Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 9 Nicola Viceconti Due volte ombra (DoS veCeS Sombra) Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 11 Nota di eStela Carlotto l’autore narra con un linguaggio semplice e diretto una storia di fantasia sulla realtà vissuta in argentina durante l’ultima dittatura civile – militare (1976 – 1983). affronta il tema del rapimento dei neonati, una delle peggiori pratiche eseguite durante quel triste periodo. all’interno di un piano programmato e sistematico, l’appropriazione dei figli degli oppositori politici rispondeva a quello che era considerato bottino di guerra. la descrizione che l’autore ha fatto di paula, la bambina protagonista di questo racconto, e della sua vita, corrisponde alla realtà vissuta dalla maggior parte dei bambini, oggi adulti, che abbiamo recuperato come “abuelas de plaza de mayo”. Questa metodologia di appropriazione di bambini per ragioni politiche è una ‘invenzione’ dei genocidi argentini. Nicola viceconti ha colto con serietà e precisione le caratteristiche dei torturatori, ladroni e assassini che nella loro doppia vita potevano accarezzare i figli delle loro vittime senza provare sentimenti. Con ‘‘Due volte ombra’’, viceconti ha realizzato una analisi sociopolitica di quell’epoca e, sebbene nel romanzo potremmo correggere dal punto di Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 12 vista storico alcune date e personaggi, emerge in più parti la sua sensibilità e il suo contributo affinché questa storia, non ancora risolta nel nostro paese, sia conosciuta e attraversi le frontiere. Gli esprimo il mio emozionato ringraziamento in nome delle donne che stanno lottando per la ricerca di due generazioni. eStela barNeS De Carlotto presiede l’associazione Civile Nonne di plaza de mayo che ha sede centrale a buenos aires. Il 12 maggio 2008 ha ottenuto una nomina al premio Nobel per la pace. In maggio 2010 è stata ripresentata la sua candidatura allo stesso premio. Ha ricevuto lauree “Honoris Causa” da università americane e argentine. In Italia è stata insignita dell’ordine al merito della repubblica Italiana dal presidente Carlo azeglio Ciampi e ha ricevuto il ‘‘premio per la pace’’ del Comune di roma. Nel 2005 ha ricevuto a New york il ‘‘premio Diritti umani’’ delle Nazioni unite. ESTELA CARLOTTO E NICOLA VICECONTI CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, ROMA, 28 FEBBRAIO 2011 Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 13 preFazIoNe di maNuel GoNçalveS GraNaDa Nel 1995 avevo diciannove anni e una vita ‘normale’. Sapevo di essere stato adottato e convivevo con quella realtà senza grandi problemi. Non conoscere le mie origini però, era qualcosa che aveva un peso molto importante per me, soprattutto perché pensavo che mi avessero abbandonato, che nessuno della mia famiglia biologica mi avesse amato e che proprio questo avesse determinato la mia adozione. pensare di essere stato abbandonato mi toglieva il desiderio di sapere da dove provenivo. In quel periodo vivevo con elena, mia madre adottiva, e mi chiamavo Claudio Novoa. un pomeriggio arrivò a casa un antropologo forense per parlare con me. Quel signore, che guardavo con diffidenza, mi raccontò tutta una verità che neanche immaginavo. mi disse che avevo una nonna che mi cercava da diciannove anni, un fratello, una famiglia biologica che mi voleva bene e che mio padre e mia madre erano scomparsi. Fu un giorno molto strano per me. Dal momento che mi stavo rendendo conto di avere una nonna che non aveva mai smesso di cercarmi, cominciavo a capire il dolore delle desapariciones e la certezza Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 14 che non avrei mai conosciuto i miei veri genitori. Quello fu l’inizio di una nuova vita, una vita che mi aveva sorpreso e che è molto difficile descrivere a parole. Dovetti imparare a convivere con la mia nuova identità, a comprendere che la mia storia personale era parte della storia più dura e dolorosa dell’argentina, che era parte della lotta delle “abuelas de plaza de mayo” e che quella vita che avevo condotto per diciannove anni non aveva niente a che vedere con questo presente. tutto iniziò a passare rapidamente e in pochi giorni conobbi mia nonna matilde, che come il resto delle “Nonne”, fin dai tempi della dittatura, aveva lottato e affrontato un’infinità di situazioni per potermi incontrare. la prima volta che la vidi guardavo fisso la porta dell’ascensore, aspettando che lei scendesse per aprirmi. ero andato a conoscerla nel suo appartamento e quando la porta finalmente si aprì, l’immagine di quella signora dai capelli bianchi e un camminare tipico da nonna mi