Simposio Nazionale della Cultura “ Le radici deL futuro “ Scienza & Etica. I giovani la pensano così Rosalia Azzaro Pulvirenti Ricercatore CNR/CERIS (Istituto di Ricerca sull’Impresa e lo Sviluppo) Amalfi, 20 febbraio 2010 L’obiettivo delle mie attività, negli ultimi venti anni, è quello di attivare sinergie tra discipline e attori diversi: scienziati e filosofi, giovani e istituzioni. Si tratta di un “mettere insieme ciò che sa ciascuno, ciò che ciascuno ha saputo, per farne un pubblico e ben assicurato tesoro” . L’obiettivo è dunque quello di recepire il contributo originale di ognuno, per ri-creare e condividere un patrimonio che comprenda valori comuni; un patrimonio immateriale, che si estende e non diminuisce quante più persone ne vengono a aver parte. *A. Rosmini, Dell’unità dell’educazione , Torino 1883, p. 63; in Scritti Pedagogici, riproduzione anastatica Edizioni Rosminiane Stresa 2009. Alla fine delle attività della Commissione di studio sulla bioetica del CNR (1989-2003), da parte di tutti i membri era emersa la stessa convinzione: ricercare ed elaborare complesse argomentazioni era quasi inutile, se non si riusciva a “far passare” il messaggio in modo chiaro e forte. Per questo abbiamo voluto attivare un canale diretto di sinergia con il mondo dell’informazione, senza cessare di rivolgere i nostri sforzi al mondo dei giovani in formazione, in occasione della Giornata di studi Scienza Etica e Informazione dedicata a Paolo Bisogno (1932-1999) Roma, 6 febbraio 2009 S.E.I. Queste riflessioni sono il frutto di studi di tipo filosofico in particolare sull’etica della ricerca - e di un’attività di divulgazione della cultura scientifica, svolta con circa 400 giovani italiani europei ed americani (tra i 16 ed i 19 anni), in due progetti di Public Understanding of Science : • CLISCET (Clima Scienza ed Etica, 2004) • LEDER (Libertà ed Etica della Ricerca, 2006) La sfida è consistita in questo: considerare la riflessione etica come parte essenziale della cultura scientifica. Science and Society: a new model to assess Public Understanding of Science and Ethics of Research Communicating science to the young - Future networks Wien Jan 31 – Feb 2, 2008 Adopted Methodology R. Azzaro Pulvirenti(1) and M. Baldi(2) a) contacts with high schools and meetings with teachers; Italy b) dispensation by net of a 1th Questionnaire, to evaluate scientific knowledge personal opinions on scientific topics; c) dissemination of scientific information on the same topics, activation of discussion groups; d) meeting and debate at the CNR headquarter between scientists and public with active participation of students; e) dispensation via e-mail of a 2nd Questionnaire in order to survey again the knowledge and possible variations of interest and opinions; f) data analisys and publication of results by CNR researchers. (1) Institute for Economic Research on Firms and Growth (CERIS - CNR), Rome - (2) Institute of Biometeorology (IBIMET - CNR), Rome - Italy Motivation: Responsibility of Scientists to have a major role in promoting Public Understanding of Science and Ethics of Research There is a lack not only of links between scientific policy and science, counseling and advertising, but also a lack of trait-d’union and trust between scientific community on one side and media, society and institutions on the other side. It’s useful to give tools and occasions. CLISCET Two projects have been organized in Rome by CNR/Ceris with CNR/Ibimet et al. CLISCET: Climate, Science and Ethics, 2004 LEDER: Alterum non laedere?, 2006 LEDER Goals of the two Projects: 1 – To check the degree of knowledge on the specific topic Major Results 2 – Sensibilization on Science and Ethics The experiment was successful. There was a positive and active answer. Students have learned that: 3 – To promote participation of science, society and institutions Participating High Schools Cliscet: 4 italian 3 international (US, France, Spain) Total = 148 students (age 16-19) Male = 69, Female = 79 Leder: 8 italian 4 international (US, UK, France, Spain) Total: 212 students (age 16-19) Male = 99, Female = 113 Questionnares: • What is PUS? • Sources of info • Awareness on science and ethics • Values of Science • Knowledge in several topics from climate to environment, sustainable development, genome and new medicaments, genetics and procreation • Themes to be treated in a future project - it is important to get the correct information - scientists can give answers, however answers are not final - it is necessary to focus on the relationship between science and institutions Results show how the main aim of the project, i.e. to experiment a new methodology of dissemination, communication, and, possibly, of meditation, on issues related to the scientific findings in science, through the establishment of relationships between scientist and cultural institutions, schools, politicians, has been successfully achieved, making the method a prototype to be adopted in the future with a wider audience in order to communicate research results on scientific issues of interest and to develop personal skills of ethical reflection . SCIENZA & ETICA insieme: perché? Per lungo tempo si è avuta la tendenza a relegare la dimensione scientifica, come pure la dimensione etica, in un ambito di «neutralità» nei confronti dei problemi sociali e politici, con un contrasto sempre più stridente rispetto alla realtà effettuale. La novità della bio-etica è anche questa: l’obbligo di render conto alle autorità ed ai cittadini del corretto uso delle risorse e dei risultati è diventato reciproco, non solo tra scienza e politica, ma anche nei confronti di un terzo partner, la società civile, l’opinione pubblica (Azzaro, 2003) Perché l’etica? Quando si parla di etica oggi, in genere, le riserve sono di tre tipi: 1. non è forse inutile “fare la morale”, in particolare a scienza ed economia? 2. Cosa c’è dietro: un’ideologia, la religione cattolica? 3. È possibile un’etica fondata su qualcosa di certo ed accettato da tutti? Quanto al primo punto, se la morale è inutile direi: contra factum non valet argumentum (di fronte ad un fatto, non c’è argomentazione che valga). L’evolversi dei fatti più recenti smentisce la pretesa inutilità del ragionare di morale e di applicarla, non solo in ambito scientifico ma anche economico e sociale. Anzi, risulta evidente che la mancanza di etica è dannosa, come ci è stato ricordato dall’enciclica Charitas in Veritate. Quanto al secondo - chi c’è dietro - direi che è vero: il potere ideologico tenta spesso di servirsi della scienza, naturalmente affermando di difenderla. La Chiesa cattolica dal canto suo, decisamente afferma essere suo interesse che non solo Gesù Cristo Dio, sia conosciuto difeso e amato, ma anche ogni essere umano, specialmente se debole e indifeso. Quanto al terzo punto - se sia possibile un’etica fondata su qualcosa di certo ed accettato da tutti - penso che “la verità è tale chiunque la dica”, come diceva il fondatore della laicità in filosofia, Tommaso d’Aquino. Credo che si possa ragionare con tutti, religiosi e laici, sulla base del Logos, cioè della sapiente razionalità del reale. “Alla fede cristiana nella sua essenza spetta il compito di ricercare la propria ragione ed in essa la ragione stessa, la razionalità del reale” (Ratzinger, 1987). A nostro avviso, è un compito che spetta ad ogni essere umano intelligente: ricercare la ragione della propria vita individuale e sociale ed in ciò la ragione stessa, la “razionalità” del reale. Perché far questo significa poter trovare un senso alla propria vita, cioè poter essere felici. E questo è qualcosa che interessa molto ai giovani. Se la Costituzione americana, per esempio, riconosce a tutti il diritto di cercare la felicità, è una buona dichiarazione di principio: che però di fatto si nega, nel momento in cui non si riconosce all’uomo la capacità di incontrare la verità, cioè la possibilità di incontrare veramente la realtà, cioè realmente la felicità, dentro e fuori di lui. Negare l’esistenza della verità è un attentato contro l’uomo, contro la sua felicità, nonostante tutte le dichiarazioni di principio. E veniamo