4 SOSTENIBILITÀ Mensile - Poste Italiane S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1 c.1; DCB Forlì Api e impollinazione: buona norma per avere rese elevate e di qualità ATTUALITÀ Strategie di difesa dalla carpocapsa a confronto in Piemonte EMILIA-ROMAGNA Dalla sperimentazione regionale nuove varietà di drupacee minori Anno LXXVI - N. 4 - APRILE 2014 rivista di e di ortofloricoltura Anno LXXVI - Numero 4 - APRILE 2014 SPECIALE CILIEGIO 4 L’esportazione guarda a Est 24 Trovato un gene che controlla FABIO LUNATI la dimensione delle ciliege 08 La coltivazione in Trentino-Alto Adige per un’offerta tardiva di qualità TOMMASO PANTEZZI - SERGIO FRANCHINI MASSIMO ZAGO PAOLO DE FRANCESCHI - LUCA DONDINI AMY IEZZONI 30 Modificazioni nella qualità dei frutti 12 Influenza di nuovi sistemi di copertura su maturazione e riduzione del “cracking” in varietà della serie Sweet MICHELANGELO GRANDI - STEFANO LUGLI RICCARDO CORREALE 34 Effetto del portinnesto e della forma MICHELANGELO GRANDI - STEFANO LUGLI LUCIA PICCININI - RICCARDO CORREALE GUGLIELMO COSTA - CHIARA ETIOPI WALTER MONARI di allevamento su produttività e qualità dei frutti di nuove varietà 18 Più elevate le rese e la qualità dei frutti 4 Ciliegio: qualità dell’offerta e nuove strategie commerciali per restare leader MICHELANGELO GRANDI - STEFANO LUGLI RICCARDO CORREALE con la potatura lunga DAVIDE NERI - STEFANO LUGLI ROMANO AMIDEI ECONOMIA E TECNICA 38 Il servizio di impollinazione tramite api nella frutticoltura professionale TIZIANO RONDININI - ANTONIO GNES GIAN LORENZO CALZONI 42 Il controllo eco-compatibile della mosca delle olive 46 Una moderna “pomologia artificiale” costruita con la tecnica della cera d’api TOMMASO ECCHER 50 Susine essiccate: la parola all’IPA CARLO ALBERTO LEVI 42 Olivo: nuove tecnologie integrate per la difesa dalla mosca GIOVANNI BENELLI - GIOVANNI CARUSO ANGELO CANALE - RICCARDO GUCCI RUBRICHE 53 Dai frutteti piemontesi 59 Il caso Campania 55 Dall’Emilia Romagna 61 Le aziende informano 62 Indice 2013 DAL DEL CRESO DI CUNEO CRPV 57 Dai frutteti metapontini DI DI CARLO BORRELLI 46 CARMELO MENNONE L’antica pomologia rivive in una mostra contemporanea Con gli occhi puntati ad Est Con il ritorno della bella stagione torniamo a parlare di frutta estiva. Torniamo quindi a parlare di ciliegio. Cosa ci insegna, oggi, questo fascicolo speciale di Frutticoltura? Il ciliegio in Italia in un decennio è tornato ad essere una bella realtà produttiva in molte zone del Paese, dal Sud, dove la Puglia continua a dominare l’offerta forte dei suoi ampi investimenti, al Centro, dove in Emilia-Romagna il “marchio Vignola” (forte di un recente IGP) dimostra l’utilità di sfruttare tipicità territoriale e innovazione produttiva, fino al Nord, dove molte vallate del Trentino-Alto Agide stanno diventando una felice e redditizia realtà imprenditoriale. Non solo questo i Lettori potranno leggere nelle pagine che seguono; al centro dell’attenzione gli argomenti di maggiore attualità sotto il profilo tecnico-agronomico: dai sistemi di copertura del ceraseto per prevenire o limitare i danni da pioggia, ai modelli di allevamento e potatura per incrementare le densità di piantagione e le rese ettariali, fino alle modalità di raccolta per massimizzare la qualità del prodotto immesso nei circuiti commerciali. A monte di tutto, la necessità di un forte rinnovamento varietale, capace di coniugarsi con le migliori tecnologie produttive per garantire ai consumatori un’offerta che oggi deve soprattutto rispettare standard elevati in termini di calibro e colore dei frutti, consistenza della polpa, profilo aromatico e, soprattutto, freschezza all’apparenza nel momento di acquisto. Con queste condizioni la cerasicoltura italiana sembra ancora in grado di mantenere una posizione di leadership nei mercati europei, senza con ciò far finta di non vedere la crescente potenzialità della concorrenza estera; non a caso in apertura di questo numero il dr. Lunati di Nomisma, analizzando le dinamiche del “trading” di settore, pone l’accento sulla necessità di allargare il nostro fronte di mercato, puntando alla “conquista” di nuovi spazi commerciali che si stanno dimostrando interessanti e recettivi, soprattutto guardando all’Est dell’Europa. In questi ambiti, la marca italiana, la tradizione produttiva e qualitativa “made in Italy”, possono essere un valore aggiunto di sicuro successo e distintività. U.P. rivista di e di ortofloricoltura Anno LXXVI - 4 Aprile 2014 - www.agricoltura24.com DIRETTORE: Beatrice Toni REDAZIONE: Francesco Bartolozzi, Dulcinea Bignami, Gianni Gnudi (capo redattore), Alessandro Maresca, Giorgio Setti (capo redattore), Lorenzo Tosi DIRETTORE SCIENTIFICO: Silviero Sansavini COMITATO SCIENTIFICO: Silviero Sansavini (DipSA - Università di Bologna), Elvio Bellini (Università di Firenze), Tiziano Caruso (DEMETRA - Università di Palermo), Luca Corelli-Grappadelli (DipSA - Università di Bologna), Guglielmo Costa (DipSA - Università di Bologna), Walther Faedi (CRA - Unità per la Ricerca in Frutticoltura Forlì), Carlo Fideghelli (CRA - Unità per la Ricerca in Frutticoltura - Roma), Maria Lodovica Gullino (Agroinnova Università di Torino), Paolo Inglese (DEMETRA - Università di Palermo), Cesare Intrieri (DipSA - Università di Bologna), Markus Kelderer (Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - Bolzano), Filiberto Loreti (Università di Pisa), Valtiero Mazzotti (Direzione Generale Agricoltura - Regione Emilia-Romagna), Carmelo Mennone (Alsia - Az. Sper.le Pantanello - Metaponto (Mt)) - Ugo Palara (Agrintesa Soc. Coop. - Faenza (Ra)), Carlo Pirazzoli (DipSA - Università di Bologna), Vito Savino (DPPMA - Università di Bari), Agostino Tombesi (Università di Perugia), Massimo Tagliavini (Facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie Libera Università di Bolzano), Raffaele Testolin (DISA - Università di Udine), Cristos Xiloyannis (Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente - Università della Basilicata) REFERENTI TECNICI: Ugo Palara, Giovambattista Sorrenti SEGRETERIA DI REDAZIONE: Tel. +39 051/6575857 - Fax: +39 051/6575856 Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna - [email protected] UFFICIO GRAFICO: Emmegi Group Srl PROPRIETARIO ED EDITORE: New Business Media Srl SEDE LEGALE: Via Eritrea, 21 - 20157 Milano SEDE OPERATIVA: Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna UFFICIO PUBBLICITÀ: Tel. +39 051 6575.822 - Fax: +39 051 6575.853 [email protected] UFFICIO TRAFFICO: Tel. +39 051 6575.842 [email protected] Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna STAMPA: Faenza Industrie Grafiche - Via Vittime civili di guerra, 35 - Faenza (RA) SERVIZIO CLIENTI: [email protected] Tel: +39 02 3909.0440 – Fax +39 02 3909.0335 Abbonamento annuo cartaceo: Euro 72,00 Abbonamento annuo digitale: Euro 36,00 Estero abbonamento annuo prioritaria: Euro 119,00 MODALITÀ DI PAGAMENTO Bonifico bancario SU IBAN: IT98G0306909504100000009929 Conto corrente postale n. 1017908581 intestato a New Business Media srl L’abbonamento avrà inizio dal primo numero raggiungibile Registrazione Tribunale di Bologna n. 4999 del 22-07-1982 ROC “Poste italiane Spa – sped. A.P. - DL 353/2003 conv. L. 27/02/2004 n. 46, art. 1 c. 1: DCB Forlì” ROC n° 24344 dell’11 marzo 2014 - ISSN 0016-2310 Associato a: Aderente Responsabilità: la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro traduzione è riservata e non può avvenire senza espressa autorizza zione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Ai sensi del D.Lgs 196/03 garantiamo che i dati forniti saranno da noi custoditi e trattati con assoluta riservatezza e utilizzati esclusivamente ai fini commerciali e promozionali della nostra attività. I Suoi dati potranno essere altresì comunicati a soggetti terzi per i quali la conoscienza dei Suoi dati risulti necessaria o comunque funzionale allo svolgimento dell’attività della nostra Società. Il titolare del trattamento è: New Business Media Srl Via Eritrea 21, 20157 Milano. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi mediante il numero 02/3909.0349 per far valere i Suoi diritti di rettificazione, cancellazione, opposizione a particolari trattamenti dei propri dati, esplicitati all’art. 7 D.Lgs 196/03 BUONO PRENOTAZIONE ABBONAMENTO Desidero sottoscrivere un abbonamento a “Frutticoltura” € 72,00 cartaceo € 36,00 digitale Pagamento con bonifico bancario o conto corrente postale sopracitati (allegare ricevuta). www.comavit.it - [email protected] Nome Città N. Prov. Compilare e inviare mezzo mail a: [email protected] o mezzo fax al numero 02/3909.0335 oppure via posta: New Business Media Srl, Via Eritrea, 21 20157 Milano C O M AV I T P a l i P r e c o m p r e s s i S r l Via Piave 27/A - Tezze di Vazzola - TV - Italy Tel: +39 0438 28780 - Fax: +39 0438 28981 Cognome Via CAP CF/P. IVA Indirizzo e-mail Speciale CILIEGIO L’esportazione guarda a Est FABIO LUNATI Nomisma - Bologna L a Fao (Food Agriculture Organisation) stima che nel mondo si producano oggi oltre 2,2 Ml di t di ciliegie, destinate al consumo fresco o utilizzate come ingrediente di base dall’industria alimentare per composte di frutta e marmellate. In Italia, ogni anno vengono raccolte oltre 100.000 t di ciliegie, un quantitativo che fa del nostro il Paese leader dell’Ue, davanti alla Spagna. In particolare, nel 2013 la produzione nazionale è stata di circa 135.000 t (dato Istat), un quantitativo in crescita del 29,1% rispetto all’anno precedente. Il ciliegio è presente in molte parti del territorio nazionale, ma la qualità della produzione raggiunge punte di eccellenza in Veneto (Marostica, Vr), Emilia-Romagna (Vignola, Mo), Campania e Puglia (Turi e Conversano, Ba). Il mercato Il merccaatto me o nazionale nazi azio iona nalee è il il naturale natu na turra allee sbocco sb bo occcco co dii questo qu ueestto frutto. fru fr uttto to. Tuttavia, Tutt Tu ttttavi aviiaa, discreti av discre disc di re ettii quantitativi qu uaan nttitat itat a ivvi di di ciliegie cilie iegi g e vengono gi veng ve ngon ng go on n no o sp spediti ped edit itti olollo tree co tr confine, nfine nfi fine ne, dove dove do dov ve il il mercato mercat me rcatto de rc d dell delle ell lle le cili ci ciliegie ilieg lieg li egiie ie h ha a un una dina una d di dinamica ina amiiccaa aautonoma au tono to noma ma rri rispetto ispe is spe pett tto tt o al resto rres esto es to della del d ella el la frutta ffru rutt ru ttaa es tt esti estiva. tiva ti va. Le esportazioni va eesp spor sp orta or tazi ta zion zi on oni ni di ciliegie (dolci ed acide) pesano per circa il 10% sulla produzione nazionale e si dirigono prevalentemente verso Paesi limitrofi all’Italia, Germania, Svizzera Austria e Francia in particolare. Tuttavia, i progressi nello sviluppo di tecnologie di lavorazione post-raccolta sempre più adatte alle specifiche caratteristiche del frutto (conformazione, peduncolo, resistenza, ecc…) e l’incremento di efficienza dei sistemi di conservazione e trasporto nel mantenere uno standard qualitativo elevato lasciano ben sperare per gli anni a venire nella possibilità di ampliare gli sbocchi di mercato ad una platea di Paesi sempre più ampia. TAB. 1 - ESPORTAZIONI ITALIANE DI CILIEGIE FRESCHE PER PAESE DI DESTINAZIONE NEL 2013 In particolare, nel 2013 Prezzo export Prezzo import (gennaio-ottobre) sono staPaesi Export (t) Import (t) Saldo (E-I) (€/kg) (€/kg) te complessivamente collocate oltre confine circa Totale 10.404 7.936 2.468 3,7 2,0 10.400 t di ciliegie (escluse di cui: le ciliegie acide). Il saldo Germania 4.386 757 3.629 3,7 1,7 tra esportazioni ed importazioni (E-I) è stato di quasi Svizzera 1.196 0 1.196 4,5 2.500 t, cioè quattro volLituania 845 0 845 1,9 te maggiore che nel 2012 Belgio 582 7 575 4,4 3,8 (Tab. 1). La crescita delle esportaDanimarca 258 126 132 2,9 zioni nel 2013 è spiegabile Spagna 499 3.248 -2.749 4,3 1,9 con un aumento generalizzato degli invii di prodotto Turchia 0 1.957 -1.957 2,9 su mercati di Paesi comuAltri Paesi 2.638 1.842 796 3,5 1,5 nitari fino ad ora rimasti ai Fonte: elaborazioni su dati Istat; sono escluse le ciliegie acide. margini dei flussi di inter- 4 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Origine ed evoluzione delle drupacee grande successo recentemente conseguito dalla biotecitaliana nel sequenziamento delle principali rosaIceelnologia da frutto, quali melo e pero (progetti internazionali di IASMA, San Michele all’Adige) e pesco (CRA – Roma, Università di Udine e PTP Lodi, Milano e altri) ha riportato d’attualità l’origine e l’evoluzione filogenetica di queste importanti specie. Si è scoperto, ad esempio, che le due specie melo e pero (allotetraploidi) derivano dalla fusione cromosomica (raddoppio dei precedenti 18 nella specie diploide) e successiva perdita di un cromosoma da cui l’attuale numero base 17 (2 n = 34) avvenuta forse milioni di anni fa. Molto opportunamente, quindi, l’ISHS ha pubblicato, in collaborazione con l’American Soc. Hort. Science e l’American Pomological Society, un volume della serie “Scripta Horticulturae” curato da J. Janick e già apparso su Hort. Reviews, che fa il punto sulla storia evolutiva, l’origine e la disseminazione di cinque specie di rosacee – drupacee (Pesco, Ciliegio, Albicocco, Susino e Mandorlo). Per la verità, il principale autore dei primi quattro capitoli è stato Miklos Faust, il grande studioso ungherese/americano di Beltsville che, oltre alla fisiologia arborea, negli ultimi anni della carriera (fra il 1995 e il 1999) si era interessato della filogenesi delle specie da frutto. A lui, infatti, ben noto e venuto spesse volte in Italia, è stato dedicato il volume. Di ogni specie viene presentata la classificazione botanica, tassonomica ed i riferimenti alle attuali specie coltivate; poi, molto interessanti, le conoscenze sulle aree di origine delle singole specie, come sono emerse dalla letteratura interna- IL LIBRO “Origin and Dissemination of Prunus Crops: Peach, Cherry, Apricot, Plum, Almond”. Edito da J. Janick – ISHS, ASHS e APS – Scripta Horticulturae (11), 2011 – inglese, 42 $ (ISHS, Leuven, Belgio; info@ishs-org). zionale e dai riferimenti artistici lasciatici dalle varie civiltà (con significative esemplificazioni iconografiche). Poi la ricerca delle varie fasi storiche della “migrazione” di questi frutti nei vari continenti e della “domesticazione” delle specie più note. Viene poi riportata anche una rassegna storica delle principali varietà coltivate nel ’900. Quando possibile, si dà conto anche dei vari passaggi e percorsi avvenuti nei secoli precedenti, specie se supportati da dipinti, raffigurazioni ed opere pomologiche reperibili in letteratura. Come scrive il prof. J. Janick nella prefazione, grazie alla “sponsorship” dell’ISHS, dell’ASHS e dell’APS, ha rivisto ora la luce in forma organica questo prezioso volume che costituisce “un’opera miliare di consultazione per tutti i pomologi e gli studiosi interessati all’origine ed evoluzione delle drupacee e alla storia della frutticoltura”. S. Sansavini FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 5 AGOIV AGOIII AGOII AGOI LIV LIII LII LI GIV GIII GII GI MGV FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 MGIV 6 MGIII MGII scambio delle ciliegie: Li14,0 tuania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Cro12,0 Turchia Grecia Germania azia. In dettaglio, l’analisi della bilancia commercia10,0 le, condotta per Paese di Italia Spagna destinazione, mette in evidenza come l’Ue (28 mem8,0 bri) sia la destinazione privilegiata delle esportazioni 6,0 italiane; nel 2013 verso i Paesi di questa area si sono 4,0 dirette complessivamente oltre 8.900 t di prodotto, per un valore complessi2,0 vo di circa 32 Ml €, pari all’84% dell’export totale. 0,0 In particolare, in cima alla graduatoria dei principali Paesi con i quali l’Italia ha Fonte: elaborazioni su dati BLE (Bundesanstalt für Landwirtschaft und Ernährung). mantenuto un saldo comDati relativi a: Amburgo, Berlino, Colonia, Monaco e Francoforte per il 2013; valori in €/kg nel periodo maggio-novembre per i calibri grandi. merciale (E-I) positivo vi è la Germania (4.386 t). Fig. 1 - Germania: andamento settimanale delle quotazioni delle ciliegie sui principali mercati all’ingrosso La graduatoria prosegue distinte per Paese di origine. poi, in ordine decrescente di importanza, con la Lituania (la vera novità rispetto al la Germania oltre i due quinti (42,2%) delle esportazioni 2012, quando aveva importato poco meno di 90 t) e, ad una italiane di ciliegie (escluse le ciliegie acide). L’analisi delcerta distanza, il Belgio e la Danimarca, rispettivamente, le quotazioni delle ciliegie fresche (dolci) sul circuito dei con 582 e 258 t. Il primo dei Paesi europei extra-comunitari mercati all’ingrosso tedeschi (Amburgo, Berlino, Colonia, ed il secondo mercato di destinazione delle ciliegie è stata Monaco e Francoforte) ha consentito di verificare che, dula Svizzera con circa 1.200, per un valore di oltre 5 Ml €. rante la campagna commerciale (maggio-agosto), l’Italia Per trovare una altro Paese extra-comunitario europeo biso- si è affacciata sul mercato tedesco con continuità a partire gna scendere fino all’ottavo posto dove si trova la Federa- dalla seconda settimana del mese di maggio; all’inizio con zione Russa verso cui si sono dirette circa 180 t di prodotto. prodotto di piccolo calibro, per poi presidiare il mercato L’Italia è anche un Paese importatore e le ciliegie provengo- con frutti più grandi (Fig. 1). no da altri Paesi mediterranei sia comunitari che extra-co- In questo periodo l’offerta dell’Italia è risultata contestuale munitari. La presenza di ciliegie provenienti da questa area a quella di Spagna (varietà Burlat, Prime Giant e Summit) e è da tempo una realtà consolidata. In particolare, i princi- Grecia. Le quotazioni sono oscillate dai 3,7 €/kg del prodotpali competitor sono Spagna e Turchia che possono avvan- to greco ai 4,8 €/kg di quello iberico. Il prodotto di questi taggiarsi di un costo della manodopera concorrenziale. Nel tre Paesi ha anticipato di qualche settimana l’arrivo delle 2013 la maggior parte delle importazioni di ciliegie è stata ciliegie provenienti dalla Turchia, principale Paese extraproprio di origine iberica (oltre 3.200 t) e turca (poco meno Ue fornitore della Germania. Al suo apparire sul mercato di 2.000 t). Nel 2013, complessivamente, questi due Paesi le quotazioni del prodotto turco si sono attestate intorno hanno pesato sulle importazioni totali a volume dell’Italia a 5,5 €/kg. L’offerta di Grecia, Italia e Spagna (ai quali si è per il 66,5%. L’unica singolarità di un anno sostanzialmente aggiunta anche la Francia a partire da giugno) si è protratta positivo per l’export di ciliegie è il peggioramento del saldo per tutto giugno e fino alla fine di luglio, quando gli arrivi commerciale del nostro Paese verso la Francia che ha reso di prodotto da questi Paesi sono cessati, lasciando il campo l’Italia, seppur per poche decine di t, importatore netto dal al solo prodotto turco ed alla produzione locale, comunPaese transalpino. que disponibile con continuità sul mercato sin dai primi di Come per altri prodotti del paniere ortofrutticolo, al fine di giugno. consolidare le posizioni detenute sui mercati esteri è ne- La campagna commerciale si è poi conclusa con quotazioni cessario per gli operatori gestire al meglio il frutto in post- della produzione nazionale di poco inferiori ai 3 €/kg, un raccolta – confezionamento, imballaggio, ecc..– in modo valore in linea con quello della Spagna, ma inferiore a quelda garantire una valorizzazione commerciale ottimale. In la della Francia e della Grecia, entrambe a quota 3,8 €/kg. particolare, per la ciliegia è importante avere un packaging La disponibilità della ciliegia su un arco di tempo ristretto, (sovra-imballo, imballo e confezione) in grado, da un lato, associata alla forte concorrenza degli altri Paesi ed all’abdi valorizzare al meglio tutti gli attributi di carattere visivo e bondanza di prodotto (al culmine della campagna erano sensoriale di questo frutto (calibro/pezzatura, colore lucen- 6-8 i Paesi che si sono contesi il mercato, inclusa l’offerta tezza, assenza di difetti superficiali visibili, ecc..) e, dall’al- locale) obbliga il prodotto italiano a cercare di sfruttare al tro, di evidenziare la sua provenienza dall’Italia, elemento meglio le opportunità che derivano dal fatto di disporre di che resta a tutti gli effetti un valore aggiunto. un elevato standard di qualità. In questa logica conviene La struttura delle esportazioni italiane di ciliegie è asimme- affidarsi alla chiara riconoscibilità dell’origine italiana del trica, cioè squilibrata verso alcuni Paesi, il più importan- prodotto garantito dalla marca industriale o dalle Denomite dei quali è la Germania. Nel 2013 si sono diretti verso nazioni di Origine (Igp). Tecnica SPECIALE CILIEGIO La coltivazione in Trentino-Alto Adige per un’offerta tardiva di qualità TOMMASO PANTEZZI (1) - SERGIO FRANCHINI (1) - MASSIMO ZAGO (2) (1) (2) Fondazione Edmund Mach – San Michele all’Adige (Tn) Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg (Bz) Presente per decenni in coltivazione promiscua e marginale, oggi la cerasicoltura di montagna è una felice realtà produttiva in alcune vallate dove il melo trova limitazioni edafiche e varietali. Si punta alla forte specializzazione degli impianti e ad un limitato numero di cultivar per garantire omogeneità e costanza qualitativa alla fase commerciale. L a coltivazione del ciliegio nelle aree frutticole montane del Trentino Alto-Adige è sempre stata presente. Tradizionalmente questa specie veniva coltivata a margine dei campi come coltura secondaria, con portinnesti di elevato vigore e spesso con varietà locali commercialmente poco interessanti. Conseguentemente, le produzioni erano molto variabili, con qualità spesso compromessa da precipitazioni in prossimità della raccolta. Con questo sistema di coltivazione la redditività della coltura stava diventando non più sostenibile per i produttori anche a causa degli incostanti conferimenti alle strutture commerciali. Verso la metà degli anni ’90 è stato avviato un progetto fra la Cooperativa Sant’Orsola, i tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e l’Assessorato Agricoltura per rilanciare una nuova cerasicoltura in alcune vallate del Trentino. Per questo si cercò di individuare una tipologia di ceraseto che potesse essere gestita come un moderno impianto frutticolo, con produzioni 8 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 1 - Impianto di Kordia in Val Venosta. costanti e con varietà commercialmente interessanti che potessero garantire maggiore redditività ai produttori. Cerasicoltura di montagna Nella scelta varietale i fattori tenuti in considerazione sono stati quelli di puntare su poche varietà per rendere la più omogenea possibile la qualità offerta, con epoca di raccolta tardiva e conseguentemente presenza sul mercato nei momenti di minore concorrenza commerciale. Questo è reso possibile anche dalla particolarità derivata dalle diverse fasce altitudinali presenti in Trentino-Alto Adige in cui è possibile coltivare il ciliegio. Esistono, infatti, impianti che dalle zone di fondovalle (sui 250 m s.l.m.) si espandono verso l’alto interessando in maggior misura le fasce di altitudine fra i 500 e i 900 m s.l.m., ma con qualche impianto che è stato realizzato anche ad altitudini di 1000 m ed oltre. Questo processo ha portato a espandere la coltura sia nelle aree tradizionalmente coltivate a ciliegio come la Valsugana, sia in altre nuove come la Val di Non e il Bleggio, che oggi rappresentano circa il 40% dei circa 180 ha di superficie coltivata in Trentino. Per quanto riguarda l’Alto Adige, verso la fine degli anni ’90 la superficie coltivata a ciliegio non superava i 5 ha. Tra il 2000 e il 2005 sono stati realizzati i primi impianti moderni con predisposizione per la copertura antipioggia. La superficie nel 2005 ha raggiunto circa 20 ettari. Tra il 2006 e il 2013 la crescita è stata molto più decisa e ad oggi si contano circa 85 ettari di ciliegio specializzato. La tendenza è in continuo aumento, soprattutto nelle zone dell’alta Val Venosta (Fig. 1). I primi ceraseti moderni in Alto Adige sono stati realizzati nelle aree montane della Bassa Atesina e in seguito nuovi Distribuzione delle precipiatazioni in Alto Adige in mm media 1965 - 20012 - Laimburg 120 98 100 93,4 90,1 88,7 83,6 81,1 75,5 80 mm impianti sono stati costituiti un po’ in tutta la regione, fino a quote di 800900 m s.l.m.: Val Pusteria, Val Sarentino, Burgraviato, ma soprattutto Val Venosta. Qui il primo impianto sperimentale è stato realizzato in collaborazione con il Centro Sperimentale di Laimburg in Val Martello ad una quota di 1.300 m, ma in seguito la superficie a ciliegio è cresciuta e produce oggi la maggiore quantità di ciliegie della provincia di Bolzano. Circa l’80% delle coltivazioni di ciliegie è collocata ad un altitudine che va dai 700 ai 1.000 m. I restanti ceraseti si trovano dai 1.000 ai 1.500 m s.l.m. 57,4 60 45,6 40 36,5 37,2 30,6 20 0 Jan Feb Mar Apr Mai Jun Jul Aug Sep Okt Nov Dez Fig. 3 - Numero medio di giorni di pioggia in Alto Adige. Varietà e sistemi di impianto mm di pioggia media 2001-2013 rilevati a Pergine Valsugana 200 150 100 50 e m ce di br m ve br e e br to no ot m tte se ag os br e to io gl lu no ug gi ag gi o e m ril ap zo ar m ra bb fe nn ai io o 0 ge Le cultivar che si sono maggiormente affermate in questi ambienti montani, principalmente scelte per caratteristiche di qualità commerciale, sono state Kordia e Regina, che accanto ai relativi impollinatori rappresentano ormai la maggior parte della produzione, con percentuali variabili fra 60 e 80% in Trentino e fino al 90% in Alto Adige. La restante quota è ancora rappresentata da varietà sia locali (es. Durone di Costasavina) che tradizionali (es. Van, Mora di Cazzano, Ferrovia, canadesi autofertili, ecc.). La tipologia di ceraseto che si è affermata maggiormente è quella di un impianto a vigoria contenuta grazie all’adozione di portinnesti nanizzanti, con densità variabile fra 1000 e 2000 Fig. 4 - Precipitazioni medie mensili del periodo 2001-13 a Pergine Valsugana (Tn). piante ad ettaro e distanze di m 3,5-4 fra le file e 1,5-2,5 sulla fila (Fig. 2). I portinnesti più frequentemente adottati sono quelli semi-nanizzanti come Gisela 5 e, in minor misura, Gisela 6. Fig. 2 - Panoramica di impianti di ciliegio in alta Val di Non. Sono inoltre presenti impianti messi a dimora su altri portinnesti più vigorosi come Colt, MaxMa 14, che salvo rare eccezioni non hanno risposto abbastanza bene alle attese produttive. La forma di allevamento più frequentemente utilizzata è quella a fusetto, che viene realizzata partendo prevalentemente da astoni di un anno, con o senza rami anticipati, ribattuti a 80-90 cm da terra, cercando di creare un palco basale di 3-4 branche al primo anno. Questo si ottiene con successivi interventi al verde eliminando i concorrenti della cima per favorire il rivestimento basale, accompagnati da eventuali legature di rami di vigoria eccessiva. Al 2° anno, ottenuta la struttura di base adeguata, si spunta leggermente il prolungamento dell’astone, ripetendo nuovamente gli interventi, al verde, in estate e ottenendo un secondo palco di vigoria inferiore a quello basale. Dal 3° anno in poi gli interventi si limitano a mantenere un equilibrio omogeneo della pianta, non spuntando più la cima, e mantenendo leggera la parte apicale della pianta con l’eliminazione di parte dei germogli concorrenti. Nelle zone produttive di montaFRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 9 Fig. 5 - Gelate primaverili possono danneggiare gli organi fiorali del ciliegio; nella foto la gelata di aprile 2012 in Val di Non. gna il clima estivo è contraddistinto da frequenti precipitazioni (Figg. 3-4), spesso con bagnature prolungate, che in certe annate possono compromettere il raccolto a causa delle spaccature dei frutti. Questo ha indotto i produttori a realizzare i nuovi impianti con coperture antipioggia che permettono di ridurre notevolmente l’incidenza del “cracking”, oltre ad offrire altri indiscutibili vantaggi come la maggiore persistenza dei trattamenti, la riduzione dei marciumi ed una migliore qualità e pezzatura dei frutti. Infine, la