Teoria e pratica nel commercio
internazionale
• Globalizzazione e integrazione europea
Liberismo-protezionismo nell’economia
mondiale
• Il liberismo domina il pensiero economico nell’Ottocento. Abrogazione
delle Corn Laws da parte della GB nel 1846 – Questo fu seguito dal
trattato Cobden-Chevalier del 1860.
• Nell’ultima parte del secolo si fanno sentire le impostazioni protezioniste.
Molti paesi protessero il proprio settore agricolo e molti settori industriali
dalle importazioni. La Germania di Bismarck stabilì dazi doganali nel
1879 e fu seguita a ruota da quasi tutti i paesi europei, e dagli Stati Uniti.
La GB rimase libero-scambista, pur in presenza di forti pressioni interne
filo-protezioniste.
• Il protezionismo della fine dell’Ottocento corrisponde con l’ascesa del
nazionalismo economico e militare.
• Nonostante il permanere anche dopo il 1896 di un certo protezionismo
doganale, il commercio internazionale continua a crescere in modo
robusto fino alla 1° guerra Mondiale.
Liberismo e protezionismo 19141939
• La Grande Guerra porta alla violenta contrapposizione fra
nazionalismi e segna l’eclissi del periodo liberale.
• Dopo la guerra c’è un fragile ritorno al periodo del gold
standard ma in realtà si affermava il protezionismo
commerciale.
• Dopo lo scoppio della Grande Depressione gli Stati Uniti
imposero con la tariffa Smoot-Howley dazi del 48% sulle
importazioni di prodotti manufatturieri. Nel 1931 anche la GB si
converte al protezionismo.
• Gli anni 1930 segnano la interruzione del sistema liberale. Gli
scambi vengono regolamentati e contingentati. Si seguono
politiche autarchiche, si ricercano spazi vitali di espansione
economica, o, nel caso della GB, aree di preferenza imperiali.
Nello stesso tempo crolla il commercio mondiale.
Liberismo e protezionismo: teorie
• La teoria liberale (Adam
Smith)
• Il principio del vantaggio
comparato (Ricardo). Ogni
paese deve produrre solo i
beni per cui ha il massimo
vantaggio di produttività. E
importare gli altri.
• Scopo delle esportazioni è di
facilitare le importazioni, non
creare privilegi per i produttori
o per lo Stato.
• Teoria H-O (Heckshner Ohlin) modello della dotazione
di fattori: il vantaggio
comparato di un paese
determinato dai suoi fattori
produttivi
• Mercantilismo (sec 17° e 18°:
avanzo commerciale porta alla
sicurezza nazionale e alla
forza dello stato
• Nazionalismo industriale
(19° e 20° sec.) come F. List in
Germania o A. Hamilton in
Usa: proteggere l’industria
nascente
• protezionismo strategico
(20° e 21° sec): stimolare i
settori high-tech con politiche
industriali.
• Protezionismo no global – il
commercio globale mette a
rischio il lavoro, i diritti
sindacale, l’ambiente.
Variazioni al modello classico
• Dotazione di capitale umano (Leontief) e cioè il
livello di specializzazione, di flessibilità e
produttività della forza lavoro.
• Il capitale umano può considerarsi un ulteriore
fattore produttivo.
• Economie di scala: che conducono a una
struttura oligopolistica e possono falsare il
mercato. Imprese oligopolistiche possono
mettere in atto pratiche anticoncorrenziali.
Nuove realtà del commercio internazionale
•
Il commercio interindustriale è fra settori. Per esempio
due paesi si esportano rispettivamente beni agricoli e
manufatti, o tessili e automobili. Tipico del rapporto
Nord-Sud.
• Il commercio intraindustriale all’interno dello stesso
settore. Due paesi si scambiano componenti per vetture
contro vetture finite, o vetture piccole contro vetture
grandi. Questo tipo di commercio predomina negli
scambi Nord-Nord, fra paesi industrializzati con dotazioni
di fattori simili. Basato sulla differenziazione di prodotto e
sulle economie di scala. Mette in crisi le teorie
tradizionali.