così al terzo punto. È possibile, non dico una “scienza” del bene comune, ma esprimere un’idea di ciò che è bene, che possa essere universalmente condivisa? Risponderei così, come è stato detto per il rispetto dei diritti umani: “è possibile, perché è necessario”. Come per la pace, smettere di cercarla è già qualcosa di immorale. Ma esiste una realtà razionale su cui su cui basare l’etica? C’è ed è l’essere umano stesso, in quanto capace di intelligenza e di moralità, al di là di tutte le diversità culturali. L’etimologia stessa della parola intelligenza, “intus-legere”, suggerisce la capacità dell’intelletto di “leggere” la struttura interna della realtà. Come fa la scienza, che rileva attraverso il metodo sperimentale e l’astrazione mentale, l’ordine insito nelle leggi della materia, così fa la filosofia morale, che “legge” l’ordine armonico insito nella natura interiore dell’uomo. Nel fare questo, ogni disciplina accademica rispetta statuto e metodo propri. “La natura dell’uomo è la misura della cultura ed è la condizione perché non sia prigioniero di nessuna delle sue culture, ma affermi la sua dignità personale nel vivere conformemente alla verità profonda del suo essere” (Giovanni Paolo II, 1993). La centralità dell'uomo è punto focale di questo disegno, l'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci che illustra il suo pensiero scientifico... “E laddove non si può applicare una delle scienze matematiche, non si può avere la certezza.” Questa scienza matematica sta nell'anatomia dell'Uomo cioè nel rapporto tra il raggio del cerchio e il lato del quadrato [ De Divina Proportione = Sectio AUREA = 0,618...].* * Nautilus, l'enigma dell'impero, Osvaldo Rea, ISBN 88-901473-9-3. Di ogni sapere si diventa consapevoli, oltre che con l’informazione, attraverso un movimento riflesso dell’attività intellettuale: il “riconoscere ciò che conosco per come esso è”. È il primo principio della correttezza morale e scientifica. È questo l’atto sovranamente libero, necessario di una necessità morale e non fisica, da cui nascono scienza e moralità: “riconoscere la verità delle cose come si presenta all’esame dell’intelligenza”. Certo tutti noi siamo avvisati della difficoltà di questo “riconoscere la verità”: ogni teoria della conoscenza (la gnoseologia) se ne occupa, da secoli. [Particolare dell’Annunciazione, Simone Martini, 1333] Inoltre, se una qualsiasi forma di annuncio della verità trova una prima resistenza - persino nell’Immacolata! - si tratta , possiamo dire, di una cosa naturale. Una qualche esitazione fa parte di una giusta attitudine dell’in-telligenza umana, che è anche critica, cioè scientifica: riflette, valuta, prima di accogliere il dato che le si presenta in modo immediato. Tutti poi conoscono la lezione di Popper: ogni proposizione, anche di carattere scientifico, non ha valore assoluto ma ipotetico, è verificabile. Questo limite però è anche il punto di forza del discorso scientifico, che è sempre un work in progress. E tutti sappiamo che ogni affermazione non è scevra dall’apporto personale: la scienza dell’interpretazione personale, l’ermeneutica, oggi va per la maggiore…. Ma il punto di forza dell’etica, si potrebbe dire, è proprio questo: il fattore persona. Se una regola morale non è interpretata personalmente, se non è una scelta personale, per esempio se è imposta o condizionata …allora non è una scelta morale, anche se è quella giusta. Rimane quindi come primo dovere: “dire a noi stessi ciò che conosciamo”. Secondo il più grande filosofo italiano dell’Ottocento,“la formula prima: riconosci l’essere, può convertirsi nelle tre forme categoriche seguenti: I - Segui il lume della ragione (l’essere ideale), II - Aderisci a tutto l’essere reale, III - Mantieni l’ordine morale” (Rosmini, Compendio di etica). Perciò egli afferma: “La volontà è buona, quando segue il dettame della ragione” oppure “La volontà è buona, quando opera in proporzione all’essere”. Invece dopo Kant, in nome di una rigorosa razionalità , si è sempre più approfondita la separazione tra etica, scienza e diritto. Oggi si