raccolta può essere eseguita al giusto grado di maturazione e può continuare anche in caso di maltempo. Rese interessanti La produzione (Tab. 1) oscilla molto di anno in anno in quanto strettamente legata all’andamento climatico: gelate tardive, condizioni avverse durante la fioritura (Fig. 5) possono determinare un’elevata cascola dei frutti. Negli impianti più recenti in piena produzione in certe annate si possono produrre fino a 200-250 q ad ettaro, ma la media della maggior parte dei casi si attesta intorno ai 100-130 q/ha per anno. In particolare, Kordia si è dimostrata una varietà molto sensibile alle gelate precoci che si verificano anche ai primi stadi fenologici. Regina presenta qualche problema di stabilità delle produzioni e in talune annate si manifestano cascole precoci dei frutticini, anche in presenza di piante impollinanti. L’epoca di raccolta varia in funzione della varietà e dell’altitudine, nonché dell’esposizione del ceraseto. La raccolta in Alto Adige inizia nella 10 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 6 - Particolare del danno da Drosophila suzukii sul frutto. TAB. 1 - PRODUZIONI MEDIE DI CILIEGIO NEGLI ULTIMI ANNI IN TRENTINO E IN ALTO ADIGE Produzioni annuali Anno Alto Adige * Trentino t ha t ha 2010 400 50 1.643 173 2011 500 65 1.394 176 2012 250 75 1.026 178 2013 700 80 1.303 180 * produzione stimata penultima settimana di giugno con Kordia e finisce con Regina verso la terza settimana di agosto. In Trentino la raccolta di Kordia inizia alla metà di giugno negli impianti di fondovalle e termina ai primi di agosto con quelli ad altitudini di circa 1000 m s.l.m. Per Regina la raccolta è posticipata di circa una settimana. In Trentino-Alto Adige le principali avversità fungine che più frequentemente risultano dannose sono: Monilia laxa e fructigena, Coryneum, Cylindrosporium. Questi funghi vengono adeguatamente controllati da un’attenta difesa chimica durante la stagione vegetativa, quando, in determinati stadi fenologici, le condizioni metereologiche possono essere favorevoli al loro sviluppo. Sono importanti inoltre altre strategie di contenimento come, ad esempio, interventi di potatura finalizzati all’eliminazione del patogeno, all’areazione della chioma, la predisposizione delle coperture antipioggia ed una corretta gestione agronomica dell’impianto. Fra i fitofagi del ciliegio, i più importanti che si riscontrano negli ambienti di montagna sono la tignola delle gemme, gli afidi, i tortricidi ricamatori e la mosca delle ciliegie. Sicuramente l’insetto che da qualche anno a questa parte preoccupa di più i cerasicoltori è la Drosophila suzukii, piccolo moscerino appartenente alla famiglia delle Drosophilidae (es. D. melanogaster o moscerino della frutta). La pericolosità di questo insetto è dovuta principalmente al momento in cui danneggia il frutto, in prossimità della maturazione, e all’entità del danno che può raggiungere, che nei casi più gravi può compromettere l’intera produzione (Fig. 6). In prospettiva La coltura del ciliegio in ambienti montani suscita ancora un certo interesse, considerato che al momento le produzioni tardive e di elevata qualità riscuotono buone remunerazioni. In particolare, nelle zone intorno ai 700 m di altitudine e fino a circa 1000 m, dove il melo tende a raggiungere i propri limiti in altezza e le alternative varietali a Golden Delicious sono difficili da individuare, questa coltura potrebbe trovare un ambiente favorevole. Esistono, tuttavia, delle criticità ad un’ulteriore espansione dei nuovi impianti, dovute principalmente al notevole investimento che un impianto di ciliegio comporta, in quanto è imprescindibile la copertura antipioggia. Altre criticità che possono frenare l’espansione della coltura sono la produttività degli impianti, che spesso non supera i 100 quintali ad ettaro, e la presenza di Drosofila suzukii che in certe annate può Q rendere problematica la difesa. Tecnica SPECIALE CILIEGIO Influenza di nuovi sistemi di copertura su maturazione e riduzione del “cracking” MICHELANGELO(2)GRANDI(1) - STEFANO(2)LUGLI(1) - LUCIA PICCININI(1) - RICCARDO CORREALE(1) GUGLIELMO COSTA(1) CHIARA ETIOPI - WALTER MONARI (1) (2) Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di Vignola (Mo) Positive le indicazioni preliminari fornite da alcune nuove tipologie di teli protettivi per evitare o ridurre i problemi della spaccatura dei frutti in caso di forti precipitazioni. Si allargano le possibili soluzioni per la copertura dei ceraseti con opzioni in grado di influenzare anche l’epoca di maturazione e alcune componenti qualitative delle ciliegie. Resta imprescindibile la sensibilità varietale. C onsiderando la remuneratività del prodotto ciliegia, l’impiego delle coperture plastiche per ridurre le perdite di prodotto dovute alle spaccature da pioggia sta assumendo, negli ultimi tempi, sempre maggior interesse (Schmidt, 2005; Sekse, 2008). Attualmente il sistema di protezione maggiormente diffuso è di tipo “a capannina”, mentre il telo di copertura più impiegato è un tessuto retinato generalmente realizzato in polietilene ad alta densità con laminazione/plastificazione in polietilene a bassa densità. Negli ultimi anni sono stati realizzati nuovi teli protettivi differenti per gamma di materia prima utilizzata, alcuni dei quali sono stati testati al fine di valutare la loro influenza sulla riduzione del “cracking”, sull’epoca di maturazione e sulla qualità dei frutti di alcune varietà di ciliegio. Alcuni test nel Vignolese La sperimentazione è stata condotta a Vignola (Mo) nel 2012 su quattro 12 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 TAB. 1 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI TELI IMPIEGATI NELLA PROVA Telo Caratteristiche Varietà Anisolar Plus Tela laminata HDPE-LDPE Peso: 170 g/mq; rinforzo laterale 350 gr/mq; rinforzo centrale 240 gr/mq Tutte Anigold 200 anticipante Film LDPE super additivato. Colorazione bianca. Spessore nominale 200 μm; rinforzo laterale 710 μm; rinforzo centrale 470 μm Giorgia Anisummer 200 Film LDPE super additivato. Colorazione gialla. Spessore nominale 200 μm; rinforzo laterale 650 μm; rinforzo centrale 550 μm Regina Politex 150 Tessuto di rafia HDPE con plastificazione HDPE da un lato. Cimose laterali rinforzate e forate Samba Solution Sistema semi-automatizzato. Tessuto in HDPE con laminazione in LDPE. Dotato di una speciale spalmatura anti raggi solari che riduce la trasmissione dei raggi UVA e UVB B. Moreau varietà diffuse nell’areale: Bigarreaux Moreau, Giorgia, Samba e Regina. Oltre ad un telo di tipo retinato (Anisolar Plus), che nella prova in oggetto è stato impiegato come materiale di riferimento, sono state sperimentate 4 nuove soluzioni: le principali caratteristiche di questi teli e le diverse combinazioni in prova sono riportate in tabella 1. In ciascuna cultivar sono state inoltre lasciate scoperte alcune piante rappresentanti la tesi di “controllo”. In corrispondenza di ogni tipologia di copertura e di una tesi di “controllo” sono stati posti dei termoigrografi per misurare i valori di temperatura ed umidità. Alla raccolta di ciascuna tesi si è proceduto alla valutazione dell’entità e della tipologia delle spaccature delle drupe attraverso il campionamento casuale di un numero elevato di frutti sia nella fascia produttiva più alta (oltre i 3 metri da terra), sia in quella più bassa (sotto i 3 m. da terra). Con il medesimo criterio sono stati prelevati campioni rappresentativi di frutti sui quali sono state eseguite analisi qualitative avvalendosi anche di uno strumento non distruttivo, il “Cherry-Meter”, nuova tecnologia a base NIR; ciascun campione è stato così suddiviso in classi di maturazione omogenee le quali sono state sottoposte, per singolo frutto, alle seguenti analisi: peso (g); colore dell’epidermide (con colorimetro portatile Minolta Chromameter II); elasticità dell’epidermide mediante Durofel-Setop (puntale 25); consistenza della polpa (penetrometro FTA Güss, puntale Ø 6 mm); contenuto in solidi solubili (rifrattometro digitale Atago); l’acidità è stata invece misurata su tre repliche dell’intero campione parcellare mediante Titolatore Crison Compact Tritator 1. Precipitazioni e variazioni del microclima Le piogge si sono concentrate soprattutto nel mese di maggio per un totale di 110 mm, oltre 70 dei quali caduti in coincidenza con l’inizio della raccolta di B. Moreau. Nel mese di giugno, invece, le precipitazioni sono sta- te di molto inferiori, per un totale di poco più di 10 mm cumulati, concentrate specialmente tra la fine della raccolta di Giorgia e l’inizio di Samba. Osservando l’andamento termo-igrometrico medio al di sotto dei teli e nel “controllo” nell’arco della giornata (Fig. 1), si può notare come la temperatura abbia assunto andamenti diversi a seconda del tipo di materiale considerato: a metà mattina (ore 10-11), infatti, Anisolar Plus, Politex 150 e Anisummer hanno fatto registrare temperature di circa 2 °C superiori al controllo, mentre Anigold 200 anticipante ha continuato a mantenere una temperatura inferiore fino alle ore 12 (con punte anche di quasi -7 °C rispetto al controllo) per poi assumere un andamento simile al controllo. Durante le ore pomeridiane e serali l’andamento della temperatura è stato molto simile al di sotto di tutti i teli con picchi massimi di +2 °C di differenza rispetto al controllo osservati in Anisummer. L’unico telo a differenziarsi è stato Solution che, nell’intervallo compreso dalle 16 alle 20, ha fatto registrare temperature superiori al controllo con un picco massimo alle 17 (+5,7 °C). L’umidità relativa è risultata maggiore sotto le coperture specialmente tra le ore 7 e le 19: in questo intervallo le uniche eccezioni sono state rilevate in Anisolar Plus, Politex 150 e Anisummer, con valori paragonabili a quelli del controllo solo nelle ore 10-11 (valori intorno al 47%), ed in Solution che ha mantenuto un’umidità relativa inferiore di circa il 5% rispetto all’esterno dalle 18 alle 20. L’umidità si è invece sempre mantenuta superiore al controllo al di sotto di Anigold 200 anticipante, con le differenze più marcate (+20%) registrate tra le ore 8 e 10. Entità e tipologia di spaccature La copertura del ceraseto con materiali plastici, pur non impedendone la comparsa, ha ridotto notevolmente il danno da spacco che, mediamente, è passato dal 44% nelle tesi scoperte a solo il 13% nelle piante al di sotto dei teli (Tab. 2). Il decorso climatico sfavorevole di fine maggio-inizio giugno ha causato danni notevoli sia nel controllo di B. Moreau, varietà molto suscettibile allo spacco (60% della produzione danneggiata), sia in quello di Giorgia (23%), nonostante la sua tolleranza al “cracking”. Nelle tesi coperte di en- Fig. 1 - Temperature e umidità relativa medie giornaliere al di sotto dei teli e nel controllo. trambe le varietà, invece, le spaccature da pioggia sono risultate praticamente assenti (3% in B. Moreau e nulle in Giorgia). Le precipitazioni hanno avuto un effetto negativo anche su Samba, varietà che ha fatto registrare la maggior incidenza di danno da spacco sia nel controllo (88%), che al di sotto dei teli (46%), per via di una ferita di tipo apicale che, seppur di piccole dimensioni e ben cicatrizzata, non consente al prodotto di essere commercializzato come “integro”. La successiva notevole riduzione di piogge, unitamente al suo carattere di tolleranza al “cracking”, ha permesso alla cultivar tardiva Regina di presentare danni da spacco quasi insignificanti sia all’esterno che al di sotto dei teli (3%). L’andamento della distribuzione dello spacco è risultato, mediamente, simile nelle due diverse fasce produttive: nelle tesi coperte si sono registrati danni da spacco pari al 14% nella parte alta e al 12% in quella bassa, mentre in quelle scoperte rispettivamente il 45% e il 42%. In Samba, in cui sono state rilevate percentuali di “cracking” elevate al di sotto dei teli, il danno sembra essere però concentrato nella fascia produttiva più alta; infatti, l’elevata umidità e l’aumento della temperatura al di sotto del colmo della copertura possono favorire le spaccature, specialmente in varietà suscettibili come quella citata. Escludendo le cv Samba, in cui la tipologia di spacco (quasi unicamente di tipo apicale) è risultata identica tanto all’interno quanto all’esterno della copertura, e la cv Giorgia, che non ha fatto registrare danni da spacco al di sotto dei teli, nelle altre due varietà il tipo di spaccatura che si è venuto a creare nelle ciliegie al “coperto” è risultato diverso da quello che si è verificato nei frutti delle piante coperte. Infatti, in B. Moreau si è notato, nelle tesi coperte, una notevole riduzione dello spacco di tipo basale, dal momento che la presenza dei teli impedisce all’acqua piovana di depositarsi nella cavità peduncolare, con conseguente incremento della percentuale di danno all’apice della drupa. Regina, invece, ha mostrato differenti tipologie di spacco a seconda della fascia produttiva considerata: sia nella tesi scoperta che in quelle coperte, infatti, lo spacco apicale era caratteristico della parte alta, mentre in quella bassa si sono notate solo fenditure laterali. Stadio di maturazione e caratteristiche qualitative dei frutti La distribuzione dei frutti in classi di maturazione per la cultivar B. Moreau ha evidenziato come il telo Solution sia in grado di anticipare la maturazione delle ciliegie, sia sulla parte alta, sia su quella bassa della pianta (Fig. 2). Questa tendenza è confermata anche dai risultati ottenuti con le analisi qualitative (Tab. 3): l’elasticità della buccia, infatti, è risultata inferiore (valori di 38 e 37 dell’indice Durofel), su tutta la pianta, rispetto a quanto fatto registrare con il telo di riferimento (43 e 44) e con il controllo (41 e 42), mente il titolo zuccherino è significativamente aumentato nella combinazione con il telo Solution (14,5 °Brix nella parte alFRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 13 TAB. 2 - ENTITÀ E TIPOLOGIA DI “CRACKING” DEI FRUTTI NELLE DIVERSE TESI Apicale Basale Laterale Parte alta 0 0 0 0 Parte bassa 4 25 50 25 Parte alta 2 100 0 0 Parte bassa 5 50 40 10 Parte alta 59 5 90 5 Parte bassa 61 15 80 5 Coperto 3 60 30 10 Scoperto 60 10 85 5 Parte alta 0 0 0 0 Parte bassa 0 0 0 0 Parte alta 0 0 0 0 Solution Anisolar Plus Big. Moreau Scoperto Anigold antic Anisolar Plus Giorgia Scoperto Parte bassa 0 0 0 0 Parte alta 28 10 55 35 Parte bassa 18 25 35 40 Coperto 0 0 0 0 Scoperto 23 18 45 37 Parte alta 50 100 0 0 Parte bassa 37 100 0 0 Parte alta 54 100 0 0 Parte bassa 42 100 0 0 Parte alta 89 95 5 0 Parte bassa 87 95 5 0 46 100 0 0 Politex 150 Anisolar Plus Samba Scoperto Coperto Scoperto Longlife Anisolar Plus Regina Scoperto 88 95 5 0 Parte alta 6 80 0 20 Parte bassa 3 0 0 100 Parte alta 1 100 0 0 Parte bassa 1 0 0 100 Parte alta 4 80 0 20 Parte bassa 3 0 0 100 3 45 0 55 Coperto Scoperto Coperto Media totale Scoperto 3 40 0 60 Parte alta 14 96 0 4 Parte bassa 12 45 15 40 Parte alta 45 48 37 15 Parte bassa 42 34 30 36 Coperto 13 68 10 22 Scoperto 44 41 34 25 ta e 13,6 °Brix in quella bassa); anche l’intensità di colore, indicata dal parametro Chroma, è risultata mediamente più scura (16,7 e 18,8) per i frutti coperti con il telo Solution. Per la cultivar Giorgia entrambi i teli Anigold 200 anticipante e Anisolar hanno modificato lo stadio di maturazione dei frutti rispetto al control- 14 Tipologia di spacco (%) Spacco (%) FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 lo. Nello specifico, Anigold 200 anticipante ha fatto registrare un maggior numero di frutti nelle classi con IAD più elevato, quindi più maturi, seguita dalla tesi Anisolar (Fig. 3). Il risultato ottenuto è in accordo con i parametri qualitativi ottenuti attraverso le analisi fisico-chimiche (Tab. 3): Anigold 200 anticipante ha determinato, infatti, un maggior accumulo di zuccheri (18,6 °Brix nella parte alta e 18,4 °Brix in quella bassa) e una colorazione della buccia più scura (indice Chroma 18,0 e 17,6 rispettivamente) rispetto alle altre due tesi, senza però influenzare negativamente la consistenza della polpa che si è mantenuta su livelli uguali a quelli del controllo (valori compresi tra 0,54 e 0,56 Kg in entrambe le combinazioni). In Samba, i teli Politex 150 e Anisolar Plus hanno anticipato l’epoca di maturazione rispetto al controllo scoperto, come evidenziato dai valori più alti, in tutta la pianta, dell’indice I AD (Fig. 4), dalla minor consistenza della polpa (< a 0,50 Kg nelle tesi coperte) e dalla colorazione più scura dei frutti, specialmente in combinazione con Politex 150 che si è distinto significativamente, in entrambe le porzioni di pianta, dal controllo (valori di Chroma rispettivamente pari a 14,7 e 17,0 in alto e 13,6 e 16,7 in basso). In questa cultivar, però, i teli hanno avuto un effetto negativo sul contenuto zuccherino (> 16,8 °Brix nel controllo), la cui riduzione è risultata più marcata con il telo Anisolar Plus (< 14,8 °Brix) rispetto a Politex 150 (> 15,4 °Brix) (Tab. 3). In Regina, il telo Anisummer 200 ha indotto un leggero ritardo della maturazione, rispetto al telo di riferimento e al controllo solo nella parte alta della pianta (Fig. 5) in accordo con quanto ottenuto dalle analisi qualitative (Tab. 3): l’elasticità della buccia (valore 61 dell’indice Durofel) e la consistenza della polpa (0,59 Kg) sono risultate infatti le più alte, mentre il colore della buccia alla raccolta era più chiaro (Chroma pari a 19,2), al pari del controllo, rispetto a quanto fatto registrare da Anisolar Plus (Chroma pari a 15,3). Notevole è stato l’effetto di Anisummer 200 sul titolo zuccherino, attestatosi a 18,9 °Brix rispetto ai 16,0 del controllo. Nella parte bassa della pianta l’effetto del telo Anisummer 200 non ha invece portato a sostanziali differenze rispetto ad Anisolar Plus ed al controllo, ad eccezione del contenuto in zuccheri piuttosto elevato (19,2 °Brix). Conclusioni La sperimentazione ha dimostrato come l’impiego delle coperture “anticracking” abbia ridotto la percentuale di ciliegie danneggiate, senza differenze tra i diversi sistemi adottati, garantendo quindi produzioni commercializzabili anche in annate caratterizza- B. MOREAU 70 70 60 60 50 50 % Frutti % Frutti Parte Alta 40 30 Parte Bassa 40 30 20 20 10 10 0 0 0-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 1.2-1.6 1.6-2.0 > 2.0 0-0.4 0.4-0.8 Solution 1.2-1.6 1.6-2.0 > 2.0 Indice DA Indice DA Anisolar 0.8-1.2 Scoperto Fig. 2 - Distribuzione dei frutti di B. Moreau in classi di maturazione (IDA) al momento della raccolta. Ad un maggiore valore di IDA corrisponde un più avanzato stadio di maturazione. TAB. 3 - CARATTERISTICHE DEI FRUTTI ALLA RACCOLTA NELLE DIVERSE TESI Tipologia copertura Durofel 25 Durezza (Kg/cm) °Brix Acidita (g/l) Chroma 10,3 b 38 c 0,32 a 14,5 a 4,7 b 16,7 b 11,1 a 43 a 0,32 a 14,0 a 5,2 a 14,0 c Controllo 9,4 c 41 b 0,30 a 13,2 b 5,0 a 20,9 a Solution 10,3 a 37 c 0,33 a 13,6 a 5,3 a 18,8 b 10,1 a 44 a 0,33 a 12,5 c 5,2 a 26,5 a Controllo 10,2 a 42 b 0,31 b 13,0 b 4,6 b 19,0 b Anigold Anticipante 9,0 b 64 a 0,54 ab 18,6 a 9,5 a 18,0 b 9,7 b 65 a 0,53 b 15,7 b 9,1 a 21,7 a 10,5 a 66 a 0,56 a 16,3 b 9,6 a 22,4 a Cv Fascia Solution Anisolar Plus Big. Moreau Anisolar Plus Anisolar Plus Giorgia Alta Anigold Anticipante 9,3 b 65 ab 0,55 a 18,4 a 8,8 a 17,6 b 10,3 a 63 b 0,50 b 15,7 b 8,3 a 18,9 b Controllo 10,7 a 67 a 0,56 a 16,1 b 8,5 a 21,1 a Politex 150 13,5 a 60 a 0,48 b 16,5 a 10,0 a 14,7 b 13,7 a 58 ab 0,46 b 14,8 b 10,2 a 15,1 b Controllo 13,4 a 56 b 0,51 a 17,1 a 8,6 b 17,0 a Politex 150 13,1 a 60 b 0,46 b 15,4 b 9,5 ab 13,6 b 12,4 a 59 b 0,42 c 13,7 c 7,8 b 15,4 a Controllo 12,6 a 63 a 0,55 a 16,8 a 10,2 a 16,7 a Anisummer 11,4 a 61 a 0,59 a 18,9 a 7,6 a 19,2 a 10,9 a 53 b 0,51 b 18,2 a 8,2 a 15,3 b Controllo 9,9 b 60 a 0,51 b 16,0 b 6,7 b 21,5 a Anisummer 11,1 a 54 b 0,55 a 19,2 a 7,9 a 16,1 b 10,7 a 56 ab 0,57 a 17,7 b 7,0 ab 17,3 ab 9,6 b 57 a 0,54 a 15,6 c 6,3 b 18,2 a Anisolar Plus Anisolar Plus Anisolar Plus Regina Bassa Controllo Anisolar Plus Samba Alta Peso (g) Anisolar Plus Bassa Alta Bassa Alta Bassa Controllo A lettere diverse, poste accanto ai numeri, corrispondono differenze statisticamente significative te da forte piovosità che, in impianti sprovvisti di tali sistemi, possono compromettere anche l’intera produzione del ceraseto. Inoltre, considerando la rimuneratività del prodotto ciliegia, l’utilizzo delle coperture per varietà particolarmente suscettibili (B. Moreau e Samba) rappresenta sicuramente un fattore importante per la difesa del FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 15 GIORGIA 70 70 60 60 50 50 40 40 % Frutti % Frutti Parte Alta 30 Parte Bassa 30 20 20 10 10 0 0 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 1.2-1.6 1.6-2.0 2.0-2.4 2.4-2.8 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 Indice DA Anigold Anticipante Anisolar 1.2-1.6 1.6-2.0 2.0-2.4 2.4-2.8 Indice DA Scoperto Fig. 3 - Distribuzione dei frutti di Giorgia in classi di maturazione (IDA) al momento della raccolta. Ad un maggiore valore di IDA corrisponde un più avanzato stadio di maturazione. SAMBA 60 60 Parte Bassa 50 50 40 40 % Frutti % Frutti Parte Alta 30 30 20 20 10 10 0 0 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 1.2-1.6 1.6-2.0 2.0-2.4 2.4-2.8 2.8-3.2 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 Politex 150 1.6-2.0 2.0-2.4 2.4-2.8 2.8-3.2 Indice DA Indice DA Anisolar 1.2-1.6 Scoperto Fig. 4 - Distribuzione dei frutti di Samba in classi di maturazione (IDA) al momento della raccolta. Ad un maggiore valore di IDA corrisponde un più avanzato stadio di maturazione. REGINA 70 70 Parte Bassa 60 60 50 50 40 40 % Frutti % Frutti Parte Alta 30 30 20 20 10 10 0 0 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 1.2-1.6 1.6-2.0 Indice DA Anisolar Anisummer 2.0-2.4 2.4-2.8 2.8-3.2 0.2-0.4 0.4-0.8 0.8-1.2 1.2-1.6 1.6-2.0 2.0-2.4 2.4-2.8 2.8-3.2 Indice DA Scoperto Fig. 5 - Distribuzione dei frutti di Regina in classi di maturazione (IDA) al momento della raccolta. Ad un maggiore valore di IDA corrisponde un più avanzato stadio di maturazione. 16 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 6 - Copertura con telo retinato Anisolar Plus. reddito del frutticoltore. L’indagine ha inoltre evidenziato che le coperture non sembrano influenzare la distribuzione dello spacco all’interno della pianta, se non come conseguenza di una forte suscettibilità varietale unita a particolari condizioni di elevate temperature e umidità al di sotto del colmo della copertura (cv Samba). Difficile invece stabilire una eventuale influenza generale dei teli sulla tipologia di spacco: le diverse distribuzioni percentuali delle 3 cultivar che hanno mostrato ferite sotto coperture mostrano come l’esito sia più strettamente legato al genotipo varietale. I teli impiegati hanno influenzato in modo diverso il microclima al di sotto di essi: mentre l’effetto di Politex 150 e Anisummer 200 è risultato molto simile a quello del telo di riferimento Anisolar Plus, discostandosi di poco anche dal controllo, quello di Solution e Anigold 200 anticipante si è invece distinto: il primo aumentando la temperatura e riducendo l’umidità nelle ore centrali del pomeriggio, il secondo contenendo il livello termico ed innalzando l’umidità nella fascia finale della mattina. Nonostante questi andamenti un po’ diversi fra loro, i teli Anigold 200 anticipante, Politex 150 e Solution hanno avuto un chiaro effetto di anticipo sulla maturazione delle cultivar, in alcuni casi anche rispetto al telo di riferimento; a tal proposito, può risultare interessante un’eventuale combinazione di tali soluzioni con varietà a maturazione precoce per iniziare ancor prima la raccolta di queste cultivar. Anisummer 200, invece, ha indotto un leggero effetto ritardante, risultando quindi eventualmente interessante in combinazione con varietà a maturazione tardiva. Escludendo il peso medio del frutto, legato soprattutto alla carica di ogni singola pianta ed al genotipo varietale, i restanti parametri qualitativi sono stati influenzati positivamente, nella mag- Fig. 7 - Copertura con telo Anigold 200 anticipante. Fig. 8 - Copertura con telo Politex 150. Fig. 9 - Copertura con sistema Solution. Fig. 10 - Copertura con telo Anisummer 200. gior parte dei casi, dalle coperture in prova: l’effetto anticipante di Solution, Politex 150 e Anigold 200 anticipante, oltre a determinare una colorazione più scura della buccia, non ha però avuto conseguenze negative sull’elasticità dell’epidermide e la consistenza della polpa, mentre ha favorito un maggior accumulo del contenuto zuccherino rispetto al telo di riferimento ed al controllo, ad eccezione di Politex 150 che si è distinto solo nei confronti di Anisolar Plus. Quest’ultimo parametro è stato fortemente condizionato anche da Anisummer 200 che ne ha incrementato il titolo. Da questi risultati, anche se riferiti ad una sola annata di prova, emergono quindi le positive indicazioni fornite da nuovi teli Anigold 200 anticipante, Politex 150, Solution e Anisummer 200, allargando così le possibili alternative per le coperture dei ceraseti, considerando che ormai tali soluzioni stanno diventando sempre più di attualità, specialmente per varietà di pregio, ma particolarmente suscettibili al “cracking”. cking have grown in importance over the last few years. We tested the influence of new models of plastic film and net covers of varying specifications on cracking and changes in fruit quality parameters of selected sweet cherry cultivars widely grown in the Vignola area of Italy’s Modena Province. Anisolar Plus, Anisummer 200, Early Anigold 200, Politex 150 and Solution notably reduced damage rates. Given that they showed no significant differences between them, these models are capable of assuring good commercial yields even in seasons of heavy rainfall when unprotected orchards are at risk of losing their entire crop. These coverings also influenced the kind of cracking in several cultivars, reducing the incidence of basal splitting in favour of cheek cracking compared to unprotected crop. In addition, detection of quality parameters using destructive and such non-destructive techniques as the Cherry-Meter showed that the various covers induced differing results depending on cultivar and ripening date. For example, Early Anigold 200, Solution and Politex 150 seem to have affected the earliness of some cultivars while boosting greater soluble solids storage, whereas Anisummer 200 evinced a delay of ripening that may prove effective with late-season varieties. Anisolar plus, on the other hand, elicited contrasting earliness and late-ripening effects depending cultivar. SUMMARY Since sweet cherry is a valuable cash crop, protection systems to limit rain-induced fruit cra- BIBLIOGRAFIA Schmidt, H. 2005. On the cracking of sweet cherries. Acta Hort. 667:89-92. Seske, L. 2008. Fruit cracking in sweet cherries – Some recent advances. Acta Hort. 795:615624. RINGRAZIAMENTI Lavoro svolto nell’ambito del progetto di filiera n. 26 misura 124 - Ortomercato Vignola Gli autori ringraziano l’Az. Agr. Galli Marco di Vignola (MO) per aver ospitato la prova Q FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 17 Tecnica SPECIALE CILIEGIO Più elevate le rese e la qualità dei frutti con la potatura lunga DAVIDE NERI (1) - STEFANO LUGLI (2) - ROMANO AMIDEI (3) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali - Università Politecnica delle Marche Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna (3) Ufficio Tecnico Coop. Agrintesa, Sede di Castelfranco Emilia (Mo) (1) (2) In prove condotte nel vignolese sulle varietà Sweet Early, a media fertilità, ed Early Star, di elevata vigoria, la “potatura lunga” ha indebolito la crescita della branca rispetto al taglio di ritorno e, di conseguenza, ha fornito un vantaggio in termini di maggiore allegagione e più elevata produzione per albero. Tutto dipende dalla combinazione varietà, portinnesto, densità di impianto e forma di allevamento. Fig. 1 - Modello di crescita di Rauh per il ciliegio. I l ciliegio presenta una forte dominanza apicale e una forte acrotonia. La prima tende a favorire l’allungamento del germoglio in crescita senza ramificazione anticipata (sillettica). La seconda favorisce lo sviluppo dei germogli originatisi nella