Nuove prospettive nella terapia della disfagia Breve riassunto dell’utilizzo dell’elettrostimolazione transcutanea delle strutture orofaringee per la terapia della disfagia (sistema VitalStim) nella letteratura internazionale Andreoli M., Cattaneo M. G., Franzoni M. Ospedale di Esine, ASL Vallecamonica-Sebino Settembre 2012 Tabella 1: Principali cause di disfagia. Disfagia La parola “disfagia” è composta dai due vocaboli “dys” (= male) e “fago” (= mangio), quindi letteralmente significa “mangio male”. In Medicina si discute ancora molto se la disfagia sia un sintomo od un segno ma sicuramente essa rappresenta un'alterazione della normale progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco. L’alterazione può coinvol gere gli effettori della deglutizione del distretto cervico-facciale, riguardare cibi solidi, liquidi, semiliquidi, semisolidi o gassosi e può essere persistente o saltuaria. Molte sono le cause di questo disturbo: ritardi o deficit nello sviluppo della deglutizione (come avviene nelle disfagie evolutive precoci), deficit neuromotori (disfagie neurogene), asportazione di uno o più organi della regione capo/collo (disfagie post-chirurgiche). La Tabella 1 mostra un elenco parziale delle principali cause di disfagia. La rilevanza clinica ed epidemiologica della disfagia e la possibilità di mettere in atto interve nti che riducano gravi conseguenze (come per esempio le polmonite ab ingestis da aspirazione di cibo, di liquidi o di secrezioni nelle vie aeree o la malnutrizione per carente apporto calorico e idrico) hanno portato alla definizione di linee guida specifiche per la valutazione ed il trattamento della disfagia anche in Italia (Linee Guida sulla Gestione del Paziente Disfagico Adulto in Foniatria e Logope dia, Consensus Conference di Torino, 2007). La sintomatologia varia dalla difficoltà nell’elaborare il cibo, al rallentamento nelle diverse fasi della deglutizione, alla perdita di peso. Il disturbo spesso non è limitato alla sola funzione della deglutizione ed è associato a penetrazione e/o inalazione nelle vie aeree. Per penetrazione si intende il passaggio di parte del bolo nel vestibolo laringeo seguito da riflessi di difesa che ne impediscono l’aspirazione o inalazione. Per aspirazione (o inalazione) si intende l’ingresso di materiale estraneo (alimentare, gastrico, secretivo, ecc.) nelle vie respiratorie. Disfagie Orofaringee Danno neurogeno: a) Ictus, b) Trau mi cranioencefalici e spinali, c) Neoplasie, patologie del 1° e 2° motoneurone, d) Sindro me d i Gu illan-Barré, e) Malattia di Huntington, f) Sclerosi Mult ipla, g) Polio mielite, h) Encefalopatie metaboliche, i) Malattia di Parkinson, j) Demenza, k) Altre Miopatie: a) Malattie del connettivo, b) Dermato miosite, c) Miastenia grave, d) Distrofia miotonica, e) Distrofia oculofaringea, f) Sarcoidosi, g) Sindro mi paraneoplastiche, h) Altre Anossia cerebrale Involuzione senile. Iatrogene: a) b) c) d) e) 2) Infettive: a) b) c) d) e) f) Farmaci, Chirurgia, Terapia rad iante, Caustici, Altre Difterite, Botulis mo, Malattia di Ly me, Sifilide, Mucosite (herpes virus, cytomegalovirus, candida), Altre Metaboliche: a) Amilo idosi, b) Sindro me d i Cushing, c) Tireotossicosi, d) Altre Patologie da reflusso gastroesofageo 2 Disfagie Esofagee Cause meccaniche intrinseche ed estrinseche: a) Stenosi peptica, b) Neoplasie, c) Aneurismi dei vasi del torace, d) Megacuore, e) Cause osteoarticolari, f) Altre Cause neuromuscolari primitive e secondarie: a) Acalasia, b) Spasmo esofageo diffuso, c) Sclerodermia, d) Collagenopatie, e) Altre Cause strutturali: a) Barra cricofaringea, b) Divert icolo di Zenker, c) Osteofiti e anomalie scheletriche, d) Malformazioni congenite, e) Altre to di tale obiettivo riguarda no alcune condizioni generali del paziente e alcune condizioni funzionali relative alle strutture oro-faringolaringee. Le procedure essenziali per ottenere una deglutizione in sicurezza sono l’adozione di posture di compenso, l’apprendimento di manovre deglutitorie, la modificazione delle caratteristiche reologiche del bolo, i sistemi alternativi di nutrizione, la