appendice A Esempio di progetto geometrico Pagina 29 del testo A.1 Progetto di un tratto stradale In questa sezione sono descritti i passi successivi del processo di progettazione di un tracciato stradale, seguendo l’approccio semplificato di stampo tradizionale. Tale metodologia, ancorché attualmente superata, o↵re una rappresentazione di base delle varie fasi progettuali, analizzando la struttura e la tipologia degli elaborati da produrre. Si suppone di dover progettare una strada extraurbana secondaria di Categoria C, a unica carreggiata e doppio senso di marcia, avente intervallo di velocità di progetto 60-100 km/h. Andamento planimetrico Step 1. Costruzione del tracciolino L’andamento planimetrico della strada viene progettato facendo riferimento a una planimetria in scala 1 : 2000; su tale planimetria sono tracciate le isoipse, o curve di livello, caratterizzate da una quota costante e riferita al livello del mare. Il primo passo prevede l’individuazione del cosiddetto tracciolino, costituito da una poligonale a pendenza costante, che collega le due estremità del tracciato. Noto il dislivello che separa i punti estremi da collegare, si può calcolare una pendenza media di riferimento. Per la costruzione del tracciolino è conveniente assumere una pendenza (p) leggermente inferiore sia alla pendenza media calcolata sia al limite previsto dalle norme per il tipo di strada in progetto. Considerando due curve di livello con equidistanza (e), per passare da una curva di livello a una successiva con la pendenza (p) stabilita è necessario tracciare un segmento, tra due isoipse successive, di lunghezza (d) pari a (Fig. A.1): e (A.1) d= p Ai fini della rappresentazione grafica, puntando il compasso in A (curva di livello Q), con apertura pari a d (nella scala di rappresentazione della cartografia), si individuano i punti B o B 0 (curva di livello Q + e) come intersezione dell’arco di raggio d con la curva di livello adiacente (Fig. A.1). Procedendo allo stesso modo si passa da una curva di livello a quella successiva sino a raggiungere il punto di destinazione fissato (Fig. A.2). 2 Appendice A Figura A.1 Passaggio da una curva di livello alla successiva. Q+e B d B' d Q+e tg a p= a d Q Q A e d Il processo è iterativo in quanto occorre procedere per tentativi, modificando la pendenza dei segmenti, sino a ottenere il percorso più soddisfacente in termini di sviluppo e configurazione planimetrica, tenendo conto anche delle eventuali interferenze con fabbricati, corsi d’acqua ecc. Nel caso in cui i punti B e B 0 non siano determinabili, in quanto d è minore della distanza tra le isoipse, è possibile scegliere liberamente il punto B, senza vincoli dettati dalla pendenza massima. Tra gli aspetti progettuali da considerare, nell’ottica di contenere i costi e assicurare il minore impatto ambientale e paesaggistico possibile, vi sono anche quelli relativi all’opportunità di minimizzare i volumi di scavo e di riporto nonché il numero e le dimensioni delle opere d’arte. Figura A.2 Tracciolino. 142 141 B 140 139 138 13376 1 135 134 133 132 d 12 7 12 8 12 9 13 0 131 A 6 4 2 12 12 3 12 12 5 12 1 12 0 12 Se, lungo il percorso prescelto, è necessario superare un modesto corso d’acqua, il tracciolino, adottando un criterio semplificato, deve essere mantenuto a una quota superiore di almeno 3-5 m rispetto al pelo libero di magra. Per corsi d’acqua importanti, la quota minima del tracciato potrà essere individuata solo Esempio di progetto geometrico 3 dopo aver determinato, mediante specifici studi idrologici e idraulici, il livello di piena corrispondente a un determinato periodo di ritorno (100-500 anni). Nel caso in cui l’interferenza sia costituita da una strada o da una linea ferroviaria esistenti, il tracciolino, qualora non sia possibile l’intersezione a raso, deve essere mantenuto a una quota superiore di almeno 8-10 m rispetto a tali elementi. Le normative (CdS e Norme ferroviarie) specificano, caso per caso, le luci minime necessarie per il superamento degli elementi descritti. Il tracciolino, visto il numero elevato di tratti rettilinei e curve non conformi alla normativa, deve essere rettificato con una poligonale formata da tratti rettilinei più lunghi, raccordati da curve opportunamente dimensionate. Step 2. Definizione della poligonale d’asse con l’inserimento di elementi geometrici a norma Successivamente all’individuazione del tracciolino si procede con la definizione della cosiddetta poligonale d’asse, altrimenti detta rettifica. Gli elementi di base da impiegare sono archi di circonferenza (curve), rettifili (segmenti) e, secondo la normativa vigente, i raccordi a raggio variabile. Questi elementi vengono combinati, nel rispetto dei requisiti normativi, sovrapponendosi per quanto possibile al tracciolino al fine di minimizzare i movimenti di materia. V g angolo di deflessione Figura A.3 Tracciamento di una curva circolare. "t" saetta "s" svilup po "S " corda "c" T2 "t" N "R gio g /2 " lo g rag tifi " R" ret ret tif ilo nte g /2 g /4 T1 ge M tan a /2 bisettrice "b" a O Il tracciamento in planimetria di una curva circolare consta dei passi seguenti (Fig. A.3): • si misura col goniometro l’angolo al vertice ↵ (con la maggiore precisione possibile); • si assegna un valore a R tale per cui R > Rmin ; • si calcola la tangente t con la seguente espressione: ↵ (A.2) t = R · cotan 2 • si individua il centro O come punto di intersezione delle perpendicolari ai rettifili condotte rispettivamente da T1 e T2 , distanti dal vertice V della tangente t; 4 Appendice A • si punta il compasso in O con apertura corrispondente a R e si traccia l’arco di circonferenza T1 M T2 ; • lo sviluppo S della curva circolare si determina infine mediante la seguente relazione: (A.3) S = γ rad · R dove con γ si intende l’angolo di deflessione, uguale all’angolo al centro della curva, espresso in radianti. Una curva circolare, per essere correttamente percepita, deve avere uno sviluppo corrispondente a un tempo di percorrenza, valutato con la velocità di progetto della curva, di almeno 2,5 secondi (D.M. 5/11/2001). I rapporti tra i raggi R1 e R2 di due curve circolari che, con l’inserimento di un elemento a curvatura variabile, si succedono lungo il tracciato di strade extraurbane di tipo A, B, C, D e F, sono regolati dall’abaco riportato nella Figura A.4. In particolare, per le strade di tipo A e B detto rapporto deve collocarsi nella “zona buona”; per le strade degli altri tipi è utilizzabile anche la “zona accettabile”. 80 100 200 300 400 600 800 1000 1500 1000 ZONA DA EVITARE 1500 1500 1000 800 TT AB IL E 800 CE 600 500 AC N 300 600 500 A O NA 400 ZO R 2 [m] Figura A.4 Rapporto tra i raggi R1 ed R2 di due curve circolari consecutive. N A BU LE I AB TT ZO E NA C AC ZO 200 400 300 200 ZONA DA EVITARE 100 100 80 80 100 200 300 400 R 1 [m] 600 800 1000 80 1500 Tra un rettifilo di lunghezza Lr e il raggio più piccolo fra quelli delle due curve collegate al rettifilo stesso, anche con l’interposizione di una curva a raggio variabile, deve essere rispettata la relazione: R > Lr R > 400 per Lr < 300 m per Lr > 300 m Per evitare il superamento delle velocità consentite, la monotonia, la difficile valutazione delle distanze e per ridurre l’abbagliamento nella guida notturna è 5 Esempio di progetto geometrico opportuno che i rettifili abbiano una lunghezza Lr contenuta entro il seguente limite: (A.4) Lr = 22 · Vp,max [m] dove Vp,max è il limite superiore dell’intervallo di velocità di progetto della strada, in km/h. Un rettifilo, per poter esser percepito come tale dall’utente, deve avere una lunghezza non inferiore ai valori riportati nella Tabella A.1; per velocità si intende la massima desunta dal diagramma di velocità per il rettifilo considerato. Tabella A.1 Lunghezza minima di un rettifilo in funzione della velocità. Velocità [km/h] 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 Lunghezza minima [m] 30 40 50 65 90 115 150 190 250 300 360 Curve circolari di raggio costante e rettifili devono essere raccordati mediante curve di transizione il cui raggio varia da valori elevati in prossimità del rettifilo fino a un valore costante nella parte centrale della curva. Il D.M. del 5/11/01 ammette l’uso di un solo tipo di curva a raggio variabile detta clotoide. Essa è progettata in modo da garantire: • una variazione di accelerazione centrifuga non compensata (contraccolpo) contenuta entro valori accettabili; • una limitazione della pendenza (o sovrapendenza) longitudinale delle linee di estremità della piattaforma; • una corretta percezione ottica del tracciato. La clotoide appartiene alla famiglia delle spirali generalizzate e ha la seguente equazione (Fig. A.5): r · s = A2 (A.5) Figura A.5 Schema generico inserimento clotoide. Posizione finale del cerchio D Posizione iniziale del cerchio M' M O P = Posizione clotoide iniziale O'P' = Posizione clotoide finale N R Y R R · cos tf tf D g + a = 180° P' D P D O' E tf Yf DR 90 – a /2 a /2 α/2 g a V O X XM XF 6 Appendice A dove: • r: raggio di curvatura nel punto P generico [m]; • s: ascissa curvilinea nel punto P generico [m]; • A: parametro di scala. Dopo aver determinato il raggio di curva circolare più appropriato si procede alla scelta del parametro A da utilizzare nel tracciamento della curva seguendo i criteri stabiliti dalla normativa: Criterio 1. Limitazione del contraccolpo Affinché lungo un arco di clotoide si abbia una graduale variazione dell’accelerazione trasversale non compensata nel tempo, fra il parametro A e la massima velocità V [km/h], desunta dal diagramma delle velocità, deve essere verificata la relazione: r V 3 g · V · R · (qf − qi ) − (A.6) A > Amin = c c dove: • • • • • • qi : ici /100 con ici pendenza trasversale nel punto iniziale della clotoide; qf : icf /100 con icf pendenza trasversale nel punto finale della clotoide; R: raggio dell’arco di cerchio da raccordare [m]; V : velocità massima [km/h]; g: accelerazione di gravità [m/s2 ]; c: contraccolpo [m/s3 ]. Trascurando il secondo termine dell’espressione del radicando e assumendo per il contraccolpo il valore limite: cmax = si ottiene: 50,4 V [m/s3 ], 2 . Amin,1 > 0.021 · Vp,max (A.7) Criterio 2. Sovrapendenza longitudinale delle linee di estremità della carreggiata Nelle sezioni di estremità di un arco di clotoide la carreggiata stradale presenta di↵erenti assetti trasversali, che vanno raccordati longitudinalmente introducendo una sovrapendenza nelle linee di estremità della carreggiata rispetto alla pendenza dell’asse di rotazione. Nel caso in cui il raggio iniziale sia di valore infinito, il parametro A deve verificare la seguente disuguaglianza: s R · 100 · Bi · (qi + qf ) (A.8) A > Amin,2 = ∆imax dove: • • • • qi : ici /100 con ici pendenza trasversale iniziale in valore assoluto; qf : icf /100 con icf pendenza trasversale finale in valore assoluto; R: raggio dell’arco di cerchio da raccordare [m]; Bi : distanza fra l’asse di rotazione e il ciglio della carreggiata nella sezione iniziale della curva a raggio variabile [m]; Esempio di progetto geometrico 7 • ∆imax : sovrapendenza longitudinale massima della linea costituita dai punti che distano Bi dall’asse di rotazione (in assenza di allargamento tale linea coincide con l’estremità della carreggiata) che si può considerare pari a: ∆imax = 18 · Bi . V (A.9) Nel caso in cui anche il raggio iniziale sia di valore finito, il parametro deve verificare la seguente disuguaglianza: v u Bi · (qf − qi ) u ◆ (A.10) A > Amin,2 = u ✓ t 1 1 ∆imax − · Ri Rf 100 dove: • qi : ici /100 con ici pendenza trasversale iniziale in valore assoluto; • qf : icf /100 con icf pendenza trasversale finale in valore assoluto; • ∆imax : sovra pendenza longitudinale massima della linea costituita dai punti che distano Bi dall’asse di rotazione (in assenza di allargamento tale linea coincide con l’estremità della carreggiata); • Ri : raggio nel punto iniziale della curva a raggio variabile [m]; • Rf : raggio nel punto terminale della curva a raggio variabile [m]. Criterio 3. Corretta percezione ottica del tracciato Per garantire la percezione ottica del tracciato deve essere verificata la seguente relazione: R (A.11) A> . 3 Inoltre, per garantire la percezione dell’arco di cerchio alla fine della clotoide, deve risultare: (A.12) A 6 R. ce rc hi o Si stabilisce il valore di A in modo che A > Amin = max (Amin,1 , Amin,2 ) verificando che R3 6 A 6 R (Fig. A.6). di Figura A.6 Campo di ammissibilità parametro A. Amin = f (Vp,c) ne io er ce z ap pe rl ite lim R = A Rmin = f (Vp,qmax ) ot tic ad el l' ar co A R/3 < A < R /3 A=R ion ercez r la p pe limite ordo l racc ca de e otti R L’inserimento di una clotoide tra un rettifilo e una curva circolare viene generalmente eseguito seguendo il criterio a raggio conservato, secondo cui rimane 8 Appendice A costante il raggio R0 della curva circolare e la posizione del centro trasla lungo la bisettrice. Nel tracciare la poligonale d’asse è opportuno rispettare i seguenti criteri di carattere generale (Fig. A.7): • non discostarsi eccessivamente dal tracciolino, al fine di limitare i movimenti di materie: riporti e sterri; • gli angoli sottesi da lati consecutivi della poligonale d’asse devono permettere l’iscrizione di curve con raggio maggiore di quello minimo; • qualora sia necessaria la presenza di tornanti è bene che vengano realizzati dove la pendenza trasversale risulta minore; • eventuali intersezioni con altre strade dovranno essere progettate in modo da risultare ortogonali o poco discoste da tale configurazione; • in corrispondenza di corsi d’acqua è bene che la strada sia in rettifilo e perpendicolare al corso d’acqua in modo da ridurre le dimensioni dell’opera d’arte. Figura A.7 Rettifica. 142 141 140 139 B 138 13376 1 135 134 133 132 90 131 g R γ 13 0 a 12 7 12 8 12 9 90 A 6 2 12 12 3 12 4 12 5 12 1 12 0 12 Completata la poligonale, che costituisce la rettifica del tracciolino, è necessario inserire i “picchetti” ubicandoli secondo vari criteri di massima, integrabili tra di loro (Fig. A.8): • in corrispondenza dei punti notevoli (tangenti, bisettrici ecc.) delle curve e delle clotoidi; • in corrispondenza delle intersezioni dell’asse con le isoipse; 9 Esempio di progetto geometrico • secondo interassi stabiliti e convenienti per la definizione del tracciato (per esempio ogni 30 m) e a seconda dello sviluppo degli elementi costituenti il tracciato; • in corrispondenza delle strutture di approccio delle eventuali opere d’arte (ponti, viadotti, muri di sostegno ecc.) Una volta definito l’asse longitudinale medio del tracciato, si deve considerare la larghezza di ingombro e↵ettiva della piattaforma, che dipende direttamente dalla tipologia di strada scelta (Fig. A.9). Per curve circolari aventi raggi ridotti, ancorché superiori a Rmin , occorre verificare la necessità di prevedere allargamenti in curva, per consentire la sicura iscrizione dei veicoli, soprattutto pesanti, garantendo i necessari franchi tra la sagoma limite dei veicoli e i margini di corsia. Il calcolo secondo normativa si esegue applicando la relazione: E= K R (m) (A.13) 142 141 140 139 Figura A.8 Inserimento dei picchetti. 