Capitolo II
I bacini idrografici, gli schemi idrici,
programmazione ed uso della risorsa idrica
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2.1
I bacini idrografici di competenza dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata
I bacini idrografici ricadenti nel territorio di competenza dell’Autorità di bacino della Basilicata sono:
- i bacini del versante ionico, e precisamente quelli dei fiumi Sinni, Agri, Cavone, Bradano e Basento;
- il bacino del fiume Noce, appartenente al versante tirrenico.
Ai fini di un inquadramento generale, è utile una descrizione molto sintetica di tali bacini idrografici e
delle loro caratteristiche principali, nei paragrafi 2.1.1 e 2.1.2. Per una descrizione più dettagliata, si
rinvia ai precedenti ‘piani stralcio’, già adottati dalla stessa Autorità di Bacino.
2.1.1 I bacini del versante ionico
Procedendo da Sud verso Nord, il territorio dell’Autorità di Bacino, per la parte occupata dai bacini con
foce nello Jonio, resta suddiviso in cinque grandi bacini idrografici. Sono i seguenti.
2..1.1.1
Il bacino del Sinni
Il bacino del Sinni è delimitato dalle pendici orientali del Monte Sirino, sulla testata, e dal Massiccio del
Pollino e del Monte Alpi, sui lati. La sua configurazione orografica presenta caratteri altimetrici molto
accidentati e tormentati nella parte alta. Il perimetro del bacino può concepirsi come un triangolo, il cui
lato più lungo costituisce il confine settentrionale, mentre i due lati più corti, pressoché uguali tra loro, lo
delimitano a sud. Il lato sud-occidentale forma lo spartiacque coi bacini del mare Tirreno, il Noce e il
Lao; quello sud-orientale forma lo spartiacque col Crati e con i piccoli bacini dell’Alto Ionio compresi tra
il Sinni e il Crati stesso.
La cima più elevata del confine settentrionale è il Monte Alpi (1892 m s.l.m.) e procedendo verso oriente
non si incontra altra cima degna di nota. I sistemi montuosi più rilevanti si trovano invece sul confine
occidentale-meridionale, dal monte Sirino al Pollino con le sue propaggini. Le cime più alte sono: Monte
Papa (2005 m s.l.m.), Madonna di Sirino (1906), Monte La Spina (1649), Monte Zaccana (1579), Monte
Grattaculo (1895), Serra del Prete 82186), Monte Pollino (2278), Serra Dolcedorme (2186), Serra di
Crispo (2052), Timpone Rotondella (1609), Timpone Neviera (1993). Procedendo verso est, il Timpone
Neviera è l’ultima aspra cima che s’incontra e, avvicinandosi alla foce, il crinale si abbassa
gradualmente fino ai colli di Rotondella, ormai a ridosso dello Jonio.
Al suo interno, il bacino presenta dappertutto carattere montuoso, ma le cime più elevate si
mantengono quasi sempre a quote inferiori ai 1000 m s.l.m. Zone pianeggianti di una certa vastità si
incominciano ad avere a valle di Valsinni, ma l’unica pianura estesa è quella che dal litorale Jonico si
addentra verso ovest per circa 10 km.
Sulla totale estensione del bacino, soltanto il 16 % risulta essere al di sotto di quota 300 m s.l.m.,
mentre più del 54 % è a quota superiore ai 600 m s.l.m. e circa il 16 % risulta compreso tra le isoipse
900 e 1200. La quota media del bacino è di 687 m s.l.m.
Il fiume ha deflussi estivi di una certa importanza, dovuti alle sorgenti di Latronico, quelle del Frido, suo
affluente, e numerose scaturigini della valle del Sarmento. Il suo contributo unitario medio annuo è il più
elevato della regione, elevato è anche il suo coefficiente di deflusso. Alla portata idrica contribuisce
notevolmente il Pollino, con i suoi torrenti Peschiera-Frido e Rubbio, sin dall’altezza di Episcopia.
Il Sinni nasce quasi al culmine della Serra Giumenta (1518 m s.l.m.), propaggine del nucleo del Monte
Sirino e si sviluppa accogliendo sul versante sinistro il torrente Cogliandrino, la valle del Serrapotamo, la
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fiumarella di Sant’Arcangelo. A Monte Cotugno esiste un ampio invaso artificiale. Sul Sarmento è stata
realizzata una traversa. L’altro invaso è quello di Masseria Nicodemo.
Il processo di incassamento e allargamento dell’alveo del corso d’acqua produce una gran mole di
materiale solido che viene trasportato verso valle. Un esteso alluvionamento interessa l’intera asta
principale del Sinni, dandogli fino alla foce l’aspetto di fiumara.
Poco prima di Valsinni, il fiume entra in una valle ancora più ampia con carattere di tronco alluvionato e
il greto diventa larghissimo. In prossimità di Policoro, sfocia nello Jonio, attraversando una splendida
selva litoranea, ultimo ricordo di un antico bosco rimasto dopo le operazioni di bonifica e di
disboscamento degli anni ’50.
2..1.1.2
Il bacino dell’Agri
Il bacino dell’Agri è delimitato verso occidente dallo spartiacque fra Jonio e Tirreno, e dai massicci del
Monte Raparo e del Monte Alpi, a Sud, e del Volturino, (monti Volturino, di Madonna di Viggiano e
Montemurro), a Nord.
Il fiume ha origine sul versante orientale dell’Appennino lucano da diversi gruppi di sorgenti della Piana
del Lago, poste sulla pendice orientale del monte Maruggio (1577 m s.l.m.).
Il crinale appenninico si mantiene quasi sempre a quote comprese tra 1500 e 1000 m e soltanto in
pochissimi valichi queste scendono fino a 8oo m s.l.m. Le catene montuose che costituiscono gli
spartiacque di confine con i bacini adiacenti presentano le cime più elevate in prossimità dell’Appennino
e vanno man mano degradando con l’avvicinarsi al litorale jonico. Le quote maggiori si incontrano in
corrispondenza del limite settentrionale, nel tratto compreso tra Timpa d’Albano e Madonna di
Viaggiano. In tale tratto si incontrano, da monte verso valle, le cime più elevate del bacino: Timpa
d’Albano 81652), Serra di Calvello (1545) e Volturino (1835).
Oltre alle catene montuose che costituiscono lo spartiacque dell’Agri, altri nuclei montuosi di notevole
altezza sono presenti all’interno del bacino, principalmente in sponda destra: il rilievo maggiore è il
Monte Raparo (1761); cime notevoli sono anche Verro Croce (1640), Morgia d’Andrea (1441), Timpa
Pomi Agresti (1426), La Bannera (1706) e Monte Raparello (1288).
Il bacino ha orografia prevalentemente montana, con zone pianeggianti poco estese, se si esclude la
pianura litoranea. Sull’estensione totale, pari a 1686 kmq, soltanto il 20 % è al disotto di quota 300 m, e
la quota media risulta essere di circa 650 m s.l.m. Zone pianeggianti di una certa importanza si hanno a
valle di Marsico Nuovo, fino a Grumento, prevalentemente in sinistra del corso d’acqua, a quota
superiore a 500 m. Pianure di minore estensione si incontrano nei pressi della confluenza col Maglia e
tra questo e lo Sciauro, a valle di Sarconi.