stimolazione sensoriale, il rinforzo muscolare e la modificazione dei riflessi. Secondo Vari Autori si possono verificare 3 tipi di aspirazione: 1) aspirazione predeglutitoria (passaggio prematuro del bolo oltre l’istmo delle fauci); 2) aspirazione intradeglutitoria (conseguente a debolezza od assenza della peristalsi faringea e della successiva elevazione laringea); 3) aspirazione postdeglutitoria (passaggio di materiale alimentare dopo che la deglutizione si è completata). Il continuo passaggio di materiale estraneo nelle vie aeree causa episodi di polmonite batterica, di polmonite chimica e persino di ostruzione meccanica massiva delle vie aeree. Questo avviene perché la via aerea si incrocia con la via digestiva a livello del canale faringeo: questa regione anatomica, ove si decide il destino del bolo alimentare, viene altresì chiamata “quadrivio faringeo” (Figura 1). Stimolazione elettrica transcutanea La Stimolazione Elettrica NeuroMuscolare (NMES) è una tecnica utilizzata da molti anni [1] in grado di aggirare un da nno nervoso per attivare muscoli e neuroni che altrimenti non sarebbero più reclutabili volontariamente [2]. La NMES consiste nel far passare una piccola corrente elettrica attraverso la cute tramite degli elettrodi per stimolare la giunzione neuromuscolare e creare una contrazione muscolare. Questa tecnica terapeutica è valida per muscoli ancora innervati ed è stata usata con successo anche su patologie di grandi muscoli scheletrici in cui non vi era più un controllo centrale, come per esempio in caso di ictus cerebri [2, 3, 4, 5, 6, 7, 8]. Il trattamento mirato per la disfagia tramite l’utilizzo della NMES comporta l'applicazione di elettrodi sulla cute della testa e del collo al fine di ottenere, grazie agli impulsi dell’energia elettrica, una stimolazione di quei muscoli che sono indeboliti o paretici. Questo deve essere necessariamente combinato con la riabilitazione deglutitoria standard e/o le modificazioni reologiche dei cibi e fluidi. Il trattamento riabilitativo per la disfagia riconosciuto come “gold standard” dalla Comunità Scientifica è l’insieme di manovre (posture di compenso, manovre deglutitorie, modificazione del bolo, stimolazione sensoriale, rinforzo muscolare) che vengono adottate da un sanitario esperto nella materia per trattare e stabilizzare il paziente disfagico. Ne consegue che qualunque nuova procedura o strumentazione che si approcci alla terapia della disfagia debba confrontarsi con il trattamento ad oggi migliore possibile. Figura 1: Il “quadrivio faringeo”. Qualunque sia la causa della disfagia, l’obiettivo terapeutico è il conseguimento di una deglutizione funzionale: tuttavia deglutizione funzionale non è sinonimo di de glutizione fisiologica. La deglutizione fisiologica avviene con un tempo di transito oro-faringeo inferiore ai due secondi, aspirazione nulla e residuo in faringe pressoché nullo. Per deglutizione funzionale si intende, invece, una deglutizione con un tempo di transito uguale o inferiore ai 10 secondi, aspirazione nulla, minimo residuo in bocca e/o in faringe: benché tali condizioni non siano sovrapponibili alla normalità, consentono un’alimentazione orale autonoma con la riduzione al minimo di complicanze. I requisiti necessari al conseguimen3 l'intensità della corrente erogata, la profondità del passaggio di corrente elettrica sotto la cute può variare. In entrambe le zone sottomentoniere e della gola, il muscolo immediatamente sotto la cute è il muscolo platisma che stringe la superficie del collo ma non è coinvolto nella deglutizione. Nella zona sottomentoniera, lo strato successivo comprende il ventre anteriore del muscolo digastrico, che abbassa la mandibola o, se i denti sono serrati, solleva l’osso ioide. Ancora più in profondità vi è il muscolo genioioideo, che porta l’osso ioide in alto ed in avanti, abbassando la mandibola. Se la corrente scorre in profondità sotto la cute, può attivare i muscoli miloioidei e genioioidei per elevare verso l'alto ed in avanti l’osso ioide. Nel 2002, il primo dispositivo disponibile in commercio (VitalStim Empi Inc., St