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Numero 4/2011
Luglio/Agosto
Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 – DCB Milano - Contiene I.P.
IL MESTIERE
DEL VALUTATORE
RISCHI
NELLE ULTIME ISO 9001 ED EN 9100
NELLA CERTIFICAZIONE DEL PERSONALE
NEI PROCESSI PRODUTTIVI
RISCHI ATTRIBUIBILI ALLE PERSONE
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Associazione Italiana Cultura Qualità
FEDERAZIONE NAZIONALE
SETTORI TECNOLOGICI
20124 Milano - via Cornalia, 19
tel. 02 66712484 - fax 02 66712510
[email protected] - http://www.aicq.it
Presidente: Vincenzo Mazzaro
Vicepresidenti: Marco Gentilini, Giovanni Mattana
Assemblea: Giovanni Romano; Federica Galleano;
Santo Paternò; Antonio Lanzotti; Ettore La Volpe; Franco
Drusiani; Marco Gentilini; Alberto Bobbo; Giovanni Mattana
Giunta esecutiva: Giovanni Romano; Alessandro Manzoni;
Giovanni Mattana; Marco Gentilini; Walter Piacentini;
Santo Paternò; Ettore La Volpe; Alberto Bobbo
Segretario Generale: Giacomo Casarino
Segreteria Nazionale: Annalisa Rossi
Settore Alimentare
c/o Associazione Italia Centronord
Presidente: Claudio Mariani
Settore Autoveicoli
c/o Associazione Piemontese
Presidente: Federico Rivolo
Settore Costruzioni Civili
c/o Associazione Centro Insulare
Presidente: Antonino Santonocito
Settore Elettronico ed Elettrotecnico
c/o Associazione Italia Centronord
Presidente: Giovanni Mattana
Settore Servizi per i Trasporti
c/o Associazione Centro Insulare
Presidente: Sergio Bini
Settore Turismo
c/o Associazione Piemontese
Presidente: Caterina Fioritti
Settore Trasporto su Rotaia
c/o AICQ Nazionale
Presidente: Gianfranco Saccione
Settore Scuola
c/o Associazione Italia Centronord
Presidente: Paolo Senni Guidotti Magnani
ASSOCIAZIONI TERRITORIALI DELLA FEDERAZIONE
AICQ - Associazione Italia Centronord
20124 Milano - via M. Macchi, 42 - tel. 02 67382158
fax 02 67382177 - [email protected]
Presidente: Giovanni Romano
AICQ - Associazione Piemontese
10128 Torino - via Genovesi, 19 - tel.011 5183220
fax 011 537964 - [email protected]
Presidente: Federica Galleano
AICQ - Associazione Tosco Ligure
c/o CIPAT Via dei Pilastri n°1/3 50121 Firenze
Tel. e fax 055 481524
Presidente: Ettore La Volpe
AICQ - Associazione Triveneta
30174 Mestre (VE) - Galleria Giacomuzzi, 6
tel. 041 951795 fax 041 940648 - [email protected]
Presidente: Alberto Bobbo
AICQ - Associazione Emilia Romagna
40129 Bologna - via Bassanelli, 9/11
tel. 3355745309 - fax 051 0544854 - [email protected]
Presidente: Franco Drusiani
AICQ - Associazione Centro Insulare
00185 Roma - via di San Vito, 17 - tel. 06 4464132
fax 06 4464145 - [email protected]
Presidente: Marco Gentilini
AICQ - Associazione Meridionale
80125 Napoli - via Giulio Cesare, 101 - tel. 081 2396503
fax 081 6174615 - [email protected]
Presidente: Antonio Lanzotti
AICQ - Associazione Sicilia
90139 Palermo - via F. Crispi 120,
c/o Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Palermo
cell. 334. 95 49 274 - fax 091 9889355
[email protected]
Presidente: Santo Paternò
COMITATI TECNICI
Comitato Ambiente
c/o Associazione Italia Centronord
Presidente: Antonio Scipioni
Comitato Salute e Sicurezza
c/o Associazione Nazionale
Coordinatore: Diego Cerra
Comitato Metodi Statistici
c/o Associazione Nazionale
Presidente: Egidio Cascini
Comitato Metodologie di Assicurazione della Qualità
c/o Associazione Centro Insulare
Presidente: Francesco Carrozzini
Comitato Normativa e Certificazione
dei Sistemi Gestione Qualità
c/o Associazione Nazionale
Presidente: Cecilia de Palma
Comitato Qualità
del Software e dei servizi IT
c/o Associazione Italia Centronord
Presidente: Mario Cislaghi
Comitato Risorse Umane e Qualità del Lavoro
c/o Associazione Triveneta
Presidente: Piero Dettin
Comitato Aziende Benchmarking/TQM
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sommario
Numero 4/2011
Luglio/Agosto
IL MESTIERE
DEL VALUTATORE
Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 – DCB Milano - Contiene I.P.
ACCREDIA
RUOLO
NEL
SETTORE COSTRUZIONI
AUDIT SUGLI APPALTATORI
DELLA COMPONENTE RELAZIONALE
LA
BUSINESS CONTINUITY
RISCHI
NELLE ULTIME ISO 9001 ED EN 9100
NELLA CERTIFICAZIONE DEL PERSONALE
NEI PROCESSI PRODUTTIVI
RISCHI ATTRIBUIBILI ALLE PERSONE
tema 2
editoriale
La gestione dei rischi
sta crescendo in pervasività
Rischi
Il risk management
3
29
Domenico Faraglia
Giovanni Mattana
Rischi nella certificazione delle persone
Attualità
SIACEN
4
L’analisi del rischio nei processi produttivi
Redazione Aicq-Angq
tema 1
34
Ettore Stanghellini
37
E. Bernasconi, G. Petronella, B. Lazzerini
Il Mestiere del Valutatore
Rischio attribuibile alle risorse umane
Il ruolo di Accredia nel settore
delle costruzioni
43
Francesco Soro
11
Filippo Trifiletti
Qualità ha 40 anni
45
Massimo Guidarelli
Rubrica IMQ
47
Gli approcci relazionali alla valutazione degli
auditor
20
Rubrica Rina
50
Rubrica Anfia
52
Audit integrati:
l’esperienza di Italferr (1ª parte)
14
Mori Pieraldo, Gallo Giorgio
Business Continuity
24
Claudio Provetti, Claudia Piccolo
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito e in particolare il Comitato Normazione dei
Sistemi di Gestione e il suo Presidente Cecilia de Palma
n. 4 luglio/agosto 2011
Edizione Nazionale AICQ
Autorizzazione del Trib. di Torino
n. 783 del Registro del 28/11/52
ISSN 2037-4186
Direttore responsabile
Giovanni Mattana
Redazione
Annalisa Rossi
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Composto da: Giovanni Mattana (coordinatore),
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Mario Cislaghi, Cecilia de Palma, Piero Dettin,
Italo Benedini.
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20124 Milano
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Arti Grafiche Frattini - Bernate Ticino (MI)
Gli articoli di questo numero, pur ritenuti validi dagli
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Giovanni Mattana
sta crescendo in pervasività
La gestione dei rischi poteva essere considerata, fino a non molto tempo fa, una tecnica specifica, utilizzata in ambito finanziario/assicurativo
o nelle grandi opere; numerose circostanze, a partire dalla turbolenza dei mercati e dall’accelerazione delle decisioni e delle attività, hanno contribuito ad accrescerne considerevolmente l’importanza: è possibile citare l’oggettivo aumento generale del livello di rischio (oggi lo sbagliare
ha un costo molto più alto di ieri e spesso non c’è più il tempo di recuperare), ma anche la maggior interazione sistemica tra i rischi, che obbliga a considerarli nel loro assieme e nelle loro interdipendenze, anziché, come in passato, in segmenti specialistici indipendenti.
Anche l'evoluzione della normativa comunitaria e nazionale impone, in vari casi, di mettere in atto una gestione dei rischi: cioè il loro esame
preventivo, l’adozione di strategie e tecniche per la loro mitigazione, la raccolta di evidenze delle azioni intraprese in tutte le fasi.
Ne sono vistosi esempi la legislazione sui rischi contenuta nel d.lgs. 231/2001 (che estende alle persone giuridiche la responsabilità per reati
commessi da persone fisiche che operano per una società), e quella sulla sicurezza del lavoro o anche l’attuale enorme attenzione rivolta al rischio clinico.
L’uscita delle Norme generali internazionali sul Rischio: ISO 31000 “Principi e linee guida di attuazione", ISO Guide 73: 2009 “Vocabolary”, e
ISO-IEC 31010- “Risk Assessment Techniques”, hanno fornito una trattazione coerente e sistematica che ne ha certamente favorito la pratica applicazione e la diffusione dei concetti. Secondo la norma il processo di gestione del rischio è costituito da alcune macro fasi: Stabilire il contesto, Identificare i rischi, Analizzare i rischi, valutare i rischi, Mitigare i rischi, ciascuna poi articolata in attività più specifiche.
La gestione dei rischi può essere considerata un paradigma (nella sua accezione di idee e tecniche sufficientemente nuove da attrarre seguaci e
sufficientemente aperte da risolvere problemi in ambiti diversi da quello originario), che porta a fattor comune molti aspetti provenienti da campi diversi e che sta diventando molto pervasiva.
Ma, forse, la portata di questa estensione non è ancora sufficientemente percepita.
Per questa ragione, in questo numero della rivista, proponiamo alcuni articoli che mostrano diverse applicazioni della gestione del rischio:
- nei sistemi di Qualità Iso 9001:2008 e nella EN 9100:2009 per l’industria aeronautica, dello spazio e della difesa; l’articolo mostra come la
EN 9100 contenga vari requisiti riferiti esplicitamente al rischio e come anche la Iso 9001 abbia ora una decina di requisiti indirettamente riferiti al rischio (D. Faraglia);
- nella stessa gestione degli organismi di certificazione del personale, in cui l’autore si chiede se l’attenzione attualmente dedicata ai rischi per
la certificazione è adeguata e se vengono adeguatamente valutate le reali minacce che rischiano di compromettere la credibilità delle certificazioni del personale e delle certificazioni di sistema, in larga parte affidate alla competenza del personale che li valuta (E. Stanghellini);
- nei processi produttivi; gli autori sostengono che l’applicazione del Risk Management alla loro gestione assume quell’innegabile ruolo fondamentale che gli addetti ai lavori gli attribuiscono, basando su di esso le motivazioni del maggior numero di decisioni possibili con la stessa confidenza con cui i naufraghi si mantengono stretti alle corde dei loro salvagenti nel mare in tempesta (E. Bernasconi – G. Petronella, B. Lazzerini);
- da Risorse Umane: è il rischio aziendale il vero driver dell’analisi aziendale e del miglioramento. Aspetto centrale della gestione del rischio aziendale è costituita dalle risorse umane (F. Soro).
Altri vostri contributi saranno particolarmente graditi.
Per intanto buona lettura
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ed i to r i a l e
La gestione dei rischi
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>> Comitato di Redazione congiunto ANGQ
e AICQ
Il Congresso SiACeN
rilancia l’incontro culturale
tra tutti gli operatori
dell’Accreditamento, delle
Certificazioni e delle
Notifiche
Nei giorni 18,19 e 20 maggio si è tenuto a Roma presso il Centro congressuale
dell’hotel MELIA’ Aurelia Antica il primo
Congresso nazionale sui Sistemi di Gestione, Accreditamenti, Certificazioni,
Notifiche, in sigla SiACeN, organizzato da
Associazione Nazionale Garanzia della
Qualità (ANGQ) e da Associazione Italiana Cultura della Qualità (AICQ ).
L’importanza dell’evento è riconoscibile
già dall’alto numero di patrocini ricevuti da Istituzioni e Organizzazioni di rilievo nazionale, quali: Ministero dello
Sviluppo Economico; Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit del Ministero dell’Ambiente; ACCREDIA – Ente Italiano di
Accreditamento; CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche; Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici; ENEA –
Agenzia nazionale per le nuove tecno-
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logie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile; GSE – Gestore servizi energetici; ICE – Istituto per il Commercio
Estero; CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano; UNI – Ente Nazionale Italiano di
Unificazione; AIOICI - Associazione Italiana Organismi Indipendenti Certificazione e Ispezione; ALPI - Associazione
Laboratori di Prova e Organismi di Certificazione Indipendenti; CISQ - Certificazione Italiana dei Sistemi Qualità
Aziendali; UNOA – Unione Nazionale
Organismi Accreditati; CEPAS – Certificazione delle Professionalità e della Formazione; AICQ SICEV – Sistema di Certificazione e Valutazione; Associazione
sindacale ANPO-ASCOTI-FILAS MEDICI.
Dopo molti anni ANGQ ed AICQ, associazioni che promuovono la formazione
dei professionisti e dei quadri aziendali
impegnati nei sistemi di gestione aziendale, sono tornate a collaborare per un’iniziativa che può ritenersi unica per l’aggregazione di tutti gli organismi istituzionali coinvolti e per l’articolazione dei
temi trattati. Per la prima volta infatti è
stato possibile abbinare nella stessa occasione l’illustrazione delle politiche e
dei punti di vista degli operatori istituzionali con l’aggiornamento professionale sulla materia; inoltre il Congresso
ha ospitato le sessioni di aggiornamento
riservate agli Ispettori di ACCREDIA ed
agli Auditor CEPAS ed AICQ SICEV.
Di seguito indichiamo i risultati, in nu-
meri, scaturiti dall’impegno di oltre un
anno di lavoro da parte degli organizzatori e grazie anche al contributo delle numerose organizzazioni che sono intervenute all’evento: più di 160.000 i contatti; più di 1.400 i partecipanti; più di
160 gli interventi dei relatori; più di 100
le Organizzazioni coinvolte; più di 80 le
ore di riunione in aula e dibattito; 21 le
sessioni tra plenarie e convegni, dove sono state trattate numerosissime tematiche e altrettanti sono stati gli spunti di riflessione, segue l’elenco di tali sessioni:
✎ Plenaria Accreditamenti volontari, re-
golamentati-cogenti e le relative Notifiche dopo l’entrata in vigore del Regolamento europeo 765/2008;
✎ Plenaria Qualificazione/Certificazione delle Professioni non Regolamentate;
✎ Plenaria Sensibilizzazione della Scuola e dell'Università alle metodologie
dei sistemi di gestione per la qualità:
studenti, docenti, dirigenti scolastici;
✎ Convegno Integrazione dei Sistemi di
Gestione;
✎ Convegno Ambiente, Sostenibilità e
Gestione dell’Energia;
✎ Convegno Il ruolo dei Sei Sigma nella Qualità;
✎ Convegno Open Source e l’Amministrazione digitale;
✎ Convegno Problematiche e prospettive nel Settore Alimentare;
✎ Convegno Qualità nella Sanità;
✎ Convegno Laboratori oggetto di re-
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una qualche “colpa” della qualità? No; è l'esatto contrario:
dove la risorsa “qualità” non è sufficiente o, peggio, dove e
quando la risorsa “qualità” è usata o citata in maniera mistificatoria, c'è lo scadimento dei sistemi, compresi - a pieno titolo - quelli a più grande impatto sul vivere civile.
Riportiamo ora, tra i tanti possibili, un esempio di insufficiente
- secondo noi - ricorso al pensiero sistemico-qualitativo: la sicurezza stradale. Citiamo questo esempio perché il contenimento del rischio su strada fu tra i temi affrontati da ANGQ
in occasione del proprio Convegno Nazionale annuale già nell'ormai lontano 2005.
Nell'ambito “sicurezza stradale” continuiamo a notare un progressivo inseverimento del sistema sanzionatorio e non notiamo un altrettanto deciso ricorso ai sistemi a sicurezza attiva,
tendenti alla sicurezza instrinseca. La loro fattibilità tecnica è
ormai fuori di dubbio. La spinta culturale che delegittimi quella che può sembrare una vera e propria “industria delle contravvenzioni” e sostenga il progresso tecnologico però manca, anche da parte degli “addetti ai lavori” (non è punendo dopo che l'evento indesiderato ha avuto luogo che si fa sicurezza, ma è interrompendo a priori la catena degli eventi che porta alla tragedia finale che si salvano le vite umane).
Oltre alle prioritarie considerazioni di ordine etico, si possono fare almeno due considerazioni di ordine economico: 1)
la produzione su larga scala di apparecchiature per la sicurezza
attiva comporterebbe opportunità di lavoro e creazione di ricchezza; 2) se costi più fare sicurezza o subire incidenti lo sintetizziamo con una frase ben diffusa in ambiente aeronautico: “if you think that safety is expensive, try an accident”.
Per un uso esteso, efficace e non mistificatorio della disciplina “qualità”, ANGQ e AICQ si sono impegnate fin dalle loro
origini. Il Congresso SiACeN viene proprio a fornire certezze
in un momento in cui più evidente è il fabbisogno di qualità
per determinate aree e più chiaro emerge il bisogno di ripresa e sviluppo di questa risorsa per quei settori che maggiormente ne necessitano.
A proposito del vasto campo di applicazione della qualità,
non dovremmo dimenticare che W. Edwards Deming, al titolo del suo ben noto libro “The New Economics”, aggiunse,
come sottotitolo: “for industry, government, education”. Ecco
dunque per noi l'indicazione di tutto un ampio spazio ed
un'esortazione a farvi giungere il nostro apporto.
Un'ultima riflessione sul prodotto delle nostre attività, ampiamente illustrato nel Congresso: anche normazione, accreditamenti, certificazioni e notifiche dovranno essere sempre
“sostenibili” e non “pesare troppo”: il lean thinking è una risorsa per tutti.
Dr. Rosso Claudio – Ing. Giulio Montebelli
Coordinatori Congresso Siacen.
luglio/agosto 2011
at tu a l i tà
Congresso SiACeN 2011, basi solide per un futuro migliore
I numeri parlano da soli e decretano, senza ombra di dubbio,
il successo del 1° Congresso SiACeN tenuto a Roma nei giorni 18; 19 e 20 Maggio 2011.
La partecipazione ha assicurato una copertura ad ampio spettro degli aspetti al momento più significativi nell'ambito della gestione della qualità e della certificazione della conformità. Tra i segnali più confortanti - e che dimostrano come la
qualità stia sempre più evolvendo da complesso di strumenti per pochi addetti a patrimonio culturale comune - abbiamo
notato con particolare soddisfazione l'estendersi, con successo, dell'applicazione di questa disciplina a settori come la
scuola, l'università, la sanità e le diverse pratiche manageriali in senso lato. Sempre a proposito di questi segnali, non ci
è sfuggita la presenza di relatori e partecipanti di tutte le età:
dai senior che hanno portato il frutto della loro lunga esperienza, agli junior che si sono distinti per il loro entusiasmo e
per l' originalità degli interventi e dei contribuiti presentati.
Nessuno spazio rimane quindi a chi vorrebbe definire le discipline qualitative e le risorse “accreditamento-certificazione-notifica” come materia riciclata a beneficio di reduci dal
sogno nucleare degli anni '80 e da una grande industria abbondantemente in crisi.
Fatta questa premessa - e debitamente festeggiato il successo
- viene il momento di soffermarsi su cosa costruire e come costruire su tanto solide fondamenta.
Libero mercato, libera circolazione delle risorse materiali, immateriali ed umane, sicurezza e competitività, ambiente, efficacia ed efficienza sono parole che si sono sentite ripetutamente. Possiamo quindi dire che si sa cosa c'è da fare e, in molti casi, le norme sono già lì a guidarci su come ciò che è da
fare va fatto.
A questo punto però, non possiamo fare a meno di notare come, a fronte di tanta conoscenza che cresce in termini di contenuti e di diffusione, a fronte di strumenti che si perfezionano continuamente, la qualità della vita sia generalmente in
calo. Il tenore di vita di gran parte delle famiglie è sceso e
continua a scendere, le speranze, non diciamo di ottenere il
pieno successo, ma almeno di allontanare lo spettro della disoccupazione e della sottoccupazione per i giovani, soprattutto in presenza di elevati livelli di istruzione, sono generalmente basse. Di come stiano ricerca ed innovazione si è parlato abbastanza, quindi non stiamo a ripetere cose – purtroppo
– ben note. Anche la libertà del cittadino, per non parlare dei
suoi spazi di legittima assertività, sembra stia passando di moda, soffocati come siamo da una comunicazione, spesso ambigua e dissimulatrice, che prepara un terreno favorevole alla passiva accettazione di ciò che, solo non troppi anni fà, sarebbe stato energicamente rifiutato.
Se ne accenniamo qui è forse perché sospettiamo che ci sia
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❙ Attualità ❙
quisiti cogenti: problematiche ed opportunità;
✎ Convegno Regolamento del codice
degli appalti: gli aspetti inerenti la progettazione, la realizzazione, la gestione e la manutenzione;
✎ Convegno Qualità e Sicurezza nella
Logistica e nei Trasporti - Obblighi di
legge e normativa volontaria;
✎ Convegno Sistema di Gestione della
Sicurezza sul Lavoro: efficacia prevenzionale, certificazione, collegamenti con l’art.30 del D.lgs. 81/08 e
con il D.lgs. 231/01;
✎ Convegno Tematiche emergenti nel
settore ICT: competenze e risorse umane;
✎ Convegno Eccellenza nel pubblico e
nel privato: modelli e premi; percorsi
ed esperienze;
✎ Convegno La mediazione dei conflitti nelle pmi: Qualità di relazioni e qualità di gestione;
✎ Convegno Qualità nel turismo per 1
Turismo di Qualità;
✎ Convegno Quality & Business Management Systems: scenari e nuovi modelli di business sostenibile.
Plenaria di apertura del 18
maggio: “Accreditamenti
volontari, regolamentaticogenti e le relative
Notifiche dopo l'entrata in
vigore del Regolamento
Europeo 765/2008”
La Plenaria di apertura del Congresso ha
affrontato il tema del nuovo sistema di
accreditamento e certificazione dopo
l’entrata in vigore del Regolamento europeo 765/2008, il quale, seppur emesso in ottica di semplificazione del sistema di certificazioni, sta creando in Italia
ulteriori incertezze con particolare riferimento al mantenimento delle notifiche
e dei relativi marchi CE.
L’intento della Plenaria è stato quello di
fare chiarezza sulle politiche e sulle procedure definite riguardo l’accreditamento degli Organismi Notificati nei vari settori: si è ritenuto possibile arrivare a questo risultato solo mostrando nel Congresso
SIACEN i risultati ottenuti dal dialogo
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continuo e proficuo tra ACCREDIA e i
Ministeri competenti. Sul tavolo della Plenaria sono state poste le soluzioni definite e le prospettive delineate sul sistema di certificazioni italiano, fornendo a
tutti gli intervenuti risposte chiare riguardo
sia lo stato attuale dei riconoscimenti europei sia problematiche specifiche relative a singoli soggetti operanti sul mercato.
Plenaria del 19 maggio:
“Qualifica/Certificazione
delle Professioni non
Regolamentate”
La Plenaria ha offerto ai congressisti un
panorama su un tema di grande interesse ed attualità: l’ introduzione di un sistema duale sull’organizzazione delle libere professioni. Alle iscrizioni agli Ordini professionali a seguito di abilitazioni, un nuovo disegno di legge abbina la
certificazione riconosciuta dalle Associazioni di categoria autorizzate ad attestare il possesso ed il mantenimento delle competenze tramite esami di verifica
periodica ai quali possono sottoporsi tutte le categorie di professionisti erogatori di servizi sinora non regolamentate.
Come sottolineato anche dai parlamentari intervenuti, la legge garantirà il riconoscimento delle professioni e la possibilità per quest’ultime di applicare condizioni di concorrenza sui mercati europei.
Plenaria del 20 maggio:
“Plenaria Sensibilizzazione
della Scuola e
dell'Università alle
metodologie dei sistemi di
gestione per la qualità:
studenti, docenti, dirigenti
scolastici”
L’impostazione concordata dalla collaborazione tra AICQ Settore Nazionale
Education ed ANGQ, che aveva previsto un intreccio a più piani fra base teorica della Qualità e esperienze sul campo da una parte e fra scuola, Università
e educazione permanente dall’altra, si è
attuata intrattenendo i partecipanti con
una notevole intensità comunicativa e di
ascolto.
I numeri del Convegno
L'iniziativa, che può ritenersi unica per
l’aggregazione di tutte le Organizzazioni coinvolte e per l’articolazione dei temi trattati, è stata un successo e ha ricevuto gli elogi dei numerosi partecipanti
e delle Organizzazioni intervenute. Di
seguito i numeri rappresentativi del Congresso:
✎ più di 160.000 i contatti;
✎ più di 1.400 i partecipanti;
✎ più di 160 gli interventi dei relatori;
✎ più di 100 le Organizzazioni coinvolte;
✎ più di 80 le ore di riunione in aula e
dibattito;
✎ 21 le sessioni tra plenarie e convegni;
✎ 3 i giorni di Congresso;
✎ Numerosissime le tematiche trattate e
gli spunti di riflessione.
Estratti dal Convegno
“Problematiche e
prospettive nel Settore
Alimentare” (18 maggio)
Da sempre il settore alimentare è uno fra
i più normati dalle legislazioni degli Stati e dall’Unione Europea ed è quello che
vede intervenire una pluralità di soggetti nelle attività di regolamentazione, ispezione, autorizzazione, accreditamento e
certificazione. Interpretando lo spirito
dell’intero Congresso SIACEN, il convegno “Problematiche e prospettive nel settore alimentare” ha riunito attorno ad un
tavolo, oltre le Associazioni organizzatrici AICQ e ANGQ, il TUV Italia, il Mipaaf (Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agro-alimentari), l’ARSIAL (Agenzia
Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell'Agricoltura del Lazio), Regione
Emilia Romagna - Assessorato Agricoltura Economia Ittica Attività FaunisticoVenatorie, DINTEC-UNIONCAMERE e
l’Istituto Nordest Qualità.
Nella prima parte del convegno è stato
fatto il punto della situazione sullo stato
della legislazione nazionale ed europea
e, soprattutto, sulle prospettive future di
adeguamento della legislazione alimentare italiana alla luce delle disposizioni
comunitarie, anche prendendo spunto
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informazioni raccolte per le rispettive attività creando un sistema informativo
condiviso.
Visto il forte spirito di collaborazione
emerso nel convegno, ANGQ ed AICQ si
sono offerte di coordinare un tavolo tecnico di studio e confronto, mettendo a
disposizione la propria esperienza e competenza di associazioni culturali votate
a rendere il sistema di certificazione sempre più efficace e credibile.
Estratti dal Convegno
Integrazione dei Sistemi di
Gestione “il modello 231
come sistema di
governance” (18 maggio)
L’esperienza di ANGQ sui sistemi di gestione integrati si è arricchita negli ultimi
anni con l’estensione dello stesso approccio metodologico ai Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo previsti dal Decreto Legislativo n. 231 del
2001.
Da questa esperienza è maturata un’idea
forte che tende ad interpretare l’introduzione nelle aziende dei Modelli 231 come il primo passo per lo sviluppo di un
sistema di governance rispondente alle
esigenze delle PMI. Per governance s’intende l’insieme dei procedimenti e delle strutture messi in atto dai vertici aziendali per informare, indirizzare, dirigere,
gestire e controllare le attività dell’organizzazione nel raggiungimento dei suoi
obiettivi. Nel suo intervento al convegno
del pomeriggio del 18 maggio il Consigliere Pintucci ha illustrato come esistano significative analogie tra queste finalità e quelle del Modello 231 espresse
dal legislatore e dalle linee guida di Confindustria.
