Pisa 28 novembre 2012
Centro E. Avanzi, San Piero Aggrado
Le malattie delle api:
eziologia, epidemiologia, clinica e diagnostica delle
patologie classiche delle api presenti in Italia
Giovanni Formato
La società delle api è matriarcale: c’è un’unica
madre che è l’Ape Regina e che depone ogni
giorno le uova dalle quali nasceranno
soprattutto femmine (Api Operaie) e maschi
(Fuchi)
Nella famiglia delle api vi è un forte istinto di gruppo
e una divisione del lavoro fortemente accentuata
LE API OPERAIE
Derivano da un uovo fecondato. Nascono dopo 21
giorni dalla deposizione dell’uovo. Svolgono le principali
funzioni della famiglia (raccolta del cibo e dell’acqua,
nutrizione di larve e regina, difesa dell’alveare,
costruzione del nido, etc.)
I FUCHI
Derivano da uova non fecondate e nascono
dopo 24 giorni dalla deposizione dell’uovo;
sono più grossi, tozzi e pelosi delle operaie,
hanno una ligula più corta e non posseggono
pungiglione. La loro funzione principale è
quella di fecondare la regina
L’APE REGINA
Ha un addome molto lungo, nasce dopo 16 giorni dalla
deposizione dell’uovo e vive circa 5 anni; depone fino a
2000 uova al giorno nelle cellette del favo. E’ sempre
nutrita con pappa reale e curata dalle api
accompagnatrici
L’ape è un insetto olometabolo (a metamorfosi completa):
le piccole uova diventano larve e poi pupe fino ad api pronte
per sfarfallare.
In fase larvale vengono nutrite con polline e miele.
La societa’ delle api
La colonia è costituita da
4.000 – 80.000 individui
(aumentano in primavera/estate):
•
1 ape regina
•
centinaia di maschi (fuchi)
•
migliaia di femmine (api operaie)
Compiti delle api operaie
1° - 2° GIORNO
Pulizia delle celle e riscaldamento della covata
3° - 5° GIORNO
Alimentazione delle larve adulte
6° - 11° GIORNO
Alimentazione delle larve giovani e della regina
12° - 17° GIORNO
Produzione della cera e costruzione dei favi
Ventilazione
Magazzinaggio
Primi voli di orientamento
Rimozione di api morte
18° - 21° GIORNO
Guardia dell’ alveare
Dal 22° GIORNO IN POI
Esplora l’ambiente
Raccoglie nettare, polline, melata, propoli, acqua
Impollinazione delle piante entomofile
In Inverno con temperature al di sotto dei 10°C
Le api sospendono ogni attività di volo
Si raccolgono sui favi in glomere
APE “BOTTINATRICE” IN VOLO
APIARIO: allevamento di api
FAMIGLIA: insieme delle api che costituiscono una colonia di
api
ARNIA: struttura (es. legno/polistirolo) in cui vive la famiglia
ALVEARE: insieme della famiglia e della relativa arnia
FAVO:
struttura di cera
costruita dalle api
formata da numerose
cellette esagonali
TELAINO:
telaio di legno, rettangolare, sul quale viene fatto costruire il
favo alle api. E’ estraibile dall’arnia e consente perciò
di osservare lo stato di salute
della famiglia
Il nido:
Favi di cera composti
da cellette esagonali che servono per:
- immagazzinamento delle provviste (miele, polline);
- allevamento della covata
Arnia Dadant-Blatt
(Italica- Carlini) – Brescia, 1932
Classificazione delle malattie
secondo la categoria di api
colpite
• Malattie delle api adulte: acariosi,
varroatosi, nosemiasi, amebiosi, virus
paralisi acuta, virus paralisi cronica, virus
dell’ala deformata
• Malattie della covata: peste europea, peste
americana, Aethina tumida, covata
calcificata, covata pietrificata, covata a
sacco, virus della cella reale nera
• Secondo la natura del patogeno:
parassitaria, protozoaria, batterica,
fungina, o virale
• Secondo la categoria di
ape prevalentemente colpita:
api adulte o covata
I. Patologie di NATURA PARASSITARIA
1. acariosi (Acarapis woodi)
2. varroatosi (Varroa destructor)
3. braulosi (Braula coeca)
4. senotainiosi (Senotainia tricuspis)
----------------5. aethinosi (Aethina tumida)
6. tropilaelapsosi
(Tropilaelaps spp.)
