7° Congresso Nazionale della Pneumologia
Organizzato da SIMeR
Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006
ABSTRACT
COMUNICAZIONI POSTER
1
INDICE
TOPIC
PG
ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
3
INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE
ED INTENSIVOLOGIA
30
CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
52
EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
77
ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
90
FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
114
MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO
CONTINUO DELLA QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA,
FARMACOLOGIA CLINICA
133
PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
159
2
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
Analisi della regolazione del ciclo cellulare e della regolazione delle proteine dopo esposizione di cellule
di derivazione polmonare a dosi sub-letali di raggi g.
Authors:
D. Trani (1), R. Di Matteo (2), A. Mancini (2), A. Giordano (1), M. Caputi (2)
Affiliations:
(1) Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine, College of Science and Technology, Temple
University Philadelphia, Pennsylvania U.S.A., (2) Dip. di Scienze Cardio-Toraciche e Respiratorie, Facoltà di
Medicina e Chirurgia, II Università degli Studi di Napoli Napoli Italia
Body:
Introduzione. Sin dal secolo scorso il genere umano è stato sottoposto ad un aumento dell'esposizione alle
radiazioni prodotte dall'uomo e alle radiazioni naturali. Le radiazioni rappresentano uno strumento terapeutico
per i cancri radiosensibili così come è un agente citotossico per i tessuti umani normali. Gli effetti di una
esposizione prolungata a basse dosi di radiazioni ad alta energia non sono ancora ben noti sia a livello
molecolare che clinico. Obiettivo dello studio. Lo scopo generale di questo studio è stato quello di valutare la
suscettibilità e la risposta delle cellule epiteliali polmonari al danno del DNA indotto dalle radiazioni ionizzanti.
L'obiettivo specifico del nostro studio è stato quello di valutare dal punto di vista quantitativo e semiquantitativo
le complicazioni ed il comportamento in geni selezionati di danni del DNA, di meccanismi di riparazione del DNA
e dell'apoptosi che seguono l'esposizione a radiazioni, con lo scopo di determinare il coinvolgimento di targets
per la diagnosi precoce del danno polmonare mediato dalle radiazioni prima dello sviluppo della malattia
cronica.
Metodi. Sono state selezionate 4 linee cellulari epiteliali (1 normale e 3 neoplastiche) allo scopo di valutare e di
paragonare la sopravvivenza, le differenze nel ciclo cellulare e nell'espressione delle proteine in relazione al loro
differente assetto genetico e/o all'espressione di patterns della linea di base. La linea cellulare umana bronchiale
epiteliale non neoplastica NL20 e le linee cellaulari del carcinoma del polmone non a piccolo cellule (NSCLC)
A549, H368 e H23 sono state ricavate dall' American Type Culture Collection.
Risultati. E' stata osservata una risposta marcatamente differente alle radiazioni (4 Gy di raggi- g da una fonte
di 137Cs) per tutto il tempo tra la linea cellulare epiteliale polmonare NL20 e le 3 linee cellulari neoplastiche.
Questo evento era parallelo con l'arresto della crescita nella fase GO/G1 del ciclo cellulare, misurato dall'analisi
FACS e alla riduzione della vitalità cellulare. L'analisi di p53 e di RB/pl05 mediante Western Blotting ha
dimostrato una correlazione positiva tra i livelli di espressione e la percentuale di cellule apoptotiche.
Conclusioni. Le cellule polmonari normali e neoplastiche rispondono in maniera differente all'esposizione delle
radiazioni ionizzanti attraverso distinti metodi di modulazione di geni regolatori del ciclo cellulare.
3
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
APPLICAZIONE DI UN PROTOCOLLO PER LA SEDAZIONE TERMINALE A PAZIENTI CON DISPNEA
REFRATTARIA IN UNITA' DI CURE PALLIATIVE
Authors:
S. Vernocchi (1), E. Nicolin (2), S. Colombo (2), G. Durante (2), A. Sinigaglia (2)
Affiliations:
(1) Istituto Clinco Mater Domini Castellanza ITALY, (2) 3 SG Camelot Gallarate ITALY
Body:
La sedazione è uno stato più o meno profondo indotto e mantenuto farmacologicamente, non anticipa la morte
ma impedisce al paziente di bere, mangiare, parlare, comunicare. Viene attuato quando uno o più sintomi come
la dispnea, l'impossiblità a riposare, l'agitazione con delirio ed il dolore, divengono intollerabili, e nessuna terapia
risulta efficace.
Nella nostra esperienza in 15 mesi di apertura dell'unità di cure palliative Altachiara di Gallarate, 8 posti letto,
abbiamo ricoverato consecutivemente 106 pazienti (52 uomini e 54 donne), di età media 69,7 anni (range 22101). Per 17 di essi abbiamo utilizzato la sedazione terminale. In tutti i casi il protocollo prevedeva l'acquisizione
del consenso informato e la stesura -con la collaborazione della equipe terapeutica e dello psicologo- delle
direttive anticipate. Decisivo in tutti i casi è stato il rapporto costruito con la famiglia del malato tramite i colloqui
dall'ammissione, alla preparazione al lutto, alla illustrazione delle terapie, fino alla stesura delle direttive
anticipate.
Il sintomo cardine che ha richiesto la sedazione è stata la dispnea non controllata presente come sintomo unico
o associato in tutti e 17 i malati. In 8 pazienti abbiamo riscontrato l'agitazione ed in 9 l'insonnia come sintomo
associato. Le patologie che hanno richiesto la sedazione sono neoplastiche in 12 pazienti, (con tumore del
polmone primitivo o metastatico, associato in 8 pazienti a BPCO con enfisema); in 5 pazienti tracheostomizzati
patologie neurologiche (SLA, Duchenne, esiti di emorragia cerebrale).
Il farmaco cardine utilizzato è stata la morfina a dosi di 60-120 mg/die, associata a midazolam nella posologia di
0,1mg/kg/h in pompa elastomerica (da 0,03 a 0,3 mg/kg/h dopo induzione con 5 mg iniettati lentamente per ev
in bolo), oppure associata a diazepam 40-60 mg/die frazionato in 3-4 dosi.
Nei tracheostomizzati ed in 2 pazienti con neoplasia abbiamo attuato la sedazione ad ore fisse, per facilitare da
parte dei parenti il distacco e la elaborazione del lutto.
La durata della sedazione è stata in media 6 giorni (1-13), per la sedazione ad ore fisse 50 giorni (16-60). Le
famiglie sono state seguite dalla psicologa con incontri di sostegno successivi al decesso per aiutarle nella
elaborazione del lutto.
4
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
I TUMORI POLMONARI PRIMITIVI SINCRONI IN STADIO PRECOCE SONO UNA EVENIENZA RARA?
Authors:
M.C. Ronchi (1, 7), A. Lopes Pegna (1), F. Perri (1), C. SantomAggio (1), M. Falchini (2), M. Bartolucci (2), G.
Picozzi (2), S. Foresti (2), M. Mascalchi (2), A. De Francisci (3), C. Comin (4), A. Janni (5), L..Vaggelli (6), C.
Maddau (7), G. Cordopatri (7), E..Paci (7)
Affiliations:
(1) SOD Pneumologia 1- AOU Careggi- Firenze ITALY, (2) Istituto di Radiologia- Università degli Studi Firenze
ITALY, (3) SOD Radiodiagnostica 1 -AOU Careggi Firenze ITALY, (4) Istituto di Anatomia Patologia- Università
degli Studi- Firenze ITALY, (5) SOD Chirurgia Toraciaca- AOU Careggi- Firenze ITALY, (6) SOD Medicina
Nucleare 2- AOU Careggi- FIrenze ITALY, (7) CSPO Firenze ITALY
Body:
Lo stadio tumorale è il fattore predittivo e prognostico più importante per i pazienti affetti da tumore del polmone.
L'osservazione di tumori polmonari primitivi sincroni in stadio precoce appare un'evenenzia rara dalla rassegna
della letteratura, tuttavia le modalità attualmente disponibili per la diagnosi precoce potrebbero rendere
l'osservazione di tumori sincroni più frequente. In questo ambito si inseriscono i protocolli di screening con Tc a
basso dosaggio, che hanno lo scopo di anticipare la diagnosi del tumore del polmone con l'obiettivo di
modificarne la prognosi.
Dai risultati preliminari dello studio randomizzato controllato (ITALUNG CT) per la diagnosi precoce del tumore
polmonare con Tc a basso dosaggio, condotto dal gennaio 2004 presso la SOD Pneumologia 1 (AOU Careggi),
emerge una prevalenza di tumore polmonare pari all'1.7%. Di questi, i tumori primitivi sincroni in stadio precoce
rappresentano il 22%: 2 dei 9 tumori diagnosticati in seguito al primo esame di screening eseguito in 531
soggetti. In 1 caso, relativo ad un soggetto di 61 anni, è stato diagnosticato un adenocarcinoma misto acinare e
solido (pT1N0) nel lobo superiore destro; un 2° nod ulo, presente nel lobo superiore sinistro e sottoposto a
follow-up, si è rivelato un carcinoma a piccole cellule combinato con adenocarcinoma (pT1N2). Un secondo
soggetto di 69 anni presentava 3 lesioni: 2 a destra (lobo superiore ed inferiore) ed 1 nel lobo superiore sinistro.
L'esame istologico risultava positivo per adenocarcinoma di tipo misto (acinare, bronchiolo-alveolare, e solido
(pT1N0) per la lesione del lobo superiore destro, per carcinoma bronchiolo-alveolare (pT1N0) per il nodulo del
lobo inferiore destro e per adenocarcinoma (T1N0), compatibile con carcinoma bronchiolo-alveolare a sinistra.
I risultati preliminari del nostro studio sembrano indicare che la diagnosi differenziale fra tumori polmonari
primitivi multipli sincroni, tumori polmonari metacroni (pT1m) o metastasi intrapolmonari pT4 o pM1) potrebbe
rappresentare una difficoltà nella corretta stadiazione dei pazienti con tumore del polmone più frequente di
quanto atteso dalla revisione della letteratura e suggeriscono la necessità di specifiche metodiche di biologia
molecolare per la diagnosi accurata di forme tumorali primitive sincrome o metacrone. La corretta definizione dei
tumori polmonari infine, è fondamentale per il successivo iter terapeutico.
5
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
STUDIO MULTICENTRICO DI FASE III IN PAZIENTI (PZ) AFFETTI DA CARCINOMA POLMONARE NON A
PICCOLE CELLULE (NSCLC) IN STADIO IV NON PRECEDENTEMENTE CHEMIOTRATTATI
Authors:
S. NOVELLO (1), C. BARONE (2), A. MASOTTI (3), R. BUOSI (4), G. MICHETTI (5), M. FIORETTI (6), S.
BARBERA (7), L. GARETTO (8), A. MAESTRI (9), M. SPATAFORA (10), G. SELVAGGI (1), M. LONGO (1), M.
GIAJ LEVRA (1), GV. SCAGLIOTTI (1)
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' DI TORINO-DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E BIOLOGICHE ORBASSANO (TO)
ITALY, (2) ONCOLOGIA MEDICA-OSPEDALE MOLINETTE TORINO ITALY, (3) PNEUMOLOGIAIST.OSPEDALIERI DI VERONA VERONA ITALY, (4) POLO PNEUMO-ONCOLOGICO DI NOVARA NOVARA
ITALY, (5) PNEUMOLOGIA-OSPEDALI RIUNITI DI BERGAMO BERGAMO ITALY, (6) PNEUMOLOGIA
VARESE ITALY, (7) PNEUMOLOGIA COSENZA ITALY, (8) IRCC CANDIOLO TORINO ITALY, (9)
ONCOLOGIA MEDICA OSPEDALE BELLARIA BOLOGNA ITALY, (10) PNEUMOLOGIA OSPEDALE
CERVELLO PALERMO ITALY
Body:
INTRODUZIONE Il cisplatino è il farmaco cardine nel trattamento del NSCLC, tuttavia il beneficio reale è limitato
e spesso contrastato da un'elevata tossicità. Diventa pertanto rilevante stabilire la durata ottimale della
chemioterapia. Dati pubblicati evidenziano che nel NSCLC in stadio localmente avanzato o metastatico la
massima risposta è osservabile dopo 2-3 cicli di terapia. PAZIENTI E METODI Pz affetti da NSCLC in stadio IV,
dopo due cicli con cisplatino (C) (75 mg/mq g2) più gemcitabina (G) (1250 mg/mq gg1,8) ogni 21 giorni, in caso
di risposta o malattia stabile, venivano randomizzati a ricevere altri 3 cicli con la stessa combinazione (braccio A)
o con sola gemcitabina (G) alla stessa dose e schedula (braccio B). Lo studio è stato disegnato come trial di
non-inferiorità (HR 0.75). RISULTATI I pz arruolati sono stati 320; i randomizzati 250 (gennaio 2001-febbraio
2004). L'età media è 62 anni, 78% di sesso maschile, 94% con PS 0/1, 54% adenocarcinomi, 13% con
metastasi cerebrali asintomatiche. Dopo 2 cicli di CG le risposte sono : 1% CR, 28% PR, 47% SD, 17% PD e
7% NE. Nella popolazione randomizzata il tasso di risposte dopo 5 cicli è: braccio A 1%/53%/43%/3%; braccio B
2%/35%/60%/3%. Per i pz non randomizzati la sopravvivenza mediana è stata di 4.9 mesi, mentre quella della
popolazione globale, del braccio A e del braccio B, è stata rispettivamente di 11.7, 15.6 e 13.5 mesi (braccio A
vs B, p=0.87).Il tempo alla progressione è stato di 1.5 mesi nei pz non randomizzati, 5.8 mesi nella popolazione
lobale e 6.6 e 7.4 mesi rispettivamente nel braccio A e B. La sopravvivenza ad 1 anno nei pz non randomizzati è
stata pari al 17%; 42%, 54% e 50% rispettivamente nella popolazione generale, nel braccio A e nel braccio B.
Ad Aprile 2006 291 pz sono deceduti e 315 progrediti. Pur in presenza di una buona tollerabilità per entrambe i
bracci esiste un trend in favore del braccio B. CONCLUSIONI I risultati evidenziano una non-inferiorità del
trattamento standard rispetto al braccio B, che può pertanto essere considerato una valida alternativa
terapeutica in casi selezionati di NSCLC in stadio IV.
6
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
REPERTI RADIOLOGICI EXTRAPOLMONARI RISCONTRATI NELL'AMBITO DI PROGRAMMA DI
DIAGNOSI PRECOCE DI TUMORE POLMONARE CON L'IMPIEGO DI TC SPIRALE (SCT) IN
POPOLAZIONE AD ALTO RISCHIO
Authors:
S. NOVELLO (1), M. LONGO (1), M. GIAJ LEVRA (1), P. LAUSI (1), S. GIORIO (1), L. CARDINALE (1), P.
SPERONE (1), P. BORASIO (1), A. PRIOLA (1), L. DOGLIOTTI (1), C. FAVA (1), G. SELVAGGI (1), GV.
SCAGLIOTTI (1)
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' DI TORINO, DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E BIOLOGICHE ORBASSANO (TO)
ITALY
Body:
INTRODUZIONE Nel 2001 presso la nostra istituzione veniva intrapreso lo studio di fattibilità con l'impiego della
sCT annuale per la diagnosi precoce di tumore polmonare in soggetti asintomatici ad alto rischio, seguiti per un
periodo complessivo di 5 anni. SOGGETTI E METODI Nelllo studio sono stati inclusi 520 soggetti, di cui 73% di
sesso maschile, in età uguale o superiore a 55 anni (età mediana 59 anni), forti fumatori (almeno 20 pacchetti
sigarette/anno) senza pregressa diagnosi di patologia tumorale maligna. RISULTATI All'esame basale sono stati
riscontrati 144 reperti radiologici extrapolmonari (28%). I più frequenti sono stati: iperplasia surrenalica (19%);
struma tiroideo (8%); alterazioni epatiche, quali angiomi, cisti, calcificazioni, steatosi (29%); altereazioni renali,
quali cisti, litiasi, calcificazioni vascolari e un caso di carcinoma renale in stadio I (21%); alterazioni spleniche,
quali cisti, calcificazioni, presenza di milza accessoria (5%); colelitiasi (4%); alterazioni pancreatiche (1%); noduli
timici (1%); adenopatie ascellari (5%); ectasia o aneurisma aortico (5%) e un caso di carcinoma mammario. Nei
due pazienti con diagnosi di malignità (renale e mammaria) è stata eseguita resezione chirurgica. Una lettera
informativa indirizzata al medico di base è stata preparata in tutti i casi in cui sono stati riscontrati reperti
radiologici anormali a livello extrapolmonare. Per 62 soggetti sono stati ritenuti indicati ulteriori esami di
approfondimento diagnostico (radiografia mirata, ecografia, esami ematochimici per valutazione di funzionalità
d'organo, ecc). Negli altri 82 casi, il reperto è risultato essere già noto al paziente da dati anamnestici e/o
precedenti accertamenti. Il numero complessivo di reperti radiologici extrapolmonari riscontrati poi dal secondo
al quinto anno dello studio è stato di 275 ed i più comuni sono stati: cisti (renali 13%, epatiche 9%), litiasi (renale
1%, epatica 5%), struma tiroideo 4%, iperplasia surrenalica 3%, calcificazioni vascolari 37%, aneurismi 3%,
artropatia vertebrale 2%. CONCLUSIONI Per una corretta valutazione del rapporto costo-beneficio nell'utilizzo
della sCT come indagine diagnostica per la diagnosi precoce del tumore del polmone, il riscontro di reperti
radiologici extrapolmonari va tenuto in considerazione in quanto comporta un incremento nell'impiego di risorse
umane e nel numero di esami da effettuare.
7
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
MARKERS NEOPLASTICI NELL ESPETTORATO INDOTTO DI SOGGETTI AFFETTI DA NEOPLASIA
POLMONARE
Authors:
S. Mariotta (1), A. Proietti (1), P. Bruno (1), D. Ceccarelli (1), P. Cardelli (1), S. Giovagnoli (1), G. Gencarelli (1),
A. Ricci (1)
Affiliations:
(1) Azienda Ospedaliera Sant Andrea Roma ITALY
Body:
L espettorato indotto è una metodica di semplice esecuzione che permette di ottenere materiale biologico
proveniente direttamente dalle vie aeree, sicchè l eventuale determinazione di parametri bioumorali potrebbe
essere più affidabile.
D altra parte il ruolo dei markers tumorali polmonari sierici è tuttora controverso. Il presente studio ha come
obbiettivo quello di verificare la possibilità di una determinazione di tali markers (CEA, NSE) nell espettorato
indotto.
L espettorato è stato indotto mediante inalazione di una soluzione ipertonica (3%) con un nebulizzatore ad
ultrasuoni ed è stato trattato con ditiotreitolo (1:5) prima delle determinazioni. Sono stati reclutati 67 soggetti di
cui 54 affetti da neoplasia polmonare (44 NSCLC, 10 SCLC) e 18 controlli.