Il carattere montuoso del bacino prevale fino alla confluenza col Sauro, a valle del quale il bacino
degrada dolcemente. Grazie al contributo dei calcari che ne costituiscono l’alto bacino fino alla
confluenza col Sauro, è il corso d’acqua lucano più ricco di sorgenti. E’ dotato, quindi, di deflussi di
magra di una certa entità. Nella restante parte del bacino, costituita da terreni impermeabili, si
riscontrano invece scarsissime immissioni. Notevole è il coefficiente di deflusso annuale, chiaro indice
dell’attiva circolazione delle acque che cadono sul bacino.
Per quanto riguarda il regime delle portate, grazie all’esistenza di numerose sorgenti nel bacino
superiore la portata scolante a Tarangelo avrebbe caratteri di perennità e non scenderebbe mai al di
sotto di 3 – 3.5 mc/s se nella stagione estiva le acque perenni non venissero in gran parte derivate a
monte per impieghi irrigui. La distribuzione delle portate nel corso dell’anno rispecchia perciò le
caratteristiche della distribuzione delle piogge: alle siccità estive corrispondono magre accentuatissime,
specie nelle sezioni inferiori, dove è chiaramente minore l’influenza delle sorgenti dell’alto bacino.
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Lungo il suo corso sono presenti l’invaso del Pertusillo, quello di Marsico Nuovo e di Gannano.
L’Alto Agri è caratterizzato da un tronco con pendenza media del 5 %, fino al ponte di Tarangelo, al
termine della piana di Tramutola: massi tondeggianti in alveo caratterizzano il tronco dal punto di vista
sedimentologico e vegetazionale di ontani e salici caratterizzano le rive.
Il secondo tronco, il Medio Agri, da Tarangelo a Monticchio, è caratterizzato da pendenze maggiori, fra il
12 % e l’8 %. Gli alvei degli affluenti Armento, Nocito e Cogliuva sono in genere occupati da enormi
depositi alluvionali, con prevalenza di materiale grossolano proveniente dalla degradazione e dal
dilavamento delle pendici: assumono il tipico aspetto di fiumare con le conoidi ghiaiose che si inoltrano
nell’alveo dell’agri, dove la corrente le corrode al piede, anche per notevoli altezze. Il trasporto solido è
molto elevato e tale si mantiene anche nel tronco inferiore, dopo la confluenza col Sauro e fino
all’interruzione del Pertusillo.
Dopo la diga di Pertusillo, l’Agri si infossa in una profonda e boscosa vallata, con le rive sempre
occupate da ontani, pioppi neri, salici e olmi.
Nel terzo tronco, da Monticchio al mare, la pendenza media si riduce e la vallata si apre formando una
piana imponente che finisce col fondersi con la pianura costiera.
2.1.1.3
Il bacino del Cavone
Il bacino del Cavone, attestandosi alle pendici occidentali del massiccio del Volturino (la Montagna a
Monte Cortaglia), è, fra gli altri bacini lucani, l’unico che non raggiunge lo spartiacque fra lo Jonio e il
Tirreno.
Ha il suo culmine nel monte dell’Impiso (1310 m s.l.m.), vertice comune con i bacini dell’Agri e del
Basento. Lo spartiacque meridionale, partendo da tale vetta, segue una linea grossolanamente
parallela al corso d’acqua in direzione da nord-ovest verso sud-est, discendendo gradualmente verso il
litorale. Lo spartiacque settentrionale invece delimita il bacino con un grande arco, verso nord, che si
raccorda ad una linea di displuvio anch’essa grossolanamente parallela al corso d’acqua.
Il fiume Cavone, che nella sua parte più montana assume il nome di torrente Calandrella, è lungo solo
49 km. La superficie del suo bacino, a forma di quadrilatero, è di 675 kmq. Non ha affluenti importanti,
al di fuori del torrente Misegna, in destra.
I contributi estivi del fiume possono ritenersi praticamente nulli, cosa che si verifica senza eccezione
lungo tutto il corso, nel quale le manifestazioni sorgentizie sono molto scarse.
2.1.1.4
Il bacino del Basento
Il bacino del Basento è delimitato, verso Sud, dalle pendici settentrionali del massiccio del Volturino
(Monte Grosso, Monte Volturino e Monte Coperino), e, verso Nord, dalle pendici meridionali dei monti Li
Foi, Grande e Capolicchio, che, seguendosi l’un l’altro da Ovest verso Est, formano una catena
continua che separa il bacino del Basento da quello del Bradano.
Il bacino del Basento presenta una morfologia caratterizzata da zone montuose e collinari e nella parte
terminale è pianeggiante. Il Basento con i suoi 149 km di lunghezza è il corso d’acqua più lungo a sud
del Volturno. E’ un tipico corso d’acqua mediterraneo a carattere torrentizio.
Ad occidente, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spartiacque, comune all’inizio con quello del Sele,
tocca Serra della Criva (1368 m. s.l.m.), i monti di Pignola (1004 m. s.l.m.), i monti S. Maria del Carmine
(1070 m. s.l.m.) e la Timpa La Taverna (1212 m. s.l.m.). Quest’ultima rappresenta il punto d’incontro
degli spartiacque di quattro bacini: il Sele, l’Ofanto, il Bradano ed il Basento.
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Dalla Toppa La Taverna al mare, il bacino del Basento resta adiacente a quello del Bradano fino alla
foce e lo spartiacque comune passa per il monte S. Angelo (1126 m. s.l.m.), la Serra Lappese (1014 m.
s.l.m.), il monte Portiglione (806 m. s.l.m.), per gli abitati di Tricarico e Grassano, per la Serra
Gravenese (474 m. s.l.m.), le alture del Tinto (273 m. s.l.m.) e degrada dolcemente fino al mare.
Sulla destra, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spatiacque, comune col bacino dell’Agri, tocca
successivamente le vette dei monti Serra di Calvello (1568 m. s.l.m.), Volturino (1835 m. s.l.m.),
Madonna di Viggiano (1725 m. s.l.m.), Serra di Coriano (1167 m. s.l.m.) e dell’Impiso (1310 m. s.l.m.);
questa ultima vetta è comune agli spartiacque dei tre bacini Agri, Basento e Cavone.
Da questo punto lo spartiacque di destra piega bruscamente verso Nord e, dopo un grande arco verso
oriente, degrada dolcemente verso il mare, mantenendosi parallelo allo spartiacque di sinistra.
Quest’ultimo tratto separa il bacino del fiume Basento dal Cavone.
La zona è prevalentemente montuosa, ma comprende anche alcuni altopiani e pianure vallive pur nelle
parti lontane dalla foce; in ultimo, dopo una serie di piccoli colli, si giunge ad una lunga distesa a dolce
pendenza che declina alla pianura litoranea alluvionale.
