42 IL CAFFÈ 29 settembre 2013 TRA ‘ VIRGOLETTE NOAH Alcuni frame del cortometraggio di Patrick Cederberg e Walter Woodman; in piccolo, Orson Welles al debutto radiofonico schermi Anche il nativo digitale ha i patemi di sempre cose che si dicono alla morosa. La linea cade prima che la conversazione si chiuda, i due ragazzi tanto felici non sembrano e hanno divergenze sulla scelta dell’università. Noah corre a controllare la pagina Facebook di Amy, cercando di trovare tra le foto qualche nuovo amico che possa giustificare la freddezza della fidanzata. Lo trova, naturalmente (come si trovano sms compromettenti sui cellulari, ormai usati come prova nelle cause di divorzio). E naturalmente soffre, come a tutti è capitato. Per vendetta, usa la password 12.1 Megapixel CANON POWER SHOT G-15 12.1 Megapixel, Zoom ottico 5x (28-140mm) f1.8-2.8, sensore CMOS, 9 punti AF, Video Full HD, batt. Litio NB-10L, caricatore, cavi, slot SDHC. Art. 1275618 che Amy gli aveva svelato (pessima mossa, cara ragazza, la prossima volta tienila ben stretta) per cambiare lo status della ormai ex fidanzata da “in coppia” a “single”. Lei se ne accorge, lo chiama, cerca spiegazioni. Lui naviga in cerca di compagnia su Chatroulette. Da qui un paio di scene a luci rosse, se andate a vedere il cortometraggio su YouTube siete avvertiti. La storia procede veloce. Anche troppo, se non siete abituati alla destrezza degli adolescenti sulla tastiera o alle molte finestre aperte sul desk. Ma i patemi son quelli di sempre. Giovani e alcol, consigli e slogan I MARCO BAZZI GUIDA POCO CHE DEVI BERE Mauro Corona n questo quaderno “cercherò di spiegare ai giovani come imparare a bere senza fracassarsi il naso, giacché pretendere che non bevano è come pretendere che non piova”. Mauro Corona spiega così il senso del suo “Guida poco che devi bere” (Mondadori). La frase fu utilizzata qualche anno fa come slogan, non senza polemiche, dal candidato al consiglio comunale di Mendrisio Mirko Valtulini. E in queste settimane di sagre del vino, il libro di Corona può essere un buon manuale, “a uso dei giovani per imparare a bere”. “Chi scrive non è medico, ne psicologo, né teologo, tantomeno salvatore di giovani o indicatore di vie con l’indice puntato - premette lo scrittore -. Chi scrive è un povero diavolo che ha fucilato la serenità della sua vita e devastato quella degli altri con l’alcol. Nello specifico il vino”. E aggiunge: “La demagogia più bieca e cinica impera ovunque in materia di alcol. Invece che insegnare a bere, educare alla misura, soprattutto al buon bicchiere, chi è preposto alla tutela dei giovani e della salute in generale non fa che bofonchiare: l’alcol fa male, non bisogna bere”. All’alcol, spiega Corona, bisogna avvicinarsi in maniera oculata, ragionata, “senza permettere al fiume di andare in piena”. E cita i consigli di un vecchio delle sue “terre estreme”: “Sti a tanaja col vin canajs, poch e adasio (state all’occhio col vino ragazzi, bevete poco e adagio)”. Corona, che di vino in vita sua ne ha bevuto tanto, aggiunge: “Se bevete contrariati da qualcosa o qualcuno, diventerete aggressivi e violenti andando incontro a conseguenze che possono rovinare l’esistenza”. Nel libro ci sono anche consigli su come gestire sbornie e ‘alcol pop’: “Ragazzi, per quanto vi è possibile, evitate quei beveraggi misti che, è vero, fanno sballare, ma i postumi sono molto più tosti che non sballando a vino”. Per curare i postumi delle sbornie pesanti, Corona suggerisce infine “un frullato di mela, o un succo, sempre di mela. Ottima è pure dell’acqua bollita con molto zucchero, bevuta più calda possibile”. Offerte valide fino ad esaurimento delle scorte. Vendita limitata esclusivamente al consumatore fi nale e in quantità necessarie per un utilizzo domestico. Tutti i prezzi sono comprensivi di IVA e tassa di riciclaggio anticipata (TRA). Con riserva di errori o modifi che tecniche C hi tira in ballo Orson Welles, giovanotto prodigio che spaventò gli Stati Uniti con il finto sbarco dei marziani (“Quarto potere” arrivò tre anni dopo, nel 1941). Chi tira in ballo John Hughes, re della commedia romantica adolescenziale anni 80. Sembra difficile immaginare un film collocabile a metà tra lo slittino con la scritta Rosebud e il faccino di Molly Ringwald. Eppure esiste. Era al Toronto Film Festival, sezione cortometraggi. Dura 17 minuti, si intitola “Noah”, l’hanno girato Patrick Cederberg e Walter Woodman, canadesi che mettono insieme 45 anni in due. Particolarità: sullo schermo vediamo solo lo schermo di un computer. Noioso? Ma niente affatto, se lo pensate vuol dire che non avete Skype, che non sapete come funziona un account Facebook, che non avete mai sentito parlare di Chatroulette o di YouPorn. Innamorarvi, però è sicuro che vi siete innamorati, almeno una volta nella vita. Come è sicuro che almeno una volta nella vita siete stati lasciati, avete sofferto di gelosia, avete cercato di scoprire il nome e il volto che stava dietro la frase “ho bisogno del mio spazio”. “Non sei tu, sono io” dice Amy a Noah. Stanno chiacchierando via Skype, e quando lei gli chiede “cosa stai facendo?” lui le invia il link a un “lolcat”, vale a dire un sito che mostra immagini divertenti di gattini (suvvia, almeno questi li avrete visti, cliccati, mostrati al vicino di scrivania). In realtà stava curiosando su YouPorn, ma non son libri Il rapporto di coppia dei giovani online si risolve in soli 17 minuti MARIAROSA MANCUSO