PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione AZIENDA USL DELLA VALLE d’AOSTA PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE 1.0 Concetti generali 2.0 La normativa sul “Dipartimento” 2.1 Quadro nazionale 2.2 Quadro regionale 3.0 pag. pag. 2 6 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 7 7 8 8 9 10 10 Criteri di aggregazione dipartimentale delle funzioni clinico assistenziali ospedaliere 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 Il concetto di responsabilità operativa La tassonomia della organizzazione dipartimentale I Dipartimenti strutturali e funzionali Modelli di attribuzione di una stessa Unità Operativa Il Comitato di Area Omogenea Ospedaliera I Dipartimenti infermieristici e tecnici La partecipazione dell’Area Territoriale e dei Distretti 4.0 Ipotesi di flow chart organizzativa di Area Omogenea Ipotesi applicativa dei criteri nell’organizzazione dipartimentale 5.0 Ipotesi di flow chart organizzativa ospedaliera 11 pag. 12 pag. 15 1.0 Concetti generali 1 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Secondo una definizione con la quale Guzzanti porta a sintesi i risultati delle discussioni culturali e delle analisi degli insuccessi che hanno caratterizzato il problema negli ultimi 30 anni, il Dipartimento deve essere interpretato come una "federazione" di Unità Operative e altre compartimentazioni organizzative delle Aziende Sanitarie o Ospedaliere che mantengono la loro autonomia, indipendenza e responsabilità, così come quella di ciascuno dei membri che la costituiscono, e che, nel medesimo tempo, riconoscono la loro interdipendenza, in funzione del raggiungimento di comuni obiettivi, e adottano codici concordati e consensuali di comportamenti clinicoassistenziali, didattici e di ricerca con accettati e condivisi risvolti operativi, collaborativi, etici, medico-legali, ed economici. La possibilità che le Aziende Sanitarie e Ospedaliere evolvano realmente verso un assetto organizzativo dipartimentale coerente con i principi contenuti nella definizione data è funzione diretta di una serie di criticità così inquadrabili: 1) rapporti gerarchici, 2) coordinamento delle funzioni decisionali e delle attività di individuazione delle priorità di allocazione delle risorse, 3) funzionamento di meccanismi tesi a garantire lo sviluppo di consenso tra entità caratterizzate frequentemente da interessi contrapposti, conflittuali, 4) razionalizzazione dei modelli di integrazione operativa. 2.0 La normativa sul “Dipartimento” 2.1 Quadro nazionale Le prime norme sul Dipartimento vengono dettate nel momento in cui ci si rende conto della necessità di colmare le lacune della legge 1631 del 1938 con cui lo Stato Italiano aveva per la prima volta definito il sistema di regole e criteri di riferimento per l'organizzazione e il funzionamento degli Ospedali, lacune create si a causa del profondo mutamento intervenuto in campo medico in rapporto al processo di frammentazione culturale e metodologica operato dalla separazione delle diverse discipline specialistiche dal corpo delle discipline di impostazione generalistica. L'art. 1O del DPR 128/69, atto diretto ad approfondire e precisare il quadro normativo prodotto con la legge 132/68 con cui prese corpo la riforma dell'assistenza ospedaliera, attribuisce al Consiglio di Amministrazione dell'Ente la facoltà di organizzare strutture amministrative di tipo dipartimentale tra le divisioni, le sezioni e i servizi affini e complementari "al fine della loro migliore efficienza operativa, dell'economia di gestione e del progresso tecnico e scientifico". Sempre secondo il DPR 128/69, la direzione delle strutture dipartimentali è affidata a un Comitato costituito dal Direttore Sanitario, dai Primari, dagli Aiuti Capi di Sezione o di Servizi Autonomi e da una rappresentanza elettiva di Aiuti e Assistenti nella medesima proporzione stabilita per il Consiglio dei Sanitari (art. 13, L. 132/68). Poiché, a causa della immaturità del sistema a recepire il senso innovativo della proposta e della 2 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione probabile incoerenza tra: a. necessità di governo "forte" del Dipartimento, b. eccesso di assemblearismo del Comitato indicato per dirigerlo e, nonostante la chiarezza della normativa, non si ebbero significative esperienze di dipartimentalizzazione delle strutture ospedaliere. Nel 1975 il problema fu ripreso dalla legge 148 che all'art. 55 attribuiva alla Regione (togliendola ai Consigli di Amministrazione, risultati incapaci di concretizzare il mandato del DPR 128) la facoltà di promuovere iniziative di attivazione