17 B 16 138 13376 1 15 14 13 135 134 133 132 12 t 11 131 10 13 0 9b 12 9 8 12 8 7 6t 12 7 5 4 6 12 A 3 2 12 2 12 3 12 4 12 5 1 1 12 0 12 dove: • K: costante a valore 45; • R: raggio esterno della corsia in metri. L’allargamento E cosı̀ ottenuto va applicato solo se il valore è superiore a 0,20 m. Appendice A Figura A.9 Ingombro della piattaforma stradale. 142 141 17 140 139 138 137 136 B 16 15 14 13 135 134 133 132 12 t 11 131 10 13 0 9b 12 9 8 12 8 7 6t 12 7 5 4 6 12 A 3 2 12 2 3 12 4 12 5 1 12 10 1 12 0 12 Andamento altimetrico Terminato il progetto planimetrico, è necessario esaminare il tracciato, dal punto di vista altimetrico, mediante il profilo longitudinale che rappresenta graficamente l’andamento altimetrico del terreno in corrispondenza dell’asse del tracciato. Per disegnare il profilo longitudinale si assume una quota (intera) di riferimento inferiore alla quota di progetto minima; sul segmento che, nel disegno, rappresenta tale quota vengono riportate le distanze parziali e progressive dei picchetti. In corrispondenza di ogni picchetto si traccia, a partire dalla quota di riferimento, un segmento verticale di lunghezza pari al dislivello, in quel punto, fra la quota di riferimento e quella del terreno. Unendo le estremità superiori di tutti i segmenti, si ottiene una spezzata, che rappresenta il profilo longitudinale del terreno lungo l’asse della strada (la cosiddetta linea nera). Per rendere il profilo longitudinale chiaro e leggibile le quote vengono generalmente rappresentate in una scala 10 volte maggiore di quella caratterizzante le distanze. L’andamento del profilo del terreno, cosı̀ ottenuto, è irregolare per cui, per poter definire l’andamento altimetrico dell’asse stradale, è necessario regolarizzarlo sostituendo alla linea nera una poligonale d’asse formata da livellette a pendenza costante raccordate da archi di parabola quadratica. 22.752 26.623 17.522 0 -2,50% ANDAMENTO CIGLI PENDENZE TRASVERSALISinistro -2,50% Destro ANDAMENTO PLANIMETRICO ETTOMETRICHE L=112.00 -2,50% -2,50% 1 6 5 4 9.667 7 -7,00% 7.00% QUOTE PROGETTO 19.824 3 1500.000 32.443 32.490 0.351 64.880 4.32536% QUOTE TERRENO 25.276 2 R T1 T2 BS SV DP 50.001 122.731 2 122.131 122.131 DISTANZE PARZIALI 1 Lunghezze 1: 1000 DISTANZE PROGRESSIVE No. SEZIONI Q.RIF. 120.00 Altezze 1: 100 0.00 125,00 130,00 135,00 IR 17.560 (122,342) -0,55 123.000 122.454 0.001 -1,07 124.000 122.925 25.277 -1,21 125.000 123.788 45.101 -0,81 67.853 PROG Q FR 82,441 (124,523) 94.476 0.001 122.131 23.535 8 12.939 9 11.369 20.385 11 10 R=50.00 L=92.28 2 14.387 12 7.855 30.615 -7,00% 7.00% -2,50% -2,50% L=112.68 3 17 16 Z -2,50% -2,50% 316.960 135.000 4 15 25.140 PROG Q 14 24.563 2000.000 46.060 45.992 0.529 91.980 -4.59902% 263.000 134.500 3 13 24.507 R T1 T2 BS SV DP PROG Q 128.000 127.991 1 128.550 128.706 PROG Q 128.996 129.334 -0,47 126.000 D=0,500 L=53,960 P=0,926% 130.000 130.461 -0,31 125.188 D=11,769 L=212,999 P=5,525% 130.682 131.256 D=0,600 L=50,000 P=1,200% 131.002 131.690 111.998 126.631 126.157 -0,01 132.000 132.947 145.200 0,16 133.000 133.913 158.139 0,34 169.508 0,6 189.894 134.000 134.588 121.665 127.000 126.691 212.135 0,95 236.642 0,91 261.205 0,59 286.345 0,57 0,69 IR 217,010 (131,959) 204.281 FR308.990 (134.926) 0,00 316.960 135.000 135.000 LIVELLETTE Esempio di progetto geometrico 11 Figura A.10 Profilo longitudinale. 12 Appendice A Nella definizione del profilo di progetto (linea grigio scuro) è opportuno cercare di compensare le aree di sterro e quelle di riporto in prospettiva del possibile riutilizzo del terreno (tenendo conto delle restrizioni definite dalla normativa sul riutilizzo delle terre e rocce da scavo, D.M. 10/08/2012, n. 161) (Fig. A.10). Al di sotto della quota di riferimento, nella fincatura di base, vengono riportati, secondo un ordine che può variare (Fig. A.11): • • • • • • • • • il numero dei picchetti in ordine progressivo; le distanze progressive a partire dall’origine; le distanze parziali fra un picchetto e il successivo; la quota del terreno in corrispondenza di ogni picchetto d’asse; la quota di progetto in corrispondenza di ogni picchetto d’asse; le distanze ettometriche; i rettifili e le curve; l’andamento delle pendenza trasversali della piattaforma; la lunghezza e la pendenza delle livellette. Figura A.11 Fincature del profilo. D=0,600 L=50,000 P=1,200% LIVELLETTE 2 1 PROG 50,001 Q 122.731 PROG 0,001 Q 122.131 DISTANZE PARZIALI 19.824 122.454 123.000 QUOTE PROGETTO 122.131 122.131 QUOTE TERRENO 25.276 45.101 DISTANZE PROGRESSIVE 3 2 122.925 124.000 1 25.277 No. SEZIONI 0,001 R 1500.000 T1 32.443 T2 32.490 BS 0.351 SV 64.880 DP 4.32536% 0 ETTOMETRICHE ANDAMENTO PLANIMETRICO Destro ANDAMENTO CIGLI PENDENZA TRASVERSALI Sinistro -2,50% -2,50% Come accennato in precedenza due livellette consecutive che presentano