazioni nello scenario europeo e internazionale
− Tendenze e prospettive delle migrazioni internazionali nel contesto italiano
− Integrazione degli immigrati e la condizione delle seconde generazioni
− Migrazioni interne nell’Italia di oggi
− Ruolo dei giovani nelle migrazioni italiane
− Vecchie e nuove emigrazioni
− Migrazioni ad alta qualificazione
− Inclusione sociale e lavorativa dei migranti
T2.3—Analisi del trattamento giuridico, differenziato per le varie tipologie di accoglienza, e delle
politiche. T2.3 considera il quadro della normativa italiana vigente, sia statale che regionale, così come
declinata in conformità al diritto dell’Unione Europea ma, nondimeno, anche secondo le soluzioni specifiche
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del nostro Paese. Le risultanze di T2.1 e T2.2 consentono di apprezzare la qualità e la congruità delle
normative predisposte dall’Italia, a metà tra le regole imposte dall’ordinamento europeo e una realtà fattuale
tipica, forse unica, non sempre suscettibile di sussunzione nelle prime. T2.3 considera come viene affrontato
il fenomeno immigratorio in Italia ai vari livelli di governo, tenendo conto della sottile ma fondamentale
differenza che spesso li divide chiamando conseguenzialmente in causa principi costituzionali diversi: si
pensi alla differenza tra immigrazione (art. 117, comma 2, Cost.) e asilo (art. 10, comma 3), ma anche alla
tutela dell’unità familiare (art. 29) nel caso dei ricongiungimenti e al diritto fondamentale alla salute (art. 32)
nel caso della protezione umanitaria. Si svilupperanno anche proposte innovative per costruire un modello di
accoglienza fondato su relazioni dell’Italia con i paesi terzi, diversi da quelli che in atto li caratterizzano, con
l’individuazione di specifiche azioni. A tal fine, l’articolazione degli interventi può essere sia di ambito
statale, sia di ambito regionale, attesa l’apertura delle relazioni internazionali per queste, contenuta nell’art.
117, comma 9, Cost.
Principali linee di ricerca
− Ricerca dei criteri idonei a distinguere i migranti economici dai richiedenti protezione internazionale (immigrazione vs. asilo)
− Procedure per il riconoscimento della protezione internazionale
− Ingressi per lavoro: politiche dei flussi
− Altre situazioni numericamente significative che danno diritto alla permanenza sul territorio italiano (ricongiungimenti familiari,
protezione umanitaria, tutela della salute)
− Politiche di accoglienza tra Stato, Regioni ed enti locali; l’evoluzione della normativa in materia di immigrazione; la recente
giurisprudenza, comunitaria e italiana
− Trattenimento dello straniero, tra libertà personale e tutela dell’ordine pubblico
− Ritorno volontario assistito tra normativa e prassi
− Diritti politici e di partecipazione degli stranieri e le forme di cittadinanza intermedie
− Politiche inclusive degli stranieri e violazione della legge penale da parte degli immigrati
− Conseguenze sulla politica italiana della sicurezza e carceraria
− Politiche di cooperazione e iniziative verso i paesi di provenienza: il ruolo del Mediterraneo
T2.4—Analisi delle relazioni internazionali in essere tra paese ospitante e paesi terzi di provenienza.
T2.4 analizza la normativa internazionale in materia d’immigrazione. Tema centrale della ricerca sarà il
diritto di asilo, con particolare riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra del 1951
sullo status di rifugiato, alla possibile definizione di una legislazione europea comune sull’asilo e alle
politiche adottate dai principali organismi internazionali in materia. Inoltre, la ricerca si concentrerà sulla
gestione dei flussi migratori e sulla lotta al traffico di esseri umani e al contrabbando di migranti sia nei paesi
di provenienza che nei paesi di destinazione.
Principali linee di ricerca
− Piena applicazione della Convenzione sullo status di rifugiato
− Riconoscimento del diritto di asilo
− Definizione di una legislazione comune europea in materia di asilo
− Protezione dei diritti sociali dei richiedenti asilo e dei titolari dello status di rifugiato
− Lotta al traffico di esseri umani e al contrabbando di migranti
− Creazione di possibili corridoi umanitari
− Gestione dei flussi migratori
− Tutela dei migranti economici come categoria distinta dai rifugiati
− Misure per la gestione dei flussi migratori e dei richiedenti asilo adottate dai principali organismi internazionali ed europei sia
nei paesi di destinazione che in quelli di provenienza
− Analisi della rilevante prassi giurisprudenziale internazionale ed europea più recente
T2.5— Accesso alle infrastrutture di ricerca. Sono in essere rapporti di collaborazione con la Presidenza
del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il Ministero
per gli Affari Esteri, la Camera dei Deputati, la Conferenza Stato-Regioni e con ciascuna Regione italiana.T2.5
riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and Big Data Ecosystem; CESSDA ERIC Council of
European Social Science Data Archives; ESS ERIC European Social Survey; SHARE ERIC Survey on Health,
Ageing and Retirement in Europe.
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WP3. Migrazioni e sviluppo
Fabio Marcelli, dirigente di ricerca Istituto di Studi Giuridici Internazionali-CNR
Alfonso Morvillo, direttore Istituto di Ricerche su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo-CNR
Contesto
In sinergia con le attività di ERANETMED e BLUEMED, WP3 studia il rapporto tra migrazioni e sviluppo,
tema complesso e prioritario per le sue possibili ricadute sugli Stati (intesi come complesso di apparati di
governo del territorio) e sulle società di origine e di destinazione dei migranti (intese come gruppi d’individui
interessati dai flussi migratori) – cfr. Exploring New Avenues for Legislation for Labour Migration to the
European Union (Firenze: European University Institute, 2015). La ricca riflessione teorica nata intorno all’idea
che i migranti possano diventare agenti di sviluppo affonda le sue radici nel concetto olistico di sviluppo umano
sostenibile (SUS). È riconosciuto che le migrazioni risultano una delle forze principali delle trasformazioni in
atto nelle società contemporanee, favorendo una crescita inclusiva e rappresentano potenzialmente un fattore di
sviluppo culturale, economico e sociale nei paesi di destinazione, laddove i flussi migratori contribuiscono alla
continuità dei settori economici tradizionali, alla promozione dell’imprenditoria e allo sviluppo di competenze
nelle emergenti industrie dell’alta tecnologia. Relativamente ai paesi di origine dei migranti, il loro positivo
contributo è strettamente connesso con il trasferimento di capitali, di tecnologie e di competenze, e con la
crescita degli scambi commerciali. Per effetto delle ondate migratorie sono mutati gli equilibri demografici, le
dinamiche sociali e le relazioni economiche tra le differenti aree geografiche; sono mutati, altresì, i modi di
produzione e di consumo, e anche le culture dei paesi di origine e destinazione interessate ai flussi migratori. Le
organizzazioni internazionali hanno evidenziato il legame tra migrazioni e sviluppo in numerosi rapporti e
strumenti di policy. Si pensi ai rapporti periodici del Segretario Generale delle Nazioni Unite, agli High-Level
Dialogues e alle conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea. Per quanto riguarda l’Italia, può essere utile
ricordare che il MAECI è chiamato a tradurre le indicazioni delle organizzazioni internazionali e quelle dell’UE
in strumenti concreti di cooperazione. Il summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, tenutosi il 25-27
settembre 2015, ha approvato una nuova Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, nella quale si auspica una
regolamentazione delle migrazioni attenta ai diritti dei singoli e delle collettività. È molto importante tenere in
considerazione il dialogo fra paesi di destinazione e paesi di provenienza dei migranti, con specifica attenzione
ai paesi di provenienza delle comunità migranti stanziate sul territorio italiano, dialogo che costituisce
articolazione significativa del più generale dibattito interno alla comunità internazionale sui concetti guida di
sviluppo sostenibile e di sviluppo umano.
Obiettivo
WP3 intende focalizzare l’attenzione sul contributo dei migranti per la realizzazione di nuovi modelli di società
integrate, riflessive e inclusive, mediante un approccio metodologico che contemperi la costruzione di un quadro
conoscitivo dello scenario e la messa a punto di policy dedicate. Una tale impostazione consente, da un lato di
mettere a fuoco le diverse modalità e dinamiche per la valorizzazione dei capitali – intesi come capitale sociale
(rete di relazioni), finanziario (rimesse), umano (competenze) e culturale (valori, idee, saperi) – derivati dalla
mobilità umana e contribuisce, dall’altro lato, alla definizione e alla diffusione di strategie innovative per
aumentare l’impatto dei capitali stessi sulle società (di origine e di destinazione) e per trasformare politiche
emergenziali in pratiche di integrazione-interazione culturale.
Impatto
WP3 intende valorizzare, nell’analisi dei fenomeni migratori e del loro rapporto con lo sviluppo, un approccio
olistico e una visione interdisciplinare. Le modalità poste in essere per l’ottenimento degli obiettivi specifici
privilegeranno lo strumento della ricerca-azione compiuta utilizzando metodologie miste quanti-qualitative e
analisi sul campo che sarà possibile realizzare anche attraverso la collaborazione con organizzazioni non
governative con progetti operativi sia in Italia che in altri paesi africani. A ciò si affianca lo screening di best
practices europee per l’integrazione culturale. L’impatto del WP3 riguarda i paesi che si affacciano sulle
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principali rotte migratorie Africa/Asia/Europa; tuttavia, laddove necessario per esigenze che emergeranno nello
sviluppo del progetto, le analisi potranno estendersi anche ad altre aree geo-economiche.
T3.1—Sistemi migratori e sviluppo umano sostenibile. Il divario economico e sociale, aggravato dalla recente
crisi economica, tra le differenti aree geografiche ha dato nuovo impulso alle migrazioni. Inoltre, i mutamenti
politici e i conflitti hanno da sempre avuto altrettanto peso nella scelta di migrare (quando non ne costituiscano
la ragione principale, come per i rifugiati e i richiedenti asilo). I flussi migratori contribuiscono al dinamismo
delle società contemporanee sia in aree geografiche industrializzate come pure in aree che registrano un saldo
naturale declinante. Tuttavia, nei paesi di accoglienza che vedono crescere la domanda di manodopera straniera,
si registrano crescenti preoccupazioni riguardanti i cambiamenti culturali e sociali introdotti dagli immigrati.
Spesso si analizza solo la parte finale del percorso migratorio, tralasciandone la visione d’insieme che considera
le migrazioni, come parte integrante dei processi di sviluppo di un paese. T3.1 studia le relazioni migrantesocietà di origine-società di accoglienza con le loro variabili, con un’attenzione peculiare alla valorizzazione dei
capitali della migrazione.
T3.1.1—Dinamica evolutiva dei sistemi migratori
− Analisi dei sistemi migratori
− Analisi del binomio migrazioni-sviluppo in termini di processo condiviso secondo un approccio che consideri principalmente il
benessere umano
− Attuazione dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati dalle Nazioni Unite nel mese di settembre del 2015
T3.1.2—Il rapporto tra migrazioni e sviluppo nel dibattito e nella normativa internazionali
− Modalità con cui la comunità internazionale affronta il tema del rapporto tra migrazioni e sviluppo
− Atti giuridici, bilaterali e multilaterali, con cui i paesi di provenienza e di destinazione dei flussi migratori regolano di comune
accordo gli aspetti legati alla circolazione delle persone, per diffondere le best practices e identificare le lacune normative
− I rifugiati e richiedenti asilo come fattore umano da mobilitare nella direzione dell’ottenimento di società più attente al rispetto dei
diritti umani e della partecipazione democratica, sia nei paesi di origine che in quelli di destinazione
T3.1.3—Migrazioni e sviluppo nella prospettiva di genere: le donne migranti e il loro contributo allo sviluppo umano sostenibile
− Partecipazione al mercato del lavoro e fattori di esclusione delle donne migranti
− Possibilità di coinvolgimento delle donne migranti nelle strategie europee sul Gender Equality e Women Empowerement;
− Partecipazione al mercato del lavoro delle donne migranti in Marocco, Italia e Spagna
− Modelli di policy per favorire la partecipazione delle donne migranti ai processi di sviluppo
− Il ruolo delle donne migranti in agricoltura come agenti di sviluppo
T3.1.4—Trasferimento del capitale culturale nelle relazioni migrante/società di accoglienza/società d’origine e valorizzazione delle
nuove dimensioni dello sviluppo umano sostenibile
− Analisi comparata delle politiche pubbliche di pluriculturalismo e di dialogo interculturale esistenti in Europa, con richiami alle
esperienze extra-europee
− Impatto delle conoscenze dei migranti nei paesi d’origine e di destinazione
− Individuazione e valorizzazione di una nuova dimensione dello SUS, basata sui diritti culturali riconosciuti e protetti dal diritto
internazionale, come leva per l’integrazione dei migranti
T3.1.5—Nuovi strumenti di cooperazione allo sviluppo per la valorizzazione dei capitali della migrazione
− Attuazione della riforma italiana del sistema di cooperazione allo sviluppo, entrata in vigore il 29 agosto; 2014 con la nuova Legge
“Disciplina Generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” (L. 11 agosto 2014 n. 125)
− Co-sviluppo, integrazione e governo delle migrazioni: la dimensione territoriale
T3.2—Migrazioni, sistemi economici e produttivi e sistemi finanziari. Le dinamiche migratorie internazionali
sono strettamente legate in un rapporto d’interdipendenza ai cambiamenti economici in atto a livello mondiale. I
migranti possono stimolare la creazione di nuovi sistemi economici e sono potenziali vettori di scambi
economici, finanziari e di capitale umano. Le migrazioni hanno assunto nuove configurazioni con la
diversificazione dei flussi, la trasformazione delle funzioni tradizionalmente esercitate da alcuni paesi nello
scenario economico internazionale e la creazione di ulteriori spazi migratori, tanto in entrata quanto in uscita.
L’accesso dei migranti ai servizi bancari costituisce, di fatti, un elemento essenziale per la loro completa
integrazione socio-economica nel Paese ospitante. L’esclusione finanziaria dei migranti rappresenta una delle
diverse forme di esclusione sociale che può trovare origine in una molteplicità di fenomeni culturali ed
economici legati sia al lato della domanda che dell’offerta dei servizi finanziari. Il tema delle rimesse monetarie
del migrante verso il proprio Paese a sostegno del benessere (o della sopravvivenza) dei propri familiari,
costituisce un ulteriore elemento di indagine nella relazione tra migrazioni e sviluppo economico.
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T3.2.1—Cambiamenti dei sistemi economici e produttivi nei paesi di origine e di destinazione dei flussi migratori
− Dinamiche demo-economiche tra paesi di origine e destinazione dei flussi migratori
− Cambiamenti innovativi introdotti dai migranti nei sistemi di produzione e di consumo sostenibili
− Scambi economici: effetti sui paesi di origine e di destinazione dei migranti
T3.2.2—Capitale finanziario, migrazioni e sviluppo economico
− Migrazioni internazionali e livelli di inclusione finanziaria
− Modelli di servizio degli intermediari finanziari nel migrant banking, tra microcredito e finanza islamica
− Rimesse internazionali, effetti sui paese di origine e di destinazione
T3.3—Politiche di welfare e immigrazione. Le politiche sull’immigrazione si sono evolute parallelamente con
quelle per le persone migranti, e quindi con lo sviluppo di interventi finalizzati all’integrazione sociale dei
cittadini stranieri. Questi ultimi sono stati promossi – per lo più a livello locale – sulla base del riconoscimento di
diritti di natura sociale per quanti entrano e/o soggiornano in maniera regolare nel Paese e hanno riguardato
differenti aspetti della vita in società (salute, assistenza sociale, diritto all’abitazione e all’istruzione ecc.). T3.3
considera l’ambito specifico del sistema di protezione sociale italiano. Rispetto ai paesi dell’Unione Europea,
l’Italia pone diverse barriere per passare dalla condizione di straniero a quella di cittadino, concependo
prioritariamente la presenza nel paese condizionata all’occupazione. Ne discende che, seppure non
universalistico, ma neanche categoriale, il sistema di protezione sociale per gli immigrati in Italia risulta
condizionato da almeno tre fattori: la posizione giuridica, la condizione lavorativa e la residenza.
T3.3.1—Politiche per il lavoro, la previdenza e l’accoglienza
− Politiche e interventi di attivazione degli immigrati nel mercato del lavoro italiano
− Politiche e interventi di previdenza sociale e misure di assistenza economica degli immigrati
− Politiche e interventi relativi all’accoglienza e alle soluzione alloggiative per i migranti; il riconoscimento del diritto alla casa dei
migranti
T3.3.2—Politiche per l’assistenza sanitaria e sociale
− Politiche e interventi relativi alla cura della salute dei migranti e alla salute pubblica
− Politiche e interventi di carattere socio-assistenziale e socio-sanitario dei migranti
T3.3.3—Politiche per l’integrazione delle seconde generazioni
− Riconoscimento e misure di integrazione sociale delle seconde generazioni di immigrati
T3.4—Migrazioni e innovazioni nei servizi. L’incremento dei flussi migratori registrato negli ultimi anni pone
alcune sfide molto impegnative ai sistemi di welfare dei paesi di destinazione, sfide che non possono tradursi
solo in un ripensamento delle politiche di sostegno e di integrazione per gli immigrati, ma impongono anche
l’adozione di un approccio innovativo alla progettazione dei servizi di accoglienza e di assistenza. Troppo
spesso, infatti, le buone intenzioni dichiarate a livello politico e declinate nell’ambito di strumenti normativi
alquanto articolati si scontrano con le inerzie organizzative e con il gap di managerialità che caratterizzano molte
delle strutture organizzative coinvolte nel processo. T3.4 considera le innovazioni che potranno essere introdotte
lungo tutto il percorso che accompagna il migrante dal primo momento di sbarco nel territorio italiano fino alla
sua (eventuale) definitiva stabilizzazione e integrazione nel sistema socio-economico nazionale. Questo percorso
si caratterizza per due fasi chiaramente distinte: quella che interessa i migranti giunti in Italia in violazione delle
leggi vigenti, in attesa di una regolarizzazione della loro precaria condizione; quella di integrazione, che
coinvolge gli immigrati stabili e che chiama in causa più direttamente un sistema di welfare, costretto a
ripensarsi per far fronte a nuovi bisogni. T3.4 fa ricorso ai modelli, alle metodologie e agli strumenti di service
innovation che hanno prodotto ottimi risultati in vari comparti dei servizi privati, ma che hanno un potenziale
ancora tutto da esplorare per il settore pubblico. Obiettivo è tracciare linee guida per l’innovazione del sistema di
erogazione dei servizi del welfare per renderli più aderenti ai cambiamenti indotti dai flussi di immigrazione,
agevolando una migliore integrazione dei migranti nel sistema socio-economico italiano.
T3.4.1—Nuovi servizi per l’accoglienza e l’integrazione
− Identificazione del sistema dei bisogni dei migranti nella fase di accoglienza attraverso l’analisi delle attività-obiettivo che essi sono
chiamati a realizzare e delle relative prestazioni attese (outcome)
− Mappatura dei processi di fruizione dei servizi e dei sistemi di erogazione connessi al sistema dei bisogni, attraverso l’analisi del
network degli attori coinvolti e delle relative attività di front-office e back-office
− Individuazione delle opportunità di innovazione e definizione di strategie mirate alla progettazione di un sistema dei servizi più
coerente con le effettive esigenze degli utenti
T3.4.2—Innovazione nei servizi del welfare
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Sviluppo di un framework per l’analisi dei processi di innovazione dei sistemi di servizi del welfare, che tenga conto delle logiche
sociali e politiche tipiche delle organizzazioni pubbliche, delle dinamiche di network collaboration e del ruolo degli utenti
− Analisi delle best practices relative a innovazioni che hanno interessato le reti di fornitura dei servizi del welfare, con riferimento a
contesti dove più forte è l’impatto dei flussi di migratori
− Elaborazione di linee guida per i vari ambiti del welfare italiano, tese ad allineare i processi innovativi alle effettive esigenze di una
domanda legata ai flussi migratori
T3.4.3—Competenze e prassi di lavoro dei professionisti coinvolti nell’erogazione dei servizi educativi e sanitari
− Analisi di come i contesti educativi si riorganizzano per promuovere i processi inclusivi dei bambini figli di migranti quando, al
nido/scuola dell’infanzia, si trovano per la prima volta a sperimentare un contesto culturale e linguistico diverso da quello familiare
− Attività di formazione e aggiornamento per professionisti dei servizi sanitari ed educativi
− Sperimentazione di strategie di valutazione e presa in carico evidence based, adeguate a rispondere ai bisogni dei bambini e delle
famiglie migranti che accedono ai servizi sanitari per sospetto o accertato disturbo del neurosviluppo
−
T3.5—Imprenditorialità e reti relazionali dei migranti in Italia. Le statistiche confermano che in Italia il
numero delle imprese immigrate cresce velocemente, indicando una chiara predisposizione all’imprenditorialità
da parte di questa fetta della popolazione. Tuttavia, secondo alcune ricerche, la crescita numerica delle attività
imprenditoriali avviate dai migranti si è configurata, finora, come un fenomeno di reazione alle difficoltà di
assorbimento del mercato del lavoro, e ha dato luogo per lo più a forme di autoimpiego di natura artigianale o
commerciale o, nel migliore dei casi, a piccole imprese terziste destinate a soddisfare esigenze di flessibilità e di
abbattimento dei costi, in mercati in cui esse non rivestono un ruolo trainante. La varietà di orientamenti
nell’interpretazione dell’imprenditoria immigrata nasce dal fatto che il fenomeno viene spesso letto con
riferimento a dati medi nazionali, mentre sarebbe più corretto contestualizzare i valori rispetto ai territori, nonché
alle etnie e ai settori economici coinvolti. L’economia italiana, infatti, è caratterizzata dalla presenza di imprese
di piccole dimensioni, che in buona parte si concentrano in distretti industriali, cluster di imprese o aree
metropolitane. Il riconoscimento dell’identità collettiva dei migranti, raggruppati per gruppi e paesi di
provenienza costituisce in effetti un passaggio ineludibile verso la costruzione di una società inclusiva e
interculturale nel rispetto delle diversità, in cui sia possibile valorizzare le risorse intangibili di tipo embedded.