di Dipartimenti che, peraltro, dovevano essere riservate solamente a Ospedali ritenuti in possesso dei requisiti necessari, con possibilità di collegamento con altre istituzioni sanitarie del territorio servito dall'Ospedale, ferme restando le finalità attribuite al Dipartimento e la collegialità della direzione delle strutture dipartimentalizzate e con la sola innovazione costituita dalla necessità di integrare quest'ultima con i responsabili delle strutture sanitarie territoriali. La L. 148/75 che, evidentemente, si proponeva di dare soluzione a 2 problemi, e cioè: 1) la necessità di attribuire ad un organo superiore, capace di condizionare i Consigli di Amministrazione, la responsabilità di avvio dei Dipartimenti, 2) la necessità di stabilire i criteri sulla base dei quali procedere all'individuazione delle strutture ospedaliere idonee a sostenere il processo di dipartimentalizzazione, vista l'impossibilità di generalizzarlo, rimandava la propria complessiva attuazione alla emanazione di un successivo decreto finalizzato alla determinazione dei nuovi orientamenti e all'approfondimento della disciplina sul modello dipartimentale. E, in effetti, in attuazione della legge 148/75, l'8/11/1976 fu approvato un Decreto Ministeriale molto importante ai fini della determinazione degli orientamenti da assumere per la realizzazione delle strutture dipartimentali. I capisaldi di tale DM erano i seguenti: 1. conferma alla Regione del ruolo di promotore dei Dipartimenti, anche in collegamento con le istituzioni socio-sanitarie territoriali; 2. estensione dei fini e degli obiettivi da porre alla base delle decisioni di costituzione dei Dipartimenti, in particolare: a. convergenza delle competenze e delle esperienze scientifiche, tecniche e assistenziali di gruppi e di singoli operatori sanitari, per garantire al paziente assistenza sanitaria completa, b. incremento della ricerca e collegamento tra didattica e assistenza, secondo la legislazione universitaria ospedaliera, c. miglioramento delle tecniche sanitarie a livello interdisciplinare, d. perfezionamento professionale degli operatori sanitari di ogni livello, per qualificare l'assistenza sanitaria e renderla accessibile alla totalità dei cittadini, e. superamento delle disfunzioni che causano allungamenti della durata della degenza o degenze inappropriate, f. umanizzazione dei rapporti tra utenti delle strutture sanitarie e loro famiglie, da un lato, e, dall'altro, operatori sanitari e strutture stesse, g. corresponsabilizzazione degli operatori sanitari sul piano professionale, in relazione alle rispettive mansioni o funzioni e rispetto alle diverse necessità organizzative, h. collegamento tra competenze ospedaliere e competenze di istituzioni e strutture sociosanitarie territoriali per un approccio integrato all'educazione sanitaria e alla prevenzione, cura e riabilitazione da parte delle strutture ospedaliere e territoriali; 3 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione 3. previsione della costituzione di Dipartimenti "misti" ospedalieri/universitari negli Ospedali convenzionati con l'Università; 4. previsione dell'utilizzo in comune nell'ambito del Dipartimento di impianti, attrezzature e servizi, al fine di assicurare efficienza tecnica ed economia di gestione in base a schemi programmati di lavoro; 5. precisazione degli organi del Dipartimento (individuati nel Comitato direttivo e nel Coordinatore) e determinazione dei criteri per la regolazione delle loro attività, a partire da schemi regionali uniformi; 6. individuazione delle tipologie dei Dipartimenti sulla base dei seguenti criteri: a. secondo gradualità e intensità delle cure e del tipo di intervento, b. per settori nosologici o per gruppi di età, c. per settori specialistici, d'organo o d'apparato, d. secondo tipologie ospedaliere omogenee o miste ospedale/territorio, purché destinate al perseguimento di obiettivi didattici e di ricerca comuni. Ancora una volta, tuttavia, l'emanazione di nuove norme non produsse alcun effetto rilevante, verosimilmente perché la dipartimentalizzazione rimaneva oggetto di promozione da parte delle Regioni, piuttosto che provvedimento obbligatorio delle Amministrazioni. A tale situazione cerca di porre rimedio la legge 833/78 di riforma sanitaria che, dopo aver definito l'Ospedale "stabilimento" e "struttura dell'Unità Sanitaria Locale", decretandone la derubricazione da Ente dotato di personalità giuridica a semplice articolazione organizzativa dell'Unità Sanitaria Locale stessa, stabilisce che le Regioni, nell'ambito della programmazione sanitaria, disciplinano con apposite leggi