bruschi cambiamenti di pendenza devono essere raccordate secondo normativa da un arco di parabola quadratica. I raccordi verticali possono essere di due tipi: convessi (dossi) o concavi (sacche) (Fig. A.12). Esempio di progetto geometrico 13 DOSSO Figura A.12 Raccordi verticali. visibilità h1 h2 p p1 2 T1 T2 SACCA visibilit à p 1 h D p2 q T1 T2 Il tracciamento del generico raccordo altimetrico avviene secondo i passi seguenti: • Si determina la lunghezza orizzontale l del raccordo (Fig. A.13): l = K · |p2 − p1 | dove: (A.14) • p1 = pendenza prima livelletta [valore decimale]; • p2 = pendenza seconda livelletta [valore decimale]; Velocità [km/h] 48 64 80 96 112 K Raccordi concavi 1000 1500 2500 3500 4500 Raccordi convessi 800 1500 2800 5000 8000 O = T1 Figura A.13 Inserimento raccordi verticali. T2 YT 2 2 p A X M p 1 l/2 V l/2 Per raccordi convessi (dossi): • se la distanza di visibilità da realizzare è inferiore allo sviluppo l: Rv = D2 p 2 · (h1 + h2 + 2 · h1 · h2 ) Tabella A.2 Valori di K per raccordi concavi e convessi. B l Y asse parabola • K = coefficiente dipendente dalla velocità di progetto (Tab. A.2). • in riferimento alla Figura A.13 si individuano graficamente i punti di tangenza T 1 e T2 ; • si determina il raggio Rv del cerchio osculatore tangente alla parabola nel vertice M con gli abachi o le formule fornite dal D.M. 5/11/01. [m]; (A.15) 14 Appendice A • se la distanza di visibilità da realizzare è maggiore allo sviluppo l: " # p 2 · 100 h1 + h2 + 2 · h1 · h2 Rv = · D − 100 · [m] (A.16) ∆i ∆i dove: – D: distanza di visibilità da realizzare [m]; – ∆i: variazione di pendenza tra le due livellette [%]; – h1 : altezza sul piano stradale dell’occhio del conducente [m], di norma si pone pari a 1,1 m; – h2 : altezza dell’ostacolo [m], in caso di visibilità per l’arresto è pari a 0,10 m, in caso di visibilità per il sorpasso è pari a 1,10 m. Rv può essere determinato anche mediante l’utilizzo di abachi: la Figura A.14 fornisce, per diversi valori di D, le lunghezze di Rv quando h1 = 1,10 m e h2 = 0,10 m. La Figura A.15 si riferisce invece al caso in cui h1 = h2 = 1,10 m. Figura A.14 Abaco per la determinazione di Rv per h1 = 1,10 m e h2 = 0,10 m. 35000 D>L D<L D = 340 m 30000 D = 320 m Raggio Verticale R v [m] 25000 D = 300 m D = 280 m 20000 D = 260 m D = 240 m 15000 D = 220 m D = 200 m 10000 D = 175 m D = 150 m 5000 0 0,6 0,8 1 2 3 4 5 D = 125 m D = 100 m D = 75 m D = 50 m 6 7 8 9 10 Variazione di pendenza ∆i[%] Per i raccordi concavi (sacche): • se la distanza di visibilità da realizzare è inferiore allo sviluppo l: Rv = D2 2 · (h + D · sen #) [m] (A.17) Esempio di progetto geometrico 15 • se la distanza di visibilità da realizzare è maggiore allo sviluppo l: � 2 · 100 100 Rv = · (h + D · sen #) D− [m] (A.18) ∆i ∆i 40000 D>L 35000 D<L D = 550 m 30000 Raggio Verticale R v [m] D = 500 m 25000 D = 450 m 20000 D = 400 m 15000 D = 350 m D = 300 m D = 275 m D = 250 m D = 225 m D = 200 m D = 175 m D = 150 m 10000 5000 0 0.6 0.8 1 2 3 4 5 6 7 8 910 Variazione di pendenza ∆ i[%] dove: – D: distanza di visibilità da realizzare [m]; – ∆i: variazione di pendenza tra le due livellette [%]; – h: altezza del centro dei fari del veicolo sul piano stradale [m]; – ✓: massima divergenza verso l’alto del fascio luminoso rispetto all’asse del veicolo. Ponendo h = 0,5 m e ✓ = 1◦ si hanno i valori di Rv riportati in Figura A.16. Si verificano le limitazioni imposte dalla normativa al raggio Rv , deve risultare: • Rv > 40 m per raccordi concavi; • Rv > 20 m per raccordi convessi; • av = (vp )2 /Rv 6 0,6 m/s2 , dove vp è la velocità di progetto della curva [m/s]. Figura A.15 Abaco per la determinazione di Rv per h1 = h2 = 1,10 m. 16 Appendice A Si calcolano le coordinate XM e YM avvalendosi delle seguenti formule: i1 (%) 100 [m] (A.19) 1 i (%) 2 · (XM ) + ⌥ XM 2 · Rv 100 [m]. (A.20) XM = Rv · YM = − 10000 Figura A.16 Abaco per la determinazione di Rv per h = 0,5 m e ✓ = 1◦ . D>L 9000 D<L D = 340 m D = 320 m 8000 D = 300 m D = 280 m 7000 Raggio Verticale R v [m] D = 260 m D = 240 m 6000 D = 220 m D = 200 m 5000 D = 175 m 4000 D = 150 m 3000 D = 125 m D = 100 m 2000 D = 75 m 1000 D = 50 m 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Variazione di pendenza ∆ i[%] La costruzione del raccordo altimetrico avviene per punti tenendo conto delle diverse scale di riduzione rispettivamente delle distanze e delle altezze. Sezioni tipo e sezioni stradali Dopo aver progettato l’andamento plano-altimetrico del tracciato devono essere definite le sezioni stradali. Esse evidenziano l’andamento trasversale del corpo stradale e del terreno rappresentandone le intersezioni, in corrispondenza dei picchetti, con un piano verticale normale all’asse stradale. Occorre però prima definire nel particolare le caratteristiche costruttive della piattaforma, la pendenza delle scarpate laterali, la tipologia di sistemazione degli elementi marginali, i particolari degli elementi accessori. Tali informazioni di dettaglio sono descritte dalle sezioni tipo, mentre le sezioni stradali riportano solo le informazioni generali descrittive del solido stradale. Dal punto di vista delle quote del terreno e di progetto, le tipologie possibili di sezione, nel caso in esame, sono tre: rilevato, trincea e mezzacosta. 