Il percorso da seguire passa attraverso l’
inglobamento dei documenti propri del
Modello 231 all’interno delle procedure gestionali e del sistema di classificazione della documentazione aziendale,
seguito dall’inserimento dei singoli sistemi di gestione già in atto nell’azienda, certificati o meno, all’interno di un
unico sistema di controllo aziendale. Per
la realizzazione del sistema di controllo
è possibile utilizzare l’impianto dei ma-
nuali e delle procedure gestionali di altri sistemi di gestione, definire le regole
di comportamento per la prevenzione
dei rischi ed i flussi informativi per l’Organismo di Vigilanza tramite istruzioni
inserite nel corpo delle procedure gestionali, verificare i comportamenti non
conformi, le azioni preventive e correttive ed il riesame del Modello 231 tramite gli stessi strumenti di monitoraggio.
Passando quindi alla formalizzazione delle responsabilità e delle deleghe aziendali, che non è presente nei sistemi di
gestione basati su norme contrattuali, alla definizione dei rischi e degli obiettivi
di controllo, alla registrazione di tutti i
controlli effettuabili ed alla istituzione di
un sistema di reporting dell’Organismo
di Vigilanza al vertice aziendale si determina un vero e proprio sistema di governance tramite il rispetto delle regole di
applicazione del Modello 231. Non è
abituale considerare i sistemi di gestione basati sulle logiche del quality management come sistemi di controllo, ma
in realtà ciascun sistema di gestione che
applica la rilevazione delle non conformità e le azioni preventive e correttive
attiva sostanzialmente meccanismi di
controllo, anche se finalizzati a specifici obiettivi che riflettono gli interessi societari.
L’applicazione del Modello 231 fortifica
l’esercizio dei controlli consentendo un
presidio dei rischi basato sulla seguente
struttura:
✎ un primo livello di controllo garantito
dal management operativo, ma anche
dal responsabile qualità, piuttosto che
dal RSPP o dai responsabili ambiente
e privacy;
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at tu a l i tà
dalle bozze del "Codice di sicurezza alimentare"circolate finora.
La seconda parte del convegno ha focalizzato l’attenzione sulla certificazione
dei prodotti agroalimentari ed in particolare quella regolamentata: a differenze di quella volontaria - in cui le specifiche oggetto di certificazione sono proposte dal produttore e le conseguenti procedure di controllo e verifica sono stabiliti dall’organismo di certificazione – i
requisiti sono definiti in un disciplinare
di produzione pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con la registrazione dell’UE,
mentre il piano dei controlli è approvato dal MIPAAF.
I requisiti oggetto di certificazione fanno riferimento, ad esempio, a caratteriste
chimico fisiche e organolettiche del prodotto finito e delle materie prime, di confezionamento, dei processi di trasformazione dell’intera filiera di produttiva, che
devono evidenziarne la tipicità ed il legame al territorio. Per questo la certificazione della denominazione di origine
garantisce non solo il consumatore, ma
tutela i produttori ed il territorio; da sottolineare che l’Italia è prima in Europa
per numero di prodotti interessati.
Novità importanti sono state introdotte
dai Regolamenti Comunitari 509/2006 e
510/2006 in introducendo l’obbligo di
accreditamento dall’1/5/2010 secondo
la UNI CEI EN 45011 degli organismi di
certificazione di prodotto come uno dei
prerequisiti per ottenere l’autorizzazione da parte del MIPAAF.
I relatori hanno condiviso la propria esperienza nel campo dei controlli (TUV Italia, UNIONCAMERE e Istituto Nordest
Qualità) e della vigilanza nazionale (ICQRF) e regionale (ARSIAL e Regione Emilia Romagna) e sottolineato la necessità
di coordinare le attività ispettive, di vigilanza e di controllo svolta dai diversi soggetti in modo da rendere il processo di
certificazione ancora più efficace rispetto agli obiettivi di garanzia sui prodotti
e quelli di supporto e valorizzazione del
territorio.
Relativamente a quest’ultimo aspetto, i
soggetti intervenuti hanno ribadito il proprio impegno allo scambio dei dati ed
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✎ un secondo livello esercitato dall’Or-
ganismo di Vigilanza.
Ne consegue, in definitiva, la possibilità
di dare vita ad un sistema di gestione unificato dalla governance introdotta dal
Modello 231 che, partendo dalla mission
e dagli obiettivi strategici introdotti nel
codice etico, realizzi un unico sistema
di valutazione dei rischi, un unico sistema organizzativo, un unico sistema informativo ed un unico sistema di relazioni
esterne che, tramite regole di controllo
gestite unitariamente, consenta di rilevare comportamenti e risultati attesi.
Estratti dal Convegno
Sistema di Gestione della
Sicurezza sul Lavoro:
efficacia prevenzionale,
certificazione,
collegamenti con l’art.30
del D.lgs. 81/08 e con il
D.lgs. 231/01 (19 maggio)
C’è un po’ di confusione sulla corretta
interpretazione di quanto indicato dall’art. 30 del t.u. sulla sicurezza (D. lgs.
81/2008 e successive integrazioni ) in
merito al valore da attribuire ad un sistema della sicurezza certificato rispetto
alle conseguenze sulla responsabilità amministrativa delle imprese.
E’ opportuno premettere che un sistema
certificato di gestione della sicurezza sul
lavoro non corrisponde ad un Modello
di Organizzazione, Gestione e Controllo. Occorre anche tenere presente che la
conformità del sistema certificato ai requisiti definiti nel citato art. 30 non può
ritenersi condizione di esimente dalla responsabilità amministrativa. L’esimente
si realizza infatti se l’impresa è in grado
di provare:
✎ che ha preventivamente adottato ed
efficacemente attuato un modello idoneo ad individuare e prevenire i reati
considerati dal legislatore, tra i quali
l’omicidio colposo e le gravi lesioni
colpose;
✎ che ha affidato ad un organismo di
controllo il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del modello;
✎ che l’autore del reato abbia commes-
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so una violazione delle regole e dei
comportamenti richiesti;
✎ che gli incaricati di effettuare i controlli li abbiano effettivamente esercitati;
✎ che i comportamenti tenuti dai singoli non siano ascrivibili ad azioni a vantaggio del’azienda.
Ne consegue che un sistema certificato
può ritenersi idoneo rispetto ai requisiti
di legge, ma non può per questo ritenersi anche efficace.
Per integrare il Modello 231 nel sistema
certificato è quindi necessario istituire
l’Organismo di Vigilanza, approvare un
codice etico ed un sistema sanzionatorio, dare applicazione ad un sistema di
deleghe e responsabilità per tutte le figure coinvolte nella gestione del sistema
della sicurezza, identificare le procedure che costituiscono i “protocolli” del
Modello.
Nel corso del Convegno del 19 maggio
su “Sistema di gestione della sicurezza
sul lavoro: efficacia prevenzionale, certificazione, collegamenti con l’art. 30 del
D. lgs. 81/08 e con il D. lgs. 231/01”
ANGQ ha sostenuto che, a seguito delle sentenze di condanna alla responsabilità amministrativa per la commissione di reati sulla sicurezza, risultate particolarmente pesanti per le imprese e gli
amministratori, molte società cominciano a considerare l’opportunità di applicare il Modello 231 anche per i soli reati sulla sicurezza. La spiegazione va individuata nei vantaggi derivanti dalla possibilità di introdurre un sistema di deleghe che permette di chiarire, tramite norme organizzative interne, le responsabilità del datore di lavoro, del RSPP e dei
preposti che le sole disposizioni di legge
non hanno contribuito a chiarire.
Si sottolinea che con una delibera dei
Consigli di amministrazione è possibile
attribuire: all’Amministratore delegato il
compito di curare la politica e gli obiettivi sulla salute e la sicurezza e di riesaminare il sistema di gestione ad intervalli
pianificati; al RSPP specifiche responsabilità di controllo del sistema di gestione
e di concorso con l’Organismo di Vigilanza al riesame del modello; ai diri-
genti/preposti il controllo operativo di sistema; all’Organismo di Vigilanza il compito di verificare la conformità del sistema alla legislazione applicabile ed alle regole organizzative sui presidi di controllo.
Questo sistema di responsabilità così formalizzate non è praticabile tramite la
semplice adozione di un sistema certificato, ma è reso possibile tramite l’applicazione di un Modello 231. In questo
modo il RSPP è messo nella condizione
di rappresentare criticità e non conformità all’Organismo di Vigilanza e quest’ultimo è messo in grado di proporre le
azioni preventive o correttive al Datore
di lavoro.
E’ facilmente comprensibile che con questo sistema si viene ad applicare un circolo virtuoso in cui, ad esempio, le responsabilità del RSPP sono più caratterizzate a fronte di garanzie che, anche
in un sistema certificato, non sembrano
sufficientemente definite sul piano delle
responsabilità. Si è evidenziato come il
RSPP sia un coordinatore di procedure
sulle quali esercita una supervisione ed
un controllo, ma né il testo unico sulla
sicurezza, né le norme contrattuali lo inquadrano come un auditor interno e pertanto non gli sono conferiti obblighi specifici su proposte di riesame. E’quindi
soltanto attraverso l’introduzione del Modello 231 che può risolversi con la dovuta
chiarezza questo elemento di equivocità.
Estratti dal Convegno
Quality & Business
Management Systems:
scenari e nuovi modelli di
business sostenibile (20
maggio)
Nel corso del Convegno, organizzato da
AICQ – Comitato Normativa e Certificazione dei Sistemi Gestione Qualità, sono
stati discussi, con un approccio multidisciplinare, i temi emergenti dei nuovi e
complessi scenari internazionali e i nuovi driver di successo per le Organizzazioni orientate alla crescita e allo sviluppo durevole e sostenibile.
Il Prof. Gaetano Macario, consulente di
management, esperto di strategie di in-
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bili alla necessità ormai imprescindibile, per il Sistema Azienda, di gestire efficacemente e con approcci realmente
integrati i diversi aspetti, “volontari” e
non, che impattano in modo crescente
sulla continuità del business. Ha evidenziato, dunque, come l’evoluzione del
contesto competitivo in cui le imprese
operano e le loro modalità di porsi sul
mercato mettono in luce in modo evidente quanto il fattore di rischio sia insito nelle attività aziendali. Pertanto la capacità di identificazione, valutazione e
gestione del rischio da parte del management è un aspetto critico per il conseguimento degli obiettivi aziendali e per
il loro mantenimento nel tempo. Collegandosi agli attuali scenari, ha delineato la particolare importanza che assumono alcuni strumenti di governance per
la gestione del rischio: i modelli organizzativi per la prevenzione del rischio
reati ex D.Lgs n. 231/2001; il reporting
economico-finanziario, la cui affidabilità gioca un ruolo fondamentale nella
sostenibilità d’impresa; il sistema di gestione per la business continuity secondo la norma BS 25999-2.
L’Ing. Ennio Nicoloso, già Capo della Delegazione Italiana ai lavori dell’ISO TC
176, ha relazionato sui nuovi orientamenti emergenti in ambito ISO per la futura revisione dell’ISO 9001, ponendo
in evidenza gli argomenti attualmente in
discussione, seppure in uno stadio iniziale di riflessioni preliminari, che prendono ampiamente in esame molti dei
concetti chiave elaborati nella comunità
del business internazionale. Tali riflessioni terranno conto inoltre dei risultati,
in fase di elaborazione, dell’ISO 9000
User Survey, condotta negli ultimi mesi
dall’ISO TC 176, a cui ha contribuito parzialmente anche l’Italia. Tra i temi di grande interesse, presi in esame, vi sono il rispetto dei tempi, la velocità di reazione,
l’agilità operativa, l’allineamento alle
prassi di gestione del business, l’inserimento della mentalità del rischio, la gestione del ciclo di vita del prodotto e della supply chain, l’innovazione, il Knowledge Management.
L’Ing. Gennaro Bacile di Castiglione, con-
sulente sui Sistemi di Gestione, membro
del GdL UNI sulla Gestione del Rischio,
ha illustrato infine come la filosofia del Risk Management può essere considerata un
elemento portante del Sistema di Gestione, in ottica integrata, per una governance consapevole e responsabile di un’Organizzazione. La relazione ha stimolato
riflessioni che portano a considerare non
diversi “sistemi di gestione”, ma un unico
“Sistema di Gestione”, come un insieme
di processi interagenti tra loro e con il mondo esterno all’Organizzazione, con l’obiettivo strategico di soddisfare esigenze
ed aspettative di tutte le parti interessate, come strumento di governo dei rischi di qualsiasi natura, inteso come massimizzazione delle opportunità e minimizzazione dei
pericoli e delle minacce.
Il Convegno, dunque, ha stimolato importanti spunti di riflessione sulla necessità di guidare le Organizzazioni verso
l’eccellenza sostenibile, con approcci
che tengano conto coerentemente ed in
logica sistemica dei molteplici rischi, degli aspetti cogenti e degli aspetti solo apparentemente “volontari”, delle nuove
sfide competitive poste dagli scenari internazionali ed in particolare dell’esigenza di ottenere risultati bilanciati per
gli stakeholder attuali e futuri, includendo il benessere delle generazioni future
nella dimensione della sostenibilità del
business.
Informazioni conclusive
La preferenza degli argomenti trattati e
le sintesi degli interventi dei relatori sono una libera scelta del Comitato di Redazione congiunto ANGQ e AICQ, il quale si scusa con i relatori del Congresso
per non avere potuto dare spazio, in questo articolo, a tutti gli interventi presentati e anche nel caso che qualche frase
a loro attribuita non fosse stata bene riportata.
Rimandiamo i lettori a consultare periodicamente il sito ufficiale del Congresso
www.siacen.it, dove prossimamente saranno inseriti approfondimenti e articoli su tutti i convegni e saranno trattate ulteriori tematiche emerse durante il Congresso SiACeN 2011.
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at tu a l i tà
ternazionalizzazione d’impresa, ha illustrato una panoramica globale degli attuali scenari competitivi internazionali,
ponendo in evidenza la nuova realtà
“multipolare” degli assetti geopolitici ed
economici e i trend emergenti su scala
globale. In questo contesto internazionale, sempre più complesso e in rapido
cambiamento, in cui assumono un ruolo crescente nuovi player provenienti da
paesi emergenti capaci di competere contemporaneamente low-cost e hight quality, emergono chiaramente alcuni trend
che si traducono in altrettante sfide competitive per le organizzazioni. I nuovi driver strategici per competere con successo e creare valore sostenibile nella competizione globale vedono come protagonisti l’Innovazione, l’Internazionalizzazione, il focus sulle Core Competencies, lo sviluppo della produttività e dell’efficienza, con la necessità di un deciso e coerente orientamento all’eccellenza sostenibile della gestione strategica e
operativa delle Organizzazioni.
La Dott.ssa Cecilia de Palma, consulente di management, esperta in modelli di
business excellence, ha evidenziato come, tra le nuove sfide competitive che si
pongono per le Organizzazioni, assuma
un ruolo di crescente importanza strategica la sfida della “sostenibilità”, che richiede una nuova visione e gestione strategica del rapporto tra l’organizzazione
e i suoi stakeholder, attuali e futuri, con
un coerente orientamento al lungo periodo. Ha approfondito, inoltre, come il
tema della creazione di valore per gli
stakeholder, strettamente correlato con
quello della Corporate Social Responsibility, sia presente nei principali modelli di riferimento adottati dalla comunità
internazionale per la guida strategica e
operativa delle Organizzazioni, quali ad
esempio l’EFQM Excellence Model 2010
e, nell’ambito delle guide elaborate in
ambito ISO, l’ISO 9004:2009 e la recente
ISO 26000:2010.
L’Ing. Claudio Provetti, IMQ - CSQ Director & Management Systems, Inspection and ICT Security B.U. Director, ha
illustrato le dinamiche in atto negli ambiti “cogente” e “volontario”, riconduci-
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>> Gaetano Montebelli
Presidente ANGQ
Vincenzo Mazzaro
Presidente AICQ
AICQ e ANGQ riprendono un
cammino comune
Dal 18 al 20 maggio scorso si è tenuto il
Primo Congresso Nazionale sui Sistemi di
gestione, Accreditamenti, Certificazioni
e Notifiche - SiACeN, che ha visto la presenza di oltre 1400 partecipanti ed al
quale sono intervenute significative rappresentanze politiche, associazionistiche, del mondo della normazione tecnica volontaria, dell’accreditamento e della certificazione.
L’idea del Congresso è nata anche dall’esperienza fatta partecipando alla redazione del libro bianco “Manifesto della Qualità: regole, sicurezza, competitività” (pubblicato da Confindustria e presentato al Ministero dello Sviluppo Economico il 25 novembre 2010).
Proprio partendo da alcune delle problematiche emerse durante la sua stesura (le complicazioni incontrate nell’applicazione del Regolamento CE
765/2008, le conseguenze del successivo non riconoscimento di alcune notifiche italiane, la generale difficoltà del sistema della certificazione), ANGQ e
AICQ insieme hanno sentito la necessità
di rinnovare le passate esperienze nella
diffusione della cultura dei sistemi di gestione, per discutere le vigenti difficoltà
operative e dare lo spunto per soluzioni
necessarie e condivise.
L'intento del Congresso infatti è stato
quello di riunire tutte le parti interessate
in un dibattito culturale finalizzato, attraverso il dialogo e il confronto, a promuovere un programma congiunto che
possa individuare le esigenze delle parti stesse e identificare i possibili obiettivi di miglioramento utili al “Sistema Qualità Italia” e più in generale al “Sistema
Paese”, ponendo così le basi per un confronto continuo e duraturo nel tempo.
L’evento è stato (oltre che un successo
organizzativo e di contenuti, come si può
leggere negli articoli all’interno della rivista) anche l’occasione per fare ritrova-
luglio/agosto 2011
re ad AICQ e ANGQ l’unità di intenti. In
questo spirito sono stati consegnati due
premi alla carriera dedicata ai Sistemi di
Gestione: a Giovanni Mattana (AICQ) da
parte di ANGQ ed a Gaetano Montebelli
(ANGQ) da parte di AICQ.
Nonostante da anni i moderni sistemi di
gestione - come pure le certificazioni, gli
accreditamenti e le notifiche - interessino le attività di un gran numero di organizzazioni, non esiste più un punto di incontro comune per confrontarsi, al di
fuori dei propri ruoli ufficiali, al fine di
favorire soluzioni e miglioramenti.
Confrontarsi culturalmente sembra essere in Italia sempre più difficile, e tutta la nostra vita lavorativa e sociale ne soffre le
conseguenze; per questo motivo, le nostre associazioni hanno voluto cooperare
al fine di rilanciare il confronto culturale
nel Paese, ma hanno anche voluto dare
un significativo esempio, di cui l’Italia della politica e del lavoro ha grande bisogno:
si può essere concorrenti nel rispetto e nel
confronto costruttivo con gli altri.
Certamente, quando nel 2010 il Presidente ANGQ - partecipando alla Giunta AICQ - ha proposto di realizzare insieme un importante evento culturale di
tre giorni, grande fu lo stupore e al tempo stesso la voglia di riprendere un comune cammino, nonostante la proposta
presentasse non poche difficoltà in relazione all’attuale congiuntura negativa.
Nonostante le difficoltà, siamo riusciti ad
applicare il principio che “fare le cose
insieme è meglio che farle divisi”. L’auspicio è che le due associazioni possano realizzare tante altre attività comuni,
in quanto - vista la loro ridotta dimensione rispetto alla grandezza del mercato al quale possono rivolgersi - anche
messe insieme parlare di concorrenza
talvolta ci ha fatto sorridere.
L’intenzione è quella di riprendere e rinverdire la felice stagione comune (dal 1983
al 1992) nella quale abbiamo realizzato
molteplici ed importanti eventi, tra i quali non può non essere ricordata la Prima
Conferenza Italiana su “La qualità e l’evoluzione dei sistemi nazionali di certificazione nella CEE” tenutasi a Firenze nel
1989, con sessioni tradotte in 4 lingue!
L’accordo e le future collaborazioni tra
le nostre associazioni, naturalmente, non
dipendono solo dalla volontà e dall’impegno dei presidenti; è per questo che
vogliamo ringraziare i rispettivi organi
direttivi, le organizzazioni territoriali e
le strutture operative per il supporto che
hanno dato e daranno in futuro, nonché
le altre due organizzazioni che costituiscono un imprescindibile riferimento per
chi lavora per il “Sistema Qualità Italia”
- ACCREDIA ed UNI - con le quali abbiamo un rapporto stretto, positivo e soprattutto finalizzato all’obiettivo comune della crescita del Paese, delle imprese e dei professionisti, nell’interesse dell’intera società.
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te m a
>> Filippo Trifiletti
Direttore generale Accredia
Il ruolo di Accr edi a nel
settore delle c os truzioni
A
ccredia è l’ente unico nazionale
di accreditamento designato dal
Governo nel 2009 per svolgere
l’attività di accreditamento degli Organismi di certificazione e ispezione e dei
Laboratori di prova e di taratura.
L’ente di accreditamento valuta la competenza tecnica e l'idoneità professionale degli operatori di valutazione della
conformità (Laboratori e Organismi), accertandone la conformità a regole obbligatorie e norme volontarie, per assicurare l’affidabilità delle attestazioni di
conformità.
Costituito come associazione senza scopo di lucro che riunisce 63 soci, Accredia opera sotto la vigilanza del Ministero
dello sviluppo economico, che rappresenta l'Autorità nazionale per le attività
di accreditamento ed è il punto di contatto con la Commissione Europea.
Accredia è membro degli Organismi europei e internazionali di cooperazione
tra enti di accreditamento a livello regionale e mondiale (EA, IAF e ILAC) ed è firmatario dei relativi Accordi internazionali di mutuo riconoscimento (MLA/MRA),
che consentono alle valutazioni di
conformità rilasciate sotto accreditamento di essere riconosciute nei principali
mercati mondiali.
Articolato in 4 Dipartimenti - Certificazione (dei sistemi di gestione, dei prodotti e del personale) e Ispezione; Laboratori di prova; Laboratori di prova per la
www.aicq.it
sicurezza degli alimenti; Laboratori di taratura – l’ente, a oggi1, ha accreditato
1000 Laboratori di prova, 170 Laboratori
di taratura e 162 Organismi di certificazione e ispezione.
Accredia è un soggetto privato chiamato
a svolgere un compito d’interesse generale per la collettività, poiché esercita
un’attività “di autorità pubblica”, e si
propone con senso di responsabilità verso il Governo italiano, per corrispondere
agli atti assunti per l’applicazione dei
Regolamenti e delle Direttive comunitarie.
L’ente è oggi un autorevole interlocutore
per le Pubbliche Amministrazioni, e per
tutte le parti interessate, impegnato nel
rafforzare la complementarietà dei sistemi e delle competenze, nei settori volontario e regolamentato.
Quello delle costruzioni civili è oggi uno
dei settori più rilevanti per l'applicazione
della qualità, ma è anche caratterizzato
da specifiche criticità, perché vi convergono esigenze di contrattualistica, di applicazione di disposizioni legislative, di
implementazione dei Sistemi di gestione
– anche integrati –, nonché per i nuovi
requisiti di risparmio energetico e di sostenibilità degli interventi edilizi.
Tre sono gli approcci alla qualità nel settore delle costruzioni:
Approccio di prodotto
Riguarda la certificazione di conformità
dei prodotti a determinate specifiche
contenenti i requisiti costruttivi e di prestazione. Si applica ai materiali e componenti per le costruzioni ed impianti
connessi.
La legislazione di riferimento è rappresentata dalle Leggi nazionali e dalle Direttive europee. Si considerano anche le
specifiche fissate nelle norme standardizzate e quelle “volontarie”.
Approccio ispettivo
Si applica alle opere di costruzione nella
fase sia di progettazione che di realizzazione.
Nel campo delle opere pubbliche
(OO.PP.), il riferimento è rappresentato,
in particolare, dall’art. 30 comma 6 della
Legge 109/94, ora sostituito
dal D. Lgs 163/06 – il Codice dei Contratti Pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture – che prescrive l’esecuzione di
verifiche a fini validazione della progettazione di OO.PP. a cura di organismi di
ispezione accreditati.
Il Codice dei Contratti Pubblici ha previsto all'art. 112, comma 5, l'emanazione
di un Regolamento per disciplinare le
modalità di verifica dei progetti prima
dell'inizio dei lavori.
Tale Regolamento attuativo, il DPR n.
207 del 05.10.2010 – che entrerà in vigore a 6 mesi dalla pubblicazione nella
Gazzetta ufficiale – all’art. 46 specifica
che, per le attività di verifica, sono Orga-
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12
❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
ni di accreditamento degli Organismi di
ispezione di tipo A, B e C ai sensi della
norma europea ISO/IEC 17020, gli enti
partecipanti all'European cooperation for
accreditation (EA).
Con apposito decreto del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, adottato entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore
del Regolamento stesso, saranno disciplinate le modalità e le procedure di accreditamento per gli Organismi di ispezione di tipo A, B e C.
A giudizio di Accredia, sarà opportuno
seguire con attenzione l'applicazione
del Regolamento che potrebbe presentare alcune criticità.
In particolare, tale criticità risiederebbe
nell'ipotesi di ricorso agli Organismi d’ispezione non solo di tipo A (che possono vantare il massimo grado di indipendenza), ma anche di tipo B e soprattutto
di tipo C.
Accredia ritiene quindi che l’accreditamento come Organismi di ispezione ai
sensi della ISO/IEC 17020 debba essere
sempre richiesto per la realizzazione di
opere che richiedono una spesa superiore ai 20 milioni di euro, mentre per le
opere di importo inferiore, si corre il rischio di avere una situazione variegata
di soggetti coinvolti – dagli uffici tecnici
delle stesse stazioni appaltanti, agli Organismi di ispezione accreditati ai sensi
della ISO/IEC 17020 (in certi casi anche
di tipo B e C), fino agli studi di ingegneria con sistema di gestione della qualità
certificato ISO 9001.
Già Sincert (oggi Accredia) aveva affrontato la questione, con l’emissione dei
Regolamenti Tecnici RT-072 e RT-103, per
meglio definire i criteri di accreditamento per gli Organismi di ispezione operanti in tale ambito.
Più recentemente, Accredia ha preso in
carico anche la materia della certificazione degli studi di ingegneria certificati
ISO 9001, pubblicando l’RT-214, che descrive quali sono gli aspetti del SGQ di
uno studio di ingegneria che devono essere valutati con attenzione dagli Organismi di certificazione in sede di verifica
ispettiva e sorveglianza, oltre alla formulazione dello scopo di certificazione.
novembre/dicembre 2009
Approccio di
sistema/processo
Nel campo delle opere pubbliche, il riferimento legislativo per la qualificazione
delle imprese di costruzione è il D. Lgs
163/06 (ex L.109/94) che richiede il possesso da parte dell’impresa di un sistema
di gestione per la qualità conforme alla
norma ISO 9001:2008.
A specifici Organismi di attestazione
(SOA) la legge affida il compito di accertare il possesso, da parte delle imprese
qualificate, della certificazione di sistema di qualità rilasciata da organismi di
certificazione accreditati ai sensi delle
norme della serie ISO/IEC 17000.
Gli Organismi di certificazione hanno
l'obbligo (art. 63 comma 4-5 del DPR n.
210 del 05.10.2010) di comunicare all'Autorià, entro 5 giorni, l'annullamento
ovvero la decadenza della certificazione
di qualità ai fini dell'inserimento nel casellario informatico. Entro lo stesso termine, la comunicazione è inviata alle
SOA. La regolarità dei certificati di qualità deve essere riscontrata dalle SOA
mediante il collegamento informatico
con gli elenchi ufficiali tenuti dagli enti
partecipanti a EA.