l'ordinamento degli Ospedali in Dipartimenti, in funzione: a) della integrazione di divisioni, sezioni e servizi affini e complementari, b) del collegamento tra servizi ospedalieri e territoriali, secondo le esigenze dei bacini di utenza, c) della gestione dei Dipartimenti sulla base delle integrazioni delle competenze e della valorizzazione del lavoro di gruppo. Sebbene con tale fondamentale legge si affermasse il concetto della obbligatorietà del modello dipartimentale ospedaliero e si stabilisse il superamento della discrezionalità della sua attuazione che aveva contraddistinto la normativa precedente, ben pochi risultati si produssero nella pratica, anche perché non furono assunti provvedimenti (non essendo previsti) per sanzionare le inadempienze. L'immobilismo che ha caratterizzato fin dall'inizio il processo di costituzione dei Dipartimenti non si è modificato nemmeno a seguito dell'emanazione della legge 595 del 1985 con la quale, nel quadro di importanti norme di programmazione sanitaria (si fissava a 6.5 per 1000 abitanti la dotazione massima ammessa di posti letto ospedalieri e, ancora in funzione del contenimento della capienza delle strutture di degenza, si ammetteva la possibilità di deroga dai parametri di dimensionamento delle divisioni e delle sezioni contenuti nella L. 132/68), si prese ancora una volta atto delle difficoltà di attivare i Dipartimenti e si stabilì che le Regioni avrebbero dovuto predisporre (nel contesto dei loro Piani Sanitari) progetti di ristrutturazione delle degenze ospedaliere sulla base della individuazione di aree funzionali omogenee afferenti alle attività di Medicina, di Chirurgia e di Specialità che, pur articolate in divisioni, sezioni e servizi speciali di diagnosi e cura, anche a carattere pluridisciplinare, avrebbero dovuto: a. essere dimensionate in rapporto alle esigenze assistenziali, e b. rappresentare misure di avvio all'applicazione delle norme sancite dalla L. 833/78 in merito alla organizzazione dipartimentale degli Ospedali. Per la prima volta si configurava l'ipotesi di aggregazioni organizzative della struttura ospedaliera diverse da quelle tradizionali (aree funzionali omogenee) e per la prima volta il legislatore pareva recepire l'esigenza di superare una organizzazione interna degli Ospedali condizionata pesantemente dal sistema chiuso, verticistico e rigidamente gerarchizzato delle Divisioni e dei Servizi autonomi, 4 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione sistema tale da costituire l'esatta antitesi di un'organizzazione ospedaliera dipartimentale, per definizione aperta, collaborativa, trasversale, fondata sulla integrazione dei diversi contributi disciplinari e delle competenze e delle responsabilità professionali. Confermando che la storia del Dipartimento Ospedaliero è in Italia la Storia delle occasioni mancate, la L. 595/85 consentiva che all'interno dell'area funzionale omogenea e come articolazione della stessa, sopravvivessero divisioni, sezioni e servizi, ovvero perseverava nell'adeguarsi a logiche compromissorie e, in qualche misura, contraddittorie i incoerenti con l'obiettivo di riconoscere al progetto di dipartimentalizzazione dell'Ospedale il reale significato di sua rifondazione globale diretta al definitivo superamento di un assetto organizzativo tradizionale ormai del tutto inadeguato. La L. 412 del 1991 ha il merito di introdurre nella normativa relativa all'organizzazione dipartimentale dell'Ospedale i termini precisi del superamento di tali logiche compromissorie. Infatti, oltre a ribadire l'obbligo di attuare le aree omogenee con presenza obbligatoria del Day Hospital, introduce il concetto di Unità Operativa, termine che sancisce la definitiva abolizione dei termini Divisione, Sezione e Servizio. L'Unità Operativa conserva la propria autonomia funzionale (è importante considerare che viene meno l'aspetto rigidamente strutturale del modello di organizzazione ospedaliera derivato dalla L. 132/68) in ordine alle patologie di competenza, nel quadro, però, di una efficace integrazione e collaborazione con altre strutture affini e con uso in comune delle risorse umane e strumentali. La L. 412/91 raggiunge in tal modo il doppio risultato di rendere attuale sia la dipartimentalizzazione dell'Ospedale, sia il definitivo superamento del suo assetto organizzativo tradizionale di cui la stessa dipartimentalizzazione è strumento decisivo, in quanto l'esplicito riferimento la autonomia funzionale circoscritta alle "patologie di competenza" delimita i poteri e le responsabilità inerenti la gerarchia professionale, inserendo da questa gli aspetti