Paul, MN, USA) è stata autorizzata dalla Food and Drug Administration (FDA) negli USA per l'utilizzo sulla parte anteriore del collo per la riabilitazione della disfagia. Il dispositivo è dotato di onda bifasica quadra, utilizza cronassie tra i 100 e i 300 µs ed utilizza una frequenza di 80Hz. VitalStim è stato autorizzato con una deroga alla sentenza della FDA 510K che vietava l'applicazione di stimolatori muscolari sulla regione anteriore del collo [9]. Ancora oggi questo è l'unico dispositivo per la stimolazione muscolare autorizzato per l'uso sulla parte anteriore del collo da parte della FDA. Anche se altri dispositivi di stimolazione muscolare transcutanea sono attualmente disponibili, questi sono limitati dal fatto che non possono essere utilizzati sulla parte anteriore del collo. Come risultato, essi possono essere utilizzati solo nella regione sottomentoniera (al di sotto del mento ed al di sopra dell’osso ioide) durante la terapia per la disfagia. Figura 2: I muscoli del collo anteriore. Gli effetti della NMES sui muscoli del collo Durante la deglutizione il complesso io-laringeo viene spostato in avanti e verso l'alto del collo in modo che il vestibolo laringeo venga chiuso dall'epiglottide per ridurre il rischio di penetrazione di cibo o liquidi nelle vie aeree. I muscoli maggiormente coinvolti sono il muscolo miloioideo, il muscolo genioioideo ed il ventre anteriore del muscolo digastrico. Oltre all’elevazione dell’osso ioide, la laringe deve essere elevata affinché le aritenoidi possano chiudere il vestibolo sotto l'epiglottide [10]. L'unico muscolo che eleva la laringe è il muscolo tiroioideo, un muscolo profondo situato sotto i muscoli sternoioideo ed omoioideo. Uno degli obiettivi della NMES è quello di permettere l’elevazione io-laringea [11]. Quando si utilizza il dispositivo VitalStim, la stimolazione avviene su ambo i lati delle aree sottomentoniere e della gola grazie a due elettrodi bipolari posti sulla cute [11]. A seconda della zona compresa tra gli elettrodi e Nella regione anteriore della gola, sotto il muscolo platisma, si trova il muscolo sternoioideo che esercita la sua azione tirando verso il basso l'osso ioide. Adiacente a questo troviamo il muscolo omoioideo che tira l'osso ioide lateralmente, verso il basso ed indietro. Questi grandi muscoli ricoprono a fascia il muscolo tiroioideo, ossia il muscolo che eleva la laringe verso l'osso ioide ed è importante per la chiusura del vestibolo laringeo. Secondo questa conformazione spaziale, il muscolo tiroioideo riceverà meno corrente rispetto ai due muscoli sovrastanti. La Figura 2 schematizza la disposizione spaziale ed il rapporto tra 4 sensoriali sulla cute. Dopo 2 settimane di trattamento, il primo gruppo ha mostrato una maggiore elevazione dell’osso ioide durante la deglutizione rispetto al secondo gruppo; purtroppo questo vantaggio andava perso dopo 2 settimane. i vari muscoli del collo (il muscolo platisma non è rappresentato). Humbert et Al. hanno utilizzato la NMES nella regione sottomentoniera e nelle aree della gola durante videofluoroscopia in volontari sani a riposo osservando che il complesso io-laringeo discendeva nel collo; durante la deglutizione di un bolo liquido si osservava penetrazione nel vestibolo laringeo in alcuni vol ontari sani; se si stimolava solo la zona sottomentoniera non si osservava alcun innalzamento significativo del complesso iolaringeo [12]. Quando pazienti con disfagia cronica sono stati stimolati sul collo a riposo durante videofluoroscopia il complesso iolaringeo scendeva [13]. Con NMES praticata durante deglutizione in pazienti disfagici, durante videofluoroscopia, si è osservato che i pazienti con maggiore discesa dell’osso ioide durante deglutizione funzionale peggioravano le loro performance mentre quelli con minor discesa le aumentavano [14]. Questo suggerisce che la stimolazione di superficie provoca una resistenza all’elevazione io-laringea e induce una faticosa deglutizione in alcuni pazienti mettendoli a maggior rischio di aspirazione [13]. Si ipotizza che la stimolazione elettrica ripristini la funzione