Fondazione Lungarotti e Fondazione Barbanera 1762
in occasione del 250° anniversario dell’Almanacco Barbanera
presentano la MOSTRA
8 DICEMBRE 2012 - 2 MAGGIO 2013 L’IDEA
Prodotta dalla Fondazione Lungarotti e dalla Fondazione Barbanera 1762, la mostra nasce da un’idea
di Erminia Irace e Manuel Vaquero Piñeiro, affermati storici dell’Università di Perugia, e s’inserisce
nell’ambito delle celebrazioni per il 250° anniversario della prima edizione dell’Almanacco Barbanera.
Muovendo dall’importante patrimonio costituito dagli almanacchi dell’Archivio Storico Barbanera,
Fiore dei Tempi. L’Italia che cambia negli almanacchi Barbanera dal 1950 al 1980, traccia una storia sociale
dell’Italia dal dopoguerra al 1980, ripercorrendo e interpretando storicamente le tappe essenziali del
rapido cambiamento culturale, economico e sociale di quegli anni. Un percorso che parla il linguaggio
della comunicazione pubblicitaria del tempo, colto nelle pagine dei Barbanera, ricche di slogan testi e
immagini, testimonianze di una società in rapida trasformazione.
LA MOSTRA
Si legge in un Barbanera del 1957.
Parliamo adesso un poco della nostra amatissima Italia, di questa giovane e fiorente Repubblica. Quando tutto
pareva inesorabilmente e definitivamente crollato, furono in pochissimi ad avere fiducia nella rinascita; ora
quei pochi sono diventati moltissimi, sono tutti gli Italiani che si onorano di essere nati in questa terra, e pensano, studiano, lavorano per vederla sempre più grande e rispettata. È un fervore di opere che non conosce sosta,
le iniziative si moltiplicano, i progetti non mancano. È nel cuore di ognuno una giustificata ansia di vita più
consona al progresso che, con gli innumerevoli ritrovati della civiltà, offre la possibilità di un’esistenza comoda
e tranquilla.
Su testi come questo, e sulle immagini, quelle pubblicitarie, che negli Almanacchi Barbanera testimoniano l’insorgere di nuovi sogni, desideri e stili di vita, Erminia Irace e Manuel Vaquero Piñeiro
hanno ideato e realizzato questa mostra, evento espositivo in 4 sezioni che conferma al Barbanera la
funzione non solo di misuratore, ma anche di attento specchio dei tempi.
La pubblicità è l’anima del commercio – commentano i curatori -. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, anche una pubblicazione a carattere popolare come l’Almanacco Barbanera, stampato a Foligno fin
dal 1762, si adeguò alla grande trasformazione che il paese attraversava, segnando il passaggio dal mondo
contadino tradizionale alla società del benessere. Le pubblicità inserite nell’almanacco raccontano per immagini e parole il fervore che ha caratterizzato gli italiani allorché il periodo della guerra e della fame diventò
soltanto un ricordo. Si era aperta una nuova fase, nella quale le necessità venivano gradatamente sostituite
dai bisogni e dai piaceri. Quelle pubblicità fanno ricordare come eravamo e nel contempo invitano ad avere di
nuovo «fiducia nella rinascita».”
Due le tipologie di documenti esposti. La prima è una selezione di pagine pubblicitarie e articoli comparsi sul Barbanera dal 1950 al 1980, frutto della ricerca dei curatori e da cui sono state tratte le 16 installazioni realizzate estrapolando immagini e slogan. Figure che si muovono nel tempo e nello spazio,
portando ognuna con sé, la seconda tipologia, gli almanacchi che le hanno dato vita e forma.
LE 4 SEZIONI
1. I nuovi lavori, 2. Comodità domestiche, 3. Prendersi cura di sé, 4. I piaceri dei tempi moderni
Sedici installazioni visive. Sagome modellate a grandezza naturale, personaggi usciti dalle pagine degli Almanacchi Barbanera per “visitare” il Museo del Vino, percorrerne le sale e incontrare noi, visitatori di oggi.