organizzativi sui quali viene a incidere naturalmente l'assetto dipartimentale. Altre conferme dell'orientamento favorevole a procedere con determinazione alla riorganizzazione ospedaliera su base dipartimentale si trovano in 2 Decreti emanati prima dei Decreti Legislativi di riordino del SSN. Nel Decreto del Ministro della Sanità del 29 gennaio 1992 sono disciplinati i criteri e i requisiti per consentire alle strutture sanitarie l'esercizio delle attività di alta specialità. Il corretto e coordinato espletamento dell'attività di alta specialità deve essere assicurato sulla base di norme fissate dall'organo deliberante dell'allora Unità Sanitaria Locale e dirette a organizzare i servizi che contribuiscono alla realizzazione di tale attività secondo le modalità di accorpamento funzionale e unitario tipiche del Dipartimento. Nel DPR 27/3/1992 è contenuto l'atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione del livello di assistenza sanitaria in condizioni di emergenza. Il DPR detta precise norme per l'organizzazione strutturale e funzionale e indica criteri e modalità di affidamento delle responsabilità in riferimento al Dipartimento di Emergenza che deve essere istituito negli Ospedali individuati dalla Regione e che diviene un esempio di Dipartimento funzionale obbligatorio. L'ultima definitiva e più recente conferma della volontà del legislatore di realizzare compiutamente la dipartimentalizzazione dell'Ospedale, in accordo con la L. 595/85 e con la L. 412/91, si trova nei decreti legislativi 502/92 e 517/93 nei quali sono contenuti i provvedimenti inerenti l'aziendalizzazione delle Unità Sanitarie Locali e degli Ospedali in possesso di specifici requisiti. Dopo aver ripreso gli elementi principali della legislazione concernente il Dipartimento e averne chiarito l'applicabilità, i difetti, le mancate ripercussioni concrete sulla realtà ospedaliera, dopo avere posto in evidenza gli esiti delle radicali inversioni di tendenza proposte a livello normativo rispetto a logiche compromissorie capaci di impedire che le norme risultassero efficaci, è ora opportuno riflettere sugli aspetti organizzativi e sui problemi operativi e gestionali connessi alla trasformazione dipartimentale di un Presidio ospedaliero, nel tentativo di dare ordine al complesso della materia normativa e di pervenire a una ipotesi risolutiva capace di essere punto di riferimento per la valutazione e l'eventuale 5 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione validazione della maggior quantità delle possibili alchimie, se non di tutte. Il primo problema da risolvere consiste nell'individuazione dei criteri cui ricondurre le decisioni per la scelta delle aggregazioni dipartimentali. E’ indispensabile a questo proposito indispensabile un ripensamento radicale dell'organizzazione ospedaliera, ripensamento che dovrà prendere avvio da 2 soli punti fermi: • l'Unità Operativa con le sue sotto-segmentazioni costituite dai Moduli Organizzativi e dai Moduli Funzionali) come elemento basilare di funzionamento, il Dipartimento come elemento di integrazione funzionale e di coordinamento organizzativo. • In ogni caso, tutte le argomentazioni e le riflessioni che verranno di seguito sviluppate partono da un assunto che si ritiene assoluto e irrinunciabile: il Dipartimento (l'organizzazione dei servizi sanitari su base dipartimentale) consiste nel raggruppamento di Unità Operative ed altre entità organizzative finalizzato al raggiungimento di obiettivi che non sarebbe possibile (correntemente non lo è) realizzare altrimenti. 2.2 Quadro regionale La Legge Regionale 25 gennaio 2000 n° 5 agli articoli 27 e 28 definisce l’articolazione dell’area ospedaliera ponendo alla base dell’articolazione organizzativa due concetti preponderanti: • la direzione in capo alla Direzione Medica del Presidio • l’organizzazione dipartimentale volta a: ”L’organizzazione e l’erogazione delle prestazioni di ricovero, in rapporto alle esigenze di ottimizzazione dell’uso delle risorse e di omogeneità dei processi produttivi, nonché al fine di assicurare l’integrazione delle procedure clinicoassistenziali, è articolata in dipartimenti definiti dall’atto costitutivo aziendale di cui all’articolo 10.” (L.R. 20 gennaio 2000, n° 5, art. 28, comma 1) Il PSSR della Valle d’Aosta 2002 – 2004 ribadisce con forza la volontà programmatoria di fondare il miglioramento qualitativo delle prestazioni sanitarie sul modello dipartimentale quando asserisce che: Lo strumento dell'organizzazione dipartimentale deve essere vissuto come la migliore opportunità per la ricerca comune dell'efficienza delle prestazioni