• Il caso speciale del Giappone.
Nuove realtà del commercio
internazionale
• Commercio intragruppo. Si tratta del
risultato della verticalizzazione della
produzione all’interno delle multinazionali.
Metà del commercio totale fra Usa e
Giappone fra imprese estere e case madri
del paese d’origine. Anche questi flussi si
prestano a interventi manovrati dei governi
a favore delle proprie aziende.
Nuove teorie commerciali
• Industrie oligopolistiche sono quelle dove poche imprese possono
influenzare il mercato grazie a economie di scala, o barriere
all’entrata vedi molte industrie high-tech, come computer,
semiconduttori, biotecnologie.
• Vantaggio competitivo (Porter). Le caratteristiche di una economia
nazionale (struttura della domanda, cultura nazionale, struttura e tipo di
imprese ecc) influenzano le imprese di un certo settore, conferendo loro
un vantaggio.
• Politiche governative possono facilitare lo sviluppo di un vantaggio
competitivo in certe industrie ad alta tecnologia. Questo vantaggio
nasce dalla competizione di poche imprese oligopolistiche sul mercato
interno e si trasferisce su quelli internazionali. Acquisire una
specializzazione tecnologica può portare a un vantaggio permanente..
Vedi vantaggio del Giappone in certi settori. Una ulteriore elaborazione
di questa teoria è che il vantaggio iniziale poi tende a diventare sempre
maggiore attraverso la path dependence (la produttività aumenta con
l’esperienza cumulativa in una traiettoria virtuosa).
Nuove teorie commerciali
• Strategic trade theory. Fa proprie alcune
critiche alla teoria tradizionale proponendo
un nuovo modello teorico. Pone l’enfasi
sulla politica industriale. Sostegno statale
alle imprese in settori hi-tech porta
vantaggi a tutta l’economia. Vedi per
esempio attraverso tariffe ottimali, o
attraverso investimenti preventivi (first
mover) o sussidi alla R&S.
Commercio: meglio liberalizzazione
o protezione?
• La protezione nelle sue varie forme può funzionare
soprattutto nel breve periodo, ma in generale e nel mediolungo porta a rendite di posizione, disparità economiche,
inefficienza e corruzione. Diminuisce l’incentivo
all’’innovazione e scoraggia gli investimenti in settori
promettenti. I settori che reclamano protezione sono spesso
più forti degli interessi del consumatore.
• La liberalizzazione ha un prezzo in termini di dislocazioni
produttive. La ristrutturazione che ne consegue porta
efficienza, ma costi sociali, che i governi dovrebbero
compensare. La concorrenza fa bene all’economia,
concentrando le risorse dove sono meglio impiegate e
portando a maggiore crescita economica. Il consumatore
beneficia di prezzi bassi e tutta l’economia più efficiente. La
liberalizzazione è anche un fattore di pace e di sviluppo.
Problemi di politica economica legati al
commercio internazionale
• Il deficit o il surplus commerciale di un paese
sul lungo periodo dipendono non tanto dal tipo di
beni importati o esportati ma dall’andamento
della domanda aggregata. Un paese con redditi
alti che risparmia poco e consuma (e/o investe)
molto cade in disavanzo commerciale.
• Le pratiche commerciali degli altri paesi
agiscono come fattore temporaneo. Molti negli
USA tuttavia accusarono il Giappone e oggi
accusano la Cina di essere responsabile del
deficit USA.
Problemi di politica economica legati al
commercio internazionale
• Concorrenza sleale da parte di paesi a bassi salari.
• Quanto influiscono le importazioni crescenti da paesi a basso
costo sulle crescenti disparità salariali nei paesi industrializzati
e sull’impoverimento relativo dei lavoratori meno qualificati?
• Hanno una influenza sia diretta (maggiori importazioni a basso
costo che possono eliminare posti di lavoro), sia indiretta
(delocalizzazioni, o incentivi a ristrutturare verso produzioni più
snelle).