Le determinazioni del CEA nel sangue hanno dato i seguenti risultati: controlli non fumatori (10 pts) 1,97 + 0,95,
NSCLC non fumatori (21 pts) 12 + 17, controlli fumatori (8 pts) 3,2 + 1,3, NSCLC fumatori (23 pts) 41 + 93,1.
Le determinazioni del CEA nell’espettorato indotto hanno dato i seguenti risultati: controlli non fumatori (10 pts)
139 + 117, NSCLC non fumatori (21 pts) 309 + 266, controlli fumatori (8 pts) 310,7 + 154,2, NSCLC fumatori (23
pts) 439,8 + 360,5.
Le determinazioni dell’NSE nel sangue hanno dato i seguenti risultati: controlli non fumatori (10 pts) 9,8 + 3,3,
controlli fumatori (8 pts) 12,5 + 8,6, SCLC (10 pts) 69 + 120.
Le determinazioni dell’NSE nell espettorato indotto hanno dato i seguenti risultati: controlli non fumatori (10 pts)
6,9 + 10, controlli fumatori (8 pts) 2,98 + 2,2, SCLC (10 pts) 88,6 + 178,2.
I dati dimostrano che è possibile eseguire le determinazioni dei markers tumorali (CEA ed NSE) sull espettorato
indotto. I valori ottenuti nell espettorato indotto sono marcatamente maggiori per il CEA nei soggetti neoplstici e
nei soggetti fumatori rispetto al siero e ai controlli mentre le differenze sono meno evidenti per l NSE.
8
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
IL PAGAMENTO DELLA PRESTAZIONE
TRATTAMENTO ANTITABAGISMO
COME
RINFORZO
MOTIVAZIONALE
GLOBALE
NEL
Authors:
M. MUSSO, E. DE PASCALE, G P. IVALDI
Affiliations:
(1) A.O. VILLA SCASSI GENOVA ITALY, (2) A.O. VILLA SCASSI GENOVA ITALY, (3) A.O. VILLA SCASSI
GENOVA ITALY
Body:
INTRODUZIONE presso l'A.O. Villa Scassi di Genova si è istituito un Ambulatorio Antifumo. Nel 2001 l'accesso
era istituzionalizzato con ticket. Nel 2002 per nuove disposizioni regionali e aziendali si è convertito a
conduzione intra moenia. Gli AA valutano i risultati ottenuti con i vari trattamenti eseguiti confrontando la
percentuale di successo ottenuta nei 2 differenti regimi di pagamento.
METODI si confrontano i dati ottenuti durante la gestione istituzionalizzata con quelli successivi della gestione
dove i soggetti pagavano 130 euro per la 1° prestaz ione.
In entrambi i gruppi, i pz. sono stati sottoposti dal medesimo personale, a visita pneumologica, visita psicologica
con test psicometrici per valutare motivazione a smettere e dipendenza da nicotina, spirometria, saturimetria
arteriosa, monitoraggio clinico e del CO espirato per 1 anno.
RISULTATI nel periodo di gestione istituzionalizzata (2001/2002) sono stati trattati 114 pazienti di cui 47 con
farmaci, 45 con agopuntura, 22 con terapia psicologica. Durante la gestione intra moenia (2002/2005) sono stati
valutati 142 soggetti , di cui 12 non ritenuti idonei a trattamento, 42 trattati con farmaci, 29 con agopuntura, 19
con terapia psicologica, 16 persi al follow up, 11 interruzioni, 13 in reclutamento.
Il test psicometrico sulla motivazione a smettere di fumare nel 1° gruppo era di media 13,75 (DS 1,65) , nel
gruppo intra moenia è risultato in media (DS 3,18).
CONCLUSIONI i dati ottenuti evidenziano differenze statisticamente significative.I soggetti in intra moenia
mostrano un grado medio di motivazione superiore (p<0,001) e percentuali di successo significativamente
maggiori di quelli istituzionali sia nel post trattamento che a 6 mesi rispettivamente con una probabilità p<0,01 e
p<0,001. Considerato che gli operatori sono gli stessi nei 2 diversi regimi ambulatoriali e dato che il livello di
dipendenza è assolutamente identico (fargerstom 7.76) nei 2 gruppi, si suppone che tali differenze siano
ascrivibili alla diversa motivazione dei pazienti, significativamente maggiore nei soggetti intra moenia (p< 0,001).
Nell'isituzione di un Ambulatorio Antifumo può essere presa in considerazione una conduzione intra moenia che
prevede una maggior motivazione del personale sanitario e garantisce pazienti più motivati a smettere di fumare
consentendo una percentuale di successo superiore alle medie descritte in letteratura.
9
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
PEMETREXED E CARBOPLATINO NEL TRATTAMENTO DEL MESOTELIOMA PLEURICO AVANZATO
Authors:
E. PICCOLINI (1), O.A. FILIERI (1), M.P. CASAZZA (1), B. CASTAGNETO (2)
Affiliations:
(1) OSPEDALE S.SPIRITO - SOC PNEUMOLOGIA CASALE MONFERRATO (AL) ITALY, (2) OSPEDALE
S.SPIRITO -SOC ONCOLOGIA CASALE MONFERRATO (AL) ITALY
Body:
RIASSUNTO: LO SCOPO DI QUESTO STUDIO E' STATO VALUTARE L'ATTIVITA' E LA TOSSICITA' DELLA
COMBINAZIONE
DI PEMETREXED + CARBOPLATINO COME CHEMIOTERAPIA DI PRIMA LINEA NEL
MESOTELIOMA PLEURICO MALIGNO AVANZATO.
METODI: SONO STATI PRESI IN CONSIDERAZIONE PAZIENTI MAI CHEMIOTRATTATI CON DIAGNOSI
ISTOLOGICA E CON PERFORMANCE STATUS TRA 0 E 2 E MESOTELIOMA PLEURICO MALIGNO
AVANZATO MISURABILE. LO SCHEMA DI SOMMINISTRAZIONE E' STATO: PEMETREXED 500 MG/M2 IN
ASSOCIAZIONE A CARBOPLATINO AUC 5, UNA VOLTA OGNI 21 GIORNI PER 8 CICLI.
RISULTATI: DAL LUGLIO 2003 AL MARZO 2005 SONO STATI TRATTATI CON QUESTA CHEMIOTERAPIA
COMBINATA 76 PAZIENTI (54 MASCHI E 22 FEMMINE). LA MEDIANA DELL'ETA' E' STATA 62,7 ANNI (CON
UN RANGE COMPRESO TRA 40 E 70); LA MEDIANA DEL PS E' STATA 0 (RANGE COMPRESO TRA 0 E 3);
IN 57 CASI (75%) E' STATO RISCONTRATO IL TIPO ISTOLOGICO EPITELIALE, IL MISTO IN 13 CASI
(17,1%), IL SARCOMATOSO IN 3 (3,9%) ED IN 3 CASI NON E' STATO SPECIFICATO. SONO STATI
SOMMINISTRATI 537 CICLI TOTALI (MEDIANA 7, RANGE DA 1 A 13). E' STATA OSSERVATA TOSSICITA'
EMATOLOGICA DI GRADO 3, SECONDO I CRITERI WHO, IN 43 PZ (56,6%), (NEUTROPENIA IN 30,
TROMBOCITOPENIA IN 8 E ANEMIA IN 5); TOSSICITA' EMATOLOGICA DI GRADO 4 IN 5 PZ (66%). I PIU'
COMUNI EFFETTI COLLATERALI NON EMATOLOGICI SONO STATI NAUSEA/VOMITO DI GRADO 3 IN 10
PZ (13,1%) E FEBBRE IN 4 PZ (5,3%). PER LA RISPOSTA CLINICA SONO STATI VALUTATI 74 PZ. CI
SONO STATE 16 RISPOSTE PARZIALI (21%) (PR) E 3 RISPOSTE COMPLETE (3,9%) (CR) PER UNA
RISPOSTA GLOBALE DEL 23,9%. 29 PAZIENTI HANNO RIPORTATO MALATTIA STABILE (SD). LA
SOPRAVVIVENZA GLOBALE E' STATA CALCOLATA DALLA DATA DELLA DISGNOSI ALLA DATA DELLA
MORTE PER QUALSIASI CAUSA O ALLA DATA DELL'ULTIMO FOLLOW-UP. LA MEDIANA DI
SOPRAVVIVENZA PER L'INTERO GRUPPO E' STATA STIMATA A 23 MESI.
CONCLUSIONI: I RISULTATI DI QUESTO STUDIO DI FASE II INDICANO CHE,CON QUESTO SCHEMA E A
QUESTO DOSAGGIO, LA COMBINAZIONE DI CARBOPLATINO ED PEMETREXED E' MODERATAMENTE
ATTIVA E CHE IL PROFILO DI TOSSICITA' E' ACCETTABILE IN PZ CON MESOTELIOMA PLEURICO
MALIGNO AVANZATO.
10
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
DIVERSA PREVALENZA DI POSITIVITÀ PER TRASCRITTI DI MAMMAGLOBINA UMANA (HMAM) NEL
LIQUIDO PLEURICO DI PAZIENTI CON PLEUROPATIA NEOPLASTICA E NON NEOPLASTICA.
Authors:
A.M. Carletti (1), S. Roncella (2), L. Prattico' (1), R. Maggiani (1), B. Bacigalupo (2), P. Ferro (2), F. Fedeli (2),
P.A. Canessa
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia - Ospedale S. Bartolomeo Sarzana (SP) ITALY, (2) Sez. Biologia Molecolare, Anatomia
Patologica - Ospedale S. Bartolomeo Sarzana (SP) ITALY
Body:
Abbiamo recentemente dimostrato che la mammaglobina umana (hMAM), descritta originalmente come
marcatore specifico per il tumore della mammella, è espressa anche nel liquido pleurico di pazienti con
mesotelioma maligno (Carletti et al., Thorax, 2006). Nel tentativo di valutare il ruolo potenziale di hMAM nell'iter
diagnostico di pazienti con veramento pleurico di origine sconosciuta, abbiamo ricercato trascritti di hMAM nel
liquido pleurico di 114 pazienti da noi sottoposti a toracentesi. Di questi, 38 erano affetti da mesotelioma
pleurico, 27 avevano metastasi da tumori in altra sede (mammella 3, polmone 14, ovaio 2, altri organi 8) e 49
avevano pleuropatie non neoplastiche (infiammazione pleurica, iperplasia mesoteliale, TBC, antracosi). Trascritti
di hMAM sono stati identificati in 12/38 pazienti con mesotelioma (32%), 11/27 pazienti con metastasi di tumori
di altri organi (41%) e 5/49 pazienti affetti da pleuropatie non neoplastiche (8%). Considerando insieme tutti i
pazienti con pleuopatia maligna (sia primitiva che metastatica), trascritti per hMAM sono stati trovati in 23/65
pazienti (35%). Questa percentuale è differente in modo statisticamente significativo rispetto a quella dei
pazienti non neoplastici (p<0,02%; test chi quadrato). I nostri dati confermano che hMAM non è limitata ai
pazienti con tumore della mammella e dimostrano che è più frequentemente presente nei versamenti pleurici di
natura neoplastica rispetto ai quelli di altra natura. Sono attualmente in corso studi ulteriori in cui dati clinici e
anatomopatologici saranno impiegati in modo sequenziale per identificare il posizionamento della ricerca di
hMAM nell'iter diagnostico di pazienti con versamento pleurico di origine sconosciuta.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
STUDIO DELLA FUNZIONE RESPIRATORIA IN PAZIENTI CON CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA
TIROIDE (CTD) TRATTATI CON DOSE CUMULATIVA DI 131 IODIO >= 500 MCI (RAI).
Authors:
M. Pedreschi (1), P. Fazzi (2), F. Lippi (3), F. Santini (3), S. Strambi (1), G. Alderighi (1), A. Pinchera (3), N.
Ambrosino (1)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia pisa ITALY, (2) Fisiopatologia respiratoria universitaria pisa ITALY, (3) Dip Endocrinologia
pisa ITALY, (4) Dip Endocrinologia pisa ITALY, (5) U.O. Pneumologia pisa ITALY, (6) U.O. Pneumologia pisa
ITALY, (7) Dip Endocrinologia pisa ITALY, (8) U.O. Pneumologia pisa ITALY
Body:
Scopo: valutare i possibili effetti negativi del 131I sulla funzione respiratoria di pz con CTD dopo tiroidectomia
totale e terapia radiometabolica, trattati con successive dosi di 131I per la persistenza di malattia. Materiali e
metodi: 39 pazienti (18 m, 21 f) con et¨¤ media 45,5+/-14,5 sottoposti a terapia con 131I per una dose
cumulativa > 500mCi, 67% dei quali con evidenza di metastasi polmonari. I parametri di funzionalit¨¤ respiratoria
sono stati correlati con et¨¤ alla diagnosi (>20;<20 aa); range 7-72 aa); durata del trattamento (>10,<10); et¨¤ al
raggiungimento della dose di 500 mCi e dose cumulativa somministrata. Tutti i pazienti eseguivano: questionario
sui sintomi respiratori standardizzato, Rx torace, spirometria, emogasanalisi (EGA), capacit¨¤ di diffusione
alveolo capillare (DLCO), test del cammino (6MWT), scintigrafia polmonare da perfusione con 99Tc(Q) e con
Gallio67 (Ga67). Risultati: il 15% ha riferito presenza di dispnea di I¡ã e II¡ã; nessuno ha presentato alterazioni
all'EGA o al 6MWT; nel 18% ¨¨ risultata positiva la scintigrafia polmonare con Ga67 con un trend alla
significativit¨¤ in rapporto alla dose cumulativa. I pazienti trattati con RAI per un periodo <10 aa hanno mostrato
un FEF25 significativamente minore del predetto rispetto a quelli trattati >10 aa (media +/- SD: 55+/-20 vs 77+/31% rispettivamente p=0.4). Nessuna alterazione significativa della funzione respiratoria ¨¨ stata rilevata in
accordo ad un cut-off della dose somministrata di 800 mCi di 131I o all'et¨¤ di inizio del somministrazione RAI
(>20, <20 aa). Il DLCO ¨¨ risultato correlare significativamente con la disomogeneit¨¤ di distribuzione di Q (R2 =
0.15; p = 0.31); TLCO e KCO sono risultati correlare con il gradiente di distribuzione di Q (R2 = 0.22; p = .007.
R2 = 0.17; p = .019 rispettivamente). 1 paziente con esordio di CTD a 7 aa e metastasi polmonari sottoposta ad
una dose di 597 mCi cumulativa in 3 aa, ha mostrato segni radiologici di fibrosi polmonare ed una moderata
riduzione del DLCO (46% pred). I risultati preliminari suggeriscono che la funzione polmonare sembra essere
influenzata dal tempo totale di somministrazione piuttosto che dalla dose cumulativa RAI o dalla presenza di
metastasi polmonari.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
Ruolo prognostico di bcl-2, bax e p53 nei tumori polmonari a piccole cellule
Authors:
A. De Luca (1), W. Vessella (2), A. Mancini (2), M. Caputi (2)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Pubblica e Preventiva. Facoltà di Medicina e Chirurgia. II Università degli Studi di
Napoli Napoli Italia, (2) Dip. di Scienze Cardio-Toraciche e Respiratorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, II
Università degli Studi di Napoli Napoli Italia
Body:
Negli ultimi dieci anni si è capito che la vitalità cellulare è un importante meccanismo di controllo per la
sopravvivenza e il mantenimento del differenziamento della cellula stessa. Le più recenti conoscenze sulla
genesi dei tumori dimostrano che questi non solo possono avere origine come conseguenza di una incontrollata
proliferazione, ma anche come conseguenza dell'alterato controllo dei geni regolatori dei fenomeni apoptotici.
Ad oggi il tumore del polmone è curato con tecniche e terapie sempre più avanzate, ma rimane ancora da
migliorare la prognosi delle caratteristiche molecolari del tumore. Tali informazioni correlate con le più
tradizionali informazioni relative al tipo istologico di tumore e al differente grado di aggressività rivestono un ruolo
fondamentale nella scelta della terapia più appropriata.
In considerazione di queste premesse informazioni relative al grado di proliferazione e ai fenomeni apoptotici in
atto nel tumore esaminato giocano un ruolo ormai fondamentale per definire la possibile evoluzione del tumore
a lungo termine e quindi per determinare una terapia più appropiata.
A tale scopo abbiamo valutato l'espressione immunoistochimica, in un gruppo di 94 tumori polmonari a piccole
cellule, di proteine coinvolte nei fenomeni apoptotici (bax e bcl-2) e nei fenomeni proliferativi (p53) per
esaminare il loro valore prognostico.
I nostri risultati dimostrano che l'espressione di Bcl-2 correlava con una diminuita sopravvivenza dei pazienti
esaminati. Inoltre non vi era correlazione tra l'espressione di Bcl-2 o Bax e la presenza di p53.
Questi studi confermano un ruolo dei geni regolatori dei fenomeni apoptotici nella patogenesi dei tumori
polmonari ma sottolineano l'importanza di questi geni come informazione prognostica dell'evoluzione tumore a
lungo termine. Ulteriori studi richiedono un maggior approfondimento del valore prognostico dei geni coinvolti nei
fenomeni apoptotici della cellula.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
Il ciclo cellulare correlate alle proteine come parametri prognostici in tumori del polmone non a piccole
cellule radically resected .
Authors:
V. Esposito (1), A. Frangipane (2), A. Annunziata (2), M. Caputi (2)
Affiliations:
(1) III Divisione Ospedale Cotugno Napoli Italia, (2) Dip. di Scienze Cardio-Toraciche e Respiratorie, Facoltà di
Medicina e Chirurgia, II Università degli Studi di Napoli Napoli Italia
Body:
BACKGROUND: Una evidenza sperimentale suggerisce che lo sviluppo e l'evoluzione del cancro del polmone
può essere associate ad un incremento del tasso di proliferazione.
SCOPI/METODI: Valutare l'espressione immunoistochimica delle sette componenti del ciclo cellulare in una
serie di tipi di carcinomi polmonari non a piccole cellule ben differenziate (n=105). RESULTATI: Un'analisi
multivariata ha rilevato che la perdita simultanea di espressione di tre di questi fattori ciclina D1, l'inibitore
chinasi ciclica dipendente p16, e la proteina soppressore del retinoblastoma Rb2/p130- correlata con la
sopravvivenza conferma l'ipotesi che la linea ciclina D1-p16-soppressore tumorale del retinoblastoma è
inattivata in molti campioni di carcinoma polmonare.