T3.5.1—Imprenditoria straniera e specializzazioni territoriali
− Studio delle relazioni tra le tipicità del territorio e quelle delle imprese insediate attraverso variabili relative alle caratteristiche degli
imprenditori (genere, età, paese di provenienza), delle imprese (dimensione, settore di attività, età), del contesto socio-economico
locale
− Ruolo dell’imprenditoria straniera all’interno delle filiere produttive dei vari distretti industriali
− Individuazione dei fattori di attrazione locali più importanti per ogni etnia imprenditoriale
− Analisi del ruolo dell’auto-imprenditorialità come facilitatore dei percorsi di integrazione
− Differenziazione delle politiche locali in funzione delle determinanti di attrazione settoriali o etniche
T3.5.2—Nuove forme di imprenditorialità associate ai flussi migratori
− Studio dell’imprenditorialità migrante nei settori ad alta intensità di conoscenza o ad alta intensità culturale: determinanti, fattori di
successo, ruolo delle relazioni, impatto sui paesi di origine
− Condizioni e casi di successo di imprenditorialità migrante transnazionale
− Ruolo dei migranti nelle imprese sociali e nei servizi per l’integrazione: sostenibilità economica e impatto sociale delle iniziative;
− Ruolo degli incentivi, efficacia delle policy, specificità etniche e culturali
T3.5.3—Il ruolo delle reti socio-professionali attivate dai migranti altamente qualificati all’interno dei paesi di accoglienza e nei
paesi di origine, rispetto alla creazione e diffusione delle innovazioni
− Analisi del ruolo delle reti socio-professionali nella scelta del paese di destinazione
− Casi studio delle diaspore scientifiche e tecniche al fine di conoscere come massimizzare i vantaggi derivanti dalla migrazione,
attraverso il trasferimento delle conoscenze, delle attività e delle tecnologie
− Casi studio nell’ambito del Mediterraneo della mobilità dei ricercatori
T3.5.4—L’associazionismo dei migranti come fattore di sviluppo
− Riconoscimento dell’identità dei migranti, in una società inclusiva, multiculturale e interculturale
− Associazionismo dei migranti: valori identitari, rappresentanza e dialogo con le istituzioni
− Esperienze di rappresentanza di migranti in aree metropolitane e aree agricole
− Promozione dell’associazionismo tra i richiedenti asilo
T3.6—Rapporto tra migrazioni, trasformazioni urbane e processi di urbanizzazione. I fenomeni migratori
hanno caratterizzato la storia europea influenzando nei secoli le trasformazioni urbane e regionali come
testimoniano ancora oggi le permanenze insediative e culturali. L’osmosi culturale determinata dalle migrazioni
ha lasciato traccia nelle architetture e nel disegno urbano delle principali città storiche, determinandone il
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carattere identitario. L’accelerazione delle dinamiche migratorie ha però creato un corto circuito, rendendo
difficile il rapporto tra città di pietra e città delle relazioni. I movimenti transnazionali e le migrazioni interne di
massa formano da tempo oggetto di studi interdisciplinari le cui originarie concatenazioni deterministiche di
causa ed effetto hanno lasciato il posto a processi interpretativi sempre più complessi e dinamici. Le difficoltà di
adeguamento degli spazi urbani alle mutate condizioni sono rese manifeste dall’approccio emergenziale che il
tema delle migrazioni spesso determina. Altrettanto complessa la questione delle forme di segregazione e di
autosegregazione che politiche mirate all’accoglienza degli immigrati hanno generato. T3.6 ha come oggetto la
dimensione insediativa e come obiettivo l’identificazione di linee guida d’intervento per superare la stagione
delle politiche dell’emergenza e favorire inserimento da parte dei migranti e la condivisione di spazi urbani. Il
tema del diritto alla casa deve essere affrontato in una direzione innovativa che risponda ai nuovi bisogni,
tenendo conto dell’emergere di una forte domanda di nuove abitazioni, della quale i migranti sono portatori
unitamente alla popolazione autoctona, e, al tempo stesso, della necessità di non creare ghetti etnici o sociali. In
questo senso, si parla di diritto a un abitare qualitativo, un concetto più ricco e complesso del tradizionale diritto
all’abitazione, che include l’esigenza di un alloggio adeguato e la salvaguardia della dimensione culturale,
ambientale e sociale, anche attraverso la realizzazione di spazi collettivi di incontro e vita culturale, nonché a
servizi comuni.
T3.6.1—Città interculturale
− Esperienze di integrazione nei paesi di destinazione: excursus su modelli d’integrazione, best practices di autocostruzione inclusiva e
di spazi pubblici interculturali
− Identificazione dei valori semantici della città multiculturale
− Espressioni di conflittualità/interazione culturale e loro relazione con la conformazione urbana: casi studio nell’area euromediterranea
− Messa a punto di linee guida d’intervento per uno sviluppo urbano sostenibile, plurale e inclusivo
T3.6.2—L’housing sociale come fattore di sviluppo indotto dalle migrazioni
− Analisi delle politiche attive in Italia e in altri paesi europei per l’housing sociale per i migranti e delle esperienze in materia
− Identificazione di adeguate forme di housing sociale quale fattore d’integrazione
− Forme di facilitazione dell’inserimento delle comunità di nuovi cittadini all’interno del tessuto sociale preesistente che contemperino
esigenze di sicurezza e coesione sociale
− Analisi del ruolo svolto dalle istituzioni locali impegnate nel favorire l’integrazione e la realizzazione dei diritti fondamentali di
migranti e cittadini italiani indigeni
T3.7—Promozione della diversità e della multiculturalità come vettori di sviluppo nei paesi di
destinazione: Nuove strategie di comunicazione dei fenomeni migratori. La trasformazione della società in
senso multi-etnico e multi-culturale è una realtà irreversibilmente compiuta. La polemica tra i favorevoli e i
contrari alle migrazioni è da considerarsi quantomeno inattuale se non completely senseless. Il problema vero
consiste piuttosto nell’analisi delle forme e delle modalità attraverso cui la società multietnica si sta
concretizzando. Nel confronto con tali problematiche, la teoria politica e la scienza giuridica, hanno reso evidenti
alcuni propri consistenti limiti al livello delle categorie concettuali impiegate. T3.7 si propone di indagare le
possibilità e condizioni di attivazione di politiche di integrazione capaci di risolvere alla radice il conflitto tra
migranti e cittadini appartenenti ai paesi di nuova residenza.
T3.7.1—La comunicazione dei fenomeni migratori
− Analisi delle possibilità e modalità delle azioni comunicative dei fenomeni migratori, quali quelle tracciate nella prospettiva del neocontrattualismo e dell’auto-obbligazione per verificarne la capacità di incidenza sull’orientamento dell’opinione pubblica a
prescindere da opzioni iper-erogatorie e solidaristiche ed evidenziando le condizioni di self interest
− Ruolo delle diaspore nella società d’accoglienza
T3.8—Accesso alle infrastrutture di ricerca. Per rappresentare l’impatto del fenomeno migratorio sullo Stato
sociale italiano in tutti i suoi aspetti, occorrono informazioni sulle dimensioni delle varie comunità presenti sul
territorio nazionale; la presenza di associazioni, le loro attività e i loro rapporti reciproci e con le Istituzioni
nazionali e il mondo dell’associazionismo; l’entità delle rimesse; l’entità dei contributi previdenziali versati; i
progetti di sviluppo e di cooperazione, anche decentrata, esistenti; gli accordi bilaterali tra Stati e organismi
pubblici in genere. T3.8 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and Big Data Ecosystem;
CESSDA ERIC Council of European Social Science Data Archives; ESS ERIC European Social Survey;
SHARE ERIC Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe.
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WP4. Processi culturali per l’integrazione
Maria Eugenia Cadeddu, primo ricercatore Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia
delle Idee-CNR
Marcello Verga, direttore Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea-CNR
Contesto
Fin dalla sua primaria impostazione, il Progetto Migrazioni del CNR (2008-2014) ha dedicato particolare
attenzione alle tematiche culturali associate ai fenomeni migratori. Non solo nell’ambito del progetto sono state
sviluppate specifiche linee di ricerca in ambito umanistico, ma fin dal principio, come generale prospettiva, è
stato indicato come il fenomeno delle migrazioni accompagni tutta la storia della civiltà e coinvolga continui
rapporti e scambi fra culture diverse, traslazione e traduzione (nel senso più ampio) di testi e di modelli da uno
ad altro contesto linguistico, economico, politico, culturale – cfr. Maintaining National Culture Abroad:
Countries of Origin, Culture and Diaspora (Firenze: European University Institute, 2015). WP4 intende
riprendere e ampliare gli studi svolti nell’ambito del Progetto Migrazioni che hanno considerato i fenomeni
migratori come trasmissioni di conoscenze e culture, occasioni di incontro ma anche di tensioni e
incomprensioni, mettendo al centro delle proprie attività gli elementi linguistici delle migrazioni, i legami delle
comunità migranti con il paese di origine, le differenze religiose e culturali, le complesse forme di dialogo
culturale e di acquisizione di una condivisa visione della storia dell’area mediterranea, secondo un quadro che
contempli i concetti di convivenza, integrazione e interculturalità anche in dimensione diacronica. Un particolare
interesse è rivolto alle donne migranti e alla nuova demografia delle classi scolastiche, fondamentali spazi di
convivenza e confronto, in questo caso prevedendo una specifica collaborazione con l’Osservatorio nazionale
per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura del MIUR.
Obiettivi
(a) approfondire le dinamiche del plurilinguismo in alcuni specifici contesti (la scuola, la sanità, la famiglia, le
comunità migranti, i servizi sociali e la pubblica amministrazione in genere); (b) esaminare la tradizione
plurilingue dei testi letterari prodotti in Italia nel corso del tempo e insieme considerare gli apporti della
letteratura migrante alla lingua italiana; (c) sviluppare strumenti utili a favorire l’apprendimento della lingua
italiana da parte dei migranti; (d) approfondire i temi della translatio studiorum, dei lessici e dell’interculturalità,
ossia come l’Europa ha costruito l’alterità e le forme e le pratiche culturali e politiche della sua gestione; (e)
studiare il ruolo delle donne migranti nell’ambito delle relazione fra il paese ospite e il paese di origine; (f)
scrivere una storia del Mediterraneo da più prospettive, geografiche e culturali, in collaborazione con
l’UNESCO; (g) offrire un servizio di monitoraggio dei manuali scolastici dei paesi dell’area mediterranea, volto
a favorire la conoscenza reciproca e la pacificazione dei popoli nella prospettiva di intervento praticata
dall’UNESCO e dal Consiglio d’Europa; (h) fornire un contributo ai processi di integrazione dei cittadini di
paesi terzi in Italia, in linea con quanto già realizzato con i progetti FEI CapitalizzAzione e Processo di
concertazione interistituzionale per la multilevel governance dei servizi di integrazione.
Impatto
WP4 fornisce un contributo ai processi di integrazione sociale dei migranti in Italia, nella consapevolezza che gli
aspetti culturali giochino un ruolo fondamentale nel formare cittadini consapevoli dei valori positivi del vivere in
una società multiculturale e multietnica. Poiché fra i risultati attesi vi sono pubblicazioni, sussidi didattici (a
stampa e digitali) e strumenti software relativi a vari ambiti, l’impatto previsto dovrebbe essere esteso e
interessare un consistente numero di possibili destinatari: ricercatori e docenti universitari, docenti e alunni delle
scuole, migranti, amministratori, operatori del terzo settore, mediatori culturali.
T4.1—Plurilinguismo e lingua italiana come elementi d’integrazione. Le dinamiche linguistiche che si
sviluppano all’interno dei contesti migratori stanno ricevendo in Italia una crescente attenzione da parte della
comunità delle scienze umane e sociali e in modo particolare di quella che si occupa di scienze del linguaggio.
T4.1 indaga le dinamiche linguistiche derivanti dal fenomeno dell’immigrazione straniera nel nostro Paese da
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una duplice prospettiva. Sul versante teorico, per ricostruire lo sviluppo della competenza in italiano L2 degli
immigrati con il fine ultimo di definire modelli teorici generali dei meccanismi costitutivi del linguaggio e delle
lingue, obiettivo perseguito andando a indagare lo spazio linguistico del migrante, costituito intorno ai poli della
lingua madre da un lato, e dell’italiano e le sue varianti regionali dall’altro. Su un versante più applicativo,
ridefinendo le pratiche di insegnamento linguistico come pure le modalità di comunicazione pubblica rivolte ai
migranti. La scuola italiana è infatti chiamata oggi a confrontarsi con una popolazione molto più variegata e
multiforme che in passato, caratterizzata da un’eterogeneità di contesti culturali e linguistici di origine: gli
strumenti didattici a disposizione del corpo insegnante non risultano adeguati a facilitare la personalizzazione
dell’offerta educativa e l’integrazione linguistica e culturale. Anche la comunicazione pubblica da parte degli
enti istituzionali deve affrontare oggi nuove sfide, che richiedono ad esempio l’uso, negli atti istituzionali, di un
linguaggio interculturale e non a rischio discriminatorio.
T4.1.1—Metodologie innovative per la valutazione delle dinamiche evolutive relative all’acquisizione di lessici di più lingue.
L’obiettivo di T4.1.1 è la definizione di una metodologia innovativa per la valutazione delle dinamiche evolutive dell’acquisizione
contestuale di lessici di più lingue, con particolare riguardo a parametri quali: prossimità fonotattica e morfo-fonologica tra L1 e L2, età e
condizioni di esposizione alla L2 e livello di competenza linguistica di L1. T4.1.1 confronta evidenza empirica raccolta in contesti
educativi strutturati, con simulazioni sperimentali su reti neurali artificiali, e consentirà di individuare quali difficoltà generali sono legate
alla co-organizzazione di lessici multilingui e quali strategie specifiche di somministrazione dell’input sono più indicate per ridurre
l’impatto di dette difficoltà.
T4.1.2—Metafore nella letteratura migrante in Italia. T4.1.2 amplia la raccolta di dati linguistici relativi alle metafore e alle forme
figurate utilizzate nella produzione di letteratura della migrazione pubblicata in Italia. Tale raccolta oltre a costituire un serbatoio di
informazioni linguistiche e culturali utili per la comprensione dell’immaginario creativo dei nuovi italiani, per i parlanti nativi è una
straordinaria occasione di osservare il mondo attraverso lo sguardo letterario e la lingua dei non nativi. Tale scambio di prospettive ed
espressioni rappresenta un potente mezzo per la comprensione e l’accoglienza reciproche. Il corpus di dati raccolti sarà strutturato in un
database che raccoglierà al suo interno testi diversi (narrativi, poetici e artistici) con annotazioni relative a usi figurati e metaforici.
T4.1.3—Madrelingua. Competenze plurilingui delle donne migranti a Roma. Il fenomeno del plurilinguismo, inteso in senso lato
come la compresenza di più lingue (dialetti inclusi) che contraddistinguono il repertorio linguistico di ciascun individuo, rappresenta un
elemento caratterizzante della storia dell’Italia nel corso dei secoli. I flussi migratori degli ultimi decenni hanno apportato al quadro
italiano ulteriori tipologie di plurilinguismo, espressione di specifiche provenienze culturali e allo stesso tempo base di ogni processo di
integrazione. T4.1.3 esamina le competenze linguistiche di donne migranti oggi residenti nella città di Roma, al fine di ricostruire sia il
quadro linguistico-culturale di provenienza sia il percorso linguistico attuato durante la migrazione, fino all’arrivo in Italia e
all’apprendimento della lingua italiana.
T4.1.4—Metodologie e tecniche per il monitoraggio della competenza linguistica italiana da parte degli alunni stranieri nella
scuola primaria e secondaria. T4.1.4 si focalizza sulla specializzazione di metodologie e tecniche per il monitoraggio della competenza
linguistica italiana di alunni stranieri della scuola primaria e secondaria che imparano l’italiano come L2. Tale specializzazione riguarderà
metodi e tecniche per il trattamento automatico di produzioni di apprendenti L2 e richiederà la costruzione di corpora acquisizionali
organizzati per livello di competenza linguistica italiana e per lingua madre dell’apprendente. In particolare, verranno sviluppati strumenti
software avanzati e innovativi che supporteranno l’insegnante per orientare e personalizzare la propria azione formativa. Tali strumenti
potranno essere sfruttati, previa specializzazione, anche per migliorare e rendere più efficace la comunicazione fra istituzioni e cittadini
immigrati (cfr. T4.6).
T4.1.5—Realizzazione di un dizionario multilingue sulle forme complesse e figurate dell’italiano. La linea di ricerca mira alla
realizzazione di un dizionario multilingue (italiano, francese, spagnolo, arabo e inglese) che raccolga forme complesse e figurate
dell’italiano e consiste nell’integrazione di basi di dati lessicali esistenti contenenti espressioni metaforiche, espressioni idiomatiche non
composizionali (es. verbi sintagmatici) e lessie complesse. Per quanto tali espressioni facciano parte dell’uso quotidiano della lingua, esse
pongono notevoli difficoltà di interpretazione e comprensione da parte di un apprendente straniero (per esempio verbi come mettere su o
fare fuori o espressioni come in gamba o a casaccio): tali difficoltà abbracciano non solo il versante semantico, ma anche il contesto
culturale e territoriale cui l’espressione si riferisce.
T4.1.6—Il linguaggio istituzionale della pubblica amministrazione. La legge n. 150 del 2000 pone fra gli obiettivi della
comunicazione pubblica quello di “illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione”.
Oggi, la comunicazione pubblica include sempre più tra i destinatari anche cittadini immigrati per i quali la chiarezza di linguaggio
rappresenta un requisito irrinunciabile. T4.1.6 si focalizza sulla comunicazione all’interno del sistema sanitario con l’obiettivo di
ottimizzare gli scambi comunicativi fra paziente migrante, medico e strutture sanitario-amministrative, anche con l’ausilio di software
sviluppato nell’ambito del T4.4 per il trattamento dei dati relativi a procedure sanitarie, fascicolo sanitario elettronico e dossier sanitario.
T4.1.7—Come gestire una comunità politica plurilinguistica. In un mondo sempre più globalizzato, nel quale l’inglese va sempre più
affermandosi come lingua franca, assistiamo allo sviluppo di un radicato attaccamento alla lingua come fattore costitutivo dell’identità.
Obiettivi principali di questa linea di attività sono l’analisi degli effetti del plurilinguismo sulle istituzioni pubbliche e l’identificazione dei
principi politico-normativi che dovrebbero governare questi cambiamenti. Sebbene la scuola e l’università siano le istituzioni sociali
principalmente coinvolte, anche la fornitura di servizi pubblici richiede una maggiore attenzione nei confronti di questo fenomeno.
L’impatto atteso riguarderà innanzitutto l’identificazione di possibili modalità di soluzione dei conflitti linguistici esistenti nelle sfere
dell’istruzione, della sanità e della giustizia.
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T4.2—Traduzioni, lessici, prestiti linguistici e culturali dal greco, dal latino e dall’arabo fino
all’affermazione delle lingue vernacolari: la translatio studiorum come elemento fondativo della coscienza
europea. Le discipline umanistiche hanno un ruolo centrale nello studio delle migrazioni, le quali sono anche e
soprattutto trasmissione di cultura e di idee. La coscienza europea moderna nasce effettivamente dal confronto e
dalle contaminazioni fra diverse realtà culturali. Il latino come lingua di cultura rappresenta il presupposto di un
linguaggio comune, che attraverso l’influenza delle varie lingue vernacolari ha poi dato luogo all’affermazione
di tradizioni culturali nazionali che mantengono ancora oggi comuni presupposti e valori comuni. La formazione
della moderna coscienza europea rappresenta essa stessa un esempio riuscito di integrazione culturale. Ogni
translatio nella storia della cultura europea è legata a un trasferimento di testi – spesso anche materiale – da uno
ad altro contesto politico e culturale, alla loro traduzione da uno ad altro sistema linguistico. In questo quadro
diventa centrale lo studio della terminologia di cultura, per valorizzare il meccanismo di formazione dei termini
e il patrimonio rappresentato dalle lingue antiche (greco, latino, ebraico e arabo) e la loro influenza nella
costruzione non solo dei linguaggi specialistici e tecnici, ma anche di scambio di conoscenze e modi di vita.
T4.2.1—Testi e idee dalla classicità greco-latina e araba alla formazione del lessico italiano. I testi che favorirono la rifondazione
linguistica e semantica del periodo umanistico e rinascimentale si sono diffusi nel medioevo attraverso le traduzioni tra le lingue romanze.
Attraverso lo studio di testi presenti nelle banche dati ci si propone di osservare come il tradurre rappresenti la trasposizione di
significanti, lessemi e morfemi comuni, con identità nelle strutture sintattiche. Obiettivi del T4.2.1 sono l’identificazione e la descrizione
semantica di questo lessico comune all’Europa medievale, con particolare attenzione ai rapporti intercorrenti tra il mondo linguistico e
culturale francese e iberico da un lato e quello italiano dall’altro.
T4.2.2—Le tecnologie della lingua per lo studio delle traduzioni. Oggi, l’affermazione delle Digital Humanities ha aperto la strada a
nuove frontiere di studio e analisi dei testi che, con il supporto del calcolatore e delle tecnologie della lingua, possono condurre lo
studioso verso percorsi interpretativi inediti. T4.2.2 contribuisce al progetto con le esperienze di ricerca e la tecnologia maturate presso
l’ILC grazie a due progetti incentrati sulle traduzioni: Greek into Arabic per lo studio e l’annotazione di testi filosofici di tradizione grecoaraba e il progetto di Traduzione del Talmud Babilonese, per il quale l’ILC ha sviluppato Traduco, un sistema web collaborativo per la
traduzione assistita di testi antichi e la costruzione di glossari attualmente utilizzato da oltre quaranta utenti tra traduttori, revisori ed
editori per tradurre dall’aramaico e dall’ebraico antico in italiano.
T4.2.3—Dalla translatio alla connected history. Attraverso lo studio di testi, resoconti di viaggio, relazioni commerciali e diplomatiche,
merci e oggetti di scambio e di dono, iconografie ecc. è possibile ridefinire l’immaginario europeo e l’uso delle categorie utilizzate per
descrive le società altre. Analizzare la “traslazione” lessicale, culturale e, talvolta, anche la trasposizione di ordinamenti e norme da uno
Stato all’altro significa affrontare il tema della traduzione anche come "trascrizione", transfer e migrazione di esperienze – non solo di
sistemi linguistici - in contesti diversi, portando così nuovi frutti e permettendo di scoprire altri orizzonti di conoscenza: tradurre – nel
senso più ampio – è in questo contesto un elemento culturale indispensabile. L’obiettivo di questa sub task è quello di svolgere studi e
ricerche (articoli, workshop, raccolte monografiche) al fine di fornire una mappatura storico-artistico-concettuale delle culture che si
affacciano sul Mediterraneo nel periodo poco esplorato della lunga modernità ma che hanno contribuito fortemente alla trasformazione
sociale, concettuale e del patrimonio linguistico medievale in filosofia, teologia e scienza dell’intera Europa. Ulteriore obiettivo è la
redazione di un dizionario interculturale europeo e mediterraneo/mediorientale sulla storia della translatio avvalendosi di una equipe di
ricerca dotata di varie competenze (storici della filosofia, storici, storici del diritto internazionale, ebraisti, arabisti ecc.).
