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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
BIOLIFE 2010 – FIERA DEL BIOLOGICO
Bolzano, 19 - 21 Novembre 2010
Dal 19 al 21 novembre 2010 torna a Bolzano, il consueto appuntamento
con la settima edizione di “Biolife“, la manifestazione dedicata
all’eccellenza regionale biologica certificata ed alla promozione della
sostenibilità, sostenuta da associazioni quali Bioland, AIAB, Demeter, Bio
Austria e dagli operatori più significativi, ICEA, Coldiretti, Agribio, TIS,
Biolife.
La manifestazione è diventata, negli ultimi anni, la più ampia vetrina
italiana di prodotti alimentari biologici certificati di eccellenza del Trentino
Alto Adige e si dedica alla piccola produzione di alta qualità ed alla promozione di stili di vita
rispondenti ai modelli di sviluppo sostenibile evidenziando il biologico in termini di protezione
ambientale, sicurezza alimentare e riscoperta di sapori e tradizioni.
Nel 2009, Biolife ha contato circa 150 espositori e quasi 40.000 visitatori, grazie ad comparto
agroalimentare vario, con una presenza sempre più importante di cosmesi e tessile,
rivolgendosi non solo al consumatore finale (consentita la vendita diretta) ma anche ad una
clientela professionale di qualità, inquadrata nel “gourmet” (gastronomia e ristorazione, piccoli
importatori esteri di delicatezze italiane) e nella ricezione turistica di alto livello.
L’edizione 2010 si presenterà con un programma ricco di appuntamenti, che prevede convegni
sulla nutrizione, aree degustazione per la clientela professionale e la terza assemblea annuale
dell’Associazione Cuochi Alto Adige (SKV).
Tra gli eventi più significativi della settima edizione si segnalano:
Il percorso del gusto
Un percorso gastronomico e culturale alla scoperta dei territori, attraverso i sapori ed i
profumi dei prodotti tipici più rappresentativi di diverse regioni italiane. Sono previsti
vari eventi, sia in fiera che presso strutture esterne, che permetteranno al pubblico,
anche professionale, di gustare elaborazioni create da chef locali con prodotti presenti
nella manifestazione, consentendo così una conoscenza approfondita del prodotto, del
produttore e del territorio di provenienza.
Congresso Associazione Cuochi dell’Alto Adige
All’interno di Biolife 2010, i membri dell’Associazione Cuochi dell’Alto Adige (SKV)
terranno per il terzo anno consecutivo il proprio incontro annuale, con spazi tematici
dedicati al biologico.
La ristorazione di BIOLIFE
Immancabile iniziativa che prevede una ristorazione con solo prodotto biologico,
organizzata grazie all’esperienza di uno tra i più rappresentativi produttori ed
agriturismi biologici altoatesini (BIOS).
Fiera d’Autunno
Continua l’abbinamento di successo, iniziato nell’edizione precedente, con la Fiera
d’Autunno, manifestazione che nel complesso ha contato nel 2009 ca. 45.000 visitatori.
BIOLIFE manterrà, come sempre, la propria piena identità e sarà chiaramente
identificabile sotto ogni profilo.
SCARICA QUI IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA MANIFESTAZIONE
(da www.prodottiregionali.net - novembre 2010)
REFERENDUM ACQUA:
MORATORIA SUBITO, DIRITTO DI VOTO NEL 2011
Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno
firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per
l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato
Promotore. Hanno posto la loro firma perché hanno capito che la battaglia per
l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale
ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e
di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.
Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto in discussione tutta la normativa
attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal “decreto Ronchi” che
ne vuole rendere definitiva la privatizzazione. Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini
hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene essenziale
alla vita la decisione non può essere delegata ad alcuno ma deve appartenere a tutti attraverso
il referendum.
Per questo chiediamo alle forze politiche e istituzionali l’immediata approvazione,
comunque entro il 31.12.2010, di un provvedimento di MORATORIA sulle scadenze
previste dal “decreto Ronchi” e sulla normativa di soppressione delle Autorità
d’Ambito territoriale.
Le scadenze imposte dall’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 e successive modificazioni, (31
dicembre 2010 in alcune situazioni e 31 dicembre 2011 per altre), e quelle previste dalla Legge
42/2010 sulla soppressione delle A.ATO, come organi di decisione da parte dei Comuni sui
modelli di affidamento, rischiano di far accelerare i processi di privatizzazione in corso e vanno
di conseguenza posticipate a dopo il referendum.
Contemporaneamente, poiché in caso di elezioni anticipate, la scadenza referendaria,
attualmente prevista per la primavera 2011, verrebbe posticipata di un anno, chiediamo che
sin da subito le forze politiche e istituzionali si impegnino ad approvare, nel caso si
renda necessario, un provvedimento di deroga a quanto previsto dalla Legge
352/1970, in modo da poter svolgere i referendum entro il 2011 (scarica QUI il
volantino).
Così come a livello territoriale chiediamo a tutti gli enti locali di procedere verso la
ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione pubblica e partecipativa, e di
fermare tutte quelle iniziative che predispongono l’ingresso dei privati nelle società,
l’ulteriore aumento delle loro quote di capitale e tutte le manovre societarie di
inglobamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni.