CONCLUSIONI: Questi risultati suggeriscono che la perdita di controllo delle tappe del ciclo cellulare è un
evento comune nel cancro polmonare e sostiene l'idea che la cooperazione funzionale tra differenti proteine
regolatrici del ciclo cellulare costituiscono un altro livello di controllo della crescita cellulare e della soppressione
tumorale.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
NEOFORMAZIONI
BRONCHIALE
DELLE
ALTE VIE RESPIRATORIE
RILEVATE
IN
CORSO
DI
ENDOSCOPIA
Authors:
A.S. Scaramozzino (1), G.P. Porcino (1), G.G. Grippaldi (1)
Affiliations:
(1) U.O. Medicina Respiratoria Policlinico M.d.C. Reggio Calabria ITALY
Body:
Nel presente lavoro retrospettivo vengono riportate 99 neoformazioni,alcune benigne,rilevate a carico delle alte
vie respiratorie durante endoscopie bronchiali , effettuate su altrettanti pazienti , perche’ affetti da patologia o da
sintomatologia respiratoria.Le neoformazioni sono state rilevate nei seguenti distretti:
naso: poliposi n.42,ca metast. orbita six n.1;
lingua:angioma base linguan.1,lifoma base lingua n.1 ca ulcerato palato duro n.1;
epiglottide :granuloma sottoepiglot. n.1,ca epiglottide n.1,infiltrazione metast.n.1;
faringe: papillomatosi n.3,carcinoma n.1,ca metast.n.1;
laringe: carcinoma n.5, ca metast.n.3;
corde vocali: polipi n.10,noduli n.13,leucoplachia n.2,cisti n.1,granuloma TBC n.1,angioma n 3, carcinoma n.8.
La fibrobroncoscopia riveste notevole importanza perche’ , con l’esatta localizzazione anatomica e la
tipizzazione istologica delle neoformazioni , la metodica fornisce, insieme alla TC, precise indicazioni
sull’approccio terapeutico piu’ corretto da intraprendere ( chirurgico,laserterapico,chemioterapico),rendendo piu’
razionale la gestione del paziente, sia sotto il profilo sanitario che economico.Cio’ presuppone una maggiore
collaborazione tra pneumologi ed otorini e conferisce notevole competenza all’endoscopista.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
INTUBAZIONI DIFFICILI:L'IMPORTANZA DELLA FIBROBRONCOSCOPIA.CASISTICA OSPEDALIERA
Authors:
A. Scaramozzino, G. Grippaldi, G. Porcino, G. Albanese, D. Siclari, D. Quagliata, D. Marciano', E. Battaglia, G.
Pizzi, R. Squillaci
Affiliations:
(1) U.O.Medicina Respiratoria Policlinico M.d.C. Reggio Calabria ITALY, (2) U.O.Medicina Respiratoria
Policlinico M.d.C. Reggio Calabria ITALY, (3) U.O.Medicina Respiratoria Policlinico M.d.C. Reggio Calabria
ITALY, (4) Anestesia e Sala operatoria Policlinico M.d.C. Reggio Calabria ITALY, (5) Anestesia e Sala
operatoria Policlinico M.d.C Reggio Calabria ITALY, (6) Anestesia e Sala operatoria Policlinico M.d.C Reggio
Calabria ITALY, (7) Anestesia e Sala operatoria Policlinico M.d.C Reggio Calabria ITALY, (8) Anestesia e Sala
operatoria Policlinico M.d.C Reggio Calabria ITALY, (9) Anestesia e Sala operatoria Policlinico M.d.C Reggio
Calabria ITALY, (10) Anestesia e Sala operatoria Policlinico M.d.C Reggio Calabria ITALY
Body:
Nel presente lavoro retrospettivo viene sottolineata l’importanza che riveste la fibrobroncoscopia nelle
intubazioni difficili in una casistica ospedaliera di 479 interventi chirurgici effettuati nei primi tre mesi dell’anno
2006 nelle nostre sale operatorie e riguardanti la chirurgia generale, l’ostetricia e ginecologia, la chirurgia
vascolare, la chirurgia pediatrica, l’otorinolaringoiatria , la chirurgia plastica e ricostruttiva .Poiche’ di questi
interventi circa il 70% (335) ha richiesto l’anestesia generale o l’anestesia blended e, di conseguenza,
l’intubazione orotracheale o nasotracheale,i pazienti alla visita preoperatoria, sono stati valutati secondo la
classificazione di Mallapati e suddivisi in due gruppi.
Il primo gruppo comprendeva 218 pazienti appartenenti alla 1° e 2° classe di Mallapati giudicati facil i da
intubare.
Il secondo gruppo comprendeva 117 pazienti appartenenti alla 3°e 4°classe Mallapati giudicati diffic ili da
intubare.
Durante le manovre di intubazione poi, i due gruppi di pazienti venivano rivalutati in laringoscopia diretta,
secondo la classificazione di Cormak e Lehan.
Si riportano i seguenti risultati: dei 335 pazienti intubati , 218 appartenevano al primo gruppo ( prevista una
intubazione facile), ma di questi, 30 pazienti ( 15%), hanno presentato difficoltà di intubazione inattese avendo
richiesti più di due tentativi di intubazione ed una valutazione fibrobroncoscopica.
Dei 117 pazienti appartenenti al secondo gruppo(prevista una intubazione difficile), 25( 22%) non hanno
richiesto un secondo tentativo di intubazione; nei rimanenti 92 casi l’intubazione è riuscita dopo 2 – 3 tentativi: in
quattro casi si è dovuto ricorrere alla intubazione mediante fibroscopio flessibile.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
RUOLO DELLA TORACOSCOPIA NELL'EMPIEMA PLEURICO
Authors:
L. Pratticò (1), M. Sivori (1), R. Maggiani (1), PA. Canessa (1)
Affiliations:
(1) UO Pneumologia - Osp S. Bartolomeo sarzana ITALY
Body:
L’empiema è un versamento pleurico in cui l’accumulo di leuocociti diventa macrospcopicamente evidente sotto
forma di liquido denso e torbido (pus).
Nel 50% dei casi l’empiema è di origine parapneumonica.
Lo spettro dei trattamenti è ampio e va dai trattamenti conservativi (terapia antibiotica) alla toracentesi
evacuativa, fino a tecniche terapeutiche più invasive (toracoscopia)
La risoluzione del processo pleuritico dipenderà della qualità del liquido pleurico e dalla sua eziologia oltre che
della condizione della cavità pleurica più o meno ricca di briglie aderenziali e saccature.
Sulla base di queste considerazioni si può raccomandare un percorso multimodale che preveda, in associazione
alla terapia antibiotica, come approccio precoce la toracoscopia che permette l’elisione delle aderenze, il
drenaggio del liquido pleurico e la detersione del cavo pleurico con un precoce miglioramento del quadro clinico
e remissione della sintomatologia algica, dispnoica e successivamente, ma sempre precocemente, febbrile.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
ENOXAPARINA NON AUMENTA LE COMPLICANZE EMORRAGICHE DOPO L'ESECUZIONE DI BIOPSIE
POLMONARI TRANSBRONCHIALI (TBLB)
Authors:
C. MICHELETTO (1), F. FACCHINI (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSP. ORLANDI BUSSOLENGO VR ITALY
Body:
La biopsia polmonare transbronchiale (TBLB) mediante broncoscopio flessibile è una procedure comunemente
eseguita in Pneumologia a scopo diagnostico. Tale metodica viene eseguita anche in pazienti con particolari
concomitanze morbose, in particolare cardio-vascolari, per le quali i soggetti assumono farmaci anti-aggreganti
(es. esempio ASA) e/o anticoagulanti (dicumarolici, eparina, ed eparine a basso peso molecolare). Allo stato
attuale vi sono poche osservazioni riguardanti il rischio emorragico di tale procedura in pazienti che sono
regolarmente trattati con farmaci anticoagulanti. Scopo: verificare se il rischio di sanguinamento dopo TBLB
aumenta in relazione a trattamento regolare con enoxaparin sottocutanea (ES) o Warfarin per os (W). Metodi:
dopo aver escluso soggetti con disordini coagulativi noti, sono stati valutati 184 pazienti che assumevano una
terapia anticoagulante e che sono stati sottoposti a TBLB nell’arco di 1,5 anni. 84 pazienti (60 maschi, 42-81
anni) assumevano al momento della broncoscopia W (dosato secondo i valori di INR), mentre 96 pazienti (68
maschi, 43–80 anni) assumevano ES (40 o 60 mg). La severità del sanguinamento è stata definita secondo le
indicazioni di Herth et al (Chest 2002;122:1461-4). Statistiche: Mann-Whitney U test, accettando p<0.05 come
valore minimo di significatività. Risultati: un lieve sanguinamento si è verificato in 3/88 pazienti (3,4 %) che
assumevano W ed in 1/96 pazienti che assumevano ES (1,04 %). Un sanguinamento moderato si è verificato in
3/88 (3,4 %) che assumevano W ed in 2/96 che assumevano ES (2.04 %). Non è stato osservato alcun caso di
severo sanguinamento. Un totale di 6 pazienti nel gruppo W (6.6 %) e di 3 pazienti nel gruppo ES (3,1 %) sono
stati sottoposti a varie procedure per ridurre il sanguinamento (p = 0.03). Conclusioni: 1) il rischio di un severo
sanguinamento dovuto alla TBLB è minimo; 2) rispetto al warfarin, l’ enoxaparina per via sottocutanea si associa
ad un più basso rischio di sanguinamento
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
THORACOSCOPIC COLLAGEN PLEURODESIS IN THE TREATMENT OF MALIGNANT PLEURAL
EFFUSIONS
Authors:
P. Maietta (1), C. Cecere (1), S. Griffo (1), L. Leoncini
Affiliations:
(1) Università di Napoli, Federico II Napoli ITALY, (2) Dipartimento di clinical pathology università di Siena Siena
ITALY
Body:
Objective: Pleurodesis is of a potential benefit in pleural carcinomatosis and symptomatic malignant effusions,
but the best way of achieving this is still uncertain. The aim of this prospective study was to analyse the results
of pleurodesis after intra-pleural thoracoscopic administration of collagen powder. Methods: 45 patients (19 men
and 26 women; median age of 64 years, range from 36 to 73 years) with malignant pleural effusions underwent
thoracoscopic collagen pleurodesis. The procedure involved thoracoscopic drainage of pleural effusion and
intra-pleural insufflation of 1g of bovine dermal collagen powder under general anaesthesia. Assessment of the
immediate side effects and pH estimation of drained pleural fluid took place whilst inpatient. The patients were
subsequently followed up for 1 year at 3-monthly intervals including outpatient clinical review and chest
radiography. Prognostic value of pleural fluid pH in relation to the outcome of pleurodesis and patients' survival
was statistically analysed. Results: The procedure was well tolerated and there were no serious complications or
deaths. Thoracoscopic collagen pleurodesis resulted in immediate resolution of malignant pleural effusion and
all patients remained free of re-accumulated fluid for at least 1month. Only 5 (11%) patients later developed
recurrent effusion and required its repeat drainage at some point during the follow-up period. In the vast majority
(89%) patients, thoracoscopic collagen pleurodesis proved successful in complete and permanent resolution of
pleural fluid collection. Acid medium (pH<7.3) of plural fluid was associated with poor survival (P<0.05), but did
not influence the clinical and radiological outcome of collagen pleurodesis (P>0.05). Conclusions: Thoracoscopic
collagen pleurodesis is a simple and effective method of treatment of malignant pleural effusions.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
IL TRATTAMENTO
ESPERIENZA.
MULTIMODALE
DEL
MESOTELIOMA
PLEURICO
MALIGNO:
LA
NOSTRA
Authors:
M. Lucchi (1), F. Melfi (1), A. Chella (2), M. Ambrogi (1), P. Dini (1), F. Davini (1), A. Viti (1), A. Mussi (1)
Affiliations:
(1) UO Chirurgia Toracica - Dip. Cardiotoracico Pisa ITALY, (2) UO Pneumologia - Dip. Cardiotoracico Pisa
ITALY
Body:
OBIETTIVI: Il mesotelioma pleurico maligno (MPM) è una neoplasia altamente aggressiva ad origine dalla
pleura e poco responsiva alle comuni terapie. Riportiamo di seguito i risultati della nostra esperienza nel
trattamento multimodale del MPM.
MATERIALE E METODI: dal 1999 al 2004, 73 pazienti con diagnosi istologica di MPM (International
Mesothelioma Interest Group: IMIG 1-3) sono stati sottoposti a trattamento multimodale. Tale trattamento
consiste nell'iniezione endocavitaria di IL-2, nell'intervento chirurgico di pleurectomia/decorticazione (P/D) o di
pleuro-pneumonectomia extrapleurica (EPP), nell'iniezione intracavitaria di epidoxorubicina e di IL-2 postoperatoria, nella radioterapia adiuvante sui tramiti chirurgici, chemioterapia sistemica (cisplatino-gencitabina),
nella terapia di mantenimento con IL-2 sottocute fino a ripresa di malattia.
RISULTATI: 56 pazienti erano uomini con età media di 61,5 anni. La diagnosi istologica è stata ottenuta da
prelievi toracoscopici in tutti i casi: 58 (79%) sono epiteliomorfi, 5 (6,8%) sarcomatosi, 10 (13,7%) bifasici.
Sessantaquattro pazienti sono stati sottoposti a P/D (87,7%) mentre 9 a EPP (12,3%). Secondo la stadiazione
IMIG abbiamo avuto: 4 pazienti con stadio di malattia IB (5,5%); 19 allo stadio II (26%); 50 allo stadio III (68,5%).
Nessun paziente è deceduto nel periodo peri-operatorio. Abbiamo avuto 5 fistole bronco-pleuriche; 2 infarti
miocardici, 2 episodi di embolia polmonare. Al dicembre 2005, 25 pazienti sono ancora vivi. La sopravvivenza
attuariale a 3 anni è stata del 26,7%, con una mediana di 24,4 mesi. la sopravvivenza è stata influenzata
significativamente dall'istotipo, dallo stadio della malattia e dal performance status del paziente.
CONCLUSIONI: il trattamento multimodale da noi proposto ai pazienti con MPM allo stadio I-III è stato ben
tollerato dai pazienti con soddisfacenti risultati in termini di sopravvivenza. Nuovi farmaci, nuove vie di
somministrazione e nuove integrazioni terapeutiche sono comunque fortemente richieste e necessarie per
migliorare i risultati.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
CRIPTOCOCCOSI: UN CASO CLINICO DI UNA RARA LOCALIZZAZIONE A CARICO DELL'APPARATO
RESPIRATORIO
Authors:
A. Fabbri (1), R. Culli (2), A. Dragotto (4), M. Grazzini (1), M. Guerrini (1), A. Sanna (1), G. Toscano (3), F.
Vannucci (1), F. Innocenti (1)
Affiliations:
(1) Unità Operativa Pneumologia Pistoia ITALY, (2) Unità Operativa Anatomia Patologica Pistoia ITALY, (3)
Unità Operativa Nefrologia e Dialisi Pistoia ITALY, (4) Unità Operativa Chirurgia Toracica Firenze Careggi ITALY
Body:
Un soggetto di 49 anni di sesso maschile, ex fumatore, sottoposto a trapianto renale quattro anni prima, affetto
da insufficienza renale secondaria a rigetto cronico, in terapia con tacrolimus, steroidi e micofenolato, è giunto
alla nostra osservazione per dispnea da sforzo ingravescente con cornage e tirage; l'Rx torace standard, l'ECG,
la saturazione ossiemoglobinica in aria ambiente risultavano normali. Alla fibrobroncoscopia, al di sotto delle
corde vocali, a livello della regione cricoidea, si apprezzava una neoformazione vegetante minimamente mobile
con gli atti respiratori che determinava ostruzione quasi completa del lume tracheale; trasferito con urgenza
presso Centro di Chirurgia Toracica il paziente è stato sottoposto a broncoscopia rigida in anestesia generale
con asportazione della neoformazione e successiva bonifica della base di impianto con laser a bassa potenza;
la restante parte dell'albero tracheo-bronchiale è risultata indenne da lesioni; il ripristino della funzione
ventilatoria è stato immediato; i prelievi effettuati sia in corso di fibrobroncoscopia che sulla lesione in toto hanno
evidenziato reperti riconducibili a criptococcosi e assenza di tessuto neoplastico. Il paziente è stato
successivamente ricoverato in Divisione di Malattie Infettive per il riscontro di ascesso in regione inguinale e
addensamento polmonare sinistro per cui è stata nuovamente eseguita una fibrobroncoscopia con riscontro nel
broncolavaggio di CMV. Sono stati quindi prescritti fluconazolo orale 300 mg/dì per 2 mesi e terapia antivirale;
un successivo controllo fibrobroncoscopico effettuato presso la nostra U.O. 8 mesi dopo il primo esame ha
dimostrato assenza di alterazioni significative; la radiografia del torace si era negativizzata; il paziente è tuttora
vivente, effettua terapia emodialitica per ulteriore deterioramento della funzione renale; non riferisce sintomi a
carico dell'apparato respiratorio.
La criptococcosi è prevalentemente una patologia opportunistica e quindi attesa nel soggetto in esame; tuttavia,
la localizzazione tracheale isolata e la conseguente sintomatologia clinica di esordio sono da considerare
eccezionali ed hanno reso necessario un trattamento disostruttivo endoscopico che è risultato curativo.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
STENOSI TRACHEALI POST-INTUBAZIONE: TRATTAMENTO CHIRURGICO
Authors:
F. Davini (1), M.C. Ambrogi (1), M. Lucchi (1), P. Dini (1), F.M.A. Melfi (1), O. Fanucchi (1), A. Mussi (1)
Affiliations:
(1) Università di Pisa, Dipartimento Cardio-Toracico Pisa ITALY
Body:
Introduzione
Le stenosi tracheali costituiscono o meglio costituivano, la più frequente complicanza per i pazienti sottoposti a
ventilazione meccanica prolungata trans laringea o tracheotomica.
Sono nella maggior parte dei casi conseguenti al danno indotto dalla cuffia. In questo studio riportiamo la nostra
piu recente esperienza sul trattamento chirurgico delle stenosi tracheali.
Materiale e Metodi
Dal Gennaio 2000 al dicembre 2005 abbiamo trattato 10 pazienti (5 maschi e 5 femmine) con età media di 52.4
anni (range 22-81). L intervento chirurgico è consistito nella resezione a manicotto della trachea (media 3.4 cm,
range 2.1-5). L accesso chirurgico è stato in 9 casi una cervicotomia, 1 caso ha richiesto una toracotomia dx.
Risultati
Tre pazienti sono stati sottoposti ad un trattamento pre-operatorio endoscopico (laser, endoprotesi). Non
abbiamo avuto mortalità peri post-operatoria. Abbiamo avuto una deiscenza anastomotica in IV giornata, trattata
con reintervento immediato.
Al follow-up, media 33 mesi (range 6-60) non abbiamo avuto casi di restenosi.
Conclusioni
La nostra esperienza conferma che l approccio chirurgico alle stenosi tracheali post-intubazione rappresenta il
trattamento di scelta, importante è il timing, talvolta può essere necessario un pre-trattamento endoscopico.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
EFFETTI CLINICI E FUNZIONALI
POLMONARE (TEAP)
A LUNGO
TERMINE DELLA TROMBOENDOARTERECTOMIA
Authors:
G. Cervio (1), R. Niniano (1), E. Ansaldo (1), P. Quaresima (1), A. Corsico (1), M C. Zoia (1), I. Cerveri (1), A M.
D'Armini (1), M. Viganò (1)
Affiliations:
(1) , IRCCS Policlinico San Matteo - Università di Pavia Pavia ITALY
Body:
L'ipertensione polmonare cronica post-tromboembolica può essere trattata con successo mediante TEAP ma ci
sono pochi studi prospettici sugli effetti a lungo termine sulla funzionalità cardiopolmonare, in particolare sulla
tolleranza allo sforzo.
