MILANO QUARTIERI VENERDÌ 10 LUGLIO 2015 XIII •• L’INTERVENTO di ROSSELLA TRAVERSA* 9 2 8 3 VITTORIA FORLANINI 7 MOSTRA Il murales è stato realizzato da sei ragazze appassionate di disegno dai 17 ai 23 anni 1 4 6 5 L’IDENTITÀ RITROVATA ANGELO FASULO «Positivo favorire i contatti tra giovani e anziani E poi è bello portare colore: non dev’essere tutto grigio» IL MURO «Per raccontare» è speciale. Un tratto semplice, a volte infantile, frutto di un lavoro appassionato. Speciale perché su questo lungo muro si raccontano la storia del quartiere e i sogni per il futuro. La scommessa messa in atto ha dato i suoi frutti. Il muro racconta del fiume Lambro utilizzato come filo conduttore che testimonia le ondate migratorie che hanno riempito le case di ringhiera soppiantate dagli edifici popolari, le lotte per il lavoro, il degrado, l’inquinamento e il desiderio di una vita normale, in armonia, superando barriere ed ostilità. PAOLA CERRI «Un’iniziativa valida che invita anche chi non abita a Ponte Lambro a visitare il quartiere» TANTO lavoro c’è da fare in questo quartiere, in questi tempi recenti l’abbattimento dell’Ecomostro e la costruzione del Parco hanno portato ventate di ottimismo tra i suoi abitanti. È arrivato anche il mercato settimanale, con le sue bancarelle colorate. Un lavoro transgenerazionale come questo può favorire la coesione e la costruzione di nuove, positive, relazioni. Un quartiere alla ricerca della sua identità perduta. *Presidente commissione Cultura del CdZ 4 CITTÀ LABORATORIO IN VIA VITTORINI di MARIANNA VAZZANA – MILANO – PASSATO, presente e futuro di Ponte Lambro diventano il tema di una mostra a cielo aperto, permanente, disegnata su un muro di via Monteoliveto all’altezza di via Vittorini. Si tratta di sei «quadri» di street art, con due particolarità: la prima è che gli autori non sono artisti di professione ma sei ragazze tra i 17 e i 23 anni appassionate di disegno e residenti nel quartiere. La seconda è che i soggetti sono stati scelti raccogliendo suggestioni, ricordi e desideri degli abitanti della zona. L’opera è il coronamento di laboratori organizzati nei mesi scorsi dall’Associazione Teatro delle donne e supportati dal Consiglio di Zona 4, rivolti prima ad anziani, invitati a raccontare storie e memorie su Ponte Lambro, e poi ai più giovani che si sono cimentati con la scrittura creativa. Infine, l’idea di dipingere. «Ci siamo ispirati a «La città del sole» di Tommaso Campanella in cui si ipotizza, come mezzo di istruzione degli abitanti, di dipingere la storia, ma non solo, sulle mura interne della città», spiega Maria Dilucia, fondatrice dell’associazione. Tutto il materiale raccolto è stato d’ispirazione per le illustrazioni, La storia del quartiere di Ponte Lambro si legge sul murales realizzate su un muro lungo 33 metri che delimita gli spazi di una cooperativa. Le ragazze-artiste hanno partecipato a loro volta al laboratorio. IL MURALE è stato inaugurato nei giorni scorsi: il primo quadro rappresenta l’Antica trattoria Bagutto, che pare essere il ristorante più antico d’Italia. Compare in un documento datato 1.284, allora era un punto di riferimento per i viandanti. La seconda rappresentazione è dedicata alle lavanderie, dove negli anni Sessanta «i signori di Milano e gli albergatori portavano i panni da strofinare - spiega Dilucia - nelle acque del Lambro ancora limpide». Poi è la volta delle fabbriche e dell’arrivo dei meridionali. Il Lambro si colora di rosso, blu e verde a causa degli scarichi delle nuove attività. I più anziani ricordano che i colori delle acque rispecchiavano quelli del fumo che usciva dai camini delle industrie. Insieme alle valigie di cartone, chi arriva dal sud porta anche un libro di poesia: nell’opera si fa riferimento ad Angelo Gaccione, poeta, scrittore e giornalista, calabrese arrivato negli anni ‘60 a Ponte Lambro. Mentre Angelo Arciglione, studente lavoratore, anche lui calabrese, è rappresentato con la chitarra. Negli anni Novanta tutto diventa più buio, con angoli monopolizzati dagli spacciatori e blitz della polizia. Poi si arriva alla chiusura delle fabbriche e alla ricerca di una nuova identità. Il futuro? La gente sogna un ritorno alla natura. La terra rimasta libera dalle fabbriche potrebbe essere coltivata, ecco che allora gli ex operai riprendono in mano le vanghe. RESTAURO PRESENTAZIONE IN VIA SAN MARCO Le antiche chiuse di Leonardo svelate ai milanesi Tabu. Alle 17, incontro e visita alle chiuse. L’appuntamento è al Centro di aggregazione multifunzionale Ponte delle Gabelle di via San Marco 45. Poi, alle 20.30, concerto lirico corale all’interno della conca (Samuele Pala al pianoforte, direttore del coro è il Maestro Giampaolo Vessella. A cura dell’Associazione musicale Calauce). «LE PORTE lignee - spiega Vittorio Amigoni, che si è occupato del restauro insieme a Gabriele Chinellato - sono le ultime rimaste visibili nel Naviglio Martesana. Sono state realizzate all’inizio dell’Ottocento, su disegno di Leonardo da Vinci. Il nostro è stato un restauro conservativo: abbiamo mantenuto tutto il legno origi- SERGIO FRANCHI «Sono contento che si puntino i riflettori su questo angolo di città molto suggestivo e ora rinato» FEDERICO FERMEGLIA «Questo spazio diventa terra di nessuno, ci sono spacciatori bivacchi di nomadi e non solo Serve un presidio costante» CENTRO STORICO – MILANO – FRESCHE di restauro, le antiche chiuse leonardesche nella Conca dell’Incoronata di via San Marco, che un tempo servivano a superare il dislivello tra il Naviglio Martesana e la cerchia interna favorendo la navigazione, si apriranno oggi alla città con l’evento «Il restauro delle chiuse dell’Incoronata. La voce del Naviglio: acqua e musica unite dal progetto leonardesco». È in programma la presentazione dell’intervento di recupero, realizzato dal CeSrl (Centro di studi e ricerche sul legno) che ha dato nuovo lustro alle porte lignee. L’intervento è frutto di una collaborazione tra pubblico e privato. Tra gli attori: Comune, Soprintendenza, Navigli lombardi, CdZ 1, Cores4n e 9 2 8 3 7 1 4 6 nale, sostituendo solo delle piccole parti che erano marcite. Di chiuse simili ne esistono sette, da Paderno D’Adda a Trezzo sull’Adda, e permettevano la navigazione dal lago di Como fino a Milano». I cittadini sono invitati. «Sono contento che si puntino i riflettori su questo angolo di città, molto suggestivo e ora rinato», dice Sergio Franchi. Nelle scorse settimane sono stati anche cancellati i graffiti che deturpavano la zona. «Questo - afferma Elena Grandi, presidente della commissione Ambiente del CdZ 1 - è un luogo prezioso per la città. Il restauro delle chiuse si aggiunge alla pulizia e alla bonifica degli spazi. È il primo passo per riavere di nuovo l’acqua». M.V. 5 GIOIELLI Le chiuse leonardesche nella Conca dell’Incoronata servivano per superare il dislivello tra Naviglio e cerchia interna