ACARIOSI (Acarapis woodi)
Grave malattia delle api adulte,
la cui denuncia è obbligatoria.
Ultimo focolaio: negli anni ‘90 in Sicilia.
Endoparassita che vive nelle trachee
(1° paio toraciche) delle api adulte, suggendo l’emolinfa.
In inverno e primavera si accoppia alla base delle ali, alterandole.
Sintomi: tremori, movimenti convulsi, ali a K, spopolamento, regine
senza ali.
10 X
L’acaro è sensibile al timolo ed al formico.
Nel passato: clorobenzilato (Folbex)
e bromopropilato (Folbex VA).
VARROATOSI o VARROOSI
malattia parassitaria delle api che colpisce sia la covata che gli
adulti, causata dall’acaro: Varroa Destructor
Varroa destructor
Zecca comune
Classe: Aracnida
Ordine: Acarina
Famiglia: Varroidae
Genere: Varroa
Specie: Varroa destructor
Acaro della polvere di casa
Dermatophagoides
pteronyssinus
Storia
• Originaria dell’Asia orientale, in cui
convive con Apis cerana senza arrecare
gravi danni
• Identificata erroneamente come
Varroa jacobsoni per la prima
volta nel 1904 su Apis cerana
da Oudemans.
Apis cerana
• Apis cerana ha un innato comportamento igienico (grooming ed
asportazione della covata parassitata), sia per la minor durata della
metamorfosi delle api nelle cellette opercolate.
Diffusione
Danni
• La varroa è un’ectoparassita che
esercita un’azione spoliatrice e
meccanico–traumatica a carico
delle api adulte e della covata.
• Espone inoltre le api ad altri patogeni che aggravano il quadro lesivo:
virus (in primis), ma anche funghi (spt. covata calcificata).
Decorso
• Patologia a lenta evoluzione
• Prima fase: assenza di segni facilmente apprezzabili
• Seconda fase: danni reversibili
• Terza fase: infestazione massiva
e danni irreversibili
Nell’arco di 1, massimo 2 anni, gli alveari non trattati pervengono a
morte!
Accrescimento
• Caratteristico è l’accrescimento della popolazione di varroa all’interno
dell’alveare;
• il grado di infestazione delle colonie, in linea di massima, raddoppia
ogni mese in cui è presente la covata
Febbraio
Agosto
50
3200
100
6400
200
12800
Morfologia della femmina
• Colore bruno-rossastro, di forma ellissoidale appiattita.
Il dorso, di consistenza coriacea, è convesso e ricoperto di peli
• Larghezza 1,5-2 mm - Lunghezza 1-1,5 mm
• 4 paia di zampe che terminano con ventose
• Vivono 60 gg in estate
150 gg in inverno
Morfologia del maschio
• MASCHIO di colore bianco-grigiastro, di forma globosa. Possiede un
corpo molle, poco cheratinizzato
• Larghezza 0,8-0,9 mm - Lunghezza 0,7-0,9 mm
• Durata vita media: circa 8-9 gg e comunque non sopravvive
all’esterno delle cellette di covata opercolata
Morfologia dell’apparato buccale
Nella femmina è di tipo
pungente-succhiante ed
è provvisto di cheliceri, lame dentate che lacerano il tegumento
delle pupe e delle api per accedere all’emolinfa.
Nel maschio è modificato,
non ha funzione alimentare
ma solo riproduttiva.
I maschi muoiono poco dopo lo
sfarfallamento dell’ape.
Trasmissione
1. Contatto diretto:
Le varroe attaccate alle api adulte
(in fase foretica) consentono al
parassita di infestare api di altre
colonie attraverso il fenomeno della deriva delle bottinatrici e dei fuchi
ed attraverso i fenomeni di saccheggio.
In una giornata di forte
attività di raccolta nettarifera
possono arrivare in una
colonia fino a 70 varroe.