motoria dei muscoli deboli [5], avvii i muscoli alla rieducazione [11, 15], e crei un processo di nuovo apprendimento nelle zone del cervello che controllano i muscoli responsabili per l'atto deglutitorio [11]. Leelamanit et Al. [15] hanno scoperto che la NMES dei muscoli tiroidei contribuisce a migliorare la deglutizione ottimizzando l’elevazione del complesso io-laringea. Questi studi suggeriscono un effetto positivo e migliorativo della NMES sulla funzione deglutitoria e sull’elevazione io-laringea, che svolge un ruolo impor tante nell’apertura cricofaringea [8, 15, 16]. L'ipotesi che la stimolazione elettrica possa produrre una resistenza all’elevazione io-laringea e portare ad una faticosa deglutizione [13] è stata valutata in uno studio condotto su volontari sani nel 2009 [17]. Gli effetti del trattamento sperimentale sono stati confrontati in due gruppi: un gruppo riceveva la NEMS sull'area della gola che abbassa l’osso ioide mentre l'altro riceveva solo livelli Effetti clinici della NMES in studi clinici controllati Alcuni Autori hanno valutato i soli effetti della NMES sulla disfagia in studi non controllati [18]. Il problema di tali studi è stato che diversi fattori hanno contribuito al miglioramento dei pazienti, incluso il recupero spontaneo nei primi 6 mesi successivi ad un ictus o danno cerebrale traumatico, gli effetti della terapia gold stantard e l’effetto aggiuntivo della NMES. Le stime di grandezza degli effetti per il recupero spontaneo e con la terapia NMES sono stati ricavati dai dati forniti dallo studio di Permsirivanich et Al. [19]. Shaw et Al. hanno supposto che la NMES sia utile nei pazienti affetti da disfagia lieve [20]. Il lavoro più conosciuto e discusso è quello pubblicato da Freed et Al. [11]: era uno studio randomizzato che coinvolgeva 99 pazienti con disfagia ai quali veniva praticata una NMES per mezzo di elettrodi di superficie applicati al pavimento della bocca e della muscolatura laringea. I risultati sono stati contraddittori e discussi a più riprese da vari altri Autori [21, 22, 23, 24]. Tra il 2008 e il 2009 altri Autori hanno confrontato gli effetti della NMES aggiunta alla terapia convenzionale della disfagia contro la terapia convenzionale da sola [17, 19, 25-32]. Un trial controllato multicentrico ha confrontato i pazienti che, in modo random, venivano trattati o con VitalStim aggiunto alla terapia standard o con la sola terapia standard [27]. Tutti i pazienti hanno ricevuto 15 sessioni di trattamento in modo che la terapia fosse equivalenti tra i gruppi; tutti i pazienti sono stati reclutati dopo almeno 3 mesi dall'inizio della loro disfagia. Anche se in entrambi i gruppi si è dimostrato un significativo beneficio, non si è dimostrata tuttavia nessuna differenza significativa nei risultati tra i due gruppi , ossia l'aggiunta della NMES non ha 5 micilio [31]. I miglioramenti sono stati significativamente maggiori nel gruppo NMES. Questo studio soffriva però dell'uso di un gruppo di controllo che non ha ricevuto una terapia efficace e pertanto non può informare se l'uso di NMES sottomentoniera è uguale, minore o maggiore del metodo standard di trattamento per la disfagia. Infatti, gli Autori riportavano che la maggior parte dei pazienti non migliorava con il programma di riabilitazione domiciliare. Gallas et Al. [29] hanno studiato un gruppo di pazienti post-ictali reclutati a due mesi dall’evento; i pazienti sono stati trattati con NMES sottomentoniera a bassi livelli per favorire solo la stimolazione sensoriale della cute. Alla fine dello studio gli Autori hanno dimostrato la riduzione dei residui in faringe e dell’aspirazione faringea, tuttavia alcuni dei risultati potrebbero essere stati falsati dalla possibile ripresa spontanea dei pazienti. prodotto benefici in più della sola terapia convenzionale. Le criticità dello studio sono state che i pazienti reclutati erano affetti da for me lievi di disfagia, nessuno era stato colpito da un ictus del tronco encefalico ed in totale i pazienti erano 25. Un altro trial controllato ha confrontato la terapia termo-tattile da solo contro la