La straordinaria raccolta di firme referendaria e la diffusa consapevolezza sociale sul tema
dell’acqua richiedono il rispetto di una volontà popolare già espressa, quella di poter votare
prima possibile su un tema essenziale per la vita delle persone.
I referendum per l’acqua costituiscono un’insostituibile occasione per l’apertura di una grande
discussione in tutto il Paese su un tema che è di stretta attualità in tutto il pianeta. Dalla
Bolivia alla Francia, dal Brasile al Belgio, in tutti i Paesi sono in atto mobilitazioni e conflitti tra
chi si batte per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua e chi vuole consegnarla ai
capitali finanziari delle grandi multinazionali.
La stessa Assemblea delle Nazioni Unite, ha riconosciuto quest’anno - con il voto favorevole del
Governo italiano- che “l’acqua potabile è un diritto fondamentale, essenziale per il pieno
godimento del diritto alla vita e di tutti i diritti dell’uomo” ed ha rivolto l’invito agli Stati ed alle
Organizzazioni internazionali a fornire tutte le risorse finanziarie.
Per questo chiediamo l’apertura di una grande discussione in tutti gli angoli del
Paese, con una informazione seria e documentata e un confronto senza menzogne e
senza propaganda.
Sarebbe una grande occasione di crescita collettiva e di democrazia. E tutti sappiamo quanto
sia necessaria.
(da www.acquabenecomune.org - novembre 2010)
USA: LA FED ANNUNCIA LA STAMPA DI ALTRI
500/600 MILIARDI DI DOLLARI
...guerra monetaria in corso
Caracas – 4 novembre 2010: La Federal Reserve, in una
riunione straordinaria conclusasi poco fa, ha preso la
decisione di stampare fra 500 e 600 miliardi di dollari.
Tali soldi servono a comprare buoni del debito pubblico USA,
emessi dal Tesoro, con i quali il governo finanzia gli ingenti disavanzi di Bilancio, dovuti
soprattutto all’incremento delle spese militari ed agli aiuti di stato alle grandi imprese in crisi.
Fino a quando il mercato mondiale poteva acquistare tali buoni, non c’era di che preoccuparsi,
ma ora che tali somme necessarie a ripianare il disavanzo sono sempre più alte, diventa
sempre più difficile trovare istituzioni, stati e privati disposti ad acquistarli.
Di qui la crescente necessità di ricorrere a tale pratica: la banca centrale (privata) degli USA, la
Federal Reserve, stampa i soldi per acquistare buoni a lungo termine, a 30 anni, con tassi di
interesse alquanto bassi del 4,5%, ma crea i presupposti per una crescita dell’inflazione e la
svalutazione del dollaro. Il continuo ricorso alla stampa di dollari inorganici, creati dal nulla, è
una pratica ormai diffusa negli USA, che negli ultimi due anni hanno immesso sul mercato
1.800/2.000 miliardi di dollari.
Ovviamente la scusa ufficiale è la necessità di iniettare denaro fresco al mercato per stimolare
la crescita e ridurre la crescente disoccupazione. Ovviamente, mentre la stampa USA giustifica
(leggasi il Washington Post), in altri paesi sale la preoccupazione. Leggasi, a titolo di
esempio, con quanta preoccupazione ha accolto la notizia la stampa russa (Russia Today, in
inglese). Dopo l'annuncio, il dollaro ha subito perso un 3%, passando da circa 1.39 a quasi
1,42 contro Euro.
……guardate ora QUI il commento – e l’opinione - sulla notizia di Giulietto Chiesa……
(da www.comedonchisciotte.org - novembre 2010)
IL MODELLO ALMAVERDE
Conosco da anni Renzo Piraccini, romagnolo, una carriere dentro l'Apofruit
di Cesena, il colosso della cooperazione ortofrutticola italiana, di cui è
diventato il direttore generale. Piraccini è probabilmente il più completo e
preparato manager che il settore ortofrutticolo possa oggi vantare a
livello nazionale.
Spingono a dirlo i risultati a cui ha portato Apofruit e molte delle iniziative
alle quali si è dedicato in questi anni. I manager sono pragmatici,
pensano al risultato economico, ai soldi e per questo, di solito, per quanto
bravi non stupiscono. Piraccini, invece, recentemente, lo fa.
Era capitato a settembre a Cesena, durante una oceanica convention per i
50 anni di Apofruit, quando aveva indicato la trasparenza e la legalità tra i capisaldi del
modello cooperativo (Apofruit è da anni impegnata nel Sud dove sta svolgendo un'azione
davvero positiva).
E lo ha fatto a Roma il 9 novembre, non solo dichiarandosi un paladino del biologico e un
nemico degli ogm ("Non servono all'agricoltura europea. In Italia non ne abbiamo bisogno")
ma lanciando, da presidente di Almaverde Bio, una campagna d'opinione che sarà trainante
per tutto il biologico italiano.