T4.2.4—Traduzioni, lessici e translatio studiorum. La possibilità di costruire una società capace di affrontare le sfide legate
all’intensificarsi di flussi migratori e al mescolarsi di tradizioni culturali, linguistiche, sociali e religiose profondamente diverse è
direttamente proporzionale alla considerazione di sé e all’identità culturale e politica propria dei singoli cittadini e delle loro comunità di
appartenenza. L’Europa su questo confronto ha costruito alcuni dei pilastri fondanti della sua modernità. La storia europea è costituita da
periodi ricchi di interrelazioni tra le comunità scientifiche e culturali e da periodi nei quali la ricerca di identità nazionali precise ha messo
in secondo piano i processi di integrazione.
T4.2.5—La terminologia della migrazione. T4.2.5 analizza una scelta di parole del glossario della migrazione (raccolta di termini curata
dal Ministero degli Interni in un gran numero di lingue) fra quelle che presentano più aspetti problematici nella determinazione semantica
fra i diversi ambiti linguistici, approfondendone i caratteri storici ed evolutivi.
T4.3—Cultura europea e alterità: dall’assimilazione all’interculturalità. Dall’epoca delle scoperte
geografiche alle migrazioni di oggi, i movimenti di popoli e di persone, ma anche di testi, linguaggi e oggetti
simbolicamente significativi rappresentano per le società del Mediterraneo un fattore non solo di crisi ma anche
di arricchimento culturale. T4.3 ripercorre questa storia di incontri, di scontri e di scambi, e si interroga sul modo
in cui il confronto con l’alterità è stato definito e regolato nel corso dei secoli. Raccoglie contributi che
dall’immagine delle minoranze etnico-religiose nell’età moderna e dalla definizione e critica del concetto di
tolleranza, giungono fino al mondo contemporaneo affrontando il problema del superamento del tema
dell’integrazione come semplice assimilazione dell’alterità, attraverso l’introduzione di problematiche come
quella dell’empatia e dell’incontro con l’altro come arricchimento reciproco. Un’attenzione specifica verrà
dedicata all’aspetto contrappositivo della repressione dell’alterità culturale, così come alla memoria, materiale e
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immateriale, delle migrazioni come elemento di identità. Punto di arrivo del percorso è il tema
dell’interculturalità, concetto di cui la ricerca intende indagare la genesi. La società plurale contemporanea ha
infatti bisogno di un più articolato concetto di convivenza, che superi il tema dell’integrazione come semplice
assimilazione dell’alterità in qualsiasi direzione.
T4.3.1—Dalla tolleranza alle convivenze plurali. L’esigenza superare i modelli classici di integrazione e assimilazione impone di
studiare approfonditamente gli sviluppi storici delle società mediterranee nei loro rapporti, conflitti e scambi culturali, religiosi, politici,
medicali, iconografici, economici, attraverso l’esame di temi specifici come il sistema della dhimma nei paesi musulmani, le presenze
acattoliche nella documentazione inquisitoriale o il sistema napoleonico dei culti, e la costituzione di inventari, data base e analisi
comparative con l’obiettivo di mettere in luce affinità e differenze, intersezioni e scambi, commonalties di narrazioni, esperienze e credi.
T4.3.2—Storia del concetto di Altro: Eneide. Ricostruzioni storiche recenti hanno evidenziato l'ampliamento progressivo, nella storia
della civilizzazione, della cerchia dell'empatia verso l'altro da sé, correlandolo alle scoperte neurofisiologiche, e ridisegnando una
tradizione di antropologia filosofica intrinsecamente relazionale, in cui lo sviluppo della civiltà appare contrassegnato dal processo di
riconoscimento e assimilazione dell'estraneo. Una prospettiva che rimanda a una tradizione anticolonialista di grande attualità e al
superamento del concetto di tolleranza elaborato nella prima età moderna. Superando i modelli ormai classici di integrazione e di
assimilazione è necessario affrontare il tema delle identità simultanee, individuali e collettive, in una combinazione di identità plurali che
abitano non solo una nazione specifica, ma sono luoghi globali. Una re-immaginazione dell’altro e il recupero di una memoria selettiva
nei confronti di minoranze e alterità in Europa e nel Mediterraneo attraverso lo studio di fonti testuali e museali.
T4.3.3—Esercizi di comparazione e transculturalità nella cultura dal XVIII al XIX secolo. A partire dalle relazioni di viaggio del
Settecento, l’analisi di modalità diversificate di transfert culturale, artistico e scientifico, di transazioni materiali di oggetti, insieme alle
descrizioni e alle immagini di fenomeni legati al rapporto con il sacro, contribuiscono a ridefinire l’immaginario europeo relativamente ai
fenomeni posti al confine fra naturale e sovrannaturale, nell’utilizzo delle categorie conoscitive di Fantasia e Immaginazione.
T4.3.4—Filosofie interculturali. La riflessione sull’Interculturalità affronta i nuovi strumenti concettuali e le nuove metodologie di
analisi in grado di comprendere significati e contenuti di una filosofia o delle filosofie dell’interculturalità, così come le riformulazioni di
multiculturalismo e cittadinanze. T4.3.4 dedica particolare attenzione allo studio dell’esistenzialismo latinoamericano come filosofia
interculturale e umanista aperta alla diversità culturale e all’alterità concreta.
T4.4—Matrimonio e strategie migratorie: una lettura di genere. Nei paesi di arrivo l’insediamento di
popolazioni immigrate pone sempre più questioni di coesione sociale connesse all’impatto dei flussi e alla
convivenza tra autoctoni e gruppi etnicamente eterogenei. Tra le problematiche relative al tema della migrazione
nei paesi di accoglienza (lavoro, istruzione, salute, abitazioni ecc,) e delle politiche migratorie connesse, quella
delle pratiche matrimoniali degli immigrati riveste un ruolo sempre più importante. Se le esperienze
matrimoniali vengono spesso studiate come sensori e indicatori dei livelli di integrazione o di segregazione delle
popolazioni immigrate, in una visione dinamica e transnazionale il matrimonio può essere studiato come
strumento strategico sia per realizzare lo spostamento, sia per mantenere e rinsaldare le relazioni tra comunità di
origine e quelle immigrate. Le motivazioni che sono state identificate come determinanti nella scelta di un
matrimonio transnazionale sono riconducibili a tre tipologie principali: (a) i rapporti con la comunità originaria
attraverso i legami di lealtà e obbligo verso la famiglia; (b) la prospettiva di mobilità sociale e di miglioramento
delle condizioni di vita attraverso la migrazione; (c) la speranza di una maggiore libertà e autonomia, utilizzando
la migrazione come strumento per rinegoziare e cambiare gli equilibri di potere nelle relazioni di genere. Sono
infatti le donne le principali protagoniste dell’emigrazione a fini coniugali, e questo elemento si collega al fatto
più generale che la componente femminile attualmente costituisce il 48% dei flussi migratori internazionali
secondo le Nazioni Unite, tanto che la femminilizzazione è oggi considerata una delle caratteristiche peculiari
della mobilità migratoria contemporanea. Se lo studio delle migrazioni ha nel tempo privilegiato la figura del
migrante economico, identificato con il capofamiglia maschio, con le donne migranti considerate solo come
mogli al seguito, negli ultimi due decenni il profilo della migrante si è profondamente trasformato. Per effetto
del ruolo centrale ricoperto oggi dalle donne nel settore del welfare familiare e del lavoro di cura (non solo
dell’area mediterranea), per il ruolo svolto dal ricongiungimento familiare nella progressiva stabilizzazione delle
comunità immigrate nei paesi di accoglienza, attraverso la formazione delle famiglie all’interno di queste
comunità; ma anche infine, per essere le vittime principali di fenomeni criminali connessi alla mobilità quali la
tratta e lo sfruttamento sessuale.
T4.4.1—Rassegna della letteratura europea e nazionale. La letteratura prodotta sulle migrazioni a fini coniugali nei paesi che hanno
tradizioni ed esperienze di accoglienza mature e stratificate nel tempo, fornisce indicazioni che evidenziano percorsi, pratiche e
atteggiamenti molto variabili secondo i paesi di origine, le strutture sociali e culturali dei paesi di accoglienza, le modalità di integrazione
e radicamento, le politiche messe in atto nei paesi di destinazione. In Italia questo settore di studi non è altrettanto sviluppato, anche in
relazione alla sua più recente esperienza come paese di arrivo. Sarebbe quindi opportuno disporre di una raccolta ragionata e
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sistematizzata della letteratura sul tema, in una prospettiva di analisi delle strategie migratorie connesse al matrimonio nell’area
mediterranea e nel nostro paese in particolare.
T4.4.2—Il quadro di riferimento demografico. Nelle comunità immigrate le donne (madri, mogli e figlie, prime e seconde generazioni)
svolgono un ruolo chiave nei processi di formazione e cura della famiglia nonché di gestione delle reti di prossimità e di quelle
transnazionali, fondamentali nella valorizzazione delle competenze degli immigrati e nei processi di integrazione. Adottare la dimensione
di genere nell’analisi delle caratteristiche delle comunità residenti nel territorio nazionale può rappresentare una chiave di lettura centrale
per la comprensione delle caratteristiche specifiche del fenomeno migratorio in Italia. La raccolta e l’analisi di materiali quantitativi e
qualitativi sul punto di vista delle donne immigrate di prima e seconda generazione rispetto alle aspettative, strategie e problematiche
connesse al matrimonio e al fare famiglia, contribuiscono alla comprensione dei meccanismi di integrazione, di inclusione e di
ridefinizione dei ruoli (in particolare quelli di genere) che il processo migratorio comporta. Appare utile la costruzione di un quadro di
riferimento sui matrimoni della popolazione immigrata e residente in Italia considerando le categorie di analisi consolidate (coppie miste,
coppie endogamiche, coppie transnazionali) attraverso l’uso dei dati disponibili (Censimenti Generali della Popolazione, registri dello
stato civile concernenti i matrimoni).
T4.4.3—Il matrimonio come luogo dei diritti? Anche se vengono presentate come neutre rispetto alle questioni di genere, le politiche
migratorie e le norme che ne discendono interessano uomini e donne in maniera diversa. Le donne migranti si trovano in una posizione di
maggior debolezza e vulnerabilità, sia per la divisione sessuale del mercato del lavoro, sia per la generale situazione discriminatoria in cui
la costruzione sociale del maschile e del femminile assegna loro nelle società di partenza e in quelle di arrivo. Appare utile una
ricognizione finalizzata alla ricostruzione dell’assetto normativo e legislativo in materia di matrimoni, in ambito nazionale e
sovranazionale (agenzie internazionali, convenzioni internazionali, direttive UE) che regolano il matrimonio e i ricongiungimenti
familiari nell’ambito delle politiche migratorie; adottando una lettura di genere della normativa vigente e una valutazione sugli effetti
delle norme, delle leggi e delle politiche su donne e uomini migranti.
T4.4.4—I delitti d’onore. Studiare comunità e famiglie transnazionali, in relazione ai movimenti migratori, implica fare riferimento
anche a processi che considerano il difficile equilibrio tra l’adesione a valori propri della comunità di origine e la condizione di
marginalità sociale degli immigrati, senza dimenticare che la migrazione rende le persone più vulnerabili alla violenza perché rende meno
accessibili e più difficili da attivare risorse di mediazione e di protezione. La dimensione privata e familiare delle strategie matrimoniali
espone bambine, ragazze e donne a possibili vulnerabilità che si concretizzano nella dimensione sommersa di forme di violenza che
vanno dalla quella all’interno della famiglia (domestica), a fenomenologie definite crimini d’onore come il matrimonio precoce e forzato,
includendo un’area opaca come quella del matrimonio combinato che si declina intorno al concetto di consenso. Anche l’Italia si trova a
dover affrontare queste forme di violenza. Alla luce della sua condivisione di tratti culturali mediterranei il nostro Paese può essere
considerato un osservatorio privilegiato avendo una doppia prospettiva in cui si intersecano livelli interpretativi importanti: uno relativo a
un passato ancora prossimo (controllo della sessualità femminile che si esprimeva in termini di onore e di pudore), e l’altro riferito al
presente di processi migratori che stanno ridisegnando il panorama culturale e sociale su scala globale.
T4.5—Fare il Mediterraneo: una storia per la convivenza. T4.5 propone una diversa lettura storica del
Mediterraneo in grado di interagire con le coscienze e l’immaginario dei soggetti sociali – uomini e donne – che
in quell’area vivono. Esistono più Mediterranei: quello degli storici e degli archeologi, che lavorano sul
Mediterraneo nel tempo; il Mediterraneo degli scienziati sociali (demografi, sociologi, politologi, geografi,
economisti) che lavorano sulla contemporaneità; il Mediterraneo della letteratura, della pittura, dei viaggiatori
che hanno a lungo influenzato la percezione del mare e delle terre che a esso si affacciano; il Mediterraneo dei
geografi storici che lavorano sulle rappresentazioni cartografiche – e non solo cartografiche – dello spazio
Mediterraneo. E soprattutto esiste il Mediterraneo degli Europei – dalla spedizione di Napoleone agli scavi
archeologici del diciannovesimo e del ventesimo secolo – anzi un Mediterraneo degli Europei del Nord, visto
che molte costruzioni intellettuali del Mediterraneo sono nate dallo sguardo di uomini del Nord Europa.
T4.5.1—Il Mediterraneo per le scuole. Primo obiettivo, stesura di sussidi didattici sulla storia e sulle rappresentazioni del Mediterraneo
per gli alunni del I ciclo scolastico. Saranno approntati semplici prodotti – cartacei e digitali – volti a illustrare alcuni aspetti della storia
delle aree del Mediterraneo, letto come luogo di incontro/scontro di poteri, culture, religioni, nella convinzione che una educazione alla
convivenza passi attraverso la coscienza della storia del Mediterraneo. In questi sussidi didattici particolare attenzione sarà rivolta alla
dimensione di genere dei processi storici. Secondo, i ricercatori e le ricercatrici lavoreranno alla costituzione di un osservatorio dei
manuali di storia e geografia in uso nelle scuole primarie dei principali paesi del Mediterraneo. Si tratta di riprendere e sviluppare per
l’area mediterranea i lavori svolti dal Georg Eckert Institut per conto del Consiglio d’Europa e poi dell’UE sui manuali scolastici in uso
nelle scuole di molti paesi europei e di collegarsi alle operazioni di riscrittura dei manuali scolastici promosse dall’UNESCO con
l’attivazione delle numerose TRC (Truth Reconciliation Commissions).
T4.5.2—Culture, religioni, corpi: il Mediterraneo delle donne. T4.5.2 approfondisce la storia del Mediterraneo nella prospettiva dei
gender studies. Saranno avviati gruppi di ricerca con specialiste e specialisti di studi mediterranei sulle culture e sulle pratiche sociali
delle donne migranti: dalla storia delle migrazioni nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo fino alle correnti migratorie di oggi.
T4.5.3—Il Mediterraneo dei ricercatori. T4.5.3 ha come obiettivi: (a) l’implementazione del portale storico del Mediterraneo del
MIBACT, la cui direzione è in corso di trasferimento presso l’Archivio di Stato di Cagliari; (b) la redazione di appositi strumenti
bibliografici di supporto agli specialisti e alle specialiste di studi mediterranei; (c) l’organizzazione di un master di studi culturali
mediterranei in cooperazione con altri istituti del DSU-CNR e università dell’area mediterranea; (d) l’avvio di un progetto di storia del
Mediterraneo promosso dall’UNESCO, sul modello delle altre storie d’area edite dallo stesso UNESCO negli anni scorsi.
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T4.6—Religioni del Mediterraneo: conflitti e incontri. T4.6 prevede studi storici sulle dimensioni e i momenti
di conflitto fra fedi, le utopie del dialogo e le pratiche dell’incontro, con particolarmente attenzione alla
percezione della diversità nei fenomeni migratori di ieri e di oggi; studi sui conflitti e le convergenze interne a
ciascun universo religioso (ecumenismo, movimenti panortodossi, salafismo, sionismo); studio della letteratura
storica, dottrinale, giuridica e filosofica legata agli sforzi di costruzione del dialogo interreligioso; analfabetismo
religioso nei processi di costruzione del nemico e nella azione di community virtual environment.
T4.6.1—Realtà conflittuale e utopie del dialogo. T4.6 indaga l’evoluzione della storiografia delle crociate e sulla espansione islamica
fra XVII e XXI secolo, con una particolare attenzione alla migrazione di principi euristici ed ermeneutici; la costruzione della grandi
utopie del dialogo fra le tre fedi abramitiche viene studiata con lavori distinti su Lull, Cusano, Massignon e Dupuis; med/colonial studies
inventarierà la conoscenze e le rimozioni della presenza coloniale nella riva sud; un lavoro di storia del cinema vedrà la rappresentazione
della fede dell’altro nella produzione delle quattro rive del Mediterraneo.
T4.6.2—Ecumenismo e aggregazioni confessionali. Il movimento ecumenico ha avuto dentro il mediterraneo una funzione resa
complessa dalla presenza di minoranze residuate dal sistema della dhimmitude. T4.6.2 considera le idee che hanno giocato come fattori di
attenuazione delle differenze confessionali sia nel cristianesimo in genere, nel cristianesimo orientale, nell’ebraismo e nell’islam.
T4.6.3—Fondamenti del dialogo. T4.6.3 studia i grandi principi giuridici e teologici diventati fondamentali nel dialogo interreligioso:
dall’idea di pace universale di Kant all’alterità di Levinas un accurato inventario studierà in forma di lessico i principali apporti.
T4.6.4—Analfabetismo religioso. Forte del lavoro svolto sull’analfabetismo religioso in Italia e in Europa, T4.6.4 studia la storia e le
dimensioni dell’analfabetismo religioso delle sponde del Mediterraneo per capire come gli sviluppi della conoscenza storica, esegetica e
filosofica hanno frenato o accelerato un’abrasione che costituisce il punto centrale del community virtual environment.
T4.7—Una scuola per l’integrazione: istituzioni e pratiche educative. I flussi migratori contemporanei vanno
modificando in modo significativo lo scenario demografico del nostro paese e in misura crescente dell’Europa
mettendo alla prova le relative configurazioni istituzionali. La trasformazione del panorama socio-demografico
implica, in modo particolare, lo sviluppo di spazi, pratiche e politiche di inclusione delle organizzazioni
educative a fronte di platee studentesche che vanno diventando sempre più multiculturali e plurilingue. Si tratta
di comprendere in che modo si stiano sviluppando i processi di integrazione scolastica e attraverso quali saperi,
processi organizzativi, politiche istituzionali. Se si seguano traiettorie di assimilazione e processi di segregazione
scolastica; o se, invece, si sperimentino percorsi di interculturalità. In questo senso, è opportuno: (a)
comprendere in che modo vadano aggiornandosi le mappe della demografia delle platee scolastiche a fronte dei
fenomeni migratori; (b) analizzare come si vadano sviluppando le ristrutturazioni organizzative e istituzionali nei
diversi contesti istituzionali dell’educazione; (c) comprendere in che modo vadano trasformandosi i veicoli della
trasmissione culturale. La ricostruzione delle dinamiche delle platee, delle relative riconfigurazioni istituzionali e
dei veicoli della trasmissione culturale dovrebbe permettere di comprendere i rischi e le opportunità che si
accompagnano alla messa in opera delle diverse modalità di integrazione scolastica.
T4.7.1—La nuova demografia delle classi scolastiche. Le dinamiche migratorie modificano in maniera significativa la composizione
delle classi scolastiche. Si rende necessaria, dunque, un’analisi del modo in cui la demografia dei processi migratori si rifletta nelle platee
della scuola. T4.7.1 mira a prevedere possibili scenari futuri per migliorare l’offerta delle istituzioni educative.
T4.7.2—L’abbandono scolastico degli allievi con cittadinanza non italiana. Il fenomeno dell’abbandono scolastico è particolarmente
rilevante tra gli allievi con cittadinanza italiana. Si tratta, dunque, di comprendere i fattori generativi dell’abbandono scolastico degli
allievi e delle allieve straniere e di individuare quali processi organizzativi lungo tutta la filiera dell’istruzione e soprattutto nelle scuole ad
alta incidenza di presenza straniera, vengano attivati per ridurre i fenomeni di abbandono scolastico precoce.
T4.7.3—La divulgazione scientifica come pratica d’integrazione. La divulgazione della scienza può configurarsi come una pratica di
integrazione degli allievi con cittadinanza non italiana. Da molti anni sono attive presso l’Area di ricerca CNR di Bologna iniziative di
comunicazione e divulgazione della cultura scientifica, integrando l’esperienza dei ricercatori e le capacità didattiche degli insegnanti
delle Scuole Medie Superiori e Inferiori: il Linguaggio della Ricerca (LdR) e SperimEstate (SpE) all’interno della Convenzione Quadro
CNR-MIUR. Nel solco di tali iniziative si intende creare un percorso di formazione scientifica indirizzato al mondo dell’educazione in cui
sia previsto l’incontro tra la ricerca e la scuola in un ambiente comune su didattica e comunicazione per discutere di temi scientifici legati
alle scienze agrarie e biologiche. Lo scopo è stimolare nei giovani immigrati non solo opportunità di studio, ma soprattutto di sviluppo
personale e di sviluppo delle capacità professionali in settori come quello dell’agricoltura e dell’agroalimentare, che rappresentano un
punto di unione tra paesi di origine e paesi di accoglienza.
T4.8—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T4.8 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and
Big Data Ecosystem; DARIAH ERIC Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities; EHRIS
European Research Infrastructure for Heritage Science; CLARIN ERIC Common Language Resources and
Technology Infrastructure.