Trasmissione
2. Contatto indiretto:
• attraverso l’intervento dell’apicoltore (es. trasferimento di
favi di covata per bilanciare la forza degli alveari);
•
vicinanza con apiari/alveari ammalati
es. raccolta di sciami,
apiari abbandonati o non trattati;
nomadismo
Meccanismi di difesa dell’ape
• Spulciamento (grooming)
– Self-grooming
– Allo-grooming
– Apertura e rimozione delle celle parassitate
Meccanismi di resistenza della varroa
• Mimetismo fisico (allineamento peli con quelli dell’ape)
• Mimetismo chimico (odore simile a quello dell’ape)
Ciclo biologico
• L'individuo chiave del ciclo riproduttivo è la femmina adulta,
denominata “varroa madre“, la prima che entra nella celletta di
covata;
Fase foretica
• Un ciclo biologico
della varroa dura
circa 20 gg,
di cui 6-14 sulle api
adulte, 12-15
all’interno della
cella di covata
Fase riproduttiva
• Una stessa femmina
può compiere fino a
7-8 cicli
Fase foretica (1)
• La varroa vive a spese degli adulti nutrendosi dell’emolinfa dell’ape,
insinuandosi tra le lamine ventrali dei segmenti dell’addome.
• Questa fase ha durata variabile a seconda della presenza o meno di
covata: in termine di giorni in presenza di covata, di mesi in sua
assenza (nel periodo invernale sverna sul corpo delle operaie).
Fase foretica (2)
Diversi fattori possono influenzarne la durata:
-
stagione
età degli acari
quantità di covata
attrattività della covata
(es. covata maschile/favi vecchi)
- forza della colonia
Fase riproduttiva
• Il parassita può riprodursi esclusivamente all’interno delle
cellette delle api in metamorfosi (cellette opercolate)
• Le varroe colonizzano la covata poco
dell’opercolatura (quando le larve hanno 5-6gg)
prima
• I fattori che fungono da richiamo per la varroa o che la spingano a
entrare nelle cellette di covata non sono del tutto conosciuti;
• vi è l'ipotesi che le varroe siano attratte da un feromone emesso dalle
larve
• è probabile che altri fattori o gruppi di molecole, (come anche
la presenza di polline e
miele), intervengano nel
condizionare tale momento.
• L'entrata nella covata deve avvenire in un momento ben preciso;
• entrare troppo presto rappresenta un rischio notevole per la futura
varroa madre poiché può essere scoperta dalle api ed essere tolta dalla
covata prima dell'opercolatura della cella;
•
entrare troppo tardi non è possibile, dal momento che la covata sarà
opercolata.
Fase riproduttiva
Ciclo biologico
• Quando la cella è infestata con una sola Varroa madre, la
fecondazione può avvenire solo fra il maschio e le sue sorelle ed è
perciò fra consanguinei. Con forti infestazioni due o più acari
femmina possono entrare in una stessa cella.
• La varroa femmina può essere
fecondata unicamente nella cella
dove nasce.
• La fecondazione di una femmina
può essere ripetuta fino a 9 volte.
• Nella cella dove il maschio muore prima della fecondazione, le
femmine rimangono sterili e infeconde, poiché una parte del loro
apparato genitale si atrofizza per sempre.
• Al momento della nascita dell'ape,
le varroe si aggrappano alle api
adulte e ricominciano la fase
foretica.
• Le figlie immature e il maschio, privo dell'apparato boccale,
sopravvivono per poco tempo fuori delle celle opercolate.
• Le varroe hanno una netta preferenza per le api nutrici, in
quanto queste ultime avendo funzione di accudire la covata,
permettono alla varroa di rimanere in prossimità del luogo adatto
alla loro replicazione.
Sintomatologia a carico della covata
-
covata sparsa e fortemente parassitata (↑mortalità)
opercoli forati (come nella peste americana)
puzzo fetido tipico di covata morta (colla di pesce)
visione diretta dei parassiti sulle pupe/api malformate/nelle
cellette di covata
- Api morte in procinto di sfarfallare, malformate con ligula
estroflessa e fortemente parassitate da varroa
Sintomatologia a carico delle api adulte
-
spopolamento degli alveari
Orfanità e sostituzione di regina
tendenza alla sciamatura
riduzione durata di vita fino al 50%
Immunodepressione/predisposizione ad altre malattie
(virosi/covata calcificata)
- incapacità di volare/riduzione glicogeno muscoli volo (api oziose)
- disfunzioni ghiandolari
• Malformazioni delle api adulte:
- riduzione del peso e delle dimensioni
delle api dal 7 al 25% (mini fuchi);
- api con ali deformi/idropiche o assenti;
- deformazioni dell’addome, del pungiglione e delle zampe;
- api annerite.