rimase impressa nella mente per sempre. Ci abbracciammo con grande emozione, mi invitò a entrare nel suo appartamento e mi offrì tante cose da mangiare come fanno normalmente le nonne. mia nonna conservava tanti ricordi dei miei genitori, me li raccontò successivamente permettendomi di conoscerli un po’ di più e di iniziare a comprendere me stesso dalle mie origini. In poco tempo mi ero reso conto che non avrei Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 15 mai potuto ricambiare né a mia nonna, né alle abuelas, tutto quello che loro avevano fatto per me. Non c’era modo di restituire tanto amore. alcuni giorni dopo l’incontro suonò il telefono di casa e, quando risposi, una voce sconosciuta mi disse: « Sono Gastón, tuo fratello... ». Fu una delle grandi sorprese che questa nuova vita mi stava dando. per diciannove anni ero stato figlio unico, non sapevo cosa significasse avere un fratello, ma sembrava che conoscere la mia verità rendesse tutto possibile. la prima volta che ci vedemmo restammo a parlare per otto ore. avevamo bisogno di conoscerci, recuperare il tempo che ci avevano rubato. l’intesa fu immediata. per prima cosa ci abbracciammo, ci guardammo, ci domandammo come stavamo, tornammo ad abbracciarci e qualche istante dopo ci rivolgemmo la nostra grande domanda: « Di che squadra sei? ». tutti e due rispondemmo: « Del boca! ». In quella risposta piena di sorrisi iniziammo a trovare qualcosa in comune: eravamo del boca, proprio come nostro padre. mio fratello era già padre di tre figli e questo mi fece diventare zio immediatamente. Inoltre, era bassista del gruppo musicale “los pericos”, molto famoso in america latina. lo avevo già visto in vari concerti, le sue canzoni mi avevano accompagnato da molti anni e avevo perfino i suoi cd. la vita continuava a darmi emozioni che mai avrei immaginato. Dentro di me iniziava una rivolu Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 16 zione che ancora oggi si mantiene viva. Il recupero della mia vera identità è un processo che iniziò quel pomeriggio del 1995 e che mi accompagnerà per sempre. ogni giorno sento che recupero la mia identità sapendo chi sono e scegliendo cosa fare con la mia vita. prima stavo dove gli assassini dei miei genitori avevano deciso che stessi, con un nome e una storia che non erano i miei. la dittatura ebbe un piano sistematico di rapimento di neonati che furono strappati alle madri nei centri clandestini di detenzione. Nei casi in cui, per differenti circostanze, i rapitori non potevano rimanere con i bambini, gli sostituivano l’identità consegnandoli ad altre famiglie, con la collaborazione di alcuni giudici, affinché non ritornassero mai più con le loro famiglie biologiche. la mia famiglia adottiva agì in buona fede e senza conoscere la mia origine, per questo con loro continuo a mantenere la stessa relazione che avevo prima di sapere la verità e le sono grato per l’affetto e lo sforzo con cui mi ha cresciuto. oggi mi sento appagato come persona perché ho potuto scegliere cosa fare con la mia storia, e nel percorso che mi sono scelto ho deciso di aiutare “las abuelas de plaza de mayo” in tutto quello che posso. Nell’ottobre 2004 mi sono presentato davanti alla giustizia affinché indagasse su quello che era accaduto a mio padre e mia madre e affinché si portassero a giudizio i responsabili della loro scomparsa e del loro assassinio. Da quel momento mi sono Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 17 messo in contatto con i compagni di militanza dei miei genitori, anche con quelli che erano stati sequestrati insieme a mio padre. tutti mi hanno aiutato e le loro valorose testimonianze hanno permesso che portassimo a giudizio, per il caso di mio padre, cinque imputati per i quali stiamo aspettando le condanne entro aprile di quest’anno. anche il processo per l'uccisione di mia madre inizierà quest'anno e così, finalmente, sapremo i fatti che accaddero la mattina del 19 novembre del 1976, quando quaranta uomini delle forze congiunte dell’esercito e della polizia circondarono la casa dove vivevamo mia madre e io, insieme a una coppia e ai loro due figli di tre e cinque anni. Quest'ultima famiglia era arrivata a casa nostra per scappare dal terrorismo di Stato che aveva già sequestrato mio padre il 24 marzo del ’76, il primo giorno del golpe militare. Io, che nel novembre del ‘76 avevo appena cinque mesi, fui l’unico a salvarmi grazie a mia madre che mi nascose in un armadio a muro tra i cuscini per proteggermi dai gas lacrimogeni, mentre tutti gli altri furono assassinati. Quando i militari mi trovarono nell’armadio, mi portarono all’ospedale situato a pochi isolati, dato che a causa dei gas stavo per morire asfissiato. passai quasi cinque mesi isolato in una camera, con un agente di custodia che mi sorvegliava costantemente. Successivamente il giudice dei minori mi dette in adozione senza prendere nessuna misura per restituirmi alla mia famiglia biologica. Così persi la mia vera identità. 