Le più alte pianure nella parte alta del bacino sono quelle di S. Loia, a 770 m. s.l.m., e di Pignola, a 750
m. s.l.m. Quest’ultima si prolunga nei piani di Pantano e Pantanella a quota media di 780 m. s.l.m.
Estesissime sono le zone pianeggianti ai piedi delle colline finali, nelle vicinanze dell’abitato di Bernalda
e da lì proseguono fino al mare, confondendosi in ultimo con la pianura alluvionale del litorale.
Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Basento sono costituite dai sottobacini del
Tiera, del Camastra, del Vella e della Canala.
Le principali sorgenti sono situate alle pendici del monte Arioso (Abriola) a circa 1000 m. di altitudine. Le
captazioni di queste sorgenti, realizzate negli anni trenta, raccolgono fino a 150 lt. al secondo di acqua
di ottima qualità.
L’Alto Basento ha aspetto rupestre e naturale: l’acqua scorre tra le rocce modellate dall’erosione e la
boscaglia ripariale si integra con la vegetazione che ricopre le pendici del monte. Proseguendo lungo il
corso, verso valle, si giunge in una zona umida di rilevante importanza naturalistica: il lago Pantano di
Pignola, una zona acquitrinosa fino all’unità d’Italia, quando fu cominciata una bonifica ed un
progressivo prosciugamento.
Continuando a percorrere il Basento si attraversa la città di Potenza. In questo tratto vengono immesse
nel fiume le acque smaltite presso l’impianto comunale di trattamento e di numerosi scarichi abusivi e
incontrollati. La morfologia fluviale dell’alveo nel tronco di valle viene modificata in modo cospicuo
dall’azione dell’acqua, che ormai priva di materiale solido, depositato nel lago Pantano, aumenta la sua
capacità erosiva, provocando una degradazione dell’alveo. Un altro sbarramento nel corso del fiume è
rappresentato dalla traversa di Trivigno.
Subito dopo l’immissione del torrente Camastra, che è regolato da un invaso, il Basento scorre
lasciandosi sulla destra idrografica le aguzze vette delle Dolomiti Lucane, dove sono situati i centri di
Pietrapertosa e Castelmezzano che dalla loro altezza dominano l’intera vallata del Basento. In questo
tratto, la vegetazione in prossimità del fiume, costretto tra i due declivi, si fa folta e scura, alla stretta di
Campomaggiore.
Il fiume prosegue il suo percorso insinuandosi, all’altezza di Calciano, tra il Monte La Croccia ed i monti
di Tricarico. In seguito lambisce la stazione di Grassano e successivamente quella di Salandra. Qui il
greto si espande in alcuni tratti su vaste golene di ciottoli e detriti, siamo infatti nel corso mediovallivo,
dove il fiume acquisisce caratteri morfologici alluvionali poiché le correnti cominciano a depositare il loro
contenuto sedimentario grossolano. Cominciano ad apparire in modo cospicuo i calanchi sui versanti in
argilla e la vegetazione si dirada lasciando spazio solo a qualche macchia di boscaglia costituita da
pioppi bianchi su canneto.
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Il Basento continuando a percorrere la vallata attraversa i territori dei comuni di Ferrandina e Pisticci,
dove sono collocati importanti impianti chimici, alcuni dei quali dismessi. Si praticano culture fin sulle
rive, lasciando quindi soltanto un minimo spazio alla selva spondale.
Prima di sfociare nello Ionio, il Basento attraversa la piana costiera di Metaponto. In prossimità della
foce, presenta un paesaggio fluviale interessantissimo costituito da una magnifica selva riparia formata
soprattutto da alti pioppi bianchi e neri e da imponenti salici (tipica macchia mediterranea).
Lungo il litorale ionico esiste una duna costiera di notevoli dimensioni che, a causa della presenza di
notevoli quantitativi d’acqua, ha sempre presentato difficoltà di drenaggio. Per ovviare a questo
problema, negli ultimi cinquant’anni, sono stati realizzati alcuni impianti idrovori il cui funzionamento
permette la raccolta delle acque basse, in alcuni anni fino a 36 milioni di metri cubi, ed il loro
convogliamento tramite condotta verso il mare, in modo che non vengano interessate né le falde
sotterranee né i corsi d’acqua naturali. Durante il periodo estivo queste acque basse sono
rappresentate soprattutto dalle acque di supero dell’agricoltura. Vengono utilizzate solo in minima parte
poiché la loro salinità in alcuni casi risulta essere elevata.
L’individuazione di due precedenti ed abbandonati tracciati fluviali meandriformi lungo la piana costiera
fa comprendere come solo negli ultimi secoli il Basento abbia acquisito l’attuale foce dopo la deviazione
del tracciato terminale. Il fiume ha, quindi, subito un lento e progressivo spostamento verso Sud Ovest.
Alcuni studiosi attribuiscono il progressivo spostamento della foce del Basento, fenomeno comune
anche al Bradano, a deboli basculamenti tettonici o all’azione delle correnti marine ed alla genesi ed
evoluzione dei fenomeni costieri.
L’influenza degli interventi antropici nel tratto terminale del bacino si risente fino alla costa, dove
giungono in quantità ridotta i sedimenti, indispensabili ad alimentare il ripascimento delle spiagge. Si
determina così l’arretramento dei litorali, fenomeno che sta ormai interessando tutta la costa jonica della
Basilicata arretramento valutabile intorno ai 40 metri in 10 anni, influendo negativamente sulla fruizione
turistica del litorale.
2.1.1.5
Il bacino del Bradano
Infine, il bacino del Bradano, è uno dei bacini maggiori della Basilicata, avente superficie di 2.735 kmq
ed è il più a Nord di tutti quelli lucani. E’ separato da quello del Basento dalle pendici meridionali dei
monti Li Foi, Grande e Capolicchio, che, succedendosi l’un l’altro da Ovest verso Est, formano una
catena continua. Il tavolato delle Murge lo separa dalla Puglia.
Il vertice del bacino si trova sull’altura detta “Mandria Piano del Conte” a quota 828 m. s.l.m. e da qui,
sulla destra, lo spartiacque con direzione Nord – Sud, passando dal poggio Limitorio (788 m) raggiunge
la “Toppa La Taverna” (1212 m), vetta comune con i bacini del Basento, del Sele e dell’Ofanto. Detto
spartiacque acquista quindi un andamento verso Sud – Est e raggiunge subito la vetta di Monte S.
Angelo (1126 m); percorre in seguito una lunga schiera di monti man mano degradanti le cui vette
principali sono: la Serra Lappese (1014 m), i monti Pazzano (910 m) e Portiglione (806 m), il paese di
Tricarico (698 m), le Serre Gravenese (474 m), il Pizzo Colabarile (469 m), le alture del Tinto (273 m), di
Buffalara (130 m) e di Campagnolo (110 m). Declina quindi verso la pianura e va a sfociare nello Ionio.