verifica il “paradosso del ritorno dell’etica”, invocato come “una necessità di legittimazione dei vari poteri” (Casavola, 2008). Ma se non c’è il riconoscimento anche teorico di una base universale di umanità, comune a tutti, che trascende ciascuno; di un ordine di priorità connaturato alla natura umana, che ognuno può riconoscere vero dentro di sè… perché parlare di atti inumani, di libertà e responsabilità? Perché insomma i diritti umani?! Li professiamo, li imponiamo, ci rifiutiamo però di definirli, di riflettere per pervenire a una posizione giustificata razionalmente e condivisa. “Sono tutti d’accordo a condizione di non chiedere perché” (Maritain, 1948). Risultato: vengono tranquillamente violati, diritti ed etica. Qual’è insomma “la vera garanzia offerta a ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte?” (Benedetto XVI, 2008). Ecco come il problema “teorico” di un’etica senza verità” - senza un fondamento razionale, conoscibile, innestato nella realtà - va ad intersecare direttamente le garanzie democratiche di rispetto dell’uomo comune, della politica anche scientifica. Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, è sotteso il segreto di una vera democrazia moderna, vale a dire il riconoscimento della nostra comune identità e perciò dignità umana. Si tratta di sforzarsi di identificare, definire e condividere la sostanza, non solo la forma, del nostro agire e convivere. La Commissione Europea nel 2007 ha pubblicato Ethics for researchers, documento che si propone di “facilitare la ricerca di eccellenza nel VII Programma Quadro”, ma rendendo essenziale per ogni progetto la valutazione etica. Ciò da una parte rallegra, dall’altra denuncia un vuoto che va colmato. Di recente il presidente della Consulta ha espresso l’auspicio che le tematiche etiche “formino oggetto di chiare opzioni legislative; perché solo con la legge si può raggiungere un ponderato equilibrio di valori in gioco, soprattutto di fronte all'esplosione di nuovi diritti determinata, in particolare, dalle incessanti conquiste della scienza e della tecnica". Ma il vuoto culturale, a nostro avviso, è più grave di quello legislativo. Una compiuta teoria dei diritti fondamentali, come scienziati e cittadini meritano, nella nostra epoca va rielaborata. A nostro avviso non può che essere impostata sulla persona, che “si afferma con un atto giuridico fondamentale, di appartenenza a se stessa, attraverso un triplice vincolo fisico, intellettuale e morale. Di qui si opera la derivazione dei diritti” (Ambrosetti, 1985). Ciò vuole forse dire tornare ad un’unica visione della realtà, che permei ogni ambito della vita comune, cioè ad una ideologia? Niente affatto. Non dobbiamo avere paura delle diversità e neanche delle divergenze. In campo biologico “è la intrinseca divergenza dell’informazione genetica che induce innovazioni, mentre i processi biologici convergenti realizzano un progetto genetico legato a informazioni presenti, quindi poco modulabili” (Matassino, 2009). Interpretato in modo teoretico, questo dato ci suggerisce la necessità di attivare sinergie dirette tra soggetti diversi, le cui attività e mentalità non sono convergenti. Ma non si tratta della tesi hegeliana della conflittualità dialettica tra tesi e antitesi, da cui deve per forza scaturire la sintesi. Un procedimento razionale, logico astratto, anche se contiene diverse parti di verità in relazione tra loro, non è un fenomeno che si realizza automaticamente, nella complessità della realtà sociale (come il materiale marcire di un seme nella terra produce il vegetale). L’evoluzione della conflittualità, in ambito sociale, si ferma molto facilmente alla fase distruttiva. Come l’evoluzione genetica è il regno degli istinti, quella culturale lo è della ragione e della responsabilità individuale (Silvestrini, 2009). Di questo secondo tipo di evoluzione, morale e culturale, abbiamo particolare bisogno: specialmente perché può subire pesanti e rapide involuzioni sia a livello individuale che collettivo, come la storia ci insegna. Possiamo dire che anche nel corpo sociale, come