parte terminale del ramo dopo la fase di germogliamento acroblastico che tende a favorire le gemme apicali, subito dopo l’inverno. L’acrotonia porta alla crescita preferenziale del germoglio apicale e dei tre o quattro germogli sub terminali (verticillo apicale). La combinazione di questi due attributi fisiologici porta a uno svantaggio molto evidente delle gemme presenti nelle zone mediane e basali dei rami molto vigorosi (Fig. 1 e 2). La formazione delle gemme a fiore Sui rami molto vigorosi le gemme basali possono usufruire scarsamente delle riserve e al germogliamento sono in ritardo rispetto alle gemme che si 18 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 trovano in posizione distale. Lo svantaggio della zona basale viene ulteriormente peggiorato dalla rapida formazione di legno secondario che porta in alcuni casi alla espulsione delle gemme presenti, che faticano a germogliare e non possono neanche diventare latenti. Se negli anni seguenti le gemme basali originano dardi, questi non sempre producono una fruttificazione significativa e talvolta rimangono inerti. In sintesi nelle posizioni mediane e basali di rami o branche molto vigorose si ha una scarsa differenziazione a fiore e i dardi rimangono vegetativi o muoiono. Di conseguenza, per raggiungere una produzione elevata si deve attendere che la ramificazione terminale negli anni diminuisca di vigore e che i dardi formatisi nella zona apicale possano differenziare a fiore. Crescita correlativa chioma/radice Per affrontare il problema del ritardo di entrata in produzione conseguente a questo comportamento e per controlla- re le dimensioni finali dell’albero, nei moderni ceraseti si deve perseguire un approccio integrato. In primo luogo, è necessario modificare la crescita correlativa epi-ipogea, cioè aero-radicale, per ridurre l’allungamento medio dei germogli; questo concede più tempo e maggiori risorse nutrizionali nei rami misti e nei brindilli alle gemme laterali basali e mediane per poter differenziare a fiore, o per poter formare nei rami misti lunghi dopo il germogliamento dardi riproduttivi di buona qualità. Per modificare il rapporto aero radicale può essere necessario utilizzare un portinnesto debole e aumentare la densità di piantagione per indurre una limitata crescita radicale e avere una forte tendenza riproduttiva. Tuttavia, va ricordato che nei primi anni serve comunque un buon germogliamento primaverile per avere una ramificazione elevata e un certo numero di gemme che evolvono a dardo. Sono quindi necessarie applicazioni di azoto a fine inverno in dosi sufficienti per una buona crescita primaverile (30-50g a pianta negli impianti ad alta densità) cui seguiranno le applicazioni in fertirrigazione durante la primavera-estate. Il portinnesto di vigore limitato gioca in seguito un ruolo positivo nell’organizzare l’arresto della crescita. Infatti, mentre i portinnesti franchi tendono a mantenere elevati ritmi di crescita fino a che le condizioni di temperatura e umidità sono ottimali e possono esaltare la risposta vegetativa dovuta alla disponibilità di nutrienti o alla potatura, i portinnesti deboli con radici fascicolate e superficiali tendono ad arrestare rapidamente la crescita dei germogli. In questo modo le gemme laterali, se non sopravvengono condizioni di stress termico ed idrico che bloccano la fotosintesi, possono ricevere una maggiore quantità di nutrienti e di carboidrati e la loro differenziazione a fiore risulta favorita e così pure la crescita delle gemme vegetative. In ogni caso, nella primavera successiva le gemme mediane e basali possono divenire competitive e produrre ottimi dardi se vegetative, ovvero ciliegie (le prime 3-4 gemme basali del ramo) se differenziate a fiore. Questa positiva situazione si determina in un albero innestato su franco (o su altri portinnesti vigorosi) solo dopo molti anni di non potatura in quanto, fino a che le radici continuano a espandersi e i germogli a crescere lunghi e vegetativi, non si hanno condizioni di equilibrio nutrizionale ed energetico favorevoli per la differenziazione a fiore nella parte mediana e basale dei rami. Con i portinnesti deboli è evidente anche una tendenza a creare una sorta di anulatura permanente nel punto di innesto con una marcata differenza di calibro che condiziona lo sviluppo del nesto negli anni favorendo una riduzione del trasporto e un insenilimento programmato dell’albero. In pochi anni, l’albero presenta un aspetto simile a quello della parte terminale di una branca di un albero invecchiato di grandi dimensioni. È questa la fase del ciclo vitale in cui tradizionalmente il ciliegio ha meno bisogno di potatura perché i dardi fruttiferi sono altamente produttivi e longevi e garantiscono costanza di produzione. Vigoria e gradiente vegetativo Oltre al comportamento della radice un altro importante elemento caratterizzante la crescita del ciliegio è la forte vigoria dei rami eretti. Infatti, i germogli verticali tendono a crescere molto e ad esprimere il massimo effetto vegetativo e la massima acrotonia. Per contrastare questo comportamento, negli anni passati la tecnica ha ripetutamente proposto piantagioni con astoni inclinati per favorire la crescita basale e ove possibile un gradiente di vigore inverso a quello naturale, ovvero con le branche basali più grosse di quelle distali. La Fig. 2a - Distribuzione delle gemme a fiore e a legno su rami di un forma più diffusa anno e su branchette di 2 anni. di questo genere è tuttora la forma di allevamento in parete, a bandiera (“drapeau Marchand”), ma ci sono stati anche altri tentativi di contenimento del vigore attraverso curvature programmate, come nel “pantografo”, o in generale nelle siepi o palmette basse. Le branche laterali formate a partire da germo- Fig. 2b - Dardi fioriferi su parte terminale di branca vigorosa di 3 anni gli che vengono e dardi vegetativi nella parte mediana della stessa branca. inclinati ripetutamente presentano una buona ramifi- tare che acquisiscano un vigore tale da cazione basale e al tempo stesso una limitare la vitalità delle gemme laterali differenziazione elevata e una buona basali, può esercitare un forte controllo formazione di dardi fruttiferi fertili, e della crescita. Si procede con ripetuti sono capaci di portare a maturazione raccorciamenti nella parte centrale dei frutti di elevate dimensioni. germogli per avere una forte esplosione di germogli anticipati a partire da gemme solo parzialmente dormienti. Si Tecniche di potatura evita la semplice cimatura perché queCi sono due altre strade che posso- sta avrebbe un effetto di sostituzione no portare a un controllo della crescita rapida della cima con una nuova cima nei moderni ceraseti. La potatura lunga a partire dal meristema sub terminale. che rispetta gli allungamenti terminali In questo modo il numero di germogli soprattutto delle branche che presen- in crescita non cambia e non si ha un tano una inclinazione naturale con an- indebolimento significativo dell’albegolo aperto. In questo caso si lasciano ro. i rami terminali interi e si raccorciano Occorre sottolineare che tutte quei rami laterali al di sopra delle gemme ste tecniche hanno potere additivo basali differenziate a fiore in modo da ovvero possono sommare i rispettivi avere una sorta di colonna ben rivestita effetti anche ben oltre le reali capacidi dardi dalla cima alla base. tà vegetative del ciliegio. Infatti, alberi Anche la potatura verde, utilizzata su portinnesti estremamente deboli se per far ramificare ripetutamente i ger- non adeguatamente potati, concimati, mogli in forte crescita, in modo da evi- irrigati dopo alcune produzioni molto FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 19 elevate perdono la capacità di rinnovare i rami, e soprattutto le radici assorbenti, in un vortice di insenilimento senza controllo che porta ad un rapido deperimento dell’albero. Anche la potatura lunga (“taille longue”) se ripetuta nel tempo senza un adeguato controllo del carico dei frutti può portare a una perdita di pezzatura e a un indebolimento generalizzato della vegetazione fino all’insenilimento dell’intero ceraseto (Neri et al., 2009). Il ruolo del genotipo Va infine ricordato che varietà molto vigorose e tardive nell’entrare in produzione si avvantaggiano delle diverse tecniche di controllo vegetativo e possono raggiungere rapidamente un positivo equilibrio vegeto riproduttivo. Tuttavia, se alla fase di insenilimento indotta dal portinnesto debole e dalla potatura lunga subentra lo stadio di senescenza vera e propria, allora, la pianta non è più recuperabile neanche con interventi di potatura straordinaria. In questo caso gli interventi di potatura e concimazione devono essere preventivi per garantire un adeguato rinnovo delle radici e una buona spinta vegetativa. Se si aspetta troppo si corre il rischio di non riuscire più a recuperare la crescita. Il carattere durata dello stadio maturo è dipendente non solo dalla tecnica colturale, ma anche dal genotipo che influenza l’habitus di crescita e la precocità di entrata in produzione. Generalmente, varietà con portamento espanso anticipano l’entrata in produzione, mentre le varietà vigorose e assurgenti sono più lente e tendono a privilegiare le strutture vegetative (in particolare il tronco e le branche primarie) nei primi anni di crescita. e CAB 6P; Grandi et al., 2010a; Grandi et al., 2010b) ed anche nel ferrarese su ceraseti a HDP e VHDP con portinnesti deboli (Gisela 5 e 6; Lugli e Musacchi 2009, Gagliardi et al., 2013). L’approccio integrato seguito in questa prova con le due varietà ha previsto il seguente modello di impianto: portinnesto nanizzante /altissima densità di impianto/forma di allevamento a bandiera/potatura lunga. Nel febbraio 2008 presso l’azienda Zanoli Emilia di Marano (Mo) sono state messi a dimora 80 astoni di un anno di Sweet Early® Panaro 1* e di Early Star® Panaro 2*, su portinnesto Gisela 6, alle distanze di 3,2m tra le file e 1,0m sulla fila, corrispondenti ad una densità per ettaro di 3.125 piante. È stata adottata la forma di allevamento a “bandiera stretta” con un angolo di inclinazione degli alberi di circa 25 gradi rispetto alla verticale. Fin dall’impianto, l’asse centrale dell’astone non è mai stato raccorciato, così come nessun raccorciamento apicale è avvenuto sulle ramificazioni e le branchette secondarie presenti sulla branca principale. Gli unici interventi di potatura invernale hanno riguardato l’eliminazione dei rami laterali presenti nei tratti distali delle branchette di due anni e quelli eventualmente presenti nella parte mediana e terminale dei rami di un anno. In pratica, la tradizionale tecnica di potatura in fase di allevamento e produzione utilizzate negli impianti HDP e VHDP (Lugli e Musacchi, 2009) è stata sostituita da una potatura a tutta cima applicata fin dall’impianto sull’asse centrale e successivamente su ogni branchetta di 2 e 3 anni, conservando sempre il prolungamento di questi assi. In questo modo, evitando i tagli di ritorno, l’attività vegetativa è risultata limitata ai soli germogli apicali e si sono evitate pericolose competizioni tra germogli in fase di crescita, gemme in fase di differenziazione e frutticini nelle prime fasi di sviluppo, a tutto vantaggio della fase produttiva dell’albero. Sono state registrate annualmente le produzioni per pianta, poi rapportate ad ettaro, e le classi di pezzatura dei frutti, calibrate elettronicamente sull’intera produzione presso lo stabilimento Agrintesa di Castelfranco Emilia (Mo). Risultati Le piante di Sweet Early hanno iniziato a produrre già al II anno dall’impianto, con rese intorno alle 4,5t/ha e superiori alle 10t/ha l’anno successivo. Gli alberi di Early Star sono entrati in produzione al III anno con rese di poco superiori alle 5t/ha. Al quarto anno entrambe le varietà erano in piena produzione: 20t/ha per Sweet Early e 28t/ha per Early Star. I livelli produttivi nell’ultimo triennio (IV-VI anno) si sono mantenuti su una media annua di 17,2 t/ha per Sweet Early e 23,4 t/ha per Early Star (Fig. 3). Anche la qualità dei frutti è risultata molto buona. Il 58% dei frutti di Sweet Early ha registrato un calibro uguale o superiore a 28 mm, mentre per Early Star tale percentuale è stata superiore al 60% (Fig. 4). Alcune prove sperimentali Ciò premesso, partendo da queste basi fisiologiche, si è voluto impostare una prova utilizzando due varietà di ciliegio, Sweet Early® Panaro 1* e Early Star ® Panaro 2*, caratterizzate entrambe da elevato vigore e spiccata acrotonia delle piante, lenta capacità di differenziare precocemente gemme a fiore e performance produttive per lo più deludenti. Il ritardo si è manifestato sia nei sistemi tradizionali di impianto, sia nei nuovi modelli intensivi di coltivazione, come verificato in diverse esperienze sperimentali condotte nel vignolese su impianti a media densità con soggetti vigorosi (Colt, MaxMa 14 20 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 3 - Produzione per albero (kg/albero) e rese produttive per ettaro (t/ha) al VI anno (2013) dall’impianto delle due varietà Panaro 1 e Panaro 2 allevate a VHDP. Considerazioni Sulla base dei risultati ottenuti in questa e in altre esperienze condotte su ciliegio con diversi modelli di impianto e con differenti tecniche di potatura in allevamento e produzione, risulta evidente come ogni decisione preliminare relativa alla scelta della varietà, del portinnesto, della densità di impianto e della forma di allevamento va esaminata singolarmente considerando, nell’insieme, tutte queste variabili. Nel caso specifico della tecnica di potatura “lunga” e nel caso di varietà con branche a vigore elevato (es. Early Star) o varietà a bassa o media fertilità (Sweet Early), innestate su portinnesti più o meno vigorosi, la “taille longue” indebolisce la crescita della branca rispetto al taglio di ritorno e, di conseguenza, si ha un vantaggio in termini di maggiore allegagione e, dunque, di maggiore produzione per albero. La radice subisce una maggiore competizione e non viene stimolata a crescere; il taglio di ritorno fa invece crescere germogli vigorosi e questo con un meccanismo di retroazione porta a una maggiore crescita delle radici, in questo caso negativa per l’equilibrio ripro- Fig. 4 - Ripartizione percentuale in classi di pezzatura di Panaro 1 e Panaro 2 (media IV-V anno). duttivo della pianta. Se invece siamo su varietà deboli e fertili e con portinnesto molto debole, il taglio di raccorciamento, durante l’inverno, delle branche è fondamentale per mantenere un po’ di vegetazione (meno efficace o controproducente sarebbe la cimatura delle stesse in prima- vera o estate). Questo taglio migliora anche l’allegagione e la crescita dei frutti e, cosa che viene spesso trascurata, anche una buona crescita delle radici a tutto vantaggio dell’efficienza dell’albero e della durata economica del ceraseto. Una schematizzazione di questi FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 21 Fig. 5 - Forma di allevamento a bandiera stretta VHDP (3.125 piante per ettaro) di Panaro 1 (a sinistra) e Panaro 2 (a destra) su Gisela 6 alla IV foglia. Fig. 6 - Particolare della fruttificazione di Panaro 1 (a sinistra) e Panaro 2 (a destra) allevate su Gisela 6 alla IV foglia. TAB. 1 - SCHEMATIZZAZIONE DELLE POSSIBILI INTERAZIONI FRA VARIETÀ, PORTINNESTO E SISTEMI DI IMPIANTO NEL CILIEGIO Densità 1 - Bassa Portinnesti Vigorosi 2 - Media 3 - Alta Vigorosi e Seminanizzanti Nanizzanti e Seminanizzanti 4 - Altissima Nanizzanti A - Varietà a bassa fertilità (es. Early Star, Regina, Sweet Early) Lenta messa a frutto. Produttività incostante. Difficile controllo vegetoproduttivo. Buona qualità. Soluzione non ottimale Messa a frutto intermedia. Produttività buona. Difficile controllo vegeto-produttivo. Buona qualità. Soluzione non ottimale Precoce messa a frutto. Produttività buona o elevata. Facile controllo vegetoproduttivo. Buona qualità. Soluzione ottimale. Potatura: lunga Precoce messa a frutto. Produttività elevata. Facile controllo vegeto-produttivo. Buona qualità. Soluzione ottimale su terreni fertili e irrigui. Potatura: lunga, almeno inizialmente B - Varietà a media fertilità (es. Black Star, Grace Star, Kordia, Ferrovia, Samba, Summit) Messa a frutto intermedia. Produttività buona o elevata. Discreto controllo vegetoproduttivo. Ottima qualità. Buona soluzione su terreni di media fertilità anche non irrigui. Potatura: lunga Messa a frutto medio precoce. Produttività buona o elevata. Facile controllo vegeto-produttivo. Ottima qualità. Soluzione ottimale anche su terreni meno fertili e irrigui. Potatura: lunga nei primi anni Messa a frutto precoce. Produttività elevata. Facile controllo vegeto-produttivo. Ottima qualità. Soluzione ottimale su terreni fertili e irrigui. Potatura: lunga nei primi anni Messa a frutto molto precoce. Produttività elevata. Controllo vegeto-produttivo impegnativo. Buona qualità. Solo su terreni fertili e irrigui. Potatura: corta C - Varietà a alta fertilità (es. Giorgia, Lapins, Sweetheart, Staccato) Messa a frutto medio precoce. Produttività elevata. Facile controllo vegetoproduttivo. Ottima qualità. Soluzione ottimale anche su terreni a media fertilità e non irrigui. Potatura: corta, da subito Messa a frutto precoce. Produttività elevata. Facile controllo vegeto-produttivo. Ottima qualità. Soluzione ottimale su terreni a media fertilità purchè irrigui. Potatura: corta, da subito Messa a frutto molto precoce. Produttività elevata. Controllo vegeto-produttivo impegnativo. Buona o ottima qualità. Soluzione ottimale su terreni fertili e irrigui. Potatura: corta Messa a frutto precocissima. Produttività elevata. Difficile controllo vegetativo. Influenza negativa sulla qualità. Soluzione non ottimale anche su terreni fertili e irrigui In verde soluzione ottimale; in rosso soluzione a rischio concetti e delle possibili interazioni viene riportata nella tabella 1: su sfondo rosso sono riportate le combinazioni varietà-portinnesto-densità considerate non ottimali (es. varietà poco fertile su soggetto vigoroso e bassa densità di impianto o, viceversa, varietà ad alta fertilità su soggetti nanizzanti e densità molto alte); su sfondo verde sono evidenziate le condizioni ritenute ottimali (es. varietà a bassa fertilità su soggetti 22 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 deboli e alte densità o varietà molto fertili su soggetti di medio vigore con densità medie o medio alte). BIBLIOGRAFIA Gagliardi F., Serra S., Bucci D., Lugli S., Musacchi S. (2013). Development of training systems for high-density planting sweet cherry. VII Cherry Symposium 2013, Plasencia, Spain. Acta Horticulturae, In press. Grandi M., Lugli S., Correale R., Quartieri M. (2010a). Influenza dei portinnesti su produt- tività e qualità dei frutti. Rivista di Frutticoltura, 5: 38-47 Grandi M., Correale R., Lugli S. (2010b). Meglio la potatura lunga nel ciliegio ad alta densità. L’Informatore Agrario, 38: 63-66. Lugli S., Musacchi S. (2009) - L’alta densità nel ciliegio assicura produzioni e qualità. L’Informatore Agrario, 46: 34-38. Neri D., Massetani F., Giorgi V. (2009). La potatura. Edagricole, pp 370. RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano l’Azienda Zanoli Emilia per l’ospitalità concessa per le prove. Q Ricerca SPECIALE CILIEGIO Trovato un gene che controlla la dimensione delle ciliegie PAOLO DE FRANCESCHI1 - LUCA DONDINI1 - AMY IEZZONI2 1 2 Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna Michigan State University - East Lansing – Michigan (USA) U no dei cambiamenti più evidenti che ha caratterizzato il processo di domesticazione delle varie specie vegetali è il consistente aumento della dimensione degli organi edibili, fra cui in primis il frutto; questo carattere continua ad essere fra gli obiettivi primari nel miglioramento genetico di molte specie coltivate. La caratterizzazione dei meccanismi genetici che determinano la dimensione del frutto è importante non solo per la comprensione degli aspetti fisiologici legati alla fruttificazione, ma anche perché potrebbe facilitare il miglioramento genetico attraverso approcci come la selezione assistita da marcatori (MAS). Le prospettive offerte da questa tecnica risultano ancor più interessanti per le specie arboree, in cui occorrono diversi anni perché una pianta ottenuta da seme arrivi a fruttificare: la disponibilità di strumenti molecolari per una selezione precoce dei semenzali potrebbe quindi offrire un grande beneficio in termini di velocità del processo e riduzione dei costi. Dal punto di vista genetico la dimensione del frutto è un carattere tipicamente quantitativo, controllato cioè non da un singolo fattore ma dall’azione additiva di molti geni in varie posizioni del genoma; le varie combinazioni possibili fra tutti questi geni e le loro reciproche interazioni producono una variabilità di tipo continuo: ciò significa, come è noto, che nell’incrocio fra un genotipo a frutto grande ed uno a frutto piccolo la progenie non esibirà due classi distinte (figli con frutti grandi e figli con frutti piccoli), ma al contrario mostrerà il classico andamento a curva gaussiana, in cui la frequenza maggiore si avrà generalmente per i valori intermedi. L’approccio tradizionale con cui questi caratteri vengono studiati è l’analisi QTL (“quantitative 24 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 trait loci”), che combina dati fenotipici e genotipici per determinare le regioni (loci) del genoma statisticamente associate all’espressione del carattere. Tuttavia, fra i tanti geni che portano il proprio contributo al carattere ne possono esistere alcuni che hanno un effetto più forte, definiti “major gene”: in questo caso un singolo gene può determinare una parte significativa della variazione fenotipica, ed in corrispondenza della sua posizione nel genoma potrà essere identificato un QTL molto forte. È su geni di questo tipo che si focalizza l’interesse principale dei ricercatori, in quanto la loro conoscenza potrebbe permettere di prevedere con buona approssimazione la dimensione del frutto nei vari genotipi. Gli esempi di pomodoro e mais Il pomodoro è considerato una specie modello per lo studio dei processi di formazione e maturazione del frutto ed anche per la dimensione le prime informazioni sul controllo genetico a livello molecolare derivano da studi in questa specie. Fra i vari QTL identificati nel corso degli studi, il più forte, responsabile del 30% della variabilità del carattere, è stato caratterizzato grazie ad incroci interspecifici con progenitori selvatici del moderno pomodoro coltivato (Alpert e Tanksley 1996). A partire dalla fine degli anni ’90 la regione di mappa di questo QTL è stata caratterizzata a definizione sempre maggiore, fino a consentire l’identificazione e il clonaggio del gene responsabile, denominato FW2.2 (Frary et al. 2000). Questo gene viene attivato nelle fasi precoci dello sviluppo dell’ovario; attraverso analisi d’espressione ed esperimenti con costrutti transgenici, si è verificato che l’attività di FW2.2 è ne- gativamente correlata alla dimensione del frutto; in altri termini, aumentando l’espressione o il numero di copie di FW2.2 si ottiene una riduzione della dimensione (Cong et al. 2002; Liu et al. 2003). La differenza fra i diversi alleli, in particolare, non dipende da differenze nella sequenza della proteina codificata ma proprio dal livello d’espressione del gene, cioè da quanta proteina viene prodotta all’interno della cellula; l’espressione è regolata principalmente attraverso la regione di DNA “a monte” del gene stesso, definita promotore. Un promotore “forte” causa un’espressione elevata, quindi la produzione di molta proteina; un promotore “debole”, al contrario, induce un’espressione bassa. Poiché ad un aumento dell’attività della proteina corrisponde una diminuzione della dimensione del frutto, gli alleli favorevoli di FW2.2, cioè quelli associati ai frutti più grossi, sono quelli meno attivi, cioè con promotore più debole. Inoltre si è verificato FW2.2 agisce sulla dimensione del frutto regolando il numero di cellule e non la dimensione delle cellule stesse; questo gene è quindi coinvolto in un meccanismo di regolazione negativa della proliferazione cellulare. Negli ultimi anni vari gruppi di ricerca hanno provato a caratterizzare geni omologhi a FW2.2 per verificare se anche in altre specie potesse esistere un simile meccanismo di controllo della dimensione del frutto. In mais è stata caratterizzata una famiglia di 13 geni omologhi, chiamati ZmCNR (“Zea mays Cell Number Regulator”). Il livello d’espressione di due di questi, ZmCNR1 e ZmCNR2 è risultato associato alla dimensione di vari organi; in particolare, la sovra-espressione di ZmCNR1 attraverso un apposito costrutto transgenico è risultata nella ri- Fig. 1 - Posizione dei 23 geni CNR identificati sugli 8 cromosomi del genoma di pesco (immagine tratta da De Franceschi et al. 2013). duzione della statura della pianta (Guo et al. 2010). Quindi anche in questo caso, come in pomodoro, il gene agisce come modulatore negativo della divisione cellulare (ad una maggiore attività del gene corrisponde un minore numero di cellule e quindi una minore dimensione degli organi della pianta). I risultati ottenuti in pomodoro e mais hanno evidenziato come il meccanismo di regolazione del numero di cellule tramite la famiglia di geni FW2.2/CNR sia presente in dicotiledoni e monocotiledoni, suggerendo quindi che lo stesso possa essere un sistema comune a tutte le piante superiori; ciò rende ovviamente questa famiglia genica di grande interesse per tutte quelle specie coltivate in cui la dimensione del frutto o di altri organi risulta particolarmente importante dal punto di vista agronomico e commerciale. Sviluppi recenti della ricerca in ciliegio La pezzatura è in generale un parametro rilevante per tutte le specie da frutto, ma nel ciliegio assume un’importanza critica; la scelta di varietà in grado di produrre frutti di grosse dimensioni è fondamentale per assicurare una buona rendita al coltivatore, essendo la pezzatura il parametro principale che determina la valutazione di mercato delle ciliegie. I programmi di miglioramento genetico pongono da sempre questo carattere fra gli obiettivi principali e il processo di domestica- zione della specie ha agito fortemente in questo senso: mentre il ciliegio selvatico produce frutti mediamente nell’ordine dei 2 grammi di peso, le moderne cultivar possono raggiungere i 14 grammi. Anche in questa specie l’approccio tradizionale dell’analisi QTL ha portato alla caratterizzazione di varie regioni genomiche che sembrano associate alla dimensione del frutto (Zhang et al. 2010). In una popolazione derivante dall’incrocio fra un genotipo selvatico a frutto piccolo (New York 54) ed una varietà coltivata a frutto grande (Emperor Francis), due QTL principali sono stati identificati sui “linkage group” (LG, corrispondenti ai cromosomi) 2 e 6. Di questi, il QTL sul LG 6, identificato nel solo parentale selvatico New York 54, sembra agire sulla dimensione del frutto regolando principalmente (anche se non esclusivamente) la dimensione del nocciolo; il QTL sul LG 2 al contrario influenza soprattutto lo spessore del mesocarpo ed è individuabile in entrambi i parentali. Una misurazione del numero e del diametro delle cellule nel mesocarpo ha inoltre permesso di verificare come la differenza nelle dimensioni dei frutti fosse legata ad una variazione del numero di cellule anziché della loro dimensione. Quest’ultimo QTL è considerato il più importante non solo perché è quello con un effetto maggiore sul carattere, ma anche perché l’allele favorevole del QTL sul LG 6 è probabilmente stato fissato nel corso del processo di domesticazione della specie; ciò significa che l’allele sfavorevole è presente solo nei genotipi selvatici, mentre le varietà coltivate posseggono già l’allele favorevole in omozigosi: nell’incrocio fra due cultivar, quindi, non è necessario operare alcuna selezione in quanto l’allele favorevole viene automaticamente trasmesso a tutta la progenie. Questi risultati suggeriscono che la regolazione della dimensione del frutto in ciliegio avvenga principalmente a livello della proliferazione cellulare, un comportamento già osservato in pomodoro e mais in relazione all’azione dei geni FW2.2/CNR. L’ipotesi che geni omologhi possano svolgere un ruolo importante anche in ciliegio è stata recentemente analizzata in uno studio condotto fra l’Università di Bologna e la Michigan State University di East Lansing (MI, USA), con la collaborazione dell’INRA di Bordeaux (Francia) e della Ohio State University di Wooster (OH, USA). Questo studio è stato finalizzato prima di tutto alla caratterizzazione della famiglia FW2.2/CNR nel genere Prunus e successivamente alla valutazione della loro possibile azione sulla dimensione del frutto in ciliegio (De Franceschi et al. 2013). Il sequenziamento del genoma di pesco (Verde et al. 2013) ha messo a disposizione uno strumento insostituibile che, grazie all’elevata conservazione della sintenia fra le varie specie del genere Prunus, risulta estremamente utile FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 25 Fig. 2 - Allineamento fra i “linkage group” 2 e 6 della mappa di ciliegio e i cromosomi 2 e 6 del genoma di pesco. A sinistra dei due LG sono riportati gli intervalli di confidenza dei QTL per la dimensione del frutto (FW “fruit weight”) identificati da Zhang et al. (2010). L’allineamento dei marcatori CPSCT038, BPPCT034 e PR86 permette di identificare sul genoma di pesco le regioni corrispondenti ai due QTL, entrambe caratterizzate dalla presenza di un gene CNR (PpCNR12 sul cromosoma 2 e PpCNR20 sul 6). Immagine tratta da De Franceschi et al. 2013. anche in studi rivolti principalmente ad altre specie, come appunto il ciliegio. Il primo passo è quindi consistito nella ricerca di geni omologhi a FW2.2/CNR nel genoma di pesco. Questa ricerca ha evidenziato la presenza di 23 geni appartenenti a questa famiglia, chiamati PpCNR (“Prunus persica CNR”), distribuiti su tutti gli 8 cromosomi di pesco (Fig. 1). È interessante notare che quella di pesco costituisce la famiglia più abbondante finora caratterizzata, superando il numero di membri identificati sia in mais (13) che in pomodoro (19). Successivamente le regioni del genoma di pesco corrispondenti ai due principali QTL di ciliegio sono state identificate allineando la sequenza dei marcatori fiancheggianti; ciò ha permesso di evidenziare come gli intervalli di confidenza di entrambi i QTL fossero caratterizzati dalla presenza di un TAB. 1 - POPOLAZIONI UTILIZZATE E SEGREGAZIONE DEL GENE PAVCNR12 Popolazione Parentale 1 (genotipo PavCNR12) Parentale 2 (genotipo PavCNR12) Segregazione nella progenie Classi genotipiche Rapporto N×E New York 54 (1/3) Emperor Francis (1/2) (1/1):(1/3):(1/2):(2/3) 1:1:1:1 R×L Regina (1/2) Lapins (1/2) (1/1):(1/2):(2/2) 1:2:1 gene CNR: PpCNR12 sul cromosoma 2 e PpCNR20 sul cromosoma 6 (Fig.2). I due geni omologhi di ciliegio sono stati sequenziati e chiamati PavCNR12 e PavCNR20 (“P. avium CNR”); i passaggi successivi si sono focalizzati sul gene PavCNR12, posizionato sul cromosoma 2, in quanto associato al QTL più importante ai fini del miglioramento genetico. Per verificare l’eventuale associazione del gene PavCNR12 con la dimensione del frutto sono state utilizzate due popolazioni: quella già citata derivante dall’incrocio del genotipo selvatico New York 54 con la varietà Emperor Francis (N×E; 557 individui) ed una ottenuta dall’incrocio delle cultivar Regina e Lapins (R×L; 133 individui); i dati relativi alla dimensione del frutto sono stati raccolti per entrambe Fig. 3 - Andamento del peso del frutto nelle diverse classi genotipiche per le due popolazioni. Pur trattandosi di due background genetici profondamente diversi, come risulta evidente dai valori medi molto inferiori nella popolazione N×E, gli omozigoti per l’allele PavCNR12-1 mostrano in entrambi i casi i frutti di dimensioni maggiori. 