Si me amas – se mi ami
Dal Vangelo Secondo Giovanni 21,15-17
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon
Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più
di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai
che ti voglio bene». : «Pasci i miei agnelli». Gli
disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi
bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che
ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie
pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone
di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase
addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi
vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu
sai che ti voglio bene».
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“Mi vuoi bene?”, è la domanda che tutti da
sempre pongono. Chi non fa questa domanda,
magari a mezza voce o addirittura senza parlare, o
che non riceve una risposta affermativa, non è
veramente uomo, non ha realizzato sulla terra la
sua umanità. “mi vuoi bene?”: questa domanda è
più antica ancora del cristianesimo.
Nel corso di scavi archeologici a Badenweiler, in
un bagno romano è stato trovato un piccolo
ornamento a forma di chiave con la scritta “ Si
me amas” “se mi ami”. Questa chiave, che
collega epoche lontanissime col Vangelo e il
nostro tempo presente, è antica come il cuore
umano, antica come la storia della civiltà, che
diviene per noi agibile e comprensibile solo con
questa chiave. I miracoli avvengono oggi come
un tempo, bisogna soltanto osare di credere e con
umile pazienza aprirsi alla sacra forza che risana.
Non è un miracolo la forma perfetta di una viola
del pensiero, così come la nascita e la crescita di
un bambino, lo spirito creativo di un genio e un
violino Stradivari che non si può costruire con
mezzi tecnici? E non è un miracolo l’occhio
dell’uomo, lo specchio delle sue infermità fisiche,
della sua anima e dell’universo?
Il miracolo più grande però è e resta l’amore che
mai si inasprisce, instancabilmente capace di
compassione.
( Zenta Maurina Raudive)
Elaborazione Benedettine S. Margherita Fabriano
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