Tra il 1994 e il 2006, sono stati trattati con TEAP, presso il Policlinico S.Matteo di Pavia 140 pazienti; durante il
periodo di follow-up 3 pazienti sono stati sottoposti ad un secondo intervento di TEAP, 3 a trapianto d'organo e
27 sono deceduti (16 dei quali entro i primi 3 mesi).
Nella tabella sono riportati i dati clinici e funzionali di 41 pazienti seguiti con un follow-up di almeno 4 anni
(media 5.5±1.3). Il miglioramento quasi completo della sintomatologia clinica,
dell'emodinamica e degli scambi gassosi si riscontra nei primi 3 mesi e persiste alla fine del follow-up. La
capacità vitale e la distanza percorsa al test da sforzo migliorano ulteriormente nel tempo. In conclusione la
TEAP determina un persistente miglioramento clinico e funzionale in pazienti con ipertensione polmonare
cronica post-tromboembolica.
Classe NYHA e dati funzionali* durante il periodo di follow-up.
Pre-TEAP
3 mesi
Fine
ANOVA
Classe NYHA III-IV (%)
100
5
5
m. percorsi (test da sforzo) 195±171
455±278
636±339
p<0.0001
Gittata cardica (L/min)
3.3±0.2
5.3±1.4
5.0±0.9
p<0.0001
mPAP (mmHg)
49±2
22±2
21±2 p<0.0001
PaO2st (mmHg)
55±2
73±2
73±2 p<0.0001
Capacità vitale (% pred.)
91±3
90±2
95±2 p<0.05
DLco (% pred.)
69±3
72±3
69±3 NS
* Valori medi ed errore standard
23
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
LA BIOPSIA TRANSBRONCHIALE NEL TRAPIANTO
PATOLOGICHE NEL CENTRO DI TRAPIANTO DI TORINO
DI
POLMONE:
CORRELAZIONI
CLINICO-
Authors:
S. Baldi (1), P. Solidoro (1), D. Libertucci (1), L. Del Sedime (2), E.. Scappaticci (1), M. Mancuso (3), M. Rinaldi
(4)
Affiliations:
(1) Pneumologia Osp. S. Giovanni Battista Torino ITALY, (2) Ist. Anatomia Pat. Università di Torino Torino
ITALY, (3) Ist. Chirurgia Toracica Università di Torino Torino ITALY, (4) Ist. Cardiochirugia Università di Torino
Torino ITALY
Body:
Il ruolo della biopsia transbronchiale (TBB) nel trapianto di polmone è ben definito e la sua sensibilità
diagnostica in questo contesto è piuttosto elevata. Presentiamo la casistica relativa al trapianto di polmone del
Centro di Torino da settembre 1993 a maggio 2006 basata su 108 trapianti effettuati in 105 pazienti, di cui 78
singoli e 30 bilaterali. Complessivamnete sono state esaminate 454 TBB di cui l'83% di sorveglianza eseguite
nei primi 2 anni del trapianto.
I risultati sono stati i seguenti:
Rigetto acuto:
29%
BO:
5%
CMV-polmonite:
3%
CMV-inclusi:
4%
LBB:
10%
Polmonite da HSV: 1.3%
Polmonite interstiziale:
DAD:
PTLD:
Sarcoidosi recid.
Materiale insuff.
Negative:
11.8%
4.2%
0.6%
0.2%
0.4%
32%
E' interessante notare come solo il 32% dei dati presenta un reperto di normalità. Nel 29% è emerso un quadro
di rigetto acuto (distribuito tra A1 e A4) mentre nel 10% abbiamo riscontrato un quadro di bronchite- bronchiolite
linfocitica (LBB) che sembra correlare con la succesiva comparsa di sindrome della bronchiolite obliterante
(BOS). Un altro dato di rilievo è la comparsa di polmonite interstiziale aspecifica in quasil 12 % dei casi ; mentre
il numero e la gravità dei rigetti acuti correla con la futura comparsa di BOS, ancora poco chiao è il significato
della polmonite interstiziale che, almeno nella nostra esperienza, non è da considerare un elemento prognostico
negativo. Infatti la BOS si presenta nel 22% dei casi di polmonite interstiziale e nel 40% dei casi senza
polmonite interstiziale.
Il numero di polmoniti da CMV è piuttosto contenuto considerando che abbiamo sempre attuato una politica di
prevenzione , attraverso trattamenti preventivi con ganciclovir e successivamente con l'uso di immunoglobuline
specifiche, e pertanto questo dato non ci permette una valutazione di tipo prognostico.
24
Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
LOCALIZZAZIONE DI PICCOLI NODULI POLMONARI IN CORSO DI RESEZIONE TORACOSCOPICA
Authors:
P. Dini (1), MC. Ambrogi (1), F. Melfi (1), M. Lucchi (1), F. Davini (1), L. Duranti (1), A. Mussi (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico Pisa ITALY
Body:
Introduzione.
Per ridurre la necessità di conversione in toracotomia nella resezione toracosopica dei piccoli noduli polmonari
sono solitamente necessarie procedure pre-operatorie che ne permettano una sicura localizzazione. Scopo di
questo studio è quello di descrivere la strategia che abbiamo sviluppato per limitare il ricorso a queste
procedure, senza ridurre il successo della localizzazione e quindi resezione toracoscopica di noduli polmonari.
Metodi.
Tra gennaio 2000 e dicembre 2003, abbiamo sottoposto 183 pazienti a resezione toracoscopica di piccoli noduli
polmonari. I pazienti sono stati distinti in due gruppi sulla base delle caratteristiche radiologiche del nodulo. I
pazienti del primo gruppo sono stati sottoposti direttamente ad intervento chirurgico ed abbiamo utilizzato una
sonda ecografica intra-cavitaria quando necessario. I pazienti del secondo gruppo sono stati sottoposti preoperatoriamente a marcatura con Tc-99 del nodulo TC-guidata.
Risultati.
Nel primo gruppo sono stati localizzati 112 noduli di 119 (94%), dei quali 25, non visibili né palpabili, sono stati
localizzati grazie all ausilio dell ecografia intra-operatoria. Nel secondo gruppo sono stati localizzati 62 di 64
noduli (97%).
Conclusioni.
Attualmente le tecniche di marcatura pre-operatoria per la localizzazione toracoscopica di piccoli noduli
polmonari non possono essere completamente abbandonate. Tuttavia, se l ecografia intra-toracica è
disponibile, una corretta selezione dei pazienti può limitare la necessità di ricorrere a marcature pre-operatorie,
senza aumentare il rischio di conversione in toracotomia.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
LACERAZIONI TRACHEALI IATROGENE: RUOLO DELLA CHIRURGIA
Authors:
MC. Ambrogi (1), M. Lucchi (1), F. Melfi (1), P. Dini (1), F. Davini (1), A. Viti (1), A. Mussi (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico Pisa ITALY
Body:
Introduzione.
Le lacerazioni tracheali sono più spesso nella pars membranacea e secondarie a manovre anestesiologicorianimatorie. Quelle più piccole e paucisintomatiche sono spesso misconosciute, quelle maggiori vanno
prontamente riconosciute e trattate. Analizzando i dati della letteratura e la nostra esperienza si cerca di
puntualizzarne modalità di diagnosi e soprattutto di trattamento.
Materiale e Metodi.
Nel periodo 1993 - 2005 abbiamo trattato 18 pazienti con lacerazione della membranacea tracheale postintubazione. Si è trattato di 15 femmine e 3 maschi con età media di 65 anni (range di 21 - 92). Tre pazienti sono
stati trattati in modo conservativo per la presenza di piccole lesioni scarsamente sintomatiche. In 15 casi si è
invece proceduto alla riparazione chirurgica della lesione che è avvenuta per via toracotomica in 5 casi e per via
cervicotomica trans-tracheale negli altri 10.
Risultati.
Tutte le procedure chirurgiche hanno condotto alla corretta riparazione della lesione senza mortalità o morbilità
peri-operatoria. Nessun paziente ha mostrato, al follow-up endoscopico, segni di stenosi tracheale.
Conclusioni.
Il trattamento conservativo delle lacerazioni della parete posteriore della trachea va riservato esclusivamente alle
piccole lesioni superficiali con scarsa o assente sintomatologia. In tutti gli altri casi la pronta riparazione
chirurgica resta il trattamento di scelta. La scelta dell approccio chirurgico dipende dalla sede della lesione. Per
quelle dei 2/3 prossimali della trachea è oggi da preferire l accesso cervicotomico trans-tracheale. Nel caso di
lesioni della trachea distale, soprattutto se con interessamento di un bronco principale, la toracotomia posterolaterale resta quello di scelta.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
CONFRONTO TRA BIOPSIE POLMONARI TORACOSCOPICHE EFFETTUATE CON PINZA O CON
SUTURATRICE MECCANICA NELLE INTERSTIZIOPATIE POLMONARI
Authors:
PL. ALIPRANDI (1), PG. CACCIA (1), P. BOTTA (1), AS. LANZAFAME (1), GF. TASSI (2)
Affiliations:
(1) PNEUMOLOGIA INTERVENTISTICA A.O. G. SALVINI GARBAGNATE MILANESE RHO ITALY, (2)
PNEUMOLOGIA SPEDALI CIVILI BRESCIA ITALY
Body:
La biopsia polmonare toracoscopica del parenchima è una metodica la cui utilità nella diagnosi delle patologie
interstiziali polmonari può dirsi ormai acquisita. Meno unanime resta il consenso circa le tecniche da adottare,
essendo oggi praticabili sia i prelievi con pinza elettrificata (possibili in toracoscopia medica con 2 accessi anche
in anestesia locale) che la resezione di parenchima con suturatrice meccanica (sempre in VATS con anestesia
generale e 3 accessi). Scopo del nostro lavoro è stato il confronto tra le due metodiche, in base ai dati presenti
in letteratura e alla nostra casistica, con particolare riguardo, oltre che alla sensibilità diagnostica, alle eventuali
complicanze ad esse legate. Abbiamo sottoposto a biopsia polmonare 24 soggetti affetti da interstiziopatia
polmonare, 11 con suturatrice meccanica e 13 con pinza elettrificata. Tutti i soggetti esaminati hanno ottenuto
una precisa diagnosi istologica dimostrando l'ottima sensibilità diagnostica delle 2 metodiche. Tra i 13 soggetti
sottoposti a biopsia con pinza elettrificata si sono però verificate più complicanze (p=0.02) con ricoveri di
maggior durata: 5 casi di perdite aeree protratte con enfisema sottocutaneo. Tali problematcihe non sono state
riscontrate negli 11 soggetti sottoposti a biopsia polmonare con suturatrice in VATS. Secondo la nostra
esperienza ed i dati raccolti in letteratura, la biopsia polmonare con suturatrice in VATS sembra essere oggi il
gold standard nella diagnosi istologia delle interstiziopatie polmonari.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
L’UTILITÀ DELLA BIOPSIA LINFONODALE TRANSBRONCHIALE (TBNA) NEL TUMORE POLMONARE.
Authors:
A. Saglia (1), A. Romano (1), G. Beatrice (1), A. Micco (1), A. Russo (1), A. Starace (1), V. Guarriello (1), M. Del
Donno (1)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia - A.O. G. Rummo Benevento ITALY
Body:
Nella diagnostica e stadiazione del tumore del polmone, il perfezionamento di tecniche sempre meno invasive,
ha consentito l’affermarsi di nuove e fondamentali metodiche come la biopsia linfonodale transbronchiale
(TBNA). Nel nostro Servizio di Endoscopia toracica, da ottobre 2005 ad aprile 2006, la TBNA è stata eseguita in
8 pazienti (maschi, con età media di 67.7 anni, range 46-90 anni) che presentavano alla TAC del torace lesioni
sospette per neoplasia polmonare. La procedura diagnostica, effettuata in corso di esame fibrobroncoscopico,
veniva eseguita con ago di Wang (22-gauge) su linfonodi ilo-mediastinici in 7 pazienti ed in un caso su un
nodulo peribronchiale a livello del bronco intermedio. In base al quadro TAC, il materiale citologico è stato
prelevato in almeno due sedi endobronchiali, stazioni linfonodali n° 3 e 8 secondo Wang, corrispondent i alle
stazioni n° 4R e 7 dell’ATS, effettuando in ogni se de almeno n° 4 prelievi. Solo in un paziente il mat eriale non è
risultato adeguato ai fini diagnostici, mentre nei restanti 7 pazienti ha dato esito positivo per: microcitoma (5/7),
adenocarcinoma (1/7) e ca. epidermoide (1/7), con una resa diagnostica pari all’87.5%. Inoltre, la biopsia
bronchiale (BB) eseguita in tutti i pazienti, ad eccezione del paziente con il nodulo peribronchiale nel quale non
erano evidenti lesioni endoluminali, è risultata positiva per neoplasia in 5 e non risolutiva in 2. Nessun paziente
ha manifestato complicanze in corso o al termine dell’esame. In conclusione, anche nella nostra pur esigua
casistica ed in accordo con i dati della letteratura, è possibile confermare che la TBNA risulti una metodica
relativamente semplice, sicura, con elevata sensibilità ed in grado di ottenere una diagnosi ed una stadiazione
altrimenti ottenibili solo con procedure più invasive.
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Topic: ONCOLOGIA, ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
LOBECTOMIA VIDEO-ROBOT ASSISTITA
Authors:
F. Melfi (1), M. Lucchi (1), MC. Ambrogi (1), P. Dini (1), F. Davini (1), O. Fanucchi (1), A. Mussi (1)
Affiliations:
(1) Chirurgia Toracica Dipartimento Cardio Toracico Universita di Pisa Pisa ITALY
Body:
Introduzione la chirurgia ha subito negli ultimi due decenni una profonda trasformazione grazie alla applicazione
di biotecnologie in campo chirurgico. Dopo un periodo di training e di valutazione della fattibilita della tecnica in
chirurgia toracica, abbiamo utilizzato il sistema da Vinci (Intuitive Surgical, Inc, CA, USA) per il trattamento
chirurgico di varie patologie polmonari, tra cui neoplasie polmonari NSCLC Stadio I.
Materiale e Metodi: Dal Febbraio 2001, 102 pazienti (65 m 38 f ; eta media 59 range 16 80).sono stati sottoposti
a chirurgia robotica, da semplici procedure come enucleazioni di condromi asportazione di neurinomi, fino ad
interventi piu complessi come timectomie e lobectomie. La lobectomia video robotica e sta effettuata in 23
pazienti (15 M ed 8 M con eta media di 64.4 aa (range 41 78) con neoplasia polmonare NSCLC Stadio I,
normale broncoscopia ed ottimo performance status (PS). Come per la chirurgia convenzionale gli interventi
sono state effettuati in anestesia generale con intubazione selettiva. Sono stati utilizzati 3 accessi chirurgici ed
una minitoracotomia di servizio al V spazio intercostale, in sede anterolaterale , nei primi casi trattati (3); con 2
accessi chirurgici di circa 1 cm, ed una minitoracotomia di servizio (V spazio sede anterolaterale) attraverso cui
e stato introdotto il terzo braccio robotico.
Risultati: Non vi sono state complicanze correlate ai bracci robotici, ne con la strumentazione ad essi
connessi. In 2 pazienti la procedura e stata convertita in minitoracotomia per impossibilita di effettuare la
dissezione dei vasi arteriosi a causa di piccoli linfonodi calcifici aderenti alla parete vasale. In altri 2 pazienti vi
e stata una persistente perdita d aria. I drenaggi sono stati rimmossi in media in II giornata po ed i pazienti sono
stati dimessi in media in V giornata postoperatoria. La durata del tempo operatorio e variato da un minimo di 2.5
a 5 h. di cui 1 h e stata utilizzato per il selftest della macchina ed il set up degli strumenti.
Conclusione: la lobectomia costituisce una delle precedure robotiche piu impegnative ma piu agevole se
confrontata con la Videochirurgia convenzionale (VATS) particolarmente per le manovre di dissezione vasale.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE NELLE INFEZIONI POLMONARI: DUE CASI
Authors:
L. Pratticò (1), M. Sivori (1), R. Maggiani (1), PA. Canessa (1)
Affiliations:
(1) UO Pneumologia - Osp S. Bartolomeo Sarzana ITALY
Body:
I tempi della diagnosi nelle infezioni polmonari sono importanti in quanto modificano le scelte terapeutiche, ma
anche l’iter diagnostico conseguente.
Il ritrovamento con varie tecniche dell’agente eziologico di un’infezione polmonare permette la corretta scelta
dell’agente chemioterapico più appropriato tanto più se si è in possesso ell’antibiogramma, ciò permette di
ottenere un miglioramento clinico e una guarigione più precoce con riduzione dei tempi di ospedalizzazione e
della spesa sanitaria e sociale. Evita l’utilizzo della terapia empirica responsabile dell’aumento di resistenze,
limita inutili effetti collaterali e ulteriori inutili accertamenti
Il primo caso riguarda una donna che giunge alla nostra osservazione con febbre, tosse non produttiva, astenia
profonda, resistente a terapia antibiotica con cefalosporine di terza generazione.
Una radiografia del torace mostra lesioni nodulari multiple bilaterali confermate ad una TC del torace fatta in
terza giornata di ricovero. Le immagini TC sono suggestive di una forma neoplastica secondaria, ipotesi
avvalorata dal riscontro di elevati valori di CA 19-9 e CA 125. sempre in terza giornata sono stati ricercati Ag di
pneumococco e legionella, e Ab anti clamidia e micoplasma. Nella stessa mattina venne comunicato la positività
dell’Ag legionella.
Alla pz venne somministrata terapia antibiotica mirata con drammatico e precoce beneficio.
Il controllo TC dopo una settimana mostrò una quasi completa risoluzione del quadro plurinodulare.
Il secondo caso riguarda un giovane uomo di 40 anni che si presenta alla nostra osservazione per versamento
pleurico con febbre e tosse.
Gli esami preliminari sul liquido pleurico non mostrarono cellule atipiche e non venne trovato nessun germe
responsabile di tale quadro clinico. Il pz venne sottoposto a terapia antibiotica empirica con lieve miglioramento.
Successivamente il pz si ripresenta alla nostra osservazione con versamento pleurico recidivato che dopo
posizionamento di un drenaggio e terapia antibiotica empirica si risolse.
Dopo un altro periodo di non pieno benessere il pz andò incontro ad una sincope. Una TC cerebrale mostrò
plurime lesioni nodulari cerebrali interpretate come metastasi visto il quadro il complesso quadro e la resistenza
alle terapie.
Nel corso della programmazione della radioterapia cerebrale giunse la diagnosi di actinomicosi rilevata suo
liquido pleurico.
