Università degli studi della
Calabria
ARCAVACATA
Cosenza, 16 e 17 giugno 2009
Avv. Francesco Benedetto – Università di Bologna - [email protected]
Scandali finanziari e questioni
regolamentari
Argomenti
• 2001-2003: dallo scoppio della bolla finanziaria al
Sarbanes Oxley Act
– Enron (storia)
– Worldcom (cenni)
– Sarbanes Oxley Act (esposizione ed attuali critiche)
• 2003-2005: gli scandali italiani (ed europei?)
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Parmalat
Cirio
Bancopoli
La tutela dell’investimento e del risparmio in Italia
» Sindaci, amministratori indipendenti
» Altri gatekeepers (revisori, analisti, società di rating) (cenni)
» Banche e vigilanza (cenni)
– La piu’ recente produzione normativa in Europa
» Direttiva sugli abusi di mercato
Domande
• Cosa e’ accaduto?
» Le cause dei crack
» Le falle nel sistema regolatorio
» Le conseguenze dei crack
» Le reazioni dei policy makers
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•
E’ solo un problema di regolamentazione?
Quali soggetti sono principalmente coinvolti?
Che tipo di provvedimenti si rendono necessari?
I provedimenti adottati sono commisurati alle
problematiche emerse?
Gli scandali finanziari statunitensi
• Enron, WorldCom, Aol Time Warner, Tyco, QWest,
Adhelphia, ImClone, Qwest, Global Crossing, Salomon
Smith, Merck, Xerox, Bristol-Myers, Harken, etc.
• Tra il gennaio 1997 e il giugno 2002, il 10% delle società
quotate statunitensi ha rivisto i propri bilanci per correggere
delle irregolarità contabili (GAO 2002).
Enron
• Costituita nel 1985
• Quotata al New York Stock Exchange (NYSE)
• Al 31 dicembre 2000 gestiva asset valutati 47,3 miliardi di
dollari
• Principale trader mondiale di gas naturale e il primo
produttore di energia elettrica degli Stati Uniti
• Attiva in oltre 40 Paesi, con 21mila dipendenti
• Una success story:
– Fatturato da 9,5 miliardi di dollari nel 1995 a 100,8 miliardi di dollari
nel 2000 (settimo gruppo industriale statunitense per ricavi)
– 1995-2001: nominata “The most innovative company in America”
da Fortune
• Ad ottobre 2001, in occasione della presentazione dei dati
della terza trimestrale, la società ha corretto al ribasso gli
utili netti annuali per 1,01 miliardi di dollari
• 2 dicembre 2001 ricorso al chapter 11 della legge
fallimentare statunitense per la holding e 19 controllate
• Ha gonfiato i propri utili di 591 milioni di dollari nei tre anni
tra il 1997 e il 2000 e omesso di registrare in bilancio
transazioni che di fatto hanno consentito di sottostimare il
proprio indebitamento di 2,6 miliardi di dollari.
• Finanza creativa
• Special Purpose Entities (SPEs) o Special Purpose Vehicles
(SPVs)
• Stock options
• Collusione dei gatekeepers
• Artifici contabili
• Collusione del sistema politico
• Una Spe è un soggetto giuridico autonomo costituito al fine di
compiere una particolare e determinata transazione o serie di
transazioni, come la cartolarizzazione di attività finanziarie o la
vendita e successiva retrolocazione (sale and lease-back) di una
immobilizzazione non finanziaria.
• “le Spe sono comunemente usate quali veicoli finanziari
attraverso i quali un soggetto, detto transferor (o sponsor) cede
uno o più asset ad un altro soggetto (transferee) in cambio di
liquidità o di altri asset, finanziati a loro volta con l’accensione di
debiti da parte del medesimo transferee”. (Spaventa 2002). Così
venivano create le “società veicolo”, che con i fondi acquisiti
tramite prestiti (solitamente garantiti dalla stessa Enron)
rilevavano azioni o asset della multinazionale.
• Secondo le regole americane una Spe poteva non essere consolidata
se :
• a) gli asset ceduti dal transferor alle SPEs sono effettivamente e legalmente
isolati dagli altri asset del transferor;
• b) c’e’ un soggetto terzo indipendente con il controllo effettivo della Spe e con
una quota pari ad almeno il 3% della capitalizzazione della Spe;
• c) questo soggetto indipendente deve effettivamente sopportare il rischio
d’impresa, e quindi non vi devono essere accordi che limitano o trasferiscono in
modo significativo tale rischio al transferor.
• Il requisito di cui al punto b), avrebbe dovuto indurre al consolidamento
di tali entità nei bilanci Enron. E poichè perché Enron garantiva con
proprie azioni le obbligazioni delle Spe, anche la prerogativa sotto a)
non poteva dirsi propria delle entità.
• 4000 Special purpose entities istituite tra il 1991 e il 2001 dagli
executives della società.
• Il ricorso alle stock options come elemento preponderante del salario
degli amministratori è una delle cause che hanno indotto i managers a
inseguire ad ogni costo un incremento, spesso in una prospettiva di
brevissimo termine, del valore dei titoli della società, in modo tale da
incassare cifre astronomiche dalla vendita delle proprie azioni.
