ULTRASONOGRAPHY OF THE UDDER AND THE TEAT IN COW: PERSONAL
OBSERVATIONS.
ECOGRAFIA DELLA MAMMELLA
OSSERVAZIONI PERSONALI.
E
DEL
CAPEZZOLO
DELLA
BOVINA:
De Majo M., Pugliese M., De Domenico A., Lo Magno G.*, Niutta P.P.
Dept. of Veterinary Medical Science – University of Messina, Italy.
DVM, Breeder’s Association of Ragusa, Italy.
Corresponding author: M. De Majo ([email protected]) – Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie,
Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Messina, Polo Universitario dell’Annunziata, 98168 Messina
(ITALIA).
Summary
By using ultrasonography is possible to visualize of glandular parenchima, gland cistern, teat cistern and teat
canal.
A portable machine (Falco 100 – Esaote s.r.l.) equipped with a 3.5 –5.0 MHz convex transducer (for the
udder) and a 8.0 MHz linear array transducer (for the teat) was used. For ultrasonography the teat was dipped
in a water-filled plastic cup.
Physical examination of the udder; inspection, palpation and catheterisation of the teat; individual quarter
somatic cell count and microbiological analyses were compared with echographic findings.
Riassunto
L’ecografia della mammella consente l’esame morfologico del parenchima, del seno galattoforo; della
cisterna e del canale del capezzolo. Nella vacca da latte si ritiene tale indagine particolarmente utile ad
integrazione dell’esame obiettivo particolare (E.O.P.) e dei comuni esami strumentali (cateterizzazione
del capezzolo, ecc.) e di laboratorio (conta delle cellule somatiche, es. microbiologico, ecc.) per valutare
sede, morfologia e struttura di un processo patologico e nella identificazione di lesioni ostruttive del seno
e del canale del capezzolo.
Obiettivo della presente ricerca è stato quello di valutare con tale tecnica diagnostica la mammella ed il
capezzolo di bovine da latte, appartenenti a differenti razze presenti sul territorio, che presentavano
normale E.O.P. dell’organo e cellule somatiche nei limiti fisiologici nonchè di soggetti con anormalità sia
all’esame fisico della mammella che al conteggio delle cellule somatiche. L’apparecchio utilizzato è stato
un ecografo portatile (Falco 100 – ESAOTE s.r.l., Italia) dotato di sonda lineare di 8.0 MHz, con zona
focale tra 3 e 7 cm.
Parole chiavi: ecografia, mammella, capezzolo, bovina.
Key words: ultrasonography, udder, teat, cow.
Introduzione
Il latte, da sempre considerato alimento di alto pregio per l’elevato potere nutrizionale, occupa oggigiorno
sicuramente un posto di rilievo nell’ambito dell’ economia aziendale non solo nazionale ma anche mondiale,
in quanto produzione, lavorazione e commercio sono da sempre legati ai vari settori produttivi come il
lattiero caseario, lo zootecnico e il settore sanitario.
Il mantenimento delle caratteristiche igienico-sanitarie del latte risulta, quindi, di fondamentale importanza
per le influenze qualitative che esso può avere sui prodotti trasformati e sulla redditività delle produzioni,
caratteristiche che vengono però a mancare nel caso in cui la mammella sia affetta da processi flogistici in
grado di comprometterne l’integrità morfo-funzionale e nello stesso tempo di alterare i parametri
organolettici ed igienico sanitari dei prodotti derivati.
Le mastopatie, ed in particolare i processi flogistici a carico della mammella, sono sicuramente le patologie
che più frequentemente colpiscono la specie bovina con un’incidenza pari al 31%, seguite dalle infezioni
podali e dagli aborti rispettivamente con il 18% e il 9% dei casi (Philpot, 1984).
Prescindendo da una classificazione di ordine infettivo, la presenza o meno di una sintomatologia consente di
suddividere le mastiti in cliniche e subcliniche, riconoscendo quali fattori predisponenti all’instaurarsi del
processo infettivo cattive condizioni igieniche e di management, alterazioni di tipo morfostrutturale, errate
operazioni durante la mungitura, squilibri alimentari e ormonali, presenza di soluzioni di continuo, ulcere e
lesioni di vario tipo che possono costituire la porta per l’ingresso per germi patogeni (S.aureus, S.agalactiae,
S.dysagalactiae, S.uberis, coliformi, Pseudomonas spp, Mycoplasma spp).