7 Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 18 per molto tempo avevo pensato che i miei veri genitori mi avessero abbandonato perché non mi amassero. ora, invece, so che non solo non mi avevano abbandonato ma che sono vivo grazie a mia madre, che mi ha salvato la vita alcuni momenti prima di essere uccisa. Non c’è giorno in cui non pensi a quell’episodio e a lei che, ad appena 23 anni, ebbe il coraggio di affrontare la dittatura insieme al giovane amore della sua vita, mio padre Gastón, che al momento del sequestro aveva solo 26 anni. In tutti questi anni ho ripercorso gli stessi luoghi che hanno avuto a che fare con le miei origini, perché questo mi ha fatto sentire più vicino a mia madre e mio padre. Ho sentito la necessità di tornare alla casa di San Nicolás, di parlare con i vicini che non hanno mai dimenticato gli scoppi delle granate e il rumore delle mitragliatrici. Questi stessi vicini saranno testimoni nel giudizio che finalmente si svolgerà quest’anno visto che in argentina, dopo la caduta delle leggi di “obediencia debida y punto final”, è arrivata la fine dell’impunità che per molti anni ha impedito di condannare i genocidi. oggi il nostro paese è un esempio di memoria, verità e Giustizia che ha permesso il rafforzamento delle istituzioni democratiche affinché, non si ripetano mai più violazioni dei diritti umani. Sento che la ricerca di giustizia per i trentamila detenuti scomparsi, non solo permette di chiudere un poco le nostre ferite ma è anche il miglior appor Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 19 to che possiamo dare alle future generazioni. Denunciare quelle atrocità e dare impulso al "juicio y castigo" dei responsabili di tutta questa dolorosa storia è un modo per recuperare la mia identità. Sono felice di essere tornato a chiamarmi manuel, che è il nome che avevano scelto per me mia madre e mio padre e che mai avrei dovuto perdere. Questa storia mi ha permesso di conoscere molte persone coraggiose che in differenti paesi ci hanno aperto le loro braccia, anche quando in argentina l’impunità era ‘moneta corrente’. per questo apprezzo e rispetto l’impegno con il quale Nicola viceconti ha saputo raccontare la nostra storia. leggendo ‘‘Due volte ombra’’ mi sono identificato, ho ammirato la sua capacità di mostrare, attraverso un racconto, la complessa trama della sostituzione d’identità. Il suo romanzo è un nuovo contributo alla diffusione della lotta delle “abuelas de plaza de mayo” che ancora oggi stanno cercando quattrocento giovani, alcuni dei quali potrebbero anche essere in Italia. per questo voglio ringraziare Nicola e dirgli che lo considero un compagno e un amico. (marzo 2011). maNuel GoNçalveS GraNaDa, argentino, è uno dei nietos trovati dalle abuelas de plaza de mayo. Figlio di desaparecidos, solo anni dopo essere stato affidato a un’altra famiglia ha scoperto la sua vera storia personale. Collabora con l’associazione delle abuelas partecipando a dibattiti e conferenze. Quando possibile viaggia in rappresentanza dell’associazione. Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 MANUEL GONÇALVES GRANADA, MATILDE PÉREZ SUA FIGLIA 8.16 MARTINA Pagina 20 E SUA NONNA ANA MARÍA GRANADA E GASTÓN GONÇALVES, GENITORI DI MANUEL Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 21 Nota di JorGe ItHurburu Nei romanzi di Nicola viceconti noi argentini ogni tanto ci troviamo a disagio. Ci sentiamo scrutati e descritti da più angolazioni, in dettagli che preferiremmo diversi e che non vorremmo mai vedere. In genere, uno specchio ci mostra anche qualche ruga che non sentiamo di avere e ci dà un’immagine che non rende conto del nostro mondo interiore. lo specchio di viceconti, invece, cerca di dar conto a sentimenti e condotte che molti argentini avrebbero preferito non essere stati costretti a vivere. mi riferisco a un’identità lacerata e sofferente che è la nostra realtà in continua costruzione individuale e collettiva. “Due volte ombra” affronta il tema dei figli dei desaparecidos e delle adozioni illegali avvenute durante l’ultima dittatura argentina. Il dramma che coinvolge paula, la protagonista, è quello di molti altri giovani che potenzialmente potrebbero trovarsi in qualsiasi parte del mondo. In un recente incontro a Cosenza uno studente ha chiesto a estela Carlotto se aveva trovato il nipote rubato