G It Cons - Supplemento vol. II - n. 4
Ottobre-Dicembre 2004
Proprietà meccaniche
a flessione della dentina
radicolare umana
Fig. 1 - Analisi alla µCT della struttura interna del campione.
µCT analisys of the internal
structure of specimens.
N.M.GRANDE1, G.PLOTINO1, S. PANE2, R.BEDINI 2,
F. SOMMA 1
1
Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Istituto di Clinica Odontoiatrica (Direttore: Prof. R. Raffaelli)
Cattedra di Odontoiatria Conservatrice III
(Titolare: Prof. F. Somma)
2
Istituto Superiore di Sanità
Dipartimento Tecnologie e Salute
Unità di Ingegneria Biomedica
Introduzione
Le proprietà meccaniche della dentina costituiscono un te ma molto dibattuto in letteratura(1). I dati dei lavori presenti
riguardano essenzialmente le caratteristiche ricavate per trazione o per compressione(1). Le caratteristiche che probabilmente andrebbero indagate in modo più esaustivo riguardano le proprietà a flessione di quello che può essere
considerato un tessuto organico composito anisotropo(2,3).
Scopo del lavoro
Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare le proprietà
meccaniche a flessione della dentina radicolare umana per
confrontarle con quelle riscontrate in un precedente lavoro per diversi tipi di perni metallici ed in fibra(4).
Materiali e metodi
Dieci barrette di dentina radicolare umana sono state ricavate da elementi monoradicolati monocanalari, estratti per motivi ortodontici e privi di qualsiasi lesione a carico dei tessuti
duri. I campioni sono stati conservati immediatamente dopo
l’estrazione in soluzione fisiologica. Quindi ciascuno dei campioni è stato suddiviso in due parti mediante sezionamento
mesio-distale con un sega Bhueler di spessore 0.3 mm. Una volta avvenuto il sezionamento dalle due metà, le barrette sono
state ricavate per abrasione sotto irrigazione continua con soluzione fisiologica. I 10 campioni sono stati selezionati attraverso una analisi allo stereomicroscopio a 15 ingrandimenti,
per valutare se sulla superficie esterna fossero presenti microcracks, e una scansione dei campioni mediante micro-tomografia computerizzata (µCT SkyScan) per valutare se fossero presenti cracks dentinali nella struttura interna dei campioni (Fig.
1). I campioni sono stati testati mediante un three-point ben ding test (prova di flessione a tre punti) eseguito per mezzo di
un dinamometro elettronico per determinarne il modulo elastico a flessione e lo sforzo massimo a flessione (Fig. 2).
Risultati
I valori di modulo elastico a flessione (media=16.27 GPa),
sforzo massimo a flessione (media=229.927 MPa) e carico
massimo (media=97.748 N) riscontrati per le 10 barre di dentina sono riportati per esteso nella Tabella 1.
© Copyright 2005, CICEdizioni Internazionali, Roma.
Fig. 2 - Dinamometro elettronico con
cui sono state effettuate le prove meccaniche.
Electronic dynamome ter used for mechanical
tests in this study.
Conclusioni
Le proprietà meccaniche a flessione della dentina radicolare riscontrate in questo studio non si discostano dai valori
riscontrati in letteratura(1) per le proprietà di modulo elastico
della dentina anche se determinati attraverso test differenti, nonostante l’anisotropia del tessuto(2,3,5). Questi valori, se
confrontati con quelli ottenuti per i diversi perni in fibra,
testati con le medesime prove, ci indicano che questi presentano delle proprietà elastiche a flessione simili a quelli
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Ottobre-Dicembre 2004
Rilascio di monomeri
metacrilici da parte di
resine composite
G. LA TORRE, P. DE PETRILLO, L. MARIGO,
G. PLOTINO, G. RUMI
Cattedra di Odontoiatria Conservatrice
Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Tab. 1 - Valori per ogni singolo campione di dentina, media e deviazione standard riscontrati per modulo elastico a flessione, carico massimo e sforzo massimo a flessione.
Means and standard deviations of the flexural modulus, maximum load
and flexural strength measured for the 10 dentin bars.
della dentina e che quindi soddisfano il principio di uniformità tra substrati e materiali da restauro.
BIBLIOGRAFIA
1. Kinney JH, Marshall SJ, Marshall GW. The mechanical properties of human dentin: a critical review and re-evaluation of the
dental literature. Crit Rev Oral Biol Med 2003; 14:13-29.
2. Lertchirakarn V, Palamara JE, Messer HH. Anisotropy of tensile
strenght of root dentine. J Dent Res 2001; 80:453-6.
3. Kinney JH, Gladden JR, Marshall GW, Marshall SJ, So JH, Maynard JD. Resonant ultrasound spectroscopy measurements of the
elastic constants of human dentin. J Biomech 2004; 37:437-41.
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delle caratteristiche meccaniche di perni endodontici per la ricostruzione intracoronale. In press G It Cons 2004; 2(4).
5. Kishen A, Kumar GV, Chen NN. Stress-strain response in human
dentin: rethinking fracture predilection in postcore restored teeth.
Dent Traumatol 2004; 20:90-100.
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Introduzione: il processo di polimerizzazione non avviene
mai in maniera completa: ciò comporta un restauro finale
più suscettibile alla degradazione chimica, all’usura e un rilascio di monomeri nell’ambiente circostante.
Scopo del lavoro: lo scopo che il presente lavoro si è posto
è stato di valutare alcuni parametri che influiscono sul processo di polimerizzazione quali il tipo di lampada e la distanza tra puntale della lampada e superficie del materiale
da polimerizzare.
Materiali e metodi: è stato utilizzato come materiale composito la resina Enamel Plus HFO (GDF, mbH, Germania).
Le lampade utilizzate sono state: la alogena Blue light pro
(Mectron), la L.E.D. Freelight 2 Elipar (3M ESPE), la Mini
L.E.D. (Satelec), nelle modalità costante e incrementale, e
quella al plasma ARC Light II (Air Techniques) utilizzata in
modalità costante al massimo della sua potenza. I puntali
delle diverse lampade sono stati posizionati rispettivamente a 0, 4, 8 mm dalla superficie del materiale da polimerizzare. Al temine della polimerizzazione i campioni sono stati messi in incubatore a 37° e sottoposti ad analisi con la cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC). I dati ottenuti
sono stati analizzati tramite analisi della varianza (ANOVA)
con comparazione multipla delle medie tramite il metodo
Student-Newman-Kleus. Dove necessario sono state fatte
comparazioni di medie usando il metodo t-Student, ed è stato ritenuto significativo un valore di p<0.05.
Risultati: le lampade alogena e Freelight quando utilizzate
in modalità costante non hanno riportato differenze statisticamente significative alle diverse distanze. Quando usate
in modalità incrementale rivelano un significativo aumento di rilascio, come pure la lampada al plasma, alla distanza di 8 mm. La lampada Mini L.E.D. quando utilizzata a diverse distanze risulta significativa sia nella modalità costante
che in quella incrementale (Tabella 1 e Grafico 1).
Conclusioni: i dati riguardanti la quantità di monomero rilasciato hanno evidenziato che le varie lampade utilizzate
hanno efficienze di polimerizzazione simili quando sono poste a distanza di 0 mm dal campione, mentre al suo aumentare le differenze di comportamento si amplificano; si
evidenzia peraltro significatività statistica nei confronti delle altre lampade soprattutto per la lampada Mini L.E.D sia
in modalità costante che incrementale, il cui utilizzo porta
all’ottenimento di campioni caratterizzati da un maggior
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