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WP5. Tecnologie per l’innovazione culturale contro la distruzione del patrimonio
Gabriel M. Ingo, primo ricercatore Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati-CNR
Vania Virgili, primo tecnologo Istituto Nazionale di Ottica-CNR
Contesto
Nella dichiarazione adottata all’unanimità dai ministri della cultura convenuti a Expo (Milano, 1/08/2015) si
legge: “Il patrimonio culturale è lo specchio della storia, della civiltà e della società che deve proteggerlo; il
patrimonio culturale, materiale e immateriale, è anche l’essenza dell’identità, la memoria dei popoli, delle loro
civiltà passate e presenti. Esso esprime, allo stesso tempo, valori universalmente riconosciuti di tolleranza,
dialogo e comprensione reciproca”. Il patrimonio culturale del bacino del Mediterraneo è un importante
strumento di dialogo. La sua conoscenza, conservazione, protezione e valorizzazione da una parte stimolano
politiche d’integrazione tra gli Stati Membri e i Paesi Terzi del Mediterraneo, dall’altra favoriscono lo sviluppo
culturale, economico e sociale dell’area, offrendo all’Italia, che ha storici legami con i paesi del Mediterraneo, la
possibilità di assumersi la responsabilità di guidarne i processi. Competenze qualificate sono disponibili al CNR,
maturate e consolidate in numerose iniziative sia regionali e nazionali (POR, PON) sia euro-mediterranee.
Obiettivi
Scopo del WP5 è utilizzare il patrimonio culturale come strumento di science and cultural diplomacy. La difesa
del patrimonio nelle aree a rischio rappresenta un’esigenza primaria per la comunità internazionale. Le
distruzioni in Iraq, Siria (Palmyra), e altre aree nel Medio-Oriente o in Africa mostrano che il patrimonio
culturale diventa un bersaglio primario quando si vogliono attaccare la diversità e l’identità culturale dei popoli.
Allo stesso tempo, la fuga massiccia di migranti dalle regioni del Medio Oriente e Nord-Africa mette il
patrimonio culturale immateriale ad alto rischio di dispersione. La conoscenza, la salvaguardia e la
valorizzazione della diversità culturale è un passo fondamentale per il reciproco rispetto fra i popoli e verso
l’accoglienza e l’integrazione. L’obiettivo è quindi porre le basi per una presenza nazionale leader nel bacino del
Mediterraneo nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale attraverso
l’uso della scienza e della tecnologia.
Impatto
Scienza e tecnologia miglioreranno la conoscenza, la documentazione, la conservazione, il monitoraggio, la
valorizzazione, la messa in sicurezza e la protezione del patrimonio culturale dal degrado e dalla distruzione,
ambientale e antropica, nei paesi del Medio-Oriente e del Nord-Africa. L’accesso alle infrastrutture di ricerca
delle Humanities da parte degli studiosi mediorientali e nordafricani sarà l’efficace strumento di science and
cultural diplomacy per la trasmissione di conoscenze, competenze e cultura creando occasioni per positive
interazioni e stabili legami basati sulla reciproca conoscenza.
T5.1—Conoscenza e protezione di contesti e manufatti culturali in-situ. T5.1 si articola in azioni di
rilevamento, diagnosi e protezione di manufatti e contesti, includendo anche il contrasto al traffico illecito di
beni culturali (da verificare la collaborazione con il Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale).
L’Italia ha consolidate esperienze storico-culturali e scientifiche d’intervento che le sono riconosciute a livello
mondiale. Tali competenze saranno messe a disposizione di Unite4Heritage “Caschi Blu della Cultura”, il task
force dell’UNESCO. T5.1 si avvale dell’uso delle più moderne tecnologie fra le quali satelliti e droni, sensori,
nano-materiali e nano-tecnologie.
T5.1.1—Dai satelliti alle tecniche topografiche per la protezione del patrimonio in aree vaste. Le immagini ad alta risoluzione e
precisione da satelliti permettono di osservare da remoto e acquisire dati dettagliati su patrimonio culturale diffuso su aree vaste utili a: (i)
campagne di monitoraggio sistematico ed economicamente sostenibile per il monitoraggio e la valutazione dei danni e dei rischi antropici
(es. atti vandalici o bellici) e naturali, anche in condizioni di emergenza; (ii) monitoraggio di scavi clandestini con la quantificazione del
danno; (iii) ricostruzione fisica e/o digitale. L’integrazione con altri dati (es. foto storiche, documenti o immagini da drone) anche
provenienti da passate missioni archeologiche (es. in Cirenaica, Vicino Oriente, e Turchia) arricchisce le informazioni sul monumento.
Dove è possibile operare in-situ, saranno utilizzate tecniche topografiche per la ricostruzione dei paesaggi antichi e tecnologie geofisiche,
allo stato dell’arte e/o ottimizzate in funzione delle specificità del sito (sistemi GPR, radar olografici, sonde TDR, georesistivimetri,
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magnetometri ecc.), per la caratterizzazione materiale e strutturale delle parti otticamente non visibili del patrimonio costruito. I dati
forniti sono un supporto tecnico/conoscitivo indispensabile allo sviluppo economico nella fase di post-emergenza. Lo studio
dell’interazione sito archeologico-contesto outdoor permette un monitoraggio programmatico nel tempo. Le tecnologie low-cost, robuste
e affidabili, sviluppate nell’ambito del T5.1.a saranno applicabili in altri siti, anche in condizioni di non emergenza.
T5.1.2—Droni. T5.1.2 utilizza consolidate tecnologie fotogrammetriche ad alta risoluzione e accuratezza, particolarmente adatte a
scenari complessi (teatri di guerra, zone remote o climaticamente critiche) sia per la semplicità di uso sia per il basso costo e la robustezza
della strumentazione. Fra queste i droni, che forniscono piattaforme con cui è possibile fare riprese fotografiche, video o campionamenti
con altre tipologie di sensori in zone difficilmente accessibili dal suolo, ottenendo acquisizioni 2D e 3D, complete del contesto anche a
larga scala, in tempi rapidi e con una ottima qualità di rappresentazione. I dati ottenuti sono elaborati con una sofisticata metodologia e si
avvalgono di adeguati strumenti per la pubblicazione web e la consultazione/fruizione interattiva. L’obiettivo è costruire una catena
completa, che va dalla progettazione e uso della piattaforma di acquisizione dei dati grezzi, alla loro elaborazione e integrazione in
modelli 3D di qualità, fino all’archiviazione e pubblicazione su web. Gli strumenti software saranno rilasciati alla comunità con la
produzione di una serie di risultanze (metodologie, training e sistemi hardware/software) che favoriranno la conoscenza e la protezione di
contesti a rischio.
T5.1.3—Sensori. T5.1.3 utilizza un’ampia gamma di sensori per tecniche diagnostiche. Fra le metodiche, l’imaging a raggi X per
radiografie a contrasto di fase con luce di sincrotrone è di grande interesse per lo studio di manufatti delicati (es. papiri Ercolanesi). Reti
intelligenti di sensori connessi wireless e operanti a bassa potenza, hanno l’obiettivo di incrementare la capacità di controllo a distanza per
il monitoraggio strutturale di monumenti e siti archeologici e per la diagnosi dello stato di conservazione dei beni mobili e immobili.
Sistemi ottici a proiezione individuano distacchi, crolli, variazioni d’inclinazione. La caratterizzazione a microonde e ai THz di manufatti
prevalentemente in geometria planare (es. dipinti e tessuti) permette di conoscere lo stato di conservazione superficiale e sub-superficiale
a differenti profondità e gradi di risoluzione. Altri sensori sono: rivelatori SiC per le analisi PIXE utili per valutazioni di autenticità;
sensori piezoelettrici AlN per il controllo a distanza della polverosità di superfici di tessuti, dipinti e statue; tecnologie innovative basate
su MEMS per la misura di deformazioni in strutture di edifici antichi e in opere d’arte (es. tele, affreschi); sensoristica distribuita su
substrato flessibile per la rilevazione di stress meccanici e umidità.
T.5.1.4—Sistemi diagnostici avanzati. T5.1.4 ha l’obiettivo di utilizzare e/o migliorare sistemi d’indagine avanzati micro- e nanochimici e fisici per lo studio dei beni culturali mobili e immobili. Strumentazioni portatili per indagini in-situ ed emergenti metodiche
nano-diagnostiche finora impiegate con successo per lo studio e l’ottimizzazione dei moderni materiali saranno estesamente utilizzate.
Tali metodi, resi disponibili per un’inclusiva e articolata collaborazione nel Mediterraneo, permettono di rispondere a specifiche esigenze
conoscitive (composizione, presenza di interventi operati in precedenza e datazione) e conservative (valutazione dello stato di degrado,
identificazione delle cause e dei meccanismo di degrado e progettazione di procedure per il loro arresto e contenimento). Le capacità di
studio e la loro integrazione assicurano la promozione e lo sviluppo di attività innovative di ampio respiro, anche con il coinvolgimento
delle imprese emergenti operanti nel settore del patrimonio culturale. Grazie all’acquisizione di un esteso quadro di conoscenza
dettagliata della natura dei beni culturali, l’impiego di sistemi diagnostici avanzati favorirà la protezione e la valorizzazione sostenibile
del patrimonio e una sua più consapevole e ricca fruizione.
T5.1.5—Nano-materiali e nano-tecnologie per la conservazione. Le emergenti nano-scienze e nano-tecnologie trovano un valido
impiego delle loro potenzialità nella conservazione del patrimonio culturale. È possibile realizzare materiali nano-strutturati
environmentally friendly ad azione selettiva e veicolare gli stessi in modo mirato solo dove è attivo il processo di alterazione. Obiettivo
del T5.1.5 è la sintesi, validazione e standardizzazione di nano-materiali e l’impiego di nano-tecnologie su manufatti delle culture
mediterranee di differente natura per interventi sostenibili di restauro e conservazione affidabili nel tempo. L’utilizzo di metodologie di
produzione altamente innovative porterà a un rapido sviluppo di nuovi materiali funzionali a costo ridotto, esportabili in tutto il bacino del
Mediterraneo. L’obiettivo si concretizza nella disponibilità di metodiche eco-compatibili e reversibili usate per il corretto restauro
reintegrativo o che esercitano un’azione inibente nei confronti del degrado. In tal modo si assicura la stabilità chimico-fisico-strutturale
nel tempo e quindi la fruizione in sicurezza. T5.1.5 sperimenterà anche gli aspetti legati alla sicurezza di utilizzo di tali nano-materiali.
T5.2—Realtà virtuale: documentazione, recupero e valorizzazione. La conoscenza e la valorizzazione di aree
storico-archeologiche a rischio tramite la realtà virtuale è la soluzione tecnologica al danneggiamento e all’oblio
del patrimonio. Due sono le principali azioni: da una parte la realizzazione di una metodologia specifica che
attraverso la raccolta di materiali visuali disponibili consenta di ottenere in tempi veloci modelli 3D completi,
dall’altra la trasmissione della conoscenza attraverso i nuovi linguaggi digitali. Le due azioni si integrano allo
scopo di ricostruire virtualmente in 3D/4D (evoluzione nel tempo) i siti danneggiati e distrutti in relazione a
eventi bellici o naturali. In accordo con i traguardi dello sviluppo tecnologico, la realtà aumentata assume il
ruolo di paradigma culturale per una forma di comunicazione svincolata dalle regole classiche della cultura
d’élite, in cui lo studio ricostruttivo si pone al centro dei processi cognitivi.
T5.2.1—3D per il miglioramento dell’accessibilità cognitiva di contesti storico-archeologici. T5.2.1 svilupperà prodotti ottenuti da
studi ricostruttivi su base 3D per il miglioramento dell’accessibilità cognitiva di contesti storico-archeologici, ponendo attenzione anche
ai beni sepolti. Essi saranno uno strumento di supporto innovativo e abilitante alla conoscenza e alla fruizione a distanza di contesti
storico-archeologici ubicati in aree di rischio, per i quali sia limitata o impedita la visita in-situ, o che si trovino in condizioni in cui la loro
conservazione o trasmissione al futuro sia minacciata, o che abbiano subito danni in conseguenza di azioni distruttive deliberate o
naturali. I prodotti ottenuti permettono di restituire i valori di testimonianza culturale, valori universali, di cui è portatore il patrimonio. La
visita a distanza permette di sensibilizzare l’opinione pubblica su larga scala e di diffondere studi interdisciplinari di carattere storico,
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MMS
MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
architettonico, geofisico, geologico. Le modalità di trasmissione orizzontale di tali dati eterogenei avvengono in maniera semplificate,
scientificamente rigorose ed emotivamente coinvolgenti.
T5.2.2—Metodologie e protocolli per la restituzione 3D in situazioni critiche. T5.2.2 prevede lo sviluppo di un protocollo-metodo di
lavoro per la restituzione 3D a partire da materiali disomogenei (filmati, fotografie, dati di rilievo), relativi sia all’esistente sia alle
presenze danneggiate e distrutte. Il metodo sarà comprensivo di protocolli generalizzabili, che tengano conto delle tecnologie disponibili e
delle condizioni ed esigenze dei contesti storico-archeologici, e sarà in grado di guidare gli operatori nelle campagne di rilievo e
modellazione in situazioni emergenziali. Esso costituirà un prezioso passo avanti per gli interventi in tutte quelle condizioni che rendono
necessaria un’azione veloce e sicura per il recupero delle forme di monumenti. La metodologia comporta inoltre la possibilità di utilizzare
in maniera ottimale (attraverso raccolta e pre-processamento) il materiale video e fotografico esistente, razionalizzando il tempo
necessario per i rilievi sul posto. In tal modo sarà possibile la creazione di uno strumento di lavoro adattabile a tutte le esigenze, basato su
software aperto, che consenta di ottimizzare i tempi di lavoro, condividerne i risultati e ottenere rapidamente modelli da elaborare e
rendere fruibili, con un conseguente impatto sulla capacità d’intervento e dell’efficienza delle operazioni di rilievo ed elaborazione.
T5.3—Museografia sostenibile. Con la locuzione “museografia sostenibile” s’intendono azioni innovative di
conservazione e valorizzazione dei musei. T5.3 sarà finalizzato alla diffusione di standard museali evoluti
(T5.3.1) e di strumenti di fruizione 3.0 (T5.3.2). Partendo dalle caratteristiche specifiche dei musei dell’area
mediterranea, proposte di strategie di mitigazione delle criticità dell’interazione manufatto-ambiente, combinate
con la realizzazione di vetrine intelligenti per la fruizione aumentata degli oggetti musealizzati, potranno
concretizzarsi in interventi ad hoc (es. Grand Egyptian Museum. Progetti bilaterali con il Museo Archeologico
del Cairo sono già attivi). T5.3 intende quindi contribuire alla progettazione e alla validazione di sistemi
espositivi che annullano i potenziali fattori di rischio per i manufatti esposti permettendo la loro valorizzazione e
fruizione in sicurezza e la trasmissione del patrimonio culturale alle prossime generazioni.
T5.3.1—Monitoraggio interazione manufatto/contesto. L’ambiente museale può rivelarsi “inospitale” per i manufatti dando origine a
fenomeni di degrado che dipendono da fattori ambientali e dalla natura materica del manufatto. T5.3.1 si occuperà di individuare le
condizioni di “vita” più adatte per il manufatto identificando sia agenti e processi di degrado sia le soluzioni che evitano l’instabilità
chimico-fisica. T5.3.2 sviluppa protocolli di monitoraggio che prevedono l’uso di reti di sensori (T5.1.3) e di sistemi diagnostici non
invasivi avanzati (T5.1.5). I risultati sono correlati a specifici indicatori di degrado, in particolare, dei manufatti suscettibili di alterazione
e più delicati (es. carta, tessuti, dipinti ecc.). La conoscenza dei processi di degrado legati al sistema manufatto/ambiente darà indicazioni
sulle procedure da seguire per l’identificazione delle priorità conservative e delle procedure per la conservazione preventiva. Saranno
oggetto di valutazione e sperimentazione avanzati sistemi di illuminazione delle vetrine e di condizionamento dell’ambiente affidabili nel
tempo e di ridotta manutenzione. La possibilità di disporre di protocolli di monitoraggio correlabili al degrado dei materiali favorirà
l’adozione di politiche e strategie di conservazione comuni con i partner mediterranei. I risultati di T5.3.1 contribuiranno inoltre al lavoro
del CEN-TC346, comitato per la redazione di standard europei per i beni culturali.
T5.3.2—Sistemi espositivi avanzati: vetrine intelligenti. L’olografia sarà il cuore dei sistemi espositivi avanzati, le “vetrine
intelligenti”. La tecnica, unita alla possibilità per l’utente di interagire con le immagini olografiche tramite consolle, apre nuovi scenari
per l’esposizione museale. T5.3.2 si propone di valutare i metodi d’interazione tra utente-manufatto, considerando la vetrina non come un
semplice mezzo interposto di protezione ma come un oggetto che può aumentare la consapevolezza dell’utente e la fruibilità del
manufatto. Il fine è consentire al visitatore di apprezzare l’oggetto osservato sia scoprendone in modo creativo le caratteristiche fisiche e
realizzative sia inserendolo nel suo contesto d’uso. Il sistema avrà elevata flessibilità e capacità di adattarsi alla tipologia di manufatti e
visitatori (es. differenziando i metodi di interazione per adulti e bambini). Sulla base della valutazione dei metodi d’interazione utentemanufatto, saranno scelti uno o più sistemi, in base alla tecnologia attuale di realizzazione, all’adattabilità e flessibilità di utilizzo e al
costo industriale. Essi saranno realizzati come dimostratori di laboratorio per valutarne effettivamente le caratteristiche, anche tramite test
reali con soggetti diversi. Si valuterà anche l’utilizzo di lunghezze d’onda diverse dalla finestra spettrale visibile (IR e THz) per i grandi
vantaggi di registrazione d’immagini di soggetti in movimento, per poi ricostruire l’immagine digitale con luce visibile, rendendola
direttamente fruibile agli osservatori. L’impatto economico delle vetrine intelligenti sarà notevole, sia per la presenza nell’area
mediterranea di un elevato numero di strutture museali (e quindi di un potenziale bacino di clienti per aziende di settore), sia per la
sempre più riconosciuta necessità di migliorare l’esperienza del visitatore, non più soggetto passivo della visita.
T5.4—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T5.4 rende disponibile a personale qualificato proveniente dal
sud del Mediterraneo l’accesso alle infrastrutture di ricerca (IR) delle scienze umane. Le IR delle scienze umane
comprendono tipologie diverse di facilities che vanno dalle grandi strumentazioni (es. sincrotroni), a quelle fisse
e mobili, alle risorse per la conoscenza, come le grandi collezioni, gli archivi e le banche dati digitali. Oltre
all’accesso alle facilities e ai dati, le IR svolgono attività di ricerca congiunta per migliorare la qualità e l’offerta
dei servizi di accesso e la formazione di professionalità multidisciplinari e altamente qualificate. Lo scopo è
migliorare la conoscenza del patrimonio materiale e immateriale del bacino del Mediterraneo e favorire il
trasferimento di competenze. Nel T5.4 saranno coinvolte le infrastrutture di ricerca europee: CLARIN ERIC;
DARIAH ERIC; ERIHS; RESILIENCE.
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MMS
MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
WP6. ICT per Migration Studies: Big Data, Cognitive Modeling e sicurezza della società
Rino Falcone, direttore Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione-CNR
Fosca Giannotti, dirigente di ricerca Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione-CNR
Francesco Soldovieri, primo ricercatore Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico
dell’Ambiente-CNR
Task 6.1 si basa sulla costruzione del contesto digitale dove sia possibile realizzare la raccolta, l’integrazione,
l’analisi di Big Data per studi sulla migrazione per al fine di condividere dati, modelli e risultati con la comunità
scientifica interna ed esterna al progetto; Task 6.2 fa riferimento al cognitive modeling, ossia allo sviluppo di
modelli di interazione tra agenti rappresentati come agenti cognitivi; infine Task 6.3 sviluppa metodologie
relative a tecnologie (di sensing e diagnostica) per la sicurezza. Nonostante la differente caratterizzazione
metodologica, i tre approcci si confronteranno e interagiranno con l’obiettivo di definire soluzioni e analisi
significativamente integrate tra loro.
T6.1—Comprendere, monitorare e prevedere i fenomeni migratori con l’ausilio di Big Data: SoBigData
Exploratory for Migration Studies. T6.1 mira alla costruzione di processi analitici complessi in grado di
rispondere a domande fondamentali sul comportamento migratorio degli individui a partire dalla combinazione
di molte sorgenti dati, incluso i cosiddetti Big Data. A partire dall’analitica e dai modelli data-driven per la
mobilità umana su scala urbana, regionale e nazionale, così come dall’insieme dei metodi di social mining
sviluppati in numerosi progetti dal laboratorio SoBigData, si intende costruire, in stretto collegamento con i
ricercatori delle scienze umane e sociali e di tutti gli altri ambiti scientifici e tecnologici di MMS, processi
analitici innovativi su scala globale in grado di descrivere i fenomeni migratori nella loro complessità, che fanno
emergere pattern e regole che caratterizzano i comportamenti sociali e rivelano le dinamiche umane sottese quali
ad esempio la mobilità individuale e collettiva, evoluzione dei sentimenti e opinioni con particolare attenzione al
multilinguismo, apprendimento statistico e nowcasting per la stima di indicatori socio-economici da social media
e altre sorgenti Big Data, analisi di pattern evolutivi di diffusione dell’informazione nelle reti sociali, in relazione
ai fenomeni di viralità, innovazione e leadership, scoperta e misurazione della correlazione fra le strutture sociali
che vengono mantenute online, ovvero nelle reti sociali digitali, e offline, attraverso interazioni fisiche, al fine di
comprendere il ruolo degli ambienti digitali nelle dinamiche sociali. Un ulteriore aspetto cruciale per lo studio
della mobilità umana a scala globale risiede nella disponibilità di modelli matematici che catturino i meccanismi
salienti e consentano la generazione sintetica di dati che riproducono quelli reali con elevata fedeltà. A tal fine è
importante amalgamare i modelli esistenti con le leggi e i pattern appresi sui big data, in modo da ottenere
sempre maggiore realismo dei modelli risultanti, e aderenza alle caratteristiche dei diversi territori e culture. A
livello metodologico, T6.1 viene a costituire un’istanza della Infrastruttura di Ricerca Europea di Social Mining
and Big Data Analytics coordinata dal CNR (SoBigData.eu). Le attività saranno mirate innanzitutto alla
acquisizione, integrazione e gestione e cura di big data da una grande varietà di sorgenti (web, social media,
social networks, mobile phone data, official migration data come il database DIOC, open data da
amministrazioni pubbliche e linked data) e mettendo a sistema quando consentito le sorgenti dati disponibili in
T1.3.