Diagnosi
•
•
La patologia è diffusa nel 100% degli alveari, quindi non si deve
diagnosticare la malattia, ma si deve valutare il grado di
infestazione mediante periodici controlli sia della caduta naturale
che, soprattutto, della caduta dopo trattamenti antivarroa;
dal grado di infestazione, dipende il futuro della famiglia.
• Valutazione infestazione in celle da fuco : disopercolando con la
forchetta le celle da fuco: trovare più di 3 celle infestate su 10 in
primavera/inizio estate è indice di un grado di infestazione
elevato;
• Arnia razionale moderna:
presenza di una rete sul fondo
con maglie di 3 mm, sotto cui
è posizionato il cassettino
diagnostico sul quale è applicato
un foglio adesivo (o grasso o
vaselina) dove rimangono
attaccate le varroe
eventualmente cadute
• Valutazione della caduta naturale:
media di varroe cadute in 1 giorno x 100 = n° di varroe presenti
nell’alveare.
In primavera + di 5 varroe/giorno = grado di infestazione elevato.
• In realtà si è visto che tale caduta non è sempre proporzionale al
livello di infestazione degli alveari in quanto è fortemente correlata
al comportamento igienico delle diverse famiglie.
• Valutazione del grado di infestazione mediante
conta della varroa caduta dopo trattamenti
acaricidi
Profilassi mediante tecniche apistiche
- Mantenere le famiglie con forza simile tra loro
- Limitare la deriva (predellini di diverso colore)
- Avere famiglie con stesso livello infestazione (es. quarantena per
sciami)
- Sostituire 3-4 favi/anno/alveare
- Sostituire le regine ogni 2, massimo 3 anni
- Monitorare il livello di infestazione
- Applicare schemi di trattamento efficaci,
frequenti, a calendario, fatti
contemporaneamente su tutti gli alveari
I. Patologie di NATURA PARASSITARIA
1. acariosi (Acarapis woodi)
2. varroatosi (Varroa destructor)
3. braulosi (Braula coeca)
4. senotainiosi (Senotainia tricuspis)
----------------5. aethinosi (Aethina tumida)
6. tropilaelapsosi
(Tropilaelaps spp.)
AETHINOSI (Aethina tumida)
Coleottero Nitidulide originario
dell’Africa meridionale il cui ciclo
biologico viene solitamente completato
nel nido di apoidei (Apis mellifera
o Bombus spp.). La prima segnalazione
negli USA risale al 1998 in Florida.
Attualmente è in USA C/E, Hawaii,
Canada, nord Africa ed Australia.
Nel 2004 primo focolaio UE in Francia dal Messico,
fortunatamente chiuso tempestivamente con successo.
1998-2007
National
Agricultural Pest
Information
System (NAPIS).
Purdue University.
"Survey Status of Small
Hive Beetle - Aethina
tumida (2008 to
present)." Published:
10/11/2011.
http://pest.ceris.purdue.
edu/map.php?code=INB
JQEA&year=3year.
Accessed: 10/16/2011.
2007-2011
Ciclo biologico: le femmine, tramite il volo od il commercio di
materiale apistico penetrano negli alveari sani attraverso l’ingresso
dell’arnia, depongono le uova nel nido (fessure del legno o nei favi
di covata). Le larve (fino a diverse decine di migliaia/favo)
scavano tunnel nei favi alimentandosi di covata, miele e polline.
Parassitano e alterano i favi che diventano viscidi ed assumono un
odore nauseabondo di arance andate a male. Dopo 14 giorni, le
larve (c.a. 1 cm) di notte si lasciano cadere all’esterno dell’arnia
per impuparsi nel terreno (da 5 a 60 cm) e compiere la loro
metamorfosi in adulti (c.a. 1 mese).
I. Patologie di NATURA PARASSITARIA
1. acariosi (Acarapis woodi)
2. varroatosi (Varroa destructor)
3. braulosi (Braula coeca)
4. senotainiosi (Senotainia tricuspis)
----------------5. aethinosi (Aethina tumida)
6. tropilaelapsosi
(Tropilaelaps spp.)