26 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 le popolazioni in tre anni successivi. Il sequenziamento del gene ha permesso di identificare in tutto tre varianti alleliche (PavCNR12-1, -2 e -3); la sequenza codificante la proteina è risultata identica fra tutti i tre alleli, ma differenze significative sono state riscontrate nella regione del promotore. Ciò lascia supporre che l’effetto dei tre alleli possa differire per quanto riguarda il livello d’espressione anziché per la funzionalità della proteina prodotta, in modo analogo a quanto osservato in pomodoro per il gene FW2.2. Il genotipo dei parentali e la segregazione del gene PavCNR12 nelle due popolazioni sono riportati nella tabella 1. In entrambe le popolazioni l’allele PavCNR12-1 è risultato associato ad una maggiore dimensione del frutto, mentre gli alleli 2 (presente in entrambe le popolazioni) e 3 (presente solo in N×E) sembrano entrambi sfavorevoli (Fig. 3). In particolare, nell’incrocio fra New York 54 ed Emperor Francis gli individui omozigoti per l’allele 1 (classe genotipica 1/1) hanno mostrato un peso medio del frutto superiore del 19,8% rispetto ai portatori dei due alleli sfavorevoli (classe 2/3); nella seconda popolazione (R×L), in cui entrambi i parentali hanno genotipo 1/2, la differenza di peso del frutto fra gli omozigoti per l’allele favorevole (1/1) e quelli per l’allele sfavorevole (2/2) è addirittura del 38,1%. I valori medi sono riassunti nella tabella 2. TAB. 2 - PESO MEDIO DEL FRUTTO PER LE CLASSI GENOTIPICHE DI PAVCNR12 Popolazione N×E R×L Peso medio del frutto (g) Genotipo PavCNR12 Anno 1 Anno 2 Anno 3 Media 1/1 4,48 4,76 3,88 4,37 1/2 4,41 4,42 3,65 4,16 1/3 4,09 4,28 3,56 3,98 2/3 3,69 3,85 3,41 3,65 1/1 9,34 8,67 8,29 8,77 1/2 8,22 7,83 7,47 7,84 2/2 6,52 6,25 6,28 6,35 Possibile modalità d’azione dei geni FW2.2/CNR Anche se in ciliegio non è fattibile una verifica funzionale del gene attraverso l’approccio di trasformazione già usato in pomodoro e mais, è molto significativo Il fatto che uno stesso allele, PavCNR12-1, sia risultato associato ad un sostanziale incremento delle dimensioni del frutto in due popolazioni con background genetico profondamente diverso, di cui una ottenuta usando un parentale selvatico e quindi caratterizzata da frutti mediamente molto più piccoli della seconda. In assenza di prove funzionali è possibile al momento formulare soltanto ipotesi sul meccanismo d’azione di questo gene. Innanzitutto, come per FW2.2 e ZmCNR1/2, anche l’azione di PavCNR12 sembra essere regolata a livello dell’espressione: le differenze fra i vari alleli sequenziati, come si è detto, si concentrano infatti nella regione Fig. 4 - Meccanismo d’azione ipotizzato per il gene PavCNR12. Il gene regola la proliferazione cellulare nei tessuti dell’ovario che danno origine al mesocarpo del frutto, attraverso un meccanismo di regolazione negativa: l’attività della proteina codificata da questo gene esercita cioè un’inibizione della proliferazione cellulare. Una maggiore espressione del gene, innescata da un promotore forte (alleli 2-3), si traduce quindi in un’inibizione più forte della divisione cellulare; al contrario, un promotore debole (allele 1) produce meno proteina, un minore effetto inibitorio e quindi un maggiore numero di cellule, che si traduce in una maggiore dimensione del frutto a maturazione. FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 27 del promotore. In particolare un’analisi in silico su questa regione ha permesso di verificare che il promotore dell’allele 1 si differenzia significativamente dagli altri due alleli, i quali al contrario sono molto simili fra loro. Se anche il gene di ciliegio è un regolatore negativo del numero di cellule come gli omologi di pomodoro e mais, si può ipotizzare un meccanismo d’azione come quello schematizzato nella figura 4. Il promotore dell’allele 1 sarebbe più debole di quello degli altri due alleli; ciò si tradurrebbe in una minore espressione del gene durante la differenziazione dell’ovario. Analogamente a quanto osservato in pomodoro, una minore espressione del gene comporterebbe una maggiore proliferazione cellulare, con conseguente incremento del numero di cellule e di dimensione del frutto. Il promotore degli alleli 2 e 3, al contrario, indurrebbe una maggiore espressione del gene; ciò comporterebbe una più forte inibizione della proliferazione cellulare, riducendo di conseguenza il numero di cellule nel mesocarpo. Ulteriori studi sono però necessari per verificare quest’ipotesi, che al momento resta puramente speculativa. Un’ulteriore informazione deriva dalla caratterizzazione dei domini delle proteine codificate dai geni della famiglia FW2.2/CNR; queste sono infatti caratterizzate da un dominio ricco in cisteina denominato PLAC8, identificato per la prima volta in una proteina prodotta nella placenta umana. Proteine analoghe sono state identificate anche in lievito; è quindi possibile che questi geni costituiscano un meccanismo di trasduzione del segnale estremamente antico, evolutosi prima della divergenza fra organismi unicellulari e pluricellulari (Cong e Tanksley 2006). Nelle piante, tuttavia, questi geni si sono moltiplicati fino a costituire famiglie geniche molto più numerose che negli altri organismi. Le proteine con dominio PLAC8 sono proteine di membrana; alcune di queste formano canali per il trasporto di ioni, come il cadmio (Song et al. 2010) e il calcio (Yamanaka et al. 2010). Il calcio, in particolare, è un secondo messaggero coinvolto nella regolazione di moltissimi meccanismi cellulari; due canali del calcio con dominio PLAC8 sono stati studiati in tabacco e la loro sovra-espressione ha prodotto una forte riduzione della proliferazione cellulare (Kurusu et al. 2012), un effetto compatibile con la riduzione del numero di cellule osser- 28 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 vata nel caso di FW2.2 e ZmCNR1. È quindi possibile che il calcio sia coinvolto nella regolazione del ciclo cellulare attraverso l’azione dei geni CNR; anche in questo caso, una più approfondita caratterizzazione biochimica è necessaria per dare credito a quest’ultima ipotesi. Conclusioni La caratterizzazione dei geni CNR nelle specie fruttifere è solo all’inizio, ma promette di aprire ottime prospettive per la ricerca ed il miglioramento genetico. Questa famiglia genica, infatti, esprime diversi candidati al controllo della dimensione degli organi vegetali, che si esercita principalmente attraverso una regolazione del processo di divisione cellulare. In alcune specie è già stato caratterizzato il loro coinvolgimento nell’espressione di caratteri agronomicamente importanti come la dimensione dei frutti; i dati ottenuti in ciliegio indicano che anche in questa specie i geni CNR sembrano svolgere un ruolo molto importante su tale carattere. Anche se, come detto, ulteriori studi sono necessari per poter dimostrare l’effettivo meccanismo d’azione di PavCNR12 a livello cellulare, la forte associazione statistica dei vari alleli con l’incremento o la riduzione delle dimensioni del frutto rende già possibile lo sviluppo su questo gene di marcatori utilizzabili nel breeding assistito. È cioè possibile operare una selezione precoce dei semenzali che posseggono l’allele favorevole PavCNR12-1, che mostreranno, una volta entrati in produzione, una dimensione del frutto mediamente maggiore rispetto ai semenzali che possiedono gli alleli sfavorevoli. Va sottolineato che l’effetto di PavCNR12 sulla dimensione del frutto, come atteso per un carattere quantitativo e poligenico, è fortemente influenzato dal background genetico, e che molti altri loci ancora da identificare possono agire su questo carattere; nonostante ciò, il contributo di questo gene è risultato molto significativo in due popolazioni profondamente diverse. La sua caratterizzazione fornisce quindi un primo strumento concreto per l’applicazione della MAS nel miglioramento genetico del ciliegio. Inoltre, poiché il meccanismo di regolazione dipendente da questa famiglia genica sembra essere conservato in specie vegetali estremamente distanti dal punto di vista filogenetico, è plausibile che lo stesso ruolo possa essere svolto anche in altri fruttiferi; l’interesse legato allo studio di questa famiglia genica è quindi estensibile a tutte le specie da frutto. BIBLIOGRAFIA Alpert KB, Tanksley SD (1996) High-resolution mapping and isolation of a yeast artificial chromosome contig containing fw2.2: a major fruit weight quantitative trait locus in tomato. Proc Natl Acad Sci USA 93:15503– 15507. Cong B, Liu J, Tanksley SD (2002) Natural alleles at a tomato fruit size quantitative trait locus differ by heterochronic regulatory mutations. Proc Natl Acad Sci USA 99:13606–13611. Cong B, Tanksley SD (2006) FW2.2 and cell cycle control in developing tomato fruit: a possible example of gene co-option in the evolution of a novel organ. Plant Mol Biol 62:867–880. De Franceschi P, Stegmeir T, Cabrera A, van der Knaap E, Rosyara UR, Sebolt AM, Dondini L, Dirlewanger E, Quero-Garcia J, Campoy JA, Iezzoni AF (2013) Cell number regulator genes in Prunus provide candidate genes for the control of fruit size in sweet and sour cherry. Molecular Breeding, 32:311–326. Guo M, Rupe MA, Dieter JA, Zou J, Spielbauer D, Duncan KE, Howard RJ, Hou Z, Simmons CR (2010) Cell number regulator 1 affects plant and organ size in maize: implications for crop yield enhancement and heterosis. Plant Cell 22:1057–1073. Frary A, Nesbitt TC, Frary A, Grandillo S, van der Knaap E, Cong B, Liu J, Meller J, Elber R, Alpert KB, Tanksley SD (2000) fw2.2: A quantitative trait locus key to the evolution of tomato fruit size. Science 289:85–88. Kurusu T, Yamanaka T, Nakano M, Takiguchi A, Ogasawara Y, Hayashi T, Iida K, Hanamata S, Shinozaki K, Iida H, Kuchitsu K (2012) Involvement of the putative Ca2+-permeable mechanosensitive channels, NtMCA1 and NtMCA2, in Ca 2+ uptake, Ca 2+-dependent cell proliferation and mechanical stress-induced gene expression in tobacco (Nicotiana tabacum) BY-2 cells. J Plant Res 125:555– 568. Liu J, Bin Cong B, Tanksley SD (2003) Generation and analysis of an artificial gene dosage series in tomato to study the mechanisms by which the cloned quantitative trait locus fw2.2 controls fruit size. Plant Physiol 132:292–299. Song W-Y, Choi KS, Kim DY, Geisler M, Park J, Vincenzetti V, Schellenberg M, Kim SH, Lim YP, Noh EW, Lee Y, Martinoia E (2010) Arabidopsis PCR2 is a zinc exporter involved in both zinc extrusion and long-distance zinc transport. Plant Cell 22:2237–2252. Yamanaka T, Nakagawa Y, Mori K, Nakano M, Imamura T, Kataoka H, Terashima A, Iida K, Kojima I, Katagiri T, Shinozaki K, Iida H (2010) MCA1 and MCA2 that mediate Ca2+ uptake have distinct and overlapping roles in Arabidopsis. Plant Physiol 152:1284–1296. Verde I. et al. (2013) The high-quality draft genome of peach (Prunus persica) identifies unique patterns of genetic diversity, domestication and genome evolution. Nature Genetics 45, 487–494. Zhang G, Sebolt A, Sooriyapathirana S, Wang D, Bink M, Olmstead J, Iezzoni A (2010) Fruit size QTL analysis of an F1 population derived from a cross between a domesticated sweet cherry cultivar and a wild forest sweet cherry. Tree Genet Genomes 6:25–36. Q Ricerca SPECIALE CILIEGIO Modificazioni nella qualità dei frutti in varietà della serie Sweet MICHELANGELO GRANDI - STEFANO LUGLI - RICCARDO CORREALE Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna L a ciliegia, essendo un frutto aclimaterico, raggiunge la massima espressione della sua qualità organolettica al completamento della maturazione sulla pianta. La maturazione fisiologica, quindi, coincide con quella commerciale e di consumo. Di conseguenza, per poter esaltare al massimo le qualità organolettiche di ciascuna varietà, è importante che questa venga raccolta al momento ottimale (Predieri e Dris, 2005). Spesso però si tende a raccogliere anticipatamente le ciliegie, per ragioni di mercato o per scarse conoscenze sulle risposte fisiologiche dei frutti lasciati maturare in pianta qualche giorno in più. Infatti, varietà caratterizzate da una buona tenuta di maturazione in pianta, e quindi da un’ampia “finestra di raccolta”, possono migliorare le proprie caratteristiche organolettiche (incremento di peso e dimensioni del frutto, degli zuccheri, degli aromi e della tonalità e intensità del colore) posticipando la raccolta rispetto all’epoca abitualmente osservata; così facendo ne beneficeranno non solo i consumatori, che potranno usufruire di un prodotto di elevata qualità, ma anche i cerasicoltori, in virtù dell’aumento del reddito aziendale sia come conseguenza delle maggiori rese produttive e della riduzione dei costi di raccolta, sia perché il parametro principale impiegato per liquidare le ciliegie è il calibro delle drupe (Grandi et al., 2009). Materiali e metodi Scopo della presente ricerca era quello di verificare l’effetto di raccolte posticipate, mediante alcuni parametri qualitativi facilmente individuabili, sulla qualità dei frutti di tre nuove varietà Comunicazione presentata al “7th Cherry International Symposium”, Plasencia (Spagna), 23-27 giugno 2013. 30 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 TAB. 1 - QUALITÀ DEI FRUTTI DI SWEET ARYANA® PA1UNIBO* IN RACCOLTE SUCCESSIVE Portinnesto e date di raccolta Colt Gisela 6 Colore Peso g Durofel 25 Durezza Kg °Brix Acidità* g/l L* Chroma 1 28-05 11,0 a 62 a 0,47 a 17,0 b 8,6 30,5 a 12,8 a 2 4-06 10,5 a 64 a 0,46 a 17,3 b 9,0 26,6 c 11,9 a 3 18-06 10,5 a 44 b 0,33 b 25,3 a 7,5 28,6 b 2,6 b 1 28-05 11,4 ab 62 a 0,46 a 17,2 c 8,5 30,4 a 13,1 a 2 4-06 11,9 a 62 a 0,49 a 19,5 b 8,6 26,5 c 9,4 b 3 18-06 10,7 b 44 b 0,39 b 25,6 a 5,1 28,7 b 3,1 c * Parametro misurato sull’intero campione parcellare quindi non confrontabile statisticamente A lettere diverse, poste accanto ai numeri, corrispondono differenze statisticamente significative TAB. 2 - QUALITÀ DEI FRUTTI DI SWEET LORENZ® PA2UNIBO* IN RACCOLTE SUCCESSIVE Portinnesto e date di raccolta Colt Gisela 6 Colore Peso g Durofel 25 Durezza Kg °Brix Acidità* g/l L Chroma 1 3-06 10,3 b 62 a 0,51 a 18,2 c 8,3 30,2 a 10,5 a 2 12-06 12,2 a 57 b 0,43 b 20,8 b 7,6 29,2 b 4,2 b 3 18-06 11,6 a 43 c 0,41 b 22,6 a 7,8 28,2 c 4,1 b 1 3-06 11,4 a 64 a 0,52 a 17,9 b 8,1 30,2 a 13,0 a 2 12-06 11,9 a 55 b 0,48 a 18,9 b 7,8 29,4 b 6,4 b 3 18-06 12,3 a 45 c 0,40 b 21,1 a 7,0 28,8 c 4,9 c * Parametro misurato sull’intero campione parcellare quindi non confrontabile statisticamente A lettere diverse, poste accanto ai numeri, corrispondono differenze statisticamente significative recentemente ottenute dal programma di miglioramento genetico del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna: Sweet Aryana® PA1UNIBO*, Sweet Lorenz® PA2UNIBO*, Sweet Gabriel® PA3UNIBO*. I rilievi sono stati effettuati nel corso del 2012 a Vignola (Mo), area tradizionalmente vocata per la cerasicoltura, su piante innestate su due portinnesti a differente grado di vigoria, Colt e Gisela® 6. Per Sweet Aryana® e Sweet Lorenz®, in entrambe le combinazioni d’innesto, sono stati effettuati tre campionamenti in tre differenti stadi di sviluppo: uno in corrispondenza dell’epoca di raccolta ritenuta ottimale e due posticipati di circa 7-12 giorni l’uno dall’altro. In Sweet Gabriel®, invece, sono stati effettuati due stacchi distanziati di 7 giorni nella sola combinazione d’innesto con Gisela®6. Per ogni raccolta sono stati prelevati campioni rappresentativi di almeno 30 drupe, sulle quali sono state eseguite, frutto per frutto, le seguenti analisi: colorazione della buccia (con colorimetro portatile Minolta Chromameter II, coordinate L*, a*, b* e successivo calcolo dell’indice Chroma per definire il grado di saturazione del colore), peso (g), elasticità della buccia (con Durofel – Setop, puntale 25), consistenza della polpa (con penetrometro FTA Güss, puntale da 6 mm Ø), contenuto in solidi solubili (con rifrattometro digitale Atago); l’acidità, invece, è stata misurata sull’intero campione parcellare (Compact-S Titrator, Crison – titolazione con 0,25 N NaOH). I dati sono poi stati sottoposti ad analisi della varianza con successiva separazione delle medie con test SNK. Risultati e discussione Sweet Aryana® PA1UNIBO* La raccolta di questa varietà a Vignola, nel corso del 2012, è partita il 28 maggio, 5 giorni dopo il primo stacco di B. Burlat. In tabella 1 sono riportati i parametri qualitativi alla raccolta e negli stacchi successivi. I risultati dimostrano come tra il primo ed il secondo stacco, in entrambe le combinazioni d’innesto, non si sono notate differenze significative in termini di variazioni di peso, elasticità della buccia, consistenza della polpa e contenuto in acidi organici; il grado zuccherino è rimasto pressoché invariato nella combinazione con Colt (17,0 e 17,3 °Brix), mentre in quella con Gisela® 6 si è registrato un incremento di oltre il 13%, con valori che hanno raggiunto i 19,5 °Brix. Circa la colorazione dell’epidermide, il parametro L* (brillantezza) e l’indice Chroma hanno subito variazioni significative (soprattutto in combinazione con Gisela® 6), ma non in misura tale da modificare in maniera apprezzabile il colore delle ciliegie. A distanza di due settimane dal secondo stacco si è notata una riduzione del peso delle drupe, limitatamente alla combinazione con Gisela® 6 (10,7 g), ed un calo dell’elasticità della buccia (indice Durofel 44 in entrambi i portinnesti) e della consistenza della polpa (0,33 kg in Colt e 0,39 kg in Gisela® 6), anche se poco marcate considerando i 20 giorni trascorsi dall’inizio della raccolta. Notevole, invece, è stato l’incremento del titolo zuccherino (aumento del 30-40%, attestandosi a oltre 25 °Brix in entrambe le combinazioni d’innesto) e la contemporanea, comunque non eccessiva, riduzione dell’acidità (7,5 g/l in Colt e 5,1 g/l in Gisela® 6). Variazioni importanti sono state evidenziate anche nella colorazione della buccia che ha assunto una tonalità abbastanza scura (indice Chroma intorno al valore 3), mantenendo però al tempo stesso una buona brillantezza (parametro L* maggiore di 28). Sweet Lorenz® PA2UNIBO* In questa varietà, che si inizia a raccogliere circa 8-10 giorni dopo B. Burlat (nel 2012 la raccolta è cominciata il 3 giugno), i dati riportati in tabella 2 mostrano come gli standard qualitativi siano rimasti pressoché inalterati o, in alcuni casi, migliorati negli stacchi successivi, con andamenti molto simili nelle due combinazioni d’innesto. Il peso medio delle drupe, infatti, ha subito un incremento percentuale medio del 10% dalla prima alla terza raccolta, attestandosi a valori intorno ai 12 g in entrambe le combinazioni d’innesto, mentre l’elasticità della buccia e la consistenza della polpa, pur mostrando cali significativi nelle diverse raccolte, si sono mantenute su livelli elevati (indice Durofel 43-45; durezza 0,41-0,40 kg) anche a distanza di due settimane dal primo stacco. Il grado zuccherino, già piuttosto alto alla prima raccolta (intorno ai 18 °Brix), è incrementato progressivamente fino ad attestarsi, al terzo stacco, a valori di 22,6 °Brix in combinazione con Colt, e 21,1 °Brix con FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 31 TAB. 3 - QUALITÀ DEI FRUTTI DI SWEET GABRIEL® PA3UNIBO* IN RACCOLTE SUCCESSIVE Portinnesto e date di raccolta Gisela 6 Peso g Durofel 25 Durezza Kg °Brix Colore Acidità* g/l L Chroma 1 8-06 15,1 a 60 a 0,50 a 17,4 b 8,1 28,9 a 11,8 a 2 15-06 16,0 a 49 b 0,50 a 24,3 a 8,7 28,8 a 5,2 b * Parametro misurato sull’intero campione parcellare quindi non confrontabile statisticamente A lettere diverse, poste accanto ai numeri, corrispondono differenze statisticamente significative Sweet Aryana. Sweet Lorenz. è assistito ad un leggero incremento del peso medio del frutto (16 g), mentre significativo è stato l’aumento del contenuto in solidi solubili che hanno raggiunto un valore medio pari a 24,3 °Brix, con un incremento, rispetto al primo stacco, pari al 40%; anche l’acidità è leggermente aumentata con la seconda raccolta (8,7 g/l). La diminuzione dell’indice Chroma (5,2) segna una variazione nella gradazione del rosso della buccia che assume una tonalità più scura, mentre rimane invariata l’elevata brillantezza del frutto (parametro L* pari a 28,8). Conclusioni Sweet Gabriel. Gisela® 6, mentre l’acidità si è mantenuta circa sui livelli iniziali (7-8 g/l di acido malico). Riguardo alla colorazione della buccia, è apparsa piuttosto decisa la variazione dell’indice Chroma fin dal secondo stacco, segno di una progressiva colorazione verso il rossonerastro (valori inferiori a 5) delle ciliegie, associata però ad un’ottima brillantezza della buccia (valori parametro L* intorno a 28-29). Sweet Gabriel® PA3UNIBO* In questa varietà sono stati previsti due stacchi, a distanza di una settimana, nella sola combinazione con Gisela® 6. Questa cultivar, come si evince dai dati riportati in tabella 3, mostra un’ottima tenuta di maturazione dal momento che la consistenza della polpa non ha subito alcuna variazione (0,5 kg), mentre l’elasticità della buccia è diminuita di soli 18 punti percentuali, attestandosi ad un valore di 49 dell’indice Durofel. Al tempo stesso si 32 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 L’esperienza condotta offre interessanti indicazioni circa le potenzialità, in termini di qualità delle ciliegie, delle nuove varietà Sweet Aryana®, Sweet Lorenz® e Sweet Gabriel®. L’indagine ha infatti dimostrato come i frutti di questi genotipi siano contraddistinti da eccellenti caratteristiche pomologiche già alla raccolta, e che tali standard qualitativi migliorano o rimangono pressoché inalterati negli stacchi successivi. In generale, l’incremento del titolo zuccherino associato ad una buona tenuta in consistenza della polpa, in linea con quanto richiesto dal mercato, garantisce una “finestra di raccolta” molto ampia per queste varietà, senza però comprometterne l’aspetto in termini di brillantezza ed intensità del colore. In particolare le positive modificazioni dei caratteri qualitativi, osservati in Sweet Aryana® e Sweet Lorenz® nelle due raccolte posticipate, consentono di procrastinare la raccolta delle ciliegie di queste due varietà per un periodo di circa 10-15 giorni. In Sweet Gabriel®, invece, le osservazioni, limitate ad un solo stacco posticipato di sette giorni, evidenziano la possibilità di protrarre la raccolta di una settimana; considerando però le ottime indicazioni fornite dalla tenuta in consistenza della polpa, è ragionevole pensare che per questa varietà la “finestra di raccolta” possa essere ulteriormente allungata. Nonostante nella prova non siano stati previsti confronti con varietà testi- moni di pari epoca, le osservazioni raccolte permettono di constatare come le tre cultivar oggetto di studio siano caratterizzate da un’ottima tenuta di maturazione in pianta, caratteristica che non sempre si ritrova in tutte le varietà, specialmente in quelle a maturazione precoce e medio-precoce (Grandi et al., 2009). Con genotipi dotati di queste caratteristiche sarà quindi sufficiente scegliere poche varietà per coprire un calendario di raccolta di due-tre settimane, con evidenti vantaggi in termini di qualità ed uniformità del prodotto raccolto e con semplificazione della gestione del ceraseto. SUMMARY Sweet cherry is an aclimacteric fruit that ripens to its full flavour traits when it completes maturity on the tree. Its physiological ripening thus coincides with commercial and consumer maturity. Yet cherry is often picked too early, either for marketing reasons or because growers are not fully aware of the physiological need to let the fruit ripen on the trees a few days more. Indeed, cultivars marked by good tree-ripe life and, hence, a relatively wide picking window can improve their flavour characteristics by having their harvest date postponed with respect to the usual commercially dictated date. A trial was set up at Vignola in Italy’s Modena Province to test the effects of postponed picking on fruit quality employing the newly released cvs. Sweet Aryana, Sweet Lorenz and Sweet Gabriel. Two fruit samples were taken 7-10 days apart and variations in weight, flesh firmness, soluble solids, acids and skin colour were analysed and the results compared against those from fruit sampled at the usual commercial picking date. The data show that the quality properties of the late-picked fruit had improved, especially in terms of weight and soluble solids, and that flesh firmness remained above the minimum market threshold values. BIBLIOGRAFIA Predieri, S. and Dris, R. 2005. Influence of environmental conditions and orchard management on cherry productivity and fruit quality. Fruits: growth, nutrition and quality. Edizioni R. Dris: 151-168. Grandi, M., De Pablo Camarasa, J. and Lugli, S. 2009. Più qualità nelle ciliegie precoci ritardando l’epoca di raccolta. Frutticoltura. 