L’ITALIA a confronto con gli altri paesi
luglio 2013
OECD Employment Outlook 2013
The OECD Employment Outlook 2013 looks at labour markets in the wake of the
crisis. It includes chapters on the experience of different labour market groups
since 2007; employment protection legislation; benefit systems, employment and
training programmes and services; and re-employment, earnings and skills after
job loss. As always, it includes an extensive statistical annex.
For further information: www.oecd.org/employment/outlook
DOI : 10.1787/empl_outlook-2013-en
Variazione dei tassi di non-occupazione giovanile dall’inizio della crisi: l’Italia a confronto con l’area OCSE
Variazione in punti percentuali del numero di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni in ciascun gruppo rispetto alla
popolazione totale nella stessa fascia d’età, T4 2007-T4 2012
% 8
NEET
Iscritti a corsi di studio
Non occupati
6
4
2
0
-2
Totale
Uomini
Donne
OCSE
Totale
Uomini
Donne
Italia
a) L’area OCSE nel grafico rappresenta la media ponderata di 28 paesi (ad esclusione di Australia, Cile, Corea, Israele, Giappone, e
Nuova Zelanda)
Fonte: Elaborazioni OCSE sulla base di inchieste nazionali sulle forze di lavoro.
L’Italia rimane intrappolata nella recessione
ed è probabile che la disoccupazione
continui ad aumentare
Secondo le previsioni OCSE del maggio scorso,
la recessione continuerà per tutto il 2013 e
l’economia italiana è attesa in leggera ripresa solo nel
2014. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione è
cresciuto in modo quasi costante negli ultimi due
anni per raggiungere il 12,2% nel maggio 2013. In
questo periodo, la performance occupazionale del
paese è peggiorata rispetto ad altri paesi dell’Unione
Europea: mentre un anno fa il tasso di
disoccupazione era al livello della media europea,
oggi ne è più elevato di più di un punto percentuale.
I giovani sono i più colpiti dalla recessione
in corso
In tutti i paesi OCSE, la mancanza di lavoro si
è concentrata tra i giovani e i lavoratori con basso
livello di qualificazione. Il Rapporto OCSE
sull’occupazione 2013 mostra che, per i giovani
OECD Employment Outlook 2013
L’Italia a confronto con gli altri paesi © OECD July 2013
compresi tra i 15 e i 24 anni, la proporzione di
lavoratori inoccupata è cresciuta di 4,3 punti
percentuali nell’area OCSE tra l’ultimo trimestre del
2007 e l’ultimo trimestre del 2012 (vedi grafico
sopra). Ma nello stesso periodo quest’aumento è
stato anche più veloce in Italia (6,1 punti
percentuali). Inoltre, e più preoccupante, questa
tendenza è essenzialmente attribuibile all’aumento
dei giovani che non studiano e non lavorano (i
cosiddetti NEET: Not in Employment or in Education
and Training). La proporzione di giovani in questa
categoria è cresciuta di 5,1 punti percentuali e ha
raggiunto il 21,4% alla fine del 2012, la terza più
grande percentuale nell’OCSE dopo Grecia e
Turchia. Il contrasto con l’esperienza di molti altri
paesi OCSE è impressionante: infatti, negli altri
paesi, molti giovani hanno risposto alle prospettive
occupazionali scoraggianti ritardando l’ingresso nel
mercato del lavoro e approfondendo gli studi (come
rispecchiato nel fatto che il tasso di NEET è rimasto
in media stabile). Per i giovani NEET italiani c’è un
rischio crescente di conseguenze di lungo termine
1
sulle loro prospettive occupazionali e di guadagno e
inoltre perdono competitività rispetto alle loro
controparti in altri paesi che hanno sostituito
all’esperienza di lavoro una buona istruzione e che
usciranno verosimilmente dalla crisi meglio
equipaggiati per fronteggiare le sfide tecnologiche
del futuro.
Numerosi fattori spiegano perché la crisi
abbia colpito soprattutto i giovani
Innanzitutto, i giovani che entrano per la
prima volta sul mercato del lavoro mancano di
esperienza e incontrano quindi più difficoltà nella
ricerca di un impiego, soprattutto quando la
concorrenza per le poche offerte di lavoro è elevata.