Sagome color magenta per narrare l’affermarsi di uno stile di vita “moderno”. Il colore, brillante, vivace
come lo spirito di quel tempo, ha in realtà un significato ben preciso. Rappresenta il mondo dell’editoria,
quella popolare, direttamente chiamato in causa dalla mostra. Che attraversa il Museo in 4 sezioni ripercorrendo alcuni dei cambiamenti che hanno modificato in profondità la vita quotidiana della società italiana
negli anni del boom economico. E lo fa parlando allo stesso tempo di Barbanera, prodotto editoriale nato e
cresciuto in Umbria, vivo nell’immaginario e diffuso, già sul finire del Settecento, a livello nazionale, svolgendo tra l’altro un ruolo significativo nel diffondere una lingua comune. Ed è nelle sue pagine che, a partire
dalla metà del Novecento, l’Almanacco ospita un numero crescente di annunci pubblicitari, segni tangibili
dei mutamenti dell’Italia del tempo.
1. I nuovi lavori
La mostra si apre su quello che è da sempre il motore delle grande trasformazioni: il lavoro. Si profilano
nuove professioni nate dall’industrializzazione e dall’arrivo in città della popolazione delle campagne. Le
condizioni sociali e professionali di uomini e donne cambiano, soprattutto migliorano. Le pubblicità
registrano queste trasformazioni, i Barbanera ne accolgono modi e tendenze. Fanno la loro comparsa i
lavori tecnici, acquisibili tramite appositi studi – l’intramontabile Radio Elettra! - svolti anche per corrispondenza. E si apre la via dell’emancipazione femminile, ottenuta grazie all’indipendenza economica di
chi sarà segretaria, parrucchiera, maglierista.
2. Comodità domestiche
Case più confortevoli, accoglienti, dotate di tutte le apparecchiature che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Anche le pubblicità, e con particolare efficacia, riflettono il miglioramento dei redditi e l’esistenza di nuovi strumenti e strumentazioni che trovano sempre più ampio spazio. Gli elettrodomestici
fanno la parte del leone, ma anche la dispensa appare ben fornita di prodotti in scatola e conservati. Uomini, ma soprattutto donne - basti pensare all’avvento degli omogeneizzati - scoprono la dimensione del
tempo libero, quello che grazie agli aiuti tecnologici può finalmente essere dedicato a se stessi. Debutta la
società dei consumi.
3. Prendersi cura di sé
L’uscita dalla povertà, l’affermarsi di nuovi bisogni e consumi, favorisce l’affermarsi di una dimensione più
legata alla sfera individuale, soggettiva. Qui si misurano molte delle trasformazioni in corso. Dimenticate
le restrizioni alimentari legate alle difficoltà delle condizioni di vita, si impara a controllare la dieta
in modo salutare, a curare il corpo, l’aspetto fisico e la bellezza. Modelli estetici in precedenza riservati
a una ristretta élite sono ora – afferma la pubblicità - raggiungibili da tutti. C’è per tutti Ursus, la crema
irradiante.
4. I piaceri dei tempi moderni
Gli italiani scoprono il tempo libero. Nuovi, attesi piaceri, sono a portata di mano. Si realizzano i sogni,
possedere un’automobile, andare in vacanza - altro desiderio finalmente alla portata di tutti. Nelle
case entra la televisione insieme ad altri sempre più sofisticati apparecchi di riproduzione: mangiadischi,
radiocassette. Le regole del saper vivere raffinano i comportamenti, attesi piaceri arricchiscono la quotidianità, come una buona bottiglia di vino da gustare a tavola con gli amici. Piccole significative raffinatezze
che segnano l’avvenuto passaggio ad un mondo di nuovi piaceri, dove ai sacrifici si sostituisce la fiducia
nell’avvenire.
I piaceri
dei tempi
moderni
Potrete stupire i vostri amici
invitandoli a casa vostra ad
ammirare la televisione a colori:
senza acquistare un nuovo
apparecchio e nonostante che
la televisione a colori non sia
ancora diffusa in Italia! Si tratta
di uno schermo-filtro colorato:
non esige nessuna spesa
supplementare, dato che
da soli potrete fissare
lo schermo-filtro sul vetro
del vostro apparecchio.