Nemmeno lo slogan è banale: "Cambiare si può. Lo dice la scienza. Passa al biologico". Un
oncologo come Dino Amadori, una nutrizionista come Alessandra Bordoni e un etologo come
Giorgio Celli sono i sostegni di un messaggio che ribalta il "negazionismo" di certi studi
internazionali dietro ai quali c'è la forza e ci sono gli interessi delle multinazionali della chimica.
Il professor Amadori, che ci studia sopra da trent'anni, lo dice con semplicità:
"Un'alimentazione biologica fa bene alla salute e all'ambiente".
E Piraccini aggiunge: "Altro che crisi economica, oggi viviamo una crisi di valori. Fermiamo
prima che sia tardi la corsa a produrre e a consumare sempre di più. Produrre meno, produrre
meglio, con più qualità, farà bene ai consumatori, all'ambiente, agli stessi distributori che oggi
puntano sulla quantità a prezzi stracciati. Ma per arrivarci dobbiamo fare più informazione, più
cultura".
Almaverde Bio è un'aggregazione di 11 aziende italiane che insieme arriveranno quest'anno
vicino alla soglia dei 30 milioni di euro di fatturato. L'idea venne a Piraccini e a un geniale
imprenditore giramondo, Giuseppe Calcagni della Besana di Napoli (frutta secca) nell'anno
2000: "Se troviamo qualcun altro che ci crede, uniamo le forze e scommettiamo sul biologico".
La scommessa è andata bene. Oggi questi signori sono leader in Italia nell'alimentazione
biologica. Lorenzo Ercole, presidente di Saclà Italia, a Roma ha detto: "Questo progetto è
fortemente innovativo, guarda lontano. Il biologico è una svolta necessaria. Per questo da
adesso ci siamo anche noi". Pensate a una Saclà che rinuncia al suo marchio e si mette a fare,
con convinzione, olive biologiche.
Potremmo adesso dire: e allora? Non è forse banale parlare bene di chi ha successo? No.
Questo è un esempio per i più piccoli, che sono la maggioranza, per chi oggi è in difficoltà e
pure produce biologico con passione. Servono, con urgenza, aggregazioni nel settore.
Almaverde Bio è una società consortile proprietaria dell'omonimo marchio, segna le strategie di
mercato, la produzione la fanno le aziende associate. Non è un modello?
Serve il coraggio di unirsi, magari su basi diverse (territoriali o per omogeneità di prodotto), in
forme diverse. C'è un futuro gramo, altrimenti. Lo dicono le statistiche. Tanti, troppi piccoli
produttori biologici italiani chiudono.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - novembre 2010)
ENGHIEN LES BAINS
Ho sempre seguito con attenzione le iniziative verdi, e
in questi ultimi tempi, qui in Francia, si moltiplicano
velocemente.
Ultimamente abbiamo fatto una vacanza di una
settimana a Enghien-Les-Bains, partiti da Parigi con
il treno di periferia siamo arrivati in questa cittadina
di soli 12000 abitanti in venti minuti. Già rassegnati a
trovare molte difficoltà per mangiare vegan, avevamo
abbandonato la speranza di mangiare bio.
E invece no! Oltre alla presenza di almeno tre negozi bio, tra cui un Naturalia fornitissimo in
proteine vegetali, biscotti integrali e macrobiotici e ogni prelibatezza che un vegano possa
desiderare, abbiamo anche trovato un « bar a insalate » che proponeva una vasta scelta.
Siamo rimasti piacevolmente sorpresi e durante la settimana di permanenza abbiamo scoperto
che in questa pulita e signorile cittadina c’é proprio una volontà di mettersi al verde, che parte
dai dirigenti comunali. Infatti il Comune si fa promotore di interessanti iniziative: come quella
di sabato 16 ottobre.
Durante il mercato settimanale uno stand informativo era a
disposizione di chi voleva chiedere informazioni mirate, noi ne
eravamo a conoscenza grazie all’ampia campagna pubblicitaria
che ne era stata fatta in precedenza con volantini e manifesti.
L’iniziativa era promossa dal Comune stesso, animata dalla ditta
che fa la manutenzione delle aree verdi di Enghien Les Bains e dal
Consorzio Intercomunale di Raccolta e
Riciclo dei Rifiuti. La rappresentante del
Comune, Madamoiselle Marie Quélennec,
ha spiegato all’inviato di Promiseland che la municipalità é molto
sensibile alle problematiche ecologiche e che quel giorno stavano
informando i privati cittadini sulla necessità di rinunciare ad
anticrittogramici e fertilizzanti di sintesi.
Questo per evitare i danni dell’inquinamento che ne consegue nel territorio. ELB infatti é una
città termale: le molte sorgenti alimentano la SPA (Sanitas Per Aquam) e sono motivo di
orgoglio per questa bella città borghese, che ha cominciato a essere costruita nel 1850 per
poter beneficiare delle qualità curative delle sue acque.
Per ogni pesticida o fertilizzante inquinante consegnato allo stand si riceveva in regalo il libro
« Jardiner autrement » della collana « Et si on vivait autrement », che comprende molti piccoli
volumi che aiutano a vivere ecologico. L’iniziativa era stata voluta per informare i cittadini sui
rischi dell’utilizzo di certe sostanza, ma l’amministrazione comunale é la prima che da anche
l’esempio.
