Positivi risultati di prove condotte in fondovalle e zona collinare
Fig. 1: La Darwin (con le “vecchie” spazzole) in azione su un frutteto di Red
Delicious spur in val d’Adige
Si stima che almeno metà dei meleti esistenti
in Trentino e oltre l’80% di quelli realizzati
negli ultimi 15 anni adottando lo spindel come
forma di allevamento e l’M9 come portainnesto
(o M26 per le varietà spur) possano essere
diradati meccanicamente con semplici
adattamenti nelle operazioni di potatura
Alberto Dorigoni
Unità Sperimentazione Agraria e Agricoltura Sostenibile – Centro Trasferimento
Tecnologico Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige
Terra Trentina 4/2009
Il diradamento chimico
entra in “crisi”
La mancanza di principi attivi.
veramente sostitutivi di carbaryl e la probabile riduzione per
il futuro delle molecole ammesse apre una profonda crisi nella regolazione chimica della carica nonostante le ricerche operate
nei diversi Istituti di ricerca europei. La ricerca di p.a. alternativi
a carbaryl ha dato infatti risultati solo parziali: benziladenina, ottimo partner di carbaryl, ma solo discreto di NAA, di fatto non
si propone come vero erede del
carbaryl perché ha minore efficacia e spettro varietale più ristretto. Ethephon ha azione troppo
altalenante, quasi imprevedibile.
Quanto ai diradanti fiorali come
ATS e polisolfuro, hanno efficacia blanda e spesso non si possono impiegare per le avverse condizioni meteorologiche. Come se
non bastasse, l’efficacia dei diradanti in generale risulta essere
molto dipendente da una serie di
variabili difficilmente controllabili che interagiscono tra loro, in
particolare le condizioni meteorologiche prima, durante e dopo
il trattamento, lo stato fisiologico, la carica nell’anno precedente, ecc.. Tutto questo modificherà profondamente le strategie di
diradamento: dal momento che
non esistono miscele da applicare sui frutticini altrettanto efficaci al carbaryl in miscela con benziladenina occorrerà anticipare
la maggior parte delle operazioni di diradamento alla fioritu-
frutticoltura
DIRADAMENTO MECCANICO
SU MELO vantaggi E LIMITI
15
frutticoltura
gico, è la tecnica più sostenibile oggi disponibile che concilia il rispetto per l’ambiente
con la necessità di mantenere
bassi i tempi di esecuzione e
i costi.
Fig. 2: Principali differenze nel meccanismo d’azione diradante tra i prodotti
chimici e il mezzo meccanico
ra al posto dei classici interventi all’epoca di 10-12mm. Inoltre a
differenza del passato bisognerà
ricorrere a strategie più rispettose dell’ambiente, ma meno “soft”
e meno selettive, anche se altrettanto efficaci.
Terra Trentina 4/2009
L’alternativa meccanica
In questo contesto si spiega l’interesse maturato recentemente per la regolazione della carica
con la macchina messa a punto
in Germania nell’area frutticola
del Lago di Costanza e denominata “Darwin”.
16
I vantaggi del mezzo meccanico rispetto ai prodotti chimici (Fig. 2):
– l’azione, paragonabile per
certi aspetti all’”extinction
delle gemme”, è visibile da
–
–
–
–
subito e si può quindi “aggiustare” in corso d’opera variando velocità di rotazione e di
avanzamento;
adatto anche al pero e alle
drupacee, è quasi indipendente da cultivar e condizioni
meteorologiche, e risente poco della carica nell’anno precedente, della vigoria, ecc.;
garantisce una tecnica sicura
per il frutticoltore, altrimenti soggetto alle incertezza di
operare con a p.a. diradanti
oggi ammessi, ma che in futuro potranno essere ritirati al
pari del carbaryl (NAA, BA);
si può integrare molto bene
con tutti i p.a. diradanti oggi disponibili, dagli interventi
fiorali a quelli sui frutticini;
impiegabile persino nel biolo-
I principali limiti del diradamento
meccanico:
– il diradamento dei fiori piace
poco ai frutticoltori per il pericolo di gelate tardive;
– la dimensione aziendale ridotta (peraltro superabile in
diverso modo grazie all’ampia diffusione in regione delle cooperative, al contoterzismo, ecc), il frazionamento
in piccoli corpi e il piano di
campagna sconnesso ne ostacolano l’esecuzione;
– con piante voluminose (otre
1,5 metri di spessore) e con
potatura centrifuga si dirada
poco all’interno della pianta;
– non è selettivo nei confronti
del fiore centrale;
– può provocare qualche danno alla vegetazione;
– nonostante le esperienze rassicuranti dei frutticoltori tedeschi nell’area del Lago di
Costanza rimangono alcuni
interrogativi sulla trasmissione di malattie e in particolare del colpo di fuoco batterico in zone infette;
– infine ci sono notevoli ostacoli di ordine psicologico dovuti all’abitudine dei frutticoltori a risolvere il problema
della regolazione della carica
con il mezzo chimico.