nell’organismo biologico, si attiva la ricerca di un modello etico innovativo grazie ad “informazioni” di provenienza diversa. Questi “dati” culturali sono spesso diversi, a volte i più preziosi non sono quelli emergentinon sono quelli presenti. Ma a partire da una base universale - l’assoluto rispetto della comune dignità umana – informazioni diverse possono essere modulate su nuovi problemi, per delineare un modello che risulta costruttivo, cioè pure produttivo. Si tratta di una specifica attività di ricerca che appartiene in particolare alla bio-etica, ma anche alla filosofia, alla scienza, al diritto, all’economia. Proporre alle giovani generazioni uno sforzo di comprensione dei grandi valori della scienza sperimentale, che non escluda l’etica dal proprio orizzonte di attività, in concreto significa spronare le giovani menti in due direzioni: 1) verso la ricerca scientifica e 2) verso un’etica della cittadinanza, nuovi diritti e nuove responsabilità. • Da un lato, si tratta di risvegliare una scintilla di stupore e passione personale per qualcosa non di astratto, ma che fa parte della vita, dell’esistenza propria e di tutti i viventi. Questa è la base di partenza naturale della “vocazione” scientifica, che rende disponibili a sforzo e disciplina: tutti fattori valoriali che rendono poi possibili gli stessi risultati scientifici. CLISCET- Clima, scienza ed etica CNR Roma, 1 dicembre 2004 1.13 Con Public Understanding of Science si intende La comprensione della scienza può aiutare ad essere cittadini migliori Sono necessarie divulgazione e comprensione dei risultati scientifici Gli scenziati devono render conto a società e istituzioni Società e istituzioni hanno la responsabilità di comprendere la scienza 0 20 40 60 80 100 120 La pubblica comprensione della scienza, pur considerata importante anche “per essere cittadini migliori”, più che una responsabilità da assumersi, da parte della società e delle istituzioni, è vista un po’ come un optional. 2) Scienza & etica insieme, anche per un altro motivo: per rivolgersi non solo all’intelletto delle giovani menti, ma per coinvolgere con metodo interdisciplinare tutte le loro potenzialità interiori. Ciò serve a formare una forma mentis aperta verso “nuovi diritti e nuove responsabilità”, nell’ottica di una formazione integrale. Una formazione fatta non solo di istruzione ma di educazione alla cittadinanza, cioè al personale senso di responsabilità verso quel “progresso materiale e spirituale della società” al quale tutti i cittadini hanno il dovere di contribuire, secondo quanto contemplato dalla nostra Costituzione (art. 49). 3) Il progresso m orale dell'um anità è rim asto indietro rispetto alle conquiste scientifiche? No 21% No Non so Si 68% Dal questionario LEDER (Cnr-Ceris, 2006) Non so 11% Si [La Colomba della Pace, Pablo Picasso, 1961] . La pace, la ricerca del bene comune, sono da annoverarsi tra i compiti della scienza: come pure dell’economia, dell’informazione, della comunicazione scientifica. Etica qui significa, innanzi tutto, dare qualità umana al proprio lavoro. Questo è il primo vero fattore di crescita. I nostri obiettivi dunque sono per natura etici: 1) far comprendere di che si tratta, è etica dell’informazione 2) attivare rapporti diretti e costruttivi, è assumere reciproche responsabilità 3) favorire soluzioni responsabili, è lavorare per il bene comune. ETICA DELL’INFORMAZIONE 1. Quali sono i tuoi canali di informazione scientifica e quali vorresti potenziati? 