dai militari a sua figlia laura. In quella occasione erano presenti due dottorande argentine che studiavano all’università calabrese. estela ha risposto che non aveva trovato suo nipote ma che lo stava cercanDue volte omBRa Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 22 do, lo stava cercando anche in quel momento perché suo nipote poteva essere un dottorando argentino che si stava specializzando in Italia, e che pertanto bisognava cercarlo anche qui, parlando e incontrando i giovani, rilasciando interviste, organizzando mostre e spettacoli, facendosi aiutare da giornalisti, registi, scrittori, avvocati e magistrati. Cercare un bimbo rubato poche ore dopo la sua nascita è un compito difficile, ma qualcosa possiamo farlo tutti: partecipando, leggendo, parlando e scrivendo. Il lavoro di Nicola viceconti s’inserisce con grande generosità in questo sforzo per accompagnare il lavoro delle “Nonne” e per non lasciare solo chi, anche in Italia, porta in sé un dubbio. JorGe ItHurburu è nato a las Heras, argentina, il 5 agosto 1959. vive in Italia dal 1980. attualmente risiede a roma. Si è opposto alla legislazione dell’impunità argentina, all’interno della lega per i Diritti dei popoli di milano, insieme a Sandro Sessa, attraverso le azioni giudiziarie che hanno poi portato alle sentenze del 6 dicembre 2000 (riveros) e 14 marzo 2007. Ha collaborato con l’aNFIm (e Giulia Spizzichino) per ottenere l’estradizione e condannare in Italia erich priebke, nazista delle S.S. rifugiatosi in argentina. Dal 1987 ha lavorato al Comune di milano occupandosi dell’organizzazione dei Corsi l’altro (sulle culture extra-europee) e di corsi sui Diritti umani (per volontari e operatori del diritto). poi è stato comandato presso la Commissione Diritti umani della presidenza del Consiglio dei ministri e attualmente lavora all’uf ficio relazioni Internazionali del Comune di roma. presiede le associazioni 24marzo onlus e rete per l’Identità-Italia. Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 23 Duevolte ombra Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 24 Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 25 la Favola DI Greta luz buenos aires, giugno 1983 « Quando Hala, il vecchio guardiano del castello stregato, chiuse il portone dietro di sé, la piccola Greta si ritrovò in uno stanzone freddo e buio. rimase immobile dalla paura, si rannicchiò in un angolo e trattenne il respiro per non farsi scoprire. anche il più piccolo rumore le sarebbe stato fatale. In lontananza sentiva la voce dei genitori che la chiamavano ma non poteva rispondere; ormai era prigioniera di ofelia, la strega senza occhi, che per vendicarsi dell’atroce destino che l’aveva segnata, rendeva cieco per la vita chiunque si addentrasse nel proprio castello. eppure, in quella stanza enorme doveva esserci un passaggio segreto: Jill, il suo amico folletto, ne era sicuro. le aveva anche raccontato del labirinto magico e dei muri che cambiavano forma all’improvviso. per Greta trovare la via di uscita non era un’impresa facile, lì dentro era così buio che non riusciva a vedere a un palmo dal naso... ». « Non poteva scappare dalla porta? » domandò paula. « No. era chiusa a chiave e poi, al buio, avrebbe urtato contro una delle tante armature sparse nel salone... Hala, intanto, era lì immobile a fare la guardia ». Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 26 nicola viceconti « e poi? Come ha fatto a uscire? Dai, racconta ». Nonostante fosse visibilmente spaventata, paula era troppo curiosa per lasciare in sospeso il finale di un altro episodio di Greta luz, il suo personaggio preferito, e supplicò maria, la tata, di continuare a leggere. Glielo chiese con voce tremante da sotto le coperte che, nel frattempo, aveva tirato su afferrandole con entrambe le mani. aveva la faccia coperta per metà. Dal suo rassicurante nascondiglio spuntavano solo gli occhi verdi, in risalto sulla pelle chiara del viso, e i capelli riccioluti, scuri, lucidi come la seta. mancavano pochi minuti alle dieci quando maria si tolse gli occhiali e chiuse il libro, facendo attenzione però a non perdere il segno. « S’è fatto tardi e domani devi andare a scuola, finirò di raccontartela un’altra volta ». Con un tono quasi di preghiera paula replicò. « Se mi dici come va a finire, ti prometto che dopo mi addormenterò subito ». Facevano così ogni sera, era il loro rituale prima della buona notte. maria infilò di nuovo gli occhiali, riaprì il libro e continuò a leggere. « la piccola Greta iniziò a muoversi lentamente spostandosi un centimetro alla volta, carponi, come un gatto. arrivò così fino al muro di fronte, poi si alzò in piedi e