Quanto è importante la mancanza
Variabile
Fuji
MP
Golden
MP
Red
Chief
MP
Gala
MP
Gala
MP
Cripps
MP
Cripps
MP
Cripps
MP
Fuji
MM
Golden
MM
Gala
MM
Media
Carica
frutti %
-39
-41
-58
-65
-59
-39
-44
-75
-59
-33
-60
-52
Peso
medio %
+59
+34
+40
+14
+38
24
+14
+38
+72
+39
+56
+39
Risultato
buono
ottimo
ottimo
eccesso*
ottimo
buono
ottimo
eccesso**
ottimo
scarso
ottimo
Fig. 3: Efficacia del diradamento meccanico (espressa come variazione % rispetto al testimone) nelle prove IASMA 2008
* il frutteto aveva una carica nel testimone appena superiore all’ottimale – ** diradamento meccanico seguito da chimico (NAA+BA)
I risultati delle prove
Nelle prove condotte da IASMA
nel 2007 e 2008 su impianti tradizionali con un minimo di raccorciamento della potatura, nelle aziende di Maso Parti in val
d’Adige e di Maso Maiano in val
di Non, i risultati sono stati molto interessanti, spesso superiori alle aspettative (Fig. 3). Dopo
due sole prove nel 2007, entrambe positive, nel 2008 sono state
impostate 11 prove sperimentali e diverse esperienze applicative presso i frutticoltori. In un solo caso, su Golden con fioritura
molto abbondante, pur con una
riduzione della carica ed un incremento del peso del frutto entrambi significativi, il diradamento è risultato troppo blando. Al
contrario in un altro caso, partendo da una Gala con fioritura
medio-scarsa, si è avuto un diradamento eccessivo. In tutte le
altre prove l’effetto diradante e
l’aumento di qualità delle produzioni è risultato buono o ottimo.
La combinazione della macchina
e del diradamento chimico a base di NAA+BA è stata molto attiva e spesso ha fornito i risultati
Fig. 4: Il sistema a più assi facilita la meccanizzazione
migliori, in particolare su Fuji e
Gala in val di Non.
La macchina danneggia
la vegetazione?
Subito dopo un diradamento intenso la pianta si può talvolta presentare un po’ malconcia, specialmente nel caso dei cloni di
Gala. Il danno è comunque limitato a qualche foglia basale della “rosetta” in quanto in fioritura
non si è ancora sviluppata la cacciata dell’anno. Inoltre il danno è
temporaneo: già dopo 2-3 settimane si stenta a distinguere una
pianta trattata da una non trattata. Spesso in impianti giovani e/o
deboli le piante reagiscono con
una maggiore spinta vegetativa,
cosa interessante per gli impianti
spur di Red Delicious che stentano a riempire il sesto di impianto. È inoltre probabile che forme
appiattite necessitino di regimi di
rotazione contenuti e quindi anche il danno sia limitato. Il nuovo tipo di fruste, quasi orizzontali, con cui è equipaggiata dal
2009 la Darwin, dovrebbe ridurre
ulteriormente il danno alla vege-
tazione. Infine occorre ricordare
che esiste una diversa sensibilità varietale: Gala è più delicata
di Golden, Pink Lady e Red Delicious. La più resistente sembra
essere ancora una volta Fuji.
