Linguistica applicata Semantica e pragmatica in prospettiva interculturale Parte nona – Strategie di politeness: gli onorifici Strategie di politeness: gli onorifici Honorifics permit the speaker to express his relationship to the addressee and to the nominal referent in a highly codified manner. They indicate a speaker’s recognition of the power and personal integrity of the person spoken to or talked about, and conversely they indicate a speaker’s social and psychological position in relation to the involved parties. Thus honorifics remove potential conflict and facilitate communication. It is precisely because of this function of honorifics in smooth communicative interaction that they instantiate a prototypical case of politeness phenomena of language use (M. Shibatani, ‘Honorifics’, in K. Brown, Encylopedia of Language and Linguistics, 2006) Strategie di politeness: gli onorifici Definizione: special linguistic forms that are used to signify deference toward the nominal referent or the addressee. The system of honorifics constitutes an integral component of the politeness dimension of language use, but whereas every language appears to have ways of expressing politeness, only certain languages have well-developed honorifics (M. Shibatani 2006). Referent honorifics Addressee honorifics Strategie di politeness: gli onorifici Referent honorifics --- forms used to show deference toward the nominal referents: Titoli la strategia più comune nelle lingue del mondo Herr, Mr, Doctor, Professor, General, … Strategie di politeness: gli onorifici Titoli Coreano, giapponese: morfemi onorifici Coreano: -s’i (si unisce al nome intero di una persona degna di rispetto); -nim (si unisce alla combinazione di un nome proprio e di un titolo professionale: Kim kyoswu-nim (Kim professor-SUFFIX) ‘Professor Kim’ Giapponese: -san e -sama si uniscono ai cognomi o ai nomi propri per formare onorifici (Yamada-sama ‘Mr Yamada’, Masao-san ‘Masao (nome proprio onorifico)’). Componenti di un sistema più generale di riferimento ‘migliorativo’, che include altre desinenze come -kun (che si unisce ai nomi maschili di persone di pari grado o inferiori) e il diminutivo -tyan (che si unisce ai nomi dei bambini). Strategie di politeness: gli onorifici Nomi Molto più rare sono le lingue che presentano marche di politeness nei nomi. Coreano: cinji, yonse, e songham, forme onorifiche suppletive rispettivamente di pap ‘meal’, nai ‘age’, e irum ‘name’. Giapponese: le forme onorifiche nominali si riferiscono a oggetti posseduti o creati da persone degne di rispetto. La strategia più comune consiste nella prefissazione del nome con o- o go- (ad es., okaban ‘bag’, go-hon ‘book’, o-hanasi ‘talk’, go-koogi ‘lecture’) . I prefissi in questione possono combinarsi con i suffissi di rispetto, in particolare con –sama (la forma prefissata e suffissata esprime il massimo rispetto: okaa-sama ‘mother’, ad esempio è più rispettoso di kaa-san ‘mother’) Strategie di politeness: gli onorifici Subject honorifics Esistono lingue in cui si può codificare il rispetto per un referente utilizzando delle forme onorifiche quando questo referente è il soggetto dell’azione verbale. Giapponese (1) Tanaka ga ki-ta (Tanaka NOM come-PAST), ‘Tanaka came’ (2) Tanaka-kyoozyu ga ki-ta (Tanaka-professor NOM come-PAST) (3) Tanaka-kyoozyu ga ko-rare-ta (Tanaka-professor NOM come-HONPAST) ‘Professor Tanaka came’. Nell’esempio (3) il verbo cambia la sua forma per manifestare il rispetto del parlante nei confronti del soggetto della frase. Il suffisso utilizzato, rare-, è il suffisso che marca anche il passivo e l’azione spontanea. Strategie di politeness: gli onorifici Subject honorifics In giapponese esiste inoltre una costruzione grammaticalizzata che esprime deferenza nei confronti del soggetto/agente dell’azione verbale. Questa costruzione consiste in: (a) la conversione del sintagma verbale in una forma nominalizzata, (b) la prefissazione della forma nominalizzata con il prefisso onorifico o-/go-, e (c) l’aggiunta del predicato naru ‘become’, e la scelta di una forma specifica del sintagma verbale nominalizzato (ad es. la forma del dativo) (1) Tanaka-kyoozyu ga aruk-u (Tanaka-professor NOM walk-PRES) ‘Professor Tanaka walks’ (2) Tanakakyoozyu ga o-aruk-i ni naru (Tanaka-professor NOM HON-walkNOMINALIZER DAT become) Questa costruzione è pienamente grammaticalizzata, nel senso che non ha altra funzione grammaticale che quella di mostrare rispetto/deferenza nei confronti del soggetto/agente. Strategie di politeness: gli onorifici Forme di ‘umiltà’ Il rispetto nei confronti di un superiore può essere codificato grammaticalmente nella scelta di