Sulla sponda sinistra, dal predetto vertice del bacino, lo spartiacque si inoltra a Nord passando per le
Serre Carriere (1047 m) ed i monti Mezzomo (870 m), fino al colle Renara (794 m), dirigendosi poi a
Sud – Est sul colle del paese di Forenza (762 m). Con un ampio arco ritorna verso Nord e prosegue
sugli altopiani di S. Leonardo (500 m), raggiungendo il colle a ponente di Palazzo San Gervasio (483
m); da questo scende al basso crinale che separa il Basentello, affluente del Bradano, dalla fiumara
Matinella, affluente dell’Ofanto. Da qui ascende le alture delle Murge, fino a quota 680 m del M.te
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Caccia, per poi degradare man mano verso la pianura alluvionale e fiancheggiare l’alveo del fiume
stesso, sino al mare.
La zona si presenta montuosa e di aspetto piuttosto aspro verso monte e sul versante destro,
divenendo, poi, meno tormentata, regolare e con colli tondeggianti, quindi quasi piana avvicinandosi alla
foce.
Sul versante sinistro, invece, dominano fin dal principio le zone pianeggianti, anche a quota piuttosto
elevata, ma con il caratteristico andamento delle Murge di declinare quasi di colpo, costituendo sponde
abbastanza ripide che in qualche punto sembrano tagliate artificialmente a gradini regolari.
L’asta fluviale del Bradano ha una lunghezza di 116 km e il suo deflusso avviene quasi del tutto in
territorio lucano, tranne un piccolo segmento, verso la foce, che attraversa la Puglia a Sud di Ginosa.
Il fiume ha origine da tre rivi che provengono da alture non molto elevate (la Serra Ribotti 797 m. s.l.m.,
la Serra Carriero 1048 m. s.l.m. e il Montalto 938 m. s.l.m.).
Il primo tronco del Bradano attraversa le alture coperte da fitti boschi cedui e sulle sue sponde si
trovano ontani, salici e pioppi neri.
Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Bradano sono costituite dai sottobacini del
Bilioso, del Basentello, del Gravina e del Fiumicello.
Questo tronco del fiume ricorda da vicino la parte centrale delle medie valli dell’Agri e del Sinni. Infatti
già nei rami iniziali dell’alveo ritroviamo l’aspetto di fiumara che è tipico del Basento fino alla Piana di
Ferrandina e del Sinni e dell’Agri fino al ponte della SS. Jonica.
All’altezza di Irsina la portata diviene più consistente, le pendenze sono meno accentuate e la valle si
apre tra basse colline argillose. Poi, più ad Oriente, il fiume si sviluppa con numerose anse,
attraversando una pianura intensamente coltivata.
A valle il Bradano s’infossa ed attraversa una profonda fossa calcarea, la così detta “gravina”. Sulle
pareti di roccia calcarea insistono numerose specie sempreverdi tipiche della macchia mediterranea.
All’altezza di Montescaglioso, che si eleva sulla riva sinistra, il fiume riacquista la sua classica
fisionomia e così continua fino alla foce. Le dighe costruite lungo il suo corso sono San Giuliano,
Acerenza, Genzano; Basentello.
2.1.2 I bacini del versante tirrenico: il bacino del Noce
Il territorio dell’Autorità di Bacino, per la parte occupata dai bacini con foce nel Tirreno, comprende il
bacino idrografico del fiume Noce.
Il bacino presenta nella sua parte più alta affioramenti del complesso calcareo-silico-marnoso del
mesozoico, della serie del lagonegrese. Nella zona media del bacino si evidenzia una predominanza di
flysch, mentre un complesso calcareo-dolomitico del mesozoico (piattaforma carbonatica) emerge nella
parte bassa. La permeabilità può essere classificata generalmente come medio-alta.
Il bacino del Noce comprende almeno in parte il territorio dei seguenti comuni:
- Lauria, Rivello, Trecchina, Lagonegro, Maratea e Nemoli appartenenti al territorio della Basilicata;
- Tortora, Aieta e Praia a Mare appartenenti al territorio della Calabria.
Il fiume Noce nasce dalle sorgenti del Niella, sul Monte Sirino e dalle falde meridionali del Monte Rocca
Rossa. Dopo un breve e accidentato percorso di 47 km, e, dando origine nella parte terminale del suo
percorso alla fiumara di Castrocucco, sfocia nel mar Tirreno al confine tra il Comune di Maratea e quello
di Tortora.
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Il Noce sottende un bacino di forma allungata e si presenta con alveo inciso nella parte montana e con
carattere alluvionale nella parte valliva oggetto di vari interventi di sistemazione idraulica.
Numerosi sono i piccoli affluenti che si immettono sull’asta principale sia in destra che in sinistra
idraulica: Canale di Torno, Torrente Sierreturo, Torrente Carroso, Torrente Bitonto, Vallone del Lupo,
Vallone Carboncelli, Vallone Sonante, Fosso Torbido.
La Fiumarella di Tortora, che si immette nel Noce in sinistra idraulica ad un solo chilometro di distanza
dalla foce, è sicuramente l’affluente più importante sia per l’estensione che per l’alto contributo alle
portate del deflusso liquido e solido del corso d’acqua.
Lungo l’alveo del Noce si ravvisano anche incontrollati collettori che determinano un alto grado di
inquinamento.
2.2
Gli schemi idrici ricadenti nei bacini idrografici di competenza dell’AdB della Basilicata
All’interno della parte del territorio di competenza dell’Autorità di Bacino sono stati realizzati a partire
dalla seconda metà del secolo scorso numerose opere di captazione delle acque superficiali (dighe e
traverse) spesso connesse tra loro a formare schemi idrici che utilizzano anche acque di bacini diversi.
Nel seguito si descrivono le caratteristiche funzionali degli schemi idrici ad uso plurimo che
interconnettono le acque dei bacini del Basento con quelle del Bradano e quelle del Sinni e dell’Agri.
2.2.1 Schema Sinni-Agri
Lo schema attualmente è costituito da (vedi figura 2.1):
• gli invasi di Monte Cotugno, sul Sinni, di capacità utile di 430 milioni di mc, del Pertusillo, sull’Agri, di
capacità utile di 145 milioni di mc, e di S. Giuliano, sul Bradano, di capacità utile di 90 milioni di mc;
• la traversa sull’Agri a Missanello, che, a mezzo di un canale di gronda proporzionato a una portata
massima di 18 mc/s, adduce le acque al serbatoio di Monte Cotugno;
• la condotta da 3000 mm che da Monte Cotugno convoglia portate variabili (in progetto fino a un
massimo di 20/22 mc/s) a servizio di utenze irrigue, potabili e industriali (vedi figura 2.2);
• l’adduttore che dal Pertusillo arriva alla vasca di Parco del Marchese (vedi figura 2.3).
Sono previsti o in fase di realizzazione:
• una traversa sul Sarmento, dalla quale, a mezzo di un canale di gronda proporzionato a una portata
massima di 25 mc/s, si prevede di convogliare i deflussi disponibili in alveo all’invaso di Monte
Cotugno;
• una traversa sul Sauro che consentirà di addurre ulteriori volumi all’invaso di Monte Cotugno a
mezzo di una galleria, proporzionata alla portata massima di 12 mc/s, che si ricongiunge a
Sant’Arcangelo alla gronda della traversa sull’Agri.