• Un’indagine del Financial Times, dall’eloquente titolo “Barons of the
bankruptcy”, ha evidenziato come nei 25 principali casi di bancarotta
occorsi negli ultimi tempi, che in termini di attivo coinvolto vanno dai
103 miliardi di dollari del crack WorldCom ai 2,8 di Warnaco, 208
manager hanno incassato 3,3 miliardi di dollari dalla vendita di azioni
della società per la quale lavoravano, ottenuta per effetto dei piani di
stock options.
• Negli anni ’90, la porzione di stock options nella remunerazione di un
dirigente medio è via via cresciuta dal 5 al 15%. Un incremento del
300%! Per non parlare del valore delle stesse, riferito alle 2000 più
importanti società statunitensi, che dai 50 miliardi di dollari del 1997 è
passato a 162 miliardi di dollari nel 2000.
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Gatekeepers
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Auditors
Analisti
Societa’ di rating
Giornalisti
Avvocati d’affari
Politici
– Leggi sull’ambiente
– Leggi sul commercio dell’energia
– Pressioni su paesi in via di sviluppo
» Sono solo poche mele marce (Bush, 2001)
WorldCom
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Fondata nel 1997
Quotata al Nasdaq
Seconda compagnia statunitense di telefonia
107 miliardi di dollari di patrimonio
60.000 dipendenti
65 paesi
21 luglio 2002 fa ricorso al Chapter 11: e’ la piu’ grande societa’ della
storia
Frodi contabili (debiti e costi sottostimati in bilancio)
» Non sono piu’ poche mele marce
Sarbanes Oxley Act
• Approvato il 30 luglio 2002
• Si applica integralmente a tutte le reporting companies, ossia le societa’
statunitensi quotate presso il NYSE o il NASDAQ o soggette ad obblighi
di informativa in base alle disposizioni del Securities Exchange Act del
1934. Alcune norme del Sarbanes-Oxley Act si applicano anche ai
Foreign Private Issuers (le societa’ straniere che hanno obblighi di
informativa nei confronti della SEC in quanto quotate presso uno dei
due principali istituti borsistici, o emittenti titoli sul mercato statunitense)
• Importanti modifiche alla disciplina prevista dal Securities Act del 1933
e dal Securities Exchange Act del 1934.
• Primo intervento di riforma organica della governance e dei controlli
sugli emittenti dai tempi del New Deal.
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Public Companies Accounting Oversight Board (PCAOB) (Sections 101-107)
separazione dell’attività di consulenza contabile da quella di revisione (Sections 201-202)
divieto all’auditor di erogare allo stesso cliente una serie di servizi non-audit
espressamente sanciti
rotazione quinquennale dell’auditor (Section 203).
responsabilità del senior corporate management nella certificazione dei bilanci delle
public company (garanti della veridicità del bilancio annuale e delle relazioni finanziarie
della società) (Section 302). Ceo e Cfo rispondono penalmente per le inesattezze
contabili, con condanne fino ad un massimo di 20 anni di reclusione nel caso in cui
abbiano agito intenzionalmente (Section 906).
conflitti di interesse che possono colpire gli analisti finanziari
Gli internal audit committee (Section 301)
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nominare l’auditor e di vigilare sul suo operato
indipendenza dell’audit committee (impedendo ai suoi membri di essere soci o consulenti della società)
divieto agli insider di trading su titoli della società nei periodi di congelamento degli
accounting plans (Section 306)
rapida disclosure delle insider transactions
Divieto di erogare prestiti agli amministratori di ricevere prestiti dalla società (Section 402)
full disclosure delle transazioni off-balance sheet (non iscritte in bilancio) e di altre
obbligazioni che possono influenzare o mistificare le condizioni finanziarie della
corporation;
la creazione o l’inasprimento di alcune fattispecie civili e penali (Sections 802-804 e 903)
l’ampliamento dei poteri della Sec e maggiori finanziamenti
restituzione da parte degli amministratori e dei funzionari dei profitti personali
illegittimamente conseguiti attraverso qualunque artificio contabile (Section 304)
Studi
Che cosa era Parmalat
• Gruppo finanziario che opera nel
settore alimentare;
• 214 società controllate;
• 139 stabilimenti in 30 Paesi (in tutti i
continenti);
36.356 dipendenti (15.434 in Sud
America).
Coloniale Spa
99,14%
Gruppo
Newport SA
49,16%
Parmalat
0,86%
Parmalat Finanziaria
100%
89,18%
Dalmata Srl
Parmalat Spa
10,82%
100%
5%
Parmalat Malta
Holding Ltd
0,33%
100%
Parmalat
Austria Gmhb
95%
Parmalat Finance
Corp.(Netherlands)
100%
66,22%
Parmalat
Soparfi S.A.
35,78%
Curcastle Corporation NV
(Dutch Antilles)
99,57%
100%
Bonlat Financing
Corporation
(Cayman Islands
Parmalat Capital
Finance Ltd
(Luxemburg)
100%
Food Consulting Service Ltd
(Isle of Man)
100%
Zilpa Corporation NV
(Dutch Antilles)
Tappe principali di Parmalat
• 1961: Callisto Tanzi assume la direzione dell’impresa di famiglia,
la Ditta Tanzi Calisto e figli, fondata dall’omonimo nonno, che
fatturava 200 milioni di lire annui svolgendo attività commerciali
nel settore alimentare.