Le mastiti clinicamente manifeste sono caratterizzate dai segni clinici dell’ infiammazione del parenchima
mammario e da alterazioni quanti-qualitative del latte, che già all’ispezione potrà presentare colore anormale,
piccoli fiocchi di fibrina e presenza di essudato.
Le mastiti latenti o subcliniche, vero e proprio dilemma diagnostico per il medico veterinario, generalmente
sostenute da S.agalactiae e S.aureus, in virtù della sintomatologia poco manifesta, risultano caratterizzate
dalla mancanza di rilievi clinici sia all’esame obiettivo generale della bovina, sia all’esame particolare della
mammella; frequentemente l’ unico sintomo è rappresentato da un aumento del numero di leucociti
polimorfonucleati nel latte (cellule somatiche), testimonianza del mancato mantenimento di quelle
caratteristiche microbiologiche che fanno del latte un alimento di elevato valore nutrizionale.
Inizialmente il parenchima mammario apparirà per lo più normale, senza segni evidenti di infiammazione,
successivamente potranno intervenire fatti sclerotici con modificazioni del parenchima stesso, che si
presenterà duro e aumentato di volume, accompagnato da diminuzione della produzione lattea. Considerate
le peculiarità sintomatologiche del processo subclinico, non sempre sufficienti per avere una conferma
diagnostica, è necessario fare riferimento ad accertamenti collaterali. Fino a questo momento si è fatto
ricorso a tecniche laboratoristiche e tra questi ricordiamo i test più comuni (CMT, DHIA, coltura
microbiologica) che, per quanto attendibili richiedono un dispendio notevole di tempo per la determinazione
e l’elaborazione dei risultati latte (Dinc DA et al., 2000).
Anche i problemi di mungitura della mammella legati a masse nella cisterna del capezzolo o a varici sono
causa di una importante perdita economica nell’allevamento di vacche da latte.
Recentemente anche in buiatria le tecniche di diagnostica per immagini, ed in particolare l’esame ecografico,
costituiscono un valido sussidio per la diagnosi di patologie sia cliniche che subcliniche riguardanti il
parenchima mammario ed il capezzolo; infatti, attraverso tale indagine è possibile evidenziare eventuali
modificazioni strutturali che interessano l’organo in toto (Cartee RE et al., 1986; Trostle SS e O’Brien RT,
1998; Bradley KJ et al., 2001; Franz S et al., 2001a).
Nella vacca da latte tale indagine risulta particolarmente utile, ad integrazione dell’esame obiettivo
particolare e dei comuni esami strumentali (cateterizzazione del capezzolo) e di laboratorio, per valutare
sede, morfologia e struttura del processo patologico e nell’identificazione di lesioni ostruttive del seno e del
canale del capezzolo(Franz S et al., 2001b).
Prima di discutere la metodologia applicativa di questa indagine strumentale nella bovina, oggetto della
presente nota, riteniamo opportuno premettere alcuni elementi caratteristici riguardanti l’ecografia della
mammella.
Cenni preliminari sull’ecografia della mammella: indicazioni sulla tecnica
L’utilizzo dell’esame ecografico sulla mammella bovina ha notevole importanza in quanto consente di
differenziare le differenti strutture anatomiche come il parenchima ghiandolare, la cisterna mammaria e il
canale del capezzolo, e di conseguenza evidenziare eventuali alterazioni di carattere morfostrutturale.
L’applicazione della sonda ecografica direttamente sull’organo dà la possibilità di visualizzare il parenchima
della ghiandola mammaria, il profilo della cisterna e del capezzolo, mentre per l’esame del capezzolo e del
dotto galattoforo, al fine della migliore risoluzione dell’immagine, è necessaria la visualizzazione dello
stesso immerso in un contenitore plastico colmo d’acqua, poggiando la sonda sulle pareti.
Fisiologicamente il parenchima ghiandolare presenta una struttura omogenea interrotta da canali con parete
iperecogena che rappresentano i dotti galattofori; la cisterna mammaria, contenente latte, presenta aree di
anecogenicità; la giunzione fra la cisterna del capezzolo e il canale del capezzolo (rosetta di Furstenberg) si
presenta piuttosto omogenea e iperecogena.
Il capezzolo risulterà formato da tre strati, di cui uno più interno, sottile con echi brillanti, uno strato
intermedio con debole ecogenicità contenente piccole cavità anecogene all’interno e uno strato esterno
caratterizzato da una linea ecogena, che corrispondono anatomicamente alla membrana mucosa, al tessuto
connettivo e muscolare e alla cute.