TROPILAELAPSOSI
Tropilaelaps clarae e T. mercedesae
sono patogeni per Apis mellifera
(T. koenigerum e T. thaii)
Diffusione: Asia ed Indonesia.
Tropilaelaps causa danni simili alla Varroa, covata irregolare, adulti
ridotti di dimensioni, malformati. Le api possono collassare per i
danni a carico della covata. A volte induce le api a sciamare.
Diversamente dalla Varroa, non riesce a
penetrare la cuticola delle api adulte e
quindi parassita solo la covata.
Sulle api adulte sopravvive per un tempo
limitato (da 2 a 7 giorni).
Importazioni di api regine da Paesi Terzi:
controlli IZSLT
2006 2007
2008
2009 2010 2011
2012
Numero di api regine
407
907
Nessun arrivo
885
446
1.457 2.872
importate dall’Argentina
3500
2872
3000
2500
2000
1457
1500
1000
907
885
407
446
500
0
0
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
II. Patologie di NATURA
BATTERICA
1. Peste americana (Paenibacillus larvae)
2. Peste europea (Melissococcus plutonius)
LA PESTE AMERICANA
è dovuta al batterio sporigeno, Gram positivo
Paenibacillus larvae
Paenibacillus larvae
Trasmissione: mediante le spore da ape nutrice a
larva (via orale). Quanto più la larva è giovane, tanto
più è recettiva alla malattia (spt. < 2 giorni di vita).
Nel tubo digerente delle larve il batterio germina
(ambiente semiaerobico) e provoca la malattia nella
larva portandola a morte.
La larva (ormai pupa) muore di solito pochi giorni
dopo l’opercolatura della cella (circa 9 giorni
dall’infezione), sebbene in certi casi muoiono prima
dell’opercolatura.
Dopo 2 giorni dalla morte della pupa si ha la
formazione di nuove spore che possono rimanere
vitali per più di 30 anni.
2 giorni
0-3° giorno
4°-8° giorno
INFEZIONE!
9° giorno: opercolatura
All’ottavo giorno
dall’ovodeposizione la larva si
sdraia lungo la parete inferiore
della cella (prepupa). Morte della
larva: 4°-8° giorno dopo
opercolatura.
COMPARSA DEI
SINTOMI!
TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE:
PER VIA ALIMENTARE MEDIANTE LE
SPORE!
Da 1 sola larva morta: circa 3 miliardi di spore.
Perché si manifesti la malattia sono necessarie da 1
a 100 larve morte (da 50x106 a 300x109 spore).
Resistenza delle api estremamente variabile!
Dove possiamo ritrovare le spore: arnia, favi, melari,
materiale apistico in genere, prodotti dell’alveare,
adulti di famiglie infette.
Sintomatologia
Colore: più scuro della norma;
Odore: fetido di colla di pesce;
Covata: irregolare/sparsa,
cellette infossate, forate.
Diagnosi di campo
1. Verifica della sintomatologia
e “prova dello stecchino”
2. Kit immunomigrazione rapida:
AFB (Vita LIFE@) – American Foul Brood
Prova dello stecchino
2. Kit diagnostici AFB
Foto ISZA-Roma
Diagnosi di laboratorio
•
•
•
Isolamento del P. larvae su terreni di coltura
(es. TSBYE, TSAYE, AS, MYP, J-AGAR);
verifica crescita e morfologia delle colonie.
Colorazione di Gram e morfologia del germe.
Prove biochimiche (API50CH):
catalasi (-), riduzione dei nitrati (+), gelatinasi (+), amilasi (+)
Foto UNMDP
PESTE EUROPEA
La peste europea è una malattia della covata causata da un agente microbico
spesso associato ad altri batteri , specifici od occasionali.
Agente specifico: Melissococcus plutonius (anaerobio obbligato).
Cocco lanceolato gram positivo, in coppia, in piccoli ammassi, bacilli gram
positivi.
Si associano ad esso: Paenibacillus alvei,
ed Enterococcus faecalis la loro presenza e la forte
quantità (spt. del P. alvei e dell’E. faecalis) possono
essere considerati indici di peste europea;
aggravano la sintomatologia del M. plutonius
Ma possono anche essere presenti:
Bacillus laterosporus ed Achromobacter eurydicae
Compare solitamente in primavera/inizio estate
quando la covata è nel periodo di maggiore
sviluppo.