• Ma non spiegano che una parte del fenomeno, che è anche
dovuto al cambiamento strutturale verso una società di servizi
che valorizza lavoratori a più alta qualifica.
• Invece del protezionismo ci si può difendere con una politica di
formazione professionale.
Sviluppo del commercio dopo il 1945
• Dal 1945 il volume del commercio mondiale è cresciuto
a un ritmo superiore a quello del PIL. IL volume del
commercio è cresciuto del 7% l’anno fino al 1973 e fra il
1973 e il 1996 a oltre il 4% l’anno.
• Nell’intero periodo il commercio è cresciuto dal 7 al 21
per cento del PIL mondiale.
• Oltre all’aumento del commercio di beni e cresciuto
anche quello di servizi, come servizi bancari,
assicurativi, informatici etc. La sua importanza è tuttavia
minore rispetto ai beni.
• Sono cadute progressivamente le barriere, grazie ai
negoziati internazionali. I dazi dei paesi industrializzati
sui prodotti importati sono scesi dal 1945 da circa il 40%
di media a circa il 6% di media.
Mutamenti nel commercio
internazionale dal 1980c.
• La deregulation e le privatizzazioni hanno
ulteriormente aperto le economie di molti paesi. Lo
stesso di può dire dei progressi nelle comunicazioni e
nei trasporti.
• Cresce il commercio nel settore dei servizi
• Nuovo regionalismo. Le tre grandi aree (Nord America,
Giappone e Asia sud-orientale, e UE) hanno un alta
percentuale di commercio intra-area.
• Emerge il ruolo delle multinazionali nel commercio
mondiale
• Importanza crescente dei NTB rispetto alle barriere
tradizionali.
Le tariffe doganali dei vari paesi europei e degli USA
Il GATT e la liberalizzazione commerciale
• GATT creato nel 1948. Relativamente pochi i membri (si
partiva da 28, per poi aumentare). Nel 1950 fallisce, per
resistenze protezionistiche sia nei PVS che negli USA, il
tentativo più ambizioso di creazione dell’ITO. Lo scopo era
progredire verso una economia internazionale aperta,
abbandonando il protezionismo degli anni 1930. Il GATT era
più un forum negoziale che una organizzazione
internazionale.
• Basato sul multilateralismo e la assenza di discriminazioni.
Si rivelò uno strumento efficace.
• Principio generale di reciprocità: la liberalizzazione e le
nuove regole estese attraverso concessioni reciproche
bilanciate. Le concessioni da estendere erano concessioni
specifiche. La filosofia era di liberalizzare in modo
coordinato, concessione per concessione, consolidando
volta per volta i risultati ottenuti.
Il GATT la liberalizzazione commerciale
• Limiti del GATT. Non era una vera organizzazione
internazionale: aveva solo un segretariato. Potere di
risolvere le controversie molto circoscritto.
• Kennedy Round (1964-1967). Indetto come risposta USA
alla creazione del MEC. Protagonista la Commissione CEE
e il governo USA. Riduce le barriere daziarie sui prodotti
manufatturieri di circa il 33%. Introduce la reciprocità
generale invece della reciprocità specifica. Regolamenta le
pratiche di dumping.
• Tokyo Round. (1973-1979). Ulteriori riduzioni daziarie.
Affronta la liberalizzazione dei prodotti agricoli. I paesi
industrializzati fanno concessioni ai paesi meno sviluppati.
Codici per affrontare pratiche commerciali sleali. Molti
problemi restano irrisolti.
Uruguay Round del GATT
• Riduceva le tariffe doganali dei PI a pochi punti. Elimina
quote e sussidi (quote tessili da eliminare in 10 anni).
• Consisteva di 29 accordi che estendevano per la prima volta
le regole del GATT a agricoltura, servizi, proprietà
intellettuale, investimenti esteri.