5:10-13. RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano l’Az. Agr. Amidei Maria Rosa di Vignola (MO) e la Coop. Agrintesa di Faenza (RA), sede di Castelfranco Emilia (MO), per la collaborazione tecnica prestata. Q Ricerca SPECIALE CILIEGIO Effetto del portinnesto e della forma di allevamento su produttività e qualità dei frutti di nuove varietà MICHELANGELO GRANDI - STEFANO LUGLI - RICCARDO CORREALE Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna L a tendenza in atto nella cerasicoltura specializzata verso l’alta densità di piantagione comporta necessariamente l’adozione di portinnesti nanizzanti o semi-nanizzanti. L’impiego di questi soggetti consente, infatti, una riduzione della vigoria, una più precoce messa a frutto, una produttività elevata ed una maggiore efficienza produttiva (Lugli e Musacchi, 2009), ma molto spesso il loro impiego ha riflessi negativi sulla qualità dei frutti, già evidente in alcuni casi nelle prime produzioni (Quartieri et al., 2008; Sansavini et. al, 2013). È altresì noto che, con le tecniche di gestione dell’albero nella fase di allevamento e potatura è possibile regolare il carico produttivo, adattare la struttura della pianta al proprio habitus vegeto-produttivo al fine di coniugare livelli produttivi elevati con elevata qualità dei frutti. La continua introduzione di nuove varietà (Fideghelli e Della Strada, 2011), se da un lato ha portato un miglioramento in termini pomologici dell’assortimento varietale (Bassi, 2010; Palasciano et al., 2012), dall’altro può rendere difficoltosa la scelta delle cultivar, i cui criteri non dovrebbero basarsi solo su aspetti commerciali, ma anche tecnici. Occorre cioè considerare non solo l’influenza che le diversità climatiche e pedologiche possono avere sulle risposte produttive e qualitative delle varietà, ma anche le possibili interazioni che derivano dall’impiego di portinnesti a diverso grado di vigoria e forme di allevamento differenti. Comunicazione presentata al “7th Cherry International Symposium”, Plasencia (Spagna), 23-27 giugno 2013 34 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Materiali e metodi A questo scopo è stata impostata a Vignola (Mo), area tradizionalmente vocata per la cerasicoltura, una prova sperimentale in cui due nuove varietà recentemente licenziate dall’Università di Bologna (Sweet Aryana® PA1UNIBO* e Sweet Lorenz® PA2UNIBO*) sono state testate in combinazione con due portinnesti a differente grado di vigoria e due diverse forme di allevamento, al fine di trarne utili indicazioni circa le potenzialità di queste nuove cultivar in diversi sistemi d’impianto. La scelta dei portinnesti, messi a dimora nel gennaio 2007 ed innestati a triangolo nel febbraio 2008, è ricaduta su un soggetto vigoroso molto impiegato a Vignola, il Colt, con sesto d’impianto 5x3 m (667 piante/ha), ed uno nanizzante, Gisela® 6 (Gi6), con sesto 4x2 m (1250 piante/ha); sono inoltre state adottate due forme di allevamento, vaso multiasse in combinazione con Colt e palmetta stretta con Gi6. Nel biennio 2011-12 si è provveduto a rilevare l’entità delle produzioni (kg/pianta), mentre un campione rappresentativo di frutti è stato sottoposto a calibratura e ad analisi qualitative di laboratorio riguardanti colorazione della buccia (con colorimetro portatile Minolta Chromameter II, coordinate L*, a*, b* e successivo calcolo dell’indice Chroma per definire il grado di saturazione del colore), peso (g), elasticità dell’epidermide (Durofel-Setop puntale 25), consistenza della polpa (penetrometro FTA Güss, puntale da 6 mm Ø), contenuto in solidi solubili (RSR, rifrattometro digitale Atago) e acidi organici (espressa in g/l di acido malico mediante Titolatore Com- pact Tritation I Crison). I dati sono poi stati sottoposti ad analisi della varianza con successiva separazione delle medie con test SNK. Risultati e discussioni Parametri produttivi Le fruttificazioni registrate nel quarto e quinto anno dall’innesto testimoniano livelli molto interessanti e variabili secondo il genotipo, il portinnesto impiegato e la forma di allevamento adottata (Fig. 1). I dati infatti evidenziano una produzione unitaria media di Sweet Lorenz® leggermente superiore a Sweet Aryana®, ma soprattutto il positivo effetto dato dalla interazione portainnesto/forma d’allevamento sulle performance produttive di entrambe le cultivar specialmente su Colt, soggetto vigoroso che induce normalmente una più lenta entrata in produzione: in Sweet Aryana®,infatti, già al quarto anno dall’innesto, la produzione nella combinazione “vasetto multiasse/Colt” si è attestata sui 10 kg/pianta, raggiungendo i 18 kg/albero nell’anno successivo, mantenendosi, quindi, nel biennio considerato, a livelli superiori rispetto alla combinazione “parete stretta/Gi6” (6,2 kg/pianta al quarto anno e 12,2 kg/pianta al quinto). In Sweet Lorenz®, invece le performance della tesi “vasetto multiasse/Colt” sono risultate essere discrete (6,6 kg/albero) al quarto anno dall’innesto, anche se inferiori alla combinazione “parete stretta/Gi6” (11,4 kg/albero), per poi raggiungere livelli produttivi molto interessanti nel corso del quinto anno (21,2 kg/pianta), distinguendosi nettamente da quanto fatto registrare 100% 25 21.2 Kg/albero 20 IV° anno da innesto V° anno da innesto T/ha 80% 18.4 16.6 15.2 15 10 14.1 Ø > 32 mm 14.2 60% 13.3 12.2 Ø 30-32 mm 12.2 11.4 Ø 28-30 mm 10.2 6.2 6.8 6.6 Ø 26-28 mm 40% 7.8 Ø 24-26 mm Ø < 24 mm 4.4 5 20% 0 Colt Vaso multiasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Aryana® Colt Vaso multiasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Lorenz® Colt Vaso multiasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Aryana® Colt Vaso multiasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Lorenz® Fig 1 - Produzioni unitarie e rese ettariali di Sweet Aryana® e Sweet Lorenz® nelle combinazioni portinnesto/forma d’allevamento al IV° e V° anno dall’innesto. nella combinazione con il portainnesto nanizzante (13,3 kg/pianta). Analizzando le rese/ettaro, tenendo conto dei differenti sesti d’impianto, si nota il positivo effetto del portinnesto nanizzante Gi6 che già al quarto anno dall’innesto garantisce buone produzioni (7,8 t/ha in Sweet Aryana® e 14,2 t/ha in Sweet Lorenz®), attestandosi, poi, in entrambe le varietà, a livelli superiori alle 15 t/ha al quinto anno dall’innesto. Allo stesso tempo, però, la combinazione “vasetto multiasse/Colt” ha fatto registrare un incremento produttivo notevole dal quarto al quinto anno, con performance (12,2 t/ha in Sweet Aryana® e 14,1 in Sweet Lorenz®) quasi paragonabili a quelle raggiunte su Gi6 con forma a parete. Caratteristiche dei frutti I risultati della calibratura (media 2011-12) sembrano, per ora, mostrare un leggero effetto negativo del Gi6, la cui influenza è risultata essere molto simile nelle due varietà oggetto di studio: in Sweet Aryana®, infatti, tale soggetto ha collocato circa il 50 % di ciliegie nelle 0% Colt Vaso mulitasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Aryana® Colt Vaso mulitasse Gi6 Palmetta stretta Sweet Lorenz® Fig. 2 - Ripartizione percentuali delle ciliegie in classi di calibro nelle diverse combinazioni della prova (medie IV° e V° anno dall’innesto). classi di pezzatura migliori (Ø > 28 mm) rispetto al 65 % del Colt. Andamento analogo è stato riscontrato anche in Sweet Lorenz® dove oltre il 77 % delle drupe provenienti dalla combinazione con Colt (vasetto multiasse) presentava una pezzatura > 28 mm di diametro, mentre con il soggetto Gi6 (palmetta stretta) rientrava nella stessa classe di calibro circa il 64% delle ciliegie (Fig. 2). Questo andamento è confermato anche dai dati relativi al peso medio dei frutti (Tab. 1): Colt si è infatti distinto significativamente da Gi6 producendo ciliegie più grosse (11,8 g) rispetto al soggetto nanizzante (11,3 g). Naturalmente, in questo diverso effetto dei portinnesti può incidere anche il differente carico dei frutti che, almeno per i primi anni di produzione rilevati, è stato superiore nella combinazione con Gi6 (Fig. 1). I dati dei prossimi anni potranno fornire a tal riguardo indicazioni ancor più esaurienti. Non sono emerse invece differenze significative tra il peso medio dei frutti delle due varietà (11,6 g in Sweet Aryana® e 11,4 g in Sweet Lorenz®). Analizzando il carattere elasticità della buccia, si evidenzia l’interazione tra cultivar e portinnesto: infatti, solo le ciliegie della combinazione Sweet Aryana®/ Gi6 hanno fatto registrare valori di elasticità della buccia (indice Durofel 59) inferiori a tutte le altre combinazioni, che si sono attestate ad un valore di indice Durofel di circa 64. Relativamente alla consistenza della polpa, nessun effetto particolare è stato indotto dal soggetto impiegato, mentre le principali differenze sono legate alla cultivar: le ciliegie di Sweet Lorenz® sono risultate infatti più sode (0,57 kg) di quelle di Sweet Aryana® (0,51 kg), indipendentemente dal portinnesto impiegato. In termini di solidi solubili, il portinnesto ha influenzato in modo significativo il contenuto degli zuccheri nelle ciliegie: in particolare, Gi6 ha favorito un maggior titolo zuccherino (mediamente 20,7 °Brix), con un incremento di circa il 10% rispetto al Colt, che si è attestato a 18,7 °Brix. Il contenuto in acidi organici è stato misurato sull’intero campione parcellare quindi non è stato possibile confrontare statisticamente fra loro i diversi dati analitici: nonostante ciò i valori riportati in tabella 1 mostrano, nelle Figg. 3-4 - Sweet Aryana® allevata a palmetta (sin.) e a vaso multiasse (ds.). FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 35 ciliegie di entrambe le varietà, livelli di acidi organici molti simili fa loro (9,0 g/l di acido malico in Sweet Aryana® e 8,8 g/l in Sweet Lorenz®) così come quelli indotti dai due soggetti (8,9 g/l in Colt e 9,0 in Gi6). Anche il colore dell’epicarpo è risultato influenzato dal soggetto impiegato: Gi6 ha infatti indotto, in entrambe le cultivar, una colorazione più scura della buccia (indice Chroma 11,5), associata anche ad una minor brillantezza dell’epidermide (valore L pari a 27,8) rispetto a quanto fatto registrare dal Colt (Chroma e L rispettivamente 13,2 e 30,1). TAB. 1 - CARATTERISTICHE DEI FRUTTI DI SWEET ARYANA® E SWEET LORENZ® ALLA RACCOLTA (MEDIE IV E V ANNO DALL’INNESTO) Cultivar Pi Forma allevamento Colt Vaso mulitasse Gi6 Palmetta stretta Colt Vaso mulitasse Sweet Lorenz® Gi6 Palmetta stretta Sweet Aryana® Sweet Lorenz® Colt Gisela 6 Sweet Aryana® 11,7 64 A 0,52 18,3 9,0 Colore L Chroma 30,1 13,4 11,4 59 B 0,50 20,7 9,1 27,4 11,0 11,8 64 A 0,57 19,0 8,8 30,1 13,1 11,1 63 A 0,56 20,7 8,9 28,1 12,0 11,6 a 11,4 a 11,8 A 11,3 B 62 64 64 61 0,51 A 0,57 B 0,55 a 0,53 a 19,5 a 19,8 a 18,7 B 20,7 A 9,0 8,8 8,9 9,0 Peso g Durofel Durezza 25 Kg °Brix Acidità* g/l 28,7 a 12,2 a 29,1 a 12,5 a 30,1 A 13,2 A 27,8 B 11,5 B * Parametro misurato sull’intero campione parcellare quindi non confrontabile statisticamente A lettere diverse corrispondono differenze statisticamente significative (P=0,05%) Conclusioni Sulla base dei primi risultati della presente sperimentazione emergono positive indicazione circa il comportamento delle nuove varietà Sweet Aryana® e Sweet Lorenz® in combinazione con portinnesti a differente grado di vigoria e con diverse forme di allevamento. Innanzitutto, il portinnesto Gisela® 6, nella presente sperimentazione associato ad una forma di allevamento a parete stretta, ha confermato il suo positivo effetto nella precoce entrata in produzione delle due cultivar: le prime raccolte, anche se nell’ordine di pochi kg/pianta, sono state effettuate già al terzo anno dall’innesto (dato non riportato), consentendo quindi all’impianto raggiungere alte performance produttive già al quinto anno dall’innesto. I risultati agronomici più interessanti si sono però ottenuti nella combinazione con il portinnesto Colt: la scelta di adottare la forma di allevamento a “vasetto multiasse” associata ad una tecnica di potatura “lunga” (senza cioè il raccorciamento delle branche) ha favorito una più precoce entrata in produzione (già al quarto anno dall’innesto) rispetto a quanto ottenuto con le forme tradizionali (Lugli et al., 2005; Grandi et al., 2010), rendendo quindi fattibile la possibilità di ottenere livelli produttivi uguali o superiori a quelli attesi su Gi6 già a partire dal 6°-7° anno dall’innesto. Ciò a conferma che, quando la varietà è molto fertile, la scelta del soggetto dovrebbe ricadere su portinnesti a vigoria medio-elevata o intermedia con modelli di impianto a densità medie (600 piante/ha) o medio-alte (800-1200 piante/ha). Inoltre, i parametri rilevati per le caratteristiche dei frutti denotano un’ottima qualità generale delle ciliegie in tutte le combinazioni della prova, a testimonianza che una gestione mirata della tecnica colturale può ovviare ad alcuni limiti legati al singolo soggetto impiegato. SUMMARY Figg. 5-6 - Sweet Lorenz® allevata a palmetta (sopra) e a vaso multiasse (sotto). 36 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 The current trend towards high-density plantings in the sweet cherry industry necessarily implies the use of dwarfing or semi-dwarfing stocks. While many exert a positive effect on growth habit and cropping performance by reducing vigour and inducing early bearing, high yield and yield efficiency, these rootstocks can often have a negative impact on fruit quality, an effect that becomes evident even in initial cropping years. Yet it’s also a fact that tree training and pruning practices can be used to control fruit load while adapting growth habit and cropping so as to combine high yield and high fruit quality. We thus tested the new cultivars Sweet Aryana and Sweet Lorenz, planted in 2008, grafted to the dwarfing stock Gisela 6 and the vigorous Colt and trained to narrow hedge and multileader vase at planting densities of 1,250 and 667 trees/ha in plots at Vignola, Modena Province. The trial data, which have been recorded up to 2012, include total yearly cropping per plant and per hectare, fruit size and weight, flesh firmness, sugar and acid content, and colour. Preliminary results show that Gisela 6 has positively affected early bearing and yield levels up to year 4, whereas by year 5 yield levels with Colt and the multi-leader system have reached those of Gisela 6. Fruit quality has been high in both combinations, indicating that specifically targeted management practices can obviate the limitations of a given stock. BIBLIOGRAFIA Lugli S., Correale R., Gaiani A., Grandi Mi., Muzzi E., Quartieri M., Sansavini S. 2005. Nuovi portinnesti di ciliegio validi per impianti intensivi. Rivista di Frutticoltura, 3:41-47. Grandi Mi., Lugli S., Correale R., Quartieri M. 2010. Influenza dei portinnesti su produttività e qualità dei frutti di nuove varietà. Rivista di Frutticoltura, 5: 38-47. Quartieri M., Lugli S., Grandi Mi., Correale R., Gaddoni M., Muzzi E., Sansavini S. 2008. Portinnesti nanizzanti per impianti ad alta densità con le cv Lapins e Regina. Rivista di Frutticoltura, 3:34-42. Lugli, S., Musacchi, S. 2009. L’alta densità nel ciliegio assicura produzioni e qualità. L’informatore Agrario, 46:34-38. Bassi G. 2010. Le nuove varietà: un grande passo in avanti verso la qualità. Rivista di Frutticoltura, 5:14-21. Fideghelli C, Della Strada G. 2011. Le varietà costituite nel mondo dal 1980 ad oggi. Convegno Nazionale del Ciliegio, Vignola (Mo), 8-10 giugno 2011. Atti in stampa. Palasciano M., Godini A., Bassi G., Giongo L., Liverani A., Sirri S., Pennone F. Tre nuove varietà di ciliegio per gli impianti 2012. L’Informatore Agrario, 22:50-54. Sansavini, S., Lugli, S., Sorrenti, G. 2013. Nuovi portinnesti nanizzanti per la coltivazione intensiva. Rivista di Frutticoltura, 4:20-35. RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano l’Az. Agr. Amidei Maria Rosa di Vignola (MO) e la Coop. Agrintesa di Faenza (RA), sede di Castelfranco Emilia (MO) per la collaborazione tecnica prestata. Q ECONOMIA E TECNICA Il servizio di impollinazione tramite api nella frutticoltura professionale TIZIANO RONDININI - ANTONIO GNES - GIAN LORENZO CALZONI Associazione Romagnola Apicoltori, Bagnacavallo (RA) La corretta combinazione delle conoscenze di biologia fiorale e della passione di chi alleva insetti pronubi consente di ottenere straordinari risultati dalle colture frutticole di difficile impollinazione o autoincompatibili. Un modo tutto naturale di concretizzare le legittime aspettative di chi dedica la propria attività a produrre risorse alimentari nel totale rispetto della natura. L’impollinazione e i fattori che la influenzano L’impollinazione è un processo di fondamentale importanza nelle specie frutticole. Questo evento, che consiste nel trasferimento del polline dal fiore dove è stato prodotto al fiore dove avverrà la fecondazione, viene realizzato nei fruttiferi da parte degli insetti pronubi (impollinazione entomofila), principalmente ad opera delle api (Apis mellifera L.), ma, in misura di gran lunga inferiore, anche di bombi e osmie. È la condizione essenziale – nel rispetto delle regole della natura – per la riproduzione (e quindi per la produzione); le api, in altri termini, sono dei veri e propri “postini del polline” e dobbiamo sottolineare che in questo caso le “consegne” sono rapide e corrette: non un granulo pollinico viene disperso. Detto questo, occorre tuttavia fare i conti con la fertilità della pianta, che è determinata da: a) fattori genetici, quali sterilità morfologica, auto-compatibilità, auto-incompatibilità, inter-compatibilità; b) fattori agronomici, come la scelta 38 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 1 - Meleto a file alterne per favorire l’impollinazione di Red e Golden Delicious. del portinnesto, la scelta delle consociazioni varietali inter-compatibili – di grande importanza ad esempio in albicocco, susine, pere, mele e kiwi (Fig. 1) – le concimazioni, i trattamenti con fitoregolatori, le potature, l’impollinazione. Dunque, non solo è possibile, ma è decisamente vantaggioso intervenire in modo adeguato sui vari fattori agronomici per portare al 100% le potenzialità della pianta, e il processo dell’impollinazione non sfugge certo a questa regola; dobbiamo gestirla al meglio e ottimizzarla per poter ottenere incrementi quali-quantitativi della produzione; a questo scopo occorre che da parte dell’apicoltore (che evidentemente svolge un ruolo di fondamentale importanza nel frutteto) vengano seguite alcune importanti procedure, schematicamente riportate di seguito. malmente al loro interno possiamo osservare regine giovani, feconde e in salute (Fig. 2), in ovideposizione; a partire dall’uovo deposto (Fig. 3) e attraverso vari stadi di maturazione (Fig. 4) si giunge in 21 giorni alla formazione degli insetti completi (Fig. 5). Questi elementi, detti operaie, solo dopo altri 15-20 gg di attività all’interno dell’arnia (dove hanno successivamente vari ruoli quali pulitrice, nutrice, ceraiola, magazziniera, guardiana, ventilatrice) diverranno bottinatrici di polline, nettare, acqua e propoli e inizieranno cioè Preparazione degli alveari Gli alveari destinati al servizio di impollinazione devono essere preparati adeguatamente e per tempo; nor- Fig. 2 - Giovane ape regina circondata dalle nutrici. Sistemazione degli alveari nel frutteto Una volta trasferiti gli alveari nel frutteto, occorre osservare alcuni accorgimenti pratici relativi alla loro disposizione. Quando le fila del frutteto non superano la lunghezza di 150 m, le arnie vanno distribuite a gruppi di 2-4 sulle testate con apertura orientata a Sud-Sud/Est. Se invece le file sono lunghe più di 150 m è opportuno distribuire un paio di arnie anche all’interno, oltre a quelle disposte sulle testate (Tab. 1). Fattori che influenzano l’attività delle api Fig. 3 - Uovo appena deposto. Fig. 4 - Sezione longitudinale di un favo con ben visibili i vari stadi di sviluppo. a “lavorare” all’esterno (Fig. 6a,b). Può essere opportuno ottenere una deposizione precoce da parte della regina (e quindi avere più bottinatrici al momento dell’impollinazione); per far questo è sufficiente un semplice accorgimento che consiste nell’alimentare la regina con “candito” 40-50 gg prima della fioritura; ciò consente di costituire al momento dell’impollinazione popolazioni di bottinatrici più vigorose e numerose. Esistono alcuni fattori che favoriscono l’attività dei pronubi, altri che al contrario la inibiscono limitandone l’efficacia, come di seguito riportato. Azioni favorevoli: a) nelle immediate vicinanze della coltura da impollinare è opportuno sfalciare i prati e ridurre la presenza di essenze selvatiche mellifere potenziali competitrici (Fig. 7); b) su pero e susino cino-giappone- TAB. 1 - ACCORGIMENTI TECNICI PER EFFETTUARE UN BUON SERVIZIO DI IMPOLLINAZIONE NELLE PRINCIPALI SPECIE FRUTTICOLE (LA PRESENZA DELLE API DURANTE L’ANTESI PERMETTE, MEDIANTE IL TRASPORTO DEL POLLINE, LA FECONDAZIONE DEI FIORI) Specie Cultivar (1) (2) Momento ideale Alveari/ha di introduzione (% di fiori aperti) Tipo di famiglie Tecniche da adottare Actinidia Hayward, Summer, Jintao, Hort 16A * * 8-10 10-15 Nel caso di utilizzo delle famiglie complete è necessario privarle del favo o dei favi conin fase di sviluppo tenenti il polline. Inoltre, sia queste famiglie complete che gli sciami devono essere alimentate con sciroppo zuccherino a giorni alterni per tutto il periodo della fioritura Albicocco Goldrich, A. Errani, Aurora, Laycot, Pinkcot, altre varietà * * * 7-8 5-6 40-50 complete Ciliegio Tutte le cultivar * * 5-6 40-50 complete * * 7-8 Melo Gruppo Red Delicious (3) Gruppo Stayman (3) Gruppo Golden Del. (4) Gruppo Rome Beauty (4) Gruppo Granny Smith (4) Pink Lady (4), Fuji (4), Modì (4) 30-40 complete Pero Abate Fetel (3), Decana del Comizio (3), William (4), Conference (4), Kaiser (4) * 8-10 30-40 complete Le api devono essere alimentate con sciroppo zuccherino per almeno 2-3 volte durante la fioritura Cino-giapponese Europeo * 8-10 7-8 40-50 50 complete Le api devono essere alimentate con sciroppo zuccherino per almeno 2-3 volte durante la fioritura Susino * 6-7 * * * * (1) Uso delle api finalizzato all’aumento della fruttificazione (produzione complessiva) (2) Uso delle api finalizzato al miglioramento qualitativo della produzione (3) Varietà auto-incompatibili – (4) Varietà con limitata auto-fertilità FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 39 Fig. 5 - Insetto adulto al momento dello sfarfallamento. Fig. 6 - A sinistra, ape bottinatrice in volo mentre si avvicina a fiori di susino; a destra, ape bottinatrice in attività di raccolta del polline (si nota la cestella di sinistra carica di polline). Fig. 7 - Bottinatrici “distratte” dai fiori di infestanti presenti tra le fila del frutteto in mancanza di sfalciatura. fertili si ottiene comunque un miglioramento della pezzatura; b) miglioramento quantitativo delle rese; c) adozione di una tecnica agronomica a impatto ambientale nullo. Conclusioni Fig. 8 - Actinidia in sezione longitudinale: il calibro del frutto è nettamente diverso a seguito di ricca (in alto) o scarsa (in basso) presenza di semi a causa di ridotta impollinazione. Fig. 9 - Mela Golden Delicious in sezione trasversale: l’unica loggia con seme (e la scarsa pezzatura) sono conseguenza di una incompleta impollinazione. se è necessario favorire l’attrattività dei fiori della coltura da impollinare con prodotti specifici o nebulizzare finemente una soluzione di acqua e miele sterilizzato (10 kg per 100-250 litri/ha) c) è utile verificare l’effettiva contemporaneità di fioritura delle cultivar presenti in consociazione; d) in annate siccitose garantire un apporto idrico adeguato al fine di favorire l’attrattività del fiore. Azioni contrarie sono: a) i trattamenti insetticidi effettuati in pre-fioritura che hanno un effetto di repellenza sulle api; b) i trattamenti anticrittogamici e antiparassitari effettuati durante la fioritura; c) i trattamenti con fitoregolatori effettuati durante la fioritura; d) la presenza di fioriture alternative nel frutteto: qualora non si proceda allo sfalcio delle infestanti nei dintorni dell’impianto o nell’interfilare ci pos- sono essere elementi di distrazione e disturbo dell’impollinazione. 40 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Gli effetti Grazie alla presenza delle api nel frutteto viene ottenuta una buona impollinazione; questi pronubi, infatti, sono in grado di individuare il PUI (Periodo Utile di Impollinazione) e con ripetute e numerose visite ai fiori garantiscono un adeguato apporto di polline, la cui quantità è strettamente correlata alla successiva formazione di semi all’interno del frutto, semi che a loro volta durante la maturazione fungono da fonti endogene naturali degli ormoni della crescita (Fig. 8, 9). Detto ciò, si capisce come - grazie al servizio di impollinazione controllata - si possano concretamente realizzare alcuni importanti obiettivi: a) miglioramento qualitativo generale della frutta prodotta; sulle cv. auto- Per ottenere questi risultati occorre realizzare la massima sinergia ed il rispetto reciproco delle due parti in gioco (apicoltore/frutticoltore) e delle rispettive competenze: si potrà così attivare al meglio una pratica totalmente sostenibile e sicura rispetto ad altri approcci agronomici. Grazie ad un’ottima conoscenza da parte degli operatori della biologia fiorale e dell’attività degli insetti pronubi, si possono infatti ottenere i migliori risultati dalle colture in atto e concretizzare le legittime aspettative di chi dedica la propria attività a produrre risorse alimentari nel totale rispetto della natura. BIBLIOGRAFIA Frediani D. - Le api per l’impollinazione – Manuale pratico ad uso dell’apicoltore e dell’agricoltore. FAI (1993). Maeterlinck M.