In conclusione il diradamento
meccanico è un’alternativa valida sia da solo che in associazione al diradamento chimico.
L’approccio migliore di regolazione della carica in questa prima fase di scarsa esperienza
dei frutticoltori è quello “misto”
(meccanico+chimico). In altre
parole si deve puntare a ridurre la carica senza eccedere, tenendo presente che le piante diradate meccanicamente possono
essere rifinite col mezzo chimico e sono molto sensibili a BA
o NAA+BA. Oggi, senza carbaryl, per le varietà più difficili (Fuji e Red Delicious) il diradamento meccanico opportunamente
integrato è senz’altro la tecnica più efficace di controllo della
carica. Relativamente alla messa
a fiore del diradamento meccanico le esperienze fuori regione
sono positive. Infine si è scelto
Terra Trentina 4/2009
di selettività sul fiore centrale del
mazzetto?
Col diradamento chimico si è da
sempre enfatizzata l’importanza
della selettività dei prodotti chimici, che agiscono sui frutticini più
deboli rispettando quelli più grossi. In realtà le prove condotte negli
anni scorsi presso IASMA rimuovendo tutti i fiori laterali e lasciando solo il fiore centrale su ogni
mazzetto dimostrano che non si
ottengono risultati accettabili se il
numero di frutti per albero che rimane è eccessivo. L’importante è
quindi lasciare in pianta la giusta
carica di frutti, vale a dire un adeguato rapporto foglie/frutti, indipendentemente dalla posizione
del fiore nel corimbo.
17
frutticoltura
Fig. 5: Formazione di una parete stretta adatta al diradamento meccanico in Fuji biasse di 2 anni
Terra Trentina 4/2009
di operare con la “Darwin” scartando a priori la più complicata
macchina multi-rotore (denominata Bonn) perché è semplice e
facile da usare, con un solo rotore verticale, adatta ai frutteti di
spessore contenuto della nostra
regione.
18
Adattamento dei frutteti
alla meccanizzazione
L’Unità Frutticoltura di IASMA si
è mossa in questa direzione nella
convinzione che adattare i frutteti
alla macchina sia molto più semplice che non adattare la macchina ai frutteti.
Oggi in generale nella tecnica
colturale del melo, per contenere la manodopera si fa molto uso
della chimica ma ben poco della meccanica. Questo è dovuto,
oltre alle oggettive difficoltà di
meccanizzare le operazioni colturali, anche al fatto che fino ad
ora erano disponibili in abbon-
danza fitoregolatori diradanti e
brachizzanti.
Operazioni teoricamente meccanizzabili in frutticoltura:
OGGI
Regolazione della carica
Potatura laterale e delle cime
Pulizia del sottofilare
QUANDO?
Raccolta (prototipi)
La prima condizione per una
meccanizzazione delle operazioni sopra riportate è un ridotto
spessore dei filari che dovrebbe
essere inferiore a 1.5 m. Ovviamente anche la sistemazione del
terreno è importante: il vero problema non è tanto la pendenza
degli interfilari, entro certi limiti si intende, quanto il terreno
sconnesso che ostacola il corretto funzionamento delle macchine. Nelle condizioni del Trentino
Alto Adige si stima che almeno
metà dei frutteti esistenti e oltre
l’80% di quelli realizzati negli ultimi 15 anni adottando lo spindel come forma di allevamento
e l’M9 come portinnesto (o M26
per le varietà spur) possa essere diradato meccanicamente con
semplici adattamenti nelle operazioni di potatura. In particolare
le Red Delicious spur hanno naturalmente un portamento compatto che si presta all’uso della
macchina molto bene con pochi interventi di raccorciamento
in potatura. Ovviamente la forma di allevamento con alberi a
due assi preformati in vivaio (BiBaum), oltre ai benefici agronomici di miglioramento dell’esposizione della frutta, rappresenta
un indubbio vantaggio rispetto
al tradizionale spindel monoasse in quanto riduce naturalmente
lo spessore del filare e facilita le
operazioni meccaniche, in primo
luogo il diradamento.
Scarica

DIRADAMENTO MECCANICO sU MElO VANTAggI E lIMITI