In definitiva le acque provenienti dagli invasi sul Sinni e sull’Agri, dopo aver servito utenze potabili e
irrigue della Basilicata, si congiungono nel nodo di Parco del Marchese, dal quale proseguono verso la
Puglia, in parte sollevate verso il serbatoio di Gioia del Colle, per soddisfare i fabbisogni potabili di
Matera e Montescaglioso e della provincia di Bari, e in parte a gravità verso le utenze ancora potabili
delle province di Taranto e Lecce.
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Il collegamento, inoltre, tra le acque grezze del Sinni e l’invaso di S. Giuliano può consentire
l’incremento degli afflussi a detto invaso nei periodi irrigui.
Attualmente le acque convogliate dall’adduttore del Sinni sono destinate ad usi multipli. In particolare
per l’uso potabile vengono serviti alcuni comuni della fascia jonica lucana serviti dal potabilizzatore di
Montalbano Ionico ed altri in Puglia e Calabria per un totale di circa 115·Mmc (dato medio 1992 – 2004,
vedi tab b nel successivo paragrafo 2.3).
Per quanto riguarda l’uso irriguo, le acque del Sinni vengono ripartite tra il Consorzio dell’Alta Val d’Agri
e del Bradano Metaponto in Basilicata, il Consorzio di Stornara e Tara in Puglia e il Consorzio Ferro e
Sparviero in Calabria, per complessivi 137 Mmc (dato medio 1992 – 2004, vedi tab b nel successivo
paragrafo 2.3).
Infine l’adduttore del Sinni attualmente alimenta anche l’ILVA di Taranto per complessivi 15·Mmc.
In conclusione con l’attuale gestione lo schema Sinni può erogare 142·Mmc per uso civile e industriale
(potabile per Montalbano, Ilva e volumi verso Parco del Marchese) e 137·Mmc per uso irriguo.
Anche il Pertusillo ha scopo multiplo ed esso, a valle dell’alimentazione di un impianto idroelettrico con
restituzione immediatamente a valle della diga, serve, dopo opportuna potabilizzazione, utenze civili
appartenenti alle regioni Basilicata e Puglia, con un volume totale pari a circa 107·Mmc (vedi tab a nel
successivo paragrafo 2.3).
Un’ aliquota di circa 48·Mmc di acque prelevate dal Pertusillo è destinata ad uso irriguo (al Consorzio
Bradano-Metaponto tramite la traversa di Gannano ed al Consorzio dell’Alta Val d’Agri dalle acque di
scarico della centrale idroelettrica di Missanello).
Le acque invasate a S.Giuliano e le integrazioni provenienti dalla traversa del Gannano vengono
utilizzate ad uso irriguo dai consorzi di bonifica Bradano e Metaponto e Stornara e Tara nella misura del
50%.
35
CENTRALE
IDROELETTRICA
DI MISSANELLO
DIGA DEL
PERTUSILLO
ADDUTTORE SINNI
Vettore esistente
Vettore previsto
DERIVAZIONE
INDUSTRIALE
IRRIGUO
POTABILE
PLURIMO
LEGENDA
ta
ica
sil
a
B
ria
lab
Ca
F.
A
gr
i
TRAVERSA
DEL
SARMENTO
DIGA DI M.
COTUGNO
TRAVERSA
DELL’AGRI
TRAVERSA
DEL SAURO
F. Agri
NODO DI
GIRIFALCO
MATERA
MONTESCAGLIOSO
POTABILIZZATORE
DI MONTALBANO
JONICO
CONSORZIO DI BONIFICA
BRADANO E METAPONTO
DIGA DI
GANNANO
DIGA DI S.
GIULIANO
36
Figura 2.1 - Schema funzionale Sinni – Agri
CONSORZIO DI BONIFICA
FERRO E SPARVIERO
POTABILIZZATORE
DI MISSANELLO
PISTICCI
BERNALDA
CONSORZIO DI BONIFICA
STORNARA E TARA
NODO DI
GINOSA
SALENTO
ILVA - TA
POTABILIZZATORE
DI PARCO DEL
MARCHESE
Sinni-Pertusillo
Interconnessione
GIOIA DEL COLLE
BARI
Bas
ilica
ta
Pug
lia
T. SA
RME
N
TO
Traversa del Sarmento
F. SIN
NI
Invaso di Monte Cotugno
Traversa dell'Agri
D2C1
D6
DSB
D5
D4
T4
Potabilizzatore di
Montalbano J.co
D
DUP
D3B
T3V
T3
D3A
D3
D2C
D2
D1C
D1B
D1A
T2V
T2M
37
Figura 2.2 - Schema Sinni – Agri: Sistema Acquedottistico Sinni
D2A
D2B
D2C3
D2C2
D1A
7D2
7D1
Vasca di Ginosa
TORRE DI STATTE
Potabilizzatore di
Parco del Marchese
DERIVAZIONE E SUA DENOMINAZIONE
MISURATORE DI PORTATA
D7D
GR
I
DSC
F. A
B2
TORRE DI DISCONNESSIONE E SUA DENOMINAZIONE
ADDUTTORE INDUSTRIALE
ADDUTTORE IRRIGUO (CBST)
ADDUTTORE IRRIGUO (CBBM)
BASILICATA
PUGLIA
T5
BASILICATA
PUGLIA
Traversa del Sauro
T1M
ADDUTTORE POTABILE
POTABILE PUGLIA
AU
RO
T1V
ADDUTTORE PLURIMO
B1
T.
S
T4B
D7A
CONFINE DI REGIONE
B4
T1M
D7C
LEGENDA
B5
SISTEMA ACQUEDOTTISTICO SINNI
C II Bis - ILVA (TA)
D7B
T4BV
F. A
G
RI
Invaso di Marsico Nuovo
F. A
GRI
RO
38
T. S
AUR
O
ma
z io
ne
p
Invaso di Gannano
Interconnessione Sinni-Pertusillo
Dir
a
ADDUTTORE IRRIGUO
ADDUTTORE POTABILE
ADDUTTORE PLURIMO
er
Ma
ter
ae
LEGENDA
CONFINE DI REGIONE
Traversa del Sauro
Traversa dell'Agri
Vasca AQP (0.6 Mmc)
F. AGRI
Potabilizzatore di
Missanello
T.
SA
U
Figura 2.3 - Schema Sinni – Agri: Sistema Acquedottistico Agri
Campo Pozzi Missanello
(AQP)
F. AGRI
Centrale idroelettrica di Missanello
Invaso di Pietra del Pertusillo
SISTEMA ACQUEDOTTISTICO AGRI
De
s
ti
n
azio
ne M
. Co
tugn
o
Co
nso
rzi
o
Br
ada
no
ari
eB
eM
eta
po
nto
PUGLI
A
BASILI
CATA
il Salento
oi a
Gi
per
e
on
azi
ram
i
D
Diramaz
ione per
Pro
vin
cia
BASILICATA
PUGLIA
2.2.2 Schema Basento – Bradano
Le acque del Fiume Basento, intercettate da una traversa in prossimità dell’abitato di Trivigno verranno
convogliate verso le dighe di Acerenza e Genzano da una galleria con potenzialità di trasferimento di
10 mc/s.