E’ caratterizzata, ma non sempre, da un andamento
benigno con tendenza a guarire spontaneamente
con la stagione di raccolta e l’aumento del numero
delle operaie.
Sono colpite le larve al primo stadio di sviluppo nei
primi 4 giorni di vita.
L’infezione avviene per via orale e si localizza a
livello intestinale.
La larva muore prima che la celletta venga
opercolata; in casi gravi può manifestarsi anche in
cellette opercolate.
La malattia colpisce principalmente la covata
non opercolata provocando la morte delle larve 1-2 giorni
prima che vengano opercolate
L’identificazione della malattia tramite la
sola osservazione dei segni clinici sul campo
non è sempre attendibile in quanto altre cause
possono concorrere alla morte delle larve
Le larve colpite all’inizio si presentano di colore bianco opaco
Contorte , incurvate con il
dorso verso l’apertura
dalla celletta,
appiattite contro il fondo
della celletta.
Odore aspro, acido, putrido.
Successivamente le larve assumeranno
un colore giallo,
fino al bruno più o meno scuro
(anche in funzione dei
batteri concorrenti a dare il quadro lesivo)
DIAGNOSI IN APIARIO
Osservazione
della covata
(emissione del sospetto)
Test EFB (Vita Europe@)
utilizzare 2-3 larve per Kit
Diagnosi di laboratorio
Striscio su vetrino di larva
da inviare al laboratorio per
le colorazioni
Colorazioni istologiche a partire da larve
(STRISCIO DELLA LARVA SUL VETRINO)
Colorazioni di Gram o Carbol fuxina
- larve non opercolate:
Melissococcus plutonius si evidenzia in cocchi Gram +, lanceolati,
a coppia, che formano piccole catenelle o piccoli ammassi;
- larve opercolate:
si vedono, oltre al M. plutonius, anche le spore del Paenibacillus
alvei (si vede la parete delle spore, come fossero in trasparenza)
Colorazione Gram da striscio di larva:
Cocchi lanceolati, in corte catene, accoppiate ed in piccoli ammassi
COVATA OPERCOLATA
Positiva Kit EFB
Cocchi isolati, a coppia,
spore P. alvei
Colorazione gram striscio di intestino larva non opercolata:
Diagnosi di laboratorio
isolamento su terreno colturale
Isolamento del Melissococcus plutonius:
si utilizza agar Bailey dopo incubazione in anaerobiosi
per 3-4 giorni a 35°C (anche una piastra in termostato a
temperatura classica ed aerofilia per vedere se
eventualmente cresce il Paenibacillus alvei) e successiva
colorazione con Nigrosina (si può osservare di nuovo il
tipico aspetto).
Colonie cresciute su agar
Bailey dopo 4 giorni di
incubazione in anaerobiosi
a 35 °C
Colorazione nigrosina 5% colonie di
Melissococcus plutonius cresciute su agar Bailey
III. Le malattie di NATURA FUNGINA
1) Nosemiasi, 2 diverse specie
- Nosema apis: forma diarroica, rara in IT
- N. ceranae: forma con scarsi sintomi di
spopolamento, endemica in IT
2) Covata pietrificata (Aspergillus flavus o A. fumigatus)
Interessa sia api adulte che covata. Le larve divengono
verdi/marroni e di consistenza durissima.
3) Covata calcificata (Ascosphaera apis)
LA NOSEMIASI
Malattia delle api adulte dovuta ad un
microsporidio, cioè un fungo unicellulare.
• Classe: Microsporidi
• Famiglia: Nosematidi
• Genere: Nosema
Apis mellifera: è interessata da 2 diverse specie di
Nosema: N. apis e N. ceranae
N. ceranae ed A. mellifera
1997: Fries dimostrò la patogenicità in vitro
di questo microsporidio per la nostra Apis
mellifera (“ape europea”). Tutti però lo
consideravano confinato in Asia.
2006: Higes trovò 10 su 11
campioni di api spagnole
positive per N. ceranae.
Ad oggi N. ceranae e N. apis
sono diffusi in tutto il mondo
Non si è riusciti a capire con precisione quando e
dove N. ceranae ha infettato per la prima volta l’ape
mellifera. Si ritiene comunque legittimo credere che
questo passaggio sia avvenuto da almeno 20 anni.