• Crea il WTO (OMC) a sostituzione del GATT, con il mandato
di procedere alla liberalizzazione nei vari settori coperti
dall’accordo. Mandato giuridico e struttura istituzionale più
organici che nel GATT con regole più ampie e vincolanti e un
meccanismo arbitrale più forte, con poteri di sanzione (multe).
Nel GATT vi era un piccolo comitato esecutivo controllato
dalle maggiori potenze commerciali, nel WTO un sistema di
governo imperniato su un consiglio cui partecipano tutti gli
stati membri che sono diventati 150 nel 2000.
Che cos’è e come funziona il
WTO
• Questi trattati comprendono:
- l’Accordo GATT del 1994: contiene l’accordo del 1947
e tutte le modifiche successive.
- l’Accordo GATS che regola il commercio
internazionale dei servizi.
- l’Accordo TRIPS che regola i vari aspetti relativi alla
protezione della proprietà intellettuale
- l’Accordo TPRM: prevede che le politiche commerciali
dei membri del WTO siano regolarmente esaminate e
discusse dagli altri membri dell’organizzazione
- l’Accordo per la soluzione delle dispute commerciali
fra i membri del WTO
Che cos’è e come funziona il
WTO
• Il WTO conta 148 membri, ma non tutti sono Stati
sovrani. Infatti è prevista la partecipazione di territori
doganali indipendenti (Hong Kong, Taiwan, UE…)
• L’incremento del numero dei membri del WTO è stato
possibile grazie ad una disposizione del GATT che
prevedeva che i nuovi Stati indipendenti potessero
accedervi praticamente in maniera automatica
• La nascita del WTO ha inoltre coinciso con un periodo
di forte diminuzione del prezzo del petrolio, il che ha
spinto alcuni paesi arabi come l’Arabia Saudita ad
entrarvi.
Che cos’è e come funziona il
WTO
• L’accesso più importante è stato però quello
della Cina i cui negoziati sono durati 15 anni.
• Solo la Russia, fra i grandi paesi del mondo,
è ancora esclusa dal WTO, ma i suoi
negoziati sono tuttora in corso.
• I paesi che hanno fatto domanda godono
però dello status di osservatori al WTO, il che
permette loro di partecipare a tutte le riunioni
generali, ma senza poter votare. Il WTO non
concede lo status di osservatore alle ONG.
Com’e organizzato
• Organo principale: Conferenza ministeriale.
Si riunisce almeno una volta ogni 2 anni e vi
partecipano i ministri responsabili per il
commercio estero (eventualmente coadiuvati
da altri ministeri, come quello
dell’agricoltura).
• Negli intervalli fra una conferenza e l’altra le
sue funzioni sono svolte dal Consiglio
generale, che si riunisce regolarmente a
Ginevra (ogni 3 mesi circa), ma che si può
riunire in ogni momento in sessione speciale.
Com’e organizzato
•
•
Il WTO è coadiuvato dal Segretario
dell’organizzazione che è composto
da circa 500 funzionari internazionali.
E’ composto da circa 20 divisioni
responsabili per aree tematiche ed è
diretto da un Direttore Generale
(attualmente Pascal Lamy)
E’ fatto divieto al Direttore Generale e
ai suoi funzionari di prendere ordini
dai governi degli Stati membri.
Come decide il WTO
-
-
Le decisioni sono prese per consenso e solo
laddove non sia possibile arrivare al
consenso è possibile ricorrere al voto (le
maggioranze dipendono dalla questione). In
caso di voto ad ogni membro è attribuito un
solo voto, indipendentemente dal peso
commerciale o demografico del paese.
Nonostante questa possibilità, non si è mai
ricorsi, né nella storia del GATT, né in quella
del WTO al voto, preferendo allungare i
negoziati per consentire la formazione del
consenso o addirittura rinunciare a prendere
una decisione.