80 60 % 40 utilizzato da potenziare 20 0 tv internetscuolarivistefamiglia testi amici stampa radiomusei e scientifici biblioteche Objective 1 To check the degree of knowledge on a specific topics Dal questionario CLISCET (Cnr-Ceris, 2004) Dal questionario CLISCET (Cnr-Ceris, 2004) Objective 3 To promote communication and participation Science, society and Institutions have common VALUES Q Values of Science (points: 1 to 5) - Autonomy - Credibility - Social usefulness - Generality of results - Respect of human beings - Assistance to developing Countries - Economic productivity - Security of applications - Cultural progress Dal questionario CLISCET (Cnr-Ceris, 2004) o o o o o o o o o “All different – All Equal” PUBLIC UNDERSTANDING OF SCIENCE AND ETHICS European Youth Event Objective 3 To promote communication and participation Questionnaire 1 Values of science 30 35 25 30 Questionnaire 2 25 20 20 % 15 % 15 10 10 5 5 0 Credibility Respect of Social human being usefulness Economic productivity 1 2 Truth of results 3 4 Aiuto ai Developing countries Cultural progress Security of applications 0 Autonomy Credibility Respect of Social human being usefulness 5 Economic productivity 1 2 Truth of results Assistance toDeveloping countries 3 5 4 25 20 15 1th (red) = more important 10 5 0 -5 -10 -15 -20 Credibility Respect of Social human being usefulness Economic productivity 1 Truth of results 2 3 4 Assistance toDeveloping countries 5 Cultural progress Security of Autonomy applications Cultural progress Security of applications Autonomy Genoma e nuovi farmaci: Si prospetta un nuovo modo di curarsi, derivato dalle indagini genetiche. Questo nuovo approccio personalizzato al “gene come farmaco” (De Carli, 2005), come si pone in rapporto all’ambiente e agli interessi individuali, collettivi ed economici? 7. La farmacogenomica appare una opportunità di offrire cure personalizzate: è possibile contemperare interessi individuali, benefici collettivi e ricavi per le industrie? astenuti 2% non so 29% sì 43% sì no non so astenuti no 26% Genetica e procreazione: Perché la libera attività scientifica deve porsi un limite di fronte all’embrione umano? E per quale motivo si ricorre alla procreazione artificiale: ci sono cause ambientali e culturali, oltre che genetiche? 10. Come def iniresti l'embrione umano? altro un grumo di cellule in espansione una sostanza vivente di cui si può disporre per un buon f ine “uno di noi” ai primi stadi di sviluppo un essere vivente degno di rispetto 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Il (65%)dei giovani ha espresso una grande considerazione per l’embrione umano: 38% “un essere vivente degno di rispetto” + 27% “uno di noi ai primi stadi di sviluppo”. Per il 31% degli intervistati invece, l’embrione è “una sostanza vivente di cui disporre per un buon fine (17%) oppure solo “un grumo di cellule in espansione” (14%). 90 Ambiente e sviluppo 14. l'Africa va indietro: cosa ne impedisce lo sviluppo? siccità e cattiva gestione delle acque incapacità ed abusi governativi mancanza di investimenti inferiorità strutturale stagnazione economica mancata tutela di risorse e interessi carenza di aiuti guerre intestine incomprensioni culturali debito estero protezionismo agricolo di altri paesi povertà di ricchezze naturali catastrofi naturali 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 ETICA DELLA RICERCA 15. Che definizione può corrispondere alla tua idea di libertà della ricerca scientifica? 10 10 31 non essere condizionata dal potere (politico, economico, etc.) tutto il sapere non può avere confini scienza e tecnologia non devono avere limiti non avere interferenze esterne (Religione, opinione pubblica etc.) 21 gli scienziati devono darsi da soli delle regole 27 Il sapere è un valore che non può avere confini (27%), la libertà della scienza va garantita sottraendola soprattutto ai condizionamenti economici e politici (31%), e da altre interferenze tra cui religione ed opinione pubblica (10%): ma devono esserci dei limiti (21%), magari dandosi gli stessi scienziati delle regole (10%). ETICA DELL’ECONOMIA Chi decide di cosa le ricerca scientifica deve occuparsi, come allocare le risorse pubbliche disponibili? 4. Chi deve stabilire gli indirizzi e gli obiettivi della ricerca scientifica? 