- La vita delle api. Biblioteca Universale Rizzoli (1989). McGregor S. E. - Insect pollination of cultivated crop plants. United States Department of Agriculture (1976). Radeghieri P., Rondinini T, Scozzoli G. - Impollinazione e insetti. Il Divulgatore. Anno XX n°12; pp. 5-11 (1997). Rondinini T., Ortolani M., Pinzauti M. - Le api nel servizio di impollinazione. In: Api e impollinazione (a cura di M. Pinzauti). Regione Toscana; pp. 83-93 (2000). Q ECONOMIA E TECNICA Il controllo eco-compatibile della mosca delle olive GIOVANNI BENELLI - GIOVANNI CARUSO - ANGELO CANALE - RICCARDO GUCCI Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali – Università di Pisa L’ oliveto è un agro-ecosistema In questa nota riferiamo di alcune erogazione del feromone femminile), piuttosto stabile, in virtù della delle più diffuse strategie eco-compati- sia le femmine (mediante l’uso del bibuona complessità biocenotica bili di controllo delle infestazioni mes- carbonato d’ammonio), in maniera che che lo caratterizza. Nonostante questa se in atto negli ultimi anni in differenti essi vengano a contatto con molecole coltura ospiti un’artropodofauna di cir- comprensori olivicoli italiani. Alcune insetticide (piretroidi) che imbibiscono ca 140 specie fitofaghe e un centinaio di esse sono oggetto di interesse, a sco- il materiale cartaceo di cui è costituito di specie tra funghi e batteri e nume- po dimostrativo, in alcuni comprensori il dispositivo. rosi altri organismi dannosi, in tutta la olivicoli toscani, nell’ambito del ProTrattandosi di un metodo preventisua area di coltivazione la difesa dalle getto Integrato di Filiera “Un Filo d’O- vo, la collocazione dei dispositivi sulle avversità si limita al controllo di poche lio” (PSR 2007-2013 Regione Toscana, piante (di norma 1 dispositivo/pianta) specie di insetti e di qualche malattia Progetto Misura 124 – Modolivi), che deve essere attuata precocemente ricrittogamica. vede coinvolti Associazioni di produt- spetto all’inizio stimato delle prime deTra gli insetti infeudati alla coltura, tori e le Università di Pisa, Firenze e posizioni (giugno-luglio). Ai fini della la mosca delle olive, Bactrocera oleae Siena. valutazione della loro efficacia, l’infe(Rossi), rappresenta il fitofago chiave in stazione andrà poi monitorata costangran parte dei territori olivicoli del batemente attraverso il periodico prelievo Metodi adulticidi preventivi cino del Mediterraneo. Le larve di quedi un campione di drupe, adottando il sto dittero, nutrendosi del mesocarpo Negli ultimi anni, in differenti terri- metodo del campionamento ridotto dei frutti, determinano rilevanti altera- tori olivicoli nazionali sono state adot- (100 olive/ha, prelevate casualmente zioni biochimiche, correlate all’entità tate tecniche adulticide denominate in ragione di una drupa/pianta) ed anae al tipo d’infestazione presente (Fig. “lure and kill” (alla lettera, “attirare e lizzando le olive per la qualificazione 1), potenzialmente in grado di com- uccidere”) che, seppur di concezione e quantificazione degli stadi larvali di promettere la qualità dell’olio ottenuto non recente, sono state perfezionate B. oleae presenti. (Gucci et al., 2012). Il fitofago è quindi con la realizzazione di nuovi disposiRiguardo l’efficacia di tale tecnica, in grado di incidere significativamen- tivi commerciali, il cui utilizzo è con- esiste in letteratura una notevole eterote sulla produzione quali-quantitativa sentito dagli stessi disciplinari per il geneità di risultati nelle differenti aree della coltura, non lasciando spesso metodo biologico di coltivazione. Ta- olivicole indagate. Numerosi ricercaalternativa che il ricorso alle classiche le sistema di lotta prevede l’utilizzo di tori concordano nel sostenere che tale strategie di controllo chimico delle dispositivi chimicamente innescati, in strategia fornisca risultati incoraggianti infestazioni, riconducibili sostanzial- grado di attirare sia i maschi (mediante nelle annate di medio-bassa infestamente ai trattamenti larvicidi zione e solo se applicata su con l’impiego di prodotti cisuperfici olivicole di ampia totropici poco lipofili. dimensione (minimo 2 ha). Tuttavia, l’adesione di un Una della principali criticità crescente numero di produtdel metodo “lure and kill” ritori italiani ai disciplinari di siede nella complessità della produzione biologica o insua realizzazione, che spestegrata pone alle aziende, so scoraggia l’olivicoltore: ma anche all’attenzione dei elevata disponibilità di maricercatori, il problema delle nodopera per la collocaziostrategie di difesa attuabili in ne del dispositivo sulla piantali regimi produttivi, essenta, necessità di almeno due do comunque pochi e non interventi nell’ambito della sempre efficaci i prodotti ad stessa campagna olivicola, azione insetticida consentiti, effetto di contenimento delle in particolare, in olivicoltura infestazioni non comparaFig. 1 - Tipico danno da Bactrocera oleae su oliva (foro d’uscita). biologica. bile a quello di metodi chi- 42 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 mici curativi di comprovata efficacia, soprattutto in comprensori olivicoli a medio-alto rischio mosca, quali le aree olivicole costiere. A questo si associano i costi medio-alti del dispositivo medesimo e la necessità di un monitoraggio continuo dell’infestazione da parte di personale specializzato, per valutare l’efficacia dell’azione di contenimento operata. Merita ulteriori approfondimenti anche l’aspetto relativo all’impatto di tale strategia di controllo sull’entomofauna utile (es. insetti pronubi e entomofagi). Infatti, mentre il feromone utilizzato è di norma molto selettivo, quindi è improbabile che esso possa fungere da attrattivo (cairomone) per specie entomofaghe del dittero, il carbonato d’ammonio potrebbe invece costituire un attrattivo per differenti gruppi d’insetti “non-target”. Nell’ambito delle strategie preventive adulticide, segnaliamo anche la possibilità di utilizzo di insetticidi di origine naturale a base di Spinosad, il cui impiego su olivo è stato recentemente autorizzato anche in regime di agricoltura biologica. Si tratta di una sostanza ad azione insetticida attiva già a bassissime dosi, costituita da una miscela di due tossine prodotte dal metabolismo di colture artificiali dell’attinomicete tellurico Saccharopolyspora spinosa. La formulazione di tale sostanza attiva in combinazione con esche proteiche alimentari permette di disporre di una soluzione pronta all’uso da sciogliere in acqua e distribuire sul 50% delle piante, alternando i filari (o le singole piante) e irrorando soltanto una parte della chioma, con uno spruzzo unico finalizzato a creare una chiazza di 30-40 cm di diametro. Per il trattamento di 1 ha di superficie vengono di norma impiegati 1-1,2 litri di soluzione pronta (esca + Spinosad) disciolti in 4 litri di acqua, con notevoli vantaggi in termini ecologici (basse dosi di principio attivo, ridotti consumi di acqua) ed economici (bassi costi di distribuzione). La soluzione è tossica per ingestione verso mosche di entrambi i sessi, che attratte dall’esca si alimentano e muoiono a distanza di poche ore dall’ingestione. Trattandosi di un metodo preventivo, i trattamenti andrebbero iniziati alla cattura dei primi adulti e ripetuti ogni 7-10 giorni. Prove condotte in Toscana indicano una buona efficacia di tale strategia, soprattutto se applicata su ampie superfici (minimo 3-4 ha) e in annate di non troppo elevata infestazione. Recentemente, alcune sperimentazioni condotte in condizioni di serra fredda hanno evidenziato la possibilità di utilizzare come sostanze bioattive insetticide oli essenziali estratti da piante, i quali co-formulati con esche proteiche commerciali e carbossimetilcellulo- Fig. 2 - Adulto di mosca delle olive. sa hanno fornito prova di un’ottima è infrequente rilevare deposizioni sui azione insetticida per ingestione ver- frutti trattati) e esiste il problema del so gli adulti della mosca delle olive dilavamento, con conseguente diminu(Fig. 2). In tali prove gli oli sono sta- zione di copertura del prodotto in amti distribuiti in gocce (di volume pari bienti umidi o nelle stagioni piovose. È a 0,5 ml) sulle foglie di giovani piante comunque un prodotto che può essere d’olivo collocate in gabbie di plexiglas, utilizzato anche su piccole superfici o alla concentrazione massima di 1,75% su poche piante, quindi interessante (peso:volume), all’interno delle quali anche per le aziende piccole e medie erano presenti adulti di mosca delle o per chi si dedica all’olivicoltura nel olive. Tali studi richiedono ulteriori tempo libero. conferme in campo in funzione di diverse condizioni ambientali e colturali I fattori naturali di mortalità (Benelli et al. 2013; Canale et al. 2013) vista la facilità con cui i componenti Lo sviluppo delle popolazioni della bio-attivi degli oli tendono a degradarsi mosca delle olive, nell’area mediterin presenza di ossigeno e luce. ranea, è condizionato principalmente dalle temperature, in particolare da quelle non comprese nell’intervallo Uso di repellenti vitale della specie. È noto come il calTra i metodi preventivi che preve- do secco e prolungato dell’estate (temdono l’uso di sostanze di origine natu- perature superiori a 30 °C) svolga una rale ad azione repellente segnaliamo la significativa azione limitante l’entità possibilità di impiego, per tutta la sta- e l’andamento delle infestazioni della gione di difesa dalla mosca delle olive, mosca delle olive, determinando mordel caolino, una argilla silicatica a no- talità allo stadio di uovo e sulle giovani to effetto anti-deponente. Tale argilla larve. Le basse temperature del perioviene sospesa in acqua (in dosi pari al do invernale rappresentano anche loro 3-5%) e la sospensione ottenuta viene un fattore incisivo di mortalità a caridistribuita su tutta la chioma per otte- co della popolazione svernante della nere una copertura il più possibile uni- stessa mosca. All’azione limitante delle forme del frutto, in maniera da creare temperature e della umidità si aggiunun film protettivo che ostacoli l’azione ge spesso quella dovuta ai nemici nadeponente da parte dell’insetto. I trat- turali. tamenti vanno ripetuti a cadenza all’inNegli oliveti italiani, infatti, sono circa mensile, o, più frequentemente, frequentamente rinvenibili nel periodo nel caso di piogge dilavanti. Ricerche estivo quattro Imenotteri Calcidoidei condotte sia in Toscana che in Italia parassitoidi della mosca delle olive: meridionale, così come recenti studi Eupelmus urozonus, Pnigalio agraules condotti in Spagna, hanno evidenzia- (Fig. 3), Eurytoma martellii e Cyrtoptyx to una buona efficacia di tale prodot- latipes, cui si associa l’azione di un to, provandone anche gli scarsi effetti Imenottero Braconide endofago, Psyttossicologici nei confronti dell’ento- talia concolor (Benelli e Canale, 2012). mofauna utile. Tuttavia, i risultati sono I Calcidoidei menzionati si comportano spesso condizionati dagli andamenti tutti come parassiti ectofagi (si nutrono stagionali delle infestazioni (in presen- della larva di B. oleae dall’esterno del za di elevate popolazioni di mosca non corpo di questa) e sono altamente poliFRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 43 costiera e la Liguria. La spiccata polifagia di questi parassiti suggerisce, inoltre, che molti altre specie d’insetti infeudati a svariate piante erbacee spontanee potrebbero rappresentare idonei ospiti per il loro svernamento. È importante, quindi, favorire Fig. 3 - Il parassitoide della mosca delle olive Pnigalio agraules. la presenza e il mantenimento di associazioni vegetazionali (siepi, arbusti, cespugli) a ridosso degli oliveti per creare le condizioni favorevoli allo svernamento di questi importanti nemici naturali. Conclusioni Fig. 4 - L’imenottero parassitoide E. urozonus sverna all’interno delle galle presenti su Inula viscosa. fagi (possono parassitizzare molti ospiti diversi). Fatta eccezione per la nota e peculiare modalità di svernamento di E. urozonus all’interno delle galle prodotte su Inula viscosa dal dittero Myopites stilata (Fig. 4), la parte meno conosciuta della biologia degli altri citati Calcidoidei è quella dello svernamento. Si sa che questi attaccano le larve della mosca nel periodo estivo e che poi abbandonano quest’ospite per vivere a spese di altre vittime. Tuttavia, in aree olivicole dell’Italia meridionale è stato osservato lo svernamento di P. agraules sulla mosca delle olive nei frutti di olivastro o nelle drupe di olivo ancora attaccate alla pianta. Appare verosimile che tali osservazioni possano essere estese alle aree olivicole italiane caratterizzate da clima mite e/o con varietà di olive a maturazione tardiva, come la Toscana 44 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 La B. oleae sulle olive da olio causa un danno prevalentemente di tipo indiretto (o qualitativo), determinato dalle alterazioni biochimiche causate dal foro d’uscita aperto dalla larva di terza età. La soglia economica di intervento con insetticidi larvicidi, di solito utilizzata nei programmi tecnici di monitoraggio, è pari al 10-15% di infestazione attiva (uova, larve di prima e seconda età) per le olive destinate alla produzione di olio. Questi valori sono prudenziali ed affidabili nelle diverse condizioni colturali. Tuttavia, è stato anche recentemente mostrato che è possibile tollerare una certa quota di infestazione dannosa alla raccolta (stimata fino al 10-20% di olive con foro di uscita) senza significative conseguenze su alcuni importanti parametri chimici dell’olio (acidità, numero di perossidi), purché le condizioni di raccolta e di lavorazione in frantoio siano ottimali. In particolare, bisogna che siano raccolte solo olive ancora presenti sulla pianta, tralasciando quelle cadute spontaneamente al suolo e che si proceda ad una frangitura entro 24 ore dalla raccolta delle olive (Gucci et al., 2012). In tal modo è possibile ottenere oli di buona qualità anche in annate di forte infestazione della mosca rendendo economicamente accettabile il danno, soprattutto in aree destinate ad olivicoltura biologica. Infine, è fondamentale valutare la vocazionalità delle superfici destinate all’olivicoltura al momento dell’impianto, così come nel caso di oliveti già produttivi, procedendo ad un attento esame del contesto climatico e ambientale in cui l’olivicoltore andrà ad operare e in base a questo scegliere il tipo di gestione migliore, quale la difesa biologica o quella integrata. È, infatti, noto come il rischio di infestazione da mosca delle olive non sia uguale in tutte le aree olivicole, motivo per cui le zone collinari interne, grazie alle loro caratteristiche climatiche che determinano un minor numero di generazioni ed una maggiore mortalità nel periodo estivo e invernale, sono certamente da preferire nell’ottica di una produzione orientata strettamente verso il biologico, nell’ambito della quale si potrà ricorrere ai citati metodi di controllo adulticidi preventivi (es. caolino e “lure and kill”) mediante l’uso di presidi fitosanitari ammessi dai disciplinari di produzione biologica. In zone olivicole costiere, dove di norma le infestazioni sono più consistenti, è invece opportuno prevedere il ricorso a più duttili strategie di produzione integrata, che non escludano il ricorso a metodi larvicidi curativi con l’uso d’insetticidi autorizzati, solo al superamento della soglia d’intervento e nel rispetto del numero massimo di trattamenti ammessi dal relativo disciplinare regionale di produzione. RINGRAZIAMENTI Attività realizzata grazie ai fondi del Progetto “Modolivi – Gestione razionale delle risorse umane e naturali in moderne tipologie di oliveti e dei sottoprodotti della lavorazione delle olive” nell’ambito del Progetto Integrato di Filiera (PIF) “Un Filo d’Olio” (PSR 2007-2013 Regione Toscana). BIBLIOGRAFIA Benelli G, Canale A (2012) Learning of visual cues in the fruit fly parasitoid Psyttalia concolor (Szépligeti) (Hymenoptera: Braconidae). BioControl, 57:767-777 Benelli G, Canale A, Flamini G, Cioni PL, Demi F, Ceccarini L, Macchia M, Conti B (2013) Biotoxicity of Melaleuca alternifolia (Myrtaceae) essential oil against the Mediterranean fruit fly, Ceratitis capitata (Diptera: Tephritidae), and its parasitoid Psyttalia concolor (Hymenoptera: Braconidae). Ind Crops Prod 50:596-603 Canale A, Benelli G, Conti B, Lenzi G, Flamini G, Francini A, Cioni PL (2013) Ingestion toxicity of three Lamiaceae essential oils incorporated in protein baits against the olive fruit fly, Bactrocera oleae (Rossi) (Diptera Tephritidae). Nat Prod Res doi: 10.1080/14786419.2013.784871 Gucci R, Caruso G, Canale A, Loni A, Raspi A, Urbani S, Taticchi A, Esposto S, Servili M (2012) Changes in free acidity, peroxide value and phenolic compounds of olive oils obtained from fruits (cv. Frantoio) damaged by Bactrocera oleae (Rossi). HortScience, 47:301-306 Q ECONOMIA E TECNICA Una moderna “pomologia artificiale” costruita con la tecnica della cera d’api TOMMASO ECCHER Dipartimento di Produzione vegetale - Università di Milano Una moderna collezione di frutti nata dalla vecchia arte ceroplastica, capace di far rivivere le forme e i colori dell’ortofrutta in maniera artificiale, ma assolutamente realistica e affascinante. C hi pensava che l’era della ceroplastica, l’arte di riprodurre in cera modelli naturalistici, fiori, frutti, ma anche preparati anatomici, fosse ormai definitivamente tramontata, oggi è costretto a ricredersi. Presso la galleria di arte contemporanea Salamon & C, a Milano, è stata presentata recentemente una selezione delle realizzazioni in cera di Paola Nizzoli, artista che ormai da alcuni anni si dedica alla realizzazione di modelli naturalistici in cera facendo rivivere con risultati eccellenti una tecnica e un’arte che si credeva ormai da tempo dimenticata. La cera d’api è un materiale plastico naturale, facilmente lavorabile, che si rammollisce progressivamente al crescere della temperatura, che può essere manipolata praticamente a temperatura ambiente, e fonde poco sopra i 60°C, ben al di sotto quindi della temperatura di ebollizione dell’acqua. Per queste sue proprietà è stata usata fin dall’antichità per gli usi più svariati e non solo per la fabbricazione di candele, per cui è tuttora impiegata. Oltre che per assemblare le mitologiche ali di Icaro, che si sciolsero al sole, è stata da sempre impiegata per realizzare calchi di maschere funerarie ed oggetti più disparati ed è stata largamente usata fin dall’antichità da scultori e gioiellieri per modellare opere che poi venivano realizzate in bronzo, argento, oro mediante il noto processo della “cera 46 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 persa”. Ne sono famosi esempi in epoca classica i Bronzi di Riace e, in epoca moderna, le opere di Lorenzo Ghiberti e Benvenuto Cellini. Il modello in cera viene in questo caso distrutto durante la colata del metallo fuso che Fig. 1 - Riproduzione ceroplastica tridimensionale della “Canestra di ne prende il posto. frutta”, celebre dipinto del Caravaggio (1571-1610) (foto Laura Ferrari). Nella ceroplastica, invece, è il modello in cera a grandezza naturale tutte le varietà l’opera che viene rifinita e dipinta per di frutta, uve e agrumi accuratamente raffigurare in modo tridimensionale e identificate, in cartiglio, con le denonelle esatte dimensioni e proporzioni minazioni varietali del tempo. l’oggetto naturalistico, il fiore, il frutto Ma la rappresentazione pittorica, o il preparato anatomico di cui è stato così come le illustrazioni delle granfatto in precedenza un calco in gesso o di opere pomologiche pubblicate alla in silicone, del modello originale. fine del ‘700 e nell’800, testimoni del crescente interesse per lo studio naturalistico e per la descrizione delle tante Un’arte antica varietà di frutta che i vivaisti avevano La tecnica e l’arte della ceroplasti- imparato a selezionare e a diffondere ca si svilupparono in modo particolare in tutta Europa, non potevano rendere nella seconda metà del ‘700, quando esattamente la forma e le dimensioni a Firenze, nel contesto storico illumi- dei soggetti originali. Per descrivere nistico positivista in cui fioriva il gusto più compiutamente le caratteristiche del collezionismo e della documen- dei frutti, si ricorse allora alla rappretazione scientifica, venne attivata dal sentazione tridimensionale dei modelli Granduca Leopoldo II di Lorena un’Of- di cera o dei calchi di gesso, in modo ficina ceroplastica con il compito di da riprodurne esattamente la forma e le preparare modelli naturalistici a sup- dimensioni. porto dell’insegnamento delle scienze Una rassegna cronologica del momediche e botaniche. Tra i soggetti che dellismo frutticolo nazionale ed estero attirarono in particolare l’attenzione è stata pubblicata, nel volume edito dei ceroplasti vi fu, fin dai primi tem- dall’Università di Milano nel 1998 per pi, la riproduzione dei frutti. Alla corte illustrare la collezione Garnier Valletdei Medici il collezionismo botanico ti e, più recentemente, in un volume e di specie frutticole aveva raggiunto dell’Accademia Nazionale di Agricoll’apice ai tempi di Cosimo III: ne sono tura edito nel 2008 dal CNR. testimoni le tele di Bartolomeo BimFirenze è a buon diritto considerata bi (1648-1729), pittore di corte, cui la culla della ceroplastica naturalistiera stato dato l’incarico di riprodurre ca: famosi ceroplasti fiorentini di quel periodo furono Clemente Susini (17541814) e Francesco Calenzuoli (17961828) che eseguirono molti preparati anatomici e botanici tra cui probabilmente anche frutti di cera. L’“Inventario dei frutti artificiali dell’Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze”, compilato da Ulisse Novellacci e Francesco Baur nel 1793, enumera infatti più di 200 frutti in cera realizzati all’epoca di Clemente Susini. Presso lo stesso Museo, modelli di frutti in cera furono sicuramente prodotti da Luigi Calamai (1800-1851) e da Egisto Tortori (1829-1893) e, successivamente, da Antonio Piccioli (1794-1842) e da Antonio Serantoni (1780-1837) disegnatore naturalistico e incisore, collaboratore di Giorgio Gallesio per il quale preparò ben 33 tavole della “Pomona Italiana”. L’intento scientifico del modellismo pomologico, sviluppatosi particolarmente in Toscana, si diffuse rapidamente in Italia ad opera delle Accademie e delle Associazioni culturali che andavano allora sorgendo, al punto che, nel primo ‘800, in occasione delle mostre di artigianato, oggetti d’arti e manifatture, esistevano addirittura sezioni dedicate alla “confezione di ficiali” che esponeva le proprie creazioni in occasione delle mostre e dei concorsi che si tenevano annualmente nel palazzo di Brera, ed è appunto in occasione di una di queste mostre che Francesco Garnier Valletti, che sarebbe poi diventato insuperabile modellatore di frutti artificiali, si fece conoscere presentando “fiori artificiali in cera”. Poi arrivò Garnier Valletti Fig. 2 - Trionfo di agrumi (particolare) ispirato alle tele di Bartolomeo Bimbi (16481730?) (foto Paola Marelli). Fig. 3 - Modelli di mele (foto Ferrari). fiori e frutti che meglio imitassero il vero”. Anche a Milano esisteva una ditta, Pizzigalli e De Gasperi, “specializzata nella lavorazione di fiori e frutti arti- Ma la fama di Garnier Valletti è legata alla sua insuperabile abilità di riprodurre in serie modelli di frutti assolutamente simili ai veri non solo nelle dimensioni che, come per molti altri modellatori derivavano da un calco in gesso del frutto da riprodurre, ma soprattutto per la cura maniacale con cui dipingeva e rifiniva il modello. Il frutto riprodotto doveva essere assolutamente identico all’originale non solo nel colore e nelle sfumature e nella presenza dei più piccoli particolari dell’epidermide, ma anche nel peso. Garnier Valletti fu indubbiamente il più prolifico ceroplasta e modellatore di frutti artificiali che si conosca: in un catalogo del 1873, per l’esposizione universale di Parigi, offri- FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 47 va già i modelli di 1520 varietà di frutti, appartenenti a 19 specie diverse, e 800 varietà di uve. Nei suoi 40 anni di attività si calcola che abbia prodotto quasi 5.000 “frutti artificiali” diversi! Benché per molti anni avesse utilizzato la cera per le proprie realizzazioni, ricevendo premi ed elogi ad ogni esposizione, nessuno dei suoi molti “frutti artificiali” ancora esistenti è fatto di cera. Nel corso della sua attività di modellatore si era reso conto della delicatezza dei modelli in cera (“...i fiori naturali non durano che un giorno, quelli di cera poco di più” si legge nella relazione di una esposizione del 1843) e, alla ricerca di un nuovo materiale, mise a punto una miscela di resine vegetali e polveri minerali che poteva essere colata a caldo negli stampi come la cera e come questa poteva essere lavorata, levigata, plasmata, saldata secondo le tecniche a lui ben note del ceroplasta in cui era maestro, ma che, una volta raffreddat, acquistava la consistenza e la resistenza del gesso senza averne la fragilità e il peso. Il metodo di fabbricazione consentiva di riprodurre modelli identici anche a distanza di molto tempo, riutilizzando lo stesso stampo, che veniva conservato. In Italia l’arte di imitare i frutti con la cera o con altri materiali si estinse praticamente nei primi decenni del ‘900, forse più per il disinteresse del mercato che per la scomparsa dei “modellatori”, l’ultimo dei quali fu forse don Vincenzo Di Maio, un sacerdote fiorentino autore di un certo numero di frutti perfettamente modellati in cera e attualmente conservati presso l’Istituto tecnico agrario di Firenze. Per la documentazione, ai modelli in cera faceva ormai concorrenza la fotografia. Nell’era delle macchine fotografiche Paola Nizzoli ha iniziato ad interessarsi alla ceroplastica recentemente, nel 2006. Se ne è subito appassionata: sperimentando la tecnica e i materiali, si è subito resa conto delle difficoltà insite nell’impiego di un materiale, la cera, estremamente variabile in relazione alla provenienza e sperimentalmente, come gli antichi ceroplasti, ha via via scoperto i segreti del mestiere. Si è documentata, studiando le poche fonti disponibili, sulle tecniche degli antichi ceroplasti, sempre avari di spiegazioni particolareggiate dei “segreti” di fabbricazione delle loro opere, segreti intesi a salvaguardare la propria arte da po- 48 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Fig. 4 - Presentazione scenografica dei modelli di frutti in cera (foto Ferrari). Fig. 5 - Panoramica della collezione di modelli di frutti realizzati da Paola Nizzoli (foto Ferrari). Fig. 6,7,8 - Modelli ceroplastici di Paola Nizzoli presentati alla recente mostra alla Galleria Salamon &C a Milano (2013) (foto Ferrari). tenziali concorrenti. Lo stesso Garnier si era sempre rifiutato, in vita, di rivelare i segreti della sua tecnica dichiarando esplicitamente di temere la concorrenza di potenziali imitatori e, solo dopo la sua morte, un allievo, Michele del Lupo, poté pubblicare, per le edizioni Hoepli, un manuale di “Pomologia Artificiale” in cui sono sostanzialmente svelati i “segreti” di Garnier Valletti. Proprio a questo manualetto ha attinto Paola Nizzoli dopo un lungo periodo di sperimentazione in proprio utilizzando una gran quantità di cere di diversa provenienza e con differenti caratteristiche, sperimentando le diverse tecniche di colorazione, in fase di colata o a pennello, risolvendo via via le difficoltà che incontrava e che descrive minuziosamente ed efficacemente nel pregevole catalogo illustrato di questa Mostra. Questa è l’ ultima di una nutrita serie di esposizioni nelle quali l’Artista si è fatta conoscere come abile ceroplasta, capace non solo di riprodurre alla perfezione modelli di frutta e verdure (ma anche filoni di pane, paste e brioches, uova sode...), ma pure di presentare i suoi modelli in composizioni artistiche originali, alzate e vassoi di frutta che ricordano le te- le di famose ” nature morte” dei pittori lombardi del XVI e XVII secolo . Proprio l’analogia fra le sue realizzazioni plastiche e le opere pittoriche deve aver sollecitato la fantasia di Paola Nizzoli, alla ricerca di sempre nuovi motivi di ispirazione, inducendola a concepire l’ambizioso progetto di dare tridimensionalità ai dipinti e riproducendone plasticamente le immagini nei suoi modelli ceroplastici: è stata così realizzata ed esposta a Milano nel 2010 una copia tridimensionale della celeberrima “fiscella”, la Canestra di frutta del Caravaggio, conservata alla Pinacoteca Ambrosiana, fedelmente riprodotta con frutti e foglie in ceroplastica (Fig. 1). Più recentemente, nel 2012, ha realizzato e presentato a Genova a Palazzo Spinola una composizione di 250 agrumi (per complessivi 50 chili di cera!) ispirati dalle tele del Bimbi (Fig. 2). La frenetica attività dell’Artista non è da meno della sua fantasia: nei relativamente pochi anni della sua attività di ceroplasta, Paola Nizzoli dichiara di aver riprodotto più di 400 modelli e scrive: “Studio e ricerca tra passato e presente hanno sempre più sviluppato in me l’amore per questa tecnica e l’inQ teresse nella sua riscoperta”. ECONOMIA E TECNICA Susine essiccate: parla italiano l’associazione internazionale IPA CARLO ALBERTO LEVI Coop. Modenese Essiccazione Frutta – Modena Qualità dell’offerta e valore alimentare sostengono i consumi mondiali di prugne secche, anche se la remunerazione della materia prima è troppo influenzata dalle quantità prodotte. L’agricoltore C.A. Levi creatore del marchio Monte Rè alla guida dell’International Prune Association. D al 4 al 8 novembre 2013 si è tenuto in Australia il XIV Congresso dell’IPA (International Prune Association). L’IPA è una associazione che raggruppa i produttori di prugne essiccate di sei Paesi del mondo, tre dell’Emisfero Nord (California, Francia e Italia) e tre dell’Emisfero Sud (Cile, Sud Africa ed Australia). Questi sei Paesi rappresentano circa l’80% della produzione mondiale; l’unico grande Paese produttore non rappresentato è l’Argentina, che non ha mai costituito una organizzazione di rappresentanza dei produttori. È interessante notare che in tutti i Paesi che aderiscono all’IPA la maggioranza della produzione è controllata dai coltivatori attraverso cooperative od altre forme associative. Sunsweet, per esempio, il più grande produttore mondiale di prugne secche, è una cooperativa californiana Lo scopo sociale dell’IPA è quello di elaborare statistiche aggiornate sulle produzioni nei diversi Paesi, sulle superfici