Il pz iniziò quindi terapia antibiotica mirata
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
IL TRATTAMENTO ANTIBIOTICO DI PRIMA SCELTA NELLE RIACUTIZZAZIONI GRAVI DI BRONCOPATIA
CRONICA OSTRUTTIVA IN TRATTAMENTO CON VENTILAZIONE MECCANICA NON INVASIVE
Authors:
R. Serini (1), G. Cappiello (1), MR. De Carlo (1), C. Casolari (2), MT. Franzè (2), M. Monelli (1), LM. Fabbri (1),
M. Moretti (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Malattie Malattie dell'Apparato Respiratorio , (2) Laboratorio di Microbiologia e Virologia Azienda
Integrata Ospedaliero-Universitaria di Mod
Body:
E' stato condotto uno studio microbiologico delle vie aeree inferiori in pazienti con grave riacutizzazione infettiva
della broncopatia cronica ostruttiva (BPCO) ed insufficienza respiratoria acuta (IRA) trattati con ventilazione
meccanica non invasiva (VMNI) allo scopo di definire il quadro infettivo microbiologico e la strategia antibiotica
ottimale. All'ammissione, in ciascun paziente è stato eseguito un esame quali-quantitativo dei patogeni isolati
dall'aspirato tracheotonchiale, dal lavaggio broncolaveolare e dal brushing protetto, in assenza di un precedente
trattamento antibiotico domiciliare. Ventidue pazienti (età media 78± 8 anni, 11 maschi) sono stati esaminati in
modo prospettico. I batteri potenzialmente patogeni (BPP) sono stati rilevati in 16 (72%) dei 22 pazienti,
includendo 8 (36%) casi di polimicrobismo.
Sono stati isolati fra i BPP enterobatteri in 8 (50%) su 16 pazienti, Pseudomonas/ Stenotrophomonas spp. in 5
(31%), S. aureus in 5 (31%), patogeni acquisiti in comunità (Moraxella catarrhalis, Haemophilus influenzae) in 3
(19%) casi. Sei pazienti non presentavano BPP negli isolamenti colturali. Valori serici ridotti di albumina hanno
rivelato un potere predittivo relativo alla presenza di enterobatteri e Pseudomonas/ Stenotrophomonas spp.
Pseudomonas/Stenotrophomonas spp. ed enterobatteri hanno mostrato una resistenza alle betalattamine antipseudomonas associate ad inibitori delle beta-lattamasi nel 7% degli isolamenti, ai carbapenemi nel 7%, alle
cefalosporine di III generazione nel 7%, agli aminoglicosidi nel 15%, ai chinoloni nel 20%, alle aminopenicilline
associate ad inibitori delle beta-lattamasi nel 73% dei casi.
Lo studio evidenzia che Pseudomonas/ Stenotrophomonas spp, enterobatteri e S. aureus sono i patogeni più
comunemente isolati nelle vie aeree inferiori in pazienti con IRA e BPCO riacutizzata in trattamento con VMNI.
L'iniziale trattamento antibiotico dovrebbe considerare l'impiego di cefalosporine di III generazione o
betalattamine anti-pseudomonas associate ad inibitori delle beta-lattamasi, modificando successivamente il
trattamento antibiotico in base all'isolamento microbiologico.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
QUANTIFERON TB GOLD :
TUBERCOLARE
UN NUOVO
STRUMENTO
PER
LA DIAGNOSI
DELL'INFEZIONE
Authors:
P. CHIARADONNA (1), S. NATILI (1), R. SORRENTINO (2), M. TRONCI (1)
Affiliations:
(1) U.O.C. MICROBIOLOGIA E VIROLOGIA AZIENDA OSPEDALIERA S.CAMILLO-FORLANINI,ROMA ITALY,
(2) S.S. MEDICO COMPETENTE AZIENDA OSPEDALIERA S.CAMILLO-FORLANINI, ROMA ITALY
Body:
INTRODUZIONE:
le Linee Guida del CDC del Dicembre 2005 riportano le indicazioni per l'uso del QuantiFERON TB Gold (QF) per
la rilevazione dell'infezione tubercolare (TB) sia attiva che latente (LTBI), anche in alternativa
all'intradermoreazione di Mantoux (TST).
OBIETTIVI:
1) Valutare la concordanza tra QF e TST nella diagnosi di LTBI
2) Valutare la sensibilità di QF nella diagnosi di TB attiva, confrontando i risultati del test con i riscontri
microbiologici e clinico-radiologici.
MATERIALI E METODI:
Dal maggio 2005 all'aprile 2006 sono stati studiati circa 300 soggetti appartenenti alle seguenti categorie: 1)
Operatori sanitari ad alto/medio rischio e a basso rischio; 2) Contatti di casi di TB bacillifera; 3) Pazienti con
sospetta TB; 4) Pazienti da sottoporre a terapia con gli inibitori di TNFalfa o in trattamento con farmaci
immunosoppressori.
Tutti sono stati sottoposti a prelievo di sangue venoso per l'esecuzione di QF. Il TST è stato preticato agli
operatori sanitari e, ove possibile, ai soggetti appertenti alle altre categorie.
Nei pazienti con sospetta TB attiva sono stati effettuati gli esami microbiologici e strumentali necessari.
RISULTATI:
Lo studio sugli operatori sanitari (147 arruolati), ha evidenziato una concordanza tra i test in 83/147 casi
(56.5%). I 64/147 casi discordanti sono rappresentati da 63 (42.8%) soggetti con QF negativo e TST positivo (
tra questi 42 erano vaccinati) e da 1 caso QF positivo e TST negativo (0,7%).
Nei contatti abbiamo registrato una concordanza del 63%; nel 5.5% non è stato possibile eseguire il TST.
In 44 pazienti con sospetta TB è stato completato l'iter diagnostico, mentre per altri sono in corso accertamenti
microbiologici. In 13/44 è stata documentata una TB in fase attiva (11 colturali positive e 2 diagnosi su base
istologica e clinico radiologica). Il QF, positivo in 11 casi su 13, ha mostrato una sensibilità di 84.6%, TST è
risultato positivo in 9 casi su 13, con una sensibilità di 69.2%
L'ultima categoria di pazienti è in via di valutazione.
CONCLUSIONI:
QF ha mostrato un'ottima sensibilità nei pazienti con TB attiva accertata; negli operatori sanitari e nei contatti c'è
stata una modesta concordanza con TST, probabilmente attribuibile alla vaccinazione con BCG, all'effetto
booster nonchè alla maggiore specificità del QF.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
GLI ESITI DEL TRATTAMENTO ANTI-TUBERCOLARE IN PIEMONTE NEL PERIODO 2001-04
Authors:
I. Baussano (1), E. Miglioere (1), R. Raso (2), P. Piccioni (3), M. Cavallero (3), M. Bugiani (3)
Affiliations:
(1) 1Unità di Epidemiologia dei Tumori, Università di Torino Torino ITALY, (2) Servizio Sovrazonale di
Epidemiologia (SSEPI) Alessandria ITALY, (3) CPA-ASL 4 Torino ITALY
Body:
Introduzione Il sistema di sorveglianza degli esiti del trattamento anti-tubercolare, proposto dal “European
framework for tuberculosis (TB) control and elimination” (WHO, IUATLD e KNCV), è considerato uno dei prerequisiti essenziali per l’eliminazione della tubercolosi nei paesi a bassa incidenza.
Nell’anno 2000, il centro di riferimento per la prevenzione ed il controllo della tubercolosi della Regione
Piemonte (popolazione residente nel 2001: 4.214.677 abitanti) ha sviluppato un sistema di sorveglianza degli
esiti del trattamento anti-tubercolare. Descriviamo i principali risultati ottenuti analizzando i dati raccolti
attraverso il sistema di sorveglianza nel periodo 2001-04.
Metodi I medici che trattano casi di tubercolosi polmonare sono tenuti a notificare l’inizio e l’esito della terapia
insieme ad altre selezionate informazioni demografiche e cliniche. I dati raccolti sono analizzati utilizzando un
approccio di coorte in base alle raccomandazioni internazionali.
Risultati Nel corso dei quattro anni sono stati riportati 1.326 casi di tubercolosi polmonare, 1.068 (80%) erano
nuovi casi, questa proporzione non è variata nel corso degli anni. I successi terapeutici sono <60%. I fattori,
aggiustati per l’età, che aumentano il rischio di insuccesso terapeutico (abbandono, trasferimento ad altra sede,
fallimento) sono i seguenti: assenza di dimora fissa (OR:7.0, 95%CI 3.0-16.2), immigrazione da paese ad alta
incidenza (OR:1.7, 95%CI 1.3 2.4) e sesso maschile (OR:1.7, 95%CI 1.3-2.2).
Conclusione I nostri dati indicano che la proporzione di successi terapeutici in Piemonte e inferiore alla soglia
del 90% suggerita dalle agenzie internazionali, in particolare specifici settori della comunità risultano a rischio di
insuccesso terapeutico. Le nostre osservazioni sono importanti per promuovere intervento di prevenzione e
controllo della tubercolosi mirati.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
LA VENTILAZIONE MECCANICA NEL TRATTAMENTO DI FORME SEVERE DI POLMONITE DA
LEGIONELLA PNEUMOFILA. UN CASO CLINICO.
Authors:
V. Bocchino (1), F. Squillante (1), C. Calabrese (2), A. Laviano (1), S. Ubaldi (1), S. Martufi (1)
Affiliations:
(1) Unità di Terapia Sub-Intensiva Respiratoria - Osp. V. Monaldi Napoli ITALY, (2) Dipartimento di Scienze
Cardio-Toraciche e Respiratorie - Seconda Università degli Studi Napoli ITALY
Body:
Uomo di 53 anni, forte fumatore, afferito presso la nostra azienda ospedaliera per dispnea acuta e iperpiressia
(max TC 40° C). La RX e TC del torace evidenziavan o addensamenti multipli diffusi a carico del polmone destro
con modico versamento pleurico bilaterale. Gli esami ematochimici mostravano valori di creatinina sierica di 4.2
mg/dl. La diagnosi di ammissione era: polmonite dx con versamento pleurico bilaterale associati ad insufficienza
renale acuta. Veniva iniziata terapia antibiotica empirica. Dopo 24 ore circa il quadro clinico-funzionale subiva un
significativo peggioramento con la comparsa di severa insufficienza respiratoria associata a confusione mentale.
I valori emogasanalitici erano: pH 7.47, pCo2 35.1 mmHg, pO2 60.4 mmHg con una FiO2 del 50%. Il
coinvolgimento di altri organi associato al quadro polmonare faceva ipotizzare una diagnosi di malattia del
legionario. Veniva immediatamente iniziato trattamento con ventilazione meccanica non-invasiva in modalità CPAP (5 cmH2O) ed infusione iv di levofloxacina 500 mg/die ed emodialisi. Dopo 24 ore circa di trattamento
continuo, le condizioni cliniche ed emogasanalitiche miglioravano drammaticamente e la diagnosi di legionellosi
veniva confermata dalla positività del test urinario. Il paziente veniva dimesso dopo tre settimane circa con valori
emogasanalitici e di funzionalità renale nella norma. La polmonite da legionella pneumonia è caratterizzata da
una alta mortalità. In pazienti immunocompetenti la percentuale di mortalità delle polmoniti da legionella varia
dal 5% al 25% ed aumenta drammaticamente negli immunocompromessi. Il presente caso clinico suggerisce
che la ventilazione meccanica non-invasiva utilizzata nelle fasi precoci della malattia ed associata allla specifica
terapia antibiotica nel trattamento di forme severe di legionellosi, può prevenire il ricovero in terapia intensiva e
migliorare l'outcome della malattia.
34
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
APLASIA MIDOLLARE ASSOCIATA A POLMONITE DA LEGIONELLA
Authors:
E. BATTAGLIA (1), A. IULIANO (1), A. PIETRA (1), S. AMADUCCI (1)
Affiliations:
(1) U.O. PNEUMOLOGIA, OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO MILANO ITALY
Body:
In letteratura sono documentate alterazoni dei limfociti T associate ad infezioni, ma rarissimi sono i dati inerenti i
quadri di leucopenia ed aplasia midollare associati a Legionellosi; si ritiene che queste alterazioni siano dovute
all'espressione sierica di un fattore di soppressione della granulopoiesi. Uomo di 38 anni, rumeno, forte
fumatore, senza precedenti anamnestici di rilievo. Riferiva la comparsa di iperpiressia, toracoalgia sinistra e
tosse secca. All'rx torace presenza di un addensamento sovradiaframmatico sinistro; agli esami ematochimici
severa leucopenia (300000/uL) in quadro di pancitopenia, emoglobina 9.4 g/dL, aumento della VES (69 mm/1h),
dei valori di funzionalità epatica; esame urine alterato (proteine 4.17 g/L). Il paziente si presentava iperpirettico,
confuso e rallentato, in assenza di segni neurologici focali.
L'antigenuria per Legionella è risultata positiva. Durante la degenza è stata eseguita tipizzazione linfocitaria su
sangue periferico, che non ha evidenziato la presenza di forme immature; sierologia per HIV, emocolture,
markers epatitici, virologia, ricerca Pneumocystis carinii su broncoaspirato, ricerca BK ed esame colturale su
escreato e broncoaspirato negativi. Immunoglobuline e frazioni complementari nella norma.
Il decorso è stato caratterizzato da severa leucopenia con anemia normocitica, che hanno richiesto
emotrasfusioni e terapia con fattori di crescita; ulteriore estensione dell'addensamento sinistro, con comparsa di
multipli addensamenti controlaterali da diffusione broncogena e quadro di insufficienza respiratoria severa. Alla
terapia antibiotica intrapresa (levofloxacina + azitromicina) sono stati associati cotrimossazolo e teicoplanina, a
scopo anche profilattivo. Nonostante la terapia, la risposta della crasi ematica si è rilevata scarsa; solo dopo due
settimane di trattamento si è assistito ad un progressivo miglioramento della conta dei globuli bianchi. Si è
pertanto proceduto a steroidoterapia con progressivo, seppur lento, miglioramento del quadro clinico (risoluzione
dell'ipossiemia ed iniziale regressione degli addensamenti).
Il consulente Ematologo ha posto diagnosi di aplasia midollare secondaria ad infezione da Legionella pn.
Alla dimissione paziente in discrete condizioni generali; persistenza di leucopenia (2400000/uL), anemia (9 g/dL)
e piastrinopenia (112000). All'rx torace: completa risoluzione degli addensamenti a destra ed avanzata fase di
risoluzione dell'addensamento sinistro. Dopo dieci giorni dalla dimissione si è effettuata una rivalutazione del
quadro ematico (GB 2900000/uL, emoglobina 11.6 g/dL, piastrine 113000) e di quello radiografico, con ulteriore
miglioramento.
35
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
RIDOTTA SELEZIONE DI EPITOPI DI MYCOBACTERIUM TUBERCULOSIS DA PARTE DI ALLELI HLA
SUSCETTIBILI: ANALISI IN SILICO
Authors:
A. Comandini (1), M. Pallante (1), F. Berretta (1), S. Contini (1), S. Serafino (1), C. Saltini (1), M. Amicosante (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna, Unibersità di Roma Tor Vergata Roma ITALY
Body:
La suscettibilità a sviluppare tubercolosi attiva è stata associata a geni coinvolti nella modulazione della risposta
immunitaria, tra i quali i geni che codificano per le proteine del maggior complesso di istocompatibilità (Human
Leukocyte Antigen, HLA). La capacità degli alleli HLA di legare gli antigeni peptidici con una diversa affinità e di
presentarli in modo specifico ai linfociti T sta alla base della suscettibilità o resistenza del individuo alla
tubercolosi.
Lo scopo di questo studio è stato quello di individuare, attraverso metodi immuno-informatici, alleli HLA-DRB1
associati positivamente e negativamente alla tubercolosi attiva, sulla base della loro capacità di legare epitopi
derivanti da proteine di M. tuberculosis.
È stato, quindi, sviluppato un software in grado di svolgere la analisi dei motivi di legame dei peptidi derivanti dal
proteoma di M. tuberculosis (3927 proteine) al HLA-DRB1, utilizzando una matrice quantitativa dei motivi di
legame relativa a 51 alleli. In questo modo è stata analizzata la capacità di legame di tutti i peptidi antigenici agli
alleli HLA per i 404.155 epitopi putativi di M. tuberculosis capaci di legarsi alle molecole di istocompatibilità.
Quindi, sono stati analizzati in maniera differenziale gli alleli associati positivamente alla suscettibilità a
sviluppare tubercolosi (HLA-DRB1*0801, *0802, *1401, *1501, *1502) ed altri associati negativamente alla
tubercolosi (HLA-DRB1*0701, *1101, *1102, *1301,*1302).
È stato osservato che gli alleli HLA-DR associati a suscettibilità riconoscono ad alti livelli di affinità un numero
significativamente minore di epitopi (7062+1406) rispetto agli alleli associati a resistenza (11376+887; p=0.031).
Anche il numero di proteine di M. tuberculosis riconosciute dagli alleli HLA-DR associati con suscettibilità alla
tubercolosi è significativamente ridotto (2689+304) rispetto a quelle riconosciute dagli alleli associati a resistenza
(3181+107; p=0.0458).
La marcata differenza negli antigen binding patterns tra gli alleli HLA-DR associati positivamente e
negativamente con la suscettibilità alla tubercolosi indica che la presentazione di un limitato numero di antigeni è
alla base della suscettibilità genetica alla tubercolosi.
36
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
Infezione tubercolare latente: 2 metodiche diagnostiche a confronto.
Authors:
G. Gencarelli (1), P. Chiaradonne (2), G.M. Alma (3), F. Antonelli (3), A.M. Altieri (3)
Affiliations:
(1) I° Scuola di Specializzazione in Malattie dell' Apparato Respiratorio, Università di Roma "La Sapienza" Roma
Italy, (2) Servizio di Microbiologia dell' Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini Roma Italy, (3) IV U.O:C di
Broncopneumologia e Tisiologia dell' Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini Roma Italy
Body:
La corretta diagnosi di infezione tubercolare latente è uno degli strumenti per il controllo delle microepidemie
nella fase di eradicazione della tubercolosi. La diagnosi d'infezione tubercolare latente è sempre stata affidata al
test cutaneo tubercolinico, che pur essendo un test semplice ed economico, in uso da circa 100 anni, ha una
sensibilità e una specificità lontano dal 100%, essendoci una variabilità di risposta che va da un possibile 10%
nella tubercolosi attiva ai falsi positivi da NTM e nei soggetti BCG vaccinati.
Attualmente sono disponibili nuovi test in vitro (Quantiferon-Tb-Gold), per la diagnosi di infezione tubercolare,
che misurano la quantità di interferone gamma prodotto dai linfociti T dopo stimolazione con antigeni specifici
del Mycobacterium Tuberculosis ma non presenti nel BCG.Scopo del lavoro è stato quello di valutare la
concordanza tra le 2 metodiche al fine di evidenziare meglio i soggetti con Infezione Tubercolare Latente,
realmente canditati alla chemioprofilassi antitubercolare
Materiali e Metodi
Abbiamo studiato, nell'ambito dell'ambulatorio di chemioprofilassi della 4 UOC di Broncopneumologia e
Tisiologia dell'Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini, 80 pazienti, contatti stretti di soggetti con tubercolosi
polmonare, (25 donne e 55 maschi), d'età compresa tra 17 e 78 anni, HIV negativi, non sottoposti a terapia
steroidea e con radiografia del torace negativa per lesioni tubercolari, allo scopo di poter meglio discernere la
positività del TST da contatto da quella da BCG.