250 200 150 si 100 no 50 0 scienziati e accademia organizzazioni internazionali opinione pubblica tutti insieme politici e istituzioni forze economiche nessuno Accanto ad un’alta stima per l’autonomia degli scienziati e l’opera di organizzazioni internazionali, si nota una concezione della ricerca un po’ lontana dalla realtà… Il Cnr/Ceris di Roma in occasione della Giornata SEI (Scienza Etica Informazione) insieme alla Fondazione di NOOPOLIS ha varato il progetto Kalòs kai agathòs. Scienza per giovani in formazione (finanziato nel 2008 dal Miur tra le proposte di divulgazione della cultura scientifica, Legge 6/2000, responsabile scientifico R. Azzaro) Il nostro scopo era di suscitare interesse per la scienza sin dai primi anni di vita, invogliando i giovanissimi a considerarla non solo tecnologia da usare, ma fattore di conoscenza essenziale alla propria . vita: a cominciare dalla salute, che con l’occasione si è offerto di auto-rilevare nei tratti più semplici: peso, altezza, problemi di denti, vista, mal di testa etc. I risultati di uno studio pilota sulla “Healthy Growth Chart” (Carta del benessere) condotto da vari enti (Noopolis, CONI, ITB-CNR, IRCCS-Fondaz. Santa Lucia) Erano stati già presentati a Strasburgo al Consiglio d’Europa, dal Presidente di “NOOPOLIS”, Bruno Silvestrini, il 12 maggio 2007. A1500 bambini di ambo i sessi dagli 8 ai 12 anni, di 18 Regioni italiane su 20, era stato somministrato un Questionario con semplici domande: peso, altezza, problemi dentali o visivi, sport praticati etc. In collaborazione con la Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli nel luglio 2009 un breve Questionario molto simile chiamato sempre “Carta del benessere”, è stato somministrato a trecento giovanissimi della regione Campania, che avevano la peculiarità di appartenere a famiglie disagiate che, con il sostegno del Comune di Napoli avevano avuto la possibilità di iscrivere i propri bambini a questo “campo scuola” speciale, tutto accentrato sulla scienza. Non posso dirvi dei risultati perché è ancora in corso l’elaborazione dei dati, che comprenderà anche alcune indicazioni sulla percezione che i bambini hanno della scienza, a partire da questa loro esperienza di visita alla “Città della Scienza”. Ma posso anticiparvi un dato che ci ha colpito molto, che è emerso dal confronto coi dati del progetto pilota : in condizioni di vita più disagiate, si rileva un ritardo di un anno sia nel peso che nell’altezza dei bambini. Lascio a voi giudicare quanto questo sia etico. Conclusioni “Un tentativo per introdurre il metodo del ragionamento sperimentale negli argomenti morali” è il sottotitolo del Trattato sulla natura umana di Hume. Il nostro esperimento è stato speculare ma inverso. Ci siamo serviti di metodi e argomenti scientifici per risvegliare le menti più aperte alla “intelligenza amativa” (Rosmini), cioè al senso profondo del ragionamento morale. Quello che abbiamo voluto verificare in concreto, è un nuovo modello di cultura viva, capace di coinvolgere tutta la persona e non solo il suo lato razionale. Di tutto ciò si parla nel libro "Scienza & Etica. Percorsi di comunicazione e formazione" (FrancoAngeli, 2009). È frutto di ricerche filosofiche e della cordiale collaborazione con colleghi Cnr, con la Fondazione di Noopolis e con alcuni scienziati, conosciuti come membri della Commissione Bioetica Cnr. Nella prima parte del volume si espone il senso profondo, la metodologia ed alcuni risultati dei due Progetti CLISCET e LEDER e ci si avvale delle competenze di alcune colleghe CNR per delineare un quadro di riferimento: stato dell’arte, documentazione avanzata, comunicazione, valutazione e politica della scienza. La seconda contiene alcuni saggi di carattere scientifico, che danno un panorama chiaro, equilibrato ed esaustivo di importanti linee aperte sul fronte della ricerca (energia, Ogm, farmacogenomica, biodiversità). A chiusura, si apre uno spiraglio sui nuovi orizzonti della cooperazione internazionale con i Paesi in Via di Sviluppo: può esistere un circolo virtuoso tra attività della scienza, reciproca conoscenza delle proprie identità culturali e benessere sociale (Cipolloni, 2009). “Io penso assai di rado con parole - diceva Einstein - prima ho un pensiero e solo in seguito posso cercare di esprimerlo con parole. Naturalmente è molto difficile esprimere a parole quella sensazione, ma decisamente le cose stanno così. L’impressione di procedere in un determinato senso in me è