erogate dall'ospedale e non come una sovrastruttura gerarchica grazie alla quale nascondere spinte centrifughe, opportunismi o interessi egemonici di branca specialistica. In questa prospettiva un ruolo specifico può essere giocato dalla dirigenza dell'ospedale che deve favorire la ricerca di un equilibrio tra le diverse componenti ed il collegamento stabile tra il lavoro clinico e le premesse culturali; la dimostrazione dei risultati e la ricerca dell'integrazione tra ospedale e territorio sono altresì suoi obiettivi prioritari. (PSSR, Il Governo della salute,Assistenza Ospedaliera, pag. 114) 3.0 Criteri di aggregazione dipartimentale delle funzioni clinico-assistenziali ospedaliere 3.1 Il concetto di responsabilità operativa Al fine di rendere trasparente, chiara, fattibile ed applicabile l’organizzazione dipartimentale, appare necessario in origine definire gli ambiti della responsabilità operativa: 6 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione 1. Ai Dirigenti di U. B. cui è affidata la responsabilità clinico-organizzativa delle Unità Operative deve essere conservata autonomia decisionale. 2. Nel medesimo tempo, tutta la normativa sulla organizzazione dipartimentale dell'Ospedale impone di porre dei limiti ai margini di autonomia di coloro che fanno parte di un medesimo Dipartimento in funzione della creazione di sinergie che è impossibile attendersi in una situazione in cui ognuno ha agio di muoversi a proprio incondizionata e completa discrezionalità Al fine di evitare ogni conflitto di gerarchie e ogni difficoltà creata dalla lesione del principio di autonomia sancito dalle norme, appare opportuno proporre di individuare i limiti della responsabilità dei Dirigenti delle Unità Operative definendo i concetti di efficienza operativa ed efficienza manageriale In una logica di dipartimentalizzazione, ovvero in una logica che prevede di realizzare un'organizzazione che accorpa entità (Unità Operative) diverse nell'intento di raggiungere obiettivi complessi che non sarebbero altrimenti realizzabili, • • la conduzione delle operazioni è affidabile ad un singolo responsabile per il quale gestire e programmare significa fondamentalmente agire sul piano clinico per ottimizzare in modo diretto il processo assistenziale, ottimizzando indirettamente il processo di consumo delle risorse (efficienza clinica), mentre l'attività di gestione e di programmazione, intese come processo determinato, diretto e cosciente di definizione delle priorità di allocazione delle risorse in funzione del raggiungimento di obiettivi di efficienza che presuppongono il contributo di più interpreti, deve essere affidata a un organo superiore in grado di dare pesi adeguati ai vari tentativi di condiziona mento "dal basso" effettuati dai responsabili operativi, sulla base di equi criteri di matrice professionale (efficienza manageriale). 3.2 La tassonomia della organizzazione dipartimentale Una tassonomia accettata dalla maggior parte delle organizzazioni sanitarie italiane prevede 5 criteri di aggregazione in Dipartimento: 1. Dipartimento basato su intensità e gradualità delle cure Presuppone la creazione di strutture dipartimentali caratterizzate da un assetto organizzativo delle degenze tale per cui i pazienti trovano collocazione e si spostano nei differenti settori funzionali in base al tipo di necessità assistenziale (intensiva, semi-intensiva, valutativa, riabilitativa). 2. Dipartimento basato sul settore nosologico Presuppone la creazione di strutture dipartimentali in cui si accorpano funzioni assistenziali sulla base dell'appartenenza alla categoria nosologica degli stati morbosi di competenza (cardiovascolare, traumatologico, oncologico, infettivologico, ecc.). 3. Dipartimento basato sulle fasce d'età Presuppone la creazione di strutture dipartimentali in cui convergono le funzioni assistenziali dirette a pazienti identificati dalla appartenenza alla medesima età (anziani, bambini, donne in età fertile). 4. Dipartimento basato sulla branca specialistica Presuppone la creazione di strutture dipartimentali in cui sono raggruppate funzioni assistenziali individuate in rapporto alla omogeneità degli strumenti clinici di intervento (discipline mediche generali, discipline mediche specialistiche, discipline chirurgiche generali, discipline chirurgiche specialistiche, discipline di diagnostica per immagini, discipline ad alto contenuto tecnologico, ecc.). 