tolse le scarpe per non fare rumore. lo toccò, era freddo e ruvido. era il suo unico punto di riferimento e, per non perdersi, pensò bene di avanzare anticipando con le mani ogni piccolo passo. ogni tanto si fermava e controllava i movimenti della parete passando le dita tra le fessure delle pietre, sperava in un improvviso spostamento di queste per avere un’altra possibilità, uno spiraglio di salvezza. Greta era vittima di un macabro gioco con la Baiguo Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 27 la favola Di gReta luz strega: se fosse rimasta ancora chiusa in quella stanza non avrebbe avuto scampo. Il movimento dei muri era una delle tante stranezze di quel castello. Formava un labirinto mobile dove gli spazi all’interno si ricreavano ogni volta ed era impossibile uscirne. Di colpo, l’eco di una agghiacciante risata risuonò per tutta la stanza. era ofelia che, dal fondo del corridoio, veniva ad accogliere la sua nuova ospite. Camminava con una fiaccola in mano che le illuminava il volto sfigurato, la propria ombra riflessa sul soffitto la rendeva ancora più spettrale. Greta istintivamente si accovacciò di nuovo a terra mentre Hala, sghignazzando, andava incontro alla sua padrona. la piccola iniziò a tremare dalla paura, sapeva che di lì a poco la strega l’avrebbe sottoposta al più spietato degli incantesimi togliendole la vista per sempre. Hala e ofelia erano ormai a pochi metri quando Greta iniziò a piangere chiamando invano sua madre. era seduta a terra, aggrappata con entrambe le braccia allo schiniere di una vecchia armatura... ». « Cos’è lo schiniere? » chiese paula, attenta a non lasciarsi sfuggire il significato di ogni singola parola di quel racconto spaventoso. « È la parte della corazza dei guerrieri che protegge il ginocchio e la caviglia » le spiegò maria. « Greta, in preda al panico, ci si era aggrappata con tutte le proprie forze ». « ti prego Greta, non farti scoprire! » esclamò paula. « e non sai come va a finire! adesso ti racconto... ». la bambina era in apprensione. Questa volta la sua beniamina si era proprio cacciata in un bel pasticcio. maria le accarezzò i capelli per tranquillizzarla e riprese a leggere. « Quando Greta toccò lo schiniere successe qualcosa di inaspettato. Senza volerlo azionò l’apertura di una grande botola di legno sulla quale era seduta e ruzzolò lungo un Due volte omBRa 7 Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 28 nicola viceconti cunicolo fino alla cantina. anche lì era buio ma, in fondo al corridoio, s’intravedeva uno spiraglio di luce ». « allora era quello il passaggio segreto che diceva Jill! » disse paula. maria le fece un cenno affermativo sollevando le sopracciglia. « proprio quello » disse, « c’era caduta dentro per caso ». « oltre quella porta Greta trovò la libertà. ad aspettarla c’era il suo amico folletto con il quale attraversò il bosco e raggiunse finalmente i propri genitori ». paula restò in silenzio, poi fece una domanda alla quale maria aveva già risposto altre volte e sempre allo stesso modo. « anche io potrò rivedere il mio papà? ». « un giorno lo riabbraccerai, ma non dimenticare che lui è sempre vicino a te, anche se non riesci a vederlo ». ma come poteva capire una bambina di appena sei anni la scomparsa di suo padre? Il pensiero di maria andò a quella mattina di febbraio quando due poliziotti si erano presentati alla porta della famiglia torres per comunicare la notizia del tragico incidente. « potrai sempre abbracciare la tua mamma... » aggiunse. paula, in tutta risposta, fece una smorfia, si girò su un fianco e chiuse gli occhi. un’altra avventura di Greta luz era terminata. Il mattino seguente Cristina, sua madre, entrò nella stanza mentre lei stava ancora dormendo. Scostò la tenda e tirò giù le coperte. « Forza paula, la colazione è pronta ». la baciò sulla fronte e uscì frettolosamente lasciando dietro di sé una scia di Shalimar, il suo profumo preferito. Camminava a passo svelto e il ticchettio delle sue scarpe sul parquet risuonava per tutta la casa. erano già le otto e rischiava di far tardi a un importante appuntamento di lavoro. Baiguo Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 29 la favola Di gReta luz Dapprima paula protestò borbottando qualche parola. lo fece con il cuscino sulla faccia per ripararsi dalla luce, poi, con aria rassegnata, si alzò. Se non l’avesse fatto, Cristina avrebbe iniziato una delle sue solite prediche. Dopo aver messo i piedi a terra, con aria assonnata, gli occhi ancora socchiusi, provò ad avanzare trascinando le pantofole a forma di orsetto e cercando di sfiorare con le mani tutto quello che incontrava. proprio come la sua