Lo schema Basento-Bradano (vedi figura 2.4 e 2.5) prevede quindi l’utilizzo delle acque del fiume
Basento che, captate all’altezza di Trivigno in una sezione in cui è stata realizzata una traversa,
vengono addotte, tramite galleria, all’invaso di Acerenza e da questo, mediante condotta, a quello di
Genzano.
I due invasi di Acerenza e Genzano, situati nell’alto bacino del Bradano, hanno apporti propri naturali
del tutto insufficienti a riempire le capacità di invaso disponibili, tenendo anche conto del fatto che sono
stati progettati e realizzati nell’ipotesi che, alimentati dalle acque del Basento, possano soddisfare le
numerose utenze irrigue da essi dominate
Lo schema sopra descritto fu fortemente voluto ed appoggiato, presso gli enti decisori, dal Consorzio di
Bonifica Bradano-Metaponto, al fine di irrigare 14.000 Ha lordi di terreni dominati dalle quote dei due
invasi che, nell’epoca precedente alla progettazione e fino al 1990, erano sotto la propria competenza.
In seguito, con l’istituzione del Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano, gli stessi terreni sono passati
in parte sotto il controllo di quest’ultimo ente.
.
39
Vettore esistente
ASI - MT
40
F.
Br
a
NODO DI
ACERENZA
Fig.2.4 – Schema Basento - Bradano
TRAVERSA
DI ORTO DEL
TUFO
to
Vettore previsto
sen
PLURIMO
TRAVERSA
DI TRIVIGNO
a
F. B
POTABILE
nto
DIGA DI
ACERENZA
da
no
Puglia
DIGA DI
SERRA DEL
CORVO
CONSORZIO DI BONIFICA
BRADANO E METAPONTO
DIGA DI S.
GIULIANO
DIGA DI
GENZANO
o
F.lla di genzan
IRRIGUO
F.
Ba
se
POTABILIZZATORE
DI MASSERIA
ROMANIELLO
CONSORZIO DI BONIFICA
VULTURE ALTO BRADANO
tell
o
INDUSTRIALE
DIGA DI
CAMASTRA
POTENZA
sen
LEGENDA
DIGA DI
PANTANO DI
PIGNOLA
ASI - PZ
Basilicata
F. B
a
STR
A
Invaso di Camastra
O
A
T. CAMASTR
Traversa di Trivigno
Potabilizzatore di
Masseria Romaniello
so
F.
AD
TO
Nodo di Acerenza
T.
o
ss
Ro
Traversa di Orto del Tufo
41
AS
Fig.2.5 – Schema Basento - Bradano
AS
EN
AN
O
F.
B
BR
Invaso di Genzano
o
AMA
SE
NT
Invaso di Acerenza
an
nz
Ge
T. C
BA
s
Ro
F.
T.
Invaso di Pantano di Pignola
ASI
PZ
SISTEMA ACQUEDOTTISTICO BASENTO-BRADANO
ll
F.
i
ad
F. BRA
DANO
ADDUTTORE INDUSTRIALE
ADDUTTORE IRRIGUO
ADDUTTORE POTABILE
ADDUTTORE PLURIMO
CONFINE DI REGIONE
LEGENDA
Invaso di Serra del Corvo
(Sistema Basso Bradano)
Invaso di San Giuliano
T. BASENTELLO
F.lla di Genzano
T
IM
PU
BA GL
SI IA
LI
CA
TA
BASILICATA
PUGLIA
2.3
Programmazione ed uso della risorsa idrica
2.3.1 L’Accordo di Programma sulle risorse idriche condivise (ex art.17, L.36/94)
Gli schemi idrici Sinni-Agri e Basento-Bradano, descritti nei paragrafi precedenti e che costituiscono la
principale fonte regionale di approvvigionamento idrico ad uso plurimo, sono oggetto dell’Accordo di
Programma per le risorse idriche condivise, ai sensi dell’ex art.17 della L.36/94 sottoscritto a Roma il 5
Agosto del 1999 tra le Regioni Basilicata e Puglia, ed il Ministero dei Lavori Pubblici.
L’ Accordo ha come obiettivo la soluzione di alcune grandi e generali problematiche quali:
- la determinazione di criteri ed indirizzi omogenei circa i fabbisogni irrigui, industriali ed idropotabili su
cui attestare una valutazione più possibile oggettiva e generalmente riconosciuta delle necessità
regionali;
- la definizione di procedure e metodi per stabilire una tariffa di riferimento per il servizio di
approvvigionamento primario ad uso plurimo e riequilibrio tra bacini produttori di risorsa e bacini
consumatori della stessa; l’adozione di misure ed interventi per la salvaguardia e la tutela ambientale
della risorsa idrica condivisa.
Con l’attuazione dell’accordo è stata istituita l’Autorità di Governo, il cui organo decisionale è il Comitato
di Coordinamento delle risorse idriche, composto dai Presidenti delle due Regioni e dal rappresentante
del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Le Autorità di Bacino della regione Basilicata e della Puglia insieme alla Struttura Sogesid di Matera,
svolgono funzioni di supporto tecnico-amministrativo alle attività del Comitato.
Attraverso strumenti permanenti di pianificazione, programmazione e monitoraggio e sulla base dei
fabbisogni documentati compatibili con le disponibilità effettive vengono adottate, coordinate, gestite e
controllate dall’Autorità di Governo tutte le misure utili a realizzare sia gli obiettivi ambientali sia quelli di
protezione ed impiego sostenibile della risorsa idrica.
L’Autorità di Governo esercita un governo effettivo dei servizi idrici ad uso civile, irriguo, industriale
anche ai fini della loro riorganizzazione, in applicazione della legge 36/94 e del recente Decreto
Legislativo 152/99, perseguendo i seguenti obiettivi:
- formazione del bilancio delle risorse idriche condivise tra le due regioni;
- definizione delle opere anche interconnesse, di comune interesse delle due regioni;
- messa in atto di strumenti di coordinamento permanenti, volti a sviluppare le azioni di pianificazione;
- programmazione e monitoraggio;
- determinazione dei costi di produzione dell’acqua all’ingrosso;
- tutela e salvaguardia degli acquiferi.
Le quantità d’acqua complessive oggetto dell’Accordo di Programma: schemi Sinni –Agri, Basento
Bradano e Ofanto (ricadente nel territorio di competenza dell’Autorità Interregionale di Bacino della
Puglia), ammontano all’incirca a 800 milioni di mc/anno, destinati all’uso plurimo (civile, agricolo,
industriale).
Di questi, circa 500 milioni di mc/anno vengono prodotti dagli schemi idrici alimentati dagli invasi del
Monte Cotugno e del Pertusillo, facenti parte rispettivamente dei bacini idrografici del Sinni e dell’Agri.