5. Dipartimento basato sull'organo o sull'apparato Presuppone la creazione di strutture dipartimentali in cui si accorpano le funzioni assistenziali dirette 7 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione alla diagnosi, alla cura, alla riabilitazione dei pazienti che presentano quadri morbosi a carico del medesimo organo o apparato (cuore, apparato nervoso, ossa e articolazioni, ecc.). 3.3 Dipartimenti strutturali e funzionali Prendendo in considerazione i concetti di efficienza organizzativa e qualità delle cure e loro efficacia è possibile poi ipotizzare una organizzazione dipartimentale che sostenga il programma di raggiungimento dei relativi obiettivi così definita: Dipartimenti Strutturali volti alla ricerca dell’efficienza organizzativa attraverso la realizzazione di buone pratiche gestionali e la corretta individuazione delle priorità di allocazione delle risorse stesse operata tramite appropriati processi di programmazione. Ad essi può essere attribuito un budget dipartimentale, ad essi vengono attribuiti organici, e loro piani formativi, e attrezzature, ad essi vengono attribuiti obiettivi relativi alla modifica quantitativa delle prestazioni sanitarie. Dipartimenti Funzionali che si propongono di adeguare e rendere coordinato l'uso delle risorse assistenziali attraverso processi capaci di migliorare i risultati dell'intervento sanitario in termini di conservazione o miglioramento dello stato di salute dei pazienti; in questo caso l’appropriatezza dell'uso delle risorse è prodotto collaterale positivo della realizzazione di buone pratiche cliniche. Ad essi vengono attribuiti obiettivi di ricerca, di ottimizzazione dei profili di cura e della loro organizzazione, di stesura di linee, guida di armonizzazione dei rapporti tra le aree aziendali. 3.4 Modelli di attribuzione di una stessa Unità Operativa Considerati gli obiettivi che l’organizzazione dipartimentale deve sostenere e le peculiarità del modello sopra proposto appare necessario sostenere la possibilità che una medesima Unità Operativa possa far parte di Dipartimenti Strutturali diversi confligge irreparabilmente con la possibilità di assegnare ai Dipartimenti stessi il ruolo di strutture gestionali "forti" (nel senso che i processi decisionali si svolgono in modo ordinato attraverso azioni dirette a definire le priorità senza interferenze o fattori di confondimento non controllabili, come possono essere interessi molteplici e contrapposti dei diversi suoi componenti). E’ pur vero che il modello di sviluppo delle attività di alcune Unità Operative ha visto nel tempo sviluppare competenze che interessano aree operative ospedaliere sostanzialmente differenti in quanto strutturatesi per percorsi assistenziali e non solo per branca specialistica. Basti pensare a questo proposito alla Unità di Terapia Intensiva Coronarica interna all’Unità di Cardiologia, alla Chirurgia d’Urgenza inserita nell’Unità di Medicina e Chirurgia d’urgenza, alla Stroke Unit inserita nella Neurologia. Una attribuzione mutuamente esclusiva rischierebbe di far mancare alle discussioni dipartimentali attori fondamentali del processo assistenziale e/o rendere non presidiate attività di importanza significativa. Al fine di risolvere tale criticità si propone di: Mantenere il criterio mutua esclusività per l’attribuzione gerarchica di una Unità Operativa ad un Dipartimento strutturale; in base a tale concetto ogni singola Unità operativa discuterà e parteciperà con un solo Direttore di Dipartimento relativamente alla determinazione di budget dipartimentali, alla attribuzione di risorse di personale e di attrezzature ed a tutti gli argomenti relativi all’efficienza organizzativa Permettere l’attribuzione funzionale di una Attività o Settore ad un Dipartimento Strutturale così da permettere la partecipazione della stessa ai percorsi decisionali relativi alla qualità delle cure. 8 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Riprendendo uno degli esempi citati prima, ed applicando i criteri sopra proposti, avremo che la Cardiologia e l’Utic potrebbero essere attributi ad un Dipartimento Strutturale (scelto in base al criterio tassonomico della branca specialistica) di Medicina a larga diffusione e l’Utic sarebbe contemporaneamente attribuito in maniera funzionale al Dipartimento Strutturale dell’ Urgenza. Con il Primario della Cardiologia ed Utic discuterà di budget, attrezzature, personale, organizzazione generale, volumi di attività con il Direttore del Dipartimento delle Medicine Specialistiche, mentre con il Direttore del Dipartimento dell’Urgenza discuterà di linee guida, percorsi assistenziali, appropriatezza, formazione specifica. Qualora sorgessero, all’interno dei rapporti funzionali, esigenze correlate al budget e/o ai volumi di attività e/o alla dotazione organica