• 1968: la Dietalat assume la denominazione di Parmalat.
Allo stesso periodo risalgono le due più importanti intuizioni di
Tanzi: l’utilizzo del contenitore in cartone prodotto dalla
multinazionale svedese Tetra Pak e del procedimento Ultra
High Temperature (UHT).
• 1970: il giro d’affari di Parmalat era di 6 miliardi di lire. 1980:
fatturato di 288 miliardi di lire. 1984: fatturato di 716. 1987:
fatturato di 957
• 1986: 1° crisi industriale a causa del disastro della centrale
atomica di Chernobyl - i manager della società retrodatarono
le partite di latte per aggirare il divieto di commercializzazione
imposto precauzionalmente dalle autorità.
• 1993: 2 ° crisi industriale e quotazione attraverso
l’acquisizione di una società già quotata, Finanziaria Centro
Nord.
Bilancio 2002 Gruppo Parmalat
approvato il 28.03.03
•
•
•
Fatturato di 7,59 miliardi di euro,
quadruplicato rispetto al 1995 (circa 2
miliardi di euro)
Patrimonio netto valutato 2,249 miliardi di
euro.
L’indebitamento del gruppo 5,347 miliardi
di euro, corrispondente al 71,6% del
fatturato.
 bond per 1,813 miliardi,
 bond convertibili per 1,184 miliardi
 debiti verso le banche per 2,35 miliardi.
LIQUIDITÀ
3,537 miliardi di euro
cash 867 milioni
2,455
miliardi
tra
fondi,
bond
internazionali e certificati bancari con
un impegno a breve termine
215 milioni certificati bancari con un
impegno a lungo termine.
La crescita del fatturato è determinata soprattutto dall’estensione della base
produttiva realizzata con acquisizioni in tutti i continenti. Nel complesso, dal
1990 al 2003, il gruppo effettuerà investimenti per 5,4 miliardi di euro, di cui 4
per acquisizioni.
Internazionalizzazione
• 1974 in Brasile
• 1993 Parmalat portò a termine 13 acquisizioni (6 in Brasile, 4 negli
Stati Uniti, 3 in Argentina, Uruguay e Ungheria).
• 1994 l’attività di espansione prosegue in Cile, Colombia e
Paraguay.
• 1995 acquisisce la Indulac, in Venezela, cominciando la
produzione di latte in polvere. Nello stesso anno venne anche
costituita Parmalat de Mexico.
• 1997 Parmalat acquisisce il controllo della canadese Beatrice Food
(ora Parmalat Dairy&Bakery) e di Ault Food (ora Parmalat Food).
• 1998 rileva il controllo di Etti e Batavia (Brasile), di
Clinton/Kinnet/Welsh, Sunnydale e Pelco/Peeler (Stati Uniti), Asro
(Canada), Bonnita Holding e Towerkops/Dun Robin (Sudafrica),
Clesa (Spagna), Proleche (Colombia) e dell’australiana Pauls,
• 1999 acquista l’americana Farmland Dairie, Lactona e Union
Gardarense (Argentina). Nello stesso anno rileva Eurolat, cui
faceva capo il complesso delle attività lattiero casearie di Cirio.
• 2000 rilevare il controllo dell’americana MA Holding, terzo
produttore statunitense di prodotti da forno (con, tra gli altri, i
marchi Mother’s e Archway); inoltre, acquistò Helados Royne
(Spagna).
Il grafico dimostra come la febbre delle acquisizioni abbia fatto
esplodere il fabbisogno finanziario e di conseguenza l’indebitamento.
Dal 1990 al 2003, i debiti crescono del 42 per cento all’anno. Il motivo è
uno solo: tutta questa crescita è basata solo sui debiti.
Indebitamento
• Alla fine del 2003 i bond circolanti emessi dalle
società olandesi del gruppo erano addirittura 16
(14 dei quali emessi da Parmalat Finance
Corporation Bv, per un valore di 4,2 miliardi di
euro).
• In totale, le obbligazioni non scadute (emissioni
pubbliche e collocamenti privati) al dicembre
2003 ammontavano a circa 8 miliardi di euro.
Indebitamento vs. Liquidità
• Un gruppo con una rilevante operatività
internazionale, che nell’ultimo decennio
aveva
effettuato
continue
acquisizioni
reperendo
risorse
finanziarie
prevalentemente dal mercato, attraverso
emissioni e prestiti obbligazionari, con un
significativo indebitamento ed un’altrettanto
notevole liquidità, non utilizzata per ridurre
l’esposizione.
ANOMALO
Il crollo della Parmalat
Febbraio 2003
• Scandalo dei bond argentini e dal crack del gruppo
Cirio
• Il mercato reagisce negativamente all’annuncio di
emissione di un prestito obbligazionario da collocare
presso investitori istituzionali, di importo compreso fra
300 e 500 milioni di euro, della durata di 7 anni e
destinato a rimborsare un’obbligazione in scadenza.
• Crollo del titolo in Borsa
• Richiesta di informazioni da parte della CONSOB
• Parmalat a ritirare l’emissione annunciata «non
avendo necessità di raccogliere fondi».