Secondo, come discusso nel Rapporto OCSE
sull’occupazione 2013, durante i quindici anni che
hanno preceduto la crisi, la crescita della quota dei
contratti precari – in particolare contratti a termine
e altre forme di lavoro atipico – è stata una delle più
elevate tra i paesi OCSE. Questo sviluppo è stato in
parte determinato dagli incentivi fiscali e
regolamentari che furono introdotti con le riforme
della fine degli anni novanta e i primi anni duemila,
che hanno incoraggiato la concentrazione delle
assunzioni in questi contratti. Molti giovani italiani
sono occupati con contratti precari e per questo
sono i primi a perdere il lavoro quando le condizioni
economiche peggiorano.
La riforma del mercato del lavoro del 2012
aumenterà verosimilmente la creazione di
posti di lavoro stabili nel medio termine
Come documentato nel Rapporto OCSE
sull’occupazione 2013, negli ultimi cinque anni, circa
un terzo delle economie OCSE ha intrapreso riforme
per aumentare l’adattabilità del mercato del lavoro
e ridurne il dualismo. In contrasto con i quindici anni
precedenti, in cui la maggiore adattabilità era stata
ottenuta con la liberalizzazione dei contratti
temporanei, queste riforme recenti si sono
concentrate sulla deregolamentazione dei
licenziamenti, aumentando di conseguenza gli
incentivi ad assumere lavoratori su contratti a
tempo indeterminato. L’attività riformatrice in
questo campo è stata molto intensa in quei paesi
che avevano delle legislazioni particolarmente
restrittive all’inizio della crisi (non solo l’Italia ma
anche Portogallo, Grecia, Spagna, Slovenia e
Slovacchia). Ci si può aspettare che, avendo limitato
i casi di licenziamento senza giustificato motivo in
cui il reintegro nel posto di lavoro può essere
ordinato dal giudice e reso le procedure di soluzione
dei conflitti più veloci e previsibili, la riforma
92/2012 del luglio 2012 dia un impulso alla crescita
della produttività e alla creazione di lavoro nel
prossimo futuro. Ciononostante l’Italia rimane uno
dei paesi OCSE con la legislazione più restrittiva sui
licenziamenti, in particolare per quello che riguarda
la compensazione in assenza di reintegro e la
definizione restrittiva di licenziamento ingiustificato
che domina nella giurisprudenza.
Bisogna trovare un rigoroso equilibrio tra la
necessità di promuovere la crescita nel
breve periodo e ridurre il dualismo del
mercato del lavoro
Il Rapporto OCSE sull’occupazione 2013
suggerisce che la riforma del 2012 ha riequilibrato
gli incentivi al ricorso alle diverse tipologie
contrattuali. In particolare la riforma ha associato la
riduzione dei costi di licenziamento per contratti a
durata indeterminata con un trattamento fiscale più
neutro dei contratti a termine e dispositivi rivolti a
evitarne l’abuso. Tuttavia, è stato rilevato che
queste restrizioni ai contratti temporanei e atipici
potrebbero deprimere le assunzioni in un periodo di
scarsa crescita occupazionale. In questo contesto, le
restrizioni ai contratti temporanei introdotte dalla
riforma sono state rilassate da un decreto
(pacchetto lavoro) recentemente approvato dal
governo. Anche se il rilassamento delle regole sulle
assunzioni su contratti a termine è benvenuto come
misura temporanea per rilanciare la crescita
dell’occupazione, in particolare tra i giovani, al
tempo stesso è necessario che si faccia attenzione a
preservare lo spirito della riforma, che combatte gli
abusi nell’uso dei contratti atipici e impone un
trattamento fiscale più equo delle diverse tipologie
di contratto. Il pacchetto lavoro contiene anche
misure volte a favorire la creazione di posti di lavoro
soprattutto per i giovani.
L’OECD Employment Outlook 2013 è disponibile ai giornalisti sul sito web protetto da password o, su richiesta, presso
la Divisione Rapporti con i Media dell’OCSE. Per ulteriori commenti sull’Italia, i giornalisti sono invitati a contattare
Stefano Scarpetta (+33 1 45 24 19 88; e-mail: [email protected]) o Andrea Bassanini (+33 1 45 24 90 32;
[email protected]).
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