L’anomalo boom del voucher: qualche ipotesi per buttare
l’acqua sporca e salvare il bambino
Nel mercato del lavoro italiano c'è un nuovo protagonista: mister Voucher. Lo
abbiamo chiamato per regolarizzare il sommerso e lui ci è esploso in mano. Al
punto di farci dubitare che si sia veramente limitato al compito che gli avevamo
assegnato e non abbia, invece, fatto dell'altro. I dati resi noti ieri dall'Inps
sull'utilizzo del voucher nel 2015 sono sicuramente eclatanti: quegli oltre 100
milioni di buoni venduti tra gennaio e novembre con un incremento del 67,5%
sull'anno precedente fanno riflettere. E i primi commenti di parte sindacale sono
stati durissimi. Luigi Sbarra segretario confederale Cisl ha parlato di “un caporalato
cartaceo che piccona le tutele dei lavoratori” e la sua pari grado della Cgil, Serena
Sorrentino, ha accusato il governo di “dopare” il mercato del lavoro. Ma al di là
delle prese di posizione è utile tentare di capire cosa ci sia dietro il boom dei
voucher ed eventualmente come intervenire in chiave “migliorista”. L'utilizzo del buono (da 10, 20 o 50 euro) nasce per ricondurre nell'alveo della piena
legalità e solidarietà quei lavoretti che proprio per essere saltuari spesso finivano
fuori legge, senza accantonamenti previdenziali e maturazione dell'indennità di
disoccupazione previsti invece dalle nuove norme. Se si può indicare un settore
particolarmente vocato a usare i voucher si può pensare ai servizi alla persona, i
dati invece ci dicono invece che la maggior parte è andata a retribuire lavoratori del
turismo, del commercio e della ristorazione. E una conferma ci viene dalla
disaggregazione del dato nazionale, in testa agli incrementi ci sono Sicilia
(+97,4%) e Liguria (+85,6%). In realtà in più di qualche caso segnalato dai
sindacati il voucher è stato utilizzato anche in edilizia. Ogni azienda comunque
non potrebbe andare oltre un monte­voucher di 2 mila euro annuali per ciascun
lavoratore e però, vista la difficoltà ad organizzare ispezioni regolari, non sappiamo
nemmeno se questa soglia abbia tenuto o meno. Per farla breve il sospetto è
doppio: 1) il voucher è stato usato come “lavoro volante” in sostituzione di altri tipi
di contratto a tempo determinato o in somministrazione; 2) il buono nasconde
anche una serie di abusi di orario e di eccessivo utilizzo della manodopera di cui
sappiamo quasi niente.
Roberto Benaglia segue per la segreteria della CISL lombarda il mercato del lavoro
e il suo è un giudizio ponderato: “Lo strumento di per sé è sano e ci può aiutare a
combattere il nero, quindi non va abolito. Caso mai ne va ripensato il perimetro di
utilizzo individuando una griglia più vincolante che lo riporti alle origini. A retribuire i
lavoretti di giovani e pensionati con il massimo della legalità”. Per l'ex ministro
Tiziano Treu è necessario avere più elementi per capire cosa sta succedendo,
“altrimenti si ragiona ad orecchio”. Ricorda come il voucher sia nato come
strumento fornito prevalentemente alle famiglie per poter pagare lavori saltuari e
servizi di cura alla persona ed è quindi il welfare l'ambito migliore di utilizzo. “E la
norma inserita nella legge di Stabilità che permette nelle imprese strutturate di
erogare ai propri dipendenti voucher spendibili nel welfare per molti versi completa
la novità”. Guardando alle esperienze straniere l'ex ministro sottolinea come in
qualche modo il buono “finisca per chiamare la fissazione del salario minimo,
come hanno fatto in Germania”. Per il professor Maurizio Del Conte, neo­
presidente dell'Anpal (l'agenzia nazionale del lavoro), necessita un'indagine
empirica per sapere se è prevalente l'uso del voucher in sostituzione di altri
contratti o di elusione delle più elementari norme di diritto del lavoro. “Penso che
introducendo sistemi di comunicazione telematica gli abusi nell'acquisto dei
voucher si possono sconfiggere”. Si dovrebbe quantomeno stroncare la cattiva
pratica di chi compra un voucher e lo timbra solo quando vede arrivare l'ispettore
sul luogo di lavoro.
Posted 32 minutes ago
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