Principali linee di ricerca
− Big Data Acquisition and Curation for Migration Studies
− Big Data analytics per la comprensione della migrazione umana
− Modelli data-driven per descrivere la migrazione
− Data Journalism and Visual Analytics for Migration Studies
T6.2—Modelli cognitivi dell’interazione sociale migranti-residenti. Uno dei principali problemi nel
fenomeno delle migrazioni riguarda gli sviluppi dinamici di particolari aspetti cognitivi (fiducia, reputazione,
responsabilità, autonomia, controllo ecc.) che si determinano tra i diversi soggetti che entrano in relazione e
rispetto a specifici indicatori particolarmente sensibili a queste dinamiche. Non si tratta solo di considerare come
popolazioni residenti e popolazioni migranti si atteggiano per esempio rispetto alle reciproche
affidabilità/reputazioni, ma anche come si modificano e trasferiscono – e su quali basi – alcuni di questi
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MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
atteggiamenti, cognitivamente complessi, nei confronti delle autorità, dei servizi sociali, della sicurezza ecc: in
generale delle strutture e parti terze che fanno da contesto e sfondo regolatorio rispetto alle varie popolazioni.
Un approccio fondamentale per studiare questi fenomeni – e per identificare eventuali soluzioni e rimedi ad
alcuni processi tipici di queste complesse interazioni (diffidenza, cattiva reputazione, percezione di perdita del
controllo sociale ecc.) – è assumere un modello socio-cognitivo di queste attitudini che tenga conto delle
relazioni complesse che si stabiliscono tra i diversi soggetti in interazione e applicarlo agli specifici casi di
interesse anche attraverso lo sviluppo di adeguati modelli computazionali.
L’analisi cognitiva, ossia la possibilità di avvalersi di un modello della mente attraverso l’individuazione dei suoi
ingredienti fondamentali (scopi, credenze, intenzioni ecc.) permette di attribuire valori specifici quantitativi a
questi differenti elementi e di elaborare il loro sviluppo dinamico nei diversi fenomeni di interazione tra agenti
con caratteristiche cognitive.
Si tratta quindi di definire modelli computazionali di agenti cognitivamente rilevanti, in modo da rappresentare i
fenomeni in studio e indagare, modificando alcuni valori quantitativi e qualitativi, possibili scenari evolutivi. Il
lavoro sarà realizzato in tre fasi ripetute nel classico approccio a spirale espandente. Le fasi sono: (a)
modellazione, in cui analisi della letteratura e approccio concettuale e formale interagiscono a formare un
modello, (b) implementazione, in cui il modello trova una forma computazionale su piattaforme esistenti o create
allo scopo, e (c) validazione, dove l’implementazione computazionale è messa alla prova su diverse dimensioni,
dalla congruenza qualitativa a quella di livello macro, laddove è possibile anche mediante il confronto con i dati
raccolti nel SoBigData Exploratory for Migration Studies, fino a validazione e falsificazione a livello micro
attraverso esperimenti misti di simulazione, con partecipanti in laboratorio o reclutati online (per esempio via
Amazon Turk o equivalenti).
Principali linee di ricerca
− Modelli di fiducia e reputazione
− Nome in contesti eterogenei: evoluzione della rappresentazione normativa tra istituzioni e individui
− Dalla decisione di partire all’integrazione: autonomia e controllo in condizioni estreme
− Simulazione applicata a scenari di migrazione
T6.3—Sicurezza. Controllare i flussi migratori, salvaguardare le vite dei migranti e prevenire la possibile
infiltrazione di terroristi sono tra le esigenze più sentite. In particolare, il monitoraggio continuo dei flussi
migratori (specialmente in mare) consente operazioni di recupero e soccorso più efficienti e quindi il salvataggio
di un maggior numero di vite umane. Le esigenze sopracitate richiedono un controllo capillare dei confini nelle
sue diverse forme (mare, terra e itinerari non convenzionali), al fine di non ritardare le operazioni umanitarie
associate al primo soccorso. In tale ambito, è cruciale lo sviluppo e l’impiego di soluzioni tecnologiche che
devono essere opportunamente integrate per affrontare le criticità dello scenario multiforme e multi-necessità in
cui bisogna operare. Va, inoltre, sottolineato come l’adozione di un approccio multi-osservazione e multisensing sia rilevante anche per la sorveglianza e il monitoraggio ai fini della sicurezza urbana, come testimoniato
dai recenti sforzi di ricerca, non solo in Europa ma anche in USA.
La necessità di soluzioni tecnologiche è ben evidenziata dalle tematiche presenti in “Secure Societies” di H2020,
con particolare riferimento alle tematiche del “Border Security and External Security” e “Fight against Crime
and Terrorism”. Negli ultimi anni, uno sforzo d’integrazione e dialogo tecnico delle componenti tecnologiche è
stato possibile grazie alla piattaforma tecnologica nazionale Security Research in ITaly (SERIT) a guida CNRFinmeccanica. Inoltre, il CNR svolge da anni attività di ricerca e sviluppo nel campo della Security e della
Safety, come testimoniato dal progetto Interdipartimentale “Sicurezza” e dall’attività progettuale “Sicurezza
della Società” a guida DIITET.
T6.3 ha come obiettivo lo sviluppo e la validazione di approcci/sistemi, basati sull’integrazione di piattaforme
osservative (satellitari, aeree, in-situ) e tecnologie di sensing e diagnostica, capaci di affrontare i diversi scenari
di interesse in relazione alle principali esigenze di: salvaguardia delle vite umane; controllo dei flussi migratori;
di protezione dei confini dalle possibili infiltrazioni terroristiche. WP6 è strettamente legato a WP5, che affronta
il problema della Safety e Security dei Beni Culturali rispetto ai rischi naturali e antropici; ciò consente al
progetto di avere un approccio olistico rispetto al problema della security. Sebbene i due WP condividano lo
stesso substrato tecnologico, la necessità di affrontare scenari ed esigenze operative differenti comporta lo
sviluppo di soluzioni tecnologiche diverse.
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MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
L’impatto dell’attività è evidente per quanto riguarda gli aspetti attinenti alla sicurezza della società, al controllo
dei confini e alle operazioni di recupero e primo soccorso dei migranti. Inoltre, la possibilità di condivisione e
integrazione delle differenti competenze permetterà lo sviluppo di sistemi integrati, dove si coniugano aspetti
tecnologici con aspetti legati alla necessità di assicurare la privacy e il rispetto dei diritti umani sulla base dei
vincoli normativi nazionali e internazionali e analizzare la percezione di sicurezza conseguente all’uso di tali
strumenti tecnologici.
Principali linee di attività
− Controllo dei confini marittimi e supporto alle operazioni di primo soccorso
− Controllo dei confini terrestri
− Identificazione e riconoscimento delle persone
− Monitoraggio del territorio e dei mezzi di trasporto
− Interazione tra sicurezza e diritti umani
T6.4—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T6.4 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and
Big Data Ecosystem.
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WP7. Salute delle persone migranti e impatto sul sistema socio-sanitario
Giorgio Iervasi, direttore Istituto di Fisiologia Clinica-CNR
Luigi Zecca, dirigente di ricerca Istituto di Tecnologie Biomediche-CNR
Contesto
L’arrivo e l’accoglienza nel nostro paese e negli altri paesi della UE di un rilevante numero di uomini e donne
provenienti, attraverso il Mediterraneo, da altri paesi pone problematiche nuove anche in campo sanitario.
Dall’estate del 2015, un flusso migratorio senza precedenti si sta distribuendo su tutto il continente e sembra
configurarsi come un’emergenza complessiva (sociale, economica, di sicurezza, abitativa, sanitaria) alla quale
gli stati Europei potrebbero faticare a fare fronte. Si aggiunga che una larga parte dei migranti in arrivo origina
da paesi differenti da quelli che caratterizzano il tradizionale flusso migratorio proveniente dall’Africa. Non è
stato a oggi realizzato un sistema di osservazione specifico delle condizioni sanitarie di questi nuovi migranti che
possa dinamicamente fornire alle autorità le informazioni necessarie per mettere in atto, anche a livello Europeo,
adeguati interventi. La sorveglianza epidemiologica appaiata alla conoscenza dei meccanismi eziopatogenetici
sono elementi imprescindibili non solo per realizzare interventi che risultino efficaci ma anche per dare adeguate
e convincenti risposte agli stati di allarme sanitario che si ingenerano nelle popolazioni native in concomitanza
con le ondate migratorie.
Le condizioni e i profili di salute degli uomini e delle donne migranti sono molto disomogenei in relazione alle
zone di provenienza ed ai fattori di carattere culturale e politico che hanno caratterizzato la loro vita precedente
l’esperienza migratoria. È inoltre importante considerare le condizioni in cui si è realizzato il viaggio migratorio
che possono avere influito sulle condizioni di salute presenti al momento del loro arrivo nel nostro paese. In
generale solo i soggetti più forti e sani tendono a scegliere di migrare e riescono a portare a compimento il loro
proposito, ci si attende quindi che gli uomini e le donne migranti che giungono nel nostro paese rappresentino
una popolazione di persone in buone condizioni di salute per un ben conosciuto fenomeno di auto-selezione,
denominato effetto migrante sano. Questo processo di autoselezione in positivo è però soggetto a numerosi
fattori che ne possono contrastare o addirittura capovolgere l’effetto. Le condizioni di guerra che caratterizzano
le zone di origine possono indurre alla migrazione anche persone in precarie condizioni di salute, le modalità del
viaggio migratorio quando non straordinariamente disagevoli e drammatiche, come nel caso ad esempio dei
ricongiungimenti familiari, possono consentire l’esperienza migratoria anche a persone anziane e con problemi
di salute. Inoltre si assiste, nel caso di migrazioni da zone di guerra a una consistente componente di popolazione
infantile che, come è stato drammaticamente documentato, è particolarmente fragile e vulnerabile dal punto di
vista sanitario.
Dati descrittivi sugli stranieri in Italia sono stati resi disponibili da studi effettuati negli anni recenti, si veda ad
esempio lo studio PASSI su sintomi, abitudini e uso dei servizi sanitari (Organizzazione Mondiale della SanitàIstituto Superiore della Sanità-Università Ca’ Foscari, Venezia, 2015). I dati mostrano un’età dei migranti
mediamente più giovane rispetto alla popolazione Italiana, una minore prevalenza di persone in eccesso
ponderale, mentre per molte abitudini che rappresentano importanti fattori di rischio, quali fumo, alcol, inattività
fisica la situazione è molto variabile secondo il paese d’origine e le comunità di appartenenza. Le informazioni
raccolte in questo studio sono però rappresentative solo di una parte della popolazione dei migranti, quella
maggiormente integrata nel nostro paese e pertanto forniscono un quadro parziale e per certi versi distorto della
realtà complessiva. In ogni caso lo stato inizialmente avvantaggiato di salute e di rischio, e la struttura più
giovane della popolazione dei migranti e degli stranieri insediati nel nostro Paese, non deve portare a
sottovalutare la possibilità di un’evoluzione negativa nel tempo. Infatti le condizioni di lavoro e di vita, diverse
da quelle di provenienza e tendenzialmente peggiori rispetto a quelle della popolazione nativa, potrebbero avere
effetti negativi sulla salute dei migranti stessi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità nella On Line Q&A: Frequently asked questions on migration and
health del settembre 2015, che tiene conto del fenomeno migratorio più recente, riporta che “The most frequent
health problems of newly arrived migrants include accidental injuries, hypothermia, burns, cardiovascular
events, pregnancy and delivery-related complications, diabetes and hypertension. Female migrants frequently
face specific challenges, particularly in maternal, newborn and child health, sexual and reproductive health, and
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violence” (http://www.who.int/features/qa/88/en/). Le malattie cardiovascolari, il diabete e l’ipertensione
sarebbero poi aggravate dall’aumento del numero di persone vulnerabili (popolazione infantile, donne in
gravidanza e anziani) che migrano. Per quanto riguarda le malattie infettive, la stessa nota dell’OMS riporta che
“In spite of the common perception that there is an association between migration and the importation of
infectious diseases, there is no systematic association. Refugees and migrants are exposed mainly to the
infectious diseases that are common in Europe, independently of migration. The risk that exotic infectious
agents, such as Ebola virus, will be imported into Europe is extremely low, and when it occurs, experience
shows that it affects regular travellers, tourists or health care workers rather than refugees or migrants”. Le
preoccupazioni esistenti in ampi strati dell’opinione pubblica sulla trasmissibilità di malattie infettive
necessitano comunque di un adeguato approccio informativo-comunicativo. Inoltre, non si può escludere che le
popolazioni migranti, una volta venute in contatto con la popolazione residente, vengano esposte ad agenti virali,
batterici e parassitari qualitativamente diversi da quelli di origine e per i quali sono portatori di risorse
immunitarie inadeguate. Una speciale attenzione dovrà essere comunque riservata alla TBC per la quale recenti
evidenze scientifiche riportano, a livello Europeo, una mortalità aumentata (Ikram UZ et al., Eur J Epidemiol,
2015 Sep. 11).
In generale si può concludere che la salute dei migranti costituisce un campo in cui mancano conoscenze ed è
necessaria una intensa attività di ricerca in particolare su quale possa essere l’impatto sul nostro sistema sanitario
della relativamente improvvisa presenza di popolazioni con profili e caratterizzazioni di salute qualitativamente
e quantitativamente diversi da quelli delle popolazioni native.
Obiettivi
In considerazione della situazione descritta sarebbe quindi importante caratterizzare le persone migranti in
almeno tre momenti temporali fondamentali: alla prima accoglienza, al momento dell’eventuale stabilizzazione
nel nostro paese (rilascio del primo permesso di soggiorno) e al rinnovo del permesso di soggiorno stesso. Al
momento della prima accoglienza sarà possibile valutare lo stato di salute generale ed eventuali processi acuti in
corso anche determinati dal viaggio migratorio. Al momento del rilascio del primo permesso di soggiorno si
potranno studiare in modo approfondito le condizioni di salute anche in relazione ai paesi di provenienza
caratterizzati in base alle loro caratteristiche climatiche, culturali e sociali. Nei migranti che richiedono il
rinnovo del permesso di soggiorno si potrà valutare quali potrebbero essere le modificazioni dello stato di salute
indotte dalla permanenza nel nostro Paese, oltre che nei paesi di origine. Le caratteristiche di salute della
popolazione migrante devono essere caratterizzate lungo tre grandi assi: le malattie trasmissibili, le malattie non
trasmissibili e i fattori di rischio di malattia. Quest’ultimo aspetto è di particolare rilevanza in quanto
l’identificazione di fattori di rischio permette di predire, almeno in termini generali, i futuri percorsi di malattia e
consente di promuovere l’integrazione delle persone migranti in termini di adozione da parte loro ma anche da
parte delle popolazioni native di sani stili e abitudini di vita. Sulla base dei numerosi registri di malattia
(malformazioni, tumori, malattie rare, patologie cardiovascolari ecc.) presenti nel nostro Paese si potranno
costruire coorti di persone migranti affette da specifiche malattie che potranno essere seguite nel tempo in modo
da confrontare la loro storia naturale con quella delle persone residenti.
Le malattie metaboliche e, tra tutte, il diabete, sono state dichiarate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
come problema sanitario prioritario ed emergente dei paesi occidentali sviluppati. Lo studio quindi delle
caratteristiche, anche nelle fasi precoci e subcliniche, di queste malattie nelle popolazioni migranti con profili
genetici differenti e che tendenzialmente adotteranno stili di vita differenti dai precedenti, risulta fondamentale al
fine di prevenirne l’impatto sul sistema socio-sanitario e di adottare un’adeguata formazione degli operatori
socio-sanitari. Ci si attende che la variabilità dei migranti rispetto alla popolazione nativa costituisca una risorsa
preziosa ai fini di meglio conoscere i processi fisiopatologici delle malattie metaboliche.
Lo scopo di questa proposta è quindi di costituire un sistema osservazionale, tramite la costruzione di coorti, che
permetta di descrivere in modo affidabile le condizioni di salute degli uomini e delle donne migranti nei diversi
momenti che caratterizzano il loro percorso dall’arrivo nel nostro paese fino alla loro integrazione sociale e
produttiva. Una migliore e più esaustiva caratterizzazione della persona migrante permetterà di definire l’impatto
della migrazione sulla salute di queste popolazioni e sui sistemi sanitari.
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Impatto
Le informazioni raccolte nel nostro paese avranno una rilevante valenza Europea dato che il nostro paese è per
molti migranti solo un punto di transito. Considerando inoltre che molti paesi Europei condividono, soprattutto
per quanto riguarda la tutela della salute, sistemi di welfare con caratteristiche simili, i risultati e le conclusioni
raggiunti nell’ambito del WP7 sono in larga parte generalizzabili agli altri paesi comunitari. In primo luogo, da
una valutazione effettuata sulle condizioni di salute dei migranti al loro arrivo nel nostro paese sarà possibile
definire nuove modalità di accoglienza o perfezionare quelle esistenti. In particolare sarà possibile definire in
modo razionale quali interventi e rilevazioni di prima accoglienza si possono e devono implementare. In secondo
luogo, una valutazione immediata delle condizioni di salute e la messa in atto di rapidi e adeguati trattamenti
delle patologie in atto, permetterà di migliorare le condizioni dei migranti, prevenire la diffusione di malattie
trasmissibili tra i migranti stessi e la diffusione alla popolazione residente. In terzo luogo, tramite la valutazione
complessiva sullo stato di salute, sull’accesso ai servizi e sui costi si potranno definire strategie specifiche per
interventi di prevenzione, cura e riabilitazione. Sarà inoltre possibile definire e quantificare le risorse umane ed
economiche necessarie a rispondere sul piano sanitario al fenomeno migratorio. In quarto, infine, il sistema di
sorveglianza/osservazione sulla salute dei migranti fare da base per la costruzione di un osservatorio stabile
finalizzato a valutare effetti ed eventi medicalmente rilevanti che si realizzano a lungo termine.
Collaborazioni
In linea con le indicazioni delle istituzioni centrali nazionali, il WP7 intende collaborare con amministrazioni
regionali, con l’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto
delle Malattie della Povertà, con l’Istituto Superiore di Sanità e con numerose università italiane. All’interno di
MMS, il WP7 collaborerà, mediante scambio di dati e informazioni con il WP3 (integrazione sociale, donne e
bambini, neuro-sviluppo infantile), il WP4 (diversità e integrazione culturale), il WP8 (ambiente, clima), il WP9
(biodiversità), e il WP10 (disseminazione, formazione e informazione, accesso a bambini e ragazzi ospedalizzati,
immigrati a causa dello stato di salute).
T7.1—Formazione delle coorti di migranti. Per rispondere agli obiettivi generali sopra riportati e dei task di
seguito descritti saranno definiti gruppi di persone migrate e presenti nel nostro Paese da seguire nel tempo
(coorti). Le coorti saranno definite utilizzando sia documentazione di pertinenza del Ministero dell’Interno
(permesso di soggiorno) sia documentazione riguardante il contatto con il servizio socio-sanitario (visita medica,
prestazione di assistenza sociale, ricovero ospedaliero). Inoltre, sulla base dei flussi informativi correnti e dei
registri di malattia presenti sul nostro territorio, potranno essere individuate persone con malattie soggette a
notifica, quali: malattie infettive, tumori, malattie rare, malformazioni. Queste coorti di malati saranno seguite
nel corso del tempo al fine di valutare la variabilità di decorso nel tempo, anche rispetto alla popolazione
residente. L’uso delle anagrafi comunali in integrazione con i flussi informativi sanitari consente la valutazione
della natalità, degli indici migratori e la sopravvivenza, e costituisce la base per valutare l’attitudine all’uso dei
servizi e delle prestazioni sanitarie, incluso le prescrizioni farmacologiche e l’esenzione dal pagamento dei ticket
per reddito, malattia rara, malattia cronica. Coorti e gruppi di studio saranno studiati in aree territoriali nelle
quali la rappresentazione delle persone migranti è più numerosa e stabile e tenendo in considerazione i protocolli
operativi degli altri WP, nonché da esigenze dettate da autorità nazionali e regionali.
T7.1.1—Coorte prima accoglienza. Questa coorte avrà le caratteristiche di una coorte dinamica costruita su base campionaria. Il
reclutamento avverrà nei centri di prima accoglienza e sarà su base volontaria. Si tratta di una coorte dinamica perché non tutti i migranti
accolti resteranno nel nostro paese e potranno essere seguiti nel corso del tempo. La coorte verrà valutata per quanto riguarda le principali
malattie presenti con semplici strumenti clinici e con una accurata anamnesi. Saranno raccolte informazioni circa il paese di origine e
sulle modalità del viaggio. La numerosità minima prevista è di 1500 soggetti ma potrà variare in relazione a possibili future ondate e/o
emergenze migratorie.
T7.1.2—Coorte al rilascio del primo permesso di soggiorno. Questa coorte sarà costituita da persone migranti che volontariamente
aderiscono alla ricerca e che saranno reclutate presso le questure al momento del rilascio del primo permesso di soggiorno. È previsto un
reclutamento stratificato per paese di origine e sesso. Nei soggetti reclutati verrà effettuata una accurata indagine sulle loro caratteristiche
socio-economiche e culturali, verrà effettuata inoltre una accurata visita medica comprensiva di un prelievo ematico ed eventualmente di
altri materiali biologici come nel caso della coorte prima accoglienza. Numerosità prevista 1000 soggetti.
T7.1.3—Coorte al rinnovo del permesso di soggiorno. Per questa coorte sono previste le medesime modalità di reclutamento e di
valutazione della coorte. T1.2. Numerosità prevista 1000 soggetti.
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MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
T7.1.4—Coorti di migranti presenti nei registri di malattia. Sulla base dei registri di malattia presenti sul nostro territorio nazionale
anche su base locale, saranno costituite coorti di malati migranti affetti da specifiche patologie. E’ sin d’ora possibile prevedere di
individuare persone con malattie tumorali, con malformazioni e con malattie rare in quanto nel nostro paese sono attivi registri affidabili
per questo tipo di malattie che coprono praticamente tutto il territorio nazionale. Vi sono poi registri locali su specifiche malattie che
potrebbero avere la necessaria completezza e affidabilità utili a definire le caratteristiche di specifiche malattie nei migranti. Queste coorti
di malati saranno seguite nel corso del tempo con le modalità previste in T1.5 al fine di valutare eventuali variabilità di decorso nel tempo
rispetto alla popolazione residente.
T7.1.5—Follow-up delle coorti. Le quattro coorti così costituite saranno seguite tramite un follow-up passivo all’interno del servizio
informativo sanitario (SIS). Tramite il nostro SIS combinando anche le informazioni dai sistemi informativi anagrafici comunali, è
possibile rilevare, in tutte le Regioni Italiane, sopravvivenza e natalità, ricoveri ospedalieri e prescrizioni farmacologiche oltre alle cause
di esenzione dai pagamenti dei ticket. Un aspetto specifico che verrà preso in considerazione sarà la salute materno-infantile in
considerazione soprattutto del fatto che le popolazioni migranti presentano una natalità di molto superiore a quella della popolazione
residente. Da queste informazioni amministrative correnti è possibile rilevare l’occorrenza delle principali malattie che richiedono un
ricovero ospedaliero o specifici trattamenti farmacologici. Da questi dati sarà possibile ricavare anche indicatori relativi alla salute
materno infantile delle coorti.