Considerate le peculiarità del settore delle costruzioni, Accredia ha elaborato
uno specifico documento, contenente
particolari prescrizioni per gli organismi
di certificazione operanti in tale settore,
il Regolamento Tecnico RT-055, i cui requisiti si aggiungono, integrandoli, ai requisiti generali di accreditamento della
norma ISO/IEC 17021. Per le attività di
verifica sono Organi di accreditamento
per gli Organismi di certificazione del sistema di controllo interno di qualità coerente con i requisiti della norma ISO
9001, gli enti partecipanti a EA. Con apposito decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adottato entro 6
mesi dalla data di entrata in vigore del
Regolamento attuativo DPR n. 210 del
05.10.2010, saranno disciplinate le modalità e le procedure di accertamento
per gli organismi di certificazione del sistema di controllo interno di qualità coerente con i requisiti della ISO 9001.
Un particolare cenno può essere fatto al-
la certificazione dei centri di trasformazione dell’acciaio, disciplinata dal DM
14.01.2008 sulle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” nel capitolo 11,
“Materiali e prodotti per uso strutturale”
paragrafo 3.1.7.
La norma prevede per il trasformatore
l’obbligo di dotarsi di un sistema di controllo delle lavorazioni, al fine di garantire le caratteristiche meccaniche e geometriche dei prodotti originari, e sulla
base di ciò stabilisce che il processo di
trasformazione deve essere organizzato
attraverso un sistema di gestione della
qualità del prodotto rilasciato ai sensi
della norma ISO 9001 e certificato da un
organismo terzo che opera in coerenza
con la norma ISO/IEC 17021.
Accredia ritiene che il riferimento al sistema di controllo del processo di trasformazione dell’acciaio e al sistema di
gestione della qualità possa dar luogo a
una duplice interpretazione.
La prima, meno restrittiva, porta a ritenere che sarebbe richiesta la conformità ai
requisiti più operativi di controllo del
processo di lavorazione; la seconda, più
rigida, farebbe propendere per la scelta
in cui il centro di trasformazione dovrebbe dotarsi di un sistema gestione completo, ai sensi della norma ISO 9001. Verso
la prima interpretazione, che Accredia ritiene preferibile, si è mosso lo stesso
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,
quando, attraverso la sua Assemblea Generale, ha espresso nel parere N. 17/06
un principio analogo, adottando la stessa
terminologia che era stata utilizzata per il
calcestruzzo preconfezionato.
La validità di entrambe le interpretazioni
è comunque influenzata dall’efficacia
della valutazione del processo produttivo, che presuppone conoscenze e specializzazioni settoriali approfondite da
parte dei verificatori e che è certamente
favorita dalla disponibilità di idonee Linee Guida.
Accredia si propone quindi di collaborare con il Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici per predisporre adeguate Linee
Guida.
Infine vi è un ultimo rilievo, più attinente
al tema dell’accreditamento, che viene
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❙ Il ruolo di Accredia nel settore delle costruzioni ❙
A conferma del riconoscimento del ruolo dell’ente di accreditamento e della validità del suo operato nel campo dell’accreditamento degli Organismi di valutazione e attestazione della conformità nel
settore delle costruzioni – in particolare
per l’accreditamento dei sistemi di gestione per la qualità (EA28) – ricordiamo
la collaborazione con l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, sulla base di
un Protocollo d’Intesa già sottoscritto
con Sincert.
Sulla base del Protocollo, opera una
Commissione di Supporto all’Autorità
(CSA), composta da rappresentanti designati sia da Accredia che dall’Autorità,
con il compito di accertare e confermare
il rispetto delle prescrizioni dei Regolamenti Accredia da parte degli Organismi
di certificazione e ispezione operanti nel
settore delle costruzioni.
Attualmente, il Protocollo è in fase di revisione sia per l’introduzione di nuovi riferimenti normativi (il Regolamento attuativo DPR n. 210 del 05.10.2010), sia
perché lo scopo dell'Autorità nel frattempo è stato esteso a tutte le forniture e ser-
vizi. Analogamente, risulta in fase di revisione il Regolamento di funzionamento della Commissione mista prevista dal
protocollo stesso (CSA).
■ NOTE
1
Gennaio 2011.
2
RT-07 - Prescrizioni per l'accreditamento degli Organismi di Ispezione di tipo A e B ai
sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC
17020 – www.accredia.it.
3
RT-10 - Criteri generali di valutazione da
parte SINCERT delle attività di verifica dei
progetti ai fini delle relative validazioni –
www.accredia.it.
4
RT - 21 - Prescrizioni per l'accreditamento
degli Organismi operanti la certificazione
del sistema di gestione per la qualità (SGQ)
delle organizzazioni che effettuano attività
di verifica della progettazione delle opere,
ai fini della validazione – www.accredia.it.
5
RT-05 - Prescrizioni per l’accreditamento degli Organismi operanti la valutazione e certificazione dei sistemi di gestione per la
qualità delle imprese di costruzione ed installazione di impianti e servizi (sett. EA 28)
– www.accredia.it.
stione Qualità
http://www.aicqpiemonte.it
Valutatore interno di Sistemi di gestione per la
sicurezza alimentare con approfondimenti sul-
22-23 settembre
TRIVENETA – Mestre (VE)
la norma UNI EN ISO 22000: 2005
- Introduzione ai Sistemi Gestione Qualità.
www.aicqtv.net
10-11 ottobre
- Enterprise Risk Management
15-16 settembre
Le basi per un sistema di Gestione Ambienta-
26-28 settembre
Le norme ISO 9000 e il Sistema di Gestione
le: le norme ISO 14000 e il regolamento
Corso 40 ore Auditor Interni dei Sistemi Ge-
per la Qualità
EMAS
stione Sicurezza BS OHSAS
20-21 settembre
12-14 ottobre
27 settembre
La norma UNI CEI EN ISO /IEC 17025: 2005
Corso 40 ore Valutatori interni di Sistemi di
Q.F.D. Quality Function Deployment
22-23-26-27-28 settembre
Gestione Qualità
29-30 settembre
Valutatori di Sistemi di Gestione Qualità
Strumenti per il controllo statistico di
29 settembre
TOSCO LIGURE – Firenze
processo
La norma UNI EN ISO 22005: 2008 per la rin-
http://www.aicq-tl.it
3-7 ottobre
tracciabilità aziendale e di filiera
26- 29 settembre e 17 – 8 ottobre
Auditor dei Sistemi di Gestione per la Qualità
30 settembre
Mediazione umanistica aziendale
10-11 ottobre
Efficienza organizzativa in un Ente locale: ge-
12 – 14 settembre
Benefici economici e finanziari della qualità
stire e modificare processi e responsabilità
Decreto Legislativo 231/2001
11-12 ottobre
4 ottobre
3-5 ottobre
La Statistica che serve in azienda
La stima dell'incertezza di misura nei labora-
Corso 40 ore Sistemi di gestione Qualità
12-14 ottobre
tori chimici
10-12 ottobre
Qualificazione Auditor interni dei Sistemi Ge-
5-6-7 ottobre
Corso 40 ore Sistemi di gestione Ambiente
www.aicq.it
luglio/agosto 2011
c o r si
Per l’attività formativa, ove non indicata, si rimanda al sito internet
delle Federate o ai contatti presenti a pag. 1
PIEMONTE – Torino
te m a
richiamato nella definizione di centro di
trasformazione dell’acciaio, ossia il soggetto deputato a rilasciare le certificazioni di cui sopra.
Tale sistema di controllo, infatti, dovrebbe essere certificato da un Organismo
che opera in coerenza con le norme di
accreditamento (ISO/IEC 17021 o EN
45011).
Anche qui, le incertezze nascono da
un’interpretazione, data sempre dal
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
nel già citato parere N. 17/06, in cui si
ritiene che l’attività di certificazione del
sistema di controllo della produzione è
assimilabile a quella prevista dal D.P.R.
n. 246/93.
Ciò porterebbe a concludere che sarebbe prevista anche per i centri di trasformazione dell’acciaio una procedura abilitativa degli Organismi di certificazione.
Il chiarimento nasce dalla volontà di Accredia di collaborare, pur consapevole
del ruolo che gli è stato riconosciuto dal
Governo, in sintonia con il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nei settori che
possono essere di sua competenza.
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
>> Arch. Massimo Guidarelli
Resp. Settore Commesse Italia (UO Sistemi Qualità, Ambiente e Sicurezza di ITALFERR SpA)
L’audit e i sistemi gestionali:
un binomio di garanzia e di
soddisfazione del cliente
Audit integrati:
l’esperienza di Italferr
L’
attività di audit sui sistemi gestionali di un’organizzazione,
come indicato dalla linea guida
UNI EN ISO 19011, prevede un metodo
di indagine codificato e rigoroso che
consente, ad un auditor qualificato, di
pervenire ad una dettagliata conoscenza
di quanto messo in atto dall’organizzazione stessa al punto di poterne valutare
la conformità o meno alle norme che
stabiliscono i requisiti che devono avere
i sistemi gestionali. Se il sistema risulta
conforme a tali norme, l’auditor può
concludere che quanto messo in atto
può ragionevolmente garantire il risultato previsto dall’organizzazione. Tale risultato, per un’organizzazione operante
nel mercato, consiste nel fatto che il suo
prodotto sia di soddisfazione del cliente
che glielo ha commissionato in termini
di costo, qualità e tempi richiesti. Se il
risultato previsto non si concretizza, se
il prodotto è inutilizzabile, se il servizio
è inadeguato, possiamo essere ragionevolmente sicuri che il sistema gestionale
non è adeguato e quindi non è conforme alle norme.
Trattando in questa sede delle norme relative ai sistemi di gestione per la Qualità, Ambientali e della Salute e Sicurezza del Lavoro, rispettivamente le UNI
EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001 e BS
OHSAS 18001, nel risultato previsto includiamo il rispetto dell’ambiente e della salute e sicurezza dei lavoratori im-
luglio/agosto 2011
piegati nella produzione ed estendiamo
il concetto di cliente a quello di parte
interessata.
Le norme citate sui sistemi gestionali descrivono in modo chiarissimo ed efficiente le basi comportamentali necessarie, ma non ancora sufficienti, a portare
a conclusione e con successo una qualsiasi intenzione che diventa azione e
poi prodotto. Queste basi prevedono:
pianificare, attuare quanto pianificato,
controllare se quanto attuato corrisponda a quanto pianificato, modificare la
pianificazione se non si rileva tale corrispondenza, ripetendo il ciclo fino a soddisfazione. Questo processo, se applicato in modo sistematico, direi ossessivo,
a tutte le fasi anche se di un complicato
progetto, consente di ridurre al minimo
le incertezze, le omissioni e gli errori, e
di mantenere la confidenza nel risultato
in tutte le fasi di produzione prima ancora di vedere il prodotto.
Poco prima si diceva che quanto codificano le norme sui sistemi è necessario
ma non è sufficiente. Ciò perché il codice costituisce solo una nervatura intorno
alla quale sviluppare e innestare poi
correttamente quanto di tecnico, di infrastrutturale e di sostanza è specifico
dell’organizzazione.
Se tutto quanto detto corrisponde a verità, e quei numerosissimi eminenti studiosi, che immagino riuniti in assisi interminabili, hanno scritto e poi migliora-
(1a parte)
to negli anni quelle norme, ci credono,
dobbiamo dedurre che chi sviluppa un
sistema nella propria organizzazione e
chi ne verifica l’adeguatezza come parte
interessata svolge un lavoro talmente
importante che fa la differenza se l’organizzazione riesce o meno a svilupparsi
e perfino a sopravvivere e se la parte interessata ottiene o meno quanto atteso
in corrispondenza a quanto ha pagato o
si è impegnata a pagare.
Occorre aggiungere che i sistemi gestionali non sono una recente invenzione
ma sono sempre esistiti fin da quando
esiste la vita sulla terra. Nessuna forma
di vita potrebbe esistere se non potesse
utilizzare i requisiti dei sistemi gestionali. E, per arrivare più vicino a noi, nessun progetto o azione dell’uomo sarebbe mai arrivata a buon fine senza l’utilizzo di sistemi gestionali: nessuna traversata atlantica, nessuna estrazione di
petrolio, nessuna fabbricazione di edificio, ma anche nessuna scrittura di un libro e neanche una semplice passeggiata
nel parco. La differenza è che ad un certo punto della nostra storia tali sistemi
sono stati codificati, messi per iscritto ed
emanati da un organismo internazionale
riconosciuto e tutte le organizzazioni
del mondo si sono potute o dovute adeguare e uniformare a tali codici con positive conseguenze di standardizzazione
internazionale.
Il presente contributo intende riferire di
www.aicq.it
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❙ Audit integrati: l’esperienza di Italferr ❙
www.aicq.it
no verificati periodicamente, o su specifiche esigenze, da auditor qualificati interni di Italferr.
Queste prescrizioni sono state messe in
atto dagli appaltatori e gli audit, sono
stati effettuati come da programmi prestabiliti e, nel corso degli anni, controllore e controllato hanno percorso un
cammino comune di crescita che ha
comportato nel tempo significativi miglioramenti sulla qualità dei progetti in
termini di contenuti e di congruenza,
sui modelli organizzativi della gestione
dei cantieri messi in atto dagli appaltatori e sul miglioramento della competenza delle risorse.
Completata la fase di introduzione e
consolidamento dell’integrazione dei sistemi gestionali nei processi di produzione, andata avanti per alcuni anni,
nella quale molto si è dovuto fare nella
qualifica degli esperti, nella costruzione
dell’interfaccia controllore-controllato,
nel training sulla conduzione degli audit, nello studio progressivo e sempre
più approfondito delle norme volto alla
loro autentica interpretazione, è iniziata
la fase matura nella quale pretendere sistematici risultati attraverso un’applicazione rigorosa delle norme in questione.
I sistemi gestionali, ormai adeguatamente congegnati e descritti sulla carta dagli
appaltatori, devono ora trovare inderogabilmente una corrispondente applicazione in campo, integrando le competenze e le operazioni previste dai sistemi (pianificazioni, codifica di regole e
di istruzioni, qualifica preventiva di risorse, di organizzazioni fornitrici e di
materiali da utilizzare, registrazioni delle fasi critiche o non più indagabili ex
post, conservazione delle registrazioni e
dei documenti, sorveglianza sul corretto
funzionamento del sistema, audit interno, riesame, …) con quelle necessarie
alla produzione (progettazione, approvvigionamento, esecuzione lavori, collaudo,…). Le risorse degli appaltatori
che hanno presidiato l’introduzione dei
sistemi gestionali (Quality Engineer) nelle attività di cantiere devono ora integrarsi e coinvolgere le maestranze di
produzione, pretendere dai subappalta-
tori e dai fornitori, attraverso clausole
contrattuali ed una adeguata interfaccia,
l’applicazione dei dispositivi di sistema
previsti per le opere subappaltate, insomma realizzare l’equazione: buon risultato del prodotto => buon sistema di
gestione.
La portata e le conseguenze dell’avvio
della fase matura di applicazione dei sistemi di gestione e dell’audit è enorme,
comporta che chi tiene il filo sui sistemi
degli appaltatori è in grado di monitorare quello che sta succedendo guardando da dentro l’appaltatore non solo esaminando le sue azioni esteriori e quindi
“monitorare” anche quello di adeguato
o inadeguato che starebbe per succedere.
Possono in questo modo correggersi e
prevenirsi alcune condizioni inaccettabili che purtroppo continuano a verificarsi, in cui alcuni problemi iniziali nell’appalto non sono stati rilevati e/o affrontati e la caduta di qualità delle opere o la violazione di normative ambientali o di sicurezza si è andata cristallizzando se non addirittura progressivamente aggravando!
Il percorso Italferr
Per ottenere sistemi gestionali maturi dagli appaltatori e fornitori, Italferr, dall’inizio del 2009, ha iniziato un proprio
percorso di miglioramento attraverso il
quale registra già i primi risultati. Tale
percorso ha previsto:
✎ A inizio 2009, svolgimento di un riesame realistico delle attività di audit
attraverso la rilettura collegiale critica
dei rapporti di verifica ispettiva svolti
dai singoli Quality Engineer nel 2008
evidenziando i limiti del lavoro svolto
e gli errori commessi;
✎ analisi comparata dei tre sistemi gestionali in questione per la messa a
punto di un efficace metodo di svolgimento di audit combinati Qualità
Ambiente e Sicurezza;
✎ revisione dell’organizzazione del lavoro attraverso una pianificazione più
dettagliata delle attività
✎ revisione del metodo di conduzione
dell’audit prevedendo una modalità
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un’esperienza in corso di svolgimento
nella società di ingegneria del Gruppo
FS, la Italferr, che ha preso le mosse dalla consapevolezza della portata di quelle norme e della volontà di prevedere,
nella realizzazione delle grandi opere
ferroviarie, adeguati sviluppatori e gestori di sistema e adeguati verificatori. E’
una società di ingegneria che produce
progetti per opere ferroviarie e controlla
gli appaltatori di tali opere al fine di garantire che le opere realizzate corrispondano ai progetti precedentemente sviluppati e alle aspettative del cliente.
E’ un’attività estremamente complessa
che prevede l’integrazione di innumerevoli sottoprocessi ordinati a più livelli,
l’impiego di risorse di molteplici specializzazioni e competenze comportamentali, il ricorso a molte e diverse organizzazioni esterne quali i fornitori di servizi
di ingegneria e subappaltatori e subfornitori degli appaltatori principali, ma a
valle di tale complessità il risultato atteso è unico: avere nei tempi e nei costi
previsti un’opera che abbia determinate
prestazioni attese relative al servizio ferroviario che deve svolgere, abbia determinate caratteristiche di durabilità nel
tempo, di manutenibilità, sicurezza di
esercizio, economicità di gestione, conservi il tracciamento dei processi e messi in atto in fase di realizzazione e la descrizione delle caratteristiche dei suoi
componenti.
A fronte delle complessità descritte Italferr ha ritenuto indispensabile implementare e mantenere attivo un sistema
gestionale integrato qualità, ambiente e
sicurezza, per governare ogni fase dell’intero processo, dallo studio di fattibilità di un’opera fino alla sua messa in
servizio. Per mettere in pratica quanto
sopra detto ha stabilito delle specifiche
prescrizioni di appalto che prevedono
sostanzialmente che l’appaltatore sviluppi, per le attività di cantiere, un sistema di gestione qualità (dal 1992, e obbligatorio per legge dal 1997 con la legge sui lavori pubblici), ambientale (dal
2001) e di salute e sicurezza del lavoro
(dal 2009) per tutta la durata di realizzazione delle opere e che tali sistemi sia-
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
codificata per l’identificazione delle
non conformità a partire dalle evidenze raccolte e la loro registrazione
e conservazione sistematica;
✎ valutazione del livello di implementazione dei sistemi gestionali degli
appaltatori misurato sulle non conformità e conformità rilevate, per la costruzione di un tableau de bord da
mettere a disposizione della Direzione aziendale;
✎ una campagna di comunicazione verso gli appaltatori atta a significare le
nuove intenzioni, promuovendo l’autocontrollo dell’appaltatore e richiedendo sistematicamente nell’audit se
effettua o meno azioni di verifica dei
requisiti del sistema gestionale approntato e, qualora fosse necessario,
di miglioramento.
✎ documentazione, durante l’audit, di
tutto quanto riscontrato, raccogliendo
ed allegando le relative evidenze ed i
requisiti di sistema non indagati con
la motivazione di tali limitazioni.
✎ identificare ed elaborare Non Conformità (NC) sui sistemi indagati durante
l’audit, partendo anche dalle NC di
prodotto riscontrate.
✎ prestare maggiore attenzione nell’attribuzione della NC riscontrata al
punto della/e norma/e corrispondente/i, raggruppando più evidenze relative ad uno stesso requisito (prevedere nell’audit una sola NC per ogni requisito non soddisfatto ovvero per
ogni requisito correlato se l’audit è
combinato).
✎ Standardizzare le descrizioni dei rilievi dell’audit indicando nell’ordine:
- punto della norma e/o punto contrattuale di riferimento a cui l’organizzazione del cantiere è risultata
non conforme;
- formulazione della NC rispetto al
punto della norma indicato, correlando i punti di più norme relativi
allo stesso requisito se l’audit è combinato;
- descrizione/referenziazione delle
evidenze oggettive delle NC rilevate;
✎ Comunicare immediatamente all’appaltatore durante le fasi di audit e nel
luglio/agosto 2011
rapporto, le NC riscontrate sia sul
prodotto che sui processi o che provocano o possono provocare impatti
ambientali e/o pericoli per la salute e
sicurezza sul lavoro affinché possa
essere eseguito tempestivamente l’intervento necessario.
✎ Richiedere sistematicamente all’appaltatore di esplicitare l’analisi delle
cause delle NC e farne oggetto di valutazione verificando in seguito l’efficacia del trattamento/correzione e/o
Azione Correttiva (AC) in relazione
alla analisi delle cause effettuata.
✎ Nell’ambito del supporto al DL esprimere un giudizio di rispondenza alle
prescrizioni contrattuali delle azioni
correttive predisposte dall’appaltatore
(analisi cause, tempi, responsabilità)
focalizzando l’attenzione sulla verifica dell’efficacia delle stesse attraverso
i follow up.
✎ Intensificare i follow up per verificare
l’efficacia delle AC proposte dall’appaltatore e l’effettivo miglioramento
del sistema con particolare attenzione al fatto che siano state prese in
considerazione le osservazioni per il
miglioramento formulate in sede di
audit.
✎ Migliorare gli standard per la redazione del Rapporto di Audit (RdA) e del
commento al PAC, per renderli più
completi
✎ Prevedere audit straordinari con minimo preavviso. Tale prescrizione sarà
esplicitamente riportata nelle prescrizioni contrattuali.
✎ Accertare che l’appaltatore ed i suoi
fornitori, subappaltatori abbiano rinnovato la certificazione secondo i
nuovi requisiti normativi (es. UNI EN
ISO
9001:2008
scaduta
il
15/11/2010).
✎ descrivere le azioni messe in atto e i
nuovi comportamenti da adottarsi in
una Linea Guida emessa a fine 2010
e operativa a partire dal 2011.
La linea guida è finalizzata al miglioramento dell’efficacia dell’attività di audit
di “parte seconda” sui sistemi gestionali
qualità, ambiente e sicurezza implementati secondo le prescrizioni contrat-
tuali dagli appaltatori General Contractor e Contraenti Generali, alla definizione ed applicazione di uno strumento
per l’utilizzo dei risultati degli audit stessi al fine di valutare il livello di implementazione dei sistemi gestionali analizzati ed a stabilire le modalità di interfaccia con l’appaltatore/GC/CG ed il
team di commessa.
Il ruolo di Responsabile del Gruppo di
Audit (RGA) può essere svolto dal QE di
riferimento della commessa o da altro
QE appositamente incaricato.
Per la buona riuscita dell’audit, ad integrazione di quanto scritto nella specifica
tecnica PPA.000669, il GdA è tenuto a:
✎ Accertare che l’appaltatore auditato
possegga la certificazione UNI EN
ISO 9001:2008 che includa il cantiere/il sito/l’attività verificata comprese
le attività date in outsourcing
✎ Esaminare e valutare preliminarmente
i documenti del SGQ, SGA, SGS
dell’appaltatore, ultima versione inviata/approvata;
✎ Esaminare le risultanze dell’ultimo
audit e degli audit svolti dall’ente di
certificazione sul sito/ cantiere/attività, il loro stato di risoluzione e verificare se compatibili con la fase in cui
si trova l’appalto;
✎ Esaminare e tenere a riferimento le
prescrizioni del contratto di appalto/
affidamento;
✎ Esaminare le precedenti istruttorie effettuate sui documenti di SGQ, SGA,
SGS;
✎ Esaminare i precedenti verbali di sopralluogo effettuati dal personale a
supporto della DL per le problematiche ambientali e di salute e sicurezza;
✎ Esaminare i documenti e le registrazioni dell’appalto inerenti l’oggetto
della verifica (report, ODS, programmi delle lavorazioni);
✎ Promuovere ed effettuare incontri di
approfondimento con gli esperti tecnici (DL/SL, UO A&A, Costruzioni)
in preparazione all’audit in cui verranno analizzati gli obiettivi dell’audit, decise le azioni necessarie e
confermati i ruoli;
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❙ Audit integrati: l’esperienza di Italferr ❙
✎ classificazione della NC
✎ misurare e registrare le prestazioni a
sopralluogo preventivo in cantiere
per conoscere le aree, le interferenze
e le lavorazioni in atto, per ottimizzare la pianificazione dell’audit. Eventualmente fare foto preliminari, da allegare alla documentazione di supporto all’audit;
✎ Predisporre una lista di riscontro di
guida all’audit integrato sulla base
degli obiettivi dell’audit. Può essere
utilizzato lo standard definito, integrato o ridotto in relazione alla specificità delle prescrizioni contrattuali e
degli obiettivi stabiliti per l’audit (Allegato 4);
Per le verifiche ispettive esterne, il Piano
di Audit sarà predisposto sulla base di
quanto indicato nella Linea Guida UNI
EN ISO 19011 e sarà completo di:
✎ Codice e descrizione della commessa
di riferimento;
✎ Indicazione dei sistemi gestionali indagati
✎ Tra i criteri dell’audit elenco, e qualificazione dei documenti di riferimento per l’audit (codifica, revisione o
nota di trasmissione);
✎ Tabella di correlazione tra punti delle
diverse norme di riferimento da verificare nell’audit, quando viene svolto
integrato ;
✎ Indicazione della necessità della presenza dei responsabili delle
attività/processi oggetto dell’audit,
senza i quali lo stesso non può essere
svolto;
✎ Richiesta all’appaltatore di mettere a
disposizione tutti i mezzi e le risorse
necessarie per il raggiungimento degli obiettivi dell’audit.
✎ Annotazione per l’appaltatore che
l’elenco dei punti della norma oggetto della verifica potrebbero subire variazioni in funzione dell’andamento
dell’audit.
Per pervenire ad una standardizzazione
dei risultati dell’audit si rende necessario
definire una linea comune per la corretta
formulazione del rilievo sulla base di:
✎ individuazione del requisito contrattuale o delle norme di riferimento
non soddisfatti
✎ formulazione del rilievo dell’audit
seguito di attuazione dell’AC;
✎ valutare che l’AC messa in atto sia efficace;
✎ riesaminare periodicamente l’efficacia complessiva del sistema di gestione delle NC e delle AC.
La NC di sistema individuata a seguito
dell’analisi di una o più NC di prodotto
è una NC importante dato che ha già
causato delle conseguenze evidenti sul
prodotto e un’efficace AC sul sistema
eviterà il ripetersi di tale NC.
CASO 3- Nel caso in cui non vi sia la
possibilità di approfondimento, se si riscontra una NC di Prodotto e non si può
ricondurre ad una NC di Sistema, essa
sarà attribuita al requisito non soddisfatto di conduzione operativa (4.4.6) per il
SGA ed il SGS, produzione ed erogazione del servizio (7.5) per il SGQ. Questo
tipo di NC sarà gestita dall’appaltatore in
virtù dell’analisi delle cause che effettuerà, secondo le modalità contrattuali
di gestione delle NC: Il DL/SL con il supporto del RGA si deve assicurare che
l’appaltatore/CG/GC effettui comunque
l’analisi delle cause e che sia descritta
nel PAC; in relazione all’esito sarà proposto un trattamento/correzione o una
AC. Nel primo caso saranno trattate come tutte le altre NC di prodotto secondo
il contratto e le procedure gestionali
condivise tra DL/SL e appaltatore/CG/
GC, nel secondo ai fini della gestione
del processo da parte dell’appaltatore diventa a tutti gli effetti una NC di Sistema,
ed il DL/SL con il supporto del RGA deve assicurare che vengano messe in atto
le stesse azioni del caso precedente.
