Racconta la storia di un tuo amico importante
Io l’ho incontrato da
adulto… ma ve parlo
dopo… da bambini non
ci conoscevamo, mi ha
parlato di lui sua
mamma, che io poi ho
incontrato e che lui mi
ha affidato.
Questo mio amico si
chiama Gesù, che significa
«Dio salva»; un nome
impegnativo, anche perché
l’ha scelto il Padre, non era
Giuseppe, il falegname ma
Dio stesso, l’Altissimo.
Gesù, è nato a Betlemme
di Giuda, dove la sua
famiglia, Maria e
Giuseppe, il padre
adottivo, erano andati per
il Censimento voluto
dall’imperatore Romano,
Cesare Augusto.
Dopo varie avventure tra cui un viaggio in
Egitto per sfuggire ad
Erode - arriva a Nazaret
e cresce come tutti i
bambini: famiglia,
gioco, scuola e
sinagoga, per imparare
a leggere e scrivere e
per pregare.
Per la verità a 12 anni
rimane nel tempio dopo
la festa di Pasqua; ai suoi
genitori che lo cercano
risponde che deve
occuparsi della cose di
suo Padre… e non
intendeva Giuseppe.
Dopo il fatto di
Gerusalemme, quando
aveva 12 anni - mi
diceva sua mamma nessun altro evento
straordinario: un bravo
ragazzo che aiutava in
casa e ascoltava i
genitori.
Partecipava al sabato
alla liturgia nella
sinagoga e alle varie
feste al tempio di
Gerusalemme;
ascoltava volentieri la
Parola di Dio e
pregava.
Passano gli anni, cresce
come uomo e come
fedele all’Alleanza, fin
che abbandona Nazaret
e la bottega del
falegname; comincia a
girare per la Palestina;
io l’ho incontrato sul
lago della Galilea.
Mi trovavo in riva al
lago, con i miei
compagni di lavoro, e
lui ci ha chiesto di
prestargli una barca,
per poter parlare con la
gente; una cosa
semplice, senza
problemi.
Quando ha finito di
parlare, ci ha ordinato
di tornare a pescare;
l’abbiamo ascoltato e
abbiamo pescato tanto
pesce;
Poi ci ha detto «venite
con me, diventerete
pescatori di uomini».
Il suo messaggio era
semplice e grande
insieme: Dio vi ama,
e ha mandato il suo
Figlio per insegnarvi
a vivere come lui
desidera…
La gente gli credeva,
e lo cercava.
Anche perché le sue
parole erano
accompagnate da segni
straordinari: i ciechi
vedevano, i lebbrosi
erano guariti, gli zoppi
camminavano, e tutti
sentivano la tenerezza
di Dio.
Non tutti lo capivano;
per alcuni il suo modo
di fare non andava bene;
si sono scontrati spesso
con lui; lo hanno
criticato e messo alla
prova…
In previsione della
Pasqua siamo andati
a Gerusalemme, ed è
stato accolto da tanta
gente che gli faceva
festa, lo acclamava
come «Figlio di
Davide», e come
Messia.
Nell’ultima cena della
sua vita, ha presentato se
stesso come pane che
viene spezzato e donato
a tutti, per dare la vita a
chi se ne nutre, per
rendere una forza nuova,
quella dell’amore.
Ci ha detto di ripetere
questo gesto per
ricordare la sua vita,
per renderlo presente
tra noi.
Io sarò sempre con voi,
il mio Spirito vi farà
crescere.
Con grande sorpresa
ci ha voluto lavare i
piedi, e ci ha detto
che il vero valore
della sua vita è il
servizio; un servizio
che porta a donare la
vita.
«Sarete beati solo se
vivete questo stile di
servizio che io vi ho
insegnato con le mie
parole e la mia vita…»
ci ha detto alla fine di
quel rito nuovo: la
lavanda dei piedi.
Poi si è ritirato in
preghiera nell’Orto
degli Ulivi, che si
trovava poco distante.
Lui pregava, noi non
riuscivamo a restare
svegli; avevamo paura.
Sono arrivati i
soldati del tempio
guidati da Giuda,
uno dei Dodici, e lo
hanno arrestato
come un bandito, un
uomo pericoloso.
Anche Pietro, la
«roccia» scelta da Gesù,
ha avuto paura e ha
negato di conoscerlo, ha
giurato che non sapeva
nulla di lui…
Poi ha capito il suo
errore, si è pentito e ha
pianto.
Il Sinedrio si è riunito in
fretta per giudicarlo e lo
hanno condannato a
morte.
Non potevano però
eseguire la condanna
senza il permesso dei
Romani, che comandano
in Palestina.
Pilato, rappresentante a
Gerusalemme del potere
di Roma non voleva
condannarlo, lo riteneva
innocente.
Ma alla fine lo ha
scambiato con Barabba,
e ha deciso che fosse
crocifisso.
Lo ha presentato alla
folla riunita all’esterno
del suo tribunale come
l’Uomo, il giusto che
viene sacrificato per la
salvezza di tutti…
Gesù stesso si era
presentato come
frumento che muore
per portare frutto.
Come ogni condannato
ha portato una parte del
supplizio, il palo
trasversale della croce,
ed è uscito dalla città,
per arrivare al monte
Calvario, dove si
eseguono le condanne a
morte .
Lo hanno inchiodato
alla croce, insieme a
due malfattori, per
una lunga agonia;
erano le 9 del
mattino, nel giorno
che precede il
sabato.
Prima di morire ha mi
affidato sua Madre e ha
chiesto a lei di prendersi
cura di noi, suoi amici.
Da quel momento io
sono stato ancora di più
legato a Maria,
conoscendo da lei i
segreti della sua vita, fin
da ragazzo.
Dalle 9 del mattino fino
alle 3 del pomeriggio è
durata la sua sofferenza,
quando si è ha affidato
nelle mani di Dio e ha
donato lo Spirito.
Sembrava tutto finito; la
nostra grande amicizia
chiusa per sempre…
Mani pietose lo hanno
staccato dalla croce e
avvolto in un
lenzuolo, per portarlo
in una tomba vicina,
donata da Giuseppe
da Arimatea, uno del
Sinedrio, che però
ascoltava con
interesse Gesù.
Gesù stesso aveva
presentato questo fatto
con un esempio: come il
frumento viene messo
sotto terra e sembra
morire, ma poi porta
frutto, così anche la sua
passione e morte
diventano dono prezioso
di vita per tutti noi.
Gesù non è finito nel
nulla, è vivo e
continua a portare
frutto nei gesti dei
suoi amici, se anche
loro - ovvero noi
stessi - vivono le sue
parole.
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Oggi vi parlo di un mio grande amico