Il canale del capezzolo è formato da una piccola struttura con una lunghezza di 8-12 mm e un lume
approssimativamente di 0-7 mm, tali dimensioni rendono difficile la realizzazione di immagini di
soddisfacente qualità. Ciononostante, attraverso l’utilizzo di una tecnica adeguata, il canale del capezzolo
appare come una sottile linea bianca, demarcata da una banda ipoecogena parallela, stretta, sottile e scura
(Franz S et al., 2001a).
Cosa rappresentino le due bande non è stato ancora definito, anche se è ipotizzabile che la banda bianca,
sottile possa essere identificata con la membrana mucosa, mentre la banda più scura, ipoecogena con il
sistema vascolare.
Materiali e metodi
Il nostro studio è stato condotto su sedici bovine ad alta produzione lattifera, di razza Frisona Italiana, a metà
lattazione, della provincia di Ragusa nella Sicilia meridionale.
Utilizzando un apparecchio portatile (FALCO 100-ESAOTE s.r.l., Italia), dotato di sonda convex 3.5-5 MHz
per la mammella e sonda lineare 8 MHz per il capezzolo, sono stati effettuati esami ecografici di parenchimi
mammari e capezzoli con normalità clinica; mammelle con un aumento del numero di cellule somatiche;
mammelle con segni clinici di mastite e aumento delle cellule somatiche; capezzoli (seno papillare e dotto
papillare) di mammelle riferite dall’allevatore a più lento svuotamento durante la mungitura.
Le sedici bovine sono state raggruppate in quattro gruppi: un primo gruppo (A) composto da cinque soggetti
con normale produzione lattea e con CCS inferiore a 1x105cell/ml; un secondo gruppo (B), formato da
cinque soggetti che presentavano solamente un aumento dell’CCS (da 1 a 5x106 cell/ml); un terzo gruppo
(C) costituito da due soggetti affetti da mastite acuta e infine un quarto gruppo (D) con quattro soggetti
affetti da mastite cronica.
Su ogni animale è stato effettuato preliminarmente l’esame obiettivo generale e quello particolare della
mammella, successivamente, previa pulizia, l’ esame ecografico dell’organo direttamente in stalla con
l’animale contenuto mediante applicazione di un piccolo arco metallico fra la groppa e la grassella (Fig. 1).
La sonda ecografica veniva poggiata direttamente sul parenchima mammario previa applicazione del gel,
mentre il capezzolo veniva esaminato con una sonda lineare posta sulla parete di un piccolo contenitore
plastico pieno d’acqua in cui veniva immerso il capezzolo (Fig. 2).
Risultati
Le cinque bovine appartenenti al gruppo A, con valori di cellule somatiche nella norma, presentavano un
normale aspetto ecografico della mammella (Fig. 3).
Relativamente al gruppo B, in due bovine che presentavano aumento dell’ CCS si associava un quadro
ecografico di diffusa iperecogenicità in tutto il parenchima mammario (Fig. 4).
Tre animali appartenenti allo stesso gruppo, con CCS tra 2 e 3x106 cell/ml presentavano un aumento di
ecogenicità nel distretto superficiale della ghiandola (Fig. 5). Nessuno dei soggetti appartenenti a questo
gruppo mostrava segni di mastite, per cui veniva emesso il sospetto di mastite subclinica.
Nelle due bovine appartenenti al gruppo C, con anamnesi di leggera diminuzione della produzione lattea da
circa due giorni, l’esame obiettivo particolare metteva in risalto un modesto edema della mammella, aumento
locale della temperatura e dolorabilità alla palpazione con un modesto risentimento generale (8). All’esame
ecografico in una bovina si poteva evidenziare un aumento dell’ecogenicità del quarto anteriore destro,
mentre nell’altra erano visualizzabili aspetti di iperecogenità multifocale riconducibile a processi di
sostituzione del parenchima ghiandolare con tessuto fibrotico (Fig. 6). Le immagini ecografiche risultavano
compatibili con il sospetto diagnostico di mastite acuta nel primo caso e mastite acuta in via di
cronicizzazione nel secondo.
Riguardo alle quattro bovine del gruppo D, l’anamnesi riferiva una diminuzione della produzione lattea già
nella precedente lattazione ed in particolare in una di queste mancata produzione lattea nel quarto posteriore.