Oltre che nel PAC, l’intervento eseguito,
il trattamento/correzione, la risoluzione
e l’evidenza della chiusura delle NC di
prodotto rilevata nell’audit, sia singolarmente che come evidenze di NC di Sistema, dovranno necessariamente comparire sul registro delle NC dell’appaltatore che il DL/SL terrà sotto controllo
anche con il supporto del RGA e di UO
A&A durante ispezioni in campo, durante l’analisi del PAC e nella verifica di
monitoraggio, andando a costituire le
evidenze della efficienza e tempestività
www.aicq.it
Durante l’audit, a seguito di esame di
documentazione, interviste, ispezioni di
luoghi e lavorazioni, emergono evidenze oggettive riguardanti fatti, comportamenti, requisiti, risultati di lavorazioni
conformi o non conformi a:
a. requisiti dei sistemi gestionali
b. specifiche tecniche, prescrizioni contrattuali, prescrizioni di legge e prescrizioni da parte degli enti interessati.
Tali situazioni, riscontrate in contraddittorio con l’appaltatore, devono essere
annotate ed andranno a costituire le evidenze dell’audit, sulla base delle quali,
se non conformi, saranno formulati
eventuali rilievi. I rilievi dell’audit possono essere classificati in “NC di Sistema” o “NC di prodotto” in relazione a
quanto definito nella “Procedura per la
Gestione delle Non Conformità Esterne“.
CASO 1- Se si riscontra direttamente
una NC di Sistema, nel Rapporto di Audit si classifica come tale e si riferisce al
punto della norma interessato. Per tale
NC dovranno essere ricercate le cause e
proposte dall’appaltatore CG/GC le opportune AC con l’emissione del PAC.
CASO 2- Se si riscontra che una o più
NC di prodotto rilevate possono essere
attribuite ad un problema sul Sistema
gestionale esse andranno a costituire le
evidenze di una NC di Sistema, pertanto
in relazione alle prescrizioni contrattuali
devono essere richieste all’appaltatore
le seguenti attività:
✎ intervenire per ripristinare la singola
conformità di prodotto, mitigare l’impatto ambientale , scongiurare il pericolo e dare evidenza di ciò attraverso
gli strumenti contrattuali di gestione
delle NC di prodotto;
✎ analizzare il motivo per cui è potuto
accadere un insieme di eventi non
conformi relativi ad uno stesso requisito;
✎ accertarne la causa di origine;
✎ individuare l’azione correttiva che,
messa in atto, faccia sì che la causa
sia rimossa e l’evento non si ripeta;
✎ attuare la AC;
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te m a
✎ Ove ritenuto necessario effettuare un
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
con cui l’appaltatore è intervenuto per
ripristinare la conformità ai requisiti.
Se la NC rilevata determina un problema contingente nell’utilizzo, realizzazione e rilascio del prodotto, un impatto
ambientale od un pericolo per la salute
e sicurezza dei lavoratori, essa deve essere segnalata immediatamente dal GdA
all’appaltatore che dovrà attivarsi tempestivamente.
La formulazione preliminare delle NC
sarà effettuata durante la riunione del
GdA e condivisa con la Direzione dell’appaltatore nella riunione finale, pertanto sarà necessaria la partecipazione
di tutto il GdA al completo, compresa la
DL e gli specialisti di UO A&A e Costruzioni per il presidio tecnico normativo.
Nel caso le risultanze incidano sui tempi e costi dell’appalto deve essere interpellato il PM ed invitato a partecipare
alla riunione finale.
A conclusione dell’attività ispettiva i rilievi dell’audit devono essere condivisi
per quanto possibile dall’appaltatore.
Nella riunione finale è opportuno che
l’RGA chiarisca le modalità con cui
dovranno essere gestite le NC presenti
nel rapporto di audit in funzione delle
prescrizioni contrattuali dello specifico
appalto.
Il rapporto di audit, oltre alla raccolta
delle descrizioni dei rilievi dell’audit o
Non Conformità associate, deve contenere tutte le informazioni utili a qualificarlo ed a valorizzarne l’utilizzo. Oltre
alle informazioni generali già stabilite
(campo, obiettivi, criteri, partecipanti,
etc.), particolare attenzione deve essere
posta nella redazione della premessa e
nelle conclusioni.
I contenuti minimi della premessa:
✎ contesto generale nel quale opera il
cantiere, specificità delle prescrizioni
progettuali e di appalto, criticità e soluzioni di carattere generale messe in
atto in materia di qualità, ambiente e
sicurezza.
✎ condizioni logistiche e meteo incontrate, livello di disponibilità delle
controparti all’avvio dell’audit, conferma o modifica del piano di audit,
aree non indagate e/o campionamen-
luglio/agosto 2011
ti ridotti e motivazioni.
I contenuti minimi delle conclusioni:
✎ sintesi delle risultanze dell’audit con
riferimento alle NC contenute nel
rapporto di audit accompagnata da
un sintetico giudizio sull’applicazione del sistema e sul livello di efficacia
riscontrata;
✎ indicazione, come aspetti particolarmente critici, delle NC ripetitive e di
quelle rimaste aperte e già rilevate
negli audit precedenti;
✎ eventuali problematiche riscontrate
durante l’audit (interruzione dell’audit per l’assenza dei responsabili, non
condivisione delle risultanze, controversie con l’appaltatore e divergenze
di opinioni…);
✎ precisazione che le NC di prodotto riscontrate durante l’audit, siano esse rilevate singolarmente o a supporto di
NC di sistema, dovranno essere gestite secondo le prescrizioni contrattuali;
✎ segnalazione eventuale della gravità
di alcuni rilievi raccomandando urgenze risolutive;
✎ richiesta all’appaltatore del PAC nei
tempi contrattuali previsti i cui contenuti sono riportati al par. II.5. Quando tali contenuti saranno inseriti negli
standard contrattuali, tale prescrizione sul rapporto potrà essere omessa;
✎ indicazione che la verifica dell’efficacia delle AC attuate sarà effettuata attraverso opportune verifiche ispettive
di monitoraggio;
✎ best practice ed i miglioramenti riscontrati
✎ annotazione circa le caratteristiche di
riservatezza del rapporto.
Il RGA deve verificare che il PAC dell’appaltatore abbia i seguenti contenuti
minimi associati alle singole NC :
✎ la proposta di trattamento/correzione
della NC e tempistica di attuazione;
✎ l’analisi della causa delle NC ed
eventuale riformulazione della NC di
sistema;
✎ la proposta di AC relativa;
✎ la tempistica di attuazione dell’AC;
✎ la struttura responsabile dell’attuazione dell’AC;
✎ azioni che l’appaltatore intende in-
traprendere per migliorare le aree in
cui sono state fatte osservazioni con
l’indicazione dei tempi e delle responsabilità.
Per le NC rimaste aperte dopo uno o più
follow up, se è necessaria una nuova
AC, esse devono seguire l’iter sopra citato, se invece resta valida l’AC precedente, va riportata ed individuata una nuova
data di attuazione (eventualmente già
condivisa in sede di follow up).
Il RGA esprime un giudizio di rispondenza alle prescrizioni contrattuali delle
azioni correttive predisposte dall’appaltatore (analisi cause, tempi, responsabilità)
focalizzando l’attenzione sulla verifica
dell’efficacia delle stesse attraverso i follow up.
Si possono presentare alcuni dei seguenti casi in cui si dovrebbe dare un
giudizio negativo sull’AC proposta dall’appaltatore:
✎ se non sono presenti tutti i contenuti
minimi di cui sopra;
✎ se viene contestata una NC dall’appaltatore senza che abbia fornito adeguate evidenze;
✎ se viene interpretata non correttamente la NC.
Il RGA esegue l’istruttoria del PAC valutando se le AC pianificate sono coerenti
con i rilievi .
I commenti al PAC del RGA vengono
forniti ed illustrati al DL/SL/PM che definisce le azioni successive da effettuarsi
nei confronti dell’appaltatore. Il RGA
deve inviare al DL il documento di
commento del PAC condiviso con il
GdA al massimo entro 15 gg dal ricevimento da parte del RGA del PAC medesimo e non oltre la tempistica richiesta
da DL/SL in funzione di eventuali tempi
di risposta contrattuali esistenti.
All’interno del programma di audit, che
annualmente viene predisposto e riesaminato, si deve definire un ciclo di audit, per ciascuna commessa che sia stata
individuata per soddisfare gli obiettivi
del programma.
Il ciclo di audit dovrebbe avere generalmente durata annuale nel cui arco temporale si dovranno prevedere le seguenti fasi:
✎ audit sul sistema dell’appaltatore
www.aicq.it
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19
❙ Audit integrati: l’esperienza di Italferr ❙
✎ 1° follow up entro 6 mesi dall’appro-
Direzione attraverso il PM, il Responsabile della Qualità o i Responsabili di altre strutture interessate.
Il bilancio sarà riportato sul report periodico delle attività del QE utilizzato come informazione di base per le aree di
indagine di un nuovo ciclo di audit.
Quando le NC rilevate sono ritenute
molto critiche per la qualità dei processi
verificati, l’RGA può pianificare un follow-up più ravvicinato rispetto alla previsione standard.
Vista la contingenza delle attività e delle
lavorazioni presenti in cantiere, senza
aspettare i tempi di risposta previsti per
ricevere un PAC, nel caso vi siano NC
di prodotto che manifestano un impatto
diretto sulla qualità del prodotto realizzato e/o diretto o potenziale sull’ambiente o la sicurezza e salute del lavoro,
il RGA supporterà il DL nel valutare le
evidenze della attività svolta dall’appaltatore per risolvere la conformità .
In alternativa il RGA potrà partecipare
a sopralluoghi congiunti della DL e degli esperti tecnici incaricati dalle UO
Ambiente e Archeologia e UO Stan-
dard e Metodologie per la Sicurezza,
per verificare lo stato di risoluzione di
tali NC di prodotto e l’efficacia degli
interventi di ripristino. In tal modo si
intende ottenere che:
✎ tale intervento contribuisca a garantire la tempistica annuale prefissata del
ciclo di audit;
✎ non vi siano situazioni di risoluzioni
di NC non riscontrabili più in cantiere per modifiche al suo assetto (localizzazione ed attività delle risorse del
cantiere) e diminuisca l’indice di permanenza delle NC;
✎ i soggetti preposti al controllo (appaltatore, DL, UO A&A e UO SSM) focalizzino la necessità di azioni correttive efficaci per evitare il mantenersi
nel tempo di tali situazioni di non
conformità o il loro ripetersi tal quali.
Si mantenga sempre alta la soglia di attenzione sugli aspetti puntuali riscontrati che
possono essere sintomo di una carenza
sull’attuazione del sistema gestionale.
Seconda parte dell’articolo sulla prossima uscita di Qualità
CENTRO INSULARE – Roma
delle commesse. Applicazioni della norma
- Applicazione pratica dei modelli per la pia-
http://www.aicqci.it
UNI ISO 10006
nificazione della qualità, la customer safisfac-
15-16 settembre
29-30 settembre
tion e la gestione degli SLA nella progettazio-
Performance Management & Improvement:
- Corso di formazione per i Datori di Lavoro
ne ed erogazione dei servizi informatici
dal SGQ al governo delle prestazioni
che svolgono la funzione di RSPP
7 ottobre
19-21 settembre
- Sistemi di Gestione Ambientale: norme serie
La UNI EN ISO 9004:2009
Misure e analisi per il decision making azien-
ISO 14000 e Regolamento EMAS
10-12 ottobre
dale: il Benchmarking
3 ottobre
- Corso 40 ore Audit interni sui Sistemi di Ge-
26-28 settembre
- Introduzione al Software Measurement (in
stione per la Qualità
Autovalutazione e miglioramento nella Pub-
collaborazione con Engineering)
- CAF Excellence Assessor
blica Amministrazione con il modello di ec-
- Applicazioni pratiche: politica, riesame della
13 ottobre
cellenza CAF
Direzione e indicatori di prestazione
Supply Chain Management
26-27 settembre
3-5 ottobre
13-14 ottobre
Sistema di Gestione Ambientale: normativa e
La norma UNI EN ISO 9001:2008 e i Sistemi
Corso 40 ore Audit interni di Sistemi di Gestio-
legislazione cogente
di Gestione per la Qualità
ne per la sicurezza
27 settembre
4-5 ottobre
14 ottobre
Concetti generali sulla qualità dei servizi e in-
Strategic Management: Corporate & Business
Collana norme SOFTWARE di riferimento Mo-
terpretazione dei requisiti della norma ISO/IEC
Strategies
dulo 1 : Il quadro normativo e l'interpretazio-
20000-1
6-7 ottobre
ne dei requisiti UNI EN ISO 9001:2000 nelle
28 settembre
- Sistemi di Gestione per la Sicurezza: la nor-
aziende software secondo la guida ISO/IEC
Project Management e SGQ nella gestione
ma BS OHSAS 18001:2007
90003
luglio/agosto 2011
c o rs i
Per l’attività formativa, ove non indicata, si rimanda al sito internet
delle Federate o ai contatti presenti a pag. 1
www.aicq.it
te m a
vazione del PAC
✎ 2° follow up (se necessario) entro 3
mesi dal 1°
Nel rispetto delle prescrizioni contrattuali in essere e future, i tempi di emissione dei documenti relativi al ciclo di
audit saranno i seguenti:
✎ predisposizione ed invio del piano di
audit al DL/SL almeno 15 gg prima
della data dell’audit. In caso di audit
straordinari il preavviso può essere
minimo di 2 giorni.
✎ invio del Rapporto di Audit al DL entro 15 gg dalla sua effettuazione;
Invio dei commenti al PAC da parte dell’RGA al DL entro 15 gg dal ricevimento
dello stesso.
Al termine di ogni ciclo di audit è necessario effettuare un bilancio sulle NC
risolte e quelle rimaste aperte. Se NC
dello stesso tipo si ripetono o permangono nel tempo senza avere soluzione, o
si rileva la non efficacia delle AC messe
in atto, l’RGA riporta la criticità nelle
conclusioni del rapporto di follow up. Il
RGA riferisce la particolare criticità alla
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
>>
Ing. Mori Pieraldo
Dirigente di Azienda, Rappresentante della Direzione per Sistemi di Gestione Qualità (ISO/TS 16949IRIS)- Sicurezza - Ambiente. Formatore. Auditor AICQ-SICEV
Ing. Gallo Giorgio
Vicepresidente del Comitato Normativa e Certificazione Sistemi Gestione Qualità, formatore e consulente sui Sistemi di Gestione, auditor AICQ-SICEV
Influenza sul valore aggiunto
degli audit stessi
Gli approcci relazionali
alla valutazione degli auditor
Le tipologie, le caratteristiche, le
maschere, l’auto analisi di due persone con esperienze e professioni
diverse, che si confrontano e fanno
alcune ironiche considerazioni.
Attraverso l’auto ironia scopriamo i
meccanismi perversi che influenzano l’attività quotidiana. Le maschere
e il valore aggiunto che questa professione può fornire rapportandosi
correttamente e professionalmente
con il cliente.
Quanti sono i personaggi che interagiscono con noi, quante maschere
vengono indossate e cambiate a
seconda della situazione e dell’esperienza da vivere o vissuta.
Siamo forse uno - nessuno o centomila?
Premessa
L’audit è uno dei processi pianificati per
la sorveglianza dei sistemi di gestione.
Ha come scopo principale la valutazione
dell’applicazione del sistema di gestione
stesso e dei relativi criteri, dell’efficacia e,
se richiesto e pianificato, anche dell’efficienza del sistema di gestione. Sono concetti triti e ritriti, magari ovvi, ma che si
ritiene ancora una volta di richiamare al
fine di approfondire alcuni degli aspetti
che caratterizzano il processo di audit.
L’auditor è il soggetto principale del processo, si potrebbe dire che è “l’apparec-
luglio/agosto 2011
chiatura di misura” della valutazione
qualitativa ad esso associata.
Per tale motivo, gli enti di normazione
hanno ritenuto necessario e si sono
preoccupati di emanare linee guida per
lo svolgimento dell’audit, ma anche per
le competenze necessarie per condurre
audit e per la valutazione delle prestazioni e delle competenze degli auditor stessi: la norma UNI EN ISO 19011 Ed. 2003
attualmente in vigore, revisione delle
precedenti norme ISO 10011 e 14010.
Gli auditor
La Linea Guida ISO 19011 indica sia le
caratteristiche personali che le competenze di uno degli attori principali dell’audit, l’auditor.
Richiede, nei vari requisiti del par. 7, che
un auditor abbia le seguenti caratteristiche [Fig. 1]:
a) rispettoso dei principi etici;
b) di mentalità aperta;
c) diplomatico;
d) dotato di spirito di osservazione;
e) perspicace;
f) versatile;
g) tenace;
h) risoluto;
i) capace di agire e comportarsi in
maniera autonoma.
Inoltre, a un auditor si richiederebbe che
fosse in grado di:
✎ pianificare l’audit e utilizzare le risorse
necessarie;
✎ rappresentare il committente nei con-
fronti dell’organizzazione oggetto dell’audit
✎ organizzare e guidare i membri del
gruppo di audit;
✎ addestrare gli auditor in training;
✎ guidare il gruppo di audit a raggiungere le conclusioni dell’audit;
✎ prevenire e risolvere i conflitti;
✎ preparare e completare il rapporto di
audit.
Gli auditor dovrebbero avere istruzione,
esperienza di lavoro, formazione e addestramento, e l’esperienza di audit:
a) dovrebbero aver un grado di istruzione
adeguato ad acquisire le conoscenze e
le competenze descritte in 7.3.
b) dovrebbero avere acquisito un’esperienza di lavoro che abbia contribuito
allo sviluppo delle conoscenze e delle
competenze descritte in 7.3.3 e 7.3.4.
L’esperienza di lavoro dovrebbe essere maturata in una posizione tecnica,
gestionale o professionale che permetta l’esercizio nella capacità di giudizio, nella soluzione di problemi e
nella comunicazione con altro personale avente incarichi gestionali o professionali, con persone di pari livello,
con clienti e/o con altre parti interessate. Parte dell’esperienza di lavoro
dovrebbe essere maturata in una posizione nella quale le attività svolte contribuiscano allo sviluppo delle conoscenze e delle competenze:
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❙ Gli approcci relazionali alla valutazione degli auditor ❙
✎ nel campo della gestione per la qualità
per auditor di sistemi di gestione per la
qualità, e
✎ nel campo della gestione ambientale
per auditor di sistemi di gestione
ambientale.
c) dovrebbero aver completato con esito
efficace la formazione e l’addestramento come auditor che permetta lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze descritte in 7.3.1, 7.3.3 e 7.3.4. Tale
formazione ed addestramento possono
essere erogati dall’organizzazione stessa da cui dipende la persona o da un’organizzazione esterna.
d) dovrebbero aver acquisito esperienza
di audit nelle attività descritte in 6.
Questa esperienza dovrebbe poter
maturare sotto la direzione e la guida
di un auditor che abbia le competenze di responsabile di gruppo di audit
nella stessa disciplina.
Gli Organismi di Certificazione sono
molto impegnati nel cercare di rispettare
i requisiti, sopra indicati e riassunti, contenuti nella Linea Guida ISO 19011. Le
interpretazioni dei requisiti sono contenuti nelle procedure degli Organismi
stessi, in forma di rigida riscrittura dei
requisiti di riferimento, mentre nell’applicazione pratica le procedure vengono
molto spesso deformate ed attuate con
alcune semplificazioni.
Le Linee Guida non sono sempre applicate, riflettono dei compromessi tra i
desiderata e la necessità di far quadrare il
quadro economico di gestione del business della certificazione.
www.aicq.it
Considerazioni
In letteratura, raccontava un vecchio
docente di liceo, si inventano i personaggi, si inventano i “tipi”; non sono persone
specifiche, ma inaspettatamente siamo
noi tutti. Le situazioni in cui i personaggi
di turno vengono implicati fanno emergere i tratti psicologici e caratteriali, le
emozioni ed i comportamenti che avrebbe ognuno di noi, se inserito nella stessa
identica situazione o in un analogo contesto relazionale.
L’efficacia del processo di auditing è funzione di molti fattori, per questa volta
vorremmo discutere di quello specificatamente umano e relativo all’attore principe e cioè all’auditor.
“Sarò responsabile di quello che dico,
certamente non di quello che viene compreso”, ma non potrò non tenere conto di
come la mia immagine possa apparire
agli occhi dell’interlocutore di quel
momento; non potrò nemmeno dimenticare di verificare ciò che il ricevente
della comunicazione ha inteso e magari
modificare il mio messaggio, non potrò
non tentare di mettere a punto il linguaggio utilizzato.
Questo è lo scopo ultimo degli autori; il
lettore probabilmente sorriderà e sicuramente vedrà proiettato, nello specchio
della propria vita, parte della sua immagine.
Una volta sbagliato l’approccio, sarò in
grado di modificare la percezione e quindi la mia immagine in una fase successiva?
Se la percezione della mia persona è
stata negativa, potrò mai riprendere in
mano la situazione, essere riconsiderato
positivamente e ricondurre il gioco delle
parti in una ottica corretta e di reciproco
interesse?
luglio/agosto 2011
te m a
> Fig.1
Il problema, che
sussiste ed è di
difficile soluzione, risulta essere il
rapporto con i
clienti e il saper
cogliere le opportunità di miglioramento dei loro
sistemi di gestione, spesso solo
abbozzati e non
consolidati nell’approccio
al
m i g l i o ra m e n t o
continuo e nella tenuta sotto controllo
dei processi.
Per le ragioni sinteticamente indicate, mi
sembra di percepire nella clientela una
stanchezza di fondo e una carenza di
fiducia sulla possibilità che gli audit riescano a monitorare, ma soprattutto a dare
effettivi suggerimenti per i miglioramenti
necessari e possibili dei sistemi di gestione in corso di valutazione.
Con il collega, che mi affianca in questo
percorso di analisi critica, cercheremo di
capire quali sono le sensazioni vissute
dagli attori coinvolti nei processi di audit
attraverso il tentativo, da parte di “ …
ignoranti … in materia di psicologia …”,
di interpretare gli atteggiamenti e le reazioni generate nel contesto relazionale.
21
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
Le
maschere
Alla luce del ragionamento appena svolto, cercheremo di descrivere, tramite l’analisi critica degli atteggiamenti, le tipologie, le maschere [Fig.6], i
vari comportamenti vissuti in prima persona sia come auditor che come persone
che subiscono l’audit.
Il tema è difficile da svolgere; il rischio di
essere banali è grande, inoltre potremmo
essere considerati irrispettosi nei confronti di tanti colleghi conosciuti. Una cosa è
certa, gli autori hanno voluto in questo
modo guardarsi allo specchio e proiettare la propria immagine, scorrendo nei
ricordi, ritornando con il pensiero agli
inizi della carriera professionale e osservando criticamente i propri comportamenti. Sia chiaro, tutte le maschere
descritte sono frutto di lavoro personale,
su noi stessi, analizzando e tentando di
migliorare il proprio approccio nell’attività professionale. Questa è la sfida,
buona lettura.
I tipi - i soggetti
Il tipo inquisitorio. Il termine evoca l’inquisizione, l’interrogatorio e l’inchiesta
condotti arbitrariamente usando pressioni psicologiche; per meglio dire, violenza subdola, tortura e sofferenza nel corpo
e nella mente. Potrebbe anche significare
più positivamente, voler sottoporre qualcuno ad una indagine, condurre ricerche
per scoprire la verità.
Nelle fasi iniziali dell’audit spesso ci
siamo trovati spiazzati, sia dall’atteggiamento di chiusura dell’interlocutore, sia
dal linguaggio e dal comportamento di
chi conduce la verifica. Importante
sarebbe riuscire a preparare psicologicamente il soggetto con il quale interloquire, evidenziando la sua posizione come
quella di un collaboratore, di chi conosce bene il suo lavoro, che aiuta e supporta un progetto importante, collaborando e operando in una direzione co mune e importante per entrambi. “Non
devi mai far sentire l’interlocutore colpevole di qualche cosa” queste parole
luglio/agosto 2011
echeggiano come profezia, sono state
profferite molto tempo fa da un grande
maestro di vita e di professione. Sostanzialmente non cercare le colpe, trova le
ragioni !
In alternativa, l’interlocutore attiverà tutte
le sue difese e le chiusure, ed entrerà nel
mutismo non solo fisico ma anche psicologico.
La difficoltà prevalente nella raccolta
delle informazioni, qualche volta anche
la causa del suo fallimento, deriva spesso
dalla presenza di obiettivi e stati psicologici troppo diversi tra interrogante ed
interrogato, talora anche opposte volontà.
Il tipo formale. Potrebbe essere colui il
quale si cura solamente dell'apparenza,
di qualcosa concernente solo la forma,
l’aspetto esteriore. L’atteggiamento formale spesso viene svilito da un pessimo
linguaggio del corpo, ancor di più da un
sostanziale e sguaiato linguaggio paraverbale.
Le convenzioni “esteriori” ci aiutano a
coltivare virtù autentiche o sono semplicemente una maschera ?
L’“estetica del carattere” potrebbe diventare utile nel lavoro di tutti i giorni, ciò
significa capire come le buone maniere
ci possano aiutare a crescere nella vita
professionale in modo virtuoso.
Dopo averlo incontrato per la prima
volta il collega “formale” è ricordato da
tutti con un certo piacere, quindi il
primo incontro finisce con un discreto
successo.
Più avanti, dopo alcuni incontri, emerge
spesso un leggero senso di sopportazione; ripensandoci, non farebbe male qualche cenno di simpatia, l’eccesso di rigidità formale evoca e risveglia quel certo
non so che di appiattimento, di noia mortale; sostanzialmente un leggero disinteresse. Non si potrà pretendere nulla dalla
vita se non un comportamento educato e
professionale, ma chiediamoci:
Perché non lasciarsi andare a poche considerazioni personali, a qualche battuta
leggera e simpatica? Servirebbe tutto ciò
ad alleggerire il clima e renderlo più attivo e funzionale allo scopo?
Il tipo confidenziale – solidale. Il sogget-
to è affabile, cordiale, spesso confidenziale. Potrebbe apparire “alla buona” e
scarsamente disposto ad aprire una
discussione o un contenzioso. Approva e
condivide spesso, fa cenni con il capo,
assentendo rivolto all’interlocutore del
momento. Quest’ultimo si rilassa, gesticola un poco, si libera dei pesi e “confessa” le sue “magagne” e i suoi pensieri.
Ecco il quadro ironico e divertente che
descrive la scena: spesso l’interlocutore si
accorge dell’inganno ma oramai è fatta, il
nostro eroe ha ottenuto il suo risultato e
alla fine ambedue si sentono contenti e
soddisfatti. L’eccesso di confidenza appartiene ai tempi recenti, spesso si passa
al “Tu” repentinamente. Lo stile disincantato e informale contraddistingue i nostri
giorni, il dubbio che sia sopravvenuta
qualche confusione di ruolo e di scopo
sta maturando, non torneremo mai più
all’uso del “Voi”, ma forse qualche “Lei”
in più potrebbe non fare male? Sempre
quel vecchio professore di liceo sosteneva che la forma qualche volta diventa
sostanza…e se avesse avuto ragione?