26 soggetti erano italiani, tutti non BCG vaccinati, 54 erano stranieri, di cui 38 vaccinati e 16 non vaccinati. Ogni
soggetto è stato sottoposto prima al Quantiferon-Tb-Gold e poi al Test di Mantoux (5U.I).
Risultati (80 pazienti):
TST + TST - QT + QT 59
21
61
19
Italiani (26 pazienti):
TST+
TST8
8
QT+
18
QTStranieri BCG vaccinati (38 pazienti):
TST+
TST29
QT+
9
QTStranieri NON BCG vaccinati (16 pazienti):
TST+
TST9
2
QT+
4
1
QT-
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
STUDIO META-ANALITICO SULL'IMPATTO DEI SUPERTIPI HLA-DR NELLA PATOGENESI DELLA
TUBERCOLOSI
Authors:
S. GRECO (1), S. CONTINI (2), V. GRANESE (2), M. RULLI (1), M. AMICOSANTE (2), C. SALTINI (2)
Affiliations:
(1) DIP.TO DI MALATTIE POLMONARI, AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO-FORLANINI ROMA ITALY,
(2) CATTEDRA E SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO ROMA
ITALY
Body:
La molecola HLA-DR (human leucocyte antigen DR) è responsabile della presentazione dell'antigene ai linfociti
T e potrebbe giocare un ruolo nella suscettibilità e/o nella resistenza dell'ospite umano all'infezione tubercolare,
sebbene gli studi condotti fino ad oggi abbiano fornito risultati conflittuali.
A dispetto del notevole polimorfismo genetico, le proteine HLA-DR presentano un numero limitato di specificità
di legame all'interno della tasca in cui è accolto il peptide. Ciò ha consentito di raggruppare i diversi alleli in
poche classi, definite supertipi ed in parte corrispondenti ai sierotipi.
Abbiamo condotto una revisione sistematica ed una meta-analisi degli articoli pubblicati per valutare se le
modalità di presentazione degli antigeni di Mycobacterium tuberculosis nel contesto della molecola di HLA-DR
possano influenzare l'evoluzione dell'infezione.
Abbiamo cercato in Medline ed Embase gli articoli di lingua inglese che riportavano le frequenze alleliche o
sierotipiche (qualora i sierotipi corrispondessero ad un singolo supertipo) di HLA-DR in pazienti con tubercolosi
ed in soggetti di controllo e abbiamo analizzato le voci bibliografiche degli articoli selezionati. Dopo aver estratto
i dati ricalcolando il numero di alleli e di sierotipi presenti nei due gruppi, abbiamo calcolato per ciascun sierotipo
gli odds ratio e gli intervalli di confidenza, utilizzando il metodo di Dr Simonian e Laird.
Abbiamo identificato 21 articoli, pubblicati tra il 1983 ed il 2004, che analizzavano complessivamente 2100
pazienti affetti da tubercolosi e 2624 controlli. solo il supertipo 3 dimostrava un modesto effetto protettivo (17
studi, 2003 pazienti tubercolari e 2532 controlli, pooled odds ratio 0.739, intervallo di confidenza al 95% 0,60,91). Viceversa, i valori di odds ratio non risultavano significativi per i supertipi DR1, DR4, DR7 e DR8.
In conclusione, il nostro studio non supporta un ruolo del polimorfismo delle molecole HLA-DR, relativamente ai
supertipi analizzati, nella patogenesi della malattia tubercolare.
38
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
COMPARAZIONE TRA TEST GAMMA-INTERFERONICI E TEST CUTANEO TUBERCOLINICO NELLA
IMMUNODIAGNOSI DELLA INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN SOGGETTI CANDIDATI A
TRATTAMENTO CON INFLIXIMAB.
Authors:
M. Bocchino (1), A. Matarese (1), B. Bellofiore (1), I. Esposito (1), F. Castiglione (2), R. Scarpa (3), N. Balato (4),
F. Perna (1), P. Giacomelli (1), A. Sanduzzi (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Malattie Respiratorie, Universita degli Studi Federico II Napoli ITALY, (2) Divisione di
Gastroenterologia, Universita degli Studi Federico II Napoli ITALY, (3) Divisione di Reumatologia, Universita
degli Studi Federico II Napoli ITALY, (4) Divisione di Dermatologia, Universita degli Studi Federico II Napoli
ITALY
Body:
Premessa: Il trattamento con infliximab aumenta il rischio di tubercolosi attiva, sia a seguito di una recente
esposizione e sia quale riattivazione di una pregressa infezione tubercolare latente (ITL). Lo screening con test
cutaneo tubercolinico (TCT) è raccomandato in soggetti candidati al trattamento nonostante la resa diagnostica
possa venire compromessa da una eventuale condizione di immunodepressione/anergia, esito di prolungati
trattamenti con farmaci corticosteroidei ed immunosoppressori.
Obiettivo: Analisi comparativa con il TCT dei test gamma-interferonici commerciali, QuantiFERON-TB GOLD “In
Tube” (Cellestis, Carnegie, Australia) e T-SPOT.TB (Oxford Immunotech, Abingdon, UK), nella diagnosi di ITL in
soggetti candidati a terapia con infliximab.
Materiali e Metodi: Tra settembre 2005-maggio 2006 sono stati arruolati 41 soggetti di nazionalità italiana
candidati a trattamento con infliximab (età media 44±12 anni; M:F=25:16), di cui 15 affetti da artrite psoriasica,
14 da morbo di Crohn, 9 da artrite reumatoide e 3 da rettocolite ulcerosa. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a
TCT con tecnica Mantoux (Biocine PPD, Chiron, Siena, I) e a prelievo di sangue venoso periferico per
esecuzione dei test su sangue.
Risultati: Escludendo i risultati indeterminati (6% con T-SPOT.TB), la concordanza tra TCT ed entrambi i test su
sangue è stata del 76% (18% con esito positivo e 59% con esito negativo). Nel 9% dei casi un test TCT negativo
si associava a test su sangue con esito+, mentre in un altro 9% il TCT concordava con uno solo dei test gammainterferonici. La concordanza del TCT con il QuantiFERON-TB GOLD è stata dello 83% e del 78% con il test TSPOT.TB (p=ns). La concordanza tra i due test interferonici è stata dello 86%. Nei due soggetti vaccinati con
BCG e TCT+, i test su sangue erano negativi.
Conclusioni: I risultati preliminari dimostrano una buona concordanza tra TCT e test gamma-interferonici in una
selezionata categoria di pazienti, tuttavia in assenza di particolari condizioni di rischio e fattori confondenti. Studi
su casistiche più ampie sono necessari per la definizione più accurata della sensibilità e specificità di questi test,
oltre che del loro valore predittivo, quale indicatore del rischio di ITL e di progressione di questa verso la malattia
attiva.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
Quantiferon TB gold vs intradermoreazione di Mantoux nella diagnosi di Infezione Latente Tubercolare
in una popolazione ad alta endemia tubercolare
Authors:
A. Ponticello (1), P. Marchione (1), A. Tligui (1), A. Matarese (1), B. Bellofiore (1), A. Sanduzzi (1)
Affiliations:
(1) II Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università Federico II di Napoli Napoli Italy
Body:
Una delle strategie più efficaci nella lotta contro la Tubercolosi consiste nella corretta identificazione e
trattamento dei soggetti con Infezione Latente Tubercolare (ILT). Il test di Mantoux, fino a pochi anni fa l'unico
test diagnostico per la ILT, è gravato da bassa specificità e sensibilità che si manifestano maggiormente proprio
nelle situazioni in cui è ancora più importante avere un test affidabile, come ad es. immunodeficienze, età
estreme della vita e soggetti precedentemente vaccinati con il BCG. Recentemente sono state proposte per
questa diagnosi alcune metodiche basate su presupposti immunologici. Queste identificano l'interferone gamma
rilasciato da linfociti T antigeni-specifici a seguito di stimolazione antigenica specifica per infezione da M.
Tuberculosis, come il Quantiferon Tb Gold effettuato su campione di sangue. Queste metodiche sono ritenute
più affidabili della Mantoux anche nello screening di popolazioni extracomunitarie già vaccinate perché con
cross-reagiscono con il BCG. Per valutare l'affidabilità del test, sono stati sottoposti a Test intradermico e al
Quantiferon una popolazione di soggetti immigrati da Paesi ad alta endemia tubercolare afferenti ad alcuni centri
di accoglienza dell'area napoletana. Il test su sangue è stato effettuato nel laboratorio della II Clinica di
Pneumologia dell'Università Federico II di Napoli. Metodologia: 59 soggetti consecutivi, tutti extracomunitari (34
sud americani, 13 africani e 12 dell'est europeo), 24 maschi e 35 femmine di età media 37,7 (mediana 38), tutti
vaccinati alla nascita con BCG, sono stati sottoposti a prelievo di sangue per il dosaggio dell'interferone gamma
mediante tecnica Quantiferon e subito dopo a test di Mantoux, che è stato quantificato in mm dopo 72 ore.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
VENTILAZIONE NON-INVASIVA CON CASCO E CPAP IN RSA (RESIDENZA SANITARIA ASSISTITA) PER
IL TRATTAMENTO PRECOCE DELL'INSUFFICIENZA RESPIRATORIA DA SCOMPENSO DI CIRCOLO CON
PH<7,2
Authors:
S. Vernocchi (1), E. Nicolin (2), D. Misiti (3)
Affiliations:
(1) Istituto Clinico Mater Domini Castellanza ITALY, (2) 3SG Camelot Gallarate ITALY, (3) Clinica San Carlo
Paderno Dugnano ITALY
Body:
L'utilizzo della ventilazione non invasiva (VNI) nell'insufficienza respiratoria acuta da scompenso
cardiocircolatorio s'è ormai affermata nei pronto soccorso e nelle terapie intensive. La metodica che utilizza il
casco in CPAP è una delle più interessanti, relativamente semplice da applicare e ben tollerata. Abbiamo deciso
di utilizzare tale modalità di supporto alla ventilazione, anche nella nostra RSA che aperta a Gallarate dal 2001
ospita fino a 148 degenti, di cui per la maggior parte anziani, (età media 77 anni) con pluripatologie. La
possiblità di eseguire nell'ambito della RSA stessa l'emogasanalisi e gli esami ematochimici -potendo disporre di
un laboratorio analisi completo- nonchè di attrezzature per la scopia del torace, per la telemetria ed il
monitoraggio continuo del paziente, ci ha supportato nella scelta. Ai pazienti che presentavano un quadro di
insufficienza respiratoria acuta nell'ambito di uno scompenso di circolo (diagnosi clinica), veniva proposta,
accanto alla terapia convenzionale con diuretici, inotropi, nitrati, anche il supporto VNI con casco tipo Harol, in
CPAP. La PEEP -empirica- applicata di 12 cm H2O, ossigeno gassoso a 12 litri/minuto (flusso iniziale),
controllando anzichè la FIO2, la SPO2 del paziente in modo da tenerla sui 92-94%. L'ega per dare inizio alla VNI
doveva mostrare PH<7,2.
Risultati: in un anno di esperienza abbiamo applicato il casco in CPAP a 5 pazienti per un tempo medio di 1 ora
e 35 minuti (20 minuti-3 ore), con sopravvivenza di tutti e 5 i pazienti a 3 giorni dall'episodio di scompenso. La
presenza di ipercapnia non è stata elemento di esclusione (due pazienti presentavano PCO2 iniziali di 107,9 e
di 102,2 rispettivamente) purchè il paziente fosse sveglio, minimamente collaborante e con una meccanica
ventilatoria conservata. Due pazienti hanno ricevuto una leggera sedazione con oppiacei (10 mg di morfina per
via endovenosa in 30 minuti).
In conclusione pur essendo pochi i casi in cui abbiamo ritenuto di poter fin'ora applicare la metodica di VNI
possiamo affermare che i primi risultati sono stati incoraggianti tanto da poterla proporre per il futuro su una
casistica maggiore.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
DOSAGGIO DEL PRO-BNP IN PAZIENTI CON ARF TRATTATI CON CPAP IN PRONTO SOCCORSO
Authors:
F. STEA (1), R. MELODIA (1), L.M. ADDANTE (1)
Affiliations:
(1) MEDICINA E CHIRURGIA D'URGENZA ED ACCETTAZIONE AZIENDA OSPEDALIERA POLICLINICO
BARI BARI ITALY
Body:
E' SEMPRE PIU' DIFFUSO NEI DIPARTIMENTI DI EMERGENZA L'UTILIZZO DI METODICHE VENTILATORIE
NON INVASIVE PER IL TRATTAMENTO DI PAZIENTI CHE PRESENTANO SEGNI E SINTOMI DI
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA ACUTA.
SI SEGNALA ALTRESI' IN LETTERATURA UN INCREMENTO DELL'UTILIZZO DEI PEPTIDI NATIURETICI
CARDIACI NEI PAZIENTI ACUTI PER LA DIGNOSTICA DIFFERENZIALE DELLE DISPNEE.
SULLA BASE DI QUESTE OSSERVAZIONI ABBIAMO MONITORIZZATO, AD INTERVALLI REGOLARI DI
TEMPO (BASE, TERMINE CPAP,12H,24H,48H), IL PRO-BNP (PRECURSORE DEL BRAIN NATRURETIC
PEPTIDE), I GAS DISCIOLTI NEL SANGUE ARTERIOSO, L'ELETTROCARDIOGRAMMA ED I PARAMETRI
VITALI IN PAZIENTI CHE GUNGEVANO IN PRONTO SOCCORSO PER INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
ACUTA E CHE VENIVANO TRATTATI CON CPAP (LO STUDIO INZIAVA CON UN NUMERO ELEVATO DI
PAZIENTI, MA DI QUESTI SOLO ALCUNI SONO STATI MONITORIZZATI INTEGRALMENTE ANCHE NEI
REPARTI DI RICOVERO).
ABBIAMO INOLTRE MONITORIZZATO LA TROPONINA I PER VALUTARE LA EVENTUALE SINDROME
CORONARICA ACUTA ASSOCIATA.
DALL'ANALISI DEI DATI SI EVINCE CHE L'APPLICAZIONE PRECOCE DELLA CPAP IN PAZIENTI AFFETTI
DA EDEMA POLMONARE ACUTO DETERMINA, OLTRE AD UN NATURALE MIGLIORAMENTO DEL
PATTERN RESPIRATORIO (ALLEGATI GRAFICI 1,2,3), ANCHE UN BLOCCO DELLANATURALE TENDENZA
AD AUMENTARE DEL PRO-BNP (GRAFICO 4), DATO QUESTO FISIOPATOLOGICAMENTE SCONTATO
DATO CHE SI TRATTA DI PAZIENTI IN EDEMA POLMONARE ACUTO.
A CONFERMA DEGLI EFFETTI DELLA CPAP SUI LIVELLI DI ESPRESSIONE DEL PRO-BNP E'
EVIDENZIABILE UNA RIPRESA, ANCHE SE DI MINORE ENTITA', DELL'INCREMENTO DEL PEPTIDE
NELLE 12 ORE SUCCESSIVE ALLA SOSPENSIONE DELLA CPAP (GRAFICO 4).
L'EFFETTO DELLA CPAP SUL PRO-BNP E' SPIEGABILE SE CONSIDERIAMO L'EFFETTO PRESSIONE
DELLA VENTILAZIONE A PRESSIONE POSITIVA CONTINUA.
LA CONCLUSIONE CI PORTA CONSIDERARE AD UN IPOTIZZABILE PROLUNGAMENTO DEL
TRATTAMENTO VENTILATORIO NON INVASIVO, CONSIDERANDO PERTANTO COME OUT-COME NONO
PIU' SOLO IL MIGLIORAMENTO DEL PATTERN RESPIRATORIO, MA ANCHE UNA STABILIZZAZIONE DEI
VALORI DEL PRO-BNP.
42
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
LA CPAP NEL PAZIENTE CON IPOSSIEMIA ACUTA DA POLMONITE ESTESA
Authors:
R. Del Giudice (1), V. Bocchino (2), E. Cavallo (1), S. Martufi (2), S.A. Marsico (1), F. Squillante (2)
Affiliations:
(1) Pneumologia S.U.N. Napoli , (2) UTSIR A.O.Monaldi Napoli
Body:
Introduzione. L'ipossiemia acuta, refrattaria alla ossigenoterapia, è una temibile complicanza delle fasi iniziali di
polmonite estesa e può richiedere il ricorso a Ventilazione Meccanica Invasiva.
Obiettivo. Valutare l'efficacia della CPAP in pazienti con polmonite estesa ed ipossiemia refrattaria alla solo
ossigenoterapia.
Materiali e Metodi. Sono stati studiati 10 pazienti con ipossiemia acuta secondaria a polmonite contratta in
comunità. Sono stati esclusi pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, Neoplasie, trattamenti
farmacologici immunosoppressivi. La gravità della polmonite è stata valutata con SAPS II, presenza di altre
patologie associate ( diabete mellito, malattie cardiovascolari, insufficienza renale), grado di dispnea,
funzionalità respiratoria ( FVC e FEV1), fatica muscolare (PiMax), impegno parenchimale (Rx, TCHR torace),
broncoscopia con broncoaspirato per esame batteriologico.Tutti i pazienti iniziavano trattamento empirico
secondo le Linee Guida.
La refrattarietà alla O2 terapia veniva valutata con somministrazione di ossigeno attraverso Maschera di Venturi
partendo con FiO2 del 40% fino ad arrivare al 60% monitorando la Saturazione.
Se la Saturazione rimaneva < 90% veniva applicata la CPAP secondo tali modalità: venturimetro, circuito con
reservoire dell'O2, e due tipi di interfaccia( casco, maschera facciale). La FiO2 veniva stabilita per ottenere una
Saturazione>92% e a distanza di due ore e quotidianamente veniva eseguito controllo emogasanalitico. Inoltre
veniva valutata la tolleranza all'interfaccia, la frequenza respiratoria, il grado di dispnea e l'eventuale insorgenza
di effetti indesiderati legati alla CPAP.
Risultati. La CPAP ha permesso di raggiungere una saturazione > 92% con l'applicazione di una Pressione
Positiva Continua di 7.5 cmH2O in tutti i pazienti studiati. Infatti per nessuno si è ricorsi alla intubazione
endotracheale.
Tutti i pazienti hanno raggiunto la guarigione clinica con risoluzione dell'impegno polmonare.
Conclusioni. L'applicazione della CPAP trova il suo impiego nei pazienti con ipossiemia acuta secondaria a
polmonite consentendo di raggiungere la risoluzione della patologia infettiva senza ricorso alla VM invasiva.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
INCIDENZA E FATTORI DI RISCHIO DELLE INFEZIONI RESPIRATORIE IN UNA UNITA' DI TERAPIA SUB
INTENSIVA RESPIRATORIA
Authors:
E. Cavallo (2), C. Calabrese (1), V. Bocchino (2), S. Martufi (2), SA. Marsico (1), A. Mattei (3), F. Squillante (2)
Affiliations:
(1) I Pneumologia - SUN Prof. S.Marsico Napoli ITALY, (2) UTSIR-I Pneumpologia A.O. Monaldi Napoli ITALY,
(3) Rianimazione CardioRespiratoria A.O.Monaldi Napoli ITALY
Body:
Introduzione. Le infezione respiratorie rappresentano una delle cause più frequenti e gravi che modificano la
morbilità e la mortalità dei pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive.