Infatti la manutenzione di tutti gli spazi verdi del territorio sono
affidati alla Ditta Pinçon Paysage. Monsieur Besnard, direttore dei
lavori della ditta Pinson, era presente allo stand e ha spiegato che
lavorano senza utilizzare prodotti fitosanitari, per esempio i sentieri
vengono diserbati con dei bruciatori a gas direzionali, in altre zone si
usa la pacciamatura. Questo per non
inquinare le acque.
Allo stand era presente anche M.lle Pizeul, Animatrice Qualité, che per il
Syndicat Emeraude (una struttura comunale creata all’uopo) informa gli
utenti sulle modalità corrette per effettuare la raccolta differenziata,
anche quella dei prodotti pericolosi o che non si sa dove gettare.
Sulla buona messa in atto di queste regole veglia
la « Brigade Verte », emanazione della A.S.V.P. (Agent Surveillance
Voie Publique), direttamente dipendenti dalla Polizia Municipale, sono
agenti specializzati e formati per controllare che le regole vengano
rispettate da tutti, sono formati per far fronte a tutte le situazioni,
anche di emergenza, in ambito ecologico e operano direttamente agli
ordini di Monsieur le Maire (il Sindaco) Philippe Sueur.
Mi é sembrato un bell’esempio di senso civico, a dimostrazione del fatto che, se c’é la volontà,
tutti insieme si può fare molto per migliorare la qualità dell’ambiente, senza dimenticare, che
in fondo siamo noi che l’abbiamo rovinato. E se ci riescono in una città come Enghien molte
altre potranno seguirne l’esempio, senza contare quelle che già lo fanno!
(Internet: http://www.ville-enghienlesbains.fr/developpement_durable)
(da www.promiseland.it - novembre 2010)
COME SI PUÒ AVER CURA DI CIÒ CHE NON SI VEDE, DI CIÒ CHE SI È
CANCELLATO, CHE AL PROPRIO SGUARDO NON ESISTE?
Filippo Schillaci, nel suo bellissimo articolo "Una ragazza nel bosco,
cronache oltre il frastuono", si pone questa domanda, solo
apparentemente banale. E invece, solo cancellando la consapevolezza
del reale si può vivere nel modo in cui viviamo oggi.
Quasi ogni nostra azione è basata sul dolore altrui. Quando accendiamo
il riscaldamento, ci muoviamo in auto, compriamo prodotti industriali
nei supermercati, crediamo di compiere gesti innocui mentre in realtà
stiamo finanziando le guerre del medio oriente, l'inquinamento dei
nostri fiumi, la devastazione delle nostre foreste, il massacro delle
comunità indigene e così via.
Ma lo facciamo inconsapevolmente. Tutto ciò che è "spiacevole" è stato progressivamente
allontanato dalla nostra vista. Le fabbriche sono state spostate in paesi "in via di sviluppo", i
cadaveri degli animali - che prima venivano puliti nelle abitazioni sporcandosi le mani di
sangue - sono stati trasformati in fettine di carne o scatolette di tonno, gli oggetti di uso
quotidiano - che una volta venivano conservati con cura - sono diventati rifiuti.
Ed ecco che la natura, quella incontaminata che tutti sogniamo e che le pubblicità di automobili
ci propongono di continuo, diventa qualcosa di astratto, di "diverso da noi". Qualcosa che si
desidera in un lontano futuro, che si contempla in fotografia. Non ci rendiamo conto che ogni
giorno contribuiamo a distruggere un altro pezzo di quella "natura" tanto amata e non ci
rendiamo conto che noi ne siamo emanazione e parte e che distruggendola non facciamo altro
che distruggere la nostra casa.
Mi rendo conto che questo possa sembrare un discorso un po' retorico. Ma è così? Vediamo
alcune delle notizie pubblicate questa settimana su Il Cambiamento.
Terzigno, veleni sotto la discarica. Falda acquifera contaminata
Il 'treno radioattivo' arriva a destinazione, civili incatenati ai binari
Salerno, è emergenza idrica dopo la rottura dell'acquedotto
Milano, un quartiere sui veleni. La vicenda dell'area Bisceglie
Falda inquinata a Milano, sequestrata area utile per l'Expo
Animals Asia Foundation: contro le fabbriche della bile ma non solo
Rischiano di sparire le detrazioni del 55% per la bioedilizia.
Ad una prima lettura, tutte queste notizie ci fanno esclamare "ecco! In che mondo schifoso
viviamo. Siamo impotenti mentre i politici e le multinazionali si arricchiscono sulla nostra
pelle". Ma se ci pensiamo bene, siamo noi a permettere tutto ciò. Lo permettiamo col nostro
silenzio, con la nostra pigrizia quotidiana che ci porta a lamentarci tanto ma a fare poco per
cambiare davvero le cose. Siamo pronti ad attaccare il nemico quando si tratta di tirare le
pietre, ma facciamo molta più fatica a combatterlo quando vive dentro di noi. Come diceva il
grandissimo Giorgio Gaber, "non temo Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me!"