Il tipo consigliere – suggeritore e ispiratore. Il nostro collega spesso è avanti
negli anni, molto bravo ed esperto; non
deve fare carriera insomma! Mette ancora molto entusiasmo in quello che fa, non
è soddisfatto dei risultati. È qualche volta
confidenziale, non eccede nei complimenti e passa al sodo subito. Ad un certo
momento, durante il colloquio si ferma e
proferisce la solita frase, “adesso parliamo fuori dagli schemi e dai vincoli contrattuali”; nei successivi quindici minuti
enumera una serie di suggerimenti e
mette l’interlocutore nella condizione di
risolvere problemi difficili e annosi, che
sarebbero rimasti nel cassetto e non si sa
per quanto tempo ancora. L’atteggiamento spesso è apprezzato, potrebbe
apparire in alcuni rari casi eccessivamente “lezioso”; raramente impertinente. Il
nostro amico non
dice mai cose
banali e scontate;
cerca il termine
corretto e l’approccio simpatico, in alcuni casi
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❙ Gli approcci relazionali alla valutazione degli auditor ❙
www.aicq.it
che situazione si atteggia ad “amicone”.
Alla fine, però, non transige su nulla e
colpisce inesorabilmente con energia e
convinzione: sui punti focali, nulla perdona ! E’ temuto e stimato dai più.
Il tipo puntiglioso. Dimentica il contesto
in cui si sta muovendo, ragiona per compartimenti stagni e quando gli viene la
mosca al naso abbandona il tutto e prende in mano una singola cosa. Passa la sua
giornata a discutere e puntualizzare,
ripete e riassume il singolo caso capitatogli tra le mani. Spesso perde il senso del
tempo e fa impazzire l’interlocutore. Non
ascolta ragioni, vuole quello che lui ritiene corretto e a fronte di ragionevoli rimostranze non sente ragione. Sebbene in
realtà sia competente e preparato, perde
il lume della ragione. In qualche particolare frangente appare quello che viene
definito poi dagli interlocutori un “noioso rompiscatole”.
Spesso il giorno successivo si accorge
dell’abbaglio preso, e dovendo recuperare il tempo perduto, si accanisce sul malcapitato di turno e pretende di vedere,
quanto previsto nel piano di audit, nel
breve tempo disponibile. E’ persona laureata e con famiglia, convince poco
quando entra nel vortice del puntiglio e
vuole sostenere fino alla fine la sua logica; fondamentalmente è un pessimo
ascoltatore delle ragioni altrui.
Conclusioni
Relazionarsi in ogni dove, con interlocutori diversi e il più delle volte leggermente in difficoltà, potrebbe apparire attività
non semplice e di scarsa soddisfazione.
Tralasciando il contenuto tecnico di questo mestiere, che mediamente risulta
significativamente consistente, dovremo
rivalutare i contenuti umani e quelli di
relazione. Spesso il cattivo carattere trasforma un “bravo” in un “mediocre”.
Apparire mediocri non soddisfa nessuno
degli interlocutori.
Che sia poi vero? Si dice nell’ultimo
periodo: anche nelle selezioni per assumere un manager si tengono maggiormente in considerazione le caratteristiche ”relazionali” rispetto alle pure e
semplici competenze “tecniche”. Meglio
una persona mediamente preparata, ma
capace di fare squadra, rispetto al “genio
o alla star” senza il minimo rispetto per
l’altrui parere?
Il nostri grandi vecchi dicevano: “chi possiede carattere, ne possiede uno mediamente pessimo”.
Quali sono allora le caratteristiche in termini di approccio e di comunicazione da
consigliare all’auditor che vuole affrontare il rapporto con la clientela in modo
efficace ed efficiente, raggiungendo
buoni risultati nella propria professione?
Esistono molti testi e molti corsi di formazione in materia di comunicazione; cercheremo di sintetizzare alcuni concetti
ricavati dalla letteratura sulla base delle
nostre esperienze.
Le persone che sanno costruire fiducia
sono considerate persone che sanno
rispondere ai bisogni interpersonali.
Quindi:
✎ leggere rapidamente le persone per
coglierne i bisogni interpersonali che
le muovono.
✎ prevedere come gli altri reagiranno,
per essere in grado di impostare una
corretta strategia.
✎ scegliere le cose giuste da dire e da
fare per ottenere subito l’attenzione
✎ instillare fiducia per sviluppare rapidamente sincere relazioni
✎ instaurare e mantenere rapporti che
arricchiscono entrambi gli interlocutori
✎ creare un clima improntato alla trasparenza ed alla sincerità
✎ motivare e persuadere senza manipolare
✎ prevenire l’insorgere di possibili conflitti, imparando a riconoscere i segnali premonitori.
Sinteticamente, lavorare molto su se stessi,
periodicamente mettersi in discussione,
frequentare corsi e ambienti in cui nulla
sia abitudinario e predefinito. Pensare
positivo, questa professione è indubbiamente stimolante, coltiviamola rendendola funzionale agli interessi delle imprese.
Sicuramente, per la complessità e anche
lunghezza dell’esposizione dell’articolo
non siamo riusciti a sviluppare tutte le
tematiche relazionali: diciamo che…ci
abbiamo provato!
luglio/agosto 2011
te m a
esemplifica
e
costruisce rapidamente metafore.
Al consulente di
scarsa qualità ed
inesperto appare
come fumo negli occhi; il nostro eroe
non vuole “apparire” consapevolmente,
ma a livello inconscio spesso avviene
ciò. In gioventù sarà stato un birichino o
un timido; nel corso degli anni ha
costruito certezze e metodologie che lo
mettono a suo agio in ogni luogo.
Probabilmente ha lavorato molto su se
stesso, modificando il carattere e il comportamento con grandi sacrifici sulla sua
persona. In alcuni casi è uomo di successo, ha smesso i panni del fustigatore e
adesso preferisce quelli del suggeritore.
Il tipo pieno di sé – il professore.
Interloquisce spesso con termini importanti, scodella numeri e norme in grande
quantità, gli sfugge di conoscere il tale e
l’altro ancora; non si rende conto di stare
al lavoro presso un cliente; fa apparire il
suo interlocutore “piccolo”. Sovrappone
il suo ego a quello di chiunque gli stia
vicino, sovrappone il suo sapere a qualsiasi osservazione. Viene sostanzialmente
sopportato da tutti, non è simpatico!
In alcuni casi è certamente interessante
averci a che fare, ma alla lunga stanca e
non ottiene la collaborazione di nessuno.
Questa maschera non è amata dal cliente; il soggetto potrebbe essere di grande
aiuto; ma confonde le situazioni e non si
chiede ragione dei comportamenti negativi di clienti e colleghi. E’ oggetto in
qualche caso di derisione, induce al sorriso e la volta successiva con grande probabilità non ritorna.
Il tipo finto buono. Il soggetto non disdegna di concedersi sprazzi di simpatia;
rassicura l’interlocutore; consiglia e usa
spesso terminologie molto appropriate. E’
mediamente preparato; anzi in alcuni
casi è considerato da molti colleghi il più
bravo. Non arriva a litigare frequentemente, spesso abbandona l’arena per
disinteresse; non entra in polemica, ma
esprime il proprio parere con franchezza.
Conduce l’attività con attenzione e arriva
velocemente alla conclusione, in qual-
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
>> Claudio Provetti
Direttore Funzione Sistemi di Gestione, Ispezioni e Sicurezza ICT- IMQ S.p.A
Claudia Piccolo
Responsabile Area Security ICT - IMQ S.p.A
Asset strategico nella Vision
dell’Organizzazione
Bus ine ss
Continuity
L’evoluzione storica
dei requirements
sulla continuità del business
(business continuity)
È stato di certo a partire dall’attentato
terroristico dell’11 settembre 2001 alle
Torri Gemelle di New York che si è avuta l’evidenza della necessità di adottare
sistemi per la business continuity ed il
disaster recovery e si è, di conseguenza,
assistito ad un crescente sviluppo di leggi e normative in materia.
Sebbene la spinta all’innovazione in tema di business continuity sia scaturita
più dall’osservare direttamente (o peggio, subire) le conseguenze di un evento
tragico che dalla capacità visionaria di
imprenditori e manager, è ormai chiaro
ad un numero sempre maggiore di
aziende, appartenenti ai più svariati settori merceologici, che occuparsi di garantire nel tempo un adeguato livello di
operatività e di sicurezza ICT non è da
vedere solo come un costo.
Questa consapevolezza è tanto maggiore per le aziende il cui business dipende
in maniera significativa dal corretto e
continuo funzionamento del proprio sistema IT o di quello di un outsourcer/for nitore “critico”.
In alcuni settori di infrastrutture critiche
(vedi tabella seguente), ad esempio nel
finance o nelle utility, esiste da tempo
maggiore sensibilità alla sicurezza ICT e
alla continuità operativa: per le banche
luglio/agosto 2011
o gli operatori di telecomunicazioni un
disservizio, anche di durata contenuta
in pochi minuti, ha un notevole impatto
sul business.
Al fine di salvaguardare la continuità di
servizio della piazza finanziaria in caso
di crisi di operatività, anche grave, è stato istituito a febbraio 2003 il gruppo di
lavoro per la continuità di servizio del
sistema finanziario italiano (CODISE)
coordinato dalla Banca d'Italia d'intesa
con la CONSOB, al quale partecipano i
principali gruppi bancari e le società
che gestiscono le infrastrutture di sistema rilevanti per il funzionamento del sistema finanziario. Il CODISE ha definito
i principali obiettivi di ripartenza a carico degli operatori, che sono poi stati recepiti dalle Linee Guida in tema di continuità operativa emanate dalla Banca
d'Italia nella seconda metà del 2004
(Luglio 2004 - Istruzioni di Vigilanza sugli Enti creditizi, Ottobre 2004 - Linee
Guida dell'Ufficio Supervisione sui Mercati, Novembre 2004 - Linee Guida dell'Ufficio Sorveglianza sul Sistema dei
Pagamenti). A marzo 2007, Banca d’Italia ha pubblicato le disposizioni di vigilanza per la continuità operativa per gli
operatori finanziari definiti "processi a
rilevanza sistemica": i processi ad alta
criticità nel sistema finanziario italiano
che, per un "effetto domino", possono
provocare il blocco dell'operatività
dell’intera piazza finanziaria nazionale
si concentrano nei sistemi di pagamento
e nelle procedure per l’accesso ai mercati finanziari.
Tali disposizioni (la cui attuazione è stata
richiesta entro il 2012 con un piano
quinquennale graduale) definiscono requisiti aggiuntivi, e più stringenti, per le
banche che hanno un ruolo predominante nel sistema finanziario, rispetto a quelli
previsti per tutti gli altri intermediari:
✎ siti di recovery situati a congrua distanza dai siti primari in modo da assicurare un elevato grado di indipendenza tra i due insediamenti.
✎ tempo di ripristino (RTO – recovery
time objective) dei processi a rilevanza sistemica con un livello di servizio
predefinito contenuto entro le 4 ore
✎ perdita di informazioni (RPO – recovery point objective) pari o prossima
a zero.
Per l’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas), già da una decina di anni
uno dei più importanti fattori di qualità
del servizio di erogazione dell’energia
elettrica e del gas è la continuità del servizio ovvero la mancanza di interruzioni nella fornitura al punto che, ogni anno, entro il 31 marzo, le imprese devono comunicare all'Autorità i dati di continuità del servizio relativi all'anno precedente, ossia una serie di informazioni
relative al numero di interruzioni verificatesi e alla loro durata. Per migliorare
la continuità e la qualità del servizio
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❙ Business Continuity ❙
Industria nucleare
Tecnologie
dell’informazione
e della
comunicazione
(ICT)
Acqua
Alimenti
Salute
Finanze
Trasporti
Industria chimica
Spazio
Struttura di ricerca
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
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18)
19)
20)
21)
22)
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24)
25)
26)
27)
28)
29)
Produzione di petrolio e gas, raffinazione, trattamento, stoccaggio e distribuzione con oleodotti e gasdotti.
Produzione e trasmissione di energia elettrica
Produzione, stoccaggio/trattamento di sostanze nucleari
Sistemi di informazione e protezione delle reti
Sistemi di strumentazione, automazione e controllo (SCADA ecc.)
Internet
Fornitura di servizi di telecomunicazioni fisse
Fornitura di servizi di telecomunicazioni mobili
Radiocomunicazione e navigazione
Comunicazione via satellite
Diffusione radiotelevisiva
Erogazione di acqua potabile
Controllo della qualità dell’acqua
Gestione e controllo della quantità d’acqua
Approvvigionamento e sicurezza alimentare
Cure mediche e ospedaliere
Medicine, sieri, vaccini, prodotti farmaceutici
Biolaboratori e bioagenti
Infrastrutture e sistemi di pagamento e di compensazione e regolamento di titoli
Mercati regolamentati
Trasporto su strada
Trasporto ferroviario
Trasporto aereo
Vie di navigazione interna
Trasporto oceanico e trasporto marittimo a corto raggio
Produzione e stoccaggio/trattamento di sostanze chimiche
Pipeline per sostanze pericolose (sostanze chimiche)
Spazio
Struttura di ricerca
> Tabella 1 - Elenco dei settori di infrastrutture critiche
l'Autorità ha fissato standard di qualità
unici nazionali e introdotto un sistema
di incentivi e penali per le aziende fornitrici per cui chi supera gli obiettivi di
qualità annui stabiliti riceve dei premi,
chi non li rispetta viene sanzionato.
Il Testo unico sulla Privacy (D. Lgs.
196/2003), entrato in vigore 1° gennaio
2004, include nell’allegato B un Disciplinare Tecnico in materia di misure minime di sicurezza, tra cui è prevista “l’adozione di procedure per la custodia di
copie di sicurezza, il ripristino della disponibilità dei dati e dei sistemi”, misura che introduce il tema del disaster recovery, in quanto il disciplinare obbliga
ad “adottare idonee misure per garantire
il ripristino dell’accesso ai dati in caso
di danneggiamento degli stessi o degli
strumenti elettronici, in tempi certi com-
www.aicq.it
patibili con i diritti degli interessati e
non superiori a sette giorni” e obbliga a
prevedere regole per il salvataggio dei
dati con cadenza almeno settimanale.
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione (PA) le norme specifiche che
la obbligano a garantire la Continuità
operativa sono, oltre al Codice Privacy,
l’Art. 97 della Costituzione, che enuncia
il principio di buon andamento dell'amministrazione da rispettare anche se si
utilizzano tecnologie ICT e il DPCM 31
maggio 2005 (G.U. 18 giugno 2005, n.
140) che nell’art. 3, lettera c) tratta degli
obiettivi di miglioramento dell'efficienza
operativa della pubblica amministrazione e di contenimento della spesa pubblica da raggiungere attraverso diversi tipi di interventi di razionalizzazione, tra
i quali la creazione di centri di Conti-
nuità Operativa anche comuni a più
amministrazioni.
Nell’ambito delle pubbliche amministrazioni centrali la legge finanziaria
2008 (LEGGE 24 Dicembre 2007 , n.
244) prevede, all’articolo 2 che al fine
di garantire la disponibilità e la continuità dei servizi erogati dalle stesse amministrazioni, il CNIPA (ora DigitPA)
identifichi idonee soluzioni tecniche e
funzionali riguardanti, in generale, diverse amministrazioni, atte a garantire la
salvaguardia dei dati e delle applicazioni informatiche nonché la continuità
operativa dei servizi informatici e telematici, anche in caso di disastri e di situazioni di emergenza. Diverse sono le
pubblicazioni in materia del CNIPA, tra
cui citiamo:
✎ Quaderno n. 35: “La continuità opera-
luglio/agosto 2011
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Energia
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
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tiva nella Pubblica Amministrazione”;
✎ Quaderno n. 28: “Linee guida alla
continuità operativa nelle Pubbliche
Amministrazioni”;
✎ Minigrafia “La continuità operativa
nella Pubblica Amministrazione”.
Lo stato attuale
dell’assetto normativo
(cogente e volontario) e dei
servizi a questo correlati
Per quanto riguarda le infrastrutture critiche, il 5 maggio 2011 è entrato in vigore
il D. Lgs. 11 aprile 2011, n. 61 (GU n.
102 del 4-5-2011) che attua la Direttiva
Europea 2008/114/CE recante l'individuazione e la designazione delle infrastrutture critiche europee e la valutazione della necessità di migliorarne la protezione, con l’obiettivo di potenziare la
sicurezza delle grandi infrastrutture degli
Stati membri sia nel comparto energetico
che in quello dei trasporti, nei confronti
di azioni terroristiche o criminali e di
aumentarne la robustezza rispetto a guasti accidentali ed eventi naturali.
Questa legge è certamente un importante passo in avanti perché conferma che
le infrastrutture considerate critiche per il
Paese necessitano di una protezione
maggiore che impone l’adozione di misure atte a contrastare tutte le possibili
minacce e garantire la capacità di mantenere erogazione dei servizi essenziali
alla popolazione.
In base alla Direttiva, ogni “struttura”
considerata critica dovrà avere un responsabile della sicurezza unico, che
fungerà da punto di contatto per tutte le
problematiche di sicurezza e di un ‘Piano della Sicurezza dell’Operatore’, che
dovrà contenere una dettagliata analisi
delle diverse minacce, vulnerabilità e,
soprattutto, delle varie contromisure da
adottare in funzione delle specifiche situazioni di rischio.
Il nuovo Codice dell’Amministrazione
Digitale (CAD) entrato in vigore il 25
gennaio 2011 prevede (art. 50-bis) che,
entro il 25 aprile 2012, le PA, in relazione alla crescente complessità dell’attività
istituzionale caratterizzata da un intenso
utilizzo delle tecnologie dell’informazio-
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ne, predispongano appositi piani di
emergenza idonei ad assicurare, in caso
di eventi disastrosi, la continuità delle
operazioni indispensabili per il servizio e
il ritorno alla normale operatività: è richiesto alle PA di predisporre sia il piano
di continuità operativa, verificandone la
funzionalità almeno con cadenza biennale, sia il piano di disaster recovery
(parte integrante del piano di continuità
operativa), che stabilisce le misure tecniche e organizzative per garantire il funzionamento dei centri di elaborazione
dati (data center) e delle procedure informatiche rilevanti in siti alternativi a quelli di produzione anche quando affidati
ad outsourcer o fornitori esterni. È responsabilità delle PA verificare annualmente i piani di disaster recovery e dare
evidenza del loro costante aggiornamento a DigitPA.
Il prospect per “domani”
nella vision dell’organizzazione lungimirante
Se fino a ieri le imprese affrontavano i
temi della sicurezza ICT e della Business Continuity in modo reattivo, solo
e soltanto ad eventi avvenuti e a fronte
di impellenti necessità di protezione
dei propri asset, oggi si sta assumendo
un atteggiamento proattivo orientato
all’investimento considerando i suddetti temi come un vantaggio competitivo
e addirittura come un “motore” per il
business.
Tra i fattori che hanno portato a questa
nuova visione ci sono senz’altro: l’estensione in rete delle aziende, il successo
di internet, intranet ed extranet, le opportunità derivanti dall’utilizzo di strumenti wireless e dalla possibilità di accedere alle risorse IT aziendali da remoto e in mobilità e l’utilizzo sempre più
diffuso della posta elettronica mobile;
stiamo parlando di un “mondo” nuovo
e con nuove esigenze di protezione!
Ecco perché si va affermando tra le
aziende più illuminate l’atteggiamento
di far rientrare tra le decisioni per la governance aziendale le pratiche per la sicurezza delle informazioni e per la continuità operativa.
È fondamentale in ogni caso che ogni
organizzazione valuti quali sono le proprie esigenze in termini di security ICT,
identificando gli ambiti in cui ritiene opportuno dotarsi di strumenti adeguati;
tutto a partire da un’analisi accurata delle proprie infrastrutture e applicazioni
utilizzate e dei processi aziendali individuando, in particolare, quali tra essi
possono essere definiti “critici” per garantire la continuità del business.
È altresì fondamentale che l’azienda abbia chiaro qual è il livello di protezione
che debba essere garantito e quale il livello minimo di servizio che ritiene debba essere ripristinato in un tempo ben
definito a fronte di un “incidente” che
potrebbe bloccare il business aziendale.
Solo in questo modo è possibile definire il giusto compromesso tra gli investimenti richiesti e i livelli minimi di protezione e di servizio che si vuole garantire.
Sicurezza ICT e Continuità Operativa
rappresentano un binomio inscindibile e
imprescindibile!
Una strategia di business volta a salvaguardare le informazioni e i processi
aziendali non può che passare dalla
salvaguardia della continuità operativa
del business: è inutile investire nella
protezione dei dati se prima non si pensa a come garantire la fruibilità di questi
dati per le proprie esigenze applicative
quando e dove necessario!
L’esigenza di governare i rischi sta crescendo ancora di più con il progressivo
affermarsi del Cloud Computing, che prevede la possibilità di acquistare presso
provider esterni i servizi IT di cui si ha bisogno, siano essi di tipo applicativo, elaborativo, di storage ed anche di sicurezza
ICT, con gli evidenti vantaggi economici
di un modello “as a service” (benefici fiscali di un noleggio rispetto al possesso,
velocizzazione del time-to-market, riduzione dei rischi e della necessità di grossi
investimenti infrastrutturali).
Dal punto di vista della sicurezza aziendale e continuità del business, sono
sempre più presenti sul mercato servizi
che consentono l’esternalizzazione della gestione di alcuni aspetti o di interi
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❙ Business Continuity ❙
zione di terza parte del proprio Sistema
di Gestione della Continuità Operativa.
Tale norma, la cui implementazione risulta meno gravosa per aziende che
hanno già attuato un Sistema di Gestione, consente di dare immediata evidenza, di:
✎ aver analizzato i propri processi, le
proprie debolezze ed i rischi a cui
potrebbe incorrere, identificando gli
impatti derivanti per se, per i propri
clienti e per tutte le altre parti interessate;
✎ aver, quindi, deciso di adottare delle
contromisure adeguate per ridurre i
rischi, mitigare gli impatti e poter ripristinare in tempi certi la propria capacità di erogare servizi/prodotti;
✎ aver effettivamente adottato queste
misure, grazie ad audit periodici interni e ad esercitazioni periodiche, al
fine di tendere miglioramento continuo del sistema implementato.
In chiusura delle considerazioni sopra
riportate, a stimolo per ulteriori riflessioni, si auspica che anche nel sistema
paese Italia l’imprenditoria più accorta
e lungimirante identifichi nella capacità di garantire la Continuità del Business, quella valenza strategica necessaria non solo per il mantenimento del
proprio mercato ma anche per lo sviluppo dello stesso.
Molto si deve imparare da altri sistemi
paese in cui il vantaggio competitivo per
le imprese nasce anche dalla predisposizione e divulgazione di strumenti normativi, legislativi e di controllo, con i relativi procedimenti certificativi, per promuovere e sostenere le politiche di sviluppo economico ed industriale sia a livello nazionale che internazionale.
MERIDIONALE – NAPOLI
http://www.aicq-meridionale.it
13 settembre
Corso di formazione in materia di Sicurezza e
Salute nei cantieri (durata 120 ore)
20-21 settembre
Corso base sul Software Project Management.
La gestione dei progetti software
22-23 settembre
- La normativa ambientale e gli obblighi per le
imprese: VIA, VAS, AIA, emissioni, scarichi
idrici, gestione rifiuti, rumore
- L’autovalutazione secondo il modello di eccellenza EFQM
25 settembre
Introduzione ai Sistemi di Gestione della Sicurezza Informatica. La norma ISO/IEC 27001
za (contenuti conformi all’art. 32 del D.Lgs.
esame finale”
27 settembre
81/2008, al DM 16/01/1997, all’ex D.Lgs. 195
6-7 ottobre
Corso per addetti e responsabili della sicurez-
23/06/03) durata variabile in funzione dei set-
La Metrologia e la Gestione della Strumenta-
za (contenuti conformi all’art. 32 del D.Lgs.
tori ATECO
zione di Misura in ambito ISO 9000
81/2008, al DM 16/01/1997, all’ex D.Lgs. 195
3-5 ottobre
10-11 ottobre
23/06/03) MOD-A
Corso ISO/IEC 20000 per Internal Auditor
Corso introduttivo sugli standard volontari nel-
27-28 settembre
4 ottobre
la filiera agroalimentare
Corso per datori di lavoro che possono svolge-
Introduzione ai Sistemi di Gestione dei Servizi IT
12-14 ottobre
re direttamente i compiti propri del Responsa-
5-7 ottobre
Corso per Valutatori Interni dei Sistemi di Ge-
bile del Servizio di Prevenzione e Protezione
Corso base per la conduzione delle Verifiche
stione per la Sicurezza secondo la Specifica
3 ottobre
Ispettive Interne per la Qualità secondo le nor-
OHSAS 18001 e la Linea Guida UNI INAIL
Corso per addetti e responsabili della sicurez-
me ISO 9001:2008 ed ISO 19011:2002 “con
“con esame finale”
www.aicq.it
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c o rs i
Per l’attività formativa, ove non indicata, si rimanda al sito internet
delle Federate o ai contatti presenti a pag. 1
te m a
processi, per cui è evidente che è indispensabile potersi affidare a fornitori
“trusted” in quanto qualificati e in grado
di dare garanzie di aver implementato e
di mantenere un sistema di gestione per
la continuità operativa e per la gestione
della sicurezza delle informazioni che
dovranno risultare disponibili ai soggetti
e alle applicazioni autorizzate ad accedervi per il loro intero ciclo di vita (o
anche successivamente se necessario
per rispondere a specifiche normative
di legge).
Oltre allo standard ISO/IEC 27001 che
consente alle aziende di certificare il Sistema di Gestione per la Sicurezza delle
Informazioni (SGSI) si ritiene importante
ricordare che già da novembre 2007 è
stata pubblicata la norma BS 25999-2,
prima norma rispetto alla quale le
aziende possono ottenere una certifica-
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❙ Rischi ❙
>> Ing. Domenico Faraglia
AICQ-CI, Valutatore Senior IxI - Premio Qualità Italia
Nelle norme ISO 9001:2008
ed EN 9100:2009
Il ri sk
management
Il contesto di riferimento
La complessità del mercato globale in
cui le aziende si trovano a competere è
in costante crescita; tale evoluzione è influenzata principalmente da alcuni fattori, quali: riduzione del ciclo di vita dei
prodotti, globalizzazione, concentrazioni di impresa, deverticalizzazione ed
esternalizzazione delle attività non strategiche, gestione delle catene di fornitura, differenziazione e personalizzazione
dei prodotti.
L’aumento della competizione globale
caratterizza lo scenario di mercato nel
quale l’incertezza1 è l’elemento che si
pone con maggiore forza all’attenzione
di chi, all’interno di una organizzazione,
deve formulare scenari, definire strategie,
tradurre le strategie in azioni attraverso
piani e programmi, sviluppare progetti,
realizzare prodotti e servizi (figura 1).
Se si vuole fronteggiare l’incertezza, è
necessario sviluppare strategie per gestire
i rischi2 associati alla conduzione di una
organizzazione, attraverso metodologie
standardizzate per: identificare e analizzare i rischi, valutare possibili interventi e
relative priorità, condividere i rischi residui, pianificare misure di trattamento, valutare l’efficacia delle azioni intraprese.