eroina nel castello di ofelia. toccò il grande quadro sulla parete del corridoio, lo specchio, l’attaccapanni, il portaombrelli. passò un dito sul ripiano della libreria e contò a bassa voce tutti i libri. ricordava a memoria la disposizione dei mobili nella stanza e riconosceva gli oggetti sparsi qua e là: persino la borsa di sua madre sul tavolino e la statua degli angioletti accanto al telefono. riconobbe anche le chiavi della macchina nel piatto di ceramica. Scopriva un mondo differente fatto di forme e materiali. I suoni non le sembravano più gli stessi. I passi di sua madre nell’altra stanza, l’acqua che scorreva dal rubinetto della cucina, il volume della radio erano come amplificati. Si fermò un istante ad assaporare quella nuova sensazione che aveva scoperto per gioco, imitando Greta luz ma di colpo la magia venne interrotta dalla voce di sua madre. « Sbrigati, altrimenti farai tardi a scuola! ». Cristina l’afferrò per un braccio e l’accompagnò in cucina dove ad attenderla c’era maria che aveva già preparato la colazione. « pensaci tu! Io devo andare » disse sua madre alla tata. Chiuse la porta dietro di sé e raggiunse il suo socio in ufficio. « Hai visto che so fare come Greta? » disse paula con aria soddisfatta. « e chi mi lo dice che non hai barato e che avevi davvero gli occhi chiusi? » ridacchiò maria. Iniziarono a scherzare. Due volte omBRa Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 30 nicola viceconti paula era cresciuta con lei, avevano istaurato un legame molto stretto. Quando maria, quasi quarantenne, era stata assunta, paula aveva un mese di vita e Cristina era impegnata nella ricerca di una persona fidata disposta a lavorare a tempo pieno. Con anni di esperienza alle spalle, maria aveva accettato l’incarico di buon grado. adorava i bambini e poi i signori torres erano benestanti e l’avrebbero pagata bene. Fu subito considerata una di casa, soprattutto da Fernando, il papà di paula. Fatta eccezione per alcune ferree regole imposte i primi tempi da Cristina, la cura e la crescita della bambina furono affidate completamente a maria. tra quelle regole c’era ad esempio l’abolizione di qualunque, seppur breve, passeggiata all’aperto, persino appena fuori dal cortile della loro abitazione, oppure il divieto assoluto di fare avvicinare degli estranei alla piccola. Fernando e Cristina avevano desiderato per molto tempo un figlio. le frequenti e prolungate assenze di lui, dovute a impegni di lavoro all’estero, per diversi anni avevano vanificato le possibilità di veder realizzato il loro sogno. una sera, in occasione di una festa tra amici, Cristina aveva finalmente annunciato la bella notizia. Nel bel mezzo della cena si era alzata in piedi, si era avvicinata a Fernando che era completamente all’oscuro della sua gravidanza, e richiamando l’attenzione dei presenti aveva battuto una posata sul bicchiere. « un momento di attenzione, per favore. approfitto di questa serata con tutti voi per comunicare una notizia importante. Io e Fernando aspettiamo un figlio, ne ho avuto la certezza pochi giorni fa ». era seguito un attimo di silenzio tra gli invitati, poi era scattato un lungo applauso. Cristina, rivolgendosi a suo marito sottovoce, aveva detto: « Sono già al terzo mese! Hai visto, amore? Ce l’abbiamo fatta! ». Baiguo Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 31 la favola Di gReta luz Fernando era rimasto senza parole. Si erano abbracciati lungamente e si erano tenuti stretti, consapevoli che la loro vita da quel momento sarebbe cambiata. Quell’abbraccio sembrò durare in eterno. mentre Fernando fantasticava già sul nome da scegliere, Cristina, con aria soddisfatta, aveva accennato un sorriso a Carmen rossetti, la sua vecchia amica d’infanzia, che le stava seduta di fronte. era il 1976, la fine di giugno, e Fernando doveva partire per gli Stati uniti. In quell’occasione sarebbe rimasto lontano da casa almeno sei mesi. Si trattava di un viaggio di lavoro programmato da tempo per la conclusione di importanti affari. Cristina, che avrebbe trascorso la gravidanza da sola, sembrava non preoccuparsene affatto. anzi, era lei a tranquillizzare suo marito promettendogli di trasferirsi nella casa a mar del plata, dove la sua cara amica le avrebbe fatto visita tutti i giorni. In ogni caso, Fernando sarebbe rientrato a buenos aires prima di Natale, giusto in tempo per assistere alla nascita di suo figlio. le cose però andarono diversamente. Il sei dicembre, infatti, con tre settimane di anticipo rispetto al giorno previsto per il parto, Cristina diede alla luce una femmina. Quando Fernando la vide per la prima volta, rimase stupito per quanto sua figlia