piantate ed in produzione e sui calibri della frutta di ogni anno. Questo lavoro si è andato affinando rapidamente fin dagl’anni della costituzione dell’associazione nel 1990 e rappresenta la più affidabile fonte di dati esistente. Oltre a ciò, coordina e diffonde fra i soci tutta l’attività di ricerca che avviene attorno al “mondo” delle prugne da essiccazione: dalla ricerca agronomica, agli aggiornamenti sulle tecniche colturali e, soprattutto, negli ultimi anni, alla ricerca sulle capacità e sui valori nutrizionali delle prugne secche. L’IPA organizza ogni 18 mesi un congresso, alternativamente in un Pa- Fig. 1 - Trend della produzione mondiale di susine essiccate, degli stock e della commercializzazione dal 2007ad oggi. 50 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 ese socio nell’Emisfero Nord e dell’Emisfero Sud, sempre nelle rispettive primavere. Quest’anno spettava all’Australia che ha organizzato un “meeting” di due giorni, a Canberra, dedicati alla presentazione sia dei dati relativi alle produzioni del commercio mondiale dell’ultimo anno, sia alle ricerche in corso principalmente in campo nutrizionale. Nei due giorni successivi i 60 membri del congresso hanno visitato le due aree del New South Wales dove si producono le prugne per essiccazione; prima la zona di Young, dove è iniziata la coltivazione australiana già agli inizi del 1900 (si tratta di una zona collinare con aziende di piccole dimensione, da 1 a 5 ettari, ora in fase di dismissione anche per effetto delle frequenti siccità che hanno colpito l’Australia negli ultimi 10 anni), poi a Griffith, nella valle più fertile dell’Australia, con abbondante disponibilità di acqua che scende dai canali delle Blue Mountains. In tal caso, si tratta di una zona simile alla valle centrale della California, con clima asciutto e basse precipitazioni dove, con l’irrigazione, si coltiva di tutto: dal riso, all’uva, dalla frutta, agli ortag- Fig. 2 - Evoluzione delle disponibilità di prodotto e delle vendite nel mondo negli ultimi 13 anni. Bosnia Erzegovina: investimento italiano per la coltivazione di prugne impresa Angi d.o.o. Lopare, fondata da investitori italiani, ha firmato con il comune di Lopare, un Paese nel Nord-Est della Bosnia Erzegovina, un contratto di affitto a lungo termine per 38,3 ettari di terreno, una volta interamente occupato da frutteti e oggi abbandonato. Il progetto, del valore di 150.000 euro, ha come obiettivo la coltivazione di prugne. Fino ad oggi sono già stati bonificati 12 ettari e si sta procedendo alla piantumazione degli alberi. Q Fonte: ICE Sarajevo L’ gi, ai cereali, agli agrumi. Qui il valore della terra è a volte inferiore ai valori dei diritti di irrigazione! Le regole dell’IPA prevedono che la presidenza dell’associazione sia a rotazione fra i vari Paesi e che essa sia assegnata al Paese che organizzerà il congresso successivo. All’incontro di Canberra è stato nominato presidente Carlo Alberto Mario Levi (già Presidente della Cooperativa Modenese Essiccazione Frutta ed imprenditore molto noto anche internazionalmente; ndr) che già rappresentava l’Italia nel Comitato esecutivo dell’associazione. Dunque l’Italia sarà il Paese ospite del prossimo congresso dell’IPA. 52 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 La situazione produttiva mondiale delle prugne essiccate negli ultimi tre anni ha presentato un eccesso di produzione rispetto al consumo. Ciò ha comportato un naturale calo dei prezzi nonostante le forti scorte trattenute dai produttori per cercare di regolare ed equilibrare il mercato. Nell’ultimo anno, però, una concomitanza di eventi ha completamente modificato lo scenario. Da un lato è aumentato il consumo, principalmente in Russia e Cina, dall’altro una contemporanea successione di eventi negativi, sia in California che in Cile, ha determinato un forte calo dell’offerta. Questi due fattori hanno determinato negli ultimi Fig. 3 - Carlo Alberto Levi, pioniere nella coltivazione e trasformazione di susine da industria. Presiede la Coop. Modenese Essiccazione Frutta nota al consumo per il marchio “Monte Rè” e le Amarene Brusche di Modena (sciroppate o in confettura). mesi un forte aumento dei prezzi delle prugne essiccate, principalmente a livello di “natural condition”, dove con questo termine si intendono le prugne essiccate al 20% di umidità prima della reidratazione e del confezionamento. Questo aumento sulla materia prima si sta ora riversando, nonostante la rigidità dei “buyer” della grande distribuzione in tutto il mondo, anche sul prodotto confezioQ nato presente sullo scaffale. DAI FRUTTETI PIEMONTESI Indicazioni d’intervento per il rinnovo della fruttificazione Protezione dalla carpocapsa: strategie a confronto L a confusione sessuale è da tempo diventata il metodo di riferimento per la difesa dalla carpocapsa in Piemonte (oltre il 61% della superficie in provincia di Cuneo). Nelle zone caratterizzate da una forte pressione del fitofago, l’impiego di feromoni va integrato con un intervento insetticida in prima e seconda generazione, mentre in condizioni di basso rischio è sufficiente intervenire soltanto sulla prima generazione. La difesa guidata (agrofarmaci utilizzati al superamento delle soglie di intervento monitorate con le trappole) è applicata sulla superficie restante. Negli ultimi anni, si vanno affiancando nuovi metodi di controllo, efficaci e allo stesso tempo eco-compatibili. Tra questi vi sono la protezione meccanica Alt’Carpo e i bioinsetticidi a base di virus e nematodi. Nella valutazione di quale strategia di difesa è sempre necessario analizzare il rapporto costi-benefici. Il metodo Alt’Carpo Il Creso ha iniziato a lavorarci dal 2009. Consiste in un sistema di copertura antigrandine esteso anche ai lati dall’appezzamento, in grado di contenere efficacemente l’ingresso nel frutteto di insetti fitofagi indesiderati, tra cui la carpocapsa. La rete Alt’Carpo può essere installata secondo due differenti sistemi: il primo, mono-filare, consiste nella chiusura di ogni singola fila, dall’apice alla base delle piante; il secondo, detto mono-parcellare o mono-blocco, prevede la chiusura dell’intero impianto mediante rete piana al di sopra della vegetazione e pareti ai lati dell’impianto. La rete idonea al sistema Alt’Carpo presenta una maglia di 2,2×5,4 mm, leggermente più fine rispetto alla rete antigrandine comunemente impiegata. Il metodo di contenimento innovativo ha dimostrato ottime TAB. 1 - ANALISI DEI COSTI PER L’INSTALLAZIONE DELL’ALT’CARPO Descrizione Quantità Costo unitario 2 Costo 2 2.000 m 0,35 €/m 700 Manovelle 2 130 260 Ferramenta varia / / 100 Manodopera 20 ore 9,30 €/ora 186 Utilizzo carro semovente 20 ore 10 €/ora 200 Rete anti-insetto (2,2 x 5,4 mm) COSTO TOTALE 1446 COSTO TOTALE/ettaro stimato per la durata dell’impianto 2300 2300 €/ha: 15 anni = COSTO ANNUO durata ipotizzata: 15 anni 153,33 €/ettaro/anno. A questo va aggiunto il costo l’applicazione di un primo intervento abbattante. Il costo annuo complessivo ammonta quindi a 246,72 € potenzialità, confermando la possibilità di applicare le reti anti-insetto solo ai lati dell’appezzamento, mentre si mantiene la tradizionale rete antigrandine sulla parte superiore dell’impianto. Oltre che dalla carpocapsa, l’Alt’carpo protegge soprattutto dalla temibile piralide, che spesso passa da altre colture nel meleto in prossimità della raccolta, quando per fermarla si rischierebbe di rovinare un intero programma di sostenibilità. Un effetto importante è stato inoltre osservato sulle popolazioni di eulia, i cui ingressi sono stati ridotti del 50%, mentre per il contenimento della cidia del pesco sarebbe opportuno restringere la maglia della rete per ottenere un efficace grado di protezione. Dalle prove condotte dal Creso, è stato dimostrato che nelle zone a basso rischio, è possibile ridurre gli interventi fitosanitari (con sostanze attive naturali o di sintesi) a un solo trattamento in post-fioritura dopo la chiusura delle reti (dal secondo anno è spesso possibile eliminare anche questo intervento), con un notevole risparmio di costi in termini monetari e ambientali. Per il montaggio e l’installazione della rete, il costo annuo per ettaro ammonta a circa 247 €, calcolato su una durata ipotizzata di 15 anni (tabella 1). Bioinsetticidi Larva di carpocapsa in attività trofica. Si sfruttano le proprietà parassitiche ed entomopatogene di virus e nematodi. I virus sono organismi che causano la morte dell’ospite una volta ingeriti. In partiFRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 53 Sistema Alt’Carpo mono-filare. TAB. 2 - COSTI DEI BIOINSETTICIDI INTEGRATI CON LA CONFUSIONE SESSUALE Sistema Alt’Carpo mono-blocco. l’applicazione è quella autunnale in presenza Tipo di difesa Elevato rischio Basso rischio di larve svernanti, pre1° generazione 2° generazione 1° generazione 2° generazione cipitazioni intense e in condizioni di scarso Difesa in confusione 3 applicazioni del virus 1 LARVICIDA 2 applicazioni del virus sessuale integrata della granulosi (es. Spinosad) della granulosi irraggiamento. Per una con l’impiego €/ha 202,5 €/ha 177,3 €/ha 135 piena efficacia dei nedi bioinsetticidi matodi sono richieste Acquisto erogatori feromonali Acquisto erogatori feromonali €/ha 220,00 €/ha 220,00 temperature superiori ai 10 °C, piogge abCOSTO TOT. 599,8 €/ha 355 €/ha bondanti, bagnatura prolungata sulle pianTAB. 3 - I COSTI DELLA DIFESA GUIDATA te e pressioni di esercizio inferiori ai 20 bar. Tipo di difesa Elevato rischio Basso rischio L’impiego di bioin1° generazione 2° generazione 1° generazione 2° generazione setticidi integrati con la confusione sessuale 1 OVICIDA 1 LARVICIDA 1 OVICIDA 1 LARVICIDA (es. Clorantranili(es. Clorpirifos metile) (es. Clorantranili(es. Clorpirifos metile) ha un costo annuo per prole) €/ha 46,50 prole) €/ha 46,50 ettaro compreso tra i €/ha 88,00 €/ha 88,00 € 1 LARVICIDA 1 LARVICIDA 350 e i 600 € (tabella 1 LARVICIDA (es. Clorpirifos metile) 1 LARVICIDA (es. Emamectina benzoato) 2). Difesa guidata (es. Clorpirifos etile) €/ha 46,50 (es. Clorpirifos etile) €/ha 135 Dall’analisi dei co€/ha 32,00 €/ha 32 1 LARVICIDA sti, l’applicazione di (es. Emamectina benzoato) tecniche alternative €/ha 135 a basso impatto am1 LARVICIDA bientale per il conteni(es. Spinosad) mento dei fitofagi dan€/ha 180,00 nosi, risulta avere degli COSTO TOT. 528 €/ha 301,5 €/ha oneri del tutto confrontabili ai tradizionali metodi di difesa basati sull’impiego di agrofarmaci colare, il virus della granulosi presenta un elevato grado convenzionali. Nel caso dell’Alt’Carpo, questi risultano di specificità per le larve di carpocapsa e il suo impieaddirittura inferiori, con un costo estremamente comgo ha un impatto pressoché nullo sull’entomofauna del petitivo rispetto alla difesa guidata, la cui applicazione frutteto. Il prodotto non è persistente nelle popolazioni richiede una spesa maggiore (tabella 3). La corretta apdi carpocapsa, dunque risulta necessario effettuare applicazione ed eventuale integrazione dei vari metodi di plicazioni ripetute di almeno 3-4 interventi a distanza di lotta utilizzati sul territorio proietta l’agro-ecosistema 7 giorni per avere un’efficacia estesa su tutta la prima frutteto verso una gestione più sostenibile, sia dal punto generazione. Il virus è sensibile alla luce solare e sono di vista ambientate sia economico. da evitare temperature superiori a 20 °C in fase di applicazione. Alessio Pavarino, Graziano Vittone I nematodi possono parassitizzare le larve di carCreso – Centro ricerca e sperimentazione pocapsa penetrandovi all’interno attraverso le aperture per l’ortofrutticoltura piemontese, Cuneo naturali (bocca, ano, spiracoli). L’epoca migliore per 54 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 DALL’EMILIA-ROMAGNA Una ricerca costante per soddisfare le mutate esigenze del mercato Le principali novità varietali per le drupacee minori L a coltivazione delle cosiddette drupacee “minori” (albicocco, ciliegio e susino), benché non raggiunga la diffusione del pesco e delle nettarine, rappresenta un’importante risorsa economica per alcune aree dell’Emilia-Romagna. La superficie complessivamente investita in regione con queste colture ammonta, infatti, a circa 10mila ettari, con un potenziale produttivo di oltre 150mila tonnellate l’anno. Trattandosi di un settore in continua crescita, è facile inoltre costatare come la ricerca di nuove varietà in grado di soddisfare le mutate esigenze di mercato sia molto attiva. Di seguito si riporta una breve descrizione delle novità più interessanti. Albicocco Tra le novità del periodo precoce (20-25 maggio) troviamo Wonder Cot, cultivar in grado di antipare di qualche giorno Aurora, dotata di frutti di buona qualità estetica e organolettica, mentre la pianta si caratterizza per l’elevata vigoria e il portamento espanso, di produttività medio-elevata. Nello stesso periodo si raccoglie Tsunami; i primi giudizi su questa varietà sono positivi circa il sapore e l’aspetto del frutto (ben sovracolorato di rosso), mentre resta da verificare la pezzatura. Sia Wonder Cot che Tsunami sono varietà autosterili. Qualche giorno dopo Aurora matura Spring Blush, cultivar anch’essa autosterile, dotata di frutti di bella forma e colorazione, di media pezzatura che tende a migliorare quando la pianta entra in piena produzione. Il sapore è poco aromatico e tendenzialmente acidulo. Ai primi di giugno troviamo Lunafull, novità che si distingue per il grosso calibro, l’aspetto attraente (buono il sovracolore) e la tenuta dei frutti, mentre non altrettanto si può dire del gusto, tendente all’acidulo e poco dolce, soprattutto se si anticipa la raccolta (ha Gemma. bisogno d’impollinatori per produrre adeguatamente). Distaccata di qualche giorno, si raccoglie Magic Cot, cultivar con frutti di aspetto attraente (sovraccolorati per il 50-60%), consistenti, di grossa pezzatura e gusto tendenzialmente dolce; essendo priva del carattere autofertilità, è però soggetta alla disponibilità d’idonei impollinatori. Subito dopo (epoca Pink Cot) troviamo Lilly Cot, varietà che associa all’autofertilità la produttività elevata, a danno però della pezzatura che resta media. I frutti sono di colore attraente (arancio intenso) con polpa abbastanza consistente e poco succosa; il gusto è decisamente acido e poco dolce, scarsamente aromatico. Altra novità che matura in questo periodo è Big Red, i cui punti di forza sono la tenuta in pianta e l’aspetto attraente dei frutti, anche se di calibro medio-piccolo; per contro non è autocompatibile e presenta un habitus della pianta di difficile gestione. Passando a considerare il periodo intermedio (fine giugno) troviamo Orange Rubis, cultivar autofertile e costantemente produttiva. I frutti hanno aspetto attraente (buona la pezzatura e il sovracolore su sfondo giallo-verde) e gusto molto dolce e aromatico. In epoca Kioto si raccoglie Mediabel, novità diffusa con il marchio commerciale Carmingo®. Dalle prime osservazioni si tratta di una cultivar autofertile (la produttività è elevata) dotata di un frutto di media pezzatura, di bell’aspetto e sapore tendente all’acido, e buona tenuta in pianta. Nello stesso periodo matura anche Gemma, nuova varietà in via di diffusione commerciale, parzialmente autofertile ma produttiva, i cui punti di forza sono l’aspetto, la tenuta e il sapore dei frutti (il calibro è medio-elevato). Una settimana dopo Portici troviamo Petra, altra varietà parzialmente autofertile, di precoce entrata in produzione, i cui frutti, di aspetto tradizionale, hanno pregevoli caratteristiche qualitative e un’elevatissima tenuta in pianta. La cultivar è concessa in esclusiva all’Op Pempa-Corer che però è disponibile a estenderne la coltivazione anche ad altri imprenditori agricoli, purché si mantenga il controllo e l’esclusiva in fase di commercializzazione. Il periodo tardivo si caratterizza per la presenza di altre due interessanti varietà diffuse con il marchio Carmingo®. La prima è Faralia, varietà autofertile che si raccoglie l’ultima decade di luglio, dotata di frutti abbastanza attraenti, di pezzatura adeguata al periodo, che si contraddistinguono per la presenza di sfumature verdi alla raccolta e il rosso intenso del sovraccolore. L’alFRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 55 tra è Farbaly, novità molto interessante per l’epoca di maturazione (si raccoglie a metà agosto) caratterizzata da una pianta autocompatibile che entra precocemente in produzione, e frutto di colore arancio (con sovraccolore rosso), di media pezzatura, leggermente dolce ma poco aromatico. Ciliegio Tra le poche novità interessanti di ciliegio spiccano cinque nuove varietà rilasciate dall’Università di Bologna e denominate Sweet Aryana, Sweet Lorenz, Sweet Gabriel, Sweet Valina e Sweet Saretta. Si tratta di una sequenza di cultivar - il prefisso in comune “Sweet” sta a testimoniare come la dolcezza sia uno dei tratti salienti delle nuove varietà - in grado di coprire un calendario di raccolta di oltre venti giorni (da 3 a 24 gg dopo Burlat), tutte con un “massimo” denominatore comune: frutti con caratteristiche di pregio (calibro intorno a 30 mm), eccellenti qualità organolettiche, ben riconoscibili, ottenute da alberi con elevate performance agronomiche e produttive. Un’altra varietà diffusa di recente dall’ateneo bolognese è Big Star (foto 4), cultivar autofertile interessante oltre che per le qualità dei frutti, anche per l’epoca di maturazione (tra Ferrovia e Lapins). La produttività, media su Colt, migliora su portinnesti meno vigorosi (es. MaxMa 14). Frisco e Rocket sono invece due nuove varietà precoci (da 8 a 13 gg dopo Burlat) inizialmente selezionate in California ma che hanno mostrato buoni risultati in altri paesi, in particolare in Spagna, e di recente introdotte anche in Italia. In particolare si distinguono per il grosso calibro e le ottime qualità organolettiche dei frutti (dolci e consistenti). Susino Sweet Gabriel. 56 Tra le nuove varietà di susino cino-giapponese, si segnala una serie di novità diffuse come Black Diamond®. La prima in ordine di maturazione (inizio luglio) è Suplum22, seguita da Suplum28 che si raccoglie circa dieci giorni dopo (in epoca Shiro) e dalle più tardive Suplum11 e Suplum44 che maturano a fine luglio. Esse fanno parte di una gamma varietale che si distingue per il frutto di grosso calibro, forma sferoidale, buccia di colore molto scuro (quasi nero), FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 Serena. di ottime qualità organolettiche e sufficientemente produttive. Qualche giorno dopo (in epoca Carmen Blue) troviamo Songria 15. Introdotta di recente dalla Spagna, questa cultivar si distingue per il frutto di colore rosso vinoso (quasi nero alla maturazione) e con polpa rossa; di grosso calibro e buon sapore. Sembra promettente anche come produttività. In epoca intermedia (qualche giorno dopo Anne Gold), viene proposta Serena, novità a buccia gialla, dotata di frutti di grossa pezzatura, aspetto attraente (forma rotondeggiante e simmetrica) e di buon sapore. Dalle prime osservazioni pare interessante anche sul piano produttivo. Aphrodite è tra le varietà più interessanti che maturano a fine luglio. Dotata di frutti di grosso calibro, di colore rosso porpora su fondo crema e polpa gialla di elevata consistenza, questa varietà spicca per l’aroma intenso; la produttività è media (da segnalare una certa sensibilità ai fitoplasmi). Un’altra novità a buccia scura che si raccoglie a fine luglio è Crimson Glo. In grado di produrre frutti di grossa pezzatura, colore attraente e buon sapore, questa varietà sembra valida anche sotto il profilo della produttività. A metà agosto matura Joanna Red, una nuova cultivar con frutti di grosso calibro, colore rosso vinoso e polpa giallo-rossastra, di buon sapore e consistenti. L’albero ha portamento semi-espanso, mentre la produttività (finora non elevata) resta ancora da verificare. Tra le varietà di susino europee non si segnalano novità degne di nota. Daniele Missere Crpv, Cesena Martina Lama Astra Innovazione e Sviluppo - Imola DAI FRUTTETI METAPONTINI Novità sempre più in linea con le richieste commerciali La coltivazione del pesco in Basilicata, cambiano gli orientamenti varietali L a peschicoltura in Basilicata è in linea con le esigenze dei mercati di vendita, in quanto le produzioni sono commercializzate su mercati nazionali e stranieri, soddisfacendo al meglio le esigenze in termini di prodotto, calendario di produzione e logistica. Osservando lo storico calendario di commercializzazione è evidente che il grosso della produzione si ha a partire dalla II seconda decade di maggio fino alla III decade di giugno quando, con Big Top, si chiude la fase precoce, con un forte rinnovamento varietale favorito dalla disponibilità di varietà sul mercato. D’altro canto la forte imprenditorialità e la tecnica frutticola maturata, vuoi anche per la propensione del Metapontino alla forzatura dei fruttiferi per l’anticipo della raccolta, ha consentito di coltivare nuove cultivar a basso e ridotto fabbisogno in freddo con una produzione a partire da aprile. Ciò ha permesso, da un punto di vista commerciale, di svincolarsi da organizzazioni e calendari ormai consuetudinari aprendo nuove opportunità ai nostri frutticoltori con risvolti economici positivi. Più interesse per la polpa gialla Considerando la tipologia coltivata si è passati dalla coltivazione di varietà di pesche a polpa bianca a quelle a polpa gialla, più idonee per i mercati di consumo. Con una distribuzione, negli ultimi impianti, quasi paritaria tra pesche e nettarine che si avvicina agli standard delle regioni settentrionali. Le percoche incidono per circa il 10% della superficie totale. Negli ultimi anni una maggiore attenzione è stata data alle nettarine a polpa gialla, cercando di proporre prodotti Big Top-simili, con frutti molto sovraccolorati di grossa pezzatura e ottima consistenza. Il nuovo interesse verso le fasi precocissime di produzione è stato perseguito con l’introduzione di varietà a basso e ridotto fabbisogno in freddo, coltivate con tecniche di forzatura, per proteggerle da ritorni di freddo e consentire un anticipo della raccolta. Questo grazie alla disponibilità di varietà, sia pesche che nettarine, tanto a polpa gialla che a polpa bianca. Data la notevole precocità, gli aspetti qualitativi, come pezzatura e sapore, non sono discriminanti ai fini del risultato commerciale, data la carenza di prodotto sul mercato in questa fase commerciale. Diversi sono i costitutori che hanno dedicato linee di ricerca per selezionare varietà a basso fabbisogno in freddo tra i più importanti gruppi si ricordano InotalisPlanasa e PBS Producion vegetal. I punti di forza di queste varietà sono: elevata fertili- Particolare dei frutti di Plagold 10, varietà a basso fabbisogno in freddo. tà, aspetto attraente dei frutti, colorazione rossa su quasi tutta l’epidermide, resistenza al cracking (spaccatura dei frutti), ottima consistenza della polpa e buone qualità organolettiche, con pezzature sufficienti per il periodo. Tutte queste varietà sono accomunante da una fioritura precocissima, a partire dalla II decade di gennaio, dato il basso fabbisogno in freddo (250 UC), che le rende particolarmente esposte a ritorni di freddo, per cui risulta indispensabile coltivarle in coltura forzata. Diradamento tempestivo In merito alla pezzatura bisogna ribadire l’importanza del diradamento che va fatto in maniera tempestiva ed adeguato, in quanto è stato osservato come queste varietà presentano un gradiente di pezzatura e maturazione dall’alto verso il basso, cercando di privilegiare un carico minore alla base e maggiore nella parte più alta esposta alla luce. Sempre per regolare tale situazione risulta importante effettuare delle potature meno ricche e poco “sporche” alla base, che consentirebbero lo sviluppo di rami migliori che possono supportare al meglio la produzione. Ciò va completato con un’opportuna potatura verde che consenta una migliore penetrazione della luce con risvolti positivi sul sovraccolore e sulla qualità. Le forme di allevamento praticate in coltura forzata sono l’ipsilon trasversale e il V, in qualche caso anche un vaso ad ampio sesto che riesce a dare dei risultati produttivi migliori. Tra le pesche gialle si ricordano la serie Plagold 5®, ® 10 , 15®, selezionate da Planasa a Huelva (Spagna), che nel Metapontino si raccolgono in coltura forzata a partire dal 25 aprile fino alla seconda decade di maggio, i frutti sono sovraccolorati, di forma rotonda, di calibro C in Plagold 5 e A nella più tardiva Plagold 15, la FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 57 Frutti di Sagittaria, varietà italiana che ha riscontrato grande interesse nei primi campi commerciali. più interessante è la 10 per forma del frutto e pezzatura. Anche nelle pesche bianche sono state selezionate nuove varietà come Plawhite 5® e 10®, che si raccolgono sempre in coltura forzata dal 20 di aprile fino alla prima decade di maggio, il frutto di calibro C-B a polpa bianca verde al nocciolo e sovraccolore esteso della buccia. Per le nettarine a polpa gialla sono state introdotte le varietà della serie Zincal®, e Viowhite®, per le nettarine a polpa bianca, che si raccolgono dal 25 di aprile sempre in coltura forzata. Il calibro delle Zincal va dalla C per la 4 alla B della 7, la tipologia di frutti è abbastanza costante in termini di forma e sovraccolore. Sempre tra le varietà a ridotto fabbisogno in freddo è stata inserita nei campi commerciali Sagittaria, costituita 58 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 dal Cra-Urf di Caserta, che in coltura forzata si raccoglie a fine aprile, mentre in pieno campo circa dopo due settimane. Delle nuove introduzioni è la più interessante per produzione, forma, pezzatura e sovraccolore del frutto. Sempre nella stessa epoca matura Sole 2® Astro 2, costituita dal Cra-Crf di Roma, della serie Sole è quella che ha dato i migliori risultati grazie ad una discreta produttività, forma e sovraccolore dei frutti, si coltiva sia in coltura protetta che in pieno campo. Nella fase precoce in epoca Maycrest, in alcuni campi commerciali, è stata introdotta la Bordò®, varietà ceduta con il sistema club, ottenuta dall’incrocio Rich Lady con Maycrest, della quale migliora pezzatura e sovraccolore del frutto. Dopo la prima decade di luglio nel Metapontino non c’è un forte interesse produttivo per le ragioni considerate in precedenza, se non per mercati locali regionali orientati sulle percoche. Per la tipologia a polpa bianca, che sono state le prime pesche introdotte nella nostra regione, non vi è molto interesse, per la scarsa disponibilità di varietà valide che possano essere commercializzate sui mercati extraregionali e assicurare un ampio calendario di comQ mercializzazione. Carmelo Mennone Alsia, Az. Sperimentale Pantanello, Metaponto (Mt) IL CASO CAMPANIA La presenza della batteriosi stimola il rilancio varietale Kiwi, prime avvisaglie di PSA e nuovi assetti produttivi «I l progetto di monitoraggio avviato dalla Regione Campania per verificare la presenza di batteriosi negli impianti di Kiwi ha evidenziato, nella primavera scorsa, la presenza del patogeno in alcuni impianti nella provincia di Caserta. Siamo, quindi, in una fase iniziale di espansione della malattia che impone la massima allerta per tenere sotto controllo il problema». Sono le parole di Marco Scortichini, dell’unità ope- Anche in Campania sono state introdotte nuove varietà a polpa gialla. rativa di frutticoltura del Cra di Caserta, che da tempo segue l’evolversi della problematica in tutte le aree di coltivazione dell’Actinidia in Italia. «Le aziende interessate all’infezione – continua Scortichini – sono continuamente monitorate e indottrinate circa la profilassi da adottare. Gli impianti sono stati trattati con rameici alla caduta delle foglie e saranno attentamente seguiti a inizio della primavera per controllare l’evolversi della situazione». Il problema è particolarmente avvertito sulle varietà a polpa gialla e nella zona di Latina sono ormai completamente scomparse le vecchie varietà “gialle” sensibili al batterio, sostituite con la varietà G3 tollerante al pari della più nota e vecchia cultivar Hayward, a polpa verde. «Nella provincia di Latina, aggiunge il nostro interlocutore, alcuni impianti di G3 sono giunti al 3° anno e, quindi, inizierà la fruttificazione. Pertanto, si potrà TAB. 1 - ANDAMENTO DELLE SUPERFICI INVESTITE A KIWI NELLE PROVINCE DELLA CAMPANIA NEL 2009, 2010 E 2011 (DATI ISTAT) Provincia Caserta Per prevenire la batteriosi si modificano le forme di allevamento “alleggerendole” in modo da consentire un migliore passaggio dell’aria e ridurre l’umidità. 