Tutte le attività di un'organizzazione
comportano dei rischi, la loro gestione
aiuta i processi decisionali, tenendo conto delle incertezze e del loro effetto sul
raggiungimento degli obiettivi aziendali
luglio/agosto 2011
che possono essere riferiti a una vasta
gamma di attività, dalle iniziative strategiche agli aspetti operativi e si manifestano in termini di impatti strategici, finanziari, operativi e reputazionali.
Introduzione
al Risk Management
La nascita del Risk Management (nel seguito “Gestione del Rischio”) è generalmente collocata negli anni cinquanta
negli Stati Uniti; le attività erano rivolte
principalmente alla stipula dei contratti
di assicurazione per i "rischi puri", tipicamente assicurabili tramite coperture dei
danni (incendio, furto, responsabilità civile, ecc.). Dai soli rischi assicurabili si
passa poi a quelli non assicurabili, la cui
gestione richiede l'uso di strumenti diversi dal contratto di assicurazione, quali
la ritenzione in proprio dei rischi e la loro riduzione attraverso la prevenzione. Si
sviluppano così, negli anni settanta, le
tecniche di analisi dei rischi, controllo
dei danni e finanziamento delle perdite
conseguenti; negli anni ottanta, si diffonde sempre di più la tendenza all'integrazione della gestione assicurativa con altre forme di gestione, in primo luogo le
attività di prevenzione e sicurezza.
Negli anni più recenti, è emersa una
nuova visione della gestione del rischio
basata sulla considerazione che essa
debba occuparsi di tutti gli aspetti aziendali; l’utilizzo di sistemi di ERM (“Enterprise Risk Management”) ha consentito
di integrare strategie, processi, persone e
tecnologie con le competenze per la valutazione ed il trattamento dei rischi che
l’organizzazione deve affrontare nella
> Figura 1 - La gerarchia delle decisioni3
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29
❙ Il risk management
> Figura 2 - Interrelazioni del processo di gestione del rischio EN 9100
creazione del valore, con lo scopo di ottenere benefici durevoli.
L’adozione di un processo di Gestione
del Rischio è una decisione strategica di
una organizzazione, uno dei possibili
‘driver’ per la diffusione di tale approccio è il corpo normativo; per questo scopo sono analizzati nel seguito i requisiti
delle norme ISO 9001:2008 ed EN
9100:2009 riferibili a tale concetto.
Introduzione alla norma
EN 9100 per l’industria
aeronautica
La norma di settore EN 9100 include i
requisiti del sistema di gestione per la
qualità stabiliti dalla ISO 9001 e specifica i requisiti supplementari per l’industria aeronautica, dello spazio e della difesa. In particolare, essa consente:
✎ Il soddisfacimento dei requisiti delle
Autorità e delle normative di settore;
✎ Un’efficace gestione del progetto e
del controllo configurazione;
✎ Una gestione del rischio appropriata
all’organizzazione e al prodotto;
✎ Una maggior attenzione nella selezione e valutazione dei fornitori;
✎ Una maggior attenzione nei requisiti
per l’approvvigionamento;
✎ Il controllo del trasferimento temporaneo o permanente di lavoro (“outsourcing”);
✎ Il monitoraggio delle caratteristiche
chiave;
✎ Una maggior attenzione ai processi
speciali;
www.aicq.it
✎ L’ispezione del primo articolo4.
La norma nasce nel 1999 per iniziativa
delle principali aziende e associazioni
del comparto aerospaziale e adatta i
contenuti della ISO 9001 alle esigenze
delle organizzazioni industriali mediate
l’aggiunta di requisiti relativi al settore
aerospaziale applicati/integrati ai modelli del Sistema di Gestione per la Qualità
(SGQ). La norma, emanata sotto l’egida dello IAQG (International Aerospace
Quality Group, costituito dalla totalità
dei Costruttori aerospaziali al mondo), è
un “Industry Consensus Standard” inteso
come un programma condiviso di cooperazione mondiale, il cui scopo è quello promuovere il continuo miglioramento delle prestazioni e nello stesso tempo
assicurare, in modo efficace e a costi
contenuti, un approccio condiviso al sistema di gestione della qualità nell’industria aerospaziale.
La norma è stata approvata dalle organizzazioni mondiali preposte:
✎ La “European Association of Aerospace Industries” che ha rilasciato la norma EN 9100 in Europa;
✎ La “International Aerospace Quality
Group” che ha rilasciato la norma AS
9100 negli Stati Uniti;
✎ Il “Japan Aerospace Quality Group”
che ha rilasciato la norma JISQ 9100
in Asia.
L’edizione 2009 della norma EN 9100 allarga il settore di applicazione ed è rivolta all’utilizzo da parte delle organizzazioni industriali che progettano, sviluppano
Il concetto di rischio
nelle norme ISO 9001
ed EN 9100.
La norma ISO 9001:2008 introduce un
riferimento al tema del rischio: “… la
progettazione e l’attuazione del sistema di gestione qualità di un’organizzazione sono influenzate: dal contesto
nel quale essa opera, dai cambiamenti
in tale contesto, e dai rischi ad esso associati …”. Tuttavia, una più attenta rilettura della norma ISO 9001 può dimostrare che ci sono requisiti indirettamente riferibili ad alcuni elementi della gestione del rischio (tabella 1).
La norma EN 9100: 2005 introduce la
gestione del rischio nei “Processi relativi
al cliente”, in particolare nel “Riesame
dei requisiti relativi al prodotto”, dove
precisa che “L'organizzazione deve riesaminare i requisiti relativi al prodotto
prima di impegnarsi a fornire un prodotto al cliente e deve assicurare che i
rischi (e.g. nuove tecnologie, tempi
stretti di consegna) siano stati valutati”.
L’edizione 2009 della norma EN 9100
estende tale concetto introducendo, per
quanto appropriato all’organizzazione e
al prodotto, un processo per la gestione
del rischio relativo al conseguimento dei
requisiti applicabili (tabella 2).
Qualunque tipo di attività implica potenziali eventi e conseguenze che rappresentano possibili benefici (elementi positivi) o minacce al successo (elementi negativi). La concezione della gestione del
rischio come attività legata sia ad aspetti
positivi sia a quelli negativi è sempre più
diffusa; le norme sul tema, di recente
emissione, valutano il rischio da entrambe le prospettive. Come si evince dalla
luglio/agosto 2011
te m a
e producono prodotti nel campo aeronautico, dello spazio e della difesa.
Le aziende più rappresentative del settore sono fortemente orientate verso la
norma EN 9100 e la considerano un
“must” irrinunciabile per garantire sicurezza e qualità ed un aspetto sempre più
discriminante nella selezione dei Fornitori; ad oggi, queste organizzazioni richiedono infatti a tutta la catena di fornitura di adeguarsi a tale norma.
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
del valore delle
azioni; ed inoltre,
rischi di credito e
di liquidità.
✎
Rischi operativi: rischio di
perdite dirette o
indirette derivanti
da errori o inadeguatezze dei processi interni, dovuti sia a risorse
umane sia a sistemi tecnologici,
> Figura 3 - Processo di Gestione del Rischio (norma ISO 31000)
oppure derivanti
da eventi esterni, come ad esempio,
definizione 3.1, il concetto di rischio ininterruzioni nella catena di fornitura.
trodotto dalla norma EN 9100: 2009 è
collegato ad una condizione indesidera✎ Rischi puri: comprendono i rischi nata che ha conseguenze potenzialmente
turali, di responsabilità civile, di danni
negative; nel campo della sicurezza (rea persone e infrastrutture.
quisito imprescindibile per l’industria aeronautica, dello spazio e della difesa) si
Le fasi del processo di geammette generalmente che le consestione del rischio EN 9100
guenze siano esclusivamente negative e
L’organizzazione deve definire, attuare e
quindi la gestione del rischio si concenmantenere attivo un processo per gestire
tra principalmente su aspetti di preveni rischi relativi al conseguimento dei rezione e di riduzione del danno. In un siquisiti applicabili, che comprenda, per
stema di gestione della qualità EN 9100,
quanto appropriato all’organizzazione e
il processo di gestione del rischio deve
al prodotto:
essere applicato lungo tutta la realizzaLa attribuzione di responsabilità per la
zione del prodotto, come mostra la figugestione del rischio
ra 2, che evidenzia inoltre la correlazioL’organizzazione deve assegnare responne con “requisiti speciali”, “elementi crisabilità a ogni livello rendendo così ogni
tici” e “caratteristiche chiave”5.
risorsa responsabile della gestione del rischio come parte dei propri doveri pro6
fessionali. Il CDA svolge un ruolo imporLe tipologie di rischio
tante di supervisione del processo e conLa classificazione dei rischi per organiztribuisce alla determinazione del livello
zazioni industriali include le seguenti tidi rischio accettabile. L’Alta Direzione
pologie:
promuove la politica di gestione del ri✎ Rischi di Business derivano dall’attischio, l’osservanza del livello di rischio
vità tipica d’impresa e si distinguono
accettabile e gestisce i rischi nella propria
in:
sfera di responsabilità, in coerenza con i
✎ Rischi strategici: Comprendono i ridefiniti livelli di tolleranza. Il risk manaschi relativi ai cambiamenti nelle esiger assolve generalmente ad un compito
genze del cliente, minacce di concordi gestione del processo e fornisce il suprenti nuovi e tradizionali, tecnologie
porto necessario all’applicazione della
innovative, cambiamenti legislativi e
metodologia; altre persone possono svolmovimenti globali economici e geogere compiti più operativi, in rispondeza
politici.
alle politiche e alla direttive aziendali sul
✎ Rischi finanziari: Comprendono i ritema, nello svolgimento delle proprie atschi relativi alla volatilità nei tassi di
tività. Soggetti esterni, come Clienti, forinteresse, dei tassi di cambio delle vanitori e partner possono fornire informalute, del prezzo delle materie prime,
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zioni utili per il buon funzionamento del
processo, ma non rispondono ovviamente della sua efficienza operativa.
La definizione dei criteri di rischio
L'organizzazione deve sviluppare i criteri da utilizzare nella valutazione della significatività del rischio; tali criteri sono
influenzati da valori e obiettivi dell’organizzazione e devono essere coerenti con
la politica di gestione del rischio. Alcuni
criteri possono derivare dai requisiti legali e regolamentari applicabili, altri da
eventuali requisiti contrattuali che l’organizzazione ha sottoscritto.
L’attività dovrebbe partire da una valutazione degli elementi che possono influire sulla sua capacità di ottenere i risultati
attesi e include l’analisi del contesto
esterno (ovvero l'ambiente in cui l'organizzazione si propone di raggiungere gli
obiettivi; come ad esempio, l’ambiente
normativo, regolamentare, finanziario,
tecnologico, economico e competitivo) e
l’analisi del contesto interno (ovvero
l'ambiente con cui l'organizzazione si
propone di ottenere gli obiettivi, ed include le politiche, i processi, il personale, le competenze chiave e gli altri “asset” tangibili ed intangibili).
L’identificazione, valutazione dei rischi e comunicazione dei rischi
L’attività ha scopo di definire i rischi che
possono ostacolare il raggiungimento
degli obiettivi. La descrizione strutturata
dei rischi dovrebbe includere l’estensione del rischio (e.g. descrizione degli
eventi, le loro dimensioni, tipologia e
fattori correlati), la quantificazione del rischio (rilevanza e probabilità o frequenza di accadimento), la propensione al rischio (descrizione del potenziale di perdita e di impatto finanziario del rischio,
probabilità e dimensione di perdite potenziali, obiettivi di controllo del rischio). L'analisi del rischio può essere, in
ordine crescente di costo e complessità,
di tipo qualitativa, semiquantitativa e
quantitativa delle probabilità dell’evento
e di stima delle possibili conseguenze
sugli “asset” tangibili ed intangibili. II risultato è un giudizio qualitativo (“rate”) o
quantitativo (“score”) dal quale dedurre
l’importanza del rischio oggetto di stima.
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❙ Il risk management ❙
5.6 Riesame della Direzione
6.2 Risorse Umane
6.3 Infrastrutture
7.2.2 Riesame dei requisiti
relativi al prodotto
7.3.7 Controllo delle
modifiche di progetto
7.4 Acquisti
7.5. Produzione
ed erogazione di servizi
8.2.1 Soddisfazione del Cliente
8.2.2 Verifiche Ispettive Interne
8.5.3 Azioni Preventive
benefici ottenibili con la sua riduzione.
L’accettazione dei rischi residui
Non possono essere trascurati i rischi residui (i.e. i rischi dopo l’implementazione di un’attività di mitigazione) e i rischi
secondari (rischi dovuti all’implementazione di una risposta a un altro rischio).
È importante che L’Alta Direzione sia
consapevole della natura e dell'entità di
questi elementi che devono essere documentati e sottoposti a riesame.
Le attività di monitoraggio
e riesame
La gestione del rischio è un processo ricorsivo da mantenere attivo (§ requisito 7.1.2)
con la pianificazione e l’esecuzione di attività di monitoraggio e riesame che, con
attività costanti o controlli periodici consentono di rilevare come i rischi variano
nel tempo. È pertanto indispensabile monitorare e riesaminare i rischi, l'adeguatezza delle strategie scelte, lo stato di esecuzione delle attività pianificate per trattare i
rischi. Le attività di monitoraggio e riesame assicurano che nuovi rischi emergenti
non siano trascurati; cambiamenti nel-
l’ambiente o semplicemente la disponibilità di informazioni aggiornate possono infatti rendere obsolete le valutazioni iniziali. In questo caso, può essere sufficiente
aggiornare le parti direttamente interessate
dalla variazione; per i nuovi rischi emergenti è necessario avviare l'intero processo
dall’inizio. Il monitoraggio e il riesame
consentono inoltre il coordinamento delle
altre fasi del processo; le attività assorbono
risorse e devono essere pertanto gestite in
modo da garantire che si svolgano in modo economicamente vantaggioso e assicurino la continua efficacia delle azioni di
trattamento predisposte.
La correlazione
con il processo di gestione
del rischio ISO 31000
La figura 3 illustra le fasi della Gestione
del Rischio della norma ISO 31000 (l’anello evidenzia la ricorsività del processo, le linee tratteggiate indicano il coordinamento esercitato sulle altre fasi dello
stesso); dal confronto delle macro-attività
si evince che questo processo sostanzial-
Il riesame della Direzione comprende una valutazione delle opportunità di miglioramento e le
esigenze di eventuali cambiamenti che possono influire sul sistema di gestione della qualità
Soddisfacendo i requisiti per garantire le competenze necessarie, è possibile gestire i rischi associati alle risorse umane.
La manutenzione delle infrastrutture (i.e., edifici, attrezzature, sistema informativo), necessarie
per ottenere la conformità ai requisiti del prodotto, consente di gestire i rischi associati alla continuità operativa.
Il requisito di riesame del contratto, compresa la definizione della capacità dell'organizzazione di soddisfare determinati requisiti, riduce significativamente il rischio su futuri obblighi contrattuali.
È necessario valutare l'effetto delle modifiche sulle parti e sui prodotti già consegnati.
La definizione dei criteri per valutare i fornitori e la loro sistematica valutazione riduce la vulnerabilità delle organizzazioni associate a rischi di interruzione della catena di fornitura.
La fornitura in condizioni controllate (cioè, la disponibilità delle richieste informazioni, le istruzioni, le attrezzature, le misure e collaudi, ecc.) riduce significativamente il rischio di consegna
di prodotti non conformi.
I dati di monitoraggio delle informazioni relative alla percezione del cliente sul fatto che l'organizzazione abbia, o meno, soddisfatto i suoi requisiti sono un elemento importante per l’identificazione dei rischi relativi all’immagine e alla reputazione.
Le verifiche ispettive interne aiutano ad identificare eventuali rischi operativi.
L'organizzazione deve determinare le azioni per eliminare le cause di potenziali non conformità, al fine di evitare che queste avvengano; le azioni preventive devono essere appropriate agli
effetti dei potenziali problemi.
> Tabella 1 - Requisiti ISO 9001 riferiti indirettamente al concetto di rischio
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Oltre alla comunicazione interna, un’organizzazione dovrebbe informare regolarmente i propri portatori di interesse, illustrando le proprie politiche di gestione
del rischio e l’efficacia nel raggiungimento degli obiettivi pianificati.
L’identificazione e gestione di azioni
per mitigare i rischi
Lo scopo di questa fase è di valutare i rischi che hanno bisogno di trattamenti e
le relative priorità di intervento. Il trattamento del rischio comporta la selezione
di una o più opzioni per la modifica della dimensione rischio, la pianificazione e
la realizzazione delle misure scelte. Queste attività determinano una diminuzione
della probabilità di insorgenza o la riduzione dei potenziali effetti fino ad un livello di rischio residuo accettabile. Le
opzioni di trattamento sono selezionate
tenendo conto di alcuni fattori, quali il
rapporto costi e benefici, l’efficacia e altri
eventuali criteri rilevanti per l'organizzazione. La selezione della scelta più appropriata comporta l'equilibrio tra il costo del trattamento del rischio rispetto ai
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❙ Il Mestiere del Valutatore ❙
0.1 Generalità
La progettazione e l'attuazione del sistema di gestione per la qualità di un'organizzazione sono influenzate: a)
dal contesto nel quale essa opera, dai cambiamenti in tale contesto e dai rischi ad esso associati; …
3.1 Rischio: Situazione o condizione indesiderata che abbia sia una probabilità di accadere sia una conseguenza
3 Termini
potenzialmente negativa.
e Definizioni
3.2 Requisiti speciali: Requisiti, identificati dal cliente o determinati dall’organizzazione, il cui soddisfacimento
è ad alto livello di rischio, e che quindi devono essere inclusi nel processo di gestione dei rischi. I fattori considerati nella determinazione dei requisiti speciali comprendono la complessità del prodotto o del processo, l’esperienza passata e la maturità del prodotto o del processo.
L’organizzazione deve pianificare e gestire la realizzazione del prodotto, per quanto appropriato all’organizza7.1.1 Gestione
zione ed al prodotto, in modo strutturato e controllato per soddisfare i requisiti con un rischio accettabile e aldel Progetto
l’interno dei vincoli di risorse e tempi.
L’organizzazione deve stabilire, attuare e mantenere attivo un processo per gestire il rischio relativo al conse7.1.2 Gestione
guimento dei requisiti applicabili, che comprenda, per quanto appropriato all’organizzazione e al prodotto,
del rischio
a) attribuzione di responsabilità per la gestione del rischio,
b) definizione dei criteri di rischio (per esempio: probabilità, conseguenze,
accettazione del rischio),
c) identificazione, valutazione e comunicazione dei rischi nella realizzazione del prodotto,
d) identificazione, effettuazione e gestione di azioni per mitigare i rischi che superano i criteri definiti di accettazione del rischio,
e) accettazione dei rischi residui dopo l’effettuazione delle azioni di mitigazione.
L'organizzazione deve riesaminare i requisiti relativi al prodotto.
7.2.2 Riesame
Questo riesame deve essere effettuato prima che l'organizzazione si impegni a fornire un prodotto al cliente
dei requisiti
relativi al prodotto (per esempio prima dell'emissione di offerte, dell'accettazione di contratti o di ordini o di loro modifiche) e deve assicurare che siano stati identificati i rischi (ad esempio, nuova tecnologie, breve tempistica di consegna).
7.4.1 Processo di L’organizzazione deve determinare e gestire il rischio concernente alla selezione e utilizzo di fornitori (ad esemapprovvigionamento pio, tempi di approvvigionamento, interruzione della catena di fornitura).
> Tabella 2 - Requisiti EN 9100 riferiti al concetto di rischio
mente coincide con quello definito dal
requisito 7.1.2 della norma EN 91007.
Conclusioni
3
4
La gestione del rischio consente all’Alta Direzione di affrontare efficacemente le incertezze e i conseguenti rischi,
sostiene gli obiettivi strategici e accresce le capacità dell’azienda di generare
valore. Allo scopo di ampliare la diffusione di tale approccio nelle organizzazioni si ritiene auspicabile l’introduzione dei requisiti di gestione del rischio,
per quanto applicabile all’organizzazione e al prodotto, nella futura revisione della norma ISO 9001.
2
quindi devono essere inclusi nel processo di
gestione dei rischi. I fattori considerati nella
tion”.
individuazione dei requisiti speciali com-
ISO Guide 73: 2009 “Risk Management –
prendono la complessità e la maturità del
Vocabulary”.
prodotto o del processo (e.g. requisiti di prestazione al limite delle capacità industriali,
■ NOTE
1
2
delle capacità tecniche o di processo).
Stato, anche parziale, di assenza di infor-
E l e m en t i c r i ti c i: Elementi con effetto rile-
mazioni relative ad una situazione futura.
vante sulla realizzazione e sull’utilizzo del
L'incertezza tra l'organizzazione e i suoi
prodotto. Comprendono sicurezza, presta-
obiettivi; il concetto di rischio implica la
zioni, forma, installabilità e funzionalità,
sua dimensione, vale a dire, la combina-
producibilità, vita operativa, ecc.
zione della probabilità di un evento e del-
C a r a t t e r i s t i c h e c h i a v e : Caratteristica la
la entità delle sue conseguenze.
cui variazione esercita una rilevante in-
3
The Orange Book, HM Treasure, 2004.
fluenza su forma, installabilità e funziona-
4
Il controllo, la verifica e la documentazio-
lità, prestazioni, vita operativa o produci-
ne di un campione rappresentativo del pri-
bilità e che richieda azioni specifiche per
■ BIBLIOGRAFIA
1
ISO 31000: 2009 “Risk management Principles and Guidelines on Implementa-
mo lotto di produzione di serie di un nuo-
ISO 9001: 2009 “Quality Management Sy-
vo prodotto oppure di un prodotto esisten-
stems – Requirements”.
te che è stato sottoposto a modifiche rile-
EN 9100: 2009 “Quality Management Sy-
vanti.
stems - Requirements for Aviation, Space
and Defense Organizations”.
luglio/agosto 2011
5
tenerne sotto controllo la variazione.
6
B. Frattini, Linee guida per la valutazione
dei rischi, EPC Libri, 1998.
7
“Risk Assessment” corrisponde ai requisiti
Req uisiti spe cia li: Requisiti il cui soddisfa-
7.1.2 c), 7.1.2 e); “Risk Treatment” coinci-
cimento è ad alto livello di rischio e che
de con il requisito 7.1.2 d).
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❙ Rischi ❙
>> Ettore Stanghellini
Pres. Comitato di salvaguardia della Imparzialità Aicq Sicev
La valutazione dei rischi
Rischi nella ce rtif icazione
delle per sone
Il presente articolo ha l’obiettivo di
aprire una discussione sulla applicazione alla certificazione delle persone dei
principi e delle linee guida delle norme
IEC ISO 31000 sul governo dei rischi ed
in particolare sulla linea guida IEC ISO
31010 sul Risk management - risk assesment technique. La discussione non
ha l’obiettivo di entrare nel dettaglio
delle specifiche aree di rischio, ma è
mirata a verificare se l’attenzione
attualmente dedicata dagli organismi
di certificazione del personale (OdC) ai
rischi per la certificazione è adeguata
e se vengono adeguatamente valutate le
reali minacce che rischiano di compromettere la credibilità delle certificazioni del personale e delle certificazioni
di sistema, in larga parte affidate alla
competenza del personale che li valuta.
Alcuni richiami
Per evitare ai lettori la ricerca delle
norme citate, si riassumono, in modo
sintetico alcuni dei concetti riportati
nelle norme citate ed utilizzati nell’articolo.
Anzitutto si ricorda la definizione di
rischio fornita dalla norma IEC ISO
31000 e dalla guida 73 che recita
testualmente (d’ora innanzi verrà utilizzato il corsivo quando si riportano parti
di una norma):
RISCHIO è l’effetto dell’incertezza
sugli obiettivi.
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Questa definizione corretta, ma un po’
burocratica, merita qualche nota esplicativa che potrebbe ampliare la definizione nel modo seguente:
I risultati delle attività di qualsiasi organizzazione sono influenzati da incertezze relative a fattori interni o esterni
che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. Ogni effetto che queste
incertezze potrebbero avere sugli obiettivi dell’organizzazione è un RISCHIO.
Esso viene spesso espresso dalla combinazione delle conseguenze dell’evento
imprevisto e dell’associata probabilità
che esso si verifichi.
Gli scostamenti rispetto all’obiettivo
potrebbero originare effetti negativi
oppure positivi; nel primo caso si utilizza il termine minacce, mentre nel caso
di scostamenti positivi si utilizza il termine benefici. Salvo esplicita indicazione contraria, nel presente articolo, si
farà riferimento unicamente alla prima
categoria di eventi.
LA GESTIONE DEI RISCHI (risk management) è l’insieme delle attività che
hanno lo scopo di dirigere e tenere
sotto controllo una organizzazione con
riferimento ai rischi.
La gestione dei rischi comprende diverse attività. Il nucleo centrale di queste
attività è costituito dalla.
VALUTAZIONE DEI RISCHI che,
secondo la guida 73-2009 è un pro-
cesso comprensivo dell’identificazione
dei rischi, analisi dei rischi e stima dei
rischi, ed ha lo scopo di attuare un processo strutturato che identifichi se e
come gli obiettivi dell’organizzazione
possono essere influenzati ed analizza i
rischi in termini di conseguenze e della
loro probabilità, per prendere decisioni al fine di minimizzare i rischi. Il processo di valutazione dei rischi si articola a sua volta in diversi sottoprocessi
e precisamente:
✎ l’identificazione dei rischi.
✎ l’analisi dei rischi e la
✎ quantificazione dei rischi.
A questo specifico argomento è dedicata la norma IEC-ISO 31010.
Si desidera infine ricordare che, anche
se il presente articolo è dedicato alla
sola valutazione, essa è solo una fase di
un processo più ampio, il risk management, che comprende l’informazione e
condivisione, l’identificazione del contesto, la valutazione, il trattamento dei
rischi, il monitoraggio ed il riesame. La
valutazione dei rischi è quindi un sottoprocesso che a sua volta comprende
l’Identificazione, la stima e la quantificazione vera e propria del rischio. E’
bene ricordare che, anche se prenderemo in esame la sola fase di valutazione,
essa non ha alcun senso se non viene
inserita nel contesto del processo di
risk management.
La gestione dei rischi è un’attività nota
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❙ Certificazione delle persone ❙
I rischi nel caso della
certificazione del
personale
da tempo in particolare nelle attività
associate a rischi molto elevati nei quali
solo una adeguata ed efficace gestione
dei rischi ne assicura una corretta ed
adeguata protezione.
Un esempio dei risultati che si ottengono ( o si mancano) con il corretto governo dei rischi è nelle immagini del
recente e drammatico terremoto in
Giappone. A nessuno sarà sfuggito il
comportamento esemplare della stragrande maggioranza dei giapponesi
che, in presenza di un terremoto di gravità eccezionale, si preoccupavano di
sorreggere scaffali e mobili senza farsi
cogliere dal panico o dal terrore; comportamento certamente dovuto ad una
corretta valutazione del rischio, ad una
rigorosa applicazione di regolamenti
edilizi e ad una preparazione ed addestramento esemplari. Non è il caso di
fare commenti sull’altro aspetto, non
altrettanto positivo, dello stesso dramma e cioè quello che riguarda la gestione del rischio nella centrale atomica di
Fukushima.
Individuazione dei soggetti
sui quali ricadono gli
effetti delle minacce
Questo esempio ci fornisce l’opportu-
www.aicq.it
nità di mettere in evidenza una distinzione molto importante e spesso non
adeguatamente considerata, che interessa anche l’argomento oggetto del
presente articolo, relativa alla individuazione dei soggetti sui quali ricadono
gli effetti delle minacce; chiameremo
questi soggetti i “portatori del rischio”.