sarà compito dei Direttori di Dipartimento interessati discuterne. Per alcune Unità Operative, caratterizzate da peculiarità di trasversalità, di complessità o di pluridisciplinarietà, viene proposta l’attribuzione gerarchica alla Direzione Medica di Presidio e la discussione del budget verrà discussa anche alla presenza dei Direttori di Dipartimento a cui le Unità in questione sono state assegnate funzionalmente: Dette Unità Operative sono: • Farmacia (Trasversalità) • Formazione (Trasversalità, Multidisciplinarietà) • Prevenzione e Protezione (Trasversalità) • 118 (complessità) 3.5 Il Comitato di Area Omogenea Ospedaliera Analogamente all’organizzazione del Territorio dove esiste il Comitato di Area Territoriale-Distrettuale, appare importante ipotizzare un organismo di raccordo interdipartimentale: il Comitato di Area Omogenea Ospedaliera composto dai Direttori di Dipartimento Strutturale e Funzionale, dal/i Coordinatore/i Dipartimentale/i del Comparto, afferenti all’Area Omogenea Ospedaliera, Un primo mandato, poi modificabile sulla base dell’esperienza, potrebbe essere il seguente: • Valutare i bisogni di salute • Definire i servizi necessari • Programmare le attività dell’area sulla base di priorità, obiettivi e risorse aziendali • Monitorare il raggiungimento degli obiettivi di salute e la correttezza dei percorsi assistenziali adottati • Monitorare delle attività • Valutare dei servizi garantiti • Integrare i piani di qualità e formazione • Definire campagne comuni di promozione della salute 3.5 I Dipartimenti infermieristici e tecnici Rimangono comuni i criteri tassonomici e la possibilità di attribuzione gerarchica e funzionale ma, considerate sia la necessità di maggiore integrazione sia la non così marcata differenza competenziale ed esperienziale all’interno delle aree omogenee ospedaliere, l’aggregazione dipartimentale viene ipotizzata riunendo i dipartimenti appartenenti alla stessa area omogenea. La responsabilità del raggiungimento degli obiettivi di efficienza manageriale sarà affidata ad un coordinatore dipartimentale scelto, analogamente ai Direttori Clinici, tra i Coordinatori delle Unità 9 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Operative afferenti al Dipartimento. La dipendenza gerarchica sarà in capo al Direttore dell’Unità Operativa mentre funzionalmente si relazioneranno con i Direttori di Dipartimento dell’Area Omogenea ed il la Direzione Infermieristica Ospedaliera 3.6 La partecipazione dell’Area Territoriale e dei Distretti Per favorire gli aspetti di continuità assistenziale nella risoluzione delle problematiche e facilitare l’integrazione tra Ospedale e Territorio, sono stati funzionalmente inseriti in molti dipartimenti sia l’Area Territoriale, in rappresentanza di tutta la componente territoriale sia un Distretto perché maggiormente coinvolto dalle attività di quel Dipartimento (ad es. il Distretto 3 per la RSA, il Distretto 2 per l’impatto che Aosta ha sul DEA). Oltre al Direttore di Distretto dovrebbe essere prevista la partecipazione di un medico di Medicina Generale o Pediatra di Libera Scelta in rappresentanza dei colleghi distrettuali. 10 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione 4.0 Ipotesi di flow chart organizzativa di Area Omogenea Direzione Sanitaria Ospedaliera Direzione Infermieristico/tecnica Ospedaliera Comitato di Area Omogenea Ospedaliera Dipartimento Infermieristico /Tecnico Dipartimento Strutturale X Unità Unità operativa A A operativa Unità Unità operativa B A operativa Unità Unità operativa C A operativa Unità Unità operativa D A operativa Unità Unità operativa E operativa A Unità Unità operativa F operativa A Direttore A Direttore Dipartimento Direttore B Direttore C Direttore D Direttore E Direttore F Coordinat. A Coordinat. B Coordinat. C Coordinat. D Coordinat. E Coordinat. F Dipartimento Strutturale Y Unità operativa G Unità operativa H Unità op.semplice dipartimentale Unità operativa L Unità operativa M Unità operativa N Direttore G Direttore N Direttore Dipartimento Resp. UOSD Direttore L Direttore M Direttore H Coordinat. G Coordinat. Dipartimento Coordinat. H Coordinat. I Coordinat. L Coordinat. M Coordinat. N Unità Operativa Complessa a Dipendenza strutturale Dipendenza gerarchica Unità Operativa Complessa a Dipendenza funzionale Dipendenza funzionale Unità Operativa Semplice Dipartimentale 11 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Ipotesi applicativa dei criteri nell’organizzazione dipartimentale UOA a Dipendenza Gerarchica .UOA a Dipendenza Funzionale UO Semplice Dipartimentale a Dipendenza Gerarchica Funzione/Attività a