17 Esempio di progetto geometrico Nelle sezioni in rilevato la linea del terreno si trova a un livello inferiore rispetto a quella di progetto (Fig. A.17). CIGLIO (arginello) PIATTAFORMA BANCHINA CORSIA CORSIA Q.P. 2,50% Figura A.17 Sezione tipo in rilevato. CIGLIO (arginello) BANCHINA 2,50% 3 FOSSO DI VAR. GUARDIA 2 VAR. FOSSO DI GUARDIA 1 1 Nelle sezioni realizzate in trincea accade il contrario: la linea del terreno si trova infatti a una quota più elevata rispetto a quella di progetto (Fig. A.18). Figura A.18 Sezione tipo in trincea. FOSSO DI GUARDIA CIGLIO (cunetta) VAR. BANCHINA CORSIA PIATTAFORMA CORSIA CIGLIO (cunetta) BACHINA VAR. 1 2,50% Q.P. 1 2 3 FOSSO DI GUARDIA 1 1 2,50% Le sezioni a mezzacosta sono caratterizzate da una parte in trincea e da una in rilevato (Fig. A.19). FOSSO DI GUARDIA CIGLIO (cunetta) BACHINA VAR. 3 PIATTAFORMA CORSIA CORSIA CIGLIO (arginello) Figura A.19 Sezione tipo a mezzacosta con gradonatura. BACHINA 1 2 1 2,50% Q.P. 2,50% 3 2 VAR. FOSSO DI GUARDIA 1 1 18 Appendice A Le sezioni vengono generalmente rappresentate come appaiono a un osservatore che percorre, dall’inizio alla fine, l’intero tracciato, volgendo le spalle all’origine della strada. Per ricavare le sezioni si procede nel modo seguente: 1. si riportano le quote di progetto e del terreno in corrispondenza dell’asse stradale su di un sistema cartesiano, assegnando una quota di riferimento opportuna all’asse delle ascisse (Fig. A.20). QUOTE TERRENO 15 134 QUOTE PROGETTO 316.960 286.345 30.615 ASSE STRADALE 133 25.140 135.000 DISTANZE PARZIALI 135.000 16 17 134.000 DISTANZE PROGRESSIVE 16 15 134.588 B 133.000 137 136 135 No. SEZIONI 17 261.205 139 138 133.913 Figura A.20 Identificazione delle quote della linea di progetto e del terreno. QUOTA DI RIFERIMENTO 2. si riporta la traccia del piano di sezione, misurando a destra e a sinistra le quote e le distanze del terreno esistente rispetto all’asse (Fig. A.21). D 133 135.000 134 QUOTE TERRENO QUOTE PROGETTO 135.000 lD lS 134.000 QUOTA DI RIFERIMENTO 30.615 134.000 15 25.140 134.588 135 DISTANZE PARZIALI S 136 133.000 16 DISTANZE PROGRESSIVE 17 133.913 137 16 15 316.960 B 286.345 No. SEZIONI 17 138 261.205 139 ASSE STRADALE Figura A.21 Piano di sezione. 134.588 Esempio di progetto geometrico 19 3. si riporta l’andamento trasversale del terreno (Fig. A.22). LS LD ASSE STRADALE Figura A.22 Sezione trasversale del terreno. 135.000 S 134.000 134.588 133.000 D QUOTA DI RIFERIMENTO ASSE STRADALE 4. si riporta la sezione della piattaforma stradale relativa alla tipologia di strada scelta, applicando le pendenze trasversali della piattaforma calcolate in precedenza (Fig. A.23). S 134.588 Figura A.23 Sezione trasversale della piattaforma. p% banchina+corsiacorsia+banchina Cunetta PIATTAFORMA D Arginello QUOTA DI RIFERIMENTO 5. si completa la sezione con l’andamento delle scarpate, applicando alle scarpate in rilevato la pendenza 2/3 (66.67%), mentre la pendenza delle scarpate in trincea, a seconda delle caratteristiche del terreno in posto, può variare da 1/1 (100%) a 2/3, oppure anche a pendenze inferiori in terreni particolarmente sfavorevoli (Fig. A.24). 6. una volta disegnata la sezione, a seconda del livello di definizione del progetto (preliminare, definitivo, esecutivo) si potrà completare l’elaborato aggiungendo ulteriori informazioni descrittive, quali per esempio: gli spessori della pavimentazione, gli strati di rivestimento e di bonifica dei piani di posa, i fossi di guardia ecc. Al termine delle operazioni di costruzione della sezione si procede alla quotatura degli elementi principali (Fig. A.25). 20 Appendice A ASSE STRADALE Figura A.24 Completamento sezione. STERRO 1 1 3 2 S RILEVATO 134.588 p% 3 2 D banchina+corsiacorsia+banchina Cunetta Arginello PIATTAFORMA ASSE STRADALE QUOTA DI RIFERIMENTO Figura A.25 Sezione trasversale definitiva. 134.588 2.50% 3 2 14,54 133.66 1,25 1,19 134.46 134.74 5,25 134.59 QUOTE PROGETTO 5,25 134.46 1,03 1,25 134.46 DISTANZE PROGETTO 133.00 134.00 14.20 135.00 QUOTE TERRENO 134.46 Q.R. 128 DISTANZE TERRENO Calcolo dei volumi Una volta definite le sezioni si e↵ettua il calcolo dei volumi di sterro e riporto. Per calcolare il volume del solido stradale compreso tra due sezioni trasversali consecutive si approssima tale corpo con un prismoide delimitato dal piano di campagna, dalla piattaforma, dalle scarpate del rilevato e/o della trincea e dalle sezioni trasversali terminali del tronco considerato (Fig. A.26). Il volume del prismoide viene calcolato utilizzando la formula di Torricelli, nota anche con il nome di formula delle sezioni ragguagliate. In riferimento alla Figura A.26 si ha: V = A1 + A2 ·D 2 [m3 ]. (A.21) Esempio di progetto geometrico A1 21 Figura A.26 Prismoide tra due sezioni in rilevato. D A2 A seconda della tipologia di sezioni consecutive si possono avere quattro diversi casi: 1) Solido stradale tra due sezioni omogenee di riporto o sterro (Fig. A.27). Il volume si calcola, analogamente a quanto visto in precedenza, come: V = R 1 + R2 ·D 2 [m3 ] (A.22) dove: • R1 : area della prima sezione [m2 ]; • R2 : area della seconda sezione [m2 ]; • D: distanza tra le due sezioni [m]. 