sempre sotto forma di una specie di sguardo generale, in un certo senso in modo visivo” (Levi Montalcini, 2008). “La percezione intellettiva è fusione di sensazioni, ad opera del sentimento fondamentale e dell’idea dell’essere”, affermava in modo simile Rosmini. Per ottenere molto dalle persone giovani bisogna mostrare e chiedere loro cose grandi, egli diceva, “pensare in grande”. A rassegnarsi alla mediocrità e ristrettezza del presente, per loro costituzione si potrebbe dire, i giovani non sono interessati. Ricordo un esperimento presentato ad un convegno sulla droga, organizzato da B. Silvestrini con la Commissione di Bioetica Cnr: i topolini molto giovani rispondevano anche ad uno stimolo negativo, pur di seguire l’istinto della curiosità e passare in un'altra gabbia. Per la formazione dei giovani tutto quello che abbiamo proposto rappresenta un tentativo ambizioso, vi confluisce un tipo di sapere integrale più attraente da comunicare, una scienza assaporata (sapida scientia) o sapientia, che ci dica “che senso ha la scienza”. “La scienza moderna non può accentrarsi solo sul modello descrittivo della realtà, ma anche sulla comprensione del suo significato” (Florenskij, 1916) 16. La scienza m oderna non può accentrarsi solo sul m odello descrittivo, m a anche sulla com prensione del suo significato". Sei d'accordo? non so 17% no 5% si no non so si 78% Questionario LEDER (Cnr-Ceris, 2004) “Il mondo della vita, nel quale l’uomo e la società agiscono, si contrappone all’immagine scientifica del mondo e il tentativo di conciliare le due rappresentazioni costituisce il punto nodale del conferimento di senso”. La cultura si pone come mediatrice e può svolgere questa funzione soltanto facendosi metafisica di fronte alla scienza e scientifica dinnanzi alla metafisica. A ben guardare, si tratta delle domande ultime che l’uomo si pone quando giunge individualmente al proprio limite di conoscenza. Lo scienziato si interroga filosoficamente e il filosofo scientificamente ”(Bisogno, Silvestrini 1996). La parola greca corrispondente a Sapida scientia o Sapientia, coniata dalla cultura di Atene e Gerusalemme è SOPHIA, termine che era inteso da tutta la cultura cristiana antica come luogo d’incontro di realtà naturali e soprannaturali. Nella cultura russa in particolare, la Sophia è espressione di una bellezza che corrisponde alle più intime esigenze dell’uomo, fatta di elementi materiali e spirituali, incarnata nel mondo e quindi condivisibile con gli altri. La composizione dell’icona nel suo inseime rappresenta una singolare parafrasi del Simposio o “Banchetto della Sapienza”, cioè del luogo d’incontro di realtà spirituali e fisiche, raffigurato nella Madre da cui “ha preso la carne Dio”. “In Te si rallegra ogni creatura” (metà del XVI secolo, Russia centrale, Museo Kolomenskoe).Tratta da: Sophia. La Sapienza di Dio, a cura di G. Cardillo Azzaro e P. Azzaro, Electa, Milano 1999, p. 247 Sullo sfondo dei giardini dell’Eden quindi, una creatura umana Immacolata viene celebrata, come tempio animato della Sapienza, ponte tra la città terrena e la Gerusalemme celeste. Vorrei concludere con parole non mie, che ho proposto anche ai giovani, del più grande pensatore russo contemporaneo: “In effetti l’uomo non si accontenta del piacere che gli procura la soddisfazione dei suoi appetiti fisici e che ha in comune con gli animali. Per essere felice deve soddisfare anche un bisogno che gli appartiene in modo esclusivo: agire moralmente e conoscere la verità. Agire moralmente, secondo principi generali e universali e non sotto l’impulso degli istinti animali; conoscere la verità, ovvero conoscere le cose nella loro universalità e totalità e non nella loro realtà apparente, parziale e passeggera. Rilevando questo bisogno supremo come un dato di fatto, non abbiamo niente a che fare con la sua origine storica o la sua genesi…ci è sufficiente sapere che esso esiste e che senza di esso l’uomo non è più uomo” (Vladimir Solov’ev, 1853-1900). Simposio Nazionale della Cultura “ Le radici deL futuro “ Scienza & Etica. I giovani la pensano così Grazie