terapia termo-tattile combinata con la NMES [30] (anche se l'utilizzo della stimolazione termo-tattile con la terapia standard è discutibile in quanto questa terapia non è ancora stata inda gata in uno s tudio clinico controllato). I pazienti sono stati assegnati ai gruppi in modo consecutivo ed un'alta percentuale di essi era ancora troppo vicino all’evento acuto: 81% del gruppo VitalStim e 75% del gruppo termo-tattile. I risultati hanno evidenziato un miglioramento maggiore nel gruppo termotattile associato al sistema VitalStim. In un terzo trial controllato, un gruppo di pazienti ha ricevuto la terapia NMES somministrata da un medico fisiatra, mentre l'altro gruppo riceveva la terapia standard per la disfagia somministrata da un terapista occupazionale [19]. Poiché i pazienti sapevano da quale professionista ricevevano la terapia, il risultato di questo lavoro è stato probabilmente falsato. Ulteriore problema era dato dal fatto che, anche se i gruppi non di fferivano inizialmente nella loro gravità ed i punteggi della scala FOIS dopo il trattamento erano simili, gli Autori riportavano che c'era stato un cambiamento maggiore nel punteggio FOIS nel gruppo trattato con VitalStim: ma poiché questa scala si basa sulla relazione del paziente, i risultati probabilmente riflettevano i pregiudizi dei pazienti, come se essi si aspettassero maggiori benefici dal trattamento somministrato da un medico che da un terapista occupazionale. Studi non controllati di NMES sulla disfagia cronica Alcuni lavori hanno mostrato i benefici della NMES in pazienti con disfagia cronica (6 mesi o più). In uno studio, dei pazienti affetti da disfagia faringea cronica hanno ricevuto 15 sedute di trattamento con beneficio [28]; un altro lavoro presentava un caso clinico di un paziente con disfagia da 3 a nni insorta in seguito a lesioni opercolari bilaterali [25]. In entrambi gli studi i pazienti non venivano sottoposti alla terapia tradizionale prima della terapia con NMES, pertanto non è chiaro se i pazienti avrebbe potuto mostrare dei miglioramenti anche solo con la terapia convenzionale. Studi sulla stimolazione sottomentoniera Studi di NMES su paz ienti parkinsoniani Uno studio controllato in pazienti affetti da disfagia conseguente a trattamento per carcinomi nasofaringei ha valutato se la NMES somministrata per 15 sessioni con un professionista potesse essere più efficace di esercizi per l’auto-deglutizione eseguiti a do- Baijens et Al. [33] hanno condotto uno studio controllato per valutare l’utilità della NMES in pazienti affetti da Malattia di Parkinson con disfagia. Lo studio ha reclutato 10 pazienti e 10 soggetti sani ed a tutti è stato somministrato un periodo iniziale di training 6 simulata in pa zienti con disfagia secondaria a tumori della testa e del collo [32]: gli Autori hanno utilizzato una terapia simulata come controllo, randomizzato i pazienti e valutato quattro parametri per cercare la superiorità del trattamento con la NMES: solo uno di essi ha dato un risultato lievemente positivo. Barikroo et Al. [35] hanno riportato il successo della NMES applicata ad una disfagia per i liquidi in un paziente reclutato dopo diciotto mesi da un evento encefalitico. Holmes et Al. [36] hanno esaminato il caso di una disfagia legata ad un’impor tante anoressia nervosa. Il trattamento tradizionale è stato associato alla NMES ottenendo come risultato la ripresa di una de glutizione senza segni di aspirazione e conseguente aumento di peso del paziente. Altri Autori [37] hanno condotto uno studio retrospettivo in pazienti pediatrici confrontando l’effetto della NMES combinata alla terapia standard (46 pazienti) con la sola terapia convenzionale (47 pazienti). Ogni seduta durava circa 45 minuti ed il trattamento medio è stato di 10 settimane. Gli Autori non hanno trovato un significativo miglioramento nei pazienti pediatrici sottoposti a NMES rispetto a quelli che non la ricevevano. Lo stato di alimentazione e la necessità di supplementazione enterale non era diversa tra i gruppi 6 mesi dopo la terapia. Gli stessi Autori però non escludeva no che ci potessero