fosse così bella. aveva le guance paffute e gli occhi verdi, il nasino leggermente all’insù e la pelle del viso liscia, luminosa, non grinzosa come quella che spesso hanno i neonati. Sembrava più grande della sua età. Decisero di chiamarla paula. Così, a quarantadue anni, Fernando appagava il suo desiderio di paternità che aveva quasi accantonato cercando in modo ossessivo la propria realizzazione sul lavoro. Si propose di cambiar vita per trascorrere più tempo accanto alla piccola. Interruppe i viaggi all’estero ed entrò in affari con una delle tante società americane Due volte omBRa Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 32 nicola viceconti che operavano in argentina per effetto della politica economica adottata dal nuovo governo militare. Fu un cambiamento non di poco conto per lui, ma lo superò con successo, sfruttando il proprio intuito e l’appoggio di alcune conoscenze nell’ambiente finanziario. la famiglia torres, del resto, era una famiglia importante. era nota in tutto il paese per aver stipulato importanti accordi commerciali con diverse multinazionali. Come tutta la classe medio-alta della società argentina, aveva appoggiato l’intervento della Junta militar e il suo programma di riorganizzazione nazionale, una serie di riforme sociali e politiche presentate al paese come una risposta decisa alla grave recessione economica di quegli anni. ~ Quel giorno maria andò a prendere paula a scuola. la trovò seduta in classe con gli occhi lucidi, si vedeva che aveva smesso da poco di piangere. la sua divisa era in disordine, la tasca della giacca strappata e mancavano due bottoni dalla camicia. vicino a lei sedeva ana, una sua compagna, ridotta più o meno nelle stesse condizioni. Si erano azzuffate e la maestra le aveva punite lasciandole in aula, mentre il resto della classe era uscito a giocare in giardino. tra le due bambine già in passato si erano verificati episodi simili, ma il graffio sulla guancia adesso rendeva la cosa più grave: in qualche modo paula avrebbe dovuto giustificare la vicenda a sua madre. maria la prese per mano e s’incamminarono verso casa. all’improvviso iniziò a piovere. « mi dici cos’è successo? » le domandò maria. paula non rispose, continuò a camminare a testa Baiguo Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 33 la favola Di gReta luz bassa, facendo attenzione a non mettere i piedi nelle pozzanghere. era arrabbiata, aveva i muscoli del viso contratti, le sopracciglia aggrottate e la bocca serrata. Diventava così quando si sentiva punita ingiustamente. « perché avete litigato? possibile che non si può sapere? » insistette maria. « Ha rubato! » rispose paula a voce bassa, senza nemmeno alzare la testa. « Ha preso la merenda di Carmen, ne ha mangiato un pezzetto e poi l’ha buttata per terra, e Carmen ha pianto. ecco cos’ha fatto! ». la tata cercò di minimizzare, ma in cuor suo provava un grande senso di ammirazione per quello che la bambina era stata capace di fare. era compiaciuta per la forza con cui aveva difeso la propria amichetta e per il senso di giustizia mostrato anche in quell’occasione. Non la pensava invece allo stesso modo Cristina che dedicò solo pochi minuti ad ascoltare quello che era successo. « Che questo ti serva da lezione! » proruppe con tono tagliente. « la prossima volta impara a non metterti in mezzo a questioni che non ti riguardano e poi ti ho detto mille volte di non alzare mai le mani. Non sei un animale! ». Se Fernando fosse stato ancora vivo, di sicuro Cristina si sarebbe rivolta a lei diversamente. Suo marito non tollerava simili maniere, ne faceva una questione di etichetta e sentiva forte il dovere di trasmettere a sua figlia modelli di comportamento confacenti alla sua classe sociale. tuttavia, non era la prima volta che Cristina si rivolgeva a paula a quel modo, e dopo la morte del marito la situazione era decisamente peggiorata. Nonostante avesse desiderato per anni un figlio, pareva non mostrare alcun attaccamento materno. la sua disaffezione finiva con l’affiorare quotidianamente, attraverso un atteg- Due volte omBRa Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 34 nicola viceconti giamento fin troppo distaccato e privo di amorevoli attenzioni nei confronti di sua figlia. Spesso, solo i sensi di colpa la spingevano a recuperare il rapporto con lei, ma i tentativi che ne scaturivano risultavano immancabilmente goffi e sterili. anche questa volta paula commentò la sua risposta. Non davanti a sua madre, naturalmente, ma la sera, nel letto, prima che maria iniziasse a leggere un’altra favola di Greta luz. « Hai visto? mia mamma fa sempre così, te l’avevo detto, no? ». maria cercò