Chi agisce a Ginevra
• Le singole posizioni sono elaborate nelle singole
capitali
da
parte
dei
ministeri
competenti,
generalmente coordinati dal ministero responsabile
per il commercio estero, ed espresse a Ginevra dal
corpo diplomatico di tale paese accreditato presso il
WTO.
• L’UE è un membro a tutti gli effetti insieme agli Stati
che rappresenta, in quanto il trattato di Roma del 1957
le ha attribuito una competenza esclusiva in materia di
politica commerciale (gli Stati europei hanno poche
possibilità di un’azione autonoma in materia
commerciale). Il ruolo di negoziatore è affidato alla
Commissione Europea
2. Le regole del commercio
internazionale
Il WTO ha lo scopo di favorire il commercio internazionale,
considerato un elemento chiave dello sviluppo economico di tutti i
paesi. Cerca di raggiungere tale scopo attraverso lo strumento
della liberalizzazione dei commerci che si attua attraverso:
- un’apertura garantita dei mercati nazionali
- limiti alle possibilità per i singoli paesi di ricorrere a misure
protezionistiche.
Il commercio dei prodotti
• Ciascun membro del WTO nel momento in cui aderisce, o in
seguito ad un round di negoziati, deposita una lista di prodotti e
indica il dazio doganale corrispondente a ciascun prodotto.
• Questo dazio viene “consolidato”, cioè il paese depositante non
può, a parte in casi particolari, imporre poi su quello stesso prodotto
un dazio più elevato di quello consolidato.
Il commercio dei prodotti
• Esiste la possibilità per un paese di aumentare i propri dazi
oltre il livello consolidato, ma ciò comporta un obbligo di
compensare i paesi esportatori del bene che ha subito
l’incremento attraverso la riduzione dei dazi su altri prodotti di
interesse dei paesi colpiti.
• E’ importante determinare il valore del prodotto: il WTO
specifica, nell’accordo sulla valutazione doganale, le regole
che devono applicarsi per determinare il valore del bene,
cioè il valore del bene corrisponde a quello dichiarato dagli
importatori, ma se vi è il fondato sospetto di frode, è possibile
ignorare tale regola e fare ricorso a metodi di valutazione
alternativi contenuti nell’accordo.
Il commercio dei prodotti
• Per garantire l’accesso al mercato nazionale è stabilito il divieto
per uno Stato di fare ricorso a restrizioni quantitative
dell’importazione o all’esportazione dei prodotti.
• C’è poi il principio della nazione più favorita: un membro del WTO
che accordi ad un altro paese, membro o meno del WTO, condizioni
commerciali più favorevoli rispetto a quelle accordate agli altri
membri è tenuto ad estendere tali condizioni a tutti gli altri membri
dell’organizzazione.
• Principio del trattamento nazionale: impone ai membri
dell’organizzazione di non discriminare fra prodotti simili in base alla
loro provenienza, sia per quanto riguarda le tasse, che per quanto
riguarda le leggi o i regolamenti interni ad essi applicabili. → Una
volta pagato il dazio, il prodotto straniero deve quindi essere
equiparato al corrispettivo prodotto nazionale.
Il commercio dei servizi
• Ci sono quattro modi di commerciare un servizio:
1. fornitura transfrontaliera che è fornita da un altro paese rispetto a
quello ricevente (es. servizi di telecomunicazione)
2. consumo all’estero di un servizio da parte di una persona o di
un’impresa (es. turismo)
3. possibilità per una persona fisica o giuridica straniera di stabilirsi
e operare in un determinato paese secondo le sue regole,
4. presenza di persone fisiche straniere in un paese membro del
WTO per fornire un determinato servizio (es. manager di un’impresa
che si trasferisce nella sede estera).
Il commercio dei servizi
• I membri del WTO devono indicare i limiti che si riservano il diritto
di imporre sia nei confronti delle diverse tipologie dei servizi che per
quanto riguarda le regole di fornitura.
• Ci sono dei limiti all’applicazione del principio del trattamento
nazionale: per i servizi questo principio vale solo per i settori in cui
uno Stato ha assunto degli impegni specifici e nei limiti degli
impegni assunti.