E’ necessario, infatti, distinguere il caso
in cui il rischio ricade sulla stessa organizzazione che governa il processo, dal
caso in cui il rischio ricade su soggetti
differenti da quelli che governano il
processo. Appartengono alla prima
categoria i rischi di impresa, i rischi di
progetto, i rischi commerciali, alcuni
tipi di rischi finanziari, ecc., mentre
appartengono alla seconda categoria i
rischi ambientali, i rischi della sicurezza sul posto di lavoro, i rischi da malattie professionali, i rischi idrogeologici,
altri tipi di rischi finanziari, ecc. La
distinzione è fondamentale perché nel
caso in cui il rischio ricade sulla stessa
organizzazione che governa il processo
a rischio, è preciso interesse dell’organizzazione governare correttamente il
rischio e quindi è interesse, oltre che
responsabilità istituzionale, del management dell’organizzazione. Nel caso
in cui i soggetti sui quali ricadono le
In particolare, nel caso dei rischi della
certificazione del personale, occorre
fare una ulteriore distinzione all’interno
dei portatori di rischio tra il personale
certificato o certificando e le altre parti
interessate che, a fronte dello stesso
accadimento, potrebbero presentare un
diverso tipo e livello di rischio. In tutti
questi casi, giova ripeterlo, coloro che
generano i rischi potrebbero trarre vantaggio dalla mancata attuazione del
corretto controllo dei rischi, che essendo spesso un’attività molto costosa,
avrebbe un peso notevole sui bilanci
dell’organizzazione.
In questi casi è quindi indispensabile
che vengano istituite delle autorità di
sorveglianza, indipendenti, autorevoli e
dotate di adeguati poteri, che abbiano
la responsabilità di controllare se coloro che generano i rischi li hanno adeguatamente valutati e tenuti sotto controllo. Esiste infine una categoria di
rischi che appartengono a questa ultima
categoria e che, per la loro rilevanza,
sono regolamentati da leggi o regolamenti obbligatori, il cui mancato rispetto costituisce un reato e per i quali gli
organi di sorveglianza sono quelli istituzionali; questo tipo di rischi esula dalla
presente analisi.
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conseguenze dei rischi sono differenti
da quelli che governano il processo, si
verifica il fenomeno contrario e cioè
spesso le organizzazioni che governano
il processo a rischio potrebbero trarre
vantaggio dalla mancanza di un corretto governo del rischio stesso, mentre le
persone/organizzazioni sulle quali ricadono gli effetti del rischio non hanno
alcun potere sul governo dei processi a
rischio. Appartengono a questa categoria la maggior parte dei rischi per la collettività come ad esempio i rischi idrogeologici, i rischi ambientali, i rischi
sanitari, i rischi sulla sicurezza sul posto
di lavoro, alcuni tipi di rischi finanziari
ed in parte anche i rischi oggetto del
presente articolo.
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❙ Rischi ❙
AREA DI RISCHIO
Imparzialità
Procedure ed
attuazione della
valutazione
della competenza
Trasparenza;
riservatezza
Prevalenza degli aspetti
economici
su quelli tecnici
Mantenimento della
competenza
PORTATORI DEL RISCHIO
Organismi di certificazione
del personale
Rischio, sul lungo termine, di
compromettere la credibilità
dell’OdC.
La facilità di accesso potrebbe
addirittura essere un vantaggio
per l’OdC, consentendo di
lucrare sul numero di persone
certificate.
Rischi all’immagine
La ricerca vantaggi economici
può compromettere la serietà
della valutazione della
competenza, con le conseguenze
viste in precedenza..
Vedi punto relativo alla
valutazione della competenza.
L’applicazione della norma
IEC ISO 31010 al processo
di certificazione delle
persone
Si esaminerà ora l’applicazione della
norma IEC ISO 31010 al processo di
certificazione delle persone. Secondo i
requisiti della norma citata si dovranno
anzitutto definire gli obiettivi dell’organizzazione alla quale si riferiscono i
rischi , e successivamente valutare le
situazioni che potrebbero influenzare il
raggiungimento degli obiettivi.
Poiché l’obiettivo di un organismo di
certificazione del personale è l’attestazione, basata su dati oggettivi, effettuata da una terza parte indipendente, che
una persona soddisfa requisiti specificati, ne consegue che la valutazione dei
rischi della certificazione del personale
consisterà nell’identificazione, analisi e
valorizzazione degli accadimenti che
potrebbero compromettere il raggiungimento dell’obiettivo sopra scritto.
La valutazione di dettaglio esula dal
presente dibattito, come pure la valutazione della accettabilità dei rischi; ci si
limiterà quindi a considerare le “categorie di minacce”, tenendo presente
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Persone certificate
o da certificare
Rischio rilevante sulla
correttezza dell’accesso alla
certificazione.
Scarsa credibilità della
certificazione
Utilizzatori del personale
certificato
Scarsa credibilità della
certificazione derivante dalla
parzialità della certificazione.
Rischio di scarsa credibilità
dell’intero sistema di
certificazione.
Rischi all’immagine
Rischi accettabili
Scarsa credibilità della
certificazione
Rischio di scarsa credibilità
dell’intero sistema di
certificazione
Vedi punto relativo alla
valutazione della competenza
Vedi punto relativo alla
valutazione della competenza
che l’analisi dei rischi reale dovrà prendere in esame nel dettaglio tutti gli
accadimenti che rientrano in quella
categoria. Coerentemente con le osservazioni fatte sui “portatori di rischio” si
prenderanno in considerazione anche i
rischi che ricadono su soggetti differenti dagli organismi di certificazione,
perché non si ritiene che essi possano
essere considerati accettabili solo perché non ricadono sui responsabili del
processo di certificazione ed in particolare non si ritiene che possa essere considerato accettabile il rischio della credibilità dell’intero sistema di certificazione che utilizzano il personale certificato.
Nella tabella che segue sono elencati
alcuni requisiti il cui mancato rispetto
potrebbe compromettere il raggiungimento dell’obiettivo della certificazione
del personale ed alcune osservazioni
sui rischi connessi a questi eventuali
manchevolezze:
Conclusioni
Nella valutazione e nel governo dei
rischi della certificazione del personale
viene spesso data la priorità ai rischi le
cui conseguenze ricadono sull’organizzazione che governa i processi o le
persone da certificare ed in particolare
ai rischi che minacciano l’imparzialità.
Vengono spesso poco considerati i
rischi le cui conseguenze ricadono su
altre parti interessate che non hanno il
controllo del processo di certificazione.
Si collocano in questa categoria i rischi
che nascono da scorrette procedure o
attuazione dell’accertamento della
competenza o dalla prevalenza di interessi di natura economica degli organismi di certificazione che privilegiano
l’utile della loro organizzazione rispetto al rigoroso accertamento della competenza del personale.
Un’ultima considerazione, non certo
per importanza, riguarda il fatto che se
prevalgono negli organismi di certificazione gli interessi di breve termine,
soprattutto di natura economica,
aumenta la probabilità di accadimento
di tutte le minacce elencate nella tabella precedente. Se questo accadesse si
comprometterebbe in modo irreversibile la reputazione dell’organismo stesso
e, quel che è peggio, la credibilità dell’intero sistema di certificazione.
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❙ Rischi ❙
te m a
>> E. Bernasconi – G. Petronella
Alenia Aermacchi S.p.A.
B. Lazzerini
Università di Pisa
Un Approccio innovativo suggerimenti prêt-a-porter!
L’analisi del r is chio
nei p roces si produttivi
C’era una volta…
“Non lontano da Parigi c'è un bellissimo castello dove risiede il Ministro degli Esteri francese e dove vengono di
solito ospitati i Capi di Stato stranieri in
visita ufficiale. Un giorno, il Ministro
degli Esteri decise di rendere più dolce
il soggiorno degli illustri ospiti, facendo scavare un laghetto artificiale. Nell'acqua, ben presto, iniziarono a comparire gigantesche alghe maleodoranti
e fu così che a qualcuno venne la brillante idea di gettare nel laghetto dei
voracissimi pesci perché si nutrissero
di quelle orribili alghe nel rispetto delle millenarie leggi della natura e riportassero subito lo specchio d’acqua allo
splendore del progetto.
Come al solito, le cose non vanno come si vorrebbe: nei giardini del castello decise di metter su casa un airone.
Elegante e bellissimo, ma ahimè goloso di quei piccoli pescetti rossi, che
quindi scomparvero nel giro di pochi
giorni. Come correre ai ripari?
Il primo Ministro non si perse d’animo
e riunì tutti i suoi esperti. Qualcuno
polemizzò cercando di attribuire colpe
e responsabilità; qualcuno propose vie
drastiche: “Un cacciatore basterebbe!”; qualcun altro invece propose una
via meno rumorosa e la soluzione divenne lampante: chi è il principale nemico dell'airone? Ma naturalmente la
volpe, esclamarono unanimi tutti gli
www.aicq.it
esperti riuniti! Detto… e fatto: in poche ore vennero liberati alcuni volpacchiotti affamati, che iniziarono a sgambettare per i prati annusando tutte le
opportunità.
Gli agili animali, furbi come sono, trovarono però meno impegnativo accoppare le povere anatre, che riposavano
beate sulle rive del laghetto, piuttosto
che assaltare, nell’umidità dei canneti,
l’imprendibile airone. Il risultato fu la
strage rapida ed impietosa di un numero non trascurabile di palmipedi che
costrinse i soliti “esperti” a trasferire le
anatre sopravvissute in uno dei più bei
parchi di Parigi. “Almeno lì -pensarono- in pieno centro di Parigi saranno
in salvo!”.
Ma ecco che le anatre, scampate al pericolo dei predatori del castello, la
combinarono davvero grossa, trasformando la statua di un illustre personaggio del tempo che fu, nella loro toilette preferita.
A quel punto gli “esperti”, tra litigi,
pianti e grida, si arresero: le anatre restarono nel parco parigino e la statua
insozzata dal guano venne difficoltosamente ripulita ed ancora più difficoltosamente trasferita al castello del Ministro degli Esteri, dove ancora oggi sta,
dove l'airone continua a combinare
guai, le volpi hanno ormai messo al
mondo parecchi cuccioli e soprattutto
il laghetto è stato prosciugato da quelle
alghe schifose il cui olezzo nauseabondo ha ormai impregnato le ampie
stanze della prestigiosa residenza.”
Introduzione
Questo aneddoto è tratto da una storia
realmente accaduta, la cui morale, ne
siamo convinti, in un modo o nell’altro, ci è familiare: quante volte le decisioni o gli interventi che mettiamo in
atto generano conseguenze impreviste,
inattese e spesso addirittura contrarie a
quelle ipotizzate?
Quante volte, per risolvere un’emergenza, siamo costretti a “metterci una
pezza” senza poter seriamente risolvere il problema alla radice?
Nella realtà complessa in cui viviamo,
ci ritroviamo frequentemente alla ricerca di quelle poche certezze che ci rendono la vita meno complicata, più sicura e possibilmente anche più semplice da gestire.
Questo vale per la vita privata come
anche per quella lavorativa… una quotidianità fatta di urgenze, di continui
contrattempi, di esasperanti riunioni
piene di diagrammi, di numeri, di grafici e di tanto, tantissimo caos.
E' questo il contesto in cui l’applicazione del Risk Management alla gestione
dei processi produttivi assume quell’innegabile ruolo fondamentale che gli
addetti ai lavori, nonché gli utenti finali, gli attribuiscono, basando su di esso
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❙ Rischi ❙
> Figura 1: Esempio di Business Process Diagram
> Figura 2: Flow Object - Events
> Figura 3: Flow Object - Activities
le motivazioni del maggior numero di
decisioni possibili, con la stessa confidenza con cui i naufraghi si mantengono stretti alle corde dei loro salvagenti
nel mare in tempesta.
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In quest’ottica il
Risk Management diviene un
punto di riferimento, un cardine nelle nostre
attività, una stella polare tanto
più sicura ed affidabile quanto
più dettagliata ed
approfondita è
l’analisi per l’identificazione e
la valutazione
dei rischi che ne
costituiscono il
fulcro vitale.
L’identificazione
e la valutazione
del rischio sono
tuttavia due fasi
molto complesse
ed articolate, dal
momento che richiedono una visione sistemica della
realtà oggetto di analisi e necessitano
di una valutazione di fattori, informazioni e parametri difficili da quantificare, spesso basati su dati non sufficiente-
mente affidabili o non abbastanza significativi da supportare un’analisi statistica robusta.
Queste, appunto, sono le premesse da
cui partire per descrivere l’approccio
innovativo con cui Alenia Aermacchi
individua e valuta i rischi sui processi
produttivi.
Gli obiettivi che ci prefiggiamo sono
due:
1. costruire un contesto chiaro e ben
illustrato del processo oggetto della
nostra analisi di rischio, dove sia più
facile identificare i rischi in modo
strutturato,
2. fornire una maggior visibilità spaziale e temporale dei rischi identificati
e della complessa rete di interconnessioni esistente che li correla reciprocamente o li associa alle singole
fasi del processo.
Questo progetto è stato sviluppato con
il prezioso contributo dell’Università di
Pisa ed in particolare con il fondamentale supporto della Prof.ssa B. Lazzerini, docente del Dipartimento di “Ingegneria dell’informazione: Elettronica,
Informatica, Telecomunicazioni”, che,
unendo abilmente l’esperienza accademica con il mondo industriale, ci ha
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❙ L’analisi del rischio nei processi produttivi ❙
La modellazione del
processo produttivo
> Figura 4: Connecting Object
> Figura 5: Swimlanes
> Figura 6: Artifacts
La fase di identificazione dei
Rischi è sicuramente la più
critica e complessa, oltre ad
essere quella che in maggior
misura può compromettere la
buona riuscita dell’analisi. La
maggior difficoltà che si incontra è quella di redarre una
lista quanto più completa ed
esaustiva possibile di eventi
rischiosi, che comprenda tutti
i rischi -potenziali o manifesti- che sono accaduti o che
possono accadere in certi
contesti o situazioni.
Tale difficoltà può essere notevolmente ridotta qualora sia
possibile avere una visione
chiara e precisa del processo
che si deve analizzare, oltre
che delle fasi e sotto-fasi che
lo compongono.
A questo scopo abbiamo utilizzato lo standard BPMN:
Business Process Model and
Notation.
BPMN è una notazione grafica standard che consente di modellare i processi di business tramite flowcharting
(diagrammi di flusso). Esso costituisce
uno strumento intuitivo e facilmente
comprensibile da parte di tutti gli
stakeholders del processo, siano essi
analisti di processo, sviluppatori responsabili della sua implementazione
tecnologica o addetti alla sua gestione
e al suo controllo periodico. BPMN
consente inoltre di tradurre e visualizzare in una notazione non tecnica i linguaggi nati per l’esecuzione dei processi di business.
Tramite BPMN è pertanto possibile rappresentare l’intero ciclo di vita di un
processo attraverso un diagramma,
semplice perchè schematico, intuitivo
perchè di facile interpretazione, efficace perchè fornisce una visione chiara e
completa di tutte le singole fasi del
processo e delle loro mutue interrelazioni.
L’utilizzo di una notazione standard,
compresa e condivisa da tutti gli
stakeholders, ne facilita lo scambio
delle informazioni, sia all’interno dell’azienda che tra l’azienda ed organizzazioni esterne, diminuendo il divario
> Figura 7: Esempio applicativo
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aiutato a costruire quello che
si è rivelato un ottimo connubio tra teoria e pratica.
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❙ Rischi ❙
comunicazionale che separa non di rado i progettisti dagli sviluppatori del
processo.
Il principale diagramma previsto da
BPMN dedicato alla rappresentazione
di un processo di business è il BPD:
Business Process Diagram (Fig.1), i cui
costrutti grafici di base sono suddivisibili nelle seguenti quattro categorie:
1. Flow Objects: elementi grafici che
definiscono il comportamento di un
processo, a loro volta distinguibili in
Events (qualcosa che accade nell’ambito di un processo - Fig. 2), Activities (termine generico per descrivere il lavoro svolto dall’azienda Fig. 3) e Gateways (oggetti per gestire la convergenza e la divergenza
dei flussi di attività ed eventi),
2. Connecting Objects: elementi grafici che servono per collegare fra loro
i flow objects (Fig. 4),
3. Swimlanes: meccanismi visuali per
organizzare e categorizzare le attività del processo (Fig. 5),
4. Artifacts: strumenti grafici utilizzati
per fornire informazioni addizionali
sul processo (Fig. 6).
Utilizzando gli strumenti del BPMN è
possibile creare un modello di un processo produttivo come quello riportato
in Figura 7, che illustra, al solo scopo
di esempio, solamente una piccola parte del processo di lavorazione dei materiali in composito. Pur rappresentando una versione molto semplificata del
processo produttivo reale, lo schema
mette bene in evidenza l’efficacia dello
strumento di modellazione utilizzato.
Esso è composto da due Pool (definiti
come contenitori di Activites): il primo
rappresenta una estrapolazione semplificata del processo di Taglio delle Tele
di materiale preimpregnato e della successiva preparazione dei Kit di lavorazione, mentre il secondo rappresenta
una estrapolazione del processo di Laminazione.
Appare evidente, pertanto, come, anche con una limitata base di conoscenze di BPMN, sia possibile comprendere
ed interpretare una rappresentazione
come quella riportata in Figura 7, sem-
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> Figura 8: Esempio di Mappa Cognitiva Fuzzy
plice, intuitiva, facilmente intelleggibile
ed utilizzabile da tutti per scopi e con
obiettivi differenti. Avere una visione
d’insieme con tali caratteristiche della
realtà oggetto dell’analisi di rischio
consente infatti di meglio comprendere
le relazioni tra i diversi elementi che la
compongono e di palesare tutti quegli
innumerevoli scambi di informazioni e
di materia che il processo esercita con
l’ambiente circostante.
Il BPMN è stato da noi applicato in
modo innovativo, costruendo ed utilizzando i diagrammi BPD come base visuale per l’identificazione dei rischi
produttivi associabili alle singole fasi
ed alle singole interconnessioni tra gli
eventi del processo produttivo. Il BPD
diventa una mappa guida che accompagna l’analista attraverso le diverse fasi del processo: è sufficiente identificare i rischi associati a ciascuna singola
fase del flusso di processo per ottenere
già una buona base di partenza per le
successive e più approfondite valutazioni!
E' da precisare che il BPD non include
un esplicito simbolo per la rappresentazione dei rischi che di conseguenza
sono stati illustrati utilizzando i Data
Object. Questi ultimi, scelti in diversi
colori, rendono più facilmente comprensibile l’appartenenza del rischio
alla fase corrispondente (In Figura 7 i
rischi di colore giallo appartengono alla fase “Taglio Tele”, i rischi di colore
rosso a quella di “Laminazione”). Come piattaforma software per lo sviluppo dei BPD abbiamo scelto Intalio,
open source e leader mondiale per la
fornitura di soluzioni per il Business
Process Management System (BPMS).
Le soluzioni BPMS di Intalio permettono la progettazione, l’implementazione
e l’ottimizzazione dei processi di business senza richiedere all’utilizzatore finale, indipendentemente dall’infrastruttura tecnologica e informatica utilizzata, l’impiego di complessi linguaggi di
programmazione.
La modellazione
del rischio
Uno dei maggiori vantaggi dell’utilizzo
dello standard BPMN e dei relativi diagrammi BPD per l’identificazione dei
rischi consiste nel fatto che, associando
facilmente ciascun evento rischioso ad
una determinata fase del processo,
ogni possibile relazione di causa-effetto tra rischi e fasi produttive diviene
chiara ed evidente; lavorare sui diagrammi BPD, inoltre, rende quasi automatico comprendere la limitatezza intrinseca della nota regola dei “5
Perché” utilizzata molto spesso per risalire alle cause dei rischi latenti o manifesti: spendere le proprie risorse per
indagare una lunga catena di “perché”
rischia di farci risalire fino ai massimi
sistemi o, che dir si voglia, fino al più
profondo significato della vita, facen-
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❙ L’analisi del rischio nei processi produttivi ❙
Detectability of the cause
after the end of the
control procedure or
process activity
LOW
MEDIUM
MEDIUM
HIGH
> Figura 9: Matrice di Manifestabilità
doci ahimè sfuggire però gli aspetti più
concreti dell’analisi, le situazioni più
banali, quelle che sembrano apparentemente di poco conto, ma che invece
spesso sono la sede dei maggiori e talvolta più costosi rischi produttivi, che,
se opportunamente trattati, permettono di evitare imprevedibili e disastrose
reazioni a catena.
Dalla prospettiva dei diagrammi BPD, si
delinea inoltre anche la possibilità che
una delle cause di un rischio può essere
a sua volta un rischio essa stessa e viceversa: appare così facendo una fitta rete
di correlazioni ed interconnessioni tra
“Rischi Causa”, ossia rischi che possono essere a loro volta cause di altri rischi e “Cause Pure”, ossia cause che
non sono considerabili come rischi.
Abbiamo pertanto deciso di abbandonare la regola dei “5 Perché” e di cercare di analizzare in ottica sistemica la
complessa rete dei rischi così come
emergono sulle linee guida dei diagrammi BPD. Per rendere il più efficiente possibile la suddetta attività di analisi
di rischio, è sorta naturalmente la ne-
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cessità di trovare uno strumento in grado di rappresentare complesse reti di
informazioni in modo chiaro, immediatamente usufruibile e in modo da renderne più semplice comprensione e gestione. Le Fuzzy Cognitive Maps (FCM)
si sono rivelate lo strumento adatto.
Una mappa cognitiva è la rappresentazione grafica di un sistema all’interno
di un dato dominio in cui i concetti,
nel nostro caso rischi e cause, sono
rappresentati da nodi e le relazioni
causali da archi orientati, che per noi
rappresentano le relazioni tra cause e
rischi. A ciascun arco è possibile assegnare un peso che quantifica l’intensità
della relazione causale. Il termine “cognitiva” indica che la mappa rappresenta un’interpretazione umana del sistema, una tecnica per formalizzare in
senso linguistico la rete di relazioni
concettuali e causali che connettono
rischi e cause di rischio. Il termine
“fuzzy” indica invece che lo stato delle
componenti di un sistema non è definibile con un valore puntiforme, ma piuttosto deve essere rappresentato me-
diante variabili linguistiche sfumate. In
Figura 8 è mostrato un esempio di questa rappresentazione FCM.
Come si può notare, all’interno della
mappa sono presenti nodi di forma e
colore differenti a seconda del concetto che essi rappresentano e della fase
di lavorazione a cui tale concetto è associato: le “Cause Pure” sono rappresentate da un rettangolo con angoli arrotondati, mentre i “Rischi Causa” sono
rappresentati da cerchi; gli oggetti in
giallo appartengono alla fase di “Taglio
Tele”, mentre quelli in rosso sono riferiti alla fase di “Laminazione”.
Ad ogni arco orientato della mappa,
rappresentante la relazione di causa-effetto tra due oggetti, è stato associato
uno fra i tre valori sfumati: low, medium, high, che traducono in termini
linguistici l’intensità della relazione:
“difficoltà di rilevabilità della causa in
funzione del rischio a cui essa è associata”. Essa viene stabilita prendendo
in considerazione due aspetti:
✎ Presenza di controlli sul rischio: con
il termine controlli si intendono tutte
le verifiche e le ispezioni registrate e
tracciabili che vengono eseguite all’interno della fase di lavorazione in
questione.
✎ Manifestabilità della causa: con manifestabilità si intende la possibilità
di rilevare la causa di rischio prima
di un determinato istante temporale.
Una causa può essere manifestabile
nella fase di lavorazione, se è possibile rilevarla prima del termine del
controllo (quando previsto) o prima
del termine della fase di lavorazione
ad essa associata, oppure può essere
manifestabile successivamente alla
fase di lavorazione.
Una volta stabilita la presenza o meno
di controlli sul rischio e definita la manifestabilità della causa del rischio, abbiamo assegnato un valore qualitativo
alla difficoltà di rilevabilità della causa
utilizzando la matrice di Manifestabilità (Fig. 9).
La difficoltà di rilevabilità delle causa
di rischio viene successivamente utilizzata per identificare, su ciascun rischio
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Presence of control
procedure of the risk
occurrence
No control procedure
of the risk
occurrence
Detectability of the cause
before the end of the
control procedure or
process activity
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identificato, l’indice dell’Impatto modulato Î, utilizzando l’espressione sotto
riportata:
dove: Î
= impatto modulato
I
= impatto assegnato
dall’analista
DD = difficoltà di rilevabilità.
Modulare l’indice di Impatto, in termini fuzzy, significa diminuirlo quando la
difficoltà di rilevabilità delle cause di
rischio è bassa (quindi più facilmente il
rischio si manifesterà) oppure aumentarlo quando la difficoltà di rilevabilità
è alta (più difficilmente il rischio si manifesterà).
Conclusioni
Sovrapponendo la Mappa cognitiva
fuzzy alla schematizzazione BPD del
processo oggetto di indagine, si ottiene
una visione assolutamente completa di
tutte le informazioni necessarie agli analisti per ottenere i risultati migliori. E'
perfetta la potenza comunicativa di questo tipo di strumenti, quando abbinati all’analisi di rischio: un solo colpo d’occhio è sufficiente per avere la visione
d’insieme della realtà in esame, per
quanto complessa essa possa essere, per
quanto complesse possano sembrare le
implicazioni sistemiche che la circondano e la compenetrano. Conoscere e visualizzare i rischi, le connessioni che li
legano reciprocamente, le loro coordinate spaziali e temporali entro la matrice
delle fasi di processo permette di valutare gli interventi in modo più efficace ed
efficiente, in modo definitivamente più
consapevole; diviene assolutamente intuitivo decidere di intervenire più frequentemente sui rischi a monte con la
consapevolezza che la catena di connesioni rischio-rischio e rischio-cause di rischio, ben visibili sul nostro cruscotto di
lavoro, produrrà i suoi effetti via via lungo il flusso produttivo fino a valle; è possibile decidere se intervenire su un “Rischio Causa” invece che su una “Causa
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Pura”, in quanto potrebbe costare meno
in termini di risorse umane, economiche
o temporali oppure decidere di cambiare una o più attività di un processo per
mitigare/eliminare un rischio non necessariamente collegato alla attività in analisi. La lista delle possibilità offerte da
questo innovativo tipo di analisi di rischio -abbiamo constatato- è molto lunga, tanto di più quando più aperta è la
mente degli analisti coinvolti nell’attività.
Un modello, quello appena descritto, intuitivo, potente, di facile utilizzo e capace di fornire in modo efficiente risultati
immediati.
Un possibile e promettente sviluppo futuro, per i più agguerriti addetti ai lavori,
potrà essere quello di completare l’approccio sistemico integrato dai sistemi
BPMN e FCM con gli strumenti e le tecniche sorprendentemente innovative della Logica Fuzzy.