una qualche giustificazione al comportamento di Cristina, facendo riferimento ancora una volta ai suoi molteplici e irrinunciabili impegni di lavoro, al nervosismo che ne derivava, alla stanchezza, cercando così di convincere la bambina sul fatto che sua madre, in fondo e indubitabilmente, le voleva bene. paula però non si lasciava convincere tanto facilmente. Continuò a parlare di sua madre con una punta di ironia, lasciando intendere che, anche quando passava le giornate in casa, non giocava mai con lei. e, in effetti, quello del lavoro era solo un pretesto. Cristina aveva preso il posto del marito soltanto da pochi mesi. Il fatto era che paula non aveva ancora sette anni e, oltre alla sofferenza per la perdita improvvisa di suo padre, doveva fare anche i conti con una madre quasi assente. l’unica certezza, in quel momento delicato della sua vita, era la presenza costante di maria che accompagnava le sue giornate e ogni suo pensiero. Con maria al suo fianco, paula si sentiva al sicuro e riusciva a tenere sotto controllo le paure, proprio come faceva Greta nelle sue incredibili avventure. aveva anche la fortuna di vivere una grande passione per la musica, così in essa poteva trovare spesso evasione e consolazione. lo studio del Baiguo Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 35 la favola Di gReta luz pianoforte la impegnava molto. prendeva lezioni due volte a settimana, in una vecchia sala a rodriguez peña dove, in altri tempi, si era ballato il tango. l’idea di avvicinarla alla musica fin da piccola era stata di suo padre. Fernando in cuor suo era convinto che sarebbe diventata una grande pianista. anche lui, in qualche modo, si reputava un artista. appassionato di pittura, nei rari momenti liberi amava dipingere schizzi su tela, paesaggi argentini, ritratti di Cristina, scene di fantasia e creazioni astratte. paula quindi, ad appena tre anni, aveva iniziato a frequentare le lezioni di Nora, una maestra specializzata nell’insegnamento ai bambini, che proponeva un approccio allo strumento del tutto singolare. Frequentare le sue lezioni significava andare a “giocare al pianoforte”, anche se naturalmente non si trattava solo di questo, bensì di molto di più. Nel corso degli incontri con Nora, paula non solo apprendeva le basi del linguaggio musicale, ma sviluppava le proprie sensazioni uditive e imparava a liberare la fantasia. ogni martedì e giovedì maria l’accompagnava in quella vecchia sala e restava lì tutto il tempo seduta ad ammirarla. adorava assistere alle lezioni, soprattutto quando l’insegnante proponeva l’esercizio dell’ascolto, durante il quale paula, dopo aver udito un brano, doveva descrivere le sensazioni che provava. alla musica, rispondeva con le emozioni. ogni tanto Nora, al contrario, le chiedeva di suonare una breve composizione sulla base dell’umore del momento. In quei casi la piccola trasferiva le proprie emozioni in ogni nota: quando era serena, le sue mani delicate sfioravano delicatamente i tasti, producendo un suono morbido, leggero, fatto di note che volavano via come farfalle. Suonava con la testa alta e lo sguardo rivolto in avanti. altre volte pigiava con forza sulla tastiera e assumeva una posizione leggermente Due volte omBRa Impaginato Due volte ombra:Layout 1 23/03/2011 8.16 Pagina 36 nicola viceconti ricurva, come se volesse scaricare, a ogni singola nota, le proprie tensioni. Nell’uno e nell’altro caso, alla fine della lezione, paula tornava a casa di buon umore. maria diceva che quello era il potere della musica. anche lei da piccola aveva desiderato imparare a suonare uno strumento, ma la sua famiglia non era benestante e non disponeva di soldi per mandarla a scuola. Sua madre era casalinga, suo padre un semplice contadino e con quello che racimolavano, a malapena riuscivano ad arrivare a fine mese. Così non aveva goduto della stessa fortuna di paula che era nata in una famiglia ricca di buenos aires e viveva a recoleta, una delle zone più prestigiose della città. la casa della famiglia torres era disposta su due piani in un palazzo signorile e aveva un terrazzo enorme dove in estate, prima della morte di Fernando, erano soliti organizzare cene all’aperto. tra gli invitati dei signori torres c’erano famiglie di industriali, ufficiali della marina, banchieri e altri esponenti dell’aristocrazia porteña. In quelle occasioni, mentre paula e gli altri bambini giocavano, si era soliti discutere di politica, delle conseguenze catastrofiche della guerra alle malvinas, della salita al potere di reynaldo bignone, il nuovo presidente, e ci si interrogava sullo stato d’incertezza che stava colpendo la loro classe sociale. . Baiguo