Studio (2009) sulla prevalenza
di N. ceranae nel centro Italia
Livelli di infezione negli apiari del monitoraggio nel mese di maggio 2009
1.100.000
983.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
300.000
251.343
300.000
437.813
Ca
ve
Ar
te
na
Be
lle
gr
a
G
en
az
za
no
1
Ci
c
ilia
no
o
Su
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no
2
on
ia
20.000
ui
d
0
G
0
200.000
120.000
Za
ga
ro
lo
200.000
Ti
vo
li
N. spore/ape
1.200.000
Risultati in Toscana
(monitoraggio Apenet Toscana)
2009/2010
Risultati – Nosema spp. 2009
Italian regions
Central Italy
South Italy
campioni
positivi
Nosema
apis
North Italy
Veneto
Prov. Auton. Bolzano
Prov. Auton. Trento
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Lazio
Abruzzo
Umbria
Sardegna
Molise
Campania
Basilicata
Puglia
Calabria
Sicilia
Nosema
ceranae
campioni positivi
“Ricerca effettuata nell'ambito del progetto "Apenet: monitoraggio e ricerca in apicoltura", finanziato dal Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali” (dati Franco Mutinelli)
Risultati – Nosema spp. 2010
North Italy
Central Italy
South Italy
Nosema apis
0%
Nosema ceranae
42%
Negative
campioni
campioni negativisamples
58%
positivi
Dal 2009: 1 solo caso di N. apis in provincia di Bolzano
“Ricerca effettuata nell'ambito del progetto "Apenet: monitoraggio e ricerca in apicoltura", finanziato dal Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali” (Dati Franco Mutinelli)
Tutti i microsporidi sono parassiti intracellulari
che riconoscono come modalità di diffusione
le spore e che posseggono strutture adibite
alla loro penetrazione nelle cellule.
Nosema spp. infatti è provvisto
di un “filamento polare” che si
struttura dalla spora in fase
germinativa e gli consente di
passare nelle cellule intestinali
dell’ospite (ape).
Propagazione dell’infezione: le spore
Fino a 30-50 milioni di spore
DI50: 20-90 spore/ape
Esistono differenze sostanziali dal
punto di vista della
sintomatologia nelle famiglie
colpite dai 2 patogeni, ma non è
possibili distinguerli dall’aspetto
delle spore al microscopio ottico!
Ovali
(3*6
micrometri)
Rifrangenti
Fonti di contagio
• Feci (fonte primaria di contagio)
• Telaini infetti
(anche polline e miele)
• Trofallassi
• Deriva
• Saccheggio
N. ceranae riesce a moltiplicare in un range di
temperatura più ampio rispetto al N. apis
(Martin-Hernandez, 2009).
Di contro, la vitalità del N. ceranae si riduce in
modo significativo alla temperatura di
congelamento
(Fries e Forsgren, 2009)
Nosema spp.:
andamento dell’infezione
N. apis
3
Spores per bee X 106
2,5
2
1,5
1
0,5
0
1
J
2
F
3
4
M
5
6
A
7
8
M
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
J
J
A
S
O
N
D
Picco primaverile (umidità, molte bottinatrici anziane).
Non a caso “spopolamento primaverile”.
N. ceranae nel centro Italia (2009)
450.000
413.243
Numero spore/ape
400.000
350.000
300.000
250.000
200.000
251.342
150.000
100.000
57.778
50.000
0
maggio '09
giugno '09
agosto '09
N. ceranae
(monitoraggio Apenet-Toscana – 2010)
Sintomatologia
Nosema apis:
forma enterica classica, associata a
“spopolamento primaverile” delle famiglie.
Sintomi
Api malate con
addome
rigonfio
Ape
sana
Nosema ceranae: le bottinatrici muoiono lontano
dall’alveare. Assenza di diarrea.
Higes la considera responsabile di fenomeni di
spopolamento degli alveari. Nell’arco di 18 mesi:
• Fase 1 (o fase asintomatica): meno del 60% delle
bottinatrici sono infette.
• Fase 2 (o fase di rimpiazzo): aumento deposizione
della regina durante i mesi invernali, a fronte di un
aumento della mortalità delle larve. Viene
rinvenuto nelle bottinatrici un maggior numero di
spore.