T7.2—Epidemiologia, sorveglianza e patogenesi di malattie trasmissibili
T7.2.1—Definizione di un gruppo di malattie trasmissibili di interesse per la sanità pubblica di cui le popolazioni migranti
potrebbero essere affette o portatrici; classificazione di queste malattie in base all’agente eziologico: virale, batterico o
parassitario
T7.2.2—Definizione di criteri diagnostici affidabili che permettano l’individuazione anche delle forme asintomatiche
T2.3—Preparazione di un kit per la caratterizzazione molecolare degli agenti eziologici di interesse e/o delle risposte anticorpali
da questi indotte
T7.2.4—Implementazione dei protocolli di indagine nelle coorti di T7.1
T7.2.5—Monitoraggio della malattia tubercolare in termini di occorrenza, manifestazioni cliniche, caratteristiche dell’agente
eziologico risposta alle cure
T7.3—Epidemiologia di malattie croniche e dei rischi legati alla riproduzione. Per studiare i mutamenti
delle condizioni di salute e l’accesso alle prestazioni sanitarie da parte dei migranti sono da valorizzare i dati
ricavabili dai flussi informativi sanitari correnti (mortalità, ricoveri ospedalieri, uso di farmaci) e dai registri di
patologia (tumori, malattie rare, malformazioni congenite, eventi coronarici, malattie infettive, altri). Da
potenziare è anche l’uso dei dati sanitari contenuti nelle cartelle cliniche dei medici di medicina generale, in
grado di descrivere condizioni diffuse in fase pre-ospedaliera. Queste fonti sono fondamentali per effettuare
studi descrittivi e per reclutare soggetti su cui impostare studi analitici su eziopatogenesi e fisiopatologia di
malattie croniche a elevato impatto sociale, quali le malattie metaboliche e le malattie respiratorie. Inoltre
attenzione prioritaria deve essere posta sulle malattie associate a cambiamenti climatici e relativi mutamenti
ambientali, in coordinamento con il WP8.
T7.3.2—Rischio cardiovascolare e metabolico. In considerazione del contributo principale che le malattie cardiovascolari e metaboliche
(obesità, diabete) hanno sul carico globale di malattia e della diversità della prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolari e metabolici
tra diverse etnie e popolazione italiana, è proposto uno studio di coorte su soggetti reclutati da Registri di patologia, Scheda di Dimissione
Ospedaliera e altre fonti specifiche dei migranti per misurare la presenza, comparsa o progressione di malattia e l’impatto sul servizio
sanitario. Il rischio e lo stato di salute cardiovascolare e metabolico sono studiati misurando basalmente e nei controlli periodici nel tempo
i parametri classici stabiliti dalle principali società scientifiche (ESC, AHA, ESH ecc.) con impiego di esami strumentali quali
l’ecocardiocolor doppler, l’eco-doppler tronchi sopraortici con determinazione dello spessore medio intimale, ECG, PA, Test di riserva
coronarica (prova da sforzo), esami ematochimici (quadro lipemico, assetto glicometabolico, funzione renale, marcatori di rischio e danno
cardiovascolare), e determinazione di parametri antropometrici quali il Body Mass Index e la circonferenza vita. La valutazione di
impatto sul sistema sanitario sarà inclusa nello studio. L’osservazione epidemiologica della prevalenza di diabete in popolazioni di
diversa origine contribuirà alla scelta delle etnie in cui approfondire la caratterizzazione dei meccanismi e della prevenzione della malattia
in uno studio fisiopatologico dedicato previsto in T7.4.
T7.3.3—Malattie respiratorie non infettive. Le malattie respiratorie croniche (prevalentemente asma bronchiale e rinite allergica) sono
le malattie più diffuse in età pediatrica, con elevato impatto socio-economico, tassi elevati di assenteismo scolastico e consumo di
farmaci; in alcune regioni, anche, con elevato ricorso ai servizi assistenziali ospedalieri. I dati dello studio SIDRIA, risalenti a oltre dieci
anni orsono, hanno mostrato che i bambini migranti hanno una prevalenza più bassa di sintomi asmatici rispetto a quelli nati in Italia;
tuttavia, la prevalenza incrementa con il numero di anni di residenza in Italia, suggerendo che l’esposizione a fattori ambientali possa
giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’asma nell’infanzia (Migliore et al. 2007). È quindi necessario aggiornare tali conoscenze
con un metodo di studio simile: arruolamento di bambini – ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori in città del Nord, Centro e
Sud Italia, da invitare a compilare un questionario standardizzato, accompagnato da un approfondimento con valutazioni oggettive
(spirometria, test allergologici) su sotto-campioni.
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T7.3.4—Fattori di rischio. In considerazione dell’importanza dei fattori di rischio individuali, quali fumo, alcol, droghe, attività fisica,
abitudini alimentari, attitudine alla sedentarietà e altri (OMS-ISS-Università Ca’ Foscari, Venezia, 2015), saranno definiti protocolli per
studi retrospettivi, trasversali e prospettici su sottogruppi e sotto-coorti di soggetti reclutati negli studi precedentemente descritti per
approfondire relazioni tra suscettibilità.
T7.4. Diabete e malattie associate: studio fisiopatologico e impatto sulla storia naturale della malattia. Il
diabete è una malattia cronica, frequente (56 milioni in Europa, 3.3 in Italia), fortemente invalidante a causa
delle potenziali complicanze, a elevato impatto socio-economico, che assorbe il 10% dell’attuale spesa sanitaria
in Italia e che insorge più frequentemente in alcune popolazioni di migranti (Fedeli et al Nutr Metab Cardiovasc
Dis 2015, Ballotari et al BMC Public Health 2015, Buja et al BMC Public Health 2013). La migrazione di
popolazioni provenienti da paesi in via di sviluppo verso paesi occidentali in genere comporta un aumentato
rischio di sviluppo della malattia perché il diabete è particolarmente suscettibile all’effetto negativo della dieta e
dello stile di vita occidentali e dello stress, che è tipico della condizione del migrante. La situazione è aggravata
dall’evidenza che queste popolazioni sono esposte a interruzione del trattamento durante il periodo di migrazione
(WHO 2015) e a minore osservazione medica e percezione dei fattori di rischio (Studio PASSI 2008-20013,
Buja et al BMC Public Health 2013). L’osservazione che le donne sono maggiormente colpite e che
l’immigrazione di donne in gravidanza e di bambini è in aumento, pone un rischio per la generazione successiva,
poiché le esposizioni alimentari/ambientali e a fattori di stress o diabete materno durante lo sviluppo intrauterino
di un neonato e nella prima infanzia conferiscono una suscettibilità permanente, che accompagna l’individuo per
tutta la vita (International Society/Journal for Developmental Origins of Health and Disease, DOHaD, Nicoletto
et al EMBO Rep 2011, Winder et al Placenta 2011, Barker et al Placenta 2013, Iozzo et al 2014, Reynolds et al
Psychoneuroendocrinol 2013, Winder et al Compr Physiol 2015, Friedman et al Diab Care 2015, ecc). Data la
natura cronica della malattia, la diagnosi di diabete implica un costo socio-economico duraturo, inevitabile ed
elevato, che viene enormemente amplificato dalle complicanze del diabete, più probabili nelle popolazioni di
immigrati a causa della precoce età di insorgenza della malattia. La prevenzione del diabete rappresenta dunque
l’unica strategia di impatto reale sulla salute, sulla qualità della vita e sull’economia del sistema. Essa necessita
della conoscenza e possibilità di modificare i meccanismi che portano a malattia. L’obiettivo di T7.4 è
identificare meccanismi predisponenti o protettivi rispetto allo sviluppo di diabete di tipo 1, di tipo 2 e
gestazionale (e delle malattie croniche associate), che siano attribuibili all’interazione dell’organismo con lo stile
di vita e l’ambiente in senso lato, in una visione transgenerazionale e attenta alle differenze di genere.
L’identificazione è rivolta a fattori modificabili, pertanto implementabili in piani di prevenzione ambientale,
sociale, nutrizionale e farmacologica. Impatto è comprendere cosa si modifica nella vita (abitudini, stile,
ambiente, clima, lavoro, economia, e altro) e, conseguentemente, nelle funzioni del corpo della persona che
immigra in Italia e dei suoi bambini. Questo porterà a identificare 1) biomarcatori misurabili su larga scala
nell’infante e nell’adulto per individuare situazioni di rischio prima dell’insorgenza della malattia, 2)
meccanismi che si possono modificare portando a prevenzione della malattia e delle complicanze.
T7.4.1—Stratificazione precoce del rischio di sviluppare diabete. In una popolazione composta di genitori e figli neonati e bambini
(migranti e italiani), lo studio identificherà i determinanti (stile di vita, ambiente, nutrizione, stress ecc.) e i meccanismi (anche mediante
analisi di campioni biologici di feci, saliva, urine, sangue, plasma, latte materno, placenta) che hanno un impatto precoce sul rischio di
sviluppare diabete e malattie associate (dislipidemia, malattie cardiovascolare, renale, epatica, microvascolare, neurologica, psichiatrica).
L’individuazione delle popolazioni a rischio sarà supportata da T7.3.2. Lo studio è di tipo caso-controllo (per iperglicemia, diabete e comorbidità) e di associazione (rispetto ai meccanismi che includono marcatori epigenetici, microbioma, interferenti endocrini ecc.),
ponendo le basi per una successiva valutazione longitudinale.
T7.4.2—Validazione delle strategie di prevenzione e cura. In un modello preclinico, lo studio dimostrerà 1) il rapporto di causa-effetto
esistente fra i meccanismi predisponenti identificati in T4.1 e l’insorgenza di malattia e complicanze (per esempio introducendo
specifiche modifiche nutrizionali o di esposizione ambientale o di composizione/funzione della microflora intestinale durante la
gravidanza e/o nell’età dello sviluppo e valutando la comparsa di iperglicemia, diabete e co-morbidità) e 2) la possibilità di modificare
favorevolmente tali meccanismi (efficacia preventivo-terapeutica).
T7.5—Fattori di rischio di malattia
T7.5.1—Definizione dei fattori di rischio di malattia di interesse, con particolare riferimento alle malattie previste nei T2.1 e T3.1
T7.5.2—Preparazione di questionari, procedure di indagine clinica, di laboratorio e strumentali per la rilevazione della presenza
di fattori di rischio di interesse
T7.5.3—Implementazione dei protocolli di indagine nelle coorti del T7.1
T7.5.4—Fattori di rischio delle malattie cardiovascolari
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T7.6—Infrastrutture di ricerca. In T7.6 verranno descritte le procedure di raccolta e scambio dei dati relativi
alle malattie croniche e quelle di centralizzazione delle misure plasmatiche e molecolari previste in T7.3 e T7.4
presso IFC-Pisa. In collaborazione con il WP6, T7.5 sarà dedicato alla valutazione e ottimizzazione dell’accesso
a big-data sanitari delle regioni e delle ASL (flussi sanitari correnti e registri di patologia) in cui sarà articolato
MMS e alla piattaforma informatica che sarà sviluppata dal WP6, in particolare per quanto riguarda i dati sulla
sicurezza e sulla mobilità, di interesse diretto per l’associazione con i dati sanitari. T7.5 riceve e conferisce dati
da: BBMRI Biobanking and Biomolecular Resources Research Infrastructure; EURO BIOIMAGING European
Research Infrastructure for biomedical imaging.
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WP8. Risorse naturali, cambiamenti climatici e migrazioni
Salvatore Capasso, direttore Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo-CNR
Antonello Provenzale, direttore Istituto di Geoscienze e Georisorse-CNR
Contesto
I movimenti e le migrazioni dei popoli, oggi come nel passato, sono generati da una molteplicità di driver, che
includono cause sociali, economiche e ambientali. In sinergia con le attività di PRIMA, ERANETMED e
BLUEMED, il WP8 persegue gli obiettivi e le finalità indicate da tali programmi, sviluppando le sinergie con
centri di ricerca e altre istituzioni presenti nell’area mediterranea sia sul versante nord, che su quello sud. Cfr.
Migration in Response to Environmental Change (Brussels: EU, 2015). I driver delle migrazioni esprimono delle
causalità che si combinano in modo non lineare, ovvero i loro effetti non sono soltanto additivi: cause diverse
possono amplificarsi vicendevolmente, generando situazioni potenzialmente incontrollabili ed effetti emergenti,
difficilmente prevedibili partendo dall’analisi delle cause individuali. I movimenti di popolazioni che
caratterizzano il nuovo millennio sono sempre più legati a trasformazioni veloci e spesso traumatiche
dell’ecosistema terrestre, che generano pressioni migratorie di ampia portata che rappresentano sia meccanismi
di adattamento a fronte di cambiamenti lenti e graduali, sia meccanismi di sopravvivenza in seguito a
cambiamenti improvvisi e inattesi. In particolare, le crisi ambientali – associate alla mancanza di risorse prima
disponibili o al loro costo divenuto insostenibile – sono una cruciale causa di movimenti di popoli, che si
combinano con situazioni e cambiamenti sociali ed economici e un contesto storico che non può essere
trascurato per una piena comprensione del fenomeno, poiché cause ambientali simili possono avere effetti
diversi dipendentemente dalla situazione sociale della regione interessata dalla crisi. La scelta migratoria può
dunque essere principalmente legata ai cambiamenti in atto nell’ecosistema terrestre, oppure indotta da situazioni
politiche, demografiche ed economiche, in cui l’ambiente gioca solo il ruolo di amplificatore del deterioramento
delle condizioni di vita. Non esistono mai motivazioni esclusivamente ambientali alla base di una scelta
migratoria, né i problemi ambientali operano in maniera disgiunta da quelli di natura politica, economica e
sociale. Pertanto, i diversi fattori di pressione sull’uomo e sull’ambiente possono operare nello stesso momento
ed essere collegati tra di loro e la loro interazione è fondamentale per comprendere appieno il fenomeno dei
migranti ambientali. La povertà rappresenta la variabile decisiva nell’alimentare i flussi migratori ed essa è
spesso causa ed effetto dei problemi ambientali. Una crescita della popolazione che porta a una riduzione della
disponibilità di terra e di acqua pro-capite può rendere sempre più precari i margini di sopravvivenza di molte
comunità rurali, costrette alla messa a coltura di aree marginali, al disboscamento e allo sfruttamento intensivo
delle risorse idriche superficiali e sotterranee. La pressione sulle risorse naturali determina un calo delle rese
agricole a causa della distruzione del potenziale biologico del terreno e della riduzione dell’acqua disponibile per
le colture, innescando il circolo vizioso della povertà e del degrado ambientale. In questa situazione di squilibrio
strutturale possono intervenire cause congiunturali, quali ondate di siccità, abbassamento del prezzo di mercato
dei beni agricoli prodotti, contrazione degli investimenti in agricoltura e dei sostegni pubblici al settore agricolo
che concorrono ad alimentare le spinte migratorie. Fra le cause ambientali, la più comune riguarda la carenza di
risorse idriche (come acqua potabile e usi agricoli) e la mancanza di cibo (spesso associate con la crisi delle
risorse idriche). Come esempio recente, si possono citare le rivolte e i cambiamenti sociali avvenuti durante la
Primavera Araba, associati a un complesso di cause sociali, economiche, di possibilità di diffondere rapidamente
l’informazione e di cause ambientali anche geograficamente remote. Tra gli esempi antichi, è l’abbandono delle
città mesopotamiche al termine della seconda urbanizzazione (cinquemila anni fa), con il conseguente ritorno a
una struttura sociale semi-nomadica.
Obiettivo
Per comprendere le cause delle migrazioni in atto oggi e di quelle attese per il prossimo futuro, specialmente
nell’area mediterranea, WP9 studia le cause ambientali associate ai cambiamenti nel ciclo idrologico e nella
disponibilità di risorse idriche e soprattutto considera le informazioni ambientali in relazione alle condizioni
sociali, economiche e storiche delle regioni da cui provengono i migranti. Per stimare correttamente i possibili
sviluppi futuri e contribuire alla formulazione di strategie d’intervento e mitigazione del problema, occorre
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utilizzare gli scenari di cambiamento climatico oggi disponibili (specialmente per quanto riguarda il regime delle
precipitazioni e lo stato delle risorse idriche) e combinarli con scenari di sviluppo economico e sociale. Queste
attività si combinano in modo sinergico con le attività del Gruppo Foresight del CNR, dedicato all’analisi degli
scenari di sviluppo scientifico e tecnologico per i prossimi decenni e comprendente uno specifico gruppo di
lavoro sulle risorse idriche.
Impatto
In questo approccio fortemente transdisciplinare, si incontrano le competenze degli scienziati ambientali, dei
climatologi e degli idrologi con quelle degli scienziati sociali, degli economisti e degli storici, per arrivare a una
formulazione ad ampio spettro del problema e delle possibili strategie di intervento.
T8.1—Analisi geomorfologiche e climatiche delle regioni del Mediterraneo. T8.1 studia la definizione degli
scenari climatici e ambientali, specialmente per quanto riguarda le risorse idriche, sia nel presente e nel recente
passato (mediante analisi dei dati osservativi disponibili), sia nei prossimi decenni (mediante analisi degli scenari
di cambiamento climatico e ambientale), combinando informazioni e competenze sulla storia e sulla struttura
sociale ed economica delle regioni in studio. Saranno analizzate le condizioni di siccità e di crisi dell’ecosistema,
combinandole, ove disponibili, con i dati relativi alle produzioni agricole alla disponibilità di cibo. I risultati
ottenuti potranno essere utilizzati per un’analisi dei possibili legami fra variabilità cimatica e ambientale,
produzione agricola, disponibilità di cibo e flussi migratori.
Principali linee di ricerca
− Definizione della variabilità climatica e di uso del territorio nell’area mediterranea negli ultimi duecento anni, con particolare
riferimento al ciclo dell’acqua e mediante uso dei risultati disponibili e analisi dei dati
− Analisi dei dati disponibili di produzione agricola e di disponibilità di cibo nell’area mediterranea negli ultimi duecento anni
− Costruzione di modelli empirici che descrivano i possibile legami fra la variabilità nella produzione agricola e di cibo e la variabilità
climatica e ambientale
− Definizione degli scenari climatici per i prossimi decenni, accompagnati da ipotesi sui possibili cambiamenti di uso del territorio e di
sviluppo economico e sociale
− Utilizzo dei modelli empirici per stimare la produzione agricola e la disponibilità di cibo nei prossimi decenni
T8.2—Risorse naturali e pressioni migratorie. T8.2 individua le criticità che caratterizzano il Mediterraneo
come eco-regione, analizzando i divari che si registrano tra le due rive del bacino in termini di condizioni
geomorfologiche e climatiche, di disponibilità di terra coltivabile e di risorse idriche, di capacità di risposta e di
adattamento al cambiamento climatico. La posizione del Mediterraneo all’intersezione di tre continenti rende
questa regione la naturale area di transito dei movimenti di popolazione che dall’Africa sub-sahariana si dirigono
verso le coste del Nord Africa come tappa intermedia verso l’Europa. Dunque, le future direttrici migratorie
vedranno, tra i molteplici fattori di pressione legati al deterioramento del quadro politico ed economico,
l’aggiunta dei fattori ambientali, con gravi ricadute legate al controllo dei flussi migratori e agli effetti sui paesi
di partenza e di destinazione dei flussi. Sul piano geopolitico sarebbe, inoltre, interessante esaminare il ruolo che
gli eventi climatici estremi giocano nel determinare migrazioni ambientali interne in grado di acuire i processi di
destabilizzazione politica, come nel caso della Siria.
Principali linee di ricerca
− Differenze geomorfologiche e climatiche tra i paesi co-rivieraschi del bacino: i divari nella dotazione di terra e di acqua
− Pressione antropica sulle risorse idriche e progressivo esaurimento delle fonti
− Cambiamenti climatici, degrado ambientale ed effetti sulle rese agricole
− Sicurezza alimentare e stabilità sociale e politica
− Cambiamenti climatici estremi e migrazioni ambientali
− Cambiamenti climatici attesi e proiezione dei flussi migratori attesi
T8.3—Ambiente, migrazioni e sviluppo economico. Obiettivo del task è porre l’attenzione sugli immigrati
residenti in Italia da lungo periodo, sia in riferimento ai loro modelli comportamentali che ai diversi percorsi di
integrazione. Come emerge dalle ricerche condotte nei paesi di vecchia immigrazione, infatti, non esiste una
successione lineare di tappe che vengono progressivamente raggiunte da tutti gli immigrati, ma piuttosto
esistono percorsi differenziati di integrazione sociale, culturale ed economica. Nell’ambito di questi processi, il
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nostro obiettivo è quello di comprendere il rapporto degli immigrati con l’ambiente, con le risorse naturali
disponibili, con la mobilità spaziale. Ciò sulla base dell’idea che le prime forme di integrazioni si realizzano
proprio negli spazi più prossimi, nell’interazione con l’ambiente, nell’uso delle risorse collettive e dei beni
pubblici. La presenza degli immigrati residenti in Italia da lungo periodo, inoltre, implica una crescente
eterogeneità di modelli comportamentali che si traducono in nuovi modelli di consumo, di investimento e di
produzione. Nuove opportunità per il sistema nazionale che implicano, però, la necessità di un approfondimento
delle loro interazioni con lo sviluppo degli spazi urbani e l’utilizzo degli ambienti marini. Approfondimenti,
analisi e riflessioni che proveremo a sviluppare con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, facendo
riferimento a laboratori sociali naturali. Ciò inoltre al fine di provare a correlare le performance scolastiche con i
processi di integrazione (delle famiglie) e di sperimentare nuove forme di educazione ambientale interculturale.