Barbanera, 1968
UN INCONTRO, UN PROGETTO, UNA MOSTRA
Fare rete, attivare il circolo virtuoso della sinergia per continuare a dare, nonostante le austerità che i
tempi sollecitano, spazio alla cultura. Da questi presupposti, e in occasione dei 250 anni dell’Almanacco
Barbanera, ha preso le mosse l’incontro tra le due Fondazioni, realtà legate a prestigiosi marchi storici della
terra umbra. Il risultato è la mostra “Il Fiore dei Tempi”, espressione del comune sentire e agire di chi ha
compreso che anche sulle dinamiche impresa-cultura si innestano nuove strade per il futuro.
Fondazione Lungarotti
Creata da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, la Fondazione Lungarotti è volta a favorire lo studio, la conoscenza e la promozione del patrimonio di saperi, arti e cultura della civiltà del vino e dell’olio. Mostre,
pubblicazioni, progetti di ricerca le hanno valso prestigiosi riconoscimenti internazionali. Gestisce a
Torgiano un polo museale specializzato e composto dal MUVIT e dal MOO e opera per la valorizzazione dei
mestieri d’arte che esprimono in Umbria una tradizione antica.
Fondazione barbanera 1762
La Fondazione Barbanera 1762 è nata sulla tradizione e sulla figura dell’astronomo e filosofo Barbanera. Raccogliere,
ricercare, attualizzare, sono gli obiettivi che ne ispirano l’attività, di cui fa parte con i suoi 50.000 documenti l’Archivio Storico Barbanera, costituito da volumi in varie lingue, datati dal XVI secolo ai giorni nostri. Insigni studiosi
contribuiscono alla ricerca e alle varie iniziative culturali, artistiche e didattiche della Fondazione.
I CURATORI
Erminia Irace
Insegna Storia moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia. Si occupa degli intrecci tra società e cultura nell’Italia di età moderna, dedicandosi in particolare alle vicende
dell’Umbria pontificia, alla formazione dei ceti dirigenti e, più in generale, ai rapporti tra storia culturale e
storia della letteratura. Ha pubblicato, tra le altre cose, La memoria e l’immagine. Aspetti della cultura umbra tra Otto e Novecento (scritto insieme a Fabrizio Bracco ed edito in Storia d’Italia. Le regioni dall’unità
a oggi. L’Umbria, a cura di R. Covino e G. Gallo, Einaudi, Torino 1989); La nobiltà bifronte. Identità e coscienza aristocratica a Perugia tra XVI e XVII secolo, Unicopli, Milano 1995; Itale glorie, Il Mulino, Bologna
2003 ed ha curato il secondo volume dell’Atlante della letteratura italiana, diretto da S. Luzzatto e G. Pedullà
(Einaudi, Torino 2011), intitolato Dalla Controriforma alla Restaurazione.
Manuel Vaquero Piñeiro
Nato a Oviedo (Spagna), ha condotto i suoi studi all’Università di Cantabria. Specialista della storia urbana e rurale italiana ed europea, attualmente insegna Storia Economica nella Facoltà di Scienze Politiche
dell’Università degli Studi di Perugia e ha tenuto corsi nelle Università di Roma La Sapienza e Luiss. Nel
2010 ha ricevuto il premio internazionale “Daria Borghese” per le sue ricerche sulla Roma del Rinascimento. Tra le sue più recenti monografie ricordiamo: Fra cristiani e musulmani: economie e territori nella
Spagna medievale, Bruno Mondadori, Milano 2008; Il baco da seta in Umbria (XVIII-XX secolo). Produzione e commercio, Editoriale Scientifica, Napoli 2010; Da fattori a periti agrari. Formazione professionale e
modernizzazione dell’agricoltura in Umbria (1884-1929), Isuc-Editoriale Umbra, Perugia-Foligno 2011.
www.ilfioredeitempi.it
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