Il dubbio
• Assogestioni invia a Parmalat, CONSOB e Banca
d’Italia una lettera in cui lamentava le carenze della
trasparenza nella comunicazione;
• Lehman Brothers avanza l’ipotesi che la situazione
economico-patrimoniale della multinazionale fosse in
realtà differente da quella desumibile nei bilanci
Parmalat reagisce presentando un esposto alla
CONSOB in cui si ipotizza reato di aggiotaggio a
danno dei titoli del gruppo
• La CONSOB, in via riservata, avvia una serie di
accertamenti presso la società e il revisore principale
Deloitte&Touche, per verificare i motivi per cui un
gruppo con un alto livello di liquidità e un altrettanto
elevato indebitamento continuasse ad emettere
obbligazioni.
Parmalat corre ai ripari
Le mosse di Parmalat sono:
• annunciare un incontro chiarificatore con la comunità
finanziaria per il mese di aprile
• assicurare che il deficit informativo era imputabile
esclusivamente
all’imminente
scadenza
dell’approvazione del bilancio 2002.
• giustificare l’ampia disponibilità di liquidi con
l’intenzione di procedere a nuovi investimenti (Una
spiegazione in parte credibile, anche perché il
dissesto del gruppo Cirio offriva la possibilità di
interessanti acquisizioni).
• Il 28 marzo viene approvato il bilancio consolidato
2002, (vedi prima) con dati e previsioni ottimistici
sullo stato economico del gruppo. Il titolo sale a 1,97
euro.
• Il 10 aprile viene presentato agli analisti il piano per il
triennio 2003-2005, che non prospettava ulteriori
acquisizioni e in cui si escludeva l’emissione di nuovi
bond. Per ridurre l’indebitamento i manager
dichiararono di aver riacquistato tramite alcune
controllate estere obbligazioni emesse dal gruppo per
un ammontare di 2,2 miliardi di euro.
• In contraddizione con quanto dichiarato, in giugno gli
amministratori informarono il mercato di un
collocamento privato da 300 milioni di euro
sottoscritto da Nextra, SGR del gruppo Banca Intesa.
REAZIONI
• ANALISTI: quasi tutti reagiscono negativamente, ma
alcuni di essi (le Sim Leonardo e Actinvest)
confermarono il consiglio di acquisto sulle azioni del
gruppo, ed anche la rating agency Standard&Poor’s
non ritiene opportuno rivedere il proprio giudizio sul
merito del credito.
• L’agenzia Bloomberg, però, diffuse dati allarmanti
sull’indebitamento di Parmalat e la stampa iniziò a
mormorare, non più convinta dei dati relativi alla
liquidità.
• Anche la CONSOB invita formalmente il gruppo a
fornire informazioni più dettagliate sulla liquidità e in
particolare sulle obbligazioni riacquisite, chiedendo a
Deloitte&Touche e Grant Thornton, revisore
principale e secondario, di trasmettere la
documentazione relativa ai bilanci 2002.
• 11 settembre: Il consiglio di amministrazione
approva la semestrale e sui titoli Parmalat spira un
cauto ottimismo
• 15 settembre: i manager annunciano il lancio di un
altro bond, un’emissione da 350 milioni di euro
interamente sottoscritta da Deutsche Bank.
• Standard&Poor’s taglia l’outlook sull’indebitamento
da positivo a stabile, ma poco dopo gli analisti di
Bank of America Securities diffondono una nota in cui
consigliano l’investimento in Parmalat.
• Fine ottobre: l’auditor Deloitte&Touche solleva
obiezioni sulla relazione semestrale consolidata,
chiedendo chiarimenti in merito al costo di iscrizione
dell’investimento Epicurum (496 milioni di euro che,
in realtà, non esistevano).
• In contemporanea la CONSOB chiede ulteriori
informazioni sulle disponibilità dichiarate nel bilancio.
• Pochi giorni dopo Parmalat Spa annuncia
l’intenzione di effettuare una ricapitalizzazione di 400500 milioni di euro.
• 6 dicembre: i vertici di Parmalat furono convocati
dalla Sanpaolo, Banca Intesa e Capitalia, ai cui
rappresentati Tanzi presenta il reale stato finanziario
dell’azienda. I banchieri bloccarono gli affidamenti e
chiesero di avviare un piano di ristrutturazione
industriale e finanziario.
• Due giorni dopo scade un’emissione obbligazionaria
da 150 milioni di euro che Parmalat non riesce a
rimborsare.
• Sospensione del titolo a tempo indeterminato.
• 9 dicembre: Standard&Poor’s declassa il debito
della società al livello CC, a un passo, dunque, dal
default.
Tanzi conferisce ad Enrico Bondi un incarico di
consulenza e prende tempo dinanzi alla CONSOB
annunciando il rimborso del bond entro il 15
dicembre.
Il titolo Parmalat viene riammesso
contrattazioni e crolla inevitabilmente.
alle
• Parmalat rimborsa l’obbligazione scaduta grazie ai
finanziamenti reperiti da Bondi, mentre gli uomini di
Tanzi procedettero alla sistematica distruzione della
documentazione correlata alla contabilità del gruppo.