un pronome di prima persona che indica la posizione inferiore del parlante Thai: il pronome di 1a persona chan è sostituito da phom o dalle forme ancora più ‘umile’ kha ‘(lett.) servant’ o kha cau ‘(lett.) master’s servant’. Coreano: na ‘I’ è sostituito dalla forma co. Giapponese: nelle lettere, uno scrivente maschio può definire se stesso utilizzando la forma derivata dal cinese syoo-sei ‘(lett.) small person’. Altre forme di ‘umiltà’ nello stile epistolare giapponese: rei-situ ‘(your) honorable wife’; gu-sai ‘(my) stupid wife’, gyoku-koo ‘(your) splendid piece of writing’: sek-koo ‘(my) humble piece of writing’. Strategie di politeness: gli onorifici Forme di ‘umiltà’ In giapponese esiste inoltre una forma di umiltà che si manifesta, ancora una volta, in una costruzione grammaticale, che consiste nell’utilizzo della forma verbale nominalizzata con il prefisso o- accompagnata dal verbo suru ‘do’. Watasi wa Tanaka-kyoozyu o tazuneta (I TOP Tanakaprofessor ACC visit-PAST) ‘I visited Professor Tanaka’ Watasi wa Tanaka-kyoozyu o o-tazune si-ta Strategie di politeness: gli onorifici Addressee honorifics: forms that show the speaker’s deference toward the addressee Pronomi personali Strategia più comune: uso di pronomi plurali per riferirsi all’ascoltatore (referente singolare) Fr. vous, ted. Sie, russo vy, tagalog kayo ‘you.PL’, sila ‘they’, turco siz ‘you.PL’, ainu aoko ‘we.INCL’, ecc. In molte lingue dell’Asia (giapponese, coreano, dzongkha, ecc.), all’infuori dei casi di deferenza nei confronti dell’interlocutore, si evita di utilizzare queste forme, e il riferimento all’ascoltatore, se necessario, si fa attraverso un titolo professionale (giapp. sensei ‘teacher’, coreano sacangnim ‘company president’), attraverso termini di parentela (coreano emeni ‘mother’), o una combinazione di termine di parentela e un morfema onorifico (giapp. ozi-san ‘uncle’). Strategie di politeness: gli onorifici Addressee honorifics: forms that show the speaker’s deference toward the addressee Forme verbali Il coreano e il giapponese hanno desinenze verbali speciali per indicare rispetto per l’ascoltatore (rispettivamente i suffissi –sumni e –mas). In giapponese queste forme rappresentano un sistema del tutto separato rispetto ai subject honorifics, e pertanto possono essere utilizzate in concomitanza con questi ultimi. Tanaka-kyoozyu ga ika-re-ru (Tanaka-professor NOM go-S.HON-PRES) ‘Professor Tanaka goes’ (utilizzata, ad es., da due studenti che parlano tra loro) La desinenza -(ra)re (S.HON) può combinarsi con la desinenza di addressee honorific -mas (A.HON), quando la stessa frase è pronunciata al cospetto di una persona degna di rispetto. Strategie di politeness: gli onorifici Addressee honorifics: forms that show the speaker’s deference toward the addressee Forme verbali Tanaka-kyoozyu ga ika-re-mas-u (Tanaka-professor NOM goS.HON-A.HON-PRES). Quando il soggetto dell’azione verbale è un referente non degno di rispetto, al contrario, possiamo trovare semplicemente la forma di addressee honorific (se la frase viene pronunciata al cospetto di una persona degna di rispetto): Watasi ga iki-mas-u (I NOM go-A.HON-PRES) ‘I go’ Strategie di politeness: gli onorifici Addressee honorifics: forms that show the speaker’s deference toward the addressee Caso particolare: cosiddetti by-stander honorifics, forme utilizzate non quando ci si rivolge a una persona degna di rispetto, ma quando è presente, a portata d’orecchio, una persona degna di rispetto. Dyirbal e lingue australiane: cosiddetti ‘mother-in-law’ o ‘brother-in-law’ languages, utilizzati in presenza di alcune tipologie di parenti. Il mother-in-law language del dyirbal è detto dyalnguy; in generale, il genero evita di rivolgersi direttamente alla suocera, e la suocera deve utilizzare il dyalnguy quando parla al genero. Strategie di politeness: gli onorifici Addressee honorifics: forms that show the speaker’s deference toward the addressee By-stander honorifics In guugu yimidhirr e presso altre popolazioni aborigene australiane, il‘mother-in-law’ o il ‘brother-in-law’ languages assumono una funzione più generale di rispetto al di là della sfera strettamente parentale. In genere si accompagnano a toni sommessi e ad altri tratti paralinguistici (ad esempio l’adozione di certe posture). Strategie di politeness: gli onorifici Strategie di beautification In giapponese l’uso dei prefissi o-/go- si estende anche a casi in cui non c’è un particolare rispetto per il referente o per l’ascoltatore: ad esempio i prefissi possono essere aggiunti a nomi che designano ciò che appartiene al parlante (watakusi no o-heya (I GEN HON-room) ‘my room’, o-biiru ‘beer’, o-nabe ‘cooking-pot’). Si tratta del cosiddetto bika-go, ‘beautification language’, usato tipicamente dalle donne giapponesi. Strategie di politeness: gli onorifici Forma degli onorifici: tendenze generali --- Avoidance strategies: uso di forme che evitano il riferimento diretto alla persona degna di rispetto (passivi [giapp. -rare-], forme impersonali); --- uso del plurale al posto del singolare (voi vs. tu; turco: Eşiniz daha gelmedi-ler mi? [wife.your(HON) still arrive-PL Q] ‘Has your (honorific) wife not yet arrived (honorific)?’); uso di avverbi di luogo al posto di pronomi personali (giapp. anata ‘you’ < anata ‘yonder’); --- iconicità: the longer the form, the politer the expression. Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici --- L’uso degli onorifici può essere regolato da convenzioni piuttosto rigide e fisse, o può essere messo in discussione: A superior might thus invite his subordinate for a drink by using plain form, (1) Konban nomi ni ikoo ka (tonight drink to go Q) ‘Shall we go drink tonight?’. The subordinate must reply in the addressee honorific form, (2) Ee, ikimasyoo (yes goA.HON) ‘Yes, let’s go’, and must never reply in the plain expression, (3) Un, ikoo ‘Yeah, let’s go’, which is appropriate only to his inferior or equal. When the subordinate asks his superior out, the reverse pattern obtains; the subordinate cannot use form (1) and must use its addressee honorific version, (4) Konban nomi ni iki-masyoo ka ‘Shall we go drink tonight?’, and his superior is most likely to reply with the plain form (3). As far as the inferior is concerned, this pattern of exchange must be maintained even if he and his superior are quite intimate and can converse quite informally. The mutual use of plain speech between non-equals is permitted only in an unusual circumstance, such as during the late hours of a drinking party, when all the formalities might be done away with (M. Shibatani) Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici Whether a superior uses honorifics toward an inferior depends on a number of factors. Among these, a major factor is psychological distance or degree of intimacy. Though the use of plain or rough speech motivated by power on the part of a superior is occasionally encountered, it is becoming increasingly rare in contemporary Japanese society to see the power-based use of plain form – a major exception being a scene of conflict or dispute between power unequals, e.g., between an angry customer and a sales clerk. This trend is due to several factors. When a superior uses plain forms toward an intimate subordinate, it is a mark of intimacy, whereas use of honorific speech creates a distance and is a sign of formality (M. Shibatani). Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici In the majority of contemporary Japanese households, the solidarity factor has primacy over the power factor, and thus parents and children, and elder siblings and younger ones, also exchange plain forms, much like the use of du within the contemporary German family. This linguistic manifestation of the Western egalitarian ideology was introduced to Japan in the middle of the 19th century and it spread throughout the country after World War II. China has witnessed perhaps the most dramatic effect of the egalitarian ideology on honorifics. The socialist revolution in 1949 and the cultural revolution of the 1960s wiped out the traditional social classes, and with the demise of the aristocratic and the elite classes, onceflourishing honorifics too were all but obliterated. (M. Shibatani) Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici The other manifestation of the egalitarian ideology is the use of honorifics on the part of power superiors, as described previously. Even Emperor Akihito of Japan uses honorifics when he addresses an ordinary citizen. Thus, the egalitarian ideology has facilitated the growth of reciprocal solidaritybased use of honorifics in Japanese as well. However, the reciprocal speech pattern can in principle go in either direction: toward the symmetrical honorific pattern or toward the symmetrical nonhonorific, plain pattern. As noted previously, the Chinese language has taken the path to the latter (M. Shibatani). Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici Nonreciprocal plain/honorific exchanges can be observed in some Japanese families, especially between husband and wife and/or between parents and adult children (daughters in particular). The motivation for such an exchange seems hardly to be power based: instead, what underlies speech patterns observed in those families is the idea of proper language usage, which prescribes that superiors be treated deferentially through honorific speech. After all, honorifics are consciously taught and learned by the Japanese with this kind of prescriptive idea. This conscious teaching and learning of honorifics and their historical connection to the nobility has produced a situation in which appropriate honorific usage is regarded as a mark of good breeding (Shibatani). Strategie di politeness: gli onorifici Uso degli onorifici Formality overrides all of the considerations previously discussed and requires the use of honorifics on the part of all of the concerned parties. Thus, power-equal colleagues, who normally exchange plain forms, would exchange honorifics in a formal meeting or on ceremonial occasions. One clear instance whereby the formality factor alone dictates the use of honorifics is letter writing. Letter writing is a formal activity, being associated with a long history of a variety of epistolary styles, and it triggers the use of honorifics even if the letter is addressed to an intimate person. For example, a son, who usually uses plain forms to his mother, would write to his mother in the honorific style: on the telephone, he would say to his mother Raisyuu kaeru yo (next week return PART) ‘(I’ll) come home next week, all right? (plain)’, but he would write, Raisyuu kaeri-masu in the addressee honorific style (Shibatani). L’apprendimento degli onorifici nella società giapponese It might be useful to look at the way in which Japanese people acquire the appropriate use of honorifics. Up until they graduate from high school or college, they briefly learn how to use honorifics in the family, at school, or in the peer group. However, all they acquire is a rather superficial understanding of the forms and their uses. Once they become employed in a corporation, one of the first things they are trained in at many of corporations is the use of honorifics. They learn how to use honorifics to customers, or to other people they meet in business. In order to interact with people appropriately in the work place, they learn which linguistic forms to use in certain situational contexts. What they are learning is appropriate ritualistic behavior, because certain forms and certain situational practices are correlated, and the learning of this is the initiation ceremony for those newly employed in order to fit in in the society they will be working in… L’apprendimento degli onorifici nella società giapponese …Therefore, the use of honorifics in Japanese society is not just an exercise in training people to respect certain other people in a certain way, or maintaining distance with certain people. It is first and foremost a way of learning the rules so that you can get along with language in the society to which you belong. It is not like leaning the rules to get a driver’s license in a society where you have to drive a car. We learn the social rules by learning the rules concerning the use of linguistic forms, the core of which are honorific use (Sachiko Ide). Gli onorifici e il concetto di wakimae The use of honorifics functions as linguistic politeness because the fitting of the proper linguistic forms to the contextual factors makes the interactants feel secure in the interaction and the situation. What does using honorifics accomplish? The use of honorifics expresses, or more precisely indexes, the appropriate relationship between the speaker and the hearer. It also indexes the formality of the situation. But honorifics do more than that. Honorifics can index the speaker’s attributes. While honorific use for the interactants is geared to politeness for others, their usage to index the speaker’s attributes is quite different in nature. It indexes the speaker’s identity. People are judged as to what kind of person they are by the linguistic forms they choose. If honorifics are used appropriately according to the social norm, i.e. wakimae, a person is likely to be judged as a nice person… Gli onorifici e il concetto di wakimae What is the mechanism of the function of this language use? It is observed that female executives use more elaborate honorific forms than do women of lower status in the same corporation. This contradicts the popular belief that honorifics are supposed to be used by a person of lower status towards a person of higher status to show respect. What is the reason for this result that contradicts what people have always presumed? The findings show that women of higher status signify their dignity or elegance by using more elaborate, higher honorific forms than those used by lower status women (Sachiko Ide).