• C’è poi la possibilità di discriminare fra Stati in materia di accesso
al mercato dei servizi di uno Stato a patto che queste eccezioni
siano consolidate e si preveda l’eliminazione della discriminazione
entro 10 anni (eccezioni al principio della nazione più favorita).
Eccezioni
•
I waivers o deroghe, le unioni doganali e le zone di libero scambio:
consentono di adottare un regime commerciale più liberale nei
confronti di determinati paesi senza essere costretti ad estendere tali
benefici agli altri membri del WTO.
•
Misure restrittive del commercio: sono misure prese a tutela di
interessi rilevanti come quelli sanitari e le misure di difesa
commerciale.
•
E’ possibile far ricorso a misure temporanee di protezione del mercato
nazionale nei casi di minaccia di una grave crisi per il bilancio dello
Stato o quando un aumento massiccio delle importazioni rischia di
creare un serio rischio per l’industria nazionale dei prodotti simili, ma
con cautele specifiche.
Eccezioni
•
Altre eccezioni al principio di consolidamento tariffario sono date
dalla possibilità di usare specifiche misure di difesa commerciale,
cioè di applicare dazi più elevati su specifici prodotti quando sono
importati in un paese a prezzi molto bassi per scelta di un’industria o
perché beneficiano del sostegno del governo del paese di provenienza.
•
Nel primo caso si parla di misure antidumping (soprattasse rispetto al
normale dazio doganale pari alla differenza fra il prezzo applicato nel
mercato interno e quello applicato nel paese di esportazione).
•
Nel secondo di misure anti-sussidi. Nel caso dei sussidi, dato che
alcuni sono legittimi, il WTO li divide in 3 categorie: proibiti,
consentiti e sussidi proibiti solo se si dimostra il loro impatto negativo
sul commercio.
Protezione della proprietà
intellettuale
•
I paesi subiscono un danno economico considerevole dal mancato
rispetto di questi diritti in sede internazionale.
•
L’Accordo TRIPS stabilisce l’obbligo per i membri del WTO di
dotarsi di una disciplina che protegga la proprietà intellettuale. A
questo fine prevede:
•
degli standard minimi di protezione,
•
l’obbligo di assicurare un’adeguata tutela giudiziaria a questi
diritti
•
alcune norme a beneficio dei PVS per facilitare l’applicazione di
una legislazione che per molti di essi è una novità assoluta.
Protezione degli investimenti
stranieri
•
E’ data dall’accordo TRIMS che si compone di due parti:
o
una relativa alla determinazione delle misure legate agli
investimenti che devono considerarsi contrarie al GATT
o
un’altra relativa all’eliminazione di tali misure.
•
Sono contrarie alle regole del GATT quelle misure relative agli
investimenti stranieri che non rispettano i principi del
trattamento nazionale e del divieto alle restrizioni quantitative.
L’eliminazione delle barriere al
commercio
-
Per determinare la sicurezza di un prodotto molti
paesi hanno stabilito delle regole tecniche che
determinano le caratteristiche che devono avere i
prodotti o i modi di produzione che devono essere
seguiti per commercializzare un bene, oltre che i
sistemi di verifica di rispetto di queste regole.
-
Sono utili per i consumatori, ma possono creare
degli impedimenti al commercio se sono usate con
finalità protezionistiche.
L’eliminazione delle barriere al
commercio
-
Il WTO ha cercato di contemperare queste esigenze con due
accordi:
o
L’accordo sulle barriere tecniche al commercio, noto come
TBT (Trade barriers to trade) per i prodotti industriali.
Incoraggia l’uso di standard internazionali e la partecipazione
di tutti i membri del WTO alla loro formulazione, ma non li
impone.
o
L’accordo sulle misure sanitarie e fito-sanitarie, detto SPS
(Sanitary and Phitosanitary mesaures) per i prodotti agricoli. A
differenza del TBT contiene delle disposizioni dettagliate per
stabilire se una misura nazionale che si discosta dagli standard
internazionali sia accettabile (per proteggere la salute
dell’uomo, degli animali e delle piante) o meno. Tale misura
deve essere basata su principi scientifici e mantenuta solo se
esistono delle prove scientifiche della sua necessità.