Dei 500 milioni di mc/anno prodotti dai suddetti bacini,. oltre 250 milioni di mc sono vettoriati in territorio
pugliese e utilizzati a fini civili, agricoli ed industriali, così come schematizzato dalle tabelle a) e b)
allegate.
Il Comitato di Coordinamento, sentiti gli Enti gestori (Consorzi di Bonifica, Acquedotto Pugliese,
Comuni, Consorzi industriali), stabilisce annualmente un programma di erogazione delle risorse idriche
42
dagli invasi interessati dall’Accordo, sulla scorta di un modello di previsione che tiene conto delle
disponibilità presenti negli invasi, degli afflussi previsti e dei fenomeni di evapotraspirazione.
Nelle tabelle che seguono (c, d, e, f, g, h) si riportano i programmi di utilizzazione della risorsa distinti
per invaso: Monte Cotugno e Pertusillo, relativi agli anni 2003, 2004 e 2005.
Tab. a) - Erogazioni dall' invaso del Pertusillo dal 1992 al 2004
IRRIGUO
(mc)
POTABILE
(mc)
POTABILE
(mc)
TOTALE
ANNUO
EROGATO
(mc)
1992
56.884.000
3.150.000
108.233.000
168.267.000
1993
45.254.000
3.150.000
100.081.000
148.485.000
1994
77.150.000
3.150.000
104.033.000
184.333.000
1995
55.169.000
3.150.000
107.465.000
165.784.000
1996
50.548.000
3.150.000
110.927.000
164.625.000
1997
51.695.000
3.150.000
101.908.000
156.753.000
1998
52.535.000
3.150.000
108.970.000
164.655.000
1999
42.791.000
3.150.000
108.220.000
154.161.000
2000
54.782.000
3.150.000
102.544.000
160.476.000
2001
54.374.000
3.150.000
99.997.000
157.521.000
2002
2.000.000
3.784.320
86.109.680
91.894.000
2003
41.415.840
3.146.170
101.726.150
146.288.160
2004
37.844.928
3.200.000
110.084.831
151.129.759
TOTALE
622.442.768
41.630.490
1.350.298.661
2.014.371.919
BASILICATA
ANNO
PUGLIA
TOTALE COMPLESSIVO 664.073.258
Valore medio annuo
47.880.213
periodo 1992/2004
1.350.298.661
3.202.345
Valore medio annuo
totale
51.082.558
periodo 1992/2004
% media annua periodo
30,9%
1992/2004
2,1%
33,5%
103.869.128
154.951.686
103.869.128
154.951.686
67,0%
100,0%
66,5%
43
Tab. b) - Erogazioni dall'invaso di Monte Cotugno dal 1992 al 2004
BASILICATA
ANNO
PUGLIA
TOTALE
ANNUO
EROGATO
(mc)
IRRIGUO
(mc)
POTABILE
(mc)
IRRIGUO
(mc)
POTABILE
(mc)
INDUSTRIALE
(mc)
1992
117.441.855
7.275.254
12.561.480
108.449.723
8.232.390
253.960.702
1993
66.666.369
7.508.074
9.382.176
97.534.971
11.630.045
192.721.635
1994
134.637.047
8.050.226
30.183.913
102.624.206
15.736.695
291.232.087
1995
105.097.994
7.627.848
26.401.220
116.385.552
16.650.086
272.162.700
1996
110.106.378
7.693.540
28.327.053
110.252.225
17.839.437
274.218.633
1997
154.847.424
8.247.416
34.594.084
114.126.710
18.367.797
330.183.431
1998
157.703.792
8.224.565
33.395.790
115.035.639
18.535.321
332.895.107
1999
158.234.169
8.152.108
32.768.984
120.247.028
18.225.824
337.628.113
2000
92.535.059
8.239.718
22.785.338
109.537.401
16.203.463
249.300.979
2001
109.438.791
8.250.784
32.164.867
107.348.454
13.448.627
270.651.523
2002
18.334.885
6.665.933
4.274.676
81.097.718
10.350.675
120.723.887
2003
104.626.080
7.069.507
31.708.800
93.923.453
11.050.560
248.378.400
2004
125.459.712
6.307.200
25.386.048
114.842.880
16.385.760
288.381.600
TOTALE
1.455.129.555
99.312.173
323.934.429
1.391.405.960
192.656.680
3.462.438.797
TOTALE
COMPLESSIVO
1.554.441.728
107.031.228
14.819.745
266.341.446
Valore
medio
annuo per uso 111.933.043
periodo 1992/2004
1.907.997.069
7.639.398
Valore
medio
annuo
totale 119.572.441
periodo 1992/2004
% media annua
42,0%
periodo 1992/2004
44,9%
24.918.033
146.769.005
2,9%
9,4%
266.341.446
40,2%
55,1%
44
5,6%
100,0%
Programma di utilizzazione della risorsa idrica dagli invasi del Monte Cotugno e del Pertusillo
Decisioni del Comitato di Coordinamento
Tab. c) - Invaso di Monte Cotugno-erogazioni anno 2003
EROGAZIONI
luglio
agosto
settembre
(mc/s)
AQP
3,50
C.d.B.
Bradano8,60
Metaponto
C.d.B.
Stornara2,50
Tara
C.d.B. Ferro e
0,50
Spalviero
C.d.B. Alta Val
0,40
D'Agri
novembre
dicembre
TOTALE
(mc)
3,50
55.641.600
3,50
3,50
3,50
3,50
8,60
8,60
5,00
1,50
85.639.680
2,50
2,50
2,00
0,50
26.524.800
0,50
0,50
0,41
0,06
0,40
0,40
0,40
0,40
0,40
0,40
41.212.800
ILVA Taranto
0,40
TOTALE (mc)
42.586.560 42.586.560
Tab.d) - Invaso del Pertusillo-erogazioni anno 2003
EROGAZIONI
luglio
agosto
settembre
(mc/s)
AQP
ottobre
0,40
0,40
6.359.040
31.364.064 15.448.320
10.606.464
183.804.768
ottobre
novembre
dicembre
TOTALE
3,20
3,20
54.846.720
3,70
3,70
3,20
C.B.
Bradano3,80
Metaponto
3,80
3,80
2,50
C.B.Alta Val D'Agri 0,40
0,40
0,40
0,40
20.476.800
16.338.240 8.704.800
21.159.360 21.159.360
45
5.388.768
4.250.880
3,70
TOTALE (mc)
0,06
36.901.440
0,05
0,05
4.514.400
8.424.000
96.262.560
Val
TOTALE (mc) 9.126.000 8.400.000
C.B.Alta
D'Agri
C.B. BradanoMetaponto
3,35
AQP
3,41
febbraio
EROGAZIONI
gennaio
(mc/s)
0,53
0,58
0,50
0,51
1,24
6,24
4,04
giugno
9.664.000
3,61
marzo
3,35
maggio
1,54
3,53
giugno
8.993.000 8.980.000 13.160.000
3,47
aprile
14.115.168 15.785.280 24.989.472 33.981.120
Tab.f) - Invaso del Pertusillo-erogazioni anno 2004
TOTALE (mc) 11.972.448 13.179.456
0,53
0,41
0,54
0,50
0,20
0,60
0,07
ILVA Taranto 0,49
0,10
3,52
3,76
maggio
1,72
3,57
aprile
0,50
0,06
0,96
3,68
marzo
C.d.B.