essere dei sottogruppi di bambini che miglioravano con il trattamento NMES ed in particolare in quei pazienti in cui era presente una disfagia secondaria ad altre condizioni mediche o dovuta a prematurità complicata. Il risultato finale comunque era che la NMES non sembrava essere più efficace nei bambini con disfagia primaria. per familiarizzare con la strumentazione. Poi, ogni singola sessione di trattamento è stata studiata con videofluoroscopia per 12 tentativi con boli a diverse consistenze: se si verificavano aspirazioni importanti l’esame veniva sospeso. I pazienti venivano studiati utilizzando tre diverse posizioni degli elettrodi alternate tra loro; tutte le videofluoroscopie sono state eseguite entro 2 ore dall’assunzione della terapia farmacologica. Alla fine dello studio gli Autori non hanno riscontrato i benefici attesi. In un altro studio [34] si è confrontato il trattamento eseguito da un logopedista esperto con lo stesso trattamento associato alla NMES. Questi erano suddivisi in due gruppi che differivano solo per l’intensità di stimolazione utilizzata durante le sedute. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un training per il trattamento della disfagia di 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana per un periodo variabile tra le 3 e le 5 settimane. La posizione degli elettrodi era sottomentoniera e orizzontale, in modo da comprendere entrambi gli emilati, e restava fissa durante tutto lo studio. Gli Autori concludevano che non vi erano differenze statisticamente significative tra i tre gruppi , anche se sottolineavano che i test di Qualità di Vita utilizzati non erano forse quelli che meglio correlavano con l’utilizzo della NMES. Puntualizzavano, inoltre, che il moderato grado di compromissione dei pazienti forse non permetteva di ottenere significatività statisticamente ed il periodo di trattamento non era proba bilmente sufficientemente lungo. Effetti della NMES in popolazioni particolari Alcuni studi hanno recentemente esaminato l’uso della NMES in diversi tipi di disordini che causano disfagia. Uno studio non controllato ha applicato l’uso della NMES nella Sclerosi Multipla [26] utilizzandola solo quando i pazienti tentavano di deglutire (in questo caso con una frequenza di stimolazione di 30 Hz): alcuni pazienti sono migliorati, altri no. Un altro lavoro controllato ha confrontato l’uso della NMES con stimolazione Neuromodulaz ione Con una tecnica diversa dalla classica NMES, Fraser et Al. [38] hanno dimostrato che essa è in grado di agire sulla funzione deglutitoria attraverso le modificazioni che subentrano con l’eccitabilità della rappresentazione faringea nella corteccia motoria primaria [38,39]. 7 lungo termine non si è dimostrata un efficace approccio terapeutico, recenti studi [47,48] nel campo della Medicina Riabilitativa Fisica hanno fornito dati preliminari a sostegno della tesi che una combinazione di stimolazione neuromodulatoria del cervello e l'esercizio fisico "tradizionale" comportamentale possa comportare più benefici effetti terapeutici di entrambi i tipi di intervento utilizzati da soli [49-50]. Power et Al. [40] hanno dimostrato che in soggetti sani la NMES faringea aveva specifici effetti sull’eccitabilità del sistema cortico-bulbare. Altri Autori, invece, in un successivo lavoro controllato condotto su 16 pazienti con ictus acuto, non hanno di mostrato variazioni nella funzione deglutitoria dopo facilitazione con NMES [41]. Doeltgen et Al. [42] hanno studiato gli effetti della deglutizione indot ta dalla NMES applicata al pavimento della muscolatura buccale in soggetti sani evidenziando effetti corticali solo in associazione tra atto deglutitorio e NMES un atto [42]; essi ipotizzavano, quindi, che sia la frequenza di stimolazione che il gruppo muscolare stimolato potessero variare la risposta alla NMES. Alla luce di tutte questi risultati [38, 40] questi studi sottolineano la necessità e l'importanza di valutare attentamente i parametri di stimolazione ottimali per ogni modalità di NMES e per ogni gruppo muscolare da stimolare. L'applicazione clinica della NMES