3. La soluzione delle controversie
commerciali
- Con il WTO viene creato una sorta di tribunale del
commercio internazionale a cui tutti i suoi membri possono
rivolgersi quando ritengono che un altro membro abbia
violato una delle regole previste dagli accordi che formano
il WTO.
- Il GATT aveva un sistema più elementare ma con un
limite: per poter essere applicati, i risultati di un panel del
GATT dovevano essere accettati da tutti i membri
dell’organizzazione, anche quello che aveva perso la
causa.
- Con il WTO invece è necessario il consenso di tutti i
membri dell’organizzazione, compreso quello del paese
che ha vinto la causa, per non applicare le sentenze del
WTO (non si è ancora verificata una situazione del
genere).
3. La soluzione delle controversie
commerciali
- Ci sono una specie di tribunale di primo grado e uno di
appello.
- Prima e durante la procedura contenziosa rimane aperta
la possibilità di giungere ad un accordo negoziato fra le
parti.
-
4. Il Doha Round e i negoziati a Hong
Kong
- Si svolge un una fase economica di recessione, una
situazione che tende ad alimentare il ritorno al
protezionismo da parte dei paesi in recessione ed è il
primo appuntamento ministeriale dopo l’11 settembre,
quindi la riuscita della conferenza, che si teneva in un
paese islamico era un valore simbolico importante per la
comunità internazionale.
- I membri del WTO concordano nel iniziare nuove
negoziazioni e nel lavorare su altri temi, in particolare
nell’implementazione degli attuali accordi. L’interno
pacchetto è chiamato Agenda di Doha per lo sviluppo.
- Ci sono 19-21 temi elencati nella Dichiarazione di Doha:
la maggior parte richiedono delle negoziazioni, altri
richiedono azioni di implementazione, analisi e
monitoraggio e cioè:
Problemi aperti per il WTO
• Le barriere visibili e invisibili ancora rimangono. Sussidi
agricoli nei PI, barriere ai servizi e ai prodotti industriali
nei paesi in via di sviluppo.
• I paesi più poveri e tutti quelli in via di sviluppo trovano
ostacoli tariffari e altre barriere alle loro esportazioni, sia
nei PI che negli altri paesi in via di sviluppo. Sotto
accusa i sussidi alle produzioni e alle esportazioni
agricole della UE, ma anche di USA e Giappone. I
prodotti tessili e i prodotti agricoli rimangono fortemente
regolamentati e protetti.
• Gli standard sociali e il dumping sociale
Gli standard ambientali. E’ giusto che siano oggetto del
negoziato commerciale o devono essere trattate in altra
sede?
Problemi aperti per il WTO
• La politica della concorrenza: necessità di norme
internazionali per anti-trust e fusioni, e regole sulle
scalate. Molto diverse le pratiche in Giappone, USA,
Europa e anche all’interno dell’Europa. Questo capitolo
sempre più importante allorché i problemi commerciali si
congiungono a quelli degli investimenti esteri, vedi
multinazionali.
• L’applicazione delle norme e delle sanzioni WTO è
asimmettrica: ne beneficiano gli stati forti.
• Problemi legati ai blocchi regionali, che si danno norme
esclusive e particolari.
• Il nuovo Millennium Round di Doha ancora aperto, forse
si concluderà nel 2006.
Globalizzazione e regionalizzazione
dei flussi commerciali
• Quanto è regionalizzato il commercio? Le tre grandi
aree (Nord America, Giappone e Asia sud-orientale, e
UE) hanno un’alta percentuale di commercio intra-area.