Dipendenza Funzionale::::::::::: Dipartimenti Strutturali Area Medica e della Multidimensionalità Dipartimento delle Medicine a Larga Diffusione Medicina Generale ed Endocrinologia Geriatria, Geriatria Riabilitativa Oncologia,Cure Palliative Pneumologia, Fisiopatologia Respiratoria Nefrologia e Dialisi Cardiologia,UTIC, Riabilitazione cardiologia Diabetologia Psicologia Clinica Area territoriale Distretto 3 Dipartimento delle Medicine Specialistiche Neurologia e Stroke Unit Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Dermatologia Recupero e Riabilitazione Funzionale Malattie Infettive Neurotraumatologia in out sourcing Psicologia clinica Area territoriale Distretto 1 D i p ar t i m e nt o I n f e r m i e r i s t i c o d i A re a 12 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Area Chirurgica Dipartimento di Chirurgia Chirurgia Generale Chirurgia Toracica Chirurgia Vascolare Oculistica Ortopedia e Traumatologia Otorinolaringoiatria Urologia Neurotraumatologia in out sourcing Anestesia Elettiva e Terapia Intensiva Post Operatoria Chirurgia d’urgenza Psicologia clinica Ginecologia ed Ostetricia Area chirurgica pediatrica Dipartimento Infermieristico di Area Area dell’Emergenza, dell’Urgenza e delle Cure Intensive Comitato di Area Dipartimento Anestesiologia, Cure intensive e Urgenza Rianimazione e Cure Intensive dell’Urgenza Anestesia Elettiva e Terapia Intensiva Perioperatoria Terapia Antalgica e Cure Territoriali del Dolore Cronico 118 Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso Terapia Intensiva Neonatale Dipartimento di Emergenza ed Accettazione Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso, Chirurgia d’Urgenza 118 Rianimazione e Cure Intensive dell’Urgenza Terapia Intensiva Coronarica Traumatologia Endoscopia Digestiva Pediatria (pronto soccorso pediatrico) Ostetricia (pronto soccorso ostetrico) Area Territoriale, Continuità Assistenziale, Centri traumatologici Medicina Legale Distretto 2 Dipartimento Infermieristico di Area 13 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Area dei Servizi Diagnostici Comitato di Area Dipartimento dell’Immagine e Radioterapia Radiologia Medica Medicina Nucleare Fisica Sanitaria in out sourcing Radioterapia in out sourcing Screening Dipartimento di Patologia Clinica Dipartimento Tecnico di Area Analisi Chimico-cliniche Microbiologia Immunoematologia e Trasfusionale Anatomia e Istologia Patologica Malattie Infettive Area Territoriale Area dell’Integrazione Comitato di Area Dipartimento Materno Infantile Pediatria, Terapia Intensiva neonatale, area chirurgica pediatrica Ginecologia e Ostetricia Neuropsichiatria Infantile Fivet Psichiatria e Igiene Mentale Territoriale Psicologia Clinica Recupero e Riabilitazione funzionale Area Territoriale Igiene Pubblica Dipartimento Infermieristico e Riabilitativo Dipartimento di Salute Mentale Psichiatria e Igiene Mentale Territoriale Psicologia clinica Sert Neuropsichiatria Infantile Area territoriale Distretto 4 Dipartimento Infermieristico 14 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione Dipartimenti Funzionali Dipartimento della Continuità Assistenziale Unità Operative da inserire secondo la discussione avvenuta all’interno del Collegio di Direzione Dipartimento Oncologico Unità Operative da inserire secondo la discussione avvenuta all’interno del Collegio di Direzione Dipartimento di Medicina Valutativa e Risk Management Unità Operative da inserire secondo la discussione avvenuta all’interno del Collegio di Direzione 15 PROPOSTA DI ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE Marzo 2005 Documento riservato al Collegio di Direzione 5.0 Ipotesi di flow chart organizzativa ospedaliera Direzione Infermieristico/tecnica Ospedaliera Direzione Sanitaria Ospedaliera Direzione Infermieristico/tecnica Territoriale Direzione tecnica Prevenzione Aree Omogenee e Dipartimenti Strutturali Dipartimento Dipartimento Medicine a Larga Diffusione Anestesia, Dipartimento di Chirurgia Dipartimento Medicine Specialistiche Area Medica e Urgenza Dipartimento Materno Infantile Dipartimento dell’ Immagine e Radioterapia Dipartimento Emergenza Accettazione Dipartimento Salute Mentale Dipartimento Patologia Clinica Cure intensive Area Chirurgica Area Urgenza Area integrazione Area Servizi Dipartimenti Funzionali Dipartimento della Continuità Assistenziale Dipartimento Oncologico Dipartimento di Medicina Valutativa e Risk Management 16 Direttore M Direttore N Direttore Dipartimento Unità Operativa Unità operativa Complessa Semplice N Dipartimentale a Dipendenza strutturale funzionale Dipendenza gerarchica funzionale Coordinat. N