Pensando
al domani…
“Non lontano da Parigi c'era un bellissimo castello dove risiedeva il Ministro
degli Esteri francese e dove venivano
ospitati i Capi di Stato stranieri in visita
ufficiale. Un giorno, il Ministro degli
Esteri decise di rendere più dolce e piacevole il soggiorno degli illustri ospiti,
chiedendo ai suoi esperti di scavare un
laghetto artificiale nel centro del grande
parco alberato. I suoi esperti, riunitisi
per valutare la proposta, iniziarono a di-
scutere il da farsi e, per giungere ad una
decisione condivisa ed efficace, cominciarono ad applicare poche ma solide
regole di analisi di rischio (dobbiamo
confessare piuttosto rivoluzionarie a
quell’epoca…). In un contesto tanto bello come quello del castello, non fu per
loro difficile aprire la loro mente ed esercitare le innate capacità empatiche (e sistemiche): affacciati dai finestroni dell’ampia terrazza barocca, compresero le
complesse relazioni che legano l’uomo
e le attività che è chiamato a svolgere al
contesto naturale ed architettonico in
cui egli si trova. Osservando lo splendido parco come il loro oggetto di indagine, ne colsero intuitivamente la bellezza
e ne compresero i delicati equilibri che
regolano le leggi della natura e i canoni
classici della bellezza.
La riunione si protrasse fino all’indomani quando giunse in sede il Ministro degli Esteri per valutare di persona la proposta per il lago. Invece di un lago artificiale, dissero all’unanimità, proponiamo
di realizzare una piccola gradinata nello
stesso stile del Castello che ben si adatti
al pendio del parco dove un gioco di acqua limpida e pulita, scorrendo scintillante sui marmi preziosi tra il colonnato
barocco, darà di sé mirabile spettacolo
agli illustri ospiti della prestigiosa residenza, nel rispetto delle millenarie leggi
della natura.” Il progetto pienamente
condiviso è stato realizzato e tuttora ha
mantenute intatte le sue lungimiranti caratteristiche di armonia e bellezza.
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>> Ing. Francesco SORO
Pieffe Studio Milano
Consapevolezza e Riduzione Un’esperienza
Rischio attribuibile
alle risorse umane
Introduzione
Esiste un percorso, che è un’esperienza
recente, che qui vogliamo testimoniare, che mette in relazione le caratteristiche personali dell’operatore con le
attività poste sotto il suo controllo, che
rende efficace ed efficiente il processo
di miglioramento a partire dalla valorizzazione di queste, che afferma poter
essere definita ed impostata la prevenzione a fronte del rischio aziendale. In
questo articolo farò particolare riferimento ad una società che gestisce processi di progettazione, installazione e
manutenzione di sistemi complessi per
la telefonia mobile.
L’adozione di un sistema
di gestione impatta in primo luogo sugli equilibri
dell’organizzazione.
È da un po’ che mi cimento con i sistemi di gestione. Ho vissuto gli anni del
sacro furore della corsa alla conformità, seguita dall’approccio per processi che introduceva la base per l’obiettivo dell’adeguatezza, fino alla sostenibilità attuale così puntualmente ed
asetticamente
descritta
dalla
9004:2009. Ad ogni “delta” di miglioramento che la nuova edizione della
norma proponeva eravamo tutti chiamati a valutare ed a progettare sistemi
di gestione con requisiti sempre meglio
definiti ma sempre e sostanzialmente
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con un solo obiettivo, che potessero
dare una svolta culturale all’organizzazione che li adottava.
Dall’esperienza è risultato sempre più
evidente che il punto non risiedeva solo nelle regole oppure nella convinzione teorica di dotarsene, non solo nella
storia aziendale e nell’affiatamento fra
gli addetti. Risultava evidente che il legante stabile dovesse coniugare l’aspetto organizzativo-gestionale con l’aspetto “personale” del personale.
Nell’azienda citata questo è risultato
più evidente per una serie di passaggi.
L’inizio del lavoro ha preso le mosse da
una combinazione di fattori i più usuali
con l’obiettivo di certificarsi. La situazione aziendale presentava la necessità
di un consolidamento di una commessa importante, suddivisa in più lotti ripetitivi, che aveva cristallizzato una
buona pratica ma a banda stretta.
Siamo partiti con le interviste di rito:
avevo bisogno di capire il livello di
consapevolezza delle risorse circa i
processi gestiti e, personalmente, dovevo chiarire quegli aspetti che potevano
essere ricondotti ai requisiti di norma.
Avevo chiarissimo che le procedure,
per essere efficaci, avessero bisogno di
un lungo periodo di metabolizzazione
e che quindi fosse necessario coinvolgere gli interessati fin dalla loro creazione perché, da subito, ciascuno facesse esperienza della necessità di un
cammino per afferrare due concetti
principali: il concetto di processo che
si capisce se si impostano tutte le attività come un processo fin dall’inizio; il
concetto di procedura è uno strumento
per aumentare la cultura e trovare un
punto di equilibrio fa costi/benefici.
Come garanzia per la riuscita di questo
lavoro avevo un direttore generale con
un passato di consulente e col quale
mi ero sintonizzato in fretta e con efficacia. Esistevano in azienda una serie
di regole tradotte in istruzioni e requisiti che avevano guidato situazioni ripetitive e/o ad alto rischio e/o contrattuali
e che erano perfettamente corrispondenti alle necessità di un’impresa di
poche persone, condividere delle regole per fissare sulla carta un modo per
non sbagliare, non dimenticarsi delle
attività importanti e documentare il lavoro rilasciato per poter fatturare.
Siamo partiti da quelle regole, criteri,
istruzioni, requisiti, non così poche per la
verità, ma che hanno subito indicato/evidenziato la limitatezza del loro dominio.
Essendo state definite per risolvere problemi puntuali mancava quel respiro che
rende la pianificazione uno strumento sistemico; non erano state condivise dai
nuovi assunti, che non avevano l’immediata necessità di seguirle. La necessità
delle regole aveva prodotto un minimo di
pianificazione e proseguendo su questa
strada abbiamo continuato a documenta-
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re il già esistente, prodotto il manuale e
le procedure più importanti. Condividendo con tutti il cammino di tutti, quantomeno nel metodo.
A completamento della documentazione di pianificazione e di un periodo di
rodaggio, ci siamo certificati.
La lezione che abbiamo imparato è stata
che il sistema di gestione poteva essere
utile e quindi interessante per tutti. Lo
sforzo di introduzione, nell’azienda che
stava nascendo, di un sistema di gestione era, dal punto di vista tattico, il momento migliore, ma dal punto di vista
della gestione del tempo, il peggiore.
Mettevamo ordine nelle cose che sapevamo fare benissimo, questo creava
qualche disagio, a volte sembrava un
colloquio tra sordi, ma avevamo imparato a conoscerci ed a fidarci quantomeno quello che bastava per pianificare le
attività principali. Intuivamo entrambi,
qualità e resto del mondo, avrebbe potuto stabilirsi una alleanza interessante:
io possedevo infatti l’altra metà della
banconota che rendeva spendibile il patrimonio aziendale. Insomma ho trasmesso la convinzione che il sistema
avrebbe potuto funzionare, avevo fugato
la loro diffidenza, questo è stato il risultato infinitamente più importante del
certificato, che pure era importante: era
la base umana del miglioramento. Si deve partire da qui. Il sistema di gestione
ha sicuramente una sua ragione ma deve destare un interesse, almeno per un
barlume, il responsabile del sistema deve far intravvedere nei suoi interlocutori
una convenienza per loro, una ragionevolezza puntuale e non solo sistemica.
Il coinvolgimento di tutta
l’organizzazione a vari livelli è un passaggio obbligato
La costruzione di un sistema che parta
dal concreto quotidiano è faticosa ma
vale più di ogni lezione frontale. Dopo
l’esperienza della certificazione é cominciato il secondo periodo, quello
della metabolizzazione. Quando sono
arrivato in azienda esisteva un gruppo
iniziale che stava crescendo parallela-
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mente allo sviluppo della prima commessa. Io stesso ero stato ingaggiato
come responsabile del sistema di gestione e, come tale, collocato in organigramma, ma era evidente che le caselle avevano bisogno di riscattare la
staticità della architettura imposta dalle
necessità di ingresso nel mercato.
Le interviste iniziali erano state seguite
con interesse e con un certo, comprensibile, distacco: non riuscivo a spiegare
tutto, e non potevo sostituirmi al mio
interlocutore, ma era chiaro dove volessi andare a parare, traspariva quantomeno la volontà di documentare tutto quanto veniva fatto. Io avevo l’obiettivo di capire e per capire dovevo interrogare e confrontarmi. Un passaggio
obbligato; ma proprio qui c’è stato il
secondo risultato operativo fondamentale. Tutti percepivano la sfida di questo
lavoro che inizialmente consisteva
nell’incrociare le attività con i requisiti,
spesso sconosciuti, di norma. Gli
aspetti, che confluivano nel miglioramento continuo e nella soddisfazione
del cliente, motivavano quella esasperante necessità di documentare, che
tutti volevano e davano per scontata,
ma erano nodi che puntualmente si impigliavano nel pettine fitto della cronica mancanza di tempo. La necessità di
fare certe cose era più spesso intuita
che compresa, si fidavano della mia
interpretazione e della loro intuizione
che il lavoro andasse fatto: non c’era
altra strada. Qui mi sono giocato la
carta più importante. Ho cominciato a
mettermi a disposizione. Dopo aver
predicato sull’aspetto sistemico, bla bla-bla, ho cambiato registro: “Adesso
la teoria la sapete, verifichiamo se avete capito. Voi sollevate il problema che
vi pare debba essere affrontato, azione
correttiva, preventiva, miglioramento,
modifica, trattamento ecc. ed io vi aiuto a risolverlo. Conduco la vostra conoscenza del processo secondo il metodo
che abbiamo individuato”.
Questo li ha spiazzati. Si aspettavano
una qualità despota e si trovavano davanti un servitore, e per di più un servitore che voleva quello che volevano loro!
Su un punto ero tranquillo avendolo
sempre sperimentato con successo: la
consapevolezza è un cammino che arriva a maturità nel confronto tra le
competenze e le esperienze questo richiede un cambiamento di mentalità
sostanziale circa il modo di raggiungere gli obiettivi e poggia su di una efficace gestione del rischio. Io sono sempre stato convinto che la riduzione del
rischio parte da una risorsa umana che
applica le conoscenze acquisite ma
continuamente valuta la novità e riconduce i nuovi rischi mediante un processo ad un livello accettabile.
Avevo documentato questo cammino
professionale in un paio di articoli1. La
valutazione del rischio aziendale mi ha
confermato, sulla base dell’esperienza,
che è il rischio aziendale, secondo una
serie diversificata di fattori, il vero driver dell’analisi aziendale e del miglioramento. Aspetto centrale della gestione del rischio aziendale è costituita
dalle risorse umane (human factor).
Ciascun individuo è fonte diversificata
di rischi diversi avendo, l’individuo,
come caratteristica peculiare quella
della valutazione: ogni addetto che
opera è chiamato a vari livelli ed in varie occasioni ad esercitare un giudizio
su situazioni, eventi, prodotti, servizi a
fronte di criteri e a dare un responso. Il
fattore umano è una sorgente di rischio
imprevedibile, perché dipende dalla
persona in quanto tale, per definizione
irripetibile.
I Sistemi di gestione sono
costituiti dalle persone e
dalla loro consapevolezza
L’approccio sistemico e per processi
era stato accettato, grazie anche al livello culturale dei nuovi assunti, ed
aveva aumentato il già alto grado di
professionalità del personale ma metabolizzarlo, come dicevo, era un altro
discorso. C’era un po’ più di ordine,
condividevamo la necessità di avere un
metodo comune, e gli interlocutori non
si sentivano defraudati della loro intelligenza. Avevo iniziato a dare corso alla nuova filosofia “client-server”, e, per
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❙ Rischio attribuibile alle risorse umane ❙
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Le attività di valutazione erano esercitate continuamente, la più parte in modo inconscio o implicito, ma non rappresentano il vero motore della riduzione del rischio e del miglioramento. I
criteri che si sforzavano di individuare,
avevano capito benissimo infatti la necessità di avere dei criteri che pilotassero la valutazione, non erano pianificati, supportati da dati di fatto e condivisi, non avevano la preoccupazione di
limitare la base discrezionale.
Qui è nata la terza svolta epocale. Abbiamo capito il bisogno di una formazione permanente. Le grandi sfide che
partono da una politica di sostanza e
non convenzionale che cresce con le
risorse umane richiedono una formazione continua.
A differenza della misura propriamente
detta, la valutazione è arricchita da elementi personali che ciascun operatore
mette in campo ai fini della verifica di
quello che sta vagliando. Un paragone
fra quello che è atteso ma ancora di
più fra quello che egli attende, che è
ragionevole attendere. Nessun operatore è uguale all’altro. Quello che per
certi versi è la grande risorsa e peculiarità dell’uomo, per altri rappresenta un
limite con cui fare i conti. L’uomo non
è intrinsecamente ripetibile e le procedure a supporto delle attività possono
dare in questo un considerevole ma
circoscritto aiuto. Gli uomini hanno
giuridicamente gli stessi diritti ma ogni
soggetto è unico ed irripetibile, ne consegue che possa essere operativamente
ma non identicamente sostituibile2.
L’uomo certo non è perfetto ma, essendo dotato di libertà, può però tendere
al miglioramento che non è istantaneo
ma è frutto di una lunga e faticosa strada che passa attraverso gli insuccessi,
anche personali. A che cosa mirava la
logica del client server? Mirava ad eliminare i principali fattori di rischio delle risorse umane. Ad esempio a rimuovere la convinzione di poter lavorare
da soli a prescindere dagli altri, oppure
pensare che essere “bravi” possa essere
già aziendalmente il massimo e quindi
esenti dal miglioramento; che si possa
essere bravi a prescindere dalla bravura
degli altri; o ancora che le modalità di
comunicazione aziendali possano essere decise unilateralmente.
Insomma ostacolo al miglioramento
personale è pensare di non averne bisogno e di pensare alla valutazione come ad una proprietà privata.
Vero è anche che trasformare la capacità di giudizio in un’arma vincente
non può essere un’azione coercitiva. Il
sistema di gestione può solo indicare
una strada non sostituirsi alla persona,
nessuno può costringere nessuno. I dipendenti sono obbligati a fare, non a
conseguire un risultato, così come prescritto dall’art. 1218 del c.c.3. L’eventuale l’inadeguatezza del collaboratore potrebbe essere attribuita ad una serie di cause le più diverse con il concorso della stessa organizzazione e/o
di fattori non riconducibili al lavoratore. In pratica lo scarso rendimento è di
impossibile dimostrazione 4. Meglio
battere un’altra strada.
L’atteggiamento che convince i miei interlocutori risiede nel fatto che è molto
più interessante migliorare il proprio
metodo di controllo del processo da
protagonisti piuttosto che rimanere
controllori o produttori di documenti
vita natural durante. Imparare a lavorare in modo controllato può essere una
scuola appetibile al desiderio di miglioramento personale.
Costruire un’azienda che
duri 100 anni
Questo risultato necessita alla base di
una chiara coscienza di ciascuno del
proprio lavoro a partire da una formale
definizione delle relazioni e della politica comune. L’anello di congiunzione
con quanto detto è sicuramente la formazione che però fa il paio imprescindibilmente con la volontà di crescere
con l’azienda. Esiste sempre un confine
sottile fra la propria crescita personale e
la crescita aziendale, dinamicamente
colmato dalla consapevolezza che la
crescita non è solo un incremento delle
conoscenze e della capacità di applicarle, ma il fare, insieme ai colleghi con i
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questo, cominciato a frequentare le riunioni organizzative e di pianificazione
partecipate tutto il personale (circa 10
persone) e che coniugavano l’aspetto
di pianificazione, avanzamento lavori,
riesame di alcune situazioni. Il passo
che doveva essere fatto era quello di
non rinunciare all’approccio sistemico
e per processi e di dare contemporaneamente un aiuto alla risoluzione dei
problemi. C’era bisogno di un link che
collegasse il sistema, i suoi requisiti, la
sua visione integrale, con la quotidianità con i problemi, con la necessità di
definire criteri, e di imparare ad affrontare i problemi sempre più efficacemente e velocemente.
La società presentava una serie di competenze, complementari una all’altra,
che esercitavano attività di media-alta
specializzazione. Business di nicchia,
con diversi pesanti baricentri che possono essere riassunti nella difficoltà di
confrontarsi con competitor di solida
tradizione e di relazionarsi con la pubblica amministrazione. Ogni addetto
aveva la sua specificità e ben presto è
arrivata la necessità di investire per
obiettivi “orizzontali” di sistema primo
dei quali l’intercambiabilità. Era evidente che bisognava evitare approcci diversi
per lo stesso problema, e che ciascuno
prendesse decisioni per suo conto.
Cosa dicevano i sacri testi? La leadership è la caratteristica peculiare che
ciascuno deve essere presente ad ogni
livello aziendale. Ciascun collaboratore deve essere formato a gestire le sue
attività a fronte di principi condivisi. Io
cercavo di educare il mio interlocutore
di turno alla leadership facendolo partecipare al miglioramento mediante l’iniziativa personale. Ma mi chiedevo:
qual è l’attività peculiare che continuamente mette in relazione le risorse
umane? La valutazione. Personaggi così preparati esercitavano continuamente una valutazione su tutto e, spesso, riscrivevano procedure già scritte. Non
verificavano prima se qualcuno avesse
già fatto quel cammino. Semplicemente davano corso alla visione verticale
dell’azienda.
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❙ Rischi ❙
quali si condividono delle responsabilità, una esperienza di miglioramento a
fronte di criteri, qualcosa di utile a tutti.
Ci siamo concentrati sulla ownership
di processo e sulla conduzione di questo. La valutazione a fronte di criteri
aveva ridotto i personalismi e l’impatto
dello human factor sul rischio aziendale ed esaltato l’apporto di ciascuno.
Ciascuno pensa di essere un motore
importante del miglioramento della riduzione del rischio che finalmente andavano a braccetto. La continua applicazione della ruota di Deming nel quotidiano riduce il rischio all’origine perché consente il miglioramento dal basso. Il miglioramento non era più l’eccezionalità di una azione correttiva ma il
metodo di affronto quotidiano della
realtà: costruire un successo durevole
basato su dati di fatto ed il primo dato
di fatto sono le risorse umane che crescono giorno dopo giorno.
La storia ci aiuta sempre e ci indica la
strada. L’arma vincente è agire sul sistema come in un ologramma. Ciascun processo contribuisce al successo dell’azien-
da, e riproduce al suo interno le stesse logiche che guidano il sistema, miglioramento ed orientamento al cliente. Il successo durevole è fondato sulla consapevolezza delle risorse umane. Filo rosso
fra tutti i processi è la gestione del rischio
aziendale. Deve esistere un motivo per il
quale ciascun operatore è interessato a
quello che fa e si impegna per il miglioramento. Il miglioramento basato su dati
di fatto educa tutta l’organizzazione ad
avere dei riferimenti comuni, eventualmente e proficuamente abbinati a obiettivi personali e collegati ad una leadership,
necessario atteggiamento a tutti i livelli,
condotta secondo le dinamiche del miglioramento. Chiunque è interessato alla
costruzione comune fa sentire una squadra non limita ad una visione locale e
costruisce insieme il comune futuro.
Costruire un’azienda che duri nel tempo è una politica non convenzionale,
di quelle che non si leggono nei manuali, spesso lunghe e formali come la
dichiarazione di indipendenza. Un SG
a supporto di questo poggia su una alleanza fra tutti i coinvolti, che ha come
primo presupposto il riconoscimento
della necessità di una costruzione comune ed avente come obiettivo il miglioramento interno ed il riconoscimento di questo da parte del cliente.
Se questa necessità deve essere riconosciuta dal basso, è difficile possa essere
considerata un effetto di una scelta
qualunque. Un vero sistema di gestione è l’immagine precisa delle persone
che lavorano nell’organizzazione. Altro
che copia ed incolla!
ve interne mirate all'efficacia...).
Ma Qualità continua anche a dedicare
attenzione alle applicazioni della Customer Satisfaction e ad approfondire il
tema della qualità strategica per l'organizzazione.
- Prendono piede i registri delle professionalità AICQ e parte il registro
AICQ-APCO dei consulenti nella
qualità
- vengono descritte le esperienze di
aziende vincitrici del Premio qualità
Italia e viene dibattuta le metodologia
dei premi
- gli stessi metodi statistici cercano un
rilancio entro le ISO 9000
- si approfondisce lo studio dei metodi
e dei modelli per la valutazione della
qualità dei servizi
- si riprendono tecniche per l'affidabilità, in particolare la FMECA e si considerano le varie fasi operative del
metodo.
In particolare, nel 1997, la rivista "accompagna" il diciannovesimo convegno nazionale AICQ: "Qualità: Sfida al
sistema Italia"; lo situa nel-l'evoluzione
internazionale ("la qualità chiave per il
XXI secolo", "il management della qualità in USA", "la rivoluzione continua")
e la Rivista riprende la tavola rotonda
sui "servizi pubblici di fronte alla competizione"; e riflette su luci ed ombre
della situazione italiana, incluse la certificazione e le prove nel Sistema Italiano per la Qualità.
Dal 1998 la rivista si arricchisce ulteriormente, con numeri "a tema", con
nuovi approfondimenti, con nuovi supplementi, ma essi sono ormai molto vicini a noi e ci esimono da ogni richiamo perché certamente ancora presenti
nella memoria e nelle librerie degli affezionati lettori.
■ NOTE
1
Vedi soprattutto Qualità n 5/2008 settembre-ottobre – Gestione del rischio come
strumento sistemico
Qualità n 3/2009 maggio-giugno – rischio
ed RU – Rischio attribuibile alle risorse
umane e sistemi di gestione del rischio. La
gestione del rischio
come strumento si-
stemico, parte seconda
2
ibidem
3
VEDI
4
Armando Montemarano - Certificazione di
qualità e diritto del lavoro - Il Sole24ore
Pirola n.37 24 settembre 2002
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piccole e medie imprese
- la prima settimana europea per qualità
- la qualità dei servizi, la qualità nel-la
scuola
Qualità dedica articoli di applicazione
non solo ai settori ormai consolidati
(manifattura, servizi, automobile) ma
anche ai settori "nuovi": la moda, le costruzioni, il software, le banche, i servizi di igiene urbana, i servizi di pulizia;
la qualità nell'agroalimentare;
- si estende l'attenzione a nuovi campi
di servizi e a metodi applicabili di
servizi, inclusa la verifica di qualità
della medicina moderna
- la rivista si impegna affinché venga
capito correttamente il senso della revisione '94 delle ISO 9000, e anche
affinché venga raccomandato un manuale della qualità che sia coerente
con le esigenze di flessibilità delle
aziende, che preveda verifiche ispetti-
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❙ Quarant’anni di Qualità ❙
>> Dalla Redazione
Qualità negli anni ‘90
di Giovanni Mattana
La storia, sosteneva Benedetto Croce, è
sempre storia "con-temporanea,... perché essa è, in realtà, sempre riferita al
bisogno ed alla situazione presente,
nella quale quei fatti propagano le loro
vibrazioni".
Perché, richiamare qui quel concetto?
Forse per un aspetto molto importante:
il 95% dei nostri attuali lettori (di tanto
siamo cresciuti!) allora non c'era e
non può conoscere la storia; la nostra
rievocazione è rivolta principalmente
a loro.
Può servire a loro e come e perché? Il
tumultuoso sviluppo della diffusione
della qualità in questi anni non ha seguito un accrescimento regolare; la diffusione della certificazione ha messo
l'enfasi più sui requisiti e sulla conformità formale ai requisiti, che non sulle
tecniche utili per ottenere gli obiettivi...
o sugli approcci manageriali legati alla
strategia di impresa; e così molti non
conoscono "che cosa c'era prima", "per
quale motivo erano sorti via via nuovi
approcci", "quali nuove tecniche avevano permesso di risolvere soddisfacentemente nuovi problemi".
In realtà lo sviluppo, negli ultimi die-ci
anni, è stato impressionante in ter-mini
di pubblicazioni, di libri (aumentati forse di 100 volte), di investi-menti, di applicazioni a nuovi settori e a nuove tematiche.
La gran parte di quel tesoro è ancora
ampiamente sconosciuta ed ampiamente sottoutilizzata.
In sintesi, si potrebbe affermare che lo
scopo, oggi, di una rievocazione di dieci anni di rivista potrebbe essere quello
di comprendere che cosa si intende per
"cultura della qualità, qua-li sono i suoi
principi e quali sono i suoi metodi",
quando sono nate le sin-gole tecniche,
dove hanno ottenuto risultati rilevanti, e
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perché, per poter-le replicare.
Le tematiche degli anni 1990-1993
Già nei numeri del 1990-91 troviamo
un'accresciuta attenzione a vari filoni:
- manager di grandi aziende portano le
loro convinte testimonianze
- cresce l'attenzione alle esperienze di
Total Quality Management
- si descrivono applicazioni di nuovi
metodi: l'approccio per processi, il
Quality Function Deployment, l'approccio di Taguchi per la funzione di
perdita rispetto ad un valore ottimale
di eccellenza, la FMEA etc.
- l'avvio della certificazione, l'impostazione della documentazione, la graduazione dei requisiti, le norme della
serie 45000, l'impegno dell'Europa per
l'approccio globale alla certificazione
ed alle prove, il richiamo a impostazioni "di sostanza" e di funzionalità
per l'applicazione delle ISO 9000
- fanno capolino le prime leggi regionali
di supporto alla qualità
- il convegno nazionale di Torino (1990)
come momento di incontro significativo per la crescita della qualità
- nasce il SICEV
- parte il progetto EOQ per le figure
professionali ed iniziano i corsi per
QSM e QP
- continuano i contributi sui metodi statistici, sulla "capacità dei processi
- il convegno nazionale di Roma (novembre ‘92) nella sede della Confindustria, vede la partecipazione di un folto
gruppo di manager delle più importanti aziende nazionali
- viene posto il problema di una strategia per la qualità a livello paese oltre
che di azienda
- comincia a crescere l'attenzione alle
risorse umane per la qualità
- inizia l'attenzione all'auto-diagnosi
della qualità.
Le tematiche degli anni 1994-1995
Il 1994 è un anno molto importante: in
marzo, a Milano, si tiene il primo forum europeo sull'autovalutazione, seguito dal grande convegno nazionale
di Varese ("qualità per competere" era
il tema del Convegno ed anche il titolo
del volume AICQ edito da F. Angeli,
che raccoglieva gli inter-venti delle sessioni plenarie e delle tavole rotonde; significativo il tema posto ai massimi responsabili degli Organismi di accreditamento e certificazione: "in che misura gli organismi stanno applicando i
metodi e i principi della qualità?").
La rivista riflette questi importanti
eventi: ne riporta contributi, stimoli, discussioni molto ricchi in termini di metodo ma anche in termini di rilevanza
dei successi ottenuti.
Importanti voci di responsabili di
aziende raccontano con calore che cosa hanno fatto in prima persona per la
qualità (la loro leadership)
- viene presentato l'ultimo intervento
pubblico di Joseph Juran "il XXI Secolo: secolo della qualità"
- si estende l'interesse per la crescita
della qualità dei servizi e in particolare della sanità
- un importante supplemento viene dedicato alla formazione innovativa per
la qualità
- inizia l'attenzione alle tematiche per
l'ambiente.
Le tematiche degli anni 1996-1997
In questo periodo si constata l'emergere di nuovi temi. Si possono cita-re:
- la qualità della pubblica amministrazione: una nuova frontiera,
- anche con l'intervento del ministro
della funzione pubblica,
- le carte dei servizi in Italia,
- le carte del cittadino in Inghilterra,
- i 100 progetti al servizio dei cittadini,
- il premio Golden Helix nella sanità;
- il premio italiano ed europeo per le
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il mestiere del valutatore rischi - Associazione Italiana Cultura Qualità