• 15 dicembre: Calisto Tanzi si dimette da Presidente
e Amministratore Delegato di Parmalat Finanziaria
Spa. La direzione del gruppo venne assunta da
Enrico Bondi, che incarica la società di revisione
PriceWaterhouseCoopers di esaminare i conti di
Parmalat per scoprire la reale situazione finanziaria.
• 17 dicembre: la CONSOB sollecita Grant Thornton a
verificare le disponibilità di Bonlat presso Bank of
America.
• 18 dicembre: i funzionari di New York dichiarano che
il documento datato 6 marzo 2003 che attesta
l’esistenza di un deposito di 3,95 miliardi di euro in
favore della controllata era falso.
GAME OVER
Reazioni al default
• Il giudizio di Standard&Poor’s sui bond Parmalat
viene degradato a livello di default,
• Il titolo scende a 22 centesimi di euro (il 22 dicembre
arriva a 0,11 centesimi e viene sospeso a tempo
indeterminato).
• Il CdA da mandato a Bondi di informare dei fatti
l’autorità giudiziaria.
• Il 19 dicembre la CONSOB trasmette alle Procure di
Milano e Parma due distinte segnalazioni di fatti
ritenuti penalmente rilevanti. Reati ipotizzati:
 falso in bilancio
 false comunicazioni sociali
 aggiotaggio e truffa
L’epilogo
27 dicembre: Il Tribunale di Parma con
sentenza accerta lo stato di insolvenza di
Parmalat Spa, visti gli artt. 1, 2 e 4 del d. l.
n. 347/2003 e l’art. 8 del d.lgs. n. 270/1999.
Con decreto del Ministro delle Attività
Produttive del 24 dicembre 2003, la società
Parmalat Spa venne ammessa alla
procedura di amministrazione straordinaria
di cui al d.l. n. 347/2003, cd. Decreto
Marzano.
Reale stato finanziario di
Parmalat
(PriceWaterhouseCoopers)
Parmalat alla chiusura dei primi 9 mesi dell’esercizio
2003:
 Indebitamento finanziario netto del gruppo aveva
raggiunto i 14 miliardi e 300 milioni di euro, cifra otto
volte superiore a quanto indicato da Parmalat
Finanziaria.
 Ricavi dalle vendite pari a 4 miliardi di euro, oltre 1
miliardo e 300 milioni di euro in meno rispetto alle
indicazioni ufficiali.
 Margine Operativo Lordo, ossia la differenza tra i
ricavi derivati dalla produzione e i costi sostenuti per
essa: pur essendo 1/5 rispetto a quello indicato dal
bilancio Parmalat al 30 settembre 2003, il MOL
rimaneva comunque positivo per 121 milioni di euro.
La relazione di Bondi contiene una tabella istruttiva sull’impiego dei 14,2
miliardi di euro complessivamente ottenuti dal gruppo nel periodo 19902003. Il grafico che segue indica appunto come è stata distribuita questa
gigantesca torta.
Gli investimenti in capitale fisico sono solo l’11 per cento del totale; insieme
alle acquisizioni arrivano al 38 per cento. Quasi il 40 per cento è
rappresentato dal pagamento di interessi: in valore assoluto si tratta di 2,8
miliardi pagati al sistema bancario e 2,5 pagati agli obbligazionisti.
Il valore "vero" dell’attivo ammonta a poco più di 2,3 miliardi di euro.
Dedotti i debiti, ne risulta un patrimonio netto negativo per oltre 13 miliardi, come
dimostra la figura seguente.
L’importo delle obbligazioni in essere sfiora i 7 miliardi (una parte soltanto delle
quali detenuta da banche per effetto di operazioni di private placement) mentre
l’esposizione del sistema bancario (in gran parte banche internazionali) è di poco
superiore ai tre miliardi. Dunque il peso prevalente del dissesto è stato spostato
dal sistema bancario internazionale a investitori privati e anche istituzionali.
CAUSE
INDEBITAMENTO
PARMALAT
IPOTESI 1
IPOTESI 2
IPOTESI 3
DISTRAZIONE
DENARO VS.
FAMIGLIA TANZI
ASSENZA
CAPITALI
PROPRI
INVESTIMENTI
FINANZIARI
SBAGLIATI
SOCIETA’
OFF SHORE
FINANZIAMENTI
BANCHE
CREAZIONE
RICCHEZZA
INESISTENTE
ODEON TV, CALCIO,
CENTRALE LATTE
(America Latina)
PARMATOUR
Domande
Una normativa più stringente
impedito il verificarsi di tali frodi???
avrebbe
Risposta
Una regolamentazione più efficace avrebbe
con ogni probabilità reso meno semplice la
loro realizzazione!!!
Soggetti responsabili:
• gli amministratori non esecutivi, i
membri del collegio sindacale, gli
incaricati della revisione contabile
• degli analisti finanziari e delle agenzie di
rating
• istituti bancari statunitensi ed italiani,
nelle vesti di creditori, collocatori,
sottoscrittori etc.: Citigroup, Bank of America JP Morgan
Chase, Morgan Stanley, Merril Linch, Barclais, Paribas, Ubs, Bank of
Boston, Sanpaolo-Imi, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena, Akros,
Capitalia
Novità normative
• Legge 28 dicembre 2005, n. 261
“Disposizioni per la tutela del risparmio e la
disciplina dei mercati finanziari”.