1 R1 Figura A.27 Sezioni omogenee. R1 D R2 D 2 R2 2) Solido stradale tra due sezioni eterogenee, una in trincea e una in rilevato (Fig. A.28). 22 Appendice A Figura A.28 Sezioni eterogenee. S S dS dS D Linea di passaggio teorica D dR dR R R In questo caso vengono calcolati separatamente il volume di sterro e quello di riporto, mediante le seguenti formule: S · dS [m3 ] 2 D con dS = · S [m] S+R R VR = · dR [m3 ] 2 D con dR = · R [m] S+R VS = (A.23) (A.24) (A.25) (A.26) dove: • • • • • • • dS : distanza della linea di passaggio dalla sezione di sterro [m]; dR : distanza della linea di passaggio dalla sezione di riporto [m]; VS : volume del cuneo di sterro [m3 ]; VR : volume del cuneo di riporto [m3 ]; R: area di riporto [m2 ]; S: area di sterro [m2 ]; D: distanza tra le due sezioni [m]. 3) Solido stradale tra una sezione in rilevato o trincea e una sezione mista (Fig. A.29). In questo caso per determinare il volume bisogna scomporre il corpo stradale mediante un piano verticale passante per il punto M 0 e diretto secondo l’asse della strada. Il corpo stradale viene quindi diviso in due parti: a sinistra della linea M 0 M si ha un prismoide, mentre a destra due cunei. Il volume del prismoide di riporto viene calcolato come: VR0 = R10 + R2 ·D 2 [m3 ] (A.27) Esempio di progetto geometrico M 1 R'1 Figura A.29 Sezione mista e sezione in rilevato. R"1 dR Linea di passaggio D dS S2 2 R2 M' dove: • R10 : area in rilevato a sinistra della linea di passaggio M 0 M nella prima sezione [m2 ]; • R2 : area in rilevato della seconda sezione [m2 ]; • D: distanza tra le due sezioni [m]. Il volume dei cunei di sterro e riporto situati a destra della linea M 0 M vengono calcolati mediante le seguenti espressioni: R100 · dR 2 D con dR = S2 + R100 S2 VS00 = · dS 2 D con dS = S2 + R100 VR00 = [m3 ] · R100 (A.28) [m] [m3 ] · S2 (A.29) (A.30) [m] (A.31) dove: • • • • • R100 : area in rilevato a destra della linea M 0 M nella prima sezione [m2 ]; dR : distanza della linea di passaggio dalla sezione di riporto [m]; S2 : area in trincea a destra della linea M’M nella seconda sezione [m2 ]; dS : distanza della linea di passaggio dalla sezione di sterro [m]; D: distanza tra le due sezioni [m]. Sommando i contributi dati dai volumi calcolati a destra e a sinistra della linea di passaggio si ottiene: • volume sterro: VS = VS00 ; • volume riporto: VR = VR0 + VR00 . 23 24 Appendice A 4) Solido stradale tra due sezioni miste con punti di passaggio sfalsati (Fig. A.30). Figura A.30 Sezioni miste. S1 R"1 1 R'1 Linea di passaggio D S'2 R2 S"2 2 P2 Per determinare il volume, il solido viene diviso in tre parti con due piani verticali paralleli all’asse della strada e passanti rispettivamente per i punti P1 e P2 . Il corpo stradale viene quindi diviso in tre parti: a sinistra della linea passante per P2 si ha un prismoide di riporto, nella parte centrale si hanno due cunei e a destra della linea passante per P1 si ha un prismoide di sterro. Il volume del prismoide di riporto viene calcolato come: VR0 = R10 + R2 ·D 2 [m3 ] (A.32) dove: • R10 : area in rilevato a sinistra della linea passante per P2 nella prima sezione [m2 ]; • R2 : area in rilevato della seconda sezione [m2 ]; • D: distanza tra le due sezioni [m]. Il volume dei cunei di sterro e riporto situati tra le linee passanti per P1 e P2 vengono calcolati mediante le seguenti espressioni: R100 · dR 2 D con dR = 0 S2 + R100 S0 VS00 = 2 · dS 2 D con dS = 0 S2 + R100 VR00 = [m3 ] · R100 (A.33) [m] [m3 ] · S20 (A.34) (A.35) [m] (A.36) Esempio di progetto geometrico dove: • R100 : area in rilevato compresa tra le linee passanti per P1 e P2 nella prima sezione [m2 ]; • dR : distanza della linea di passaggio dalla sezione di riporto [m]; • S20 : area in trincea compresa tra le linee passanti per P1 e P2 nella seconda sezione [m2 ]; • dS : distanza della linea di passaggio dalla sezione di sterro [m]; • D: distanza tra le due sezioni [m]. Il volume del prismoide di sterro viene calcolato come: VS0 = S200 + S1 ·D 2 [m3 ] (A.37) dove: • S20 : area in trincea a destra della linea passante per P1 nella seconda sezione [m2 ]; • S1 : area in trincea a destra della linea passante per P1 nella prima sezione [m2 ]; • D: distanza tra le due sezioni [m]. Sommando i contributi dati dai volumi calcolati per le tre parti in cui è stato diviso il solido stradale si ottiene: • volume sterro: VS = VS0 + VS00 ; • volume riporto: VR = VR0 + VR00 . Computo metrico estimativo La fase finale del progetto stradale consiste nella redazione di un computo