Principali linee di ricerca
− Mobilità interna degli immigrati in Italia e ruolo delle comunità di origine
− Analisi dei modelli di consumo, di investimento e di produzione
− Percorsi di integrazione, condivisione degli spazi urbani e delle risorse collettive
− Analisi comparata delle performance scolastiche
− Educazione interculturale
T8.4—Degrado Ambientale e Migrazioni. T8.4 offre un contributo all’analisi dei problemi complessi relativi
alle migrazioni cosiddette ambientali nel Mediterraneo con l’obiettivo di chiarirne il quadro teorico e, al
contempo, delinearne il percorso empirico. In tale direzione si esamineranno in primo luogo i concetti chiave di
“human security”, vulnerabilità, capacità di recupero e adattabilità, emergenti nella letteratura di base
sull’argomento come un utile framework per analizzare il degrado ambientale, prevederne l’impatto sui territori
e sulla mobilità delle risorse umane, e gestirne, di conseguenza, i rischi e gli effetti. Ci si soffermerà, poi, sul
tema della mobilità nel Mediterraneo legata al “degrado ambientale”, indagando attraverso i relativi dati ed
indicatori disponibili, sulle possibili interazioni tra i fattori ambientali con quelli economici e sociali che
influenzano le condizioni di vita nelle aree di origine dei flussi e che spingono ad emigrare. A questo proposito,
infatti, appare fondamentale non ridurre la migrazione ad una relazione causale diretta tra degrado ambientale ed
esodo forzato per la natura co-evolutiva dei sistemi sociali e naturali: ecosistemi capaci di recupero e società
resilienti possono affrontare al meglio i fattori esterni di stress ambientale, oltre che socio-politico. Per tali
motivi, pertanto, si vaglieranno le politiche e le strategie che, riducendo la vulnerabilità e promuovendo la
capacità di recupero, attraverso l’adattabilità e la mitigazione del rischio nella cornice della cooperazione e del
co-sviluppo, possono cambiare lo status quo.
Principali linee di ricerca
− Human security: vulnerabilità, adattabilità e capacità di recupero nelle regioni del Nord Africa e del Medio Oriente
− Environmental performance Index (EPI) nei paesi del Mediterraneo come strumento di conoscenza e orientamento per le politiche
territoriali
− Migrazioni forzate e Internal Displaced Persons nel Mediterraneo
− La catena degli impatti dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo e i drivers non strettamente ambientali della mobilità
− Le rimesse sociali, la cooperazione e il ruolo delle donne migranti come agenti di sviluppo nel settore agroalimentare.
T8.5—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T8.4 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and
Big Data Ecosystem; CESSDA ERIC Council of European Social Science Data Archives; ESS ERIC European
Social Survey; SHARE ERIC Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe; eMSo European
Multidisciplinary Seafloor; IAGOS In service aircraft for a global observing system; LIFEWATCH Science and
Technology Infrastructure for Research on Biodiversity and Ecosystems.
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WP9. Biodiversità, migrazioni e agricoltura sostenibile
Silvia Fineschi, primo ricercatore Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR
Secondo Rolfo, direttore Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile-CNR
Contesto
La storia del nostro pianeta è contrassegnata da fenomeni migratori che riguardano non solo gli uomini, ma
anche le piante e gli animali. Molti di questi eventi sono stati indotti da cambiamenti climatici come glaciazioni
o desertificazione, ma a partire dall’età moderna vi ha contribuito anche l’uomo, spostando da un continente
all’altro piante per esigenze alimentari, ma anche per esigenze di ricerca o di tipo estetico. In sinergia con le
attività di PRIMA, ERANETMED e BLUEMED, il WP9 persegue gli obiettivi e le finalità indicate da tali
programmi, sviluppando le sinergie con centri di ricerca e altre istituzioni presenti nell’area mediterranea sia sul
versante nord, che su quello sud. I percorsi migratori delle popolazioni umane si intrecciano con quelli di piante
e animali. Nel suo migrare l’uomo tende a riprodurre il proprio habitat e quindi piante e animali viaggiano con
lui per diventare cibo, per riprodurre usi e cultura, mescolandosi a quelli di destinazione e generandone dei
nuovi. L’analisi sociale, culturale e demografica s’interseca a quella bio-vegetale. Questo ha effetti
sull’agricoltura e sul paesaggio. Recentemente, l’arrivo di migranti da paesi caratterizzati da diete alimentari
diverse sta portando in Europa nuovi sapori e coltivazioni.
Con i cambiamenti globali gli organismi vegetali spostano i propri limiti geografici con conseguenze sulla
distribuzione e interazione delle specie, e sulla funzionalità ecosistemica; gli organismi possono estinguersi
localmente, disperdersi in habitat più favorevoli o adattarsi alle nuove condizioni. Le migrazioni riguardano
anche gli animali domestici, arrivati a seguito di popolazioni umane migranti. L’analisi genetica permette di
ricostruire le discendenze, l’origine e la provenienza geografica di specie e popolazioni; l’adattamento alle
condizioni ambientali si riflette in variazioni del patrimonio genetico.
La crescente richiesta di materie prime rinnovabili e l’evoluzione delle abitudini alimentari influenzano le
dinamiche del panorama agrario, favorendo lo sviluppo di nuove colture. I cambiamenti climatici hanno un
impatto sull’agricoltura nell’area del Mediterraneo attraverso l’aumento delle temperature medie e la
diminuzione della disponibilità idrica, fattori che portano a cambiamenti nelle tecniche colturali, nella scelta
delle varietà, o delle specie coltivate. L’evoluzione delle abitudini alimentari favorisce lo sviluppo di colture che
presentano vantaggi nutrizionali rispetto a quelli oggi coltivati.
La globalizzazione dei mercati, i movimenti migratori e le abitudini alimentari cosmopolite contribuiscono a una
crescita del mercato degli alimenti etnici, ma al contempo aumentano le epidemie causate dalla contaminazione
degli alimenti con agenti patogeni e tossine. Le differenze nelle pratiche e nelle preferenze dietetiche possono
aumentare il rischio di malattie, per questo motivo sono necessarie strategie di prevenzione e di controllo per la
valutazione e la mitigazione dei rischi microbiologici e tossicologici emergenti.
Alle migrazioni di popolazioni umane, animali e vegetali corrisponde anche lo spostamento di organismi
patogeni e parassiti. Virus, batteri, funghi e loro vettori, insetti e nematodi rappresentano un’importante minaccia
per la salute delle piante. L’incremento del commercio globale, della mobilità umana e del turismo ha
determinato un aumento del numero di parassiti e patogeni alieni delle colture agrarie, forestali e del legno.
Il paesaggio italiano è la risultante di vicende storiche e naturali. In questo percorso le tracce del paesaggio,
soprattutto in quello agrario, creano precisi contorni; una situazione così variabile ha visto nel corso dei secoli
una vera e propria costruzione del paesaggio legato alle vicende migratorie interne. Ogni trasformazione del
territorio comporta lo spostamento di popolazioni, a volte spontaneo e stagionale, a volte permanente.
L’industrializzazione e l’abbandono progressivo dei sistemi territoriali determina una crisi profonda del sistema
paesaggistico, un sistema che però ha bisogno di manutenzione, di cura continua da parte di chi vi abita pena la
distruzione irreversibile di ciò che conosciamo come paesaggio. In questo nuovo scenario si affacciano nuove
popolazioni e nuove migrazioni che posso essere uno strumento straordinario di ricostruzione di un territorio
ormai in gran parte abbandonato.
L’abbandono delle campagne rende difficili numerose operazioni colturali e implica l’impiego di migranti, con
spostamenti stagionali di immigrati da una zona all’altra del paese in condizioni precarie dal punto di vista
sociale, sanitario e di ordine pubblico. Fenomeni di tipo stanziale riguardano l’allevamento intensivo, la
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pastorizia e la coltivazione del riso. Dal punto di vista dei policy makers la sostenibilità in agricoltura è un
concetto riferito alle qualità organolettiche degli alimenti e al rispetto per l’ambiente. L’occupazione in
agricoltura diventa sempre meno importante sul mercato del lavoro italiano e maggiormente accessibile alla
manovalanza straniera con necessità economiche più urgenti e minori tutele sociali.
Obiettivi
Gli obiettivi del WP9 mirano a definire i processi storici e le conseguenze future delle migrazioni di popolazioni
umane, animali e vegetali e a valutarne l’effetto in termini di biodiversità. Per questi obiettivi saranno analizzati
caratteri adattativi che rispondano ai principali fattori ambientali, scelti anche in relazione alle attuali previsioni
sui futuri cambiamenti climatici. Saranno anche studiati dal punto di vista genetico, agronomico e biochimico le
nuove colture per le produzioni alimentari e delle biomasse, al fine di individuare i genotipi più adatti alle nuove
condizioni climatiche (Task 9.1 e 9.2).
Saranno messi a punto metodi diagnostici veloci per l’identificazione e la caratterizzazione dei patogeni e
parassiti di specie agrarie e forestali; di quelli di nuova introduzione saranno studiate le caratteristiche
biologiche, ecologiche ed epidemiologiche, e le relazioni di questi organismi con l’ospite (incluse piante
ornamentali). Saranno inoltre valutati programmi di lotta biologica e/o integrata e studio delle interazioni tra le
piante ospiti e organismi benefici (micorrize, funghi, batteri) (Task 9.3).
Saranno studiati sistemi innovativi per la tracciabilità e l’autenticità di alimenti etnici, per la caratterizzazione dei
fattori di rischio da batteri e tossine e per la loro riduzione (Task 9.4).
Un ulteriore obiettivo di studio è l’impatto di nuove coltivazioni sulle trasformazioni del paesaggio, storiche,
ambientali e culturali (Task 9.5).
Sarà valutato il fenomeno del lavoro degli immigrati in agricoltura e la sostenibilità delle produzioni in cui il
ricorso alla manodopera straniera è rilevante. Sarà considerata la presenza di operatori immigrati nei processi
produttivi dell’agricoltura italiana che cambia e assume una fisionomia, anche sociale e politica, completamente
nuova (Task 9.6).
Impatto
WP9 avrà un impatto sul sistema agricolo e forestale italiano, coinvolgendo il campo delle conoscenze
genetiche, ecofisiologiche e agronomiche di specie vegetali e animali, che caratterizzano le coltivazioni e
l’allevamento animale, e lo studio dei patogeni e parassiti, anche di nuova introduzione, che minacciano i nostri
ecosistemi agro-forestali, fornendo strumenti di prevenzione, diagnosi e controllo. Lo studio sulla tracciabilità e
sicurezza dei cibi porterà alla realizzazione di protocolli analitici per la sicurezza di nuovi prodotti alimentari. Lo
studio sull’evoluzione del paesaggio porterà a tracciare una nuova idea del paesaggio che disarticoli ogni
atteggiamento estetizzante o banalmente conservativo e riconduca a un’analisi puntuale gli elementi costitutivi
della sua formazione così come del suo degrado. La ricostruzione del quadro del lavoro immigrato in agricoltura
avrà inoltre un impatto sulla valutazione della situazione socio-economica, ma anche culturale ed educativa,
derivante da nuovi scenari derivanti dal fenomeno migratorio che si verifica attualmente in Italia.
T9.1—Studio delle relazioni tra migrazione, adattamento ai cambiamenti climatici e biodiversità in
organismi vegetali e animali. L’adattamento al cambiamento globale determina variazioni del patrimonio
genetico ed è favorito dalla diversità genetica. È fondamentale comprendere il ruolo dell’interazione tra capacità
di migrazione e capacità di adattamento in situ per predire gli effetti dei cambiamenti climatici.
Obiettivi sono:
1) valutare il ruolo della migrazione e diversità genetica nel conferire adattamento;
2) definire il livello di variazione genetica ed epigenetica in popolazioni naturali;
3) valutare l’impatto umano nel modificare la distribuzione della diversità;
4) analizzare polimorfismi genetici in razze locali per verificare sinonimie, relazioni di vicinanza e scoprire le
rotte di migrazione del germoplasma, i luoghi e pool genetici di origine;
5) correlare le caratteristiche morfo-funzionali degli individui con i fattori ambientali e con la composizione dei
microrganismi a essi associati;
6) studiare la distribuzione spaziale di genotipi e fenotipi e loro covariazione con i principali fattori ecologici;
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7) confrontare i caratteri morfo-funzionali tra individui adattati a differenti contesti climatici e ambientali;
8) creare un database dei polimorfismi genetici e caratteristiche fenotipiche delle diverse razze/cultivars.
L’impatto atteso riguarda: (a) comprensione dell’importanza della migrazione e dell’adattamento nella gestione
sostenibile degli ecosistemi vegetali e animali; (b) acquisizione di strumenti/conoscenze utili a individuare
relazioni tra razze/cultivars autoctone locali e popolazioni della stessa specie presenti in territori diversi; (c)
informazioni sulle capacità di adattamento delle popolazioni animali a nuove condizioni climatiche e ambientali.
T9.2—Nuove colture e tecnologie di coltivazione. I cambiamenti climatici, insieme alla crescente richiesta di
materie prime rinnovabili e all’evoluzione delle abitudini alimentari stanno determinando lo sviluppo di nuove
coltivazioni nel territorio nazionale. Lo sviluppo di colture da biomassa ed energetiche, di ottimo adattamento,
elevata sostenibilità e bassa domanda di input sono un’opportunità per l’uso di terre marginali. Alcune nuove
colture hanno vantaggi nutrizionali rispetto ai cereali e alle leguminose tradizionali.
Obiettivi sono:
1) caratterizzazione del materiale genetico presente nelle banche del germoplasma, con l’obiettivo di
individuare i genotipi più adatti alle nuove condizioni climatiche;
2) studio della risposta delle diverse colture ai cambiamenti climatici;
3) caratterizzazione genetica, biochimica, agronomica di nuove colture per la produzione di biomasse in
condizioni pedoclimatiche limitanti;
4) ottimizzazione del processo di conversione della cellulosa per la produzione di etanolo di terza generazione.
5) caratterizzazione genetica, biochimica, agronomica di nuove colture per la produzione di alimenti con
specifiche caratteristiche nutrizionali;
L’impatto atteso riguarda: (a) conoscenze relative alla base genetica disponibile per garantire la resilienza del
sistema agricolo ai cambiamenti climatici e per potenziare la sua capacità di soddisfare la crescente richiesta di
materie prime rinnovabili e di alimenti con migliori caratteristiche nutrizionali; (b) nuove tecniche colturali per
specie e varietà di nuova introduzione; (c) diffusione delle conoscenze sui cambiamenti futuri e sugli strumenti e
interventi che saranno necessari per affrontarli.
T9.3—Migrazioni di patogeni e parassiti e dei saprofiti del legno. Il numero di specie invasive è aumentato
notevolmente nell’ultimo decennio. Numerosi sono i casi di patogeni e parassiti introdotti e ambientatisi in
Europa con ingenti danni in ambito agrario e forestale.
Obiettivi sono:
1) identificazione e caratterizzazione di patogeni e parassiti (virus, viroidi, batteri, funghi, insetti, nematodi e
loro vettori) associati a nuove colture o alimenti e loro impatto sulle specie coltivate in Italia. L’indagine
riguarderà specie esotiche (avocado, mango, quinoa ecc.), ornamentali e varietà di vite e leguminose da paesi
terzi;
2) studio della suscettibilità delle nuove colture a patogeni/parassiti autoctoni;
3) sviluppo di una piattaforma per la previsione dello spostamento delle malattie della vite trasmesse da insetti
vettori;
4) monitoraggio di colture tradizionali per la presenza di patogeni/parassiti noti in paesi da cui sono in corso
migrazioni umane;
5) studio della risposta del castagno europeo all’infezione da ceppi di Chryphonectria parasitica provenienti da
nuove aree di infezione (Azerbaijan e Georgia);
6) sviluppo di metodi di controllo sostenibili delle specie di recente introduzione;
7) salutazione dell’impatto di nuovi agenti patogeni delle piante sulla biologia di funghi simbionti e sul
funzionamento della simbiosi micorrizica;
8) analisi del microbiota delle specie di insetti fitofagi invasive; caratterizzazione genetica di insetti antagonisti
nell’areale di invasione e in quello di origine;
9) valutazione del rischio associato all’introduzione di nuove specie di insetti saprofiti del legno.
L’impatto atteso riguarda: (a) catalogazione delle colture esotiche presenti sul territorio, dei nuovi alimenti e dei
parassiti/patogeni a essi associati; (b) sviluppo di strategie di diagnosi e di lotta innovative ed efficaci per
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contrastare la diffusione di nuovi patogeni/parassiti e loro vettori; (c) nuove conoscenze sulle interazioni tra
ospite/patogeno o parassita/ antagonista o simbionte; (d) sviluppo di nuove tecnologie di trattamento del legno.
T9.3.1—Migrazione di patogeni e parassiti di vegetali
T9.3.2—Migrazione di saprofiti del legno
T9.4—Sicurezza, tracciabilità e alimenti etnici. L’incidenza di epidemie causate dalla contaminazione di
alimenti etnici con agenti patogeni (Salmonella e Campylobacter) e tossine e il ritiro dal mercato di numerosi
prodotti etnici adulterati o contaminati sta aumentando. I fattori che influiscono su questo rischio di esposizione
ai patogeni non sono stati ancora caratterizzati. La globalizzazione del mercato alimentare e la possibilità che
batteri patogeni e tossine possano essere utilizzati come armi biologiche stanno minacciando la sicurezza agroalimentare.
Obiettivi sono:
1) sviluppare e/o applicare sistemi diagnostici avanzati e piattaforme integrate per il rilevamento di
microorganismi patogeni/tossigeni emergenti e di tossine;
2) sviluppare e/o applicare sistemi innovativi di tracciabilità e autenticità degli alimenti etnici;
3) caratterizzare gli alimenti etnici;
4) stimare il rischio da batteri patogeni e da tossine batteriche e micotossine;
5) caratterizzare i rischi microbiologici e tossicologici associati alla manipolazione degli alimenti etnici;
6) definire e applicare strategie, tecnologie e strumenti di controllo. Prevenzione/mitigazione dei risultanti
rischi.
L’impatto atteso riguarda: (a) caratterizzare gli alimenti etnici; (b) stimare, controllare e prevenire i rischi
microbiologici e tossicologici a essi associati; (c) individuare i fattori correlati ai rischi da esposizione ad agenti
patogeni e tossine negli alimenti etnici; (d) fornire strategie e strumenti che permettono di prevenire/mitigare i
rischi associati al comportamento dei venditori /consumatori di alimenti etnici; (e) sviluppo di sistemi di
tracciabilità e autenticità degli alimenti etnici e sistemi diagnostici.
T9.5—Storia ed evoluzione del paesaggio. Il territorio e l’attività umana sono legati in modo indissolubile;
possiamo descrivere soggetti e luoghi in cui le vicende umane e quelle naturali si intrecciano e ci spiegano la
nostra storia. In una situazione così variabile la costruzione del paesaggio è legata alle vicende migratorie
interne; la migrazione interna è stato uno dei fattori determinanti dello sviluppo del paesaggio italiano che ha
sperimentato ogni possibile scenario. L’industrializzazione e l’abbandono progressivo dei sistemi territoriali ha
determinato una crisi profonda del sistema paesaggistico che ha sviluppato difese conservative senza tener conto
del cambiamento dei sistemi economici e produttivi legati al paesaggio; questo ha portato al degrado generato
dalla speculazione edilizia. Il territorio italiano così elaborato, definito e strutturato ha bisogno di manutenzione,
di cura continua da parte di chi vi abita; in questo nuovo scenario si affacciano nuove popolazioni e nuove
migrazioni che posso essere uno strumento straordinario di ricostruzione di un territorio ormai in gran parte
abbandonato.
Obiettivi sono:
1) partendo dalle analisi, ormai datate, di alcuni classici della storia del paesaggio agrario riformulare un
percorso diacronico che veda l’illustrazione di alcuni casi emblematici di sviluppo di nuove forme di
paesaggio.
2) studio delle migrazioni (interne ed esterne) come strumento di trasformazione del paesaggio legato
soprattutto alla storia economica e sociale del nostro Paese
3) nuove metodologie di rappresentazione del paesaggio alla luce delle vicende del territorio italiano dopo la
seconda guerra mondiale.
T9.5.1—Paesaggo agrario e forestale
T9.5.2—Paesaggio archeologico
T9.6—Lavoratori immigrati e agricoltura sostenibile. T9.6 focalizza l’attenzione sui lavoratori agricoli
immigrati di lungo periodo presenti in Italia. Nonostante l’ampia attenzione mediatica sembri concentrarsi
recentemente sui numerosi sbarchi sulle coste italiane, il fenomeno migratorio interessa il nostro Paese già da
diversi decenni. La presenza di immigrati di lungo periodo pone problemi diversi rispetto alla gestione della
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prima accoglienza o dell’ordine pubblico e implica la necessità di comprendere i diversi possibili percorsi di
integrazione. Come emerge dalle ricerche condotte nei paesi di vecchia immigrazione, infatti, non esiste una
successione lineare di tappe che vengono progressivamente raggiunte da tutti gli immigrati, ma piuttosto
esistono processi differenziati di integrazione. La presenza degli immigrati di lungo periodo, inoltre, implica
nuove opportunità per il sistema nazionale, in termini di conoscenze e competenze (linguistiche, tecniche,
comportamentali). Opportunità che meritano di essere esplorate facendo riferimento a specifiche municipalità a
elevata intensità di immigrati di lungo periodo.
Obiettivi sono:
1) quantificare il fenomeno sul territorio nazionale per le principali filiere agroalimentari e zootecniche;
2) analizzare le serie storiche, confrontando i dati con quelli di altri paesi europei.
L’impatto atteso riguarda: (a) ricostruzione del quadro del lavoro immigrato in agricoltura per documentare un
fenomeno poco conosciuto nella sua effettiva portata e nelle sue connotazioni reali, anche allo scopo di
correggere le facili, spesso false, narrazioni mediatiche sull’argomento; (b) sviluppo integrato di adeguate
politiche agricole e del lavoro in quanto strumento per assicurare l’inclusione del migrante nella società che lo
ospita e nel sistema agroalimentare e nel territorio rurale.
T9.6.1—Sostenibilità del lavoro degli immigrati in agricoltura
T9.6.2—I lavoratori immigrati in agricoltura
T9.7—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T9.7 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and
Big Data Ecosystem; CESSDA ERIC Council of European Social Science Data Archives; ESS ERIC European
Social Survey; SHARE ERIC Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe; eMSo European
Multidisciplinary Seafloor; IAGOS In service aircraft for a global observing system; LIFEWATCH Science and
Technology Infrastructure for Research on Biodiversity and Ecosystems.