All’ E.O.P. le mammelle di tutti e quattro i soggetti presentavano diffuso aumento della consistenza ed
all’esame ecografico si osservavano immagini riconducibili alla sclerosi di vaste porzioni ghiandolari.
L’ecostruttura del quarto segnalato, risultava particolarmente interessante per la presenza di un ascesso
contenente presumibilmente gas (Figg. 7 e 8).
Per tutti gli animali appartenenti al gruppo D veniva emessa diagnosi di mastite cronica.
Dei tre capezzoli indagati, solo in un caso è stato possibile effettuare diagnosi di stenosi non per ostruzione a
livello della rosetta di Fustenberg ma per la presenza di una piccola lesione responsabile dell’ostruzione del
dotto papillare, in una bovina la cui anamnesi riferiva problemi durante la mungitura.
Discussione
Da quanto riportato nel presente lavoro si evince come l’esame ecografico della mammella e del capezzolo
nella specie bovina è una tecnica di facile utilizzo nella pratica clinica. Tale indagine strumentale non
invasiva, consente, utilizzando una attrezzatura idonea ed una corretta metodologia, di ottenere immagini di
buona qualità sia del parenchima mammario che del capezzolo.
Dall’analisi dei risultati ottenuti, essa è risultata particolarmente importante sia per evidenziare processi
flogistici e/o degenerativi che per valutare l’estensione e la gravità degli stessi attraverso l’alterazione della
struttura dell’organo indagato, dando così informazioni utili sia per la prognosi che per l’effettuazione di
terapia specifica (8).
L’impiego di tale esame permettere di diagnosticare, in particolar modo, precocemente le forme subcliniche
o pauci-sintomatiche (le più frequenti e le più difficili da evidenziare) che, diversamente ed in modo
completo ed organico, non è possibile mettere in risalto. L’importanza di effettuare una diagnosi precoce
risiede nella possibilità di effettuare la terapia antibiotica prima della comparsa dei segni clinici e
dell’estensione del danno funzionale, limitando così le perdite economiche e aumentando l’efficacia del
farmaco se somministrato precocemente.
Nei casi di stenosi del capezzolo, responsabili di perdite finanziarie considerevoli nell’allevamento di bovine
da latte, l’indagine ecografica diventa molto utile al fine della localizzazione della lesione ostruttiva,
specialmente quando la stessa è localizzata a livello della cisterna. Ciò anche perché l’evoluzione delle
tecniche di chirurgia minimamente invasiva del capezzolo (teloresettoscopia) consente una soluzione
definitiva del problema. I risultati a breve e lungo termine di tale tecnica, applicata per la asportazione di
masse vegetanti nella regione della rosetta di Furstenberg, indicano un ripristino pressoché completo del
flusso di latte sia nella stessa lattazione in cui si è intervenuti chirurgicamente che nella successiva (9).
Concludendo, è possibile affermare che l’esame ecografico della mammella e del capezzolo rappresentano
un valido strumento diagnostico per la visualizzazione di patologie a carico delle porzioni interessate ed in
particolar modo quando non abbiamo la presenza di segni clinici evidenti o, qualora, la sintomatologia sia
del tutto assente o sia rilevabile solo un elevato numero di cellule somatiche nel latte (Zulauf M e Steiner A,
2001).
Pertanto, è auspicabile che tale esame strumentale venga utilizzato sempre più frequentemente nella pratica
buiatrica e nelle operazioni di compravendita.
INDICE FOTOGRAFIE
Fig.1
Fig.2
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Fig.6
Fig. 7
Fig.8
Fig.1- Esame ecografico dell’organo in stalla con contenzione mediante archetto. Fig.2- Ecografia del
capezzolo previa immersione in contenitore plastico pieno d’acqua ed applicazione di sonda lineare sulla
parete esterna. Fig.3- Parenchima ghiandolare di aspetto ecografico normale. Fig.4- Quadro ecografico di
diffusa iperecogenicità. Fig.5- Aumento di ecogenicità nel distretto superficiale. Fig.6- Iperecogenità
multifocale riconducibile a processi di sostituzione del parenchima ghiandolare con tessuto fibrotico. Figg.78 Ombra acustica posteriore (frecce rosse) proveniente dalla regione superficiale (freccia gialla) di una
lesione ben demarcata (freccia blu) caratterizzata da echi interni disomogenei (freccia verde).
BIBLIOGRAFIA
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Trostle
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Ultrasonography
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ecografia del capezzolo e della mammella della bovina