segna l'emergere di tecniche che possono essere classificate come "neuromod ulatori". Queste tecniche possono, in determinate circostanze, influenzare i meccanismi neurali alla base della funzione motoria. Una grande quantità di ricerche hanno studiato gli effetti delle tecniche di neuromod ulazione nel sistema motore cortico-spinale che controlla i muscoli degli arti e del tronco. Molti di questi studi [43-45] hanno dimostrato che i cambiamenti indotti sperimentalmente dall'eccitabilità del sistema cortico-spinale possono essere funzionalmente rilevanti sia in caso di benessere che di malattia. Alcuni studi hanno valutano gli effetti della NMES applicata sulla muscolatura testa/collo al sistema cortico-bulbare, dimostrando una rilevanza funzionale simile per la deglutizione (come ad esempio le variazioni di connettività corticale sinaptica che sottendono alla muscolatura faringea) [38-46]. Questa scoperta ha importanti implicazioni cliniche: se fosse possibile modificare e interagire con le capacità del cervello di adattarsi ai cambi amenti, allora l'induzione della plasticità neurale potrebbe fornire un utile strumento terapeutico per il recupero delle disfunzioni deglutitorie. Anche se l'applicazione della stimolazione neuromodulatoria al cervello a Alcune riflessioni L'utilizzo della NMES nella terapia della disfagia ha in parte rivoluzionato il modo di pensare nel settore della riabilitazione deglutitoria. Fin dagli esordi della metodica sono nate numerose controversie circa l'applicazione clinica del protocollo VitalStim per la deglutizione. Uno dei punti principali di discussione riguardava proprio la sua rapida diffusione e l'applicazione nella routine clinica senza che vi fossero studi clinici approfonditi che ne indicassero l'efficacia riconosciuta attraverso la Medicina dell'Evidenza. Inoltre, anche il fatto che si proponesse lo stesso trattamento per pazienti affetti da una vasta gamma di disturbi e la necessità di formare i sanitari al suo utilizzo hanno suscitato un ampio dibattito all'interno della Comunità Scientifica Americana [51]. Anche se questa tecnica può contenere il potenziale riabilitativo per alcuni gruppi di pazienti, a determinate condizioni, l'uso diffuso di questa tecnica non implica che essa sia sinonimo di un approccio riabilitativo universale ed allo stesso modo efficace per la disfagia [51]. Queste riflessioni trovano conferma nel fatto che la maggior parte degli Autori citati in questo breve riassunto ha tentato di dimostrare l’efficacia (o l’inefficacia) del sistema VitalStim basandosi sostanzialmente su un protocollo originale (la maggior parte di loro inoltre non specificando in modo esaustivo tutte le variabili utilizzate). Come emerge dalle review e dalle metanalisi, non è neppure possibile trovare una facile omogeneità sia per modalità di conduzione dei lavori, scale di valutazione od obiettivi. 8 18) Blu menfeld L, Hahn Y, Lepage A, et al. Transcutaneous electrical stimu lation versus traditional dysphagia therapy: a nonconcurrent cohort study. 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Inoltre, le aspettative più grandi sui benefici del dispositivo sono legate alla sua possibile capacità di favorire o influenzare la neuromod ulazione cerebrale rendendo così il suo utilizzo giustificato in molti casi di disfagia orofaringea. Bibliografia 1) B. Singer, “Functional electrical stimu lation of the extremit ies in the neurological patient: a review,” Australian Journal of Physiotherapy, 1987; 33(1):33– 42 2) L. R. Sheffler and J. Chae, “Neuro muscular electrical stimulat ion in neurorehabilitation,” Muscle and Nerve, 2007; 35(5):562– 590 3) A lon G. Principles of electrical stimulat ion. In : Nelson RM, Currier DP, editors. Clin ical electrotherapy. 2nd ed. Norwalk: Appleton & Lange; 1991. p 35-101 4) Delitto A, Snyder-Mackler L. Two theories of muscle strength augmentation using percutaneous electrical stimulat ion. Phys Ther. 1990;70:158– 64 5) Hainaut K, Duchateau J. Neuromuscular electrical stimulat ion and voluntary exercise. 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