• Fase 3 (o di falso recupero): inizia nella primavera
successiva in cui la famiglia depone di più; da
giugno però la popolazione di api tende a diminuire
ed il patogeno ricomincia ad avere il sopravvento.
Aumenta quindi la percentuale di api infette.
• Fase 4 (o di spopolamento) tra settembre e
novembre. Cresce progressivamente la % di
bottinatrici infette ( > 80%). Il numero di favi
popolati si riduce drasticamente fino al
ritrovamento di sole poche api (spesso con regina
morta). Presenti scorte di miele e polline; ed in
molti casi una piccola rosetta di covata opercolata.
Di fatto, molti dati già pubblicati sul fenomeno
dello spopolamento e morte degli alveari non sono
riusciti a stabilire un rapporto di causa-effetto tra
l’infezione e lo spopolamento e morte delle
famiglie.
Diagnostica di laboratorio
Campionamento
Prelevare attorno a mezzogiorno almeno 30
bottinatrici dal predellino di volo dell’alveare.
Metterle in un barattolo o sacchetto presto/chiuso
Conservare i campioni alla T° di congelamento
fino all’arrivo in laboratorio
Esame microscopico
Presenza/assenza Nosema spp.
Al microscopio ottico
visualizziamo le spore:
ovali e rifrangenti
N.ceranae: 4,4 µm x 2,2 µm
N.apis
: 6 µm x 3 µm
Ingrandimento 40X
Conta spore di Nosema spp.
Camera di
Burker
LIVELLI DI INFEZIONE
BASSO: < 100.000 spore/ape
MEDIO: tra 100.000 e 1 milione spore/ape
ALTO: > 1 milione spore/ape
Microscopia elettronica
N. ceranae
In grado di differenziare le
due specie in base al
numero di eliche del
filamento polare
N.ceranae: 20 – 23
N.apis: > 30
N. apis
TECNICHE BIOMOLECOLARI
Esistono diversi protocolli di Polymerase Chain
Reaction (PCR) in grado di distinguere i due
microsporidi patogeni per Apis mellifera
Identificazione di specie!
Nosema ceranae/N. apis
• PCR - RFLP (Klee et al., 2007; Tapaszti et al., 2009)
M 1 2 3 4 C+ C-
• Real-Time PCR
(Cox-Foster et al., 2007; Chen et al., 2009;
Bourgeois et al., 2010)
• Uniplex PCR con primer specie specifici (Chen et al., 2008)
• Multiplex PCR (Martin-Hernandez et al., 2007) raccomandato dall’OIE
IV. Le malattie di NATURA VIRALE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Covata a sacco (SBV)
Virus dell’ala deforme (DWV)
Virus della paralisi cronica (CBPV)
Virus della paralisi acuta (ABPV)
Virus della cella reale nera (BQCV)
Virus israeliano della paralisi acuta (IAPV)
Virus Kashmire (KBV)
Primo isolamento di IAPV in
Italia 2009-2010:
7 apiari in Toscana (Apenet RT);
1 apiario in Lazio
(spopolamento)
IAPV
Primo isolamento
di KBV in Italia nel 2010:
1 apiario in Toscana;
2 apiari nel Lazio
(Apepark)
V. Malattie di NATURA
PROTOZOARIA
1. Amebiasi (Malpighamoeba mellificae)
Assenza di sintomi evidenti.
Spesso associata a nosemiasi da N. apis.
Comporta un accorciamento della vita delle api.
2. Critidiosi (Crithidia mellificae)
e
Ordine Tripanosomatida
leptomonosi (Leptomonas apis)
Possibilmente responsabili di forme
enteriche in Apis mellifera.
Il cotagio ape-ape avviene
attraverso la trofallassi.
VI. I PREDATORI
Ragni
(Thomisus spp.
Epeira diademata)
Topo campagnolo
Acherontia atropos
(lepidottero)
Merops apiaster (gruccione)
Mallofora ruficauda
(dittero)
Rondine
Falco pecchiaiolo
Picchio verde
Mantide
Libellule
Tarma grande (Galleria mellonella)
Tarma piccola (Achroia grisella)
Vespa solitaria
Phylantus triangulum
Calabrone (Vespa crabro)
Trichodes
alvearius
Potosia morio
(coleottero)
L’orso (Abruzzo e Trentino)
Grazie dell’attenzione!
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