Prof. Monica Capuzzi Le Nozze di Figaro da Beaumarchais a Da Ponte Trilogia di Figaro “Il barbiere di Siviglia” “Il matrimonio di Figaro” “La madre colpevole” di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (Parigi, 1732 – Parigi, 1799) Drammaturgo (commediografo) e polemista francese “La folle giornata” ovvero “Il matrimonio di Figaro” commedia in cinque atti di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais Visse ed operò all’epoca di Luigi XV (detto il Beneamato) (1710-1774) e di Luigi XVI (1754-1793; ghigliottinato con la moglie Maria Antonietta) -Luigi XV fu soprannominato all’inizio del regno “Il Beneamato” ma per la cattiva reputazione accumulata divenne bersaglio delle critiche più feroci. A tal proposito, la statua equestre che si fece erigere sull’attuale Place de la Concorde (distrutta dai rivoluzionari in seguito) fu trovata un mattino con una benda sugli occhi, su cui era scritto: “LE VIRTU’ SONO A PIEDI, IL VIZIO E’ A CAVALLO”. -Pienamente consapevole del dissesto economico e sociale del suo regno avrebbe detto prima di morire: “Après moi, le déluge!” -Per timore di incidenti, il funerale di Luigi XV avvenne di notte. -Luigi XVI disse pochi stanti prima di morire:”Signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato. Auguro che il mio sangue possa consolidare la felicità dei Francesi”. Personaggi IL CONTE ALMAVIVA LA CONTESSA, sua moglie FIGARO, cameriere del conte SUSANNA, prima cameriera della contessa e fidanzata di Figaro MARCELLINA, guardarobe ANTONIO, giardiniere del castello, zio di Susanna e padre di Ceschina CESCHINA, figlia di Antonio CHERUBINO, Primo paggio del Conte BARTOLO, Medico di Siviglia BASILIO, Maestro di clavicembalo della contessa BRID’OISON, Magistrato di Giurisdizione MANDOPPIA, cancelliere segretario di Brid’oison Un po’ di storia… “Sono quattro anni che Il matrimonio di Figaro riposa in pace nel cartolare dell’autore” È il 1782 e Beaumarchais scrive al signor Le Noir, magistrato che presiede la polizia, per ottenere l’autorizzazione a dare lo spettacolo con il giudizio preventivo di un censore. Dopo un’incredibile sequenza di censure il sospirato consenso venne accordato Il giorno della prima rappresentazione – martedì 27 aprile 1784 – la folla diede di buon mattino l’assalto al teatro. Il successo memorabile che arrise alla commedia doveva poi ripetersi ininterrotto, sempre accompagnato da incassi altissimi, per tutte le sessantotto repliche susseguitesi in quella sola stagione teatrale, così sanzionando la perenne vitalità de il “Matrimoni di Figaro” Una questioni di contenuti? “Che cos’è la decenza teatrale?” “A forza di mostrarci delicati, fini intenditori, e di ostentare, come ho detto altrove, l’ipocrisia della decenza accanto alla rilassatezza dei costumi, noi diventiamo degli esseri nulli, incapaci di divertirsi e di giudicare ciò che conviene loro: bisogna proprio dirlo? Santarelle sazie che non sanno più ciò che vogliono né ciò che debbono amare o respingere”. “Tal è il nobile compito dell’uomo che si vota al Teatro, sia che egli moralizzi ridendo, sia che pianga moralizzando” “I vizi e gli abusi, ecco ciò che non cambia affatto, ma si traveste in mille forme sotto la maschera dei costumi dominanti: strappare loro questa maschera e mostrarli scoperti” Si tratta, in verità, di uno scritto che si prende sottilmente gioco delle classi sociali dell’epoca travolte, di lì a poco, dai tragici fatti della Rivoluzione Francese. “Donde nascono queste grida penetranti?” “Invece di perseguire un solo carattere vizioso, come il giocatore, l’ambizioso, l’Avaro, L’ipocrita, - il che non gli avrebbe messo sulle braccia che una sola classe di nemici, - l’Autore ha approfittato ha tessuto la critica di una folla di abusi che rendono desolata la società” “Quest’opera, ove si pinge un insolente domestico che disputa senza pudore la propria sposa al padrone” M. Gudin de la Brenellerie Ed in merito allo stile? Un signore di molto spirito, ma che l’economizza un po’ troppo, mi diceva una sera allo spettacolo: “Spiegatemi dunque, vi prego, perché, nel vostro lavoro, si trovano tante frasi scritte che non sono del vostro stile”. “Del mio stile, signore? Se per disgrazia ne avessi uno, mi sforzerei di dimenticarlo quando faccio una commedia, non conoscendo nulla di insipido a Teatro quanto quelle scipite opere uniformi dove tutto è azzurro, dove tutto è rosa, dove tutto è l’Autore, quale esso sia”. “Quando il mio soggetto mi afferra, io evoco tutti i miei personaggi e li metto nella situazione: pensa a te, Figaro, il tuo padrone sta per scoprirti. – Scappate, presto, Cherubino, voi toccate il conte. – Ah! Contessa, quale imprudenza, con uno sposo così violento! – Ciò che essi diranno, io non lo so punto; ciò che faranno mi occupa. Poi, quando essi sono bene animati, io scrivo sotto la loro rapida dettatura, sicuro che non mi inganneranno, che riconoscerò Basilio, il quale non ha lo spirito di Basilio, il quale non ha lo spirito di Figaro, che non ha il tono nobile del conte, che non ha la sensibilità della contessa, che non ha la gaiezza di Susanna, che non ha la svelta malizia del paggio, e soprattutto nessuno di essi la sublimità di Brid’oison. Ciascuno vi parla il suo linguaggio! Lorenzo Da Ponte (Ceneda, 1749 - New York, 1838) Poeta e librettista italiano Lorenzo Da Ponte o Emanuele Conegliano? Giunto a Vienna nel 1781, per interessamento di Antonio Salieri, diventa poeta della corte dell’imperatore Giuseppe II e, qui, scrive numerosissimi libretti di successo per vari musicisti Risale a questi anni la collaborazione con W. A. Mozart che diede vita a tre capolavori: - Le nozze di Figaro (1786) dalla commedia di Beaumarchais; - Don Giovanni (1787) alla cui stesura collaborò anche Giacomo Casanova - Così fan tutte (1790) Chi era Lorenzo Da Ponte? Un uomo geniale, indisciplinato e ribelle, poeta brillante, abilissimo nello scrivere versi forse privi di particolare profondità, ma perfettamente idonei a riprodurre mimeticamente lo stile dei poeti letti con avidità ed imparati a memoria con estrema facilità. Molti anni dopo, ormai vecchio, avrebbe scritto di se stesso… “Io credo che il mio cuore sia fatto di materiale diverso da quello degli altri uomini…Io sono come un soldato che, spronato dal desiderio di gloria,, si precipita contro la bocca del cannone, come un amante che si getta fra le braccia della donna che lo tormenta”. Già nel 1783 Mozart scrisse al padre… “Qui come Poeta abbiamo un certo abate Da Ponte. Ora è terribilmente occupato con le correzioni in teatro e deve scrivere per obbligo un libretto completamente nuovo per Salieri: prima di due mesi non sarà pronto. Mi ha promesso di scrivermene uno nuovo; ma chissà se potrà – o vorrà – mantenere la parola. Lei sa bene quanto i signori italiani siano in apparenza cortesi! Basta: li conosciamo. Se è d’accordo con Salieri non avrò mai un libretto finché campo. Ed invece io ho un gran desiderio di esibirmi anche in un’opera italiana”.