Alta
Val D'Agri
C.d.B. Ferro e
0,06
Spalviero
C.d.B.
0,25
BradanoMetaponto
C.d.B.
Stornara-Tara
0,85
3,85
AQP
3,67
febbraio
EROGAZIONI
gennaio
(mc/s)
Tab.e) - Invaso di Monte Cotugno-erogazioni anno 2004
46
26.465.000
0,60
5,79
3,49
luglio
43.309.728
0,46
0,55
0,56
2,50
8,34
3,76
luglio
21.385.000
0,60
3,71
3,67
agosto
43.175.808
0,50
0,55
0,51
2,04
8,52
4,00
agosto
15.602.000
0,55
1,94
3,53
settembre
38.232.000
0,50
0,50
0,46
1,92
7,37
4,00
settembre
0,56
0,16
0,24
2,16
3,87
0,50
0,16
0,40
3,87
novembre dicembre
16.474.838
8.216.640
9.249.120
25.374.757
117.459.330
121.150.080
TOTALE
(mc)
3,51
3,51
novembre dicembre
5.711.040
36.118.960
110.158.000
TOTALE
11.694.000 9.108.000 9.411.000 151.988.000
0,40
0,62
3,35
ottobre
27.641.088 18.118.080 13.204.512 297.924.765
0,53
0,50
0,31
0,98
4,09
3,91
ottobre
3,40
AQP
TOTALE (mc) 9.106.560 8.225.280
Val
8.467.200 9.072.000
3,75
giugno
9.374.400 16.329.600
0,55
3,50
maggio
C.B.Alta
D'Agri
3,50
aprile
2,00
3,50
marzo
C.B. BradanoMetaponto
3,40
febbraio
EROGAZIONI
gennaio
(mc/s)
0,40
0,50
0,51
2,50
7,70
4,30
giugno
16.579.296 14.573.952 25.203.744 41.238.720
0,40
Tab.h) - Invaso del Pertusillo – Programma di utilizzazione anno 2005
TOTALE (mc) 14.329.440 13.305.600
0,40
0,41
0,40
0,40
0,20
0,80
0,07
ILVA Taranto 0,40
0,10
3,00
4,30
maggio
1,78
4,30
aprile
0,50
0,06
1,39
4,30
marzo
C.d.B. Alta Val
D'Agri
C.d.B. Ferro e
0,06
Spalviero
C.d.B.
0,59
BradanoMetaponto
C.d.B.
Stornara-Tara
0,74
4,30
AQP
4,30
febbraio
EROGAZIONI
gennaio
(mc/s)
Tab.g) - Invaso di Monte Cotugno - Programma di utilizzazione anno 2005
47
26.651.040
0,60
5,60
3,75
luglio
42.158.016
0,40
0,55
0,56
2,50
8,03
3,70
luglio
0,40
0,50
0,46
2,50
6,68
4,30
settembre
0,55
2,00
3,75
settembre
25.043.040 16.329.600
0,60
5,00
3,75
agosto
42.158.016 38.465.280
0,40
0,55
0,51
2,50
8,08
3,70
agosto
0,40
0,16
1,16
2,54
4,30
0,40
0,16
0,40
4,30
novembre dicembre
12.614.400
8.216.640
9.243.936
36.676.160
120.488.256
130.248.000
TOTALE
(mc)
12.052.800
0,40
0,60
3,50
ottobre
3,50
7.136.640
40.712.640
112.501.440
TOTALE
9.072.000 9.374.400 160.350.720
3,50
novembre dicembre
32.435.424 22.180.800 14.088.384 317.487.392
0,40
0,50
0,31
1,87
4,73
4,30
ottobre
2.3.2 I costi di produzione dell’acqua all’ingrosso (tariffa dell’acqua all’ingrosso)
Il 27 Maggio 2004, il Comitato di Coordinamento delle risorse idriche, ha approvato la delibera attuativa
di cui all’art. 15 dell’Accordo di Programma ex art.17, L.36/94, relativa alla determinazione dei costi di
produzione dell’acqua (Tariffa dell’acqua all’ingrosso).
Tale delibera stabilisce, in attuazione del sopra richiamato art.15, che:
- la tariffa si applica a partire dall’anno 2000;
- la tariffa si compone di quattro aliquote di costo:
costo di compensazione ambientale;
costo energetico (sollevamenti );
costo di riequilibrio economico (mancate opportunità);
costo industriale (oneri per la gestione degli impianti e di manutenzione);
- la componente costo industriale è stata stralciata dal computo della tariffa che, pertanto, è riferita
solo alle prime tre componenti del costo;
- la tariffa si applica ai volumi di acqua effettivamente erogati alle due Regioni (e non ai singoli
soggetti utilizzatori quali l’AQP, i Consorzi di Bonifica, industrie);
- gli importi derivanti dal sistema tariffario sono rimessi alla Regione Basilicata entro il 30 giugno
dell’anno successivo a quello di riferimento;
- il corrispettivo della tariffa per gli anni 2000, 2001, 2002, valutata forfetariamente in 35,00 Meuro,
sarà corrisposta dal CIPE;
- per gli anni 2003-2004 la tariffa è stata assunta pari a 0,055 euro/mc, per il 2005 è stata assunta pari
a 0,075 euro/mc. La tariffa per il triennio considerato è da intendere provvisoria, sperimentale e
forfettaria;
- per il 2003 essendo i volumi erogati alla Puglia pari a 242.909.000 mc, gli oneri a carico della
Regione Puglia sono risultati pari a 13,360 Meuro.
Di tale importo la quota pari a 10,000 Meuro è stata già versata, la rimanente quota, pari a 3,360 Meuro,
sarà versata entro il 30/06/2005.
I proventi tariffari relativi al 2003 sono stati destinati all’AATO Basilicata per favorire l’avvio del Sistema
Idrico Integrato.
Sempre in tema di tariffa dell’acqua all’ingrosso, il Comitato di Coordinamento, nella seduta del 23
Febbraio 2005, oltre ad approvare il programma di utilizzazione della risorsa idrica per il 2005 ha
deliberato :
- la costituzione del Gruppo di lavoro misto (Regioni Basilicata, Puglia e Sogesid ) per la
determinazione della tariffa per l’anno 2006 e successivi e per la determinazione dei costi industriali;
- ha approvato per l’anno 2004, sulla scorta dei volumi effettivamente trasferiti alla Puglia
(266.850.475 mc), gli oneri a carico della Regione Puglia, per l’importo di 14,676 Meuro;
- ha approvato per l’anno 2006, sulla scorta di erogazioni previsionali, gli oneri a carico della Regione
Puglia, assunti pari a 21,430 Meuro.
48
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I bacini idrografici e gli schemi idrici della