Obiettivo.Descrivere l'incidenza ed i fattori di rischio associati alle infezioni delle vie aeree in pazienti ricoverati in
Unità di Terapia Sub Intensiva respiratoria (UTSIR).
Metodo.La popolazione studiata è rappresentata da 217 pazienti ricoverati in UTSIR dal 01.01.2005 al
31.12.2005 per insufficienza respiratoria acuta o acuta su cronica. Le caratteristiche cliniche sono le
seguenti:età 68+/-12,sesso (56F,161M),BPCO 145,Tromboembolia polmonare 16, cardiopatie 19, neoplasie
8,m. neuromuscolari 12,polmoniti 22,fibrosi 18, tracheo 48, NIV 90,SAPS II 46+/-16
I pazienti sono stati sottoposti alle seguenti indagini: Rx torace, TC torace, EGA, broncoscopia, esami
batteriologici su espettorato, broncoaspirato, catetere venoso centrale, urine, sangue, indici di flogosi,
rilevazione dei parametri vitali e temperatura corporea. Inoltre vengono analizzati i seguenti fattori di rischio:
tracheostomia, Ventilazione Meccanica Non Invasiva (NIV) ed invasiva (VM), durata del ricovero in Reparto di
Degenza Ordinaria, UTSIR e Rianimazione Cardio Respiratoria, presenza di accesso Venoso centrale o
periferico, catetere vescicale, SAPS II.
Risultati.I maggiori fattori di rischio associati ad infezioni delle vie aeree da noi individuati sono:
broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), tracheostomia, durata del ricovero ospedaliero, pregressa
terapia antibiotica e la presenza di patologie associate. I principali microrganismi isolati sono stati:
Pseudomonas Ae., Acinetobacter Bau. e Staphylococcus Aur. nei pazienti tracheostomizzati;Strptococcus Pn. e
Pseudomonas Ae. nei pazienti in NIV, la mortalità èstata del12%.
Conclusioni. I pazienti con BPCO, tracheostomizzati, con degenza >10 giorni e con SAPS II elevato hanno una
maggiore probabilità di sviluppare una infezione delle vie aeree.Questi pazienti richiedono sia una particolare
attenzione per una precoce individuazione di eventi infettivi che l'utilizzo di procedure di prevenzione adeguate.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI AMMESSI ALL' UNITA' DI TERAPIA INTERMEDIA RESPIRATORIA
(UTIR) ATTIVATA PRESSO UNA UO DI RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA
Authors:
C. SCARDUELLI (1), V. DI COMITE (1), C. PINZI (1), R. GHIRARDI (1), O. TORTELLI (1), R. FRIZZELLI (1)
Affiliations:
(1) RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA BOZZOLO-MN ITALY
Body:
L' unita' operativa (UO) consta di 34 posti letto, 31 dei quali adibiti a degenza ordinaria, presso i quali sono
ricoverati pazienti recentemente sottoposti ad interventi cardiochirurgici(CCH), pazienti con scompenso
cardiaco, cardiopatia ischemica, BPCO. Tre posti letto costituiscono la UTIR dotata di monitor multiparametrico,
monitoraggio con videocamera e ventilatore pressometrico e/o volumetrico per ciascun letto. Nell' UTIR il
rapporto infermieri/pazienti e' di 1:6 durante il giorno e 1:12 durante la notte. C'e' un medico di guardia 24 ore su
24 all' interno del presidio ospedaliero. I pazienti ricoverati presso la UTIR nei 4 mesi dalla sua attivazione
erano cosi' caratterizzati: 14 uomini e 3 donne, eta' media 75 +/- 5,4 anni, provenienza(5 da rianimazioni, 5 da
cardiochirurgie, 3 da cardiologie, 2 da chirurgia toracica, 2 da medicina d' urgenza), la patologia di base era (8
BPCO, 2 sindromi obesita' ipoventilazione, 4 recenti CCH, 2 recenti interventi chirurgici toracici, 1 ipertensione
polmonare cronica tromboembolica), APACHE II 17,6 +/- 2,7, PaO2 51 +/- 7 mmHg, PaCO2 49 +/- 16 mmHg,
degenza 20 +/-11 giorni. 6 pazienti sono stati trattati con ventilazione non invasiva, 2 sono stati ventilati per via
tracheostomica, in un paziente la tracheostomia e' stata chiusa. Tre pazienti sono stati dimessi con indicazione a
ventilazione meccanica domiciliare, 4 pazienti sono stati trasferiti( 2 per insuff. renale severa e 1 per deiscenza
della ferita sternale, 1 per severa insuff mitralica), 1 paziente e' deceduto.
In conclusione l' attivazione dell' UTIR ha permesso di trattare con efficacia ed a costi contenuti: a) pazienti
trasferiti dalle rianimazioni con persistente dipendenza dalla ventilazione meccanica o con necessita' di stretto
monitoraggio dopo recente svezzamento, liberando quindi posti letto per pazienti che possono essere trattati
solo presso tali unita', b) pazienti che sviluppano insufficienza. respiratoria o cardiorespiratoria durante la
riabilitazione post acuta da interventi cardiochirurgici o chirurgici toraci, c) pazienti affetti da insufficienza
respiratoria cronica in fase di instabilita' clinico funzionale. Questi dati confermano la necessita' sottolineata nel
documento AIPO del febbraio 2004 ( Unita' di Terapia Intensiva Respiratoria: update) di sviluppare centri di
svezzamento presso centri di riabilitazione respiratoria al di fuori degli ospedali per acuti.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
RAZIONALIZZAZIONE ED APPROPRIATEZZA DELL'USO DELLE RISORSE IN MEDICINA GENERALE:
BRONCOPATA CRONICA OSTRUTTIVA
Authors:
L.G. PULCINO (1), A. DELL'AQUILA (1), A. CAMPANILE (1), P. CORVINO (1), N. D'ACUNZO (1), G. DE
CESARE (1), F. MINGIONE (1), V. PERONE (1), L.C. SAVIGNANO (1), F. ZICCARDI (1), P. DE CHIARA (1), O.
DE MATTEIS (1), G. DE SIRE (1), C. DI ZAZZO (1), A. GRECO (1), A. GUIDA (1), A. LONARDO (1), V.
ORLANDO (1), A. SIBILLO (1), M. STRANGES (1)
Affiliations:
(1) SOCIETA ITALIANA MEDICINA GENERALE CASERTA ITALY
Body:
Razionale
Migliorare l'appropriatezza e la razionalizzazione dell'uso delle risorse nei processi di cura a forte impetto
sociale, attraverso l'utilizzo di percorsi formativi su specifiche tematiche: BPCO
Obiettivo
Migliorare le capacità del medico di medicina generale nel riconoscere e disgnosticare correttamente una BPCO
attaverso il supporto formativo di corsi specifici basati sull'EBM e linee guida nazionali ed internazionali
Obiettivo specifico1
Ricercare nei database di 20 mmg, omogenei per età, assistibili, anzianità lavorativa, territorialità, i pazienti che
hanno una diagnosi codificata di BPCO ed analizzare a quanti di questi è stato effettuato un esame
spirometrico, strumento esenziale per porre tale diagnosi
Obiattivo specifico 2
Dimostrare che, dopo una dopo una specifica formazione, le performance del gruppo A migliorano rispetto a
quello B che non ha fatto formazione
Metodo
Formare due gruppi da dieci, proporre ad uno solo di essi la formazione e dopo sei mesi verificare, replicando la
ricerca sui database, se e come cambia l'approccio diagnostico alla BPCO
Risultati
I 20 mmg assistono una popolazione di circa 25.000 pazienti, distribuiti equamente tra i due gruppi ( A e B9 per
numero, sesso ed età.
All'inozio delo studio, la diagnosi di BPCO aveva una prevalenza del 4,55 nei due gruppi e le diagnosi corredate
di esame spirometrico erano del 45% dei casi.
I dati parziali, attualmente in nostro possesso, mostrano un miglioramento del processo diagnostico, della sua
stadiazione, e della terapia nel gruppo (a) che ha ricevuto la formazione.
I risultati definitivi si avranno il 30 agosto 2006, epoca della scadenza del periodo di osservazione postformazione.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
LA VENTILAZIONE NON INVASIVA NEI PAZIENTI ANZIANI CON BRONCOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA
ED INSUFFICIENZA RESPIRATORIA ACUTA
Authors:
MR. De Carlo, G. Cappiello, R. Serini, M. Monelli, E. Clini, LM. Fabbri, M. Moretti
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena
Body:
Lo studio si propone di valutare l'efficacia ed i fattori prognostici nei pazienti anziani ( > o = 75 anni) con
broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) ed insufficienza respiratoria acuta su cronica (IRA) trattati con
ventilazione meccanica non invasiva (VMNI) confrontati con un gruppo di pazienti di età inferiore (<75 anni)
trattati con le stesse modalità. Sono stati analizzati retrospettivamente 89 pazienti trattati con VMNI per IRA
suddivisi in due gruppi: gruppo 1 (età > o = 75 anni, n=48, APACHE score 20.7±4.4) e gruppo 2 (età <75 anni,
n=41, APACHE score 18.9±3.7). La VMNI è stata somministrata con una maschera facciale collegata a
ventilatore pressometrico. Il fallimento della VMNI nel corso della degenza (definito quale morte e/o necessità di
intubazione) e la mortalità a 6 mesi dopo la dimissione sono stati considerati in termini di risultati. Variabili
demografiche, antropometriche e cliniche ( compresa la comparsa di complicanze) sono state inserite in una
analisi di regressione multipla quali indici predittivi del fallimento intraospedaliero.
Il fallimento intraospedaliero (31 e 19% rispettivamente, p<0.001) e la mortalità a 6 mesi (51 e 18%) erano
maggiori nel gruppo 1 rispetto al gruppo 2. Il fallimento intraospedaliero corrispondeva alla morte in tutti i
pazienti del gruppo 1 per la comparsa di gravi complicanze o di recidiva di insufficienza respiratoria in corso di
VMNI a cui seguiva il rifiuto all'intubazione espresso dal paziente o dal familiari. In particolare, la mortalità
intraospedaliera è stata del 35% nei pazienti BPCO con età >80 anni.
Complicanze sistemiche durante la degenza si sono verificate nel 35 e nel 20% dei pazienti del gruppo 1 e 2
rispettivamente, rappresentate prevalentemente da polmonite ed insufficienza cardiovascolare o renale acuta.
Nell'analisi di regressione multipla le complicanze sistemiche erano predittive allo stesso modo in entrambi i
gruppi; tuttavia, l'insufficienza cardiovascolare acuta e quella renale erano altamente predittive nel gruppo 1.
In conclusione, lo studio evidenzia che la VMNI è meno efficace nei pazienti BPCO con un'età > o = 75 anni,
poiché la comparsa di complicanze cardio-renali conduce con maggior frequenza all'esito fatale.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
RIABILITAZIONE E QUALITA' DI VITA NEI PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA. CONFRONTO
FRA ETA' DIFFERENTI
Authors:
C. MISURACA (1), P. GILARDI (2), D. BONARDI (1), A. FUMAGALLI (1), D. COLOMBO (1), E. GUFFANTI (1)
Affiliations:
(1) INRCA IRCCS Casatenovo (Lc) ITALY, (2) Università degli Studi -Milano, Facoltà di Medicina, Scuola di
Specializzazione in Psicologia Clinica Milan ITALY
Body:
La riabilitazione respiratoria (RR) trova la sua controindicazione assoluta nella non disponibilità di un paziente
ad esservi sottoposto indipendentemente dall' età.
Uno degli outcome indispensabili alla valutazione di un percorso riabilitativo è la qualità di vita (QoL). Lo scopo
del nostro studio è stato quello di valutare se la QoL di pazienti ultrasettantacinquenni affetti da severa BPCO
con insufficienza respiratoria cronica stabilizzata venisse positivamente modificata da un ciclo di RR . Lo studio
è stato effettuato confrontando gli ultrasettantacinquenni (grA) con due altri gruppi di età inferiore: grC età <65a,
gr B età 65-74 a.
Sono stati sottoposti a ciclo di RR per tre settimane (6 g/ 7) 130 pazienti così suddivisi:
grA 20pz età media 61.15a, gruppo B 61pz età media 70.25a, gruppo C 46pz età media 78.37a.
Per la valutazione della QoL è stato somministrato il questionario MRF-28 (ERJ 1999,13,1293).
Il punteggio totale del QoL è diminuito in tutti e tre i gruppi a testimonianza del miglioramento ottenuto con la
RR: A da 45 a 32, B da 40 a 25, C da 39 a 20 (p<.01)
Sono state però analizzate separatamente le tre componenti del questionario: attività quotidiane, funzioni
cognitive e senso di invalidità. In A le attività quotidiane sono significativamente migliorate (da 41 a 23, p<.01)
così come in B (da 39 a 20, p<.01 ) e C (da 40 a 15, p<.01)
Il senso di invalidità generale mostra però andamento differente nei tre gruppi:non significativamente modificato
in A (da 51 a 45), significativamente migliorato sia in B (da 51 a 34, p<.01) che in C (da 53 a 33, p<.01).
Le funzioni cognitive hanno fatto osservare modificazioni poco rilevanti in tutti i gruppi anche se come ci si
poteva attendere nei pazienti più giovani (C) lo score era già sensibilmente più basso che in B ed A (ingresso
16 vs 21 vs 34; uscita 13 vs 18 vs 30)
I dati confermano che:
- RR svolge azione positiva anche nei pazienti di età più avanzata
- QoL va analizzata accuratamente in tutte le sue componenti che mostrano a seconda dell' età modificazioni
differenti, in particolare il senso di invalidità assume significati diversi
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
LO STATO NUTRIZIONALE E LA FUNZIONALITA' VENTILATORIA NELLA SCLEROSI LATERALE
AMIOTROFICA
Authors:
D. COLOMBO (1), A. FUMAGALLI (1), C. MISURACA (1), D. BONARDI (1), E. GUFFANTI (1)
Affiliations:
(1) INRCA IRCCS Casatenovo(Lc) ITALY
Body:
L' insufficienza respiratoria è la principale causa di morte nella sclerosi laterale amiotrocia (SLA). L' evoluzione
della malattia si caratterizza per un progressivo deterioramento dello stato nutrizionale e della funzione
ventilatoria. La corretta determinazione dei volumi e dei flussi respiratori comporta però la piena collaborazione
dei pazienti praticamente impossibile nelle fasi avanzate della malattia. Non così per la valutazione dello stato
nutrizionale: l' analisi bioimpedenziometrica può essere effettuabile senza la collaborazione dei pazienti.
Lo scopo dello studio è stato quindi quello di identificare potenziali correlazioni fra stato nutrizionale e
funzionalità ventilatoria.
Sono stati valutati 66 pazienti affetti da SLA, 38 F e 28 M, età media 58,3 a (30-83). I pazienti presentavano
valori medi di VEMS pari al 67% VT, CV pari 62% VT, MIP -46 cmH2O,MEP +52 cmH2O; BMI 23,2, FFM
(massa magra endocellulare) 28% del peso corporeo.
Sono state osservate correlazioni positive fra FFM e VEMS (r 0.81 p< 0.01) e fra FFM e CV (r 0.88 p<0.01).
18/66 pazienti sono stati valutati a 3 e 6 mesi: FFM è diminuita mentre il BMI è rimasto invariato.
Si può concludere che:
iil deterioramento della funzinalità ventilatoria potrebbe essere monitorato attraverso la diminuzione della FFM,
ottenibile indipendemente dalla collaborazione del paziente.
FFM riflette più accuratamente del BMI il reale stato nutrizionale del paziente e quindi dovrebbe essere
utilizzato per decidere se e quando effettuare la PEG.
L' analisi corretta e completa dei compartimenti corporei ottenibile con la bioimpedenzometria potrebbe fornire
dati indicativi sull' aspettativa di vita dei pazienti affetti da SLA come già avviene per altre patologie (BPCO)
Rimane da verificare se la FFM possa rappresentare un indice utile, insieme all' andamento saturimetrico
notturno, per identificare il momento d'inizio della ventilazione meccanica.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
AFFIDABILITA' DELLA MISURAZIONE DELL' END-TIDAL CO2 CON CAPNOGRAFO PORTATILE NELL'
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA. POLICENTRICA DEL GRUPPO DI PNEUMOLOGIA
TERRITORIALE SIMER
Authors:
C. INCORVAIA (1), GG. RIARIO-SFORZA (1), W. CASALI (2), D. COLOMBO (3), GP. MONZANI (2), EE.
GUFFANTI (3)
Affiliations:
(1) ISTITUTI CLINICI PERFEZIONAMENTO MEDICINA RIABILITATIVA Milano ITALY, (2) AO VIMERCATE UO
PNEUMOLOGIA Vimercate (Mi) ITALY, (3) INRCA IRCCS PNEUMOLOGIA RIABILITATIVA Casatenovo (Lc)
ITALY
Body:
L' Emogasanalisi è da sempre il gold standard per la valutazione della paCO2 parametro di fondamentale
importanza, unitamente al pH, per la valutazione dell' insufficienza respiratoria globale, in particolare nei pazienti
in ventilazione meccanica domiciliare (VMD). La possibilità di disporre di apparecchiature in grado di misurare
non invasivamente al domicilio del paziente i valori di paCO2 è stata già da tempo esplorata in particolare con
la tecnica transcutanea. Il metodo presenta però inconvenienti tecnici che ne hanno limitato l' utilizzo. In campo
anestesiologico è stato raccomandato l'uso del capnografo per la misurazione dell' end-tidal CO2 (ETCO2),
apparso in grado di fornire dati utili a ridurre mortalità e morbilità correlate all' anestesia (Curr. Opin Anaesthesiol
2004,17,517)
Il nostro gruppo di Pneumologia Territoriale della SIMeR si è così proposto di validare in ambito ospedaliero
queste misurazioni di ETCO2 allo scopo di poter utilizzare il capnografo all' interno di protocolli di assistenza
protetta domiciliare sempre più necessari al fine di garantire maggior sicurezza ai pazienti ed alle loro famiglie e
ad ottimizzare l'utilizzo delle risorse ecnomiche sanitarie.
In tre Centri di attività pneumologica sono in arruolamento già da marzo 2006 pazienti affetti da Insufficienza
respiratoria globale stabilizzata, sino a raggiungere il numero globale di 100.
Vengono valutate le correlazioni fra valori di paCO2 e valori contemporanei di ETCO2 misurati con capnografo
Nellcor NPB70. L'analisi statistica dei dati sarà in grado di fornire:l' errore standard di misura, l'indice di
affidabilità, il coefficiente di correlazione intraclasse,il coefficiente di variazione,il coefficiente di variabilità
intrinseca del test.