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WP10 Formazione, disseminazione e comunicazione
Daniele Archibugi, dirigente di ricerca Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche SocialiCNR
Rosa Bottino, direttore Istituto Tecnologie Didattiche-CNR
Contesto
Educazione e formazione. I bisogni formativi che riguardano le tematiche connesse con i fenomeni migratori
sono molteplici e ampiamente diversificati: ne è prova l’ampia articolazione di MMS, che spazia dagli aspetti
linguistici a quelli economici, dalle tematiche relative alla salute a quelle connesse con la sicurezza, il territorio,
il patrimonio culturale ecc. – cfr. Essays on Migration, Education and Work Opportunities (Firenze: European
University Institute, 2015). Attraverso la stretta interazione fra i ricercatori coinvolti in MMS verranno
predisposti interventi formativi e/o repository di materiali educativi basati sull’uso delle nuove tecnologie, rivolti
a specifiche categorie di utenti (operatori di centri di accoglienza, insegnanti, tutor, studenti, mediatori culturali,
operatori sanitari) su problematiche specifiche. Comunicazione e disseminazione dei risultati. Per quanto
concerne gli scopi di disseminazione e comunicativi, data la rilevanza del progetto per le politiche di
immigrazione a livello nazionale ed europeo, MMS realizzerà un ampio spettro di strumenti in modo da
massimizzare la disseminazione dei risultati sia a livello istituzionale e che sull’opinione pubblica.
Obiettivi
WP10 ha un duplice obiettivo. Da un lato, affronta il fenomeno migratorio dal punto di vista delle problematiche
e delle opportunità che esso pone in termini di educazione e formazione; dall’altro, considera gli aspetti di
comunicazione e disseminazione relativi alle tematiche e ai risultati complessivi del progetto nell’ambito
accademico e della ricerca e, più in generale, alla comunicazione dei temi dell’interculturalità presso referenti
istituzionali, delle organizzazioni non-governative e dei cittadini.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, si considera tutta la rete sociale interessata dal fenomeno: i migranti, gli
insegnanti, le famiglie, gli operatori ecc., affrontando le tematiche relative alle diverse soggettività ed esigenze,
le appartenenze, i saperi, le conoscenze e i saper fare di cui ogni soggetto è portatore. WP10 affronta i temi
dell’educazione, della formazione e dei diritti dei migranti attraverso una prospettiva interdisciplinare facendo
riferimento alle diverse competenze e interessi degli Istituti CNR coinvolti nel progetto. Saranno progettati e
realizzati interventi che si avvarranno sia di competenze metodologiche nel settore della formazione e
dell’educazione (anche attraverso l’uso di tecnologie digitali), sia di specifiche competenze contenutistiche, in
un’ottica di autentica collaborazione fra gli istituti e gli enti coinvolti nel progetto. Si partirà da quanto già
realizzato nel precedente Progetto Migrazioni del CNR e si realizzerà una prima fase di analisi di esperienze
significative sulle tematiche oggetto del WP10 in Italia. Per quanto attiene, in particolare, all’educazione
scolastica verrà fatto riferimento anche alle indicazioni e agli orientamenti della Buona Scuola
(http://www.integrazionemigranti.gov.it/Attualita/News/Documents/capitolo%20osservatorio.pdf).
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, il WP10 svolgerà una funzione strumentale per facilitare la diffusione
dei risultati tra l’opinione pubblica, la comunità scientifica e i policy-makers. Saranno attivate reti di
comunicazione con i mezzi di comunicazione di massa, università, centri di ricerca accademici, e gli uffici di
riferimento presso i ministeri e i dipartimenti dell’Unione Europea. La disseminazione avrà inoltre come
obiettivo quello di sensibilizzare il pubblico più vasto alle cause e attuali sviluppi del fenomeno migratorio e al
tema dei diritti dei migranti.
La strategia di disseminazione utilizzerà in primariamente strumenti calibrati secondo i gruppi che si intendono
raggiungere. Per quanto riguarda l’opinione pubblica, saranno usati media digitali e tecniche di coinvolgimento
dei mezzi di comunicazione di massa. Una seconda componente della disseminazione riguarderà principalmente
l’output della ricerca, nell’ottica di una stretta collaborazione con i referenti istituzionali nazionali ed europei. In
questo quadro, l’obiettivo sarà di promuovere una adeguata valorizzazione della ricerca condotta in seno al
progetto e istituire forum di discussione per policy per il trasferimento del know-how acquisito verso policy
innovative rispetto a quelle attualmente implementate in Europa nella gestione del fenomeno migratorio
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T10.1—Inclusione socio-educativa di giovani migranti e apprendimento dell’italiano L2 come lingua di
scolarità. Alla base della difficoltà all’inclusione educativa e dei cammini scolastici rallentati vi è spesso una
competenza ridotta in italiano, anche da parte delle seconde generazioni. Le difficoltà linguistiche hanno a che
fare, soprattutto, con la competenza nella lingua per lo studio, fattore essenziale per la riuscita scolastica. T10.1
sviluppa indicazioni e metodologie, basate anche sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, utili
ai docenti impegnati a realizzare attività di apprendimento dell’italiano come seconda lingua. Si farà riferimento
anche a materiali, percorsi e risorse tecnologiche che verranno documentati e resi disponibili attraverso
Essediquadro, il servizio di documentazione sul software didattico e altre risorse digitali dell’Istituto Tecnologie
Didattiche-CNR.
Il tema dell’inclusione educativa verrà affrontato anche per categorie specifiche di utenti al di fuori di percorsi
scolastici istituzionalizzati. Ad esempio, verranno presi in considerazione i bambini e ragazzi costretti a una
migrazione forzosa, benché temporanea, perché bisognosi di cure specialistiche non garantite nei rispettivi paesi
di origine. Per loro e per i familiari che li accompagnano si presenta quasi sempre il problema della lingua sia a
livello di comunicazione e socializzazione, sia durante le attività ludo-ricreative ed educative che vengono
proposte dagli insegnanti del servizio Scuola in Ospedale erogato dal MIUR. Verranno, quindi, studiati modelli e
metodologie per l’inclusione di questi soggetti anche attraverso l’utilizzo di tecnologie multimediali. L’idea è
considerare sia il piano sociale, attraverso l’acquisizione di capacità linguistiche, sia quello didattico-educativo,
mediante l’uso di app didattiche funzionali all’apprendimento disciplinare.
T10.2—Valorizzazione della pluralità culturale. T10.2 esplora diverse modalità di realizzazione di interventi
educativi anche tramite l’uso di tecnologie digitali rivolti a studenti delle scuole e volti alla comprensione e alla
valorizzazione della pluralità culturale e religiosa. Si farà riferimento all’immagine che dei migranti viene
proposta nei media con particolare riguardo per i libri di testo scolastici. La partecipazione di esperti di
immigrazione e di comunicazione scientifica così come di insegnanti e studenti consentirà di costruire un
percorsi educativi che evidenzino gli aspetti salienti della tematica, aiutando a superare una immagine
semplificata dell’immigrazione e portando a una maggiore comprensione del fenomeno migratorio. L’obiettivo
sarà affinare negli studenti capacità di analisi critica di testi e immagini, in un’epoca caratterizzata da una
sovrabbondanza di fonti informative, cosa che richiede ai giovani l’acquisizione di strumenti critici di gestione
dell’informazione.
T10.3—Conoscenza della diversità culturale come fattore di coesione sociale. T10.3 prevede le seguenti
azioni: (a) organizzazione di eventi (esposizioni/convegni) per favorire la conoscenza dei contesti da cui
vengono gli immigrati attraverso la disseminazione dei risultati delle attività italiana all’estero (es. missioni
archeologiche italiane nel bacino del Mediterraneo); (b) attività di sensibilizzazione attraverso esposizioni
museali e arti performative. Si propone come caso studio un museo di arte medio-orientale (es. collezioni librarie
e museali di IsIAO-Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) – esperienze passate sono quelle realizzate al Museo
Pigorini nel quale sono stati impegnati alcuni migranti nella “rilettura” del suo patrimonio museale: mostra
(S)oggetti migranti, http://www.soggettimigranti.beniculturali.it/spip.php?article e mostra R(h)ome promossa dal
DSU in collaborazione con il Museo di Roma, http://www.museodiroma.it/mostre_ed_eventi/mostre/rhome;
realizzazione/raccolta di materiali atti alla costruzione di attività educative per valorizzare l’apporto di diverse
culture in Italia (ad esempio, l’eredità culturale lasciata dai popoli arabi in regioni italiane come la Sicilia da
sempre interessate a fenomeni migratori); (d) promozione di iniziative di formazione basate su una logica
partecipativa volte a favorire l’integrazione e la conoscenza reciproca di ragazzi italiani e stranieri in età scolare
(ad esempio: una raccolta online di storie di vita vissuta dai ragazzi attinenti al tema delle migrazioni).
T10.4—Raccolta e produzione di Risorse Educative Aperte per supportare la didattica interculturale e
l’integrazione. Il web offre molte risorse sul fenomeno delle migrazioni e sulle problematiche connesse alla
didattica e all’integrazione dei giovani migranti. Spesso, tuttavia, le potenzialità di queste risorse non vengono
sfruttate per vari motivi, che vanno dalla mancanza di una strutturazione pedagogicamente valida delle risorse
alla difficoltà a reperire le stesse sul web. Partendo dalle conoscenze di ricercatori del CNR che già da anni
lavorano sulle problematiche connesse alla migrazione e alla didattica interculturale, nonché coinvolgendo
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docenti e mediatori culturali che operano quotidianamente in aree con alte percentuali di studenti immigrati,
verranno realizzate delle Risorse Educative Aperte (OER: Open Educational Resources) finalizzate al
raggiungimento di determinati obiettivi di apprendimento, e con una forte valenza interculturale. Le OER
verranno rese disponibili su un repository online e sistematizzate secondo vari criteri (livello di scolarità,
obiettivi di apprendimento, tematica ecc.). Le OER includeranno materiali disponibili sul web eventualmente
riadattati, sia risultati di ricerche condotte dagli istituti del CNR. Il repository verrà promosso tra i docenti e i
mediatori culturali, che avranno la possibilità d contribuire con le loro risorse, ma anche descrivendo le loro
esperienze, così da promuovere una comunità di pratica intorno al tema della migrazione.
T10.5—Percezione delle migrazioni a seguito di discussione: un esempio di democrazia deliberativa. T10.5
prepara un sondaggio per verificare la conoscenza fattuale da parte dei giovani del fenomeno e se questo genera
anche un mutamento delle loro opinioni. A titolo di esempio: In che misura la percezione che gli individui hanno
delle migrazioni è dovuta a giudizi e pregiudizi? E in che misura questi giudizi possono essere modificati tramite
adeguata informazione e discussione? Sulla traccia delle modalità della democrazia deliberativa, si intende
compiere un esperimento su gruppi di studenti appartenenti alla Università LUISS di Roma. L’esperimento si
basa su una serie di discussioni in contraddittorio (con un gruppo a favore e uno contro una determinata tesi) su
temi specifici relativi all’immigrazione. Prima di avviare la discussione, si richiederà a tutta la classe di
esprimere la propria posizione. Ad esempio: (i.) l’Italia deve accogliere un numero maggiore o minore di
immigrati? (ii.) l’Italia deve spendere di più o di meno per le politiche di accoglienza?), ma di pronunciarsi
anche su alcuni dati fattuali; (iii.) qual è la percentuale di immigrati in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea?
(iv.) qual è il tasso di disoccupazione degli immigrati in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea?). sonderanno
nuovamente le posizioni degli studenti al fine di verificare se è aumentata la loro conoscenza fattuale del
fenomeno e se questo genera anche un mutamento delle opinioni.
T10.6—Strategie comunicative e divulgative
− Sito web: il sito web costituirà l’interfaccia principale della strategia di disseminazione. Lo scopo è di
pubblicare i risultati parziali e finali delle attività di ricerca, fornire informazioni di tipo economico-statistico
e legislativo riguardante il fenomeno migratorio, nonché costituire un ponte per eventuali collaborazioni in
vista dell’allargamento progressivo del network di ricerca a livello europeo
− Social media e newsletters: le attività e gli eventi del progetto saranno inoltre disseminati attraverso i canali
di sociali media, tra i quali, twitter, facebook, e canali video laddove possibile; una newsletter sarà redatta a
scadenza programmata per esperti nel settore, policy makers, e le organizzazioni governative e nongovernative che saranno il target delle nostre iniziative
− Conferenze e seminari accademici: i risultati delle ricerche saranno inoltre presentati in conferenze
accademiche, seminari ed eventi pubblici allo scopo di raccogliere feed-back sui risultati e le proposte
formulate nel corso del progetto
T10.7—Workshop di ricerca, policy forum e dibattiti a partecipazione pubblica
− Workshops: proponiamo di organizzare una serie di workshop sulle varie aree tematiche del progetto. Il
primo workshop coinvolgerà tutti gli istituti del CNR coinvolti nel progetto – i dati preliminari sull’attuale
stato dell’emergenza migrazione in Europa e possibili modalità di risposta a livello nazionale ed europeo.
Mentre il workshop iniziale e finale saranno tenuti presso la sede del CNR di Roma, i workshop intermedi
saranno organizzati presso gli istituti CNR coinvolti nel progetto
− Policy forum: un workshop ad hoc sarà organizzato nella forma di una policy destinata alle politiche
pubbliche (politiche dell’immigrazione, risorse destinate all’accoglienza, aspetti dell’integrazione); il suo
scopo sarà di redigere delle policy guidelines per il governo italiano e le istituzioni europee – a tale scopo, il
forum coinvolgerà principalmente policy makers anche allo scopo di ricevere input e integrare le ipotesi di
ricerca. Il forum coinvolgerà, oltre ai responsabili del WP10, un numero ristretto di membri dell’accademia,
rappresentanti delle organizzazioni non-governative, e operatori nel campo dei media
− Dibattiti scientifici a partecipazione pubblica: Coinvolgimento di gruppi di cittadini nelle tematiche
migratorie mediante metodologie partecipate (tipo: caffè scientifico, world-café, futuring tour) per
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MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
−
promuovere la conoscenza corretta delle tematiche migratorie nel territorio e favorire la comprensione degli
aspetti scientifici dei temi migratori nel dibattito sociale; ciò consentirà un’attività di divulgazione
immediatamente fruibile ma avulsa da possibili derive semplicistiche, che stimoli l’interesse e la
partecipazione pubblica
Conferenza finale: la conferenza al termine progetto avrà come scopo la presentazione complessiva dei
risultati della ricerca qualitativa e quantitativa condotta dai gruppi
T10.8—Valorizzazione scientifica. Il CNR intende fornire un output scientifico di livello internazionale sul
fenomeno migratorio. Tale contributo è ancor più necessario considerando il ruolo cruciale svolto dal nostro
Paese nel fronteggiare l’attuale emergenza migratoria e nel fornire strumenti di analisi e previsione del fenomeno
e di regolamentazione politico-legislativa. A tale scopo, T10.8 valorizza l’attività di ricerca prodotta da MMS
istituendo un database dell’output interno al progetto e predisponendo canali di disseminazione e divulgazione
differenziati.
Principali linee di ricerca
− Raccolta in un corpo unico gli articoli di impatto internazionale prodotti dai diversi gruppi di ricerca coinvolti nel progetto; in
particolare, poiché la pubblicazione su riviste accademiche nazionali e internazionali potrebbe eccedere la durata del progetto, il
progetto intende preparare dei working papers nell’ambito del sistema SSRN da rendere disponibili sul web-site del progetto. Il
progetto fornirà un sostegno per la pubblicazione di tali risultati in modo da assicurare un open access per gli output scientifici;
inoltre la valorizzazione delle ricerca in questo ambito si propone di rafforzare la rete di sinergie interne al CNR attraverso un
processo di referaggio amichevole e costruttivo all’interno dei diversi gruppi di ricerca
− Coordinamento la divulgazione dei dati quantitativi raccolti dai diversi gruppi sull’attuale flusso migratorio, inclusi i dati raccolti per
la redazione e pubblicazione dei risultati scientifici. I dati raccolti dai diversi gruppi di ricerca verranno divulgati attraverso la
piattaforma digitale del sito web e pubblicizzati nella e-newsletter; saranno inoltre resi disponibili come materiale di ricerca per i
workshop e i policy forum
− Contributo allo studio teorico-normativo dell’attuale legislazione in materia a livello nazionale ed europeo e coordinare la redazione
di policy guidelines organizzando a tale scopo i risultati di ricerca dei diversi gruppi
− Organizzazione della raccolta di contributi per la pubblicazione di uno o più volumi collettanei dei risultati complessivi del progetto
T10.9—Accesso alle infrastrutture di ricerca. T10.9 realizza integrazioni e sinergie con l’infrastruttura
Science & Technology Digital Libraries (CNR-SPR-Reti e Sistemi Informativi) che il CNR sta realizzando di
concerto con l’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale). Tale infrastruttura ha l’obiettivo di sviluppare un sistema
integrato per l’accesso all’informazione sulla ricerca scientifica e tecnologica rivolto alla comunità scientifica
nazionale e a tutto il Paese – istituzioni, imprese, società e include piattaforme per la formazione on on line.
Inoltre, si avvieranno contatti con il GARR per la realizzazione di un’infrastruttura che integri piattaforme per la
formazione a distanza. T10.9 riceve e conferisce dati da: SoBigData: Social Mining and Big Data Ecosystem;
DARIAH ERIC Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities; EHRIS European Research
Infrastructure for Heritage Science; CESSDA ERIC Council of European Social Science Data Archives; ESS
ERIC European Social Survey; SHARE ERIC Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe; CLARIN
ERIC Common Language Resources and Technology Infrastructure.
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MMS
MEDITERRANEAN MIGRATION STUDIES
NETWORK
- Union pour la Méditerranée (http://eeas.europa.eu/euromed/index_fr.htm), fondata nell’ottobre del 1991, è un’associazione di Atenei dei
Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo (www.uni-med.net). Dalla sua fondazione, l’Italia ospita la sede centrale della Unione
delle Università del Mediterraneo.Aderiscono a UNIMED 89 università associate provenienti da 22 paesi di entrambe le sponde del
Mediterraneo (dato aggiornato al mese di giugno 2014). L’UNIMED ha lo scopo di promuovere la ricerca universitaria e la formazione
nella regione euro mediterranea per contribuire alla cooperazione scientifica, culturale, sociale ed economica.
- Union pour la Méditerranée (http://eeas.europa.eu/euromed/index_fr.htm) a pour but de promouvoir l’intégration économique et les
réformes démocratiques dans seize pays voisins situés au sud de l’UE, en Afrique du Nord et au Moyen-Orient. Les accords de
coopération, anciennement appelés “processus de Barcelone“, ont été relancés en 2008 et rebaptisés Union pour la Méditerranée (UpM).
La relance était l’occasion de concrétiser les relations et de les rendre plus visibles grâce à la mise en place de nouveaux projets régionaux
et sous-régionaux qui présentent un véritable intérêt pour la population de la région. Les projets portent sur des domaines tels que
l’économie, l’environnement, l’énergie, la santé, la migration et la culture. L’Union pour la Méditerranée réunit les 28 États membres de
l’UE et 15 partenaires de la région du sud de la Méditerranée, d’Afrique et du Moyen-Orient: l’Albanie, l’Algérie, la Bosnie-etHerzégovine, l’Égypte, Israël, la Jordanie, le Liban, la Mauritanie, Monaco, le Monténégro, le Maroc, la Palestine, la Syrie (suspendue),
la Tunisie et la Turquie.
- Euro-Mediterranean Academic Network (http://www.interacademies.net/Academies/11796/Observers/18869.aspx), an autonomous
network including the academies of science of the Mediterranean countries, is a non-governmental, non-political and non-profit
organization, whose mission is to promote the growth and coordination of a Mediterranean science area. The general objective of the
EMAN is to act as an independent Euro-Mediterranean forum to encourage the academies of this area to cooperate and discuss the
scientific aspects of problems of common concern, to prepare joint statements on major issues relevant to the development of the
Mediterranean Region, and to provide mutual support to member academies. President: Maurizio Brunori; Legal Seat: Accademia
Nazionale dei Lincei.
- The Mediterranean Science Commission (http://www.ciesm.org/about/index.htm), with headquarters in Monaco, has grown from the
eight founding countries of its origin to 23 Member States today. These support a network of several thousand marine researchers,
applying the latest scientific tools to better understand, monitor and protect a fast-changing, highly impacted Mediterranean Sea.
Structured in six committees and various taskforces, CIESM runs expert workshops, collaborative programs and regular congresses,
delivering authoritative, independent advice to national and international agencies. The Commission integrates a broad spectrum of
marine disciplines, encompassing geo-physical, chemical and biological processes, along with high-resolution mapping of the seabottom.
- Arab States Research and Education Network (http://asrenorg.net), the Arab States Research and Education Network, is a nonprofit
international organization, registered in Dusseldorf, Germany, on 3rd of June, 2011, under the umbrella of the League of Arab
States. ASREN is the association of the Arab region National Research and Education Networks (NRENs), as well as their strategic
partners, that aims to implement, manage and extend sustainable Pan-Arab e-Infrastructures dedicated for the research and education
communities and to boost scientific research and cooperation in member countries through the provision of world-class e-Infrastructures
and e-services.
- Euro-Mediterranean Expert Group (http://www.medspring.eu/EMEG) is constituted of 45 experts, grouped in three sub-theme
respectively with resource efficiency (water), high quality affordable food and energy. Experts are coming from EU Member States (MS),
Associated Countries (AC) and Southern Mediterranean Countries, having different background and representing different stakes:
research, innovation, policy, private sector, socio-economics, gender issue and others.
- ENIC: European Network of Information Centres in the European Region—NARIC: National Academic Recognition Information
Centres in the European Union (http://www.enic-naric.net) is a joint initiative of the European Commission, the Council of Europe and
UNESCO, has been created primarily as a tool to assist the ENIC-NARIC Networks in carrying out the tasks they have been mandated to
accomplish within their own jurisdiction, by directing them to up-to-date information supplied and maintained by the competent bodies in
each member country and by each member organisation.
- Trans-Atlantic Platform for Social Sciences and Humanities (http://www.transatlanticplatform.com/voorpagina) is a collaboration—on
an unprecedented scale—between key humanities and social science funders from Brazil, Mexico, the Unites States of America, Canada,
and Europe.
- MCP Broker (http://www.mcpbroker.worldpress.com) is a project born out of PIE’s Intercultural Practice Exchanges (2009-2012), its
involvement in the EU Member State expert group work on Cultural Diversity & Intercultural Dialogue (2011-2013), and also its
explorations with Migration Policy Group, an organization much experienced in devising instruments with which to chart progress in
matters of advancing integration and diversity policies. Public cultural institutions played an important role in the consolidation of
European nation states, which subscribed to the notion of homogenous national cultures.
- SouthMed CV (http://www.smedcv.net) aims to bring culture from the margins to the center of the public sphere in the Southern
Mediterranean, exploring its potential connections with economic, social and political development strategies. This project has emerged
from the observation and analysis of the diversity of cultural contexts and practices, linked to multiple imaginaries in the Southern
Mediterranean, and the need to enhance the professional capacities of cultural operators, practitioners and organisations active in this
field.
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