• Mentre il processo di regionalizzazione in Europa, era
partito già con la CEE per poi rafforzarsi negli anni ‘80
con l’Atto Unico Europeo, oggi assistiamo a un’ondata di
regionalismo globale più intensa che in passato (NAFTA
in America Settentrionale, Mercosur in America
Meridionale e ora anche nel blocco asiatico (Asean)).
Regionalizzazione del commercio nelle tre aree economiche più industrializzate:
In percentuale del esportazioni e importazioni totali.
Quote delle esportazioni intra-regionali tra I
paesi appartenenti a uno stesso accordo di
scambio regionale (%)
1990
1995
Eu-25
2000
2005
67,5
66,8
Nafta
42,6
46,0
55,6
55,8
Asean
20,1
25,5
24,0
24,9
Regionalizzazione e globalizzazione
• La rilevanza dei blocchi regionali è segnalata con forza
anche dai recenti rapporti del World Bank. Si segnala in
particolare il passaggio all’interno di questi blocchi (pur
diversissimi l’uno dall’altro nella loro configurazione e nei
loro scopi) non solo della eliminazione delle barriere al
commercio, ma la creazione di meccanismi comuni per
eliminare le barriere invisibili, facilitare i flussi di IDE intraarea, ecc.
Regionalizzazione e globalizzazione
• Il dibattito se questa regionalizzazione sia
alternativa o complementare al sistema di
liberalizzazione multilaterale non ha
raggiunto conclusioni definitive.
Sembrerebbe però chiaro che il sistema
multilaterale regolato oggi dall’OMC, non
sia in grado di operare il medesimo
passaggio a forme di integrazione più
approfondita.
Regionalizzazione e globalizzazione
• Integrazione europea. L’Atto Unico e
l’Unione monetaria sembrano parte di un
programma di preparazione alla
globalizzazione.
• Vedi ondata di fusioni, dalla fine degli anni
’80 in poi, che rafforza le imprese più forti,
in tutti i campi, spingendo molte imprese
europee a investire negli USA.
Fusioni e acquisizioni nei divesi paesi.
Regionalizzazione e globalizzazione
• NAFTA (area di libero scambio fra USA/Canada e
Messico creata nel 1994) – tra il 1993 e il 2000 il
commercio estero Usa con i partner cresce del doppio
che con il resto del mondo, da 300 a 650 miliardi di $.
Flussi di IDE USA e canadesi in Messico. L’economia
messicana si rafforza. Trasferimenti di manodopera
esclusi da NAFTA.
• Mercosur (Argentina e Brasile, con Uruguay e Paraguay
nasce nel 1994). Negli anni 1990 il commercio intra-area
cresce di 5 volte e sale dal 8% al 25% del commercio
totale dei paesi membri. Il Mercosur diventa l’area più
appetibile per IDE nei paesi in via di sviluppo, con circa
20 miliardi di $ in entrata ogni anno.
Regionalizzazione asiatica
• Non esiste in Asia lo stesso tipo di costruzione istituzionale e
di trattato che ha governato la regionalizzazione in Europa e in
America del Nord. Vi sono varie organizzazioni regionali,
come l’APEC, l’ASEAN, ma manca una direzione di
progresso univoco. Questo dipende anche dal fatto che
esistono vari paesi che aspirano a una leadership regionale o
sub-regionale, quali India, Cina, Giappone e Usa.
• I paesi asiatici appartenenti all’ASEAN, Brunei, Indonesia,
Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam,
Laos,Cambogia,Myanmar hanno dato vita a un processo di
liberalizzazione per creare una area di libero scambio,
l’AFTA. Nel 2002 la Cina ha firmato un accordo per eliminare
le barriere reciproche entro 10 anni.
ESERCITAZIONI
Problemi per l’’esercitazione
• Come funziona il WTO (composizione,
governance, struttura, norme, problemi)?
• Perché è fallito il Doha, Millennium Round
(posizioni dei vari gruppi di paesi, ruolo
dell’agricoltura, ecc).?
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Sistema commerciale - Prof. Ruggero Ranieri