2009 2010 2011 Superficie totale Superficie totale Superficie totale 393 408 396 Benevento 27 27 32 Napoli 257 257 255 Avellino 17 17 16 Salerno 497 508 550 1.191 1.217 1.249 Totale FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 59 Superfici e mercato a coltivazione dell’actinidia si è costantemente incrementata nelle varie aree vocate nazionali, tuttavia in Campania negli ultimi anni non si registrano incrementi ad eccezione della provincia di Salerno, dove le superfici destinate a questa specie sono aumentate in un triennio di circa il 10%. «Il mercato del kiwi si è dimostrato abbastanza attivo fin dall’inizio della campagna, ci riferisce Marco Eleuteri dell’Aop “Armonia”. Dapprima abbiamo registrato buone richieste prevalentemente da paesi oltremare, poi, durante gennaio, anche l’interesse dei paesi europei è cresciuto, specie per i calibri medio-piccoli. Per il prosieguo della campagna siamo abbastanza ottimisti, diversi distributori europei stanno cercando di chiudere accordi di fornitura con prezzi concordati per la prossima primavera a quotazioni di circa il 15% superiori a quelle della stagione precedente». L’interesse crescente di tutti i Paesi dell’Europa dell’Est dimostrerebbe anche che la giacenza di prodotto di origine greca è ormai in fase di esaurimento. «Il nostro gruppo – aggiunge Eleuteri – a fine gennaio disponeva di un 20% di prodotto in meno rispetto all’anno scorso e un grado brix mediamente superiore di almeno un punto a quello della stagione passata. Lo stato di conservazione del nostro kiwi è ottimale e questo ci ha permesso di immettere il nostro prodotto sul mercato con una certa moderazione». Del resto il forte calo produttivo atteso per il 2014 in Cile, potrebbe anche comportare un più lento ingresso del prodotto neozelandese in Europa, con un mercato che dovrebbe per questo mantenersi su quotazioni sostenute almeno per tutto il mese di maggio. «Per quanto riguarda in generale la produzione di kiwi in Campania (come del resto negli altri areali produttivi dell’Italia meridionale), le condizioni climatologiche ci consentono di raggiungere livelli qualitativi superiori a quelli ottenibili in altri areali produttivi più freddi e umidi. Inoltre, va detto che la piana del Sele, dove si concentra tutta la nostra produzione, a oggi è una delle poche zone d’Italia a non aver ancora conosciuto casi di batteriosi proprio per l’elevato grado di sanità dell’ambiente produttivo». Stenta, invece, la diffusione del kiwi a polpa gialla. «La diffusione di questa tipologia in Campania è molto lenta, probabilmente a causa dell’elevato rischio-batteriosi connaturato alle varietà a polpa gialla; la maggior parte degli ultimi impianti realizzati, specie nella Piana del Sele, sono stati della varietà Hayward, proprio per le elevate performance qualitative ed il ridotto rischio Psa». C.B. Q L Le strategie di difesa fine inverno – ha spiegato Marco Scortichini – bisogna monitorare attentamente la propria azienda (e quella del vicino) per verificare la presenza di piante con essudati, capitozzare oppure eliminare le piante gravemente compromesse e trattare ripetutamente (ogni 7-10 giorni) da inizio germogliamento (prodotti fertilizzanti/biostimolanti ad attività battericida collaterale) evitando, fino a dopo raccolta, i prodotti a base di rame (fitotossicità)». Tra le strategie di difesa suggerite dagli esperti c’è: la riduzione dell’inoculo batterico in primavera-estate, la protezione delle aperture naturali o provocate in autunno-inverno, il mantenimento della pianta in equilibrio vegeto-produttivo. Inoltre è necessario evitare eccessi di acidità nel suolo l’accumulo di metalli pesanti nei frutti e nel terreno. C.B. Q «A Complici problematiche di natura climatica e patologica insorte in altri contesti produttivi italiani e mondiali il kiwi campano gode di un buon momento commerciale. verificare la tolleranza di questa cultivar, anche se già si segnala Le produzioni campane risultano di ottima qualità grazie alle favorevoli condizioni climatiche. qualche infezione». Nella provincia laziale, ormai, i frutticoltori convivono con il problema e applimalattia è stata avviata un’attività sperimentale per la cano i vari accorgimenti per contenere gli attacchi del selezione di nuove cultivar tolleranti. Al momento le batterio. selezioni sono ancora in fase di studio per verificarne «Tra le tecniche preventive impiegate, spiega l’eanche gli aspetti produttivi e qualitativi». sperto, si segnalano la sostituzione dei “maschi” più Intanto, cominciano ad affacciarsi anche le varietà a sensibili con altri provenienti da cloni resistenti e la polpa rossa, già coltivate in altre parti del mondo. modifica delle forme di allevamento distanziando mag«In alcune regioni italiane quali Emilia Romagna, giormente i cordoni in modo da “alleggerire” le stesse Veneto e Lazio, si cominciano a provare le varietà a pole migliorare la ventilazione all’interno degli impianti». pa rossa, mentre in Campania si segnala la presenza dei Intanto, il Progetto finanziato dal Ministero si avvia primi impianti di varietà a polpa gialla, nella provincia alla sua conclusione (giugno 2014) e si è giunti nella di Salerno, tutti con la varietà tollerante G3». Q fase di divulgazione dei risultati. Carlo Borrelli «Oltre alle tecniche di prevenzione e difesa dalla 60 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 LE AZIENDE INFORMANO Ideal si impegna negli atomizzatori anti-deriva L a costante ricerca di Ideal, azienda che si occupa da quasi 70 anni di progettazione e costruzione di macchine per la protezione delle colture, ha compiuto passi importanti nella realizzazione di macchine che, oltre a proteggere le colture, salvaguardino anche l’ambiente. E’ il caso di Rhone Top, un atomizzatore con ventilatore ad aspirazione inversa, prodotto nelle versioni trainate da 1000, 1500, 2000 e 3000 litri e studiato per ridurre al minimo l’effetto deriva. Il ventilatore, dotato di elica a passo regolabile Ø 900 e moltiplicatore meccanico in bagno d’olio a 2 rapporti, garantisce una grande massa d’aria che, oltre ad assicurare la massima penetrazione nella massa fogliare anche in piantagioni molto folte, effettua una corretta ripartizione del flusso. Il perfetto equilibrio di distribuzione del prodotto è garantito da uno speciale raddrizzatore d’aria e da una torre per spalliere che annullano l’effetto elicoidale prodotto dall’elica. L’aspirazione inversa del ventilatore consente poi l’elimi- nazione delle impurità, vale a dire foglie, semi e terriccio, garantendo un volume d’aria costante. La distribuzione e la nebulizzazione del prodotto avvengono grazie a 18 getti doppi, in ottone, con anti-goccia, regolabili in altezza singolarmente per migliorare la distribuzione a seconda della piantagione. Ideal ha costruito anche un altro atomizzatore, chiamato Perfection, a doppia elica controrotante che riduce i consumi di fitofarmaci, migliora la distribuzione del prodotto, riduce l’effetto deriva e aumenta la velocità di lavoro. Ideal ha progettato un ventilatore a due eliche, una con rotazione destrorsa ed una con rotazione sinistrorsa; tale sistema sfrutta nel modo migliore l’uscita elicoidale di ciascuna elica tanto da annullare il fenomeno stesso. La macchina è stata studiata per poter sovrapporre al ventilatore dei dispositivi di canalizzazione, specifici per ogni tipologia di produzione da trattare, così da orientare perfettamente il trattamento sulla coltura, evitando l’effetto deriva, con conseguente risparmio economico e dispersione nell’ambiente circostante Q di prodotti chimici. Per maggiori informazioni visitate il sito www.idealitalia.it Chimiberg lancia Muligan, lo specialista per le cocciniglie M uligan è il nuovo insetticida (R.M.Salute 15948 del 11.12.2013) a base di pyriproxyfen 100 g/l in concentrato emulsionabile. Muligan è un regolatore di crescita attivo specificatamente verso le forme giovanili di cocciniglie e mosche bianche. I campi d’impiego autorizzati comprendono agrumi, pomacee, drupacee (incluso le specie minori quali ciliegio e susino); la dose autorizzata in frutticoltura varia tra 0,3-0,5 l/ ha fino a 1-1,5 l/ha (agrumi). Interessante la possibilità di applicazione in pre-fioritura su nuove colture autorizzate per la sostanza attiva quali olivo e vite (sia da vino che da tavola). In orticoltura l’uso è autorizzato in serra su pomodoro e melanzana con breve intervallo di sicurezza (solo 3 gg). Completano l’elenco dei campi d’impiego le ornamentali e floreali. Il numero massimo di trattamenti ammessi varia tra 1 e 2 a seconda dei casi. Classificato Xn-Nocivo, N-Pericoloso per l’ambiente, Muligan è disponibile in flacone da 1 lt. Q Per maggiori informazioni www.chimiberg.com Il nuovo portale dell’agricoltura www.agricoltura24.com FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 61 Indice Rivista di Frutticoltura 2013 DOSSIER AGRUMI CARUSO MARCO, DISTEFANO GAETANO, CONTINELLA ALBERTO - Nuove scoperte dal genoma degli agrumi: sfide e opportunità per il breeding LICCIARDELLO C., BUTELLI E., REFORGIATO RECUPERO G. - Il freddo fascino dell’arancia rossa di Sicilia RUSSO G., RECUPERO S., DI LEO A., PIETRO PAOLO D., REFORGIATO RECUPERO G. - Sweet Sicily ed Early Sicily, due nuovi mandarini triploidi SCALISE CLAUDIO, RAFFAELLO BERNARDI - Parole d’ordine: organizzazione, innovazione e marketing SORRENTINI G., VARRICA G., GUARDO M. - Tristezza, exocortite e “greening”: emergenze sanitarie degli agrumi STAGNO F., PARISI R., CIRELLI G., CONSOLI S., ROCCUZZO G., BARBAGALLO S., INTRIGLIOLO F. - Strategie d’irrigazione deficitaria a confronto in un giovane agrumeto LOGISTICA CACCIONI DUCCIO - Un progetto del Caab di Bologna per trasporti urbani sostenibili CATTANEO TIZIANA M.P., RIZZOLO ANNA - Packaging, soluzioni controllate per migliorare la qualità dell’offerta GUIDETTI RICCARDO - La logistica nel settore ortofrutticolo: ritardi incolmabili? MILANESE FEDERICO, RAVAIOLI ALESSANDRO - Imballaggi per ortofrutta: Italia leader in un mercato in continuo movimento PERBELLINI EMILIA Veronamercato, un percorso innovativo tra grossisti e società di gestione QUADRETTI RAFFAELLA Piattaforma logistica del fresco a Cesena: si punta a ridurre i costi PICCOLI FRUTTI CAPPELLETTI ROBERTO, PICA FRANCESCO, MEZZETTI BRUNO “Euberry”, progetto europeo per la ricerca sulla coltivazione e la qualità CASTAGNOLI MARCO. MIGANI MARCO, ANDREOTTI CARLO, MALTONI MARIA LUIGIA, FAEDI WALTHER - Primi studi sulla coltivazione del mirtillo in Romagna GIONGO LARA - Mirtillo, lampone e mora: serve specializzazione produttiva POTATURA DALLABETTA NICOLA, GUERRA ANDREA, PASQUALINI JONATHAN - Fusetto del melo con potatura corta: la variante del “metodo Click” in Trentino 62 n. 1/2 p. 42 n. 1/2 p. 50 n. 1/2 p. 56 n. 1/2 p. 44 n. 1/2 p. 60 n. 1/2 p. 66 n. 9 p. 72 n. 9 p. 60 n. n. n. n. n. n. n. 9 p. 58 9 p. 64 9 p. 68 9 p. 76 6 p. 44 6 p. 38 6 p. 32 n. 7/8 p. 64 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 FIDEGHELLI CARLO, NARDINI A. Vaso catalano e doppia parete inclinata, forme di allevamento a confronto nel pesco MURRI GIORGIO, MEDORI IRENE, FRANCESCA MASSETANI, NERI DAVIDE - Inclinazione del ramo e posizione del frutto: le basi per migliorare la qualità SANSAVINI SILVIERO, DEL VECCHIO GIANLUCA, SORRENTI GIOVANBATTISTA - “Potatura minima” nel fusetto libero del pesco senza periodo improduttivo VIVAISMO CATALANO LUIGI, LEIS MICHELANGELO - Necessario un marchio di qualità per la riqualificazione del vivaismo italiano CRESCIMANNO M., GALATI A., MIGLIORE G., SCHIMMENTI E., TINERVIA S. - Le imprese florovivaistiche siciliane e le relazioni con il mercato LAMBARDI MAURIZIO, RUFFONI BARBARA - Micropropagazione di piante ornamentali: quali proposte dal progetto Vitroflor? VALENTINI NADIA, CONTESSA CECILIA, BOTTA ROBERTO, CORTE MARIA - Micropropagazione del nocciolo: scelta dei materiali ed efficienza del processo n. 7/8 p. 72 n. 7/8 p. 50 n. 7/8 p. 56 n. n. 12 p. 36 12 p. 48 n. 12 p. 42 n. 12 p. 53 RICERCA Difesa FIORENTINI LUCA, CELLINI ANTONIO, COSTA GUGLIELMO, VANNESTE JOEL L., SPINELLI FRANCESCO - Gli induttori di resistenza nel controllo della Psa del kiwi n. 6 p. 55 RUBRICHE DAI FRUTTETI METAPONTINI MENNONE CARMELO - Agrumi a frutto piccolo, è forte la spinta varietale MENNONE CARMELO - Albicocco, l’influenza del portinnesto sul comportamento vegetoproduttivo MENNONE CARMELO Clementine, grazie alla ricerca si amplia la gamma di offerta MENNONE CARMELO - Fragola, punto di riferimento per la produzione nazionale MENNONE CARMELO - Mele e pere della Val d’Agri, una piccola nicchia da valorizzare MENNONE CARMELO Portinnesti del pesco: indicazioni dall’attività di sperimentazione MENNONE CARMELO - Un decennio di grande dinamicità per la frutticoltura e l’agrumicoltura DAI FRUTTETI PIEMONTESI ASTEGGIANO LAURA, VITTONE GRAZIANO - Albicocche e nettarine, come contenere i danni delle forficule n. 9 p. 82 n. 7/8 p. 78 n. 5 p. 60 n. 11 p. 91 n. 12 p. 62 n. 1/2 p. 74 n. n. 10 p. 61 6 p. 60 ASTEGGIANO LAURA, VITTONE GRAZIANO, NERI DAVIDE Reimpianto in frutticoltura, l’impiego di ammendanti compostati BERRA LORENZO, NARI DAVIDE Aggiornamento varietale delle pesche a polpa gialla e bianca BERRA LORENZO, NARI DAVIDE Albicocco, l’aggiornamento varietale apre nuove potenzialità alla coltivazione BERRA LORENZO, NARI DAVIDE Ancora alto l’interesse per le mele del gruppo Gala CORTE MARIA - Nocciolo verso la potatura meccanica: la sfida passa dalla competitività CORTE MARIA, SONNATI CLAUDIO, PERALDO NANCY Proteggere le nocciole dal cimiciato per evitare gravi problemi di cascola GIORDANO ROBERTO, CARLI CRISTIANO, BAUDINO MICHELE Lampone, adesso si punta alla coltivazione “fuori suolo” MENNONE CARMELO - Fragola, produzioni stabili, si punta a migliorare la qualità VITTONE GRAZIANO, NARI LUCA, BEVILACQUA ALESSANDRO Difesa dagli insetti più sostenibile grazie al metodo della“confusione” DALL’EMILIA-ROMAGNA COSTA GUGLIELMO - Le basi per una nuova pericoltura MISSERE DANIELE - Drupacee, confronto in campo fra diverse tipologie di impianto MISSERE DANIELE - Nuove varietà frutticole ottenute da programmi coordinati dal Crpv IL CASO CAMPANIA BORRELLI CARLO - Ciliegio, coltura da razionalizzare per affrontare i mercati europei BORRELLI CARLO - Cinipide, nuove misure agronomiche per il recupero dei castagneti attaccati BORRELLI CARLO - Coltura del nocciolo, occorre superare il gap tecnologico-produttivo BORRELLI CARLO - Fragola, panorama varietale in rapido aggiornamento BORRELLI CARLO - Frutticoltura, preoccupa l’arrivo di nuove insidiose malattie BORRELLI CARLO - Il kiwi gode di buona salute e cresce la produzione BORRELLI CARLO - La coltura del pesco verso il rinnovamento BORRELLI CARLO - Novità per i piccoli frutti dal miglioramento genetico LA SOI INFORMA - Un anno di importanti iniziative tecnico scientifiche BONGHI CLAUDIO - Si terranno a Padova le X Giornate scientifiche Soi n. 1/2 p. 72 n. 11 p. 89 n. 10 p. 59 n. 7/8 p. 76 n. 12 p. 58 n. 4 p. 70 n. 9 p. 80 n. 3 p. 72 n. 3 p. 68 n. 12 p. 60 n. 3 p. 70 n. 4 p. 72 n. 9 p. 86 n. 10 p. 63 n. 3 p. 74 n. 11 p. 93 n. 6 p. 62 n. 4 p. 76 n. 1/2 p. 76 n. 5 p. 62 n. 3 p. 64 n. 1/2 p. 78 TAGLIAVINI MASSIMO - La Soi si n. rinnova: nominate le nuove cariche sociali 11 p. 87 SPECIALI CILIEGIO BARBIERI C., BIGNAMI C., BULGARELLI E., GRANDI MI., LUGLI S. - Effetto del portinnesto su aspetti qualitativi e profilo di zuccheri e acidi organici delle ciliegie CAMARASA JAVIER DE PABLO La coltivazione sotto tunnel caldo: un’esperienza spagnola CARUSO MARCO, LA MANTIA MICHELE, RAIMONDO ANTONINO, CUTULI MARCELLO Comportamento agronomico della cv Lapins su portinnesti nanizzanti e vigorosi in coltura asciutta siciliana CATALANO LUIGI - La filiera virtuosa di un grande frutto tra le drupacee minori DE SALVADOR F.R., PROIETTI G., TOMASONE R., CEDROLA C., SCHETTINI E., VOX G. - La coltivazione protetta nell’Italia centro-meridionale GIACALONE GIOVANNA, CHIABRANDO VALENTINA Sweet Heart, prove di conservazione in atmosfera modificata GIOVANNINI DANIELA, LEONE ANNALISA, LIVERANI ALESSANDRO, SIRRI SANDRO, TELLARINI STEFANO - Studi di caratterizzazione molecolare di vecchie varietà romagnole LUGLI STEFANO, CORREALE RICCARDO, GRANDI MICHELANGELO - La nuova serie Sweet: primi risultati agronomici e qualitativi LUNATI FABIO - Freschezza e packaging innovativo per valorizzare il prodotto SANSAVINII SILVIERO, LUGLI STEFANO, SORRENTII GIOVAMBATTISTA - Nuovi portinnesti nanizzanti per la coltivazione intensiva FRAGOLA DELLA CASA ROBERTO, BARUZZI GIANLUCA - Quale futuro per il mercato internazionale? FUNARO M., AMBROGIO M., GROTTERIA M., LONGO L., MATOZZO G., SPAGNOLO G.F., BARUZZI G., LUCCHI P., MAGNANI S., MALTONI M. L., MIGANI M., FAEDI W. - Primi risultati di un programma di breeding della fragola in Calabria MAZZONI LUCA, GIAMPIERI FRANCESCA, DIAMANTI JACOPO, CAPOCASA FRANCO, BATTINO MAURIZIO, MEZZETTI BRUNO - I composti nutrizionali: l’impatto sulla salute dell’uomo MEDINA J. J., MORALES P. D., MIRANDA L., SORIA C., TORRES M., DOMÍNGUEZ A. P., MARTINEZ F. D., MORA J.A.G., LÓPEZARANDA J. M. - La sperimentazione varietale della fragolicoltura spagnola n. n. n. n. n. n. n. n. 4 p. 54 4 p. 42 4 p. 50 4 p. 4 4 p. 36 4 p. 46 4 p. 62 4 p. 12 n. 4 p. 10 n. 4 p. 20 n. n. n. n. 6 p. 4 6 p. 24 6 p. 20 6 p. 14 TURCI PATRIZIA, LUCCHI PIERLUIGI, FAEDI WALTHER - La n. 6 p. fragolicoltura nel Centro Europa FRUTTICOLTURA INTEGRATA E BIOLOGICA MAZZOTTI VALTIERO - Il contributo dell’Ocm alla n. 3 p. sostenibilità: la disciplina ambientale in Emilia-Romagna DA ROSA KUSE LEONARDO, LISBOA VIEIRA ABEL, GEBLER LUCIANO, GREGO CÉLIA REGINA - n. 3 p. Analisi spaziale del suolo e correlazione con la produttività in melicoltura DRAHORAD WOLFGANG - Le nicchie ecologiche a n. 3 p. salvaguardia dell’agroecosistema produttivo GULLINO MARIA LODOVICA Agricoltura sostenibile in tempi n. 3 p. di crisi KELDERER MARKUS, MANICI LUISA, TOPP ANNE, RAINER n. 3 p. ANGELIKA, CASERA CLAUDIO Prove di sostituzione del terreno per il reimpianto del melo LUNATI FABIO, ZUCCONI SILVIA n. 3 p. Frutta ed ortaggi bio resistono bene alla crisi dei consumi NERI DAVIDE - Stanchezza del terreno e malattie da reimpianto n. 3 p. del melo PIVA FABRIZIO, CRAVEDI PIERO n. 3 p. Le nuove norme europee sulla sostenibilità delle coltivazioni QUARLES WILLIAM - Le cause di n. 3 p. deperimento e moria delle api negli Usa REPETTI OTTAVIO - Frutteto e n. 3 p. vigneto: è boom per gli ammortizzatori anti-deriva TORRISI BIAGIO, ROCCUZZO GIANCARLO, TRINCHERA ALESSANDRA, ALLEGRA MARIA, EPIFANI ROSANNA, MARCUCCI ANDREA, INTRIGLIOLO n. 3 p. FRANCESCO, ELVIRA REA Fertilizzanti organo-minerali da matrice vetrosa, nuovo approccio per contrastare la clorosi ferrica degli agrumi TOSELLI MORENO, NERI DAVIDE - Dal confronto euro-americano i n. 3 p. progressi sulle tecniche di coltivazione biologica MACFRUT CAPOTORTO IMPERATRICE, COLELLI GIANCARLO n. 9 p. Applicazioni di AC e AM per l’ortofrutta: il punto della ricerca internazionale COLANTUONO FEDELE -Frutta di n. 9 p. IV gamma: la ricerca a favore della qualità LUNATI FABIO - La “sostenibilità” degli n. 9 p. ortofrutticoli conquista anche le catene distributive NOFERINI MASSIMO, SOTO ALVARO, FIORI GIOVANNI, MAURI SOFIA, COSTA GUGLIELMI n. 9 p. Actinidia a polpa gialla: misurare alla raccolta la variabilità della maturazione PALMIERI ALESSANDRO, PIRAZZOLI CARLO - Scenari futuri n. 9 p. e opportunità di mercato per la frutticoltura italiana REGGIDORI GIAMPIERO - Criticità di filiera per il mercato fresco: n. 9 p. conservazione, distribuzione, consumo 8 22 SEGRÈ ANDREA - Calo dei consumi e battaglia dei prezzi: n. non è solo effetto della crisi ZANDOLI ELISABETTA - Surgelati, continua l’ascesa del mercato; n. prospettive favorevoli per l’ortofrutta 9 p. 4 9 p. 32 MELO 50 26 4 46 8 36 18 29 40 54 12 ASTEGGIANO LAURA, GIORDANI LUCA, BEVILACQUA ALESSANDRO, NARI LUCA, VITTONE GRAZIANO, NERI DAVIDE - Efficacia del taglio radicale nel contenimento vegetativo della cv Fuji COSTA GUGLIELMO, CAPPELLIN LUCA, FARNETI BRIAN, TADIELLO LUCA, ROMANO ANDREA, SANSAVINI SILVIERO, VELASCO RICCARDO, BIASIOLI FRANCONuovi studi sul controllo genetico della produzione etilenica del melo DAL PIAZ ALESSANDRO - Il futuro della melicoltura italiana legato all’internazionalizzazione del settore GREGORI ROBERTO, GUERRA WALTER, BERRA LORENZO, BASSI GINO, SANSAVINI SILVIERO Panel test sensoriale e valutazione comparata di alcune varietà in diversi contesti ambientali GUERRA WALTER - Sfida mondiale a Golden Delicious: quali alternative possibili? MASSETANI FRANCESCA, MURRI GIORGIO, NERI DAVIDE - Come riconvertire un impianto di Golden Delicious con “potatura lunga” SANSAVINI SILVIERO, GUERRA WALTER - Assortimento varietale in Europa: conservatorismo e innovazione a confronto ZANELLA ANGELO, PANARESE ALESSIA, ROSSI OSWALD - Può un metodo molecolare sostituire la determinazione convenzionale della maturazione delle mele? n. 11 p. 36 n. 11 p. 64 n. 11 p. n. 11 p. 44 n. 11 p. 20 n. 11 p. 28 n. 11 p. 10 n. 11 p. 54 n. 12 p. 18 n. 12 p. 30 n. 12 p. 24 n. 12 p. 4 MIGLIORAMENTO GENETICO 38 26 22 44 6 14 ADAMI MARCO, DE FRANCESCHI PAOLO, BRANDI FEDERICA, LIVERANI ALESSANDRO, GIOVANNINI DANIELA, ROSATI CARLO, DONDINI LUCA, TARTARINI STEFANO - Scoperto il gene che determina il colore bianco o giallo delle pesche BRANCADORO LUCIO, ESPEN LUCA, FAILLA OSVALDO, SCIENZA ATTILIO - Selezione di nuovi portinnesti di vite con tecniche tradizionali e innovative DE GASPERO GABRIELE, MORGANTE MICHELE, PETERLUNGER ENRICO, CASTELLARIN SIMONE DIEGO, CIPRIANI GUIDO, TESTOLIN RAFFAELE - Dall’Università di Udine nuove varietà di vite resistenti alle malattie SANSAVINI SILVIERO Miglioramento genetico e ricerca: una nuova rivoluzione verde? FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 6 63 SANSAVINI SILVIERO - Ricerca “azzoppata”: restituire alle Istituzioni pubbliche e al privato n. progettualità e capacità innovative VELASCO RICCARDO, TROGGIO MICHELA, WOLTERS PIETER J., BALDI PAOLO, COSTA FABRIZIO - n. Nuovi strumenti per il miglioramento genetico del melo nell’era post-genomica 12 p. 4 12 p. 12 PERO ANCONELLI STEFANO, SOLIMANDO DOMENICO, CORELLI GRAPPADELLI LUCA, MORANDI BRUNELLA, ZIBORDI MARCO, MANFRINI LUIGI, PIERPAOLI EMANUELE, GALLI FABIO, VERZELLA DENIS, LOSCIALE PASQUALE - Nuovi parametri per l’irrigazione di Abate Fétel su vari cotogni BARUZZI GIANLUCA, CASTAGNOLI MARCO, SIRRI SANDRO, FAEDI WALTHER -Le varietà realizzate in Romagna dal Cra - Unità di ricerca di Forlì CORELLI GRAPPADELLI LUCA, MORANDI BRUNELLA, ZIBORDI MARCO, MANFRINI LUIGI, PIERPAOLI EMANUELE, ANCONELLI STEFANO, GALLI FABIO, LOSCIALE PASQUALE Nuove conoscenze fisiologiche per un’irrigazione più precisa COSTA GUGLIELMO, ROSSI DAMIANO, TAMBURINI ELENA, DONEGÀ VALENTINA, LOBERTI RICCARDO - L’impegno della ricerca per la pericoltura: i risultati del progetto Ager Innovapero DE FRANCESCHI P., CAPPAI F., CIRIANI A., COLLINA M., BRUNELLI A., DONDINI L. -Geni di resistenza e suscettibilità alla maculatura bruna nel pero DE FRANCESCHI PAOLO, GHAREHAGHAJI AZAM NIKZAD, DONDINI LUCA - Il locus S dell’incompatibilità fiorale e i meccanismi evolutivi della sterilità MUSACCHI STEFANO, ANCARANI VINCENZO, SANSAVINI SILVIERO - Quattro nuove varietà dall’Università di Bologna PALMIERI ALESSANDRO, PIRAZZOLI CARLO - Recuperare competitività rimodulando le strategie di produzione e offerta SANSAVINI SILVIERO - Tecnologie innovative di filiera e infrastrutture commerciali per rilanciare la coltura n. n. n. n. n. n. n. n. n. 10 p. 45 10 p. 14 10 p. 36 10 p. 26 10 p. 55 10 p. 30 10 p. 20 10 p. 10 10 p. 4 PESCO ABRISQUETA I., CONEJERO W., VERA J., RUTZ-SANCHEZ M.C. n. 7/8 p. 32 Prove di irrigazione in Spagna di varietà a maturazione extra precoce GIOVANNINI DANIELA, LEONE ANNALISA, QUACQUARELLI IRENE, SIRRI SANDRO, TELLARINI STEFANO, LIVERANI n. 7/8 p. 16 ALESSANDRO - Studi di caratterizzazione del germoplasma emilianoromagnolo 64 FRUTTICOLTURA - n. 4 - 2014 LUNATI FABIO - Differenziare meglio l’offerta per valorizzarne l’identità MONTANARO GIUSEPPE, DICHIO BARTOLOMEO, MININNI ALBA, XILOYANNIS CRISTOS - Gestione del suolo e dinamiche del carbonio REGGIDORI GIAMPIERO Tendenze della nuova peschicoltura europea: guardare avanti interpretando i cambiamenti SUSINO E ALBICOCCO CASTELLARI LORENA, SGARBI PAOLA - Susine migliori col fusetto ad alta densità; più qualità nelle albicocche a vaso ritardato CORTELLINO GIOVANNA, NUZZI MONICA, AVITABILE LEVA ALEXA, GOBBI SERENA -Strategie di eliminazione della SO2 nell’essiccazione di albicocche biologiche ERKAN MUSTAFA, ESKI HAKAN Atmosfera modificata e 1-MCP per migliorare la qualità postraccolta LUNATI FABIO - Quando il marketing punta sul colore MISSERE DANIELE, ALTAMURA VALERIA, FOSCHI STEFANO, LAMA MARTINA - Maggiori rese negli impianti di susino ad alta densità di piantagione PALMIERI ALESSANDRO, PIRAZZOLI CARLO - Sostenibilità economica dell’albicocco in Europa: sistemi produttivi a confronto VENTURA MAURIZIO - Susino: l’innovazione varietale proposta da Sun World International UVA DA TAVOLA COLAPIETRA MARIO - Nuova forma di allevamento a ipsilon per la produzione di uve apirene di qualità COLAPIETRA MARIO - Un’annata tra luci e ombre. Il rilancio passa dalle apirene COLAPIETRA MARIO, BRAVETTI MICHELE, NERI DAVIDE Materiali e tecniche innovative per la protezione dell’uva da tavola CURRÒ S., FERLITO F., PISCIOTTA A., LA MALFA S., DI LORENZO R., GENTILE A. - Nuovi incroci di uve apirene ottenuti con la tecnica dell’“embryo rescue” GENGHI ROSALINDA, PERNIOLA ROCCO, PICCHIERRI ARIANNA, MILELLA ROSA ANNA, ANTONACCI DONATO - Risposta produttiva delle cv Beogradska Bessemena, Paula e Thompson Seedless al variare della carica di gemme per ceppo e per ettaro IPPOLITO ANTONIO, PALASCIANO MARINO, SANZANI SIMONA MARIANNA - Tecnologie di condizionamento e gestione della fase post-raccolta PERNIOLA ROCCO, GENGHI ROSALINDA, SOMMA STEFANO, CAPUTO ANGELO RAFFAELE, ANTONACCI DONATO - Apulia, nuova varietà italiana senza semi, a maturazione tardiva n. 7/8 p. 10 TECNICA ALIMENTAZIONE n. 7/8 p. 26 n. 7/8 p. 4 CARCEA MARINA, MELINI FRANCESCA - Aspetti comparativi e clinici delle fibre alimentari presenti nei prodotti ortofrutticoli MONTANTE GIANLUCA - “Frutta nelle scuole”, un progetto per imparare a mangiare n. 4 p. 66 n. 6 p. 47 CLIMA n. 5 p. 34 NALI CRISTINA - La calda estate 2012: analisi degli effetti sull’agricoltura n. 7/8 p. 38 DIFESA DELLE COLTURE n. 5 p. 42 n. 5 p. 26 n. 5 p. n. 4 5 p. 14 PASQUALINI EDISON, CARUSO STEFANO, PICCININI MATTEO, VERGNANI STEFANO, SALVATORELLI FIORENZO, MAINI STEFANO, VENTURA FRANCESCA - La rete anti-inseto e gli effetti sulla carpocapsa in EmiliaRomagna n. 11 p. 72 IRRIGAZIONE DI CHIO BARTOLOMEO, MONTANARO GIUSEPPE, XILOYANNIS CRISTOS Suggerimenti per il migliore utilizzo di sistemi esperti per l’irrigazione n. 7/8 p. 44 MERCATO n. 5 p. n. 5 p. 22 n. 1/2 p. 6 8 MAZZOTTI VALTIERO, POLETTI VILMER - La riforma OCM per i ritiri di mercato: il sistema dell’Emilia-Romagna n. 1/2 p. 38 MIGLIORAM. GENETICO FIDEGHELLI CARLO, ENGEL PETRA - Il recupero delle risorse genetiche autoctone: patrimonio n. prezioso per la frutticoltura italiana 5 p. 48 MOSTRE - FIERE - CONVEGNI n. 1/2 p. 4 n. 1/2 p. 12 n. 1/2 p. 34 SCARPELLINI DOMENICO Macfrut; battistrada nell’internazionalizzazione dell’ortofrutticoltura italiana n. 3 p. 60 n. 6 p. 49 MULAS MAURIZIO - Prodotti frutticoli di nicchia: il contributo n. della ricerca allo sviluppo di nuove opportunità imprenditoriali 5 p. 54 NOCE PICCIRILLO PASQUALE, DE LUCA ANTONIO, CIARMIELLO LOREDANA F. - Possibilità di rilancio della coltura del noce nella zona di origine della Costiera sorrentina ORTAGGI MINORI n. 1/2 p. 30 RICERCA n. 1/2 p. 22 FOSCHI STEFANO, LAMA MARTINA - Pesche e nettarine; le novità varietali per l’EmiliaRomagna n. 9 p. 52 n. 11 p. 79 SOSTENIBILITÀ n. 1/2 p. 18 SORRENTI GIOVAMBATTISTA, VENTURA MAURIZIO, TONON GIUSTINO, TOSELLI MORENO Biochar, strategia per la gestione sostenibile degli ecosistemi frutticoli?