E' molto facile prendersela col mondo che non funziona. Ma chi usa in modo indiscriminato
l'energia? Chi permette ai "poteri forti" di ingannarci quotidianamente? Abbiamo delegato
tutto. Non sappiamo niente. Non conosciamo ciò che mangiamo, non abbiamo idea di cosa ci
sia dentro uno shampo o un detersivo, non immaginiamo l'origine dei prodotti che acquistiamo
in un centro commerciale o da un cinese. Certo, è "il sistema" che vuole che sia così.
E' il sistema che ci spinge ad agire nella non conoscenza. Ma noi lo permettiamo. Ci
nascondiamo dietro a vite piene di nulla, eternamente in corsa per lavorare e produrre, senza
fermarci a riflettere sul senso di ciò che facciamo. E invece oggi è possibile sapere. Faticoso
forse, ma di certo possibile. E allora proviamo a informarci. Proviamo a ridare senso ai nostri
gesti, ai nostri acquisti. Chiediamoci cosa si nasconde dietro una vaschetta di plastica o un cibo
precotto. Rifiutiamo le buste di plastica nei supermercati, gli imballaggi inutili, i cibi basati sugli
allevamenti intensivi.
Ristrutturiamo le nostre case, quando possibile, per far sì che consumino meno energia e
comunque cerchiamo di limitare gli sprechi. Insomma, facciamo il possibile. Senza troppa
angoscia o troppo dolore.
So bene che è difficile cambiare stile di vita o anche semplicemente abitudini. Ma so anche
quanto sia difficile vivere nel modo in cui siamo abituati, tra rumore e stress, tra code di
macchine e pochi sorrisi, tra asfalto e cemento, ingiustizie e soprusi.
Cambiare si può. Bisogna volerlo, bisogna agire per farlo. Ma si può fare e se lo facciamo
insieme è più facile e più bello.
Daniel Tarozzi
(da www.ilcambiamento.it - novembre 2010)
COMUNICATO STAMPA
Roma, 15 novembre 2010
Tagliato del 75% il fondo per il 5 per mille:
ennesimo colpo al volontariato e alla solidarietà
sociale
Con emendamento alla legge di Stabilità, è stato tagliato del 75% il fondo per il 5 per mille
dell’Irpef che i cittadini potevano destinare al volontariato, alla ricerca e all’Università.
Il Governo, prima non ha tenuto fede all’impegno di stabilizzare il fondo, poi, con un colpo di
mano, lo ha addirittura ridotto a soli 100 milioni di Euro, che non copriranno neppure il 20%
dei fondi che i cittadini destinano annualmente con le proprie firme.
Con questo provvedimento, che si aggiunge ai precedenti pesanti tagli al Servizio Civile
Volontario, alla Cooperazione Internazionale, ai servizi sociali dei Comuni, si porta un colpo
mortale al volontariato e alla solidarietà sociale, invocata in tempo di crisi a farsi carico
sempre più delle carenze dei servizi statali alle categorie più deboli e ai nuovi poveri.
Chiediamo alle forze politiche di farsi carico con decisione di questo ulteriore spregio sociale, ai
mezzi di comunicazione di dare la giusta evidenza a questo modo di procedere antisociale, a
tutti i cittadini contribuenti a far sentire la propria voce.
per il Cocis - Giancarlo Malavolti (Presidente)
COCIS - Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo
Sviluppo – . Via Merulana 272 – 00185 ROMA.
Il Cocis è un coordinamento di 23 ONG impegnate per lo sviluppo equo e sostenibile dei popoli, per la
pace e la realizzazione dei diritti fondamentali, per tutti.
Tel/Fax. 06-32111501 // Internet: www.cocis.it e www.cociscampagnapace.it
ESONDAZIONI, UN DRAMMA
ANNUNCIATO CHE POTEVA AVERE
CONSEGUENZE ASSAI PEGGIORI
Troppo facile e troppo irritante dover constatare che
gli allarmi, più volte lanciati, sul degrado ambientale
del nostro territorio, e sul conseguente rischio
idrogeologico, non erano il solito allarmismo degli
ambientalisti, liquidato come disfattista dai massimi
responsabili del governo della regione.
Il disastro era annunciato, l’unica incognita era
quando si sarebbe verificato. E poteva, anche, andare molto peggio per la nostra città.
Padova si è salvata perché, come ha spiegato il prof. D’Alpaos, Ordinario di Idrodinamica
all’Università di Padova, il Brenta non era in piena. Se lo fosse stato, il Bacchiglione, il Brentella
ed il Piovego avrebbero rigurgitato (l’acqua il 2 novembre ha sfiorato il livello degli argini)
allagando gran parte della città. Sicuramente sarebbe stata sommersa la zona industriale con
danni inimmaginabili per l’economia padovana.
Le cause di questa catastrofe annunciata sono, oggi, da tutti riconosciute nella diffusa
cementificazione della pianura veneta e nell’insufficienza delle opere di manutenzione dei corpi
idrici e di prevenzione dai rischi idraulici. È però la gestione urbanistica del territorio che
noi accusiamo, in quanto la cementificazione è una conseguenza delle politiche urbanistiche
attuate da Regione, Province e Comuni e la mancata messa in sicurezza sotto il profilo idraulico
dipende dall’insufficienza delle risorse assegnate per rincorrere gli effetti di una esasperata,
inarrestabile urbanizzazione.