metrico estimativo in cui vengono riportate le indicazioni relative alle lavorazioni e alle opere d’arte necessarie per la realizzazione della strada. Generalmente il computo viene suddiviso in due capitoli principali: opere da conteggiare “a corpo” e opere da conteggiare “a misura”. Nella parte a corpo vengono computate tutte le opere o parti di opera che risultano ben definite e per le quali, in fase costruttiva, non si prevedono variazioni geometriche sostanziali. Esempi di opere da computare a corpo possono essere: le elevazioni e gli impalcati di ponti e viadotti, le opere fuori terra in genere, le finiture, i movimenti di materie (quindi scavi e rilevati) a eccezione degli strati di bonifica dei piani di posa. Nelle parte a misura, invece, si computano quelle lavorazioni che, seppur progettate in base a campagne dettagliate di indagini dei terreni, dell’idrologia esistente, ecc., possono presentare rischi di imprevisto geologico o altro; in tal caso vi può essere la possibilità di avere sottodimensionato o sovrastimato la geometria o le caratteristiche costruttive delle opere. Esempi classici di lavorazioni da computare a misura sono: le fondazioni sia dirette sia su pali, gli scavi in sezione per la loro esecuzione, le bonifiche e le preparazioni dei piani di posa da eseguire al di sotto dei rilevati. Recentemente le Amministrazioni committenti tendono sempre più spesso, anche alla luce delle normative in materia di contratti pubblici, a imporre la realizzazione di appalti completamente a corpo, in ragione di una razionalizzazione dei costi e di una maggiore 25 26 Appendice A responsabilizzazione di tutti gli operatori coinvolti nei processi decisionali e realizzativi delle opere pubbliche. La struttura del computo sia per la parte a corpo sia per quella a misura, dovrebbe essere realizzata per sottocapitoli omogenei e per singola opera; per esempio una struttura tipo potrebbe essere la seguente: • movimenti di materie, dove si computano gli scavi, i rilevati, le demolizioni; • opere d’arte maggiori, quali ponti e viadotti, suddivisi individualmente e con i relativi sottocapitoli (elevazioni, impalcati, finiture ecc.); • opere d’arte minori, quali muri di sostegno, tombini scatolari e circolari; • sovrastrutture stradali, quindi le fondazioni stradali e le pavimentazioni; • barriere di sicurezza; • segnaletica orizzontale e verticale. All’interno del computo metrico estimativo le voci, a seconda della tipologia della lavorazione, possono essere computate per unità di volume, di peso, di area o di lunghezza. Per esempio si computano per volume: • • • • • • • gli scavi di sbancamento; gli scavi a sezione obbligata di fondazione; le operazioni di realizzazione dei rilevati stradali; la fornitura dei materiali da rilevato; la realizzazione delle fondazioni stradali; il conglomerato cementizio per le opere d’arte; i materiali per i drenaggi. Le voci che si computano per peso possono essere: • l’acciaio in barre ad aderenza migliorata per le armature delle opere d’arte; • l’acciaio di carpenteria per gli impalcati metallici. Possono essere computate per superficie, invece: • • • • • la preparazione e compattazione del piano di posa dei rilevati; la fornitura e la posa dei teli geotessili anticontaminanti; i conglomerati bituminosi per strati di usura, binder e base; le casseforme per le strutture in conglomerato cementizio; i rivestimenti delle scarpate con terreno vegetale. Alcune voci computate per lunghezza posso essere: • • • • la la la la fornitura fornitura fornitura fornitura e e e e posa posa posa posa in in in in opera opera opera opera di di di di pali in calcestruzzo; tubi drenanti e di aerazione; cunette; barriere di sicurezza. Il computo metrico estimativo viene realizzato sulla base di un elenco prezzi che fornisce il costo unitario di ciascuna categoria di lavorazione necessaria per la realizzazione dell’infrastruttura viaria. In genere ogni amministrazione ha il proprio listino prezzi, ma come riferimento generale è consigliabile, almeno per la vastità delle varie lavorazioni previste, fare riferimento ai prezziari più comunemente utilizzati quali gli elenchi prezzi Anas, emessi periodicamente dai vari compartimenti regionali, oppure gli analoghi documenti delle concessionarie autostradali. Esempio di progetto geometrico Per ottenere il costo dell’intervento specifico il prezzo unitario deve essere moltiplicato per il quantitativo di lavorazione. La somma di tutti i costi d’intervento determinano la stima economica dei lavori costituenti l’opera progettata. Vanno però computati anche i costi relativi alla sicurezza, e gli importi delle somme a disposizione dell’amministrazione, quali le somme per gli espropri, per la risoluzione delle interferenze, gli oneri fiscali, e ogni altro onere necessario al completamento dell’opera. La somma degli importi relativi ai lavori, alla sicurezza, alle somme a disposizione, rappresenta il costo complessivo dell’opera per l’ente committente. 27