• Decreto Legislativo n. 303 del 29 dicembre
2006 "Coordinamento con la legge 28
dicembre 2005, n. 262, del testo unico delle
leggi in materia bancaria e creditizia (T.U.B.)
e del testo unico delle disposizioni in materia
di intermediazione finanziaria (T.U.F.)“.
• Nuovo Codice di Autodisciplina del Marzo
2006 (CA).
Il Consiglio di
Amministrazione
• Composizione: Presidente e
Comitati interni
• Indipendenza: Amministratori
Indipendenti (AI)
Presidente del CdA
Art. 2381 c.c.: Salvo diversa previsione dello
statuto, il presidente




Convoca il CdA
Fissa l’ordine del giorno
Coordina i lavori
Provvede affinché adeguate informazioni
sulle materie iscritte all’ordina del giorno
vengano fornite a tutti i consiglieri
• Art. 2.P.5. CA: Il consiglio di amministrazione, allorché
abbia conferito deleghe gestionali al presidente, fornisce
adeguata informativa nella relazione annuale sul governo
societario in merito alle ragioni di tale scelta organizzativa.
• Art. 2.C.2. CA: Gli amministratori sono tenuti a conoscere
i compiti e le responsabilità inerenti alla carica. Il
presidente del CdA cura che gli amministratori
partecipino ad iniziative volte ad accrescere la loro
conoscenza della realtà e delle dinamiche aziendali, avuto
anche riguardo al quadro normativo di riferimento, affinché
essi possano svolgere efficacemente il loro ruolo.
• Art. 2.C.3. CA: Nel caso in cui il presidente del CdA sia il
principale responsabile della gestione dell’impresa (chief
executive officer), come pure nel caso in cui la carica di
presidente sia ricoperta dalla persona che controlla
l’emittente, il consiglio designa un AI quale lead
independent director, che rappresenti un punto di
riferimento e di coordinamento delle istanze e dei
contributi degli amministratori non esecutivi e, in
particolare, di quelli che sono indipendenti ai sensi del
successivo articolo 3.
Comitati interni al CdA
• Comitato Nomine
• Comitato Remunerazione
• Comitato Audit
Comitato Nomine
• 6.P.2. CA. Il CdA valuta se costituire un comitato interno per le
nomine, composto, in maggioranza, da AI.
• 6.C.1. CA. Le liste di candidati alla carica di amministratore,
accompagnate da un’esauriente informativa (professionale ed
indipendenza) sono depositate presso la sede sociale almeno
quindici giorni prima della data prevista per l’assemblea.
• 6.C.2. CA. Ove costituito, il comitato per le nomine può essere
investito di una o più delle seguenti funzioni:
 a) proporre al CdA i candidati alla carica di amministratore
nel caso previsto dall’art. 2386, 1° com., c.c., qualora
occorra sostituire un AI;
 b) indicare candidati alla carica di AI da sottoporre
all’assemblea dell’emittente, tenendo conto di eventuali
segnalazioni pervenute dagli azionisti;
 c) formulare pareri al CdA in merito alla dimensione e alla
composizione dello stesso nonché, eventualmente, in merito
alle figure professionali la cui presenza all’interno del
consiglio sia ritenuta opportuna.
Comitato Remunerazione
• 7.P.3. CA. Il CdA costituisce al proprio interno un
comitato per la remunerazione, composto da
amministratori non esecutivi, la maggioranza dei
quali AI.
• 7.C.3. CA. Il comitato per la remunerazione:
 presenta al consiglio proposte per la remunerazione
degli amministratori delegati e degli altri amministratori
che ricoprono particolari cariche, monitorando
l’applicazione delle decisioni adottate dal consiglio
stesso;
 valuta periodicamente i criteri adottati per la
remunerazione dei dirigenti con responsabilità
strategiche, vigila sulla loro applicazione sulla base
delle informazioni fornite dagli amministratori delegati e
formula
al
consiglio
di
amministrazione
raccomandazioni generali in materia.
Comitato Audit
• Il sistema di controllo interno è l’insieme delle regole,
delle procedure e delle strutture organizzative volte a
consentire, attraverso un adeguato processo di
identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio
dei principali rischi, una conduzione dell’impresa
sana, corretta e coerente con gli obiettivi prefissati.
(8.P.1. CA)
• 8.P.4. CA. Il CdA assicura che le proprie valutazioni e
decisioni relative al sistema di controllo interno, alla
approvazione dei bilanci e delle relazioni semestrali
ed ai rapporti tra l’emittente ed il revisore esterno
siano supportate da un’adeguata attività istruttoria. A
tal fine il CdA costituisce un comitato per il controllo
interno, composto da amministratori non esecutivi, la
maggioranza dei quali AI. Se l’emittente è controllato
da altra società quotata, il comitato per il controllo
interno è composto esclusivamente da AI.
Chi sono gli AI
• Codice Civile: nessuna indicazione,
tranne
sistema
di
governance
monistico.
• T.u.f.: Amministratori di minoranza e AI
ex art. 147-ter, 3° e 4° com., introdotti
dal Decreto sul Risparmio.
• CA: AI ex art. 3
AI nel T.u.f.
• Art. 147-ter, 3° com.: almeno 1
membro del CdA eletto dalla lista di
minoranza.
Requisiti
onorabilità,
professionalità e indipendenza dei
sindaci.
• Art. 147-ter, 4° com.: sempre almeno
1 AI, 2 se il CdA è composto da + 7
membri.
AI nel Codice di Autodisciplina
PRINCIPI
• 3.P.1. CA. Un numero adeguato di amministratori non
esecutivi sono indipendenti, nel senso che non
intrattengono, né hanno di recente intrattenuto,
neppure indirettamente, con l’emittente o con
soggetti legati all’emittente, relazioni tali da
condizionarne attualmente l’autonomia di giudizio.
• 3.P.2. CA. L’indipendenza degli amministratori è
periodicamente
valutata
dal
consiglio
di
amministrazione. L’esito delle valutazioni del
consiglio è comunicato al mercato.
CRITERI APPLICATIVI
• 3.C.1. CA. Il CdA valuta l’indipendenza dei
propri componenti non esecutivi avendo
riguardo più alla sostanza che alla forma e
tenendo presente che un amministratore non
appare, di norma, indipendente nelle seguenti
ipotesi, da considerarsi come non tassative,
etc.etc.
• 3.C.3. CA. Il numero e le competenze degli AI
sono adeguati in relazione alle dimensioni del
consiglio e all’attività svolta dall’emittente.
• 3.C.4. e 3.C.5. CA. Controllo periodico del
requisito dell’indipendenza da parte del CdA
e del Collegio Sindacale.
Doveri degli AI:
• Controllo di legittimità e di merito in
relazione alle decisioni del CdA
(implicito)
• Apporto delle proprie competenze
all’attività del CdA
Il Collegio Sindacale
Requisiti di indipendenza stabiliti ai
sensi degli articoli:
• Art. 2399 c.c. (s.p.a. non quotate)
• Art. 148, comma 3, TUF (s.p.a. quotate)
Art. 2399 c.c.
Non possono essere eletti sindaci e se eletti decadono:
a) Coloro che si trovano nelle condizioni previste ai
sensi dell’art 2382 c.c.
b) Coniuge, parenti e affini entro il 4° degli
amministratori della società, gli amministratori, il
coniuge, i parenti e gli affini entro il 4° degli
amministratori delle società da questi controllate,
delle società che la controllano e di quelle
sottoposte a comune controllo.
c) Coloro che sono legati alla società o alle società da
questa controllate o alle società che la controllano o
a quelle sottoposte a comune controllo da un
rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di
consulenza o di prestazione d’opera retribuita,
ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che ne
compromettano l’indipendenza.
Art. 148, comma 3, TUF
Non possono essere eletti sindaci e se eletti decadono:
a)
b)
c)
Coloro che si trovano nelle condizioni previste ai sensi dell’art
2382 c.c.
Coniuge, parenti e affini entro il 4° degli amministratori della
società, gli amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro
il 4° degli amministratori delle società da questi controllate,
delle società che la controllano e di quelle sottoposte a
comune controllo.
Coloro che sono legati alla società o alle società da
questa controllate o alle società che la controllano
o a quelle sottoposte a comune controllo ovvero
agli amministratori della societàe ai soggetti di
cui alla lettera b) da rapporti di lavoro
autonomo o subordinato ovvero da altri rapporti
di natura patrimoniale o professionale che ne
compromettano l’indipendenza.
Doveri dei sindaci ai sensi del codice civile
Art. 2403 c.c.
Il collegio sindacale vigila:
• sull’osservanza della legge e dello statuto;
• sul rispetto dei principi contabili di corretta
amministrazione;
• (in particolare) sull’adeguatezza dell’assetto
organizzativo, amministrativo e contabile
adottato dalla società e sul suo corretto
funzionamento.
Doveri dei sindaci ai sensi del TUF
Art. 149 TUF
Il collegio sindacale vigila:
sull’osservanza della legge e dell’atto costitutivo;
sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;
Sull’adeguatezza della struttura organizzativa della società
per gli aspetti di competenza, del sistema del controllo interno
e del sistema amministrativo contabile, nonché sull’affidabilità
di quest’ultimo di rappresentare correttamente i fatti di
gestione;
c-bis) sulle modalità di concreta attuazione dele regole di governo
societario previste dai codici di comportamento redatti da
società di gestione di mercati regolamentati o da associazioni
di categoria, cui la società, mediante informativa al pubblico,
dichiara di attenersi;
d)
sull’adeguatezza delle disposizioni impartite dalla società alle
società controllate ex art. 114, comma2, TUF.
a)
b)
c)
I sindaci nel Codice di Autodisciplina
Art. 10 - Principi
• 10.P.1. La nomina dei sindaci avviene secondo un
procedimento trasparente. Esso garantisce, tra l’altro,
tempestiva
e
adeguata
informazione
sulle
caratteristiche personali e professionali dei candidati
alla carica.
• 10.P.2. I sindaci agiscono con autonomia ed
indipendenza anche nei confronti degli azionisti che li
hanno eletti.
• 10.P.3. L’emittente predispone le misure atte a
garantire un efficace svolgimento dei compiti propri
del collegio sindacale.
CRITERI APPLICATIVI
• 10.C.1. Le liste di candidati alla carica di sindaco,
accompagnate da un’esauriente informativa riguardante le
caratteristiche personali e professionali dei candidati, sono
depositate presso la sede sociale almeno quindici giorni prima
della data prevista per l’assemblea. Le liste, corredate dalle
informazioni sulle caratteristiche dei candidati, sono
tempestivamente pubblicate attraverso il sito internet
dell’emittente.
• 10.C.2. I sindaci sono scelti tra persone che possono essere
qualificate come indipendenti anche in base ai criteri previsti dal
presente Codice con riferimento agli amministratori. Il collegio
verifica il rispetto di detti criteri dopo la nomina e
successivamente con cadenza annuale, esponendo l’esito di
tale verifica nella relazione sul governo societario.
• 10.C.3. I sindaci accettano la carica quando ritengono di poter
dedicare allo svolgimento diligente dei loro compiti il tempo
necessario.
• 10.C.4. Il sindaco che, per conto proprio o di terzi, abbia un
interesse in una determinata operazione dell’emittente informa
tempestivamente e in modo esauriente gli altri sindaci e il
presidente del consiglio di amministrazione circa natura, termini,
origine e portata del proprio interesse.
Continua........
• 10.C.5. Il collegio sindacale vigila sull’indipendenza della
società di revisione, verificando tanto il rispetto delle
disposizioni normative in materia, quanto la natura e
l’entità dei servizi diversi dal controllo contabile prestati
all’emittente ed alle sue controllate da parte della stessa
società di revisione e delle entità appartenenti alla rete
della medesima.
• 10.C.6. Nell’ambito delle proprie attività i sindaci possono
chiedere alla funzione di internal audit lo svolgimento di
verifiche su specifiche aree operative od operazioni
aziendali.
• 10.C.7. Il collegio sindacale e il comitato per il controllo
interno si scambiano tempestivamente le informazioni
rilevanti per l’espletamento dei rispettivi compiti.
Amministratori Indipendenti
VS.
Sindaci
• Nomina e revoca
• Compenso
• Poteri
Indipendenza del revisore contabile
• Art. 2409-quinquies c.c.: s.p.a. non quotate
• Art. 160 TUF
Art. 2409-quinquies c.c.
Salvo quanto previsto dal TUF per le società quotate, non
possono essere incaricati del controllo contabile, e se incaricati
decadono,
• i sindaci della società o delle società da questa controllate, delle
società che la controllano o di quelle sottoposte a comune
controllo;
• coloro che si trovano nelle condizioni di cui all’art. 2399, comma
1, c.c.
(Art. 2409-quater c.c. in tema di conferimento e revoca
dell’incarico, nonché di corrispettivo)
Art. 160 TUF
Disposizione molto complessa che nel conferire alla
CONSOB il potere/dovere di emanare con
regolamento le regola in materia di incompatibilità
della società di revisione, indica puntualmente quali
siano gli aspetti e le modalità con le quali debbano
essere disciplinati, fissando dei paletti normativi
molto chiari.
A questa disposizione, si devono aggiungere:
• Art. 159 TUF in tema di conferimento e revoca
dell’incarico, nonché di fissazione del compenso;
• Art. 162 TUF in tema di vigilanza della CONSOB
sull’indipendenza e la idoneità tecnica delle società di
revisione.
Doveri dei revisori ai sensi del codice civile
Art. 2409-ter, comma 1, c.c.
Il revisore o la società incaricata del controllo contabile:
a)
Verifica, nel corso dell’esercizio e con periodicità
almeno trimestrale, la regolare tenuta della contabilità
sociale e la corretta rilevazione nelle scritture contabili
dei fatti di gestione;
b)
Verifica se il bilancio di esercizio e, ove redatto, il
bilanico consolidato corrispondono alle risultanze delle
scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e se
sono conformi alle norme che li disciplinano;
c)
Esprime con apposita relazione un giudizio sul bilancio
di esercizio consolidato, ove redatto
Doveri delle società di revisione ai sensi del TUF
Art. 155 TUF
Una società di revisione iscritta nell’albo
speciale previsto ex art. 161 TUF, verifica:
a) nel corso dell’esercizio, la regolare tenuta della
contabilità sociale e la corretta rilevazione dei
fatti di gestione nelle scritture contabili;
b) che il bilancio di esercizio e il bilancio
consolidato corrispondano alle risultanze delle
scritture contabili e degli accertamenti eseguiti
e che siano conformi alle norme che li
disciplinano.
Art. 156 TUF – Relazioni di revisione
Con apposite relazioni, la società di
revisione esprime un giudizio sul bilancio di
esercizio e sul bilancio consolidato.
Il giudizio può essere:
1.
2.
3.
4.
senza rilievi (positivo)
con rilievi (parzialmente negativo)
negativo
dichiarazione di impossibilità ad esprimere
un giudizio (negativo)
Nei casi 3. e 4., deve
immediatamente la CONSOB
informare
FINE
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