L' affidabilità del dato di ETCO2, una volta validato, potrebbe fornire importanti basi per una più completa e
sicura valutazione a distanza dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria in VMD
La disponibilità di più parametri respiratori garantita dai moderni strumenti di telemonitoraggio permetterà agli
Pneumologi approcci più razionali nei confronti delle problematiche aperte dal management dell' insufficienza
respiratoria.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI, PMEUMOLOGIA TERRITORIALE ED
INTENSIVOLOGIA
Title:
MONITORAGGIO DOMICILIARE INTEGRATO DEL PAZIENTE IN INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
CRONICA
Authors:
E. BATTAGLIA (1), A. PIETRA (1), A. IULIANO (1), S. COLATO (1), S. AMADUCCI (1)
Affiliations:
(1) U.O. PNEUMOLOGIA, OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO MILANO ITALY
Body:
I pazienti (pts) affetti da BPCO ed insufficienza respiratoria cronica (IRC) richiedono un notevole impegno di
risorse (accessi alla strutture di urgenza, agli ambulatori specialistici e del medico di medicina generale [MMG],
costo dei farmaci e di giornate di degenza).
Scopo dello studio (AIRTEM) è la valutazione dei vantaggi derivanti dal monitoraggio domiciliare di questi pts. Si
tratta di uno studio multicentrico in Milano, che prevede l'arruolamento di 600 pts affetti da BPCO.
I pts eleggibili vengono randomizzati in due gruppi omogenei (300 pts Gruppo AIRTEM + 300 pts gruppo
controllo) e sottoposti a visita pneumologica, con compilazione delle schede inerenti i dati anagrafici, l'anamnesi,
l'esame obiettivo, il piano terapeutico e di assistenza domiciliare, la scheda di ossigenoterapia e l'inserimento dei
dati in una interfaccia web, provvista di un sistema avanzato di sicurezza per il controllo degli accessi provenienti
da internet, al fine di tutelare l'integrità e la riservatezza dei dati; da qui verranno inviati ed archiviati in un
sistema centrale presente alla ASL di riferimento. Il sistema provvede all'invio automatico, tramite e-mail, di un
avviso di presa in carico di un nuovo pt al Servizio Farmaceutico, alla centrale AIRTEM ed al MMG.
La centrale, a sua volta, si occupa del controllo e del coordinamento di tutte le attività e di fornire una pronta
risposta alle esigenze del paziente, attivando un servizio di assistenza infermieristica, tramite FAX ed
un'interfaccia intranet dedicata.
Al domicilio è prevista un'assistenza infermieristica periodica (effettuazione terapie, registrazione parametri vitali
e strumentali e loro inserimento nell'interfaccia web). Contemporaneamente il MMG si occupa del monitoraggio
clinico del pt effettuando visite domiciliari programmate e contattando lo Pneumologo presente in centrale, per
concordare aggiornamenti del piano terapeutico e di assistenza (second opinion).
I pt si recano periodicamente all'ospedale di competenza per i controlli e le analisi; quelli assegnati al gruppo
controllo usufruiscono solo del servizio di fornitura dell'ossigeno, ma non di assistenza medica ed infermieristica.
L'arruolamento è iniziato nel settembre 2005 e prevede un follow up di 24 mesi.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
LA BRONCO-PNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO) PUÒ INFLUENZARE GLI OUTCOMES
DELLA POLMONITE ACQUISITA IN COMUNITÀ (CAP)?
Authors:
S. PUTINATI (1), M. SIMONI (1), F. ZABINI (1), L. RITROVATO (1), M. PIATTELLA (1), L. BALLERIN (1), A.
POTENA (1)
Affiliations:
(1) U.O. FISOPATOLOGIA RESPIRATORIA ARCISPEDALE S.ANNA FERRARA ITALY
Body:
La BPCO è una patologia frequente e può trovarsi spesso associata alla CAP, tuttavia i modelli prognostici che
quantificano la gravità della CAP non contemplano questa co-morbilità. Scopo di questo studio retrospettivo era
valutare se pazienti con CAP mostrano caratteristiche, decorso o esito diversi in presenza o meno di BPCO.
Metodi: I dati riguardano 642 pazienti (42% maschi, età media 71aa) ricoverati per CAP. Il grado di rischio è
stato valutato sulla base della classificazione di Fine. La presenza di BPCO è stata valutata secondo il criterio
GOLD. Risultati: I pazienti con BPCO (N=182, 28.3%) erano in maggior prevalenza maschi (31,9 vs 23,6%,
p<0,05) e più anziani di quelli senza BPCO (75 vs 69aa, p<0.05). Dopo correzione per sesso ed età, con
riferimento alla classe I di minor rischio, all'aumentare della classe di gravità della CAP cresceva anche il rischio
di avere BPCO (OR 2,71, IC95% 0,94-7,88 per la classe II, 3,78, 1,34-10,64 per la classe III, 4,24, 1,46-12,30
per la classe IV, 4,90, 1,57-15,28 per la classe V). Non c'era differenza significativa di mortalità tra pazienti con o
senza BPCO, nè in generale, nè dopo stratificazione per classe di rischio. La degenza media era
significativamente maggiore nei pazienti con BPCO (13.7 vs 11.5 giorni, p< 0.001). Nei pazienti con BPCO
grave/molto grave (stadio III-IV della classificazione GOLD) c'era un maggior rischio di morte rispetto a quelli
con BPCO lieve/moderata (11.5% vs 2.6%, p< 0.05). Conclusione: I risultati indicano che la presenza di BPCO
influisce sul decorso della CAP in termini di maggior durata di degenza, ma non aumenta, in generale, il rischio
di morte. I pazienti con BPCO più severa hanno una prognosi peggiore.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
EFFICACIA DEI FLUORO-CHINOLONI NEL TRATTAMENTO
ACQUISITE IN COMUNITA’ (CAP) A BASSO RISCHIO.
DOMICILIARE
DELLE
POLMONITI
Authors:
A. POTENA (1), M. SIMONI (1), M. CELLINI (2), A. CARTABELLOTTA (3), L. BALLERIN (1), M. PIATTELLA (1),
S. PUTINATI (1)
Affiliations:
(1) U.O. FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA ARCISPEDALE S.ANNA FERRARA ITALY, (2) SERVIZIO
VALUTAZIONE E CONTROLLO AZIENDA USL FERRARA ITALY, (3) GRUPPO ITALIANO MEDICINA
BASATA SULL'EVIDENZA BOLOGNA ITALY
Body:
Le linee-guida sul trattamento domiciliare delle CAP di pazienti a basso rischio propongono di usare macrolidi,
beta-lattamici o fluoro-chinoloni. Ci sono evidenze cliniche che terapie singole basate fluoro-chinoloni sono
efficaci tanto quanto terapie basate su beta-lattamici o macrolidi. A tale scopo abbiamo valutato l’efficacia del
trattamento domiciliare prescritto da Medici di Medicina Generale (MMG) ai loro pazienti con CAP a basso
rischio. Metodi: I dati sono stati raccolti da 94 MMG. Sono stati valutati gli esiti clinici a 30 giorni in 183 pazienti
con CAP a basso rischio (51% maschi, età media 54aa), trattati a domicilio con terapia singola a base di fluorochinoloni (N=156) o macrolidi/beta-lattamici (N=27) Risultati: I fluoro-chinoloni maggiormente prescritti erano
moxifloxacina (70%) e levofloxacina (28%). Non si sono evidenziate differenze significative nè di durata media di
terapia (11 giorni), nè di tempo di guarigione (14 giorni) tra pazienti trattati con fluoro-chinoloni e quelli trattati
con macrolidi/beta-lattamici. L’esito era favorevole con entrambi i trattamenti (94,5% di guarigione clinica totale,
5,5% di guarigione parziale) e solo leggermente migliore per i pazienti trattati con fluoro-chinoloni rispetto agli
altri (94,8% verso 92,6%). La guarigione totale era del 100% nei pazienti trattati con levofloxacina e del 94% in
quelli trattati con moxifloxacina. Il trattamento con fluoro-chinoloni era maggiormente associato, anche se non
significativamente, alla guarigione totale rispetto al trattamento con macrolidi/beta-lattamici, anche dopo
correzione per sesso, età, abitudine al fumo e presenza di comorbilità (OR 1,36, IC95% 0,25-7,38). L’efficacia e
la tollerabilità dei fluoro-chinoloni era evidenziata dal fatto che la sostituzione di levofloxacina o moxifloxacina
con macrolidi/beta-lattamici era necessaria solo in 2 ed in 7 casi, rispettivamente (la sostituzione di
macrolidi/beta-lattamici con fluoro-chinoloni si rendeva necessaria per 18 pazienti). La spesa media pro capite
per la terapia antibiotica era di 86, 68 e 65 euro se effettuata con beta-lattamici, macrolidi o fluoro-chinoloni,
rispettivamente. Conclusioni: I nostri risultati confermano i buoni esiti del trattamento con fluoro-chinoloni. A
parità di efficacia, la semplice somministrazione orale, preferibile a quella di farmaci iniettabili, ed il costo medio
relativamente inferiore, sembrano suggerirne la scelta nel trattamento domiciliare delle CAP a basso rischio.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
ANALISI ASSISTITA DEI SUONI POLMONARI E FORMAZIONE A DISTANZA.
Authors:
F. PALLADINO (1), M. MORMILE (1), U. GIANI (2), F. CAVALIERE (3), F. VILLANO (1), P. CARRATU' (1), M.
SOFIA (1), L. CARRATU' (1)
Affiliations:
(1) CATTEDRA DI MALATTIE RESPIRATORIE, UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) CATTEDRA DI
STATISTICA MEDICA, UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (3) CONSULENTE POLO SCIENZE E
TECNOLOGIE PER LA VITA, UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY
Body:
INTRODUZIONE. LA DISPONIBILITA' DI SEMPRE PIU' SOFISTICATE APPARECCHIATURE DI
REGISTRAZIONE E DI ANALISI DEI SUONI E L'IMPIEGO DI SUPPORTI INFORMATICI E TELEMATICI
CONSENTE ATTUALMENTE, ATTRAVERSO LA VISUALIZZAZIONE E L'ANALISI OGGETTIVA DEI
PATTERN GRAFICI DEI SUONI POLMONARI, DI SUPERARE LA VARIABILITA' DI INTERPRETAZIONE
INTER- ED INTERINDIVIDUALE DELL'ASCOLTAZIONE CONVENZIONALE DEL TORACE.
SCOPO DELLO STUDIO. ANALISI DEGLI SPETTRI DI POTENZA DEI TRACCIATI DI CATEGORIE DIVERSE
DI SUONI POLMONARI, OTTENUTI MEDIANTE FONOSTETOGRAFIA ELETTRONICA, PER FORMULARE
UN MODELLO DI CLASSIFICAZIONE ASSISTITA DALL'ELABORATORE E FARNE OGGETTO DI UN CORSO
DI FORMAZIONE A DISTANZA.
MATERIALI E METODI. SONO STATI ANALIZZATI 120 REPERTI ASCOLTATORI POLMONARI, REGISTRATI
CON STETOSCOPIO ELETTRONICO LITTMANN E4000. I SUONI OTTENUTI SONO STATI TRASFERITI
TRAMITE PORTA IR AD UN PERSONAL COMPUTER. I RELATIVI TRACCIATI SONO STATI QUINDI
TRASMESSI VIA WEB ED INSERITI SU PIATTAFORMA DI E-LEARNING, PER ESSERE UTILIZZATI IN UN
CORSO ON LINE DIRETTO A STUDENTI DI MEDICINA E SPECIALIZZANDI IN PNEUMOLOGIA. I SUONI
INSERITI IN PIATTAFORMA SONO SCARICABILI ED ASCOLTABILI ATTRAVERSO SEMPLICI FREEWARE.
INOLTRE, MEDIANTE OPPORTUNE TECNICHE DI FILTRAGGIO, SONO STATI CALCOLATI GLI SPETTRI DI
POTENZA E DI FASE DI CIASCUN SEGNALE. CIO' HA CONSENTITO AGLI STUDENTI NON SOLO DI
ASCOLTARE I SUONI POLMONARI DIRETTAMENTE DA CASA, MA ANCHE DI APPRENDERE I PRINCIPI
BASILARI DEL RESPIROSONOGRAMMA. INFINE, E' STATO AVVIATO UN PROCESSO DI VALUTAZIONE
DELLE POTENZIALITA' DELLE RETI NEURALI NEL RICONOSCIMENTO AUTOMATICO DELLA CLASSE
DIAGNOSTICA DI APPARTENENZA.
RISULTATI. LO SPETTRO DI POTENZA MOSTRA UN ANDAMENTO DISCENDENTE IN TUTTE LE
CATEGORIE DI SITUAZIONI PATOLOGICHE, MA RISPETTO AI SUONI NORMALI, I RUMORI CONTINUI
HANNO ANDAMENTO LINEARE DECRESCENTE, ED IL WHEEZING MOSTRA UN'ALTA POTENZA ANCHE
SU FREQUENZE RELATIVAMENTE ALTE.
CONCLUSIONI. QUESTO APPROCCIO SEMEIOLOGICO SEMBRA CONFERMARE L'UTILITA' DIDATTICA
DELLA TRASMISSIONE A DISTANZA DEI REPERTI ASCOLTATORI POLMONARI. INOLTRE L'ANALISI
AUTOMATICA DEI TRACCIATI DEL RESPIROSONOGRAMMA POTREBBE APRIRE NUOVI ORIZZONTI
ALLA SEMEIOLOGIA DELL'APPARATO RESPIRATORIO, CON POTENZIALI E IMPORTANTI IMPLICAZIONI,
SIA SUL PIANO CLINICO CHE SU QUELLO DELLA RICERCA.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
EROGATORI PER POLVERI INALATORIE E CRITERI DI SCELTA DEL PAZIENTE: VALIDAZIONE DI UN
QUESTIONARIO SPECIFICO BILINGUE (THE HANDLING QUESTIONNAIRE)
Authors:
RW. DAL NEGRO (1), P. TURCO (1), R. BISATO (1), M. GUERRIERO (2)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) DIP. ESI - SEZ.
STATISTICA UNIVERSITA' DI VERONA ITALY
Body:
L’impiego del paziente dei device per polveri inalatorie (DPI) rappresenta un momento critico nella gestione delle
forme ostruttive cronico-persistenti: esso risulta per lo più funzione della capacità di comprensione, della
capacità manuale e del profilo psicologico del soggetto. Scopo dello studio: costruire e validare un questionario
internazionale per la valutazione dei criteri di preferenza del paziente per i DPI. Metodi: il questionario consiste
in 25 domande diversamente orientate: 2 demografiche; 4 per valutare un’eventuale precedente esperienza con
DPI; 8 per indagare l’attitudine del paziente a comprende e mettere in pratica le istruzioni operative fornitegli; 11
per valutare gli aspetti soggettivi della scelta. Ogni device è stato illustrato da un nurse professionale, di elevata
esperienza specialistica. La prima versione del questionario è stata distribuita ad un gruppo pilota di 22
soggetti (omogenei per età, sesso e livello culturale) che hanno testato la comprensibilità e la sequenza logica
dei quesiti. La versione italiana e quella inglese del questionario sono state ottenute secondo la tecnica della
traduzione e contro-traduzione. Risultati: il test pilota ha confermato, già in prima battuta, la buona
comprensibilità del questionario: 100% per 20 quesiti, e rispettivamente il 95%, 91%, 82%, 68% e 55% per i
rimanenti 5. A seguito delle variazioni apportate alla enunciazione di questi ultimi, anche la loro comprensibilità è
salita al 96-98%. Conclusioni: il Handling Questionnaire rappresenta un strumento standardizzato del tutto
nuovo per chi voglia indagare e misurare i determinanti della scelta del paziente in tema di device per polveri
inalatorie.
55
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
NOVOLIZER VS TURBOHALER: I CRITERI DI SCELTA
DELL'APPLICAZIONE DEL HANDLING QUESTIONNAIRE
DEL
PAZIENTE.
DAI
PRELIMINARI
Authors:
RW. DAL NEGRO (1), P. TURCO (1), R. BISATO (1), C. TURATI (1), M. GUERRIERO (2)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSP. ORLANDI BUSSOLENGO ITALY, (2) DIP. ESI - SEZIONE STATISTICA
UNIVERSITA' DI VERONA ITALY
Body:
La preferenza del paziente rappresenta uno dei criteri sui quali si basa la scelta del device per la terapia
inalatoria: benché difficile da valutare, essa può comunque condizionare l’efficacia della strategia terapeutica.
Scopo dello studio: misurare e confrontare i determinanti della scelta fra due erogatori per polvere secca (DPI): il
Turbohaler (T) e il Novolizer (N). Metodi: 152 soggetti consecutivi (omogenei per età sesso ed esperienza con
DPI) sono stati invitati ad esprimere la loro preferenza per uno dei due device sulla base del Handling
Questionnaire, un nuovo strumento specifico di indagine, recentemente validato. Risultati: N è stato definito il più
semplice da usare nel 79% dei rispondenti. Le risposte più frequenti: ha meno manovre da eseguire; è
ricaricabile; è più maneggevole. Il sesso, l’età e una precedente esperienza con DPI non hanno condizionato tali
convincimenti. L’inalazione è stata eseguita correttamente al primo tentativo nel 97% dei soggetti con N, ma solo
nel 88% con T. Mentre la performance di N non è risultata influenzata da età e sesso dei soggetti, quella di T è
risultata migliore nei maschi di età 16-34 anni. In condizioni di criticità clinica, N è stato preferito dal 96% dei
soggetti. Inoltre, mentre T è risultato preferito in termini morfologici, N lo è stato per facilità d’uso (86%),
conoscenza delle dosi residue (83%); coordinazione richiesta (83%), e facilità di impugnatura (59%).
Conclusioni: 1) Novolizer è risultato molto più accettato e preferito; 2) i criteri di tale preferenza sono risultati
correlati ad aspetti pratici di impiego e non legati a percezioni soggettive estetiche; 3) quando le manovre
preparatorie sono numerose, il sesso e l’età può condizionare la scelta del DPI.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
COINVOLGIMENTO DELLE VIE AEREE INFERIORI NELLA RINITE PERSISTENTE: RUOLO DELL’OSSIDO
NITRICO NELL’ARIA ESALATA (FENO)
Authors:
G. GUIDA (1), E. HEFFLER (1), G. ROLLA (1)
Affiliations:
(1) DIVISIONE UNIVERSITARIA DI ALLERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA - ASO MAURIZIANO
UMBERTO I, TORINO ITALY
Body:
PREMESSALa rinite e l’asma sono frequentemente associate attraverso un cross-talk, mediato da citochine ed
altri mediatori della flogosi, tra le alte e le basse vie aeree. Differenti forme di rinite posso essere più o meno
frequentemente associate con infiammazione bronchiale.
PAZIENTI E METODI Noi abbiamo valutato questa ipotesi in 108 pazienti giunti al nostro Ambulatorio per rinite
persistente e senza una precedente diagnosi di asma. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a skin prick test per i
comuni allergeni inalanti e valutati attraverso questionari sintomatologici per i sintomi della rinite (ARIA) e del
coinvolgimento delle basse vie aeree (ECRHS), ed attraverso la misurazione