Sul banco degli imputati vanno messi sia gli amministratori che si sono succeduti nel tempo (i
nomi sono facilmente rintracciabili negli atti amministrativi che hanno firmato) che i tecnici che
hanno supportato con le loro perizie le decisioni politiche. Decisioni che continuano a
privilegiare il consumo del territorio in ragione di un presunto sviluppo economico, senza farsi
troppa cura degli aspetti ambientali; al massimo si cerca di intervenire con opere di
mitigazione, che sono per lo più di facciata.
Per illustrare cosa intendiamo per cattiva gestione del territorio partiamo dall’esempio
che ci ha offerto agli inizi del 2009 l’allora governatore Galan, quando ha presentato a Padova
il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC). Ebbene il governatore si è
vantato di avere ordinato che fossero eliminati dal piano tutti i vincoli e le prescrizioni. Il piano,
nella sua filosofia, doveva essere un piano di linee programmatiche, dove le azioni e le scelte
puntuali di trasformazione del territorio venivano affidate alle comunità locali. Filosofia che può
anche essere condivisa nel momento in cui il PTRC fissa gli obiettivi misurabili che devono
essere conseguiti e che costituiscono un vincolo per comuni e province. Ma di questi obiettivi
misurabili non c’è traccia nel piano, per cui non si capisce quale coordinamento potrà mai
realizzare nelle scelte operative degli enti locali.
Un altro esempio illuminante riguarda la politica delle infrastrutture perseguita
dall’assessore delegato Renato Chisso. Che ci sia bisogno di infrastrutture in Veneto è
innegabile, ma le priorità di Chisso sono le strade e soprattutto le autostrade a pedaggio.
Nuove infrastrutture che aumenteranno l’urbanizzazione del territorio e che, inoltre, sono le più
inquinanti in quanto diffonderanno nel territorio le colonne dei TIR, che in numero sempre
maggiore provengono dai paesi dell’est, dove i controlli sulle emissioni dei veicoli non offrono
garanzie. Ci sarebbe bisogno di una più efficiente rete ferroviaria e del completamento della
rete idroviaria padana a cui trasferire buona parte del traffico delle merci. (leggi qui quanto
scritto sul tema dell’idrovia PD-VE da Paolo de Marchi)
Invece osserviamo che viene privilegiata la camionabile
rispetto al completamento dell’idrovia; che si insiste sulla
pedemontana, che segnerà con profonde trincee e lunghi
tunnel la valle dell’Agno (ricchissima di acqua e falde
acquifere!) anche se è già disponibile il collegamento stradale
della
A31;
oppure
sulla
Romea
commerciale
che
compromette la riviera del Brenta, mentre forse sarebbe
sufficiente la messa in sicurezza della strada esistente. Questi
sono solo alcuni dei molti esempi di infrastrutture discutibili
che si potrebbero portare.
Migliore quadro non risulta se si esaminano le scelte urbanistiche degli enti locali. A tal
proposito richiamiamo l’articolo di Sergio Lironi, pubblicato nel n. 265 del 21 ottobre scorso
(clicca qui), di cui richiamiamo solo il passaggio in cui, con riferimento al piano dell’area
metropolitana di Padova, denuncia la possibilità di ampliare (fino al 5%) tutte le aree destinate
ad insediamenti commerciali e produttivi dei diciotto i Comuni, superando gli stessi modesti
limiti posti dalla Legge urbanistica regionale sul consumo di superficie agricola.
Anche il Piano di Assetto Territoriale di Padova (PAT), adottato nell’aprile del 2009, incide
sul consumo di territorio in quanto, per la sola residenza, ai 2,6 milioni di metri cubi ancora
edificabili sulla base del Piano Regolatore vigente, ne aggiunge ulteriori 750.000, senza che
dalle statistiche degli ultimi anni risulti un incremento demografico che giustifichi tale scelta.
Molte altre cose si potrebbero aggiungere, ma ci sarà tempo per parlarne.
Vogliamo invece rivolgere a chi è responsabile della politica territoriale del Veneto, ed in
particolare al nuovo governatore Luca Zaia, l’invito pressante a ripensare radicalmente
l’impostazione urbanistica finora adottata. Lo sviluppo può e deve essere coniugato con la
tutela assoluta dell’ambiente, ricordando che anche attraverso il recupero ambientale si può
promuovere lo sviluppo economico. Nessun metro quadro di campagna deve essere
ulteriormente consumato. Per le esigenze produttive ed abitative si provveda a rottamare,
razionalizzare e riconvertire il patrimonio edilizio inutilizzato o sottoutilizzato, o inadeguato ai
moderni standard di vita, realizzando interventi a larga scala.
Per la mobilità, si adeguino le viabilità esistenti e si privilegino i sistemi di trasporto su ferro e
su acqua rispetto alla realizzazione di nuove strade di cui non sia acclarata, non solo la
necessità, ma anche la compatibilità ambientale. Il miliardo di danni che ha subito il Veneto è
una risorsa immensa che viene sottratta all’economia della regione. Sarebbe bastata metà di
questa cifra per mettere in sicurezza il territorio con opere di prevenzione. L’alluvione del 1966
sembra non avere insegnato nulla, non vogliamo che ciò accada anche per il disastro del 2
novembre.
Lorenzo Cabrelle – direttivo Legambiente Padova
(da Ecopolis Newsletter - novembre 2010)
OGM, I CITTADINI UE NON CI STANNO
Secondo le ultime rilevazioni dell’Eurobarometro, il 54% dei
cittadini della Ue non vuole OGM. In Italia la percentuale sale. La
maggioranza degli europei (e degli italiani), è contraria al cibo
geneticamente modificato.
La conferma l'ultimo sondaggio dell’Eurobarometro: il 54% degli
europei e il 59% degli italiani infatti ha risposto che è d'accordo
nel considerare gli OGM "non buoni per loro e la loro famiglia".
Nella classifica, si passa dall'80% dei lettoni al 78% dei greci che si dicono contrari a
percentuali molto più limitate tra gli irlandesi (39%) e gli inglesi (40%).
Due cittadini europei su cinque sono tuttavia d'accordo nel dire che gli alimenti geneticamente
modificati possano aiutare gli abitanti dei paesi in via di sviluppo, ma la maggioranza ritiene
che gli alimenti biotech non siano sicuri per le generazioni future (58% degli europei e il 55%
degli italiani). Il 59% degli europei (63% in Italia) ritiene inoltre gli OGM “non senza pericolo
per la salute”. Meno di un quarto pensa che gli alimenti geneticamente modificati non siano
nocivi per l'ambiente.
Sull'argomento e sull'obbligo dell'etichetta sui prodotti derivati da animali alimentati con mangimi
contenenti OGM, la Commissione Europea ha indetto una petizione che si può trovare all’indirizzo:
www.ep-empower.eu/epetitions/it/Home.aspx
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - novembre 2010)
Giovedì 25 novembre 2010 alle ore 21.00 - al Teatro Carlo Goldoni di Bagnoli
di Sopra - L’Associazione Il Moraro presenta il libro
LEGALAND - Miti e realtà del Nordest
Roberto Marcato, Vicepresidente della Provincia di Padova e Francesco Miazzi, della
Rete Comitati Salute Ambiente, incontrano gli autori del libro Sebastiano Canetta ed
Ernesto Milanesi
“…Per arginare la crisi non rimane che consumare il territorio, cementificandolo
sempre più tra passanti, nuove e inutili autostrade, centri commerciali,autodromi e
devastarlo con un’assurda concentrazione di fonti energetiche altamente inquinanti.
Centrali a carbone, cementifici che bruciano rifiuti e tutti gli altri peggiori incubi
ambientali…” (tratto dalla presentazione del libro di Massimo Carlotto).
L’ingresso è libero, tutti sono invitati a partecipare ed intervenire
WOW! ……PARLANO DI NOI…….E BENE!
Nella Newsletter nr. 10-2010 edita dalla Cooperativa
La Terra e il Cielo di Arcevia - che potete visualizzare
cliccando QUI – viene citata, fra vari altri argomenti di interesse, anche la
nostra Azienda, da anni legata a La Terra e il Cielo da rapporti di lavoro, ma
in primis di amicizia, fondati su un comune impegno per lo sviluppo del
biologico in Italia.
Nella Newsletter si parla anche del Grano Etrusco, di Adesso Pasta! (progetto
condiviso con BioRekk), di Essiccazione della pasta ad alta temperatura e di
Ceci (con alcune ricette...): leggete gli articoli, ne vale la pena!
FINANZA ETICA, INVESTIMENTI AUMENTATI DELL'87% IN DUE ANNI
Da uno studio dell’Eurosif (European Sustainable and Responsible Investment Forum)
sugli investimenti sostenibili e responsabili, emerge che nel biennio 2007-2009 gli
europei che hanno deciso di dirottare i loro risparmi verso la finanza etica sono quasi
raddoppiati, capiamo perché.
Nel biennio 2007-2009 gli europei hanno deciso di dirottare i loro risparmi
verso la finanza etica
Nonostante la crisi dei mercati finanziari, dallo 'Studio sugli
investimenti sostenibili e responsabili in Europa 2010' pubblicato a
ottobre dall’Eurosif (European Sustainable and Responsible
Investment Forum) emerge che gli investimenti nel campo della
finanza etica nel biennio 2007-2009 sono quasi raddoppiati.
Negli ultimi due anni, infatti, gli investitori europei hanno deciso di dirottare i loro risparmi su
mercati e Fondi Etici che sostengono le aziende che operano nel rispetto dei valori sociali, dei
diritti umani e della salvaguardia dell’ambiente e che sono lontane da logiche di puro profitto,
per un totale di circa 5.000 miliardi di Euro.
Dallo European SRI Study 2010 (Socially Responsible Investing/Investimenti Socialmente
Responsabili) emerge che dalla fine del 2007 alla fine del 2009 l’ammontare complessivo degli
investimenti etici è passato da 2.700 a 5.000 miliardi di euro, facendo registrare un
incremento record dell’87% su base biennale. Per quanto riguarda la tipologia degli investitori
europei, c’è una netta prevalenza di quelli istituzionali, tuttavia la quota dei piccoli investitori
sta aumentando in modo significativo, soprattutto in Germania, Austria, Francia e Belgio.
Il mercato italiano, invece, ha registrato un aumento pari al 28%, molto ridotto rispetto alla
media europea, passando dai 243 miliardi raccolti nel 2007 a 312 miliardi di Euro del 2009, ed
è ancora costituito per il 99% da investitori istituzionali.
La quota dei piccoli investitori sta aumentando in modo significativo, soprattutto in
Germania, Austria, Francia e Belgio.
Un altro dato importante che emerge dallo Studio SRI è l’interesse crescente
dei risparmiatori verso i fondi di microfinanza, conseguente ai disastri
finanziari causati da gravi inadempienze ed imprudenze nella gestione degli
investimenti da parte di banche e istituzioni finanziarie considerate affidabili.
Le recenti speculazioni finanziarie hanno agito da stimolo per molti investitori, rendendoli
consapevoli della grande importanza che gli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG)
hanno in ogni scelta d’investimento. La finanza etica è in forte e costante crescita proprio
perché sostiene istituzioni, progetti e organizzazioni che propongono modelli di sviluppo
sostenibili e iniziative di alto valore sociale, i cui effetti positivi ricadono soprattutto sulle
aree meno sviluppate del pianeta.
Da una parte esiste una crescente richiesta da parte dei risparmiatori e degli investitori di
poter interagire con banche ed istituzioni finanziarie che operino solo sui mercati al servizio
della collettività, che siano lontane dalle logiche di puro profitto nel breve periodo e che
sappiano coniugare la giusta remunerazione degli investimenti con il perseguimento del bene
comune; dall’altra ci sono operatori del settore che sono alla ricerca di indicatori sempre più
accurati, che consentano di monitorare, accanto alle performances economiche, anche quelle
sociali ed etiche delle imprese.
Esiste, quindi, un altro modo di investire i soldi che non sia solo speculativo. Oggi investire i
risparmi in modo 'virtuoso' non solo è possibile, ma anche vantaggioso. Prendiamo il caso BP,
che è diventato emblematico. La BP, cioè la stessa società che ha causato il disastro
ambientale nel Golfo del Messico, fino al 20 aprile 2010 era considerata un’azienda
'responsabile' e 'sostenibile' ed era inserita nel Dow Jones Sustainability Index (l’indice di borsa
che dovrebbe monitorare le performaces finanziarie delle aziende più 'sostenibili' del mondo).
Com’era logico aspettarsi, qualche giorno dopo la terribile esplosione della piattaforma
petrolifera, la BP è stata tolta dal Dow Jones Sustainability Index.
I Fondi Etici più scrupolosi sostengono le aziende che operano nel rispetto dei valori
sociali, dei diritti umani e dell’ambiente
I Fondi Etici più scrupolosi, invece, quelli che davvero sostengono le
aziende che operano nei mercati di riferimento nel rispetto dei valori sociali,
dei diritti umani e dell’ambiente, escludono a priori il settore petrolifero.
In questo modo, mettono al riparo i propri clienti dalle ingenti perdite che i
titoli petroliferi registrano in caso di disastri ambientali come quello della BP.
Una chiara dimostrazione che efficienza economica e sostenibilità, nel lungo
periodo, vanno di pari passo e pagano.
Sempre facendo riferimento al Dow Jones Sustainability Index, va
sottolineato che i criteri con i quali vengono individuate le società che ne fanno parte, in alcuni
casi lasciano quantomeno sconcertati. Dal 2010, ad esempio, fa parte di questo elenco anche
Finmeccanica, che è annoverata tra le prime 10 aziende al mondo che producono e
commerciano in armamenti.
Ormai quasi tutte le banche e gli istituti finanziari propongono conti e fondi di investimento
definiti 'etici', ma in alcuni casi gli strumenti finanziari fanno riferimento ad aziende che
vengono definite 'sostenibili e responsabili' anche quando non lo sono. Solo un’autentica
finanza etica, attualmente, è garanzia di stabilità e di lungimiranza economica.
Si parla sempre più di etica in campo economico, finanziario, aziendale: si diffondono le
'certificazioni etiche', esistono centri di studio e nuovi percorsi formativi sulla 'business ethics'.
Tuttavia, così come non basta fare un po' di 'green washing' per rendere un’impresa davvero
rispettosa dell’ambiente, allo stesso modo non basta fare un po’ di 'ethics washing' magari
costruito ad arte, per rendere un’azienda davvero sostenibile e responsabile.
da www.ilcambiamento.it - novembre 2010)
E PER CHI NON SIA ANCORA
ORDINARIAMENTE “ITALIANE”:
Follie energetiche
ENTRAMBE TRATTE DA:
STANCO,
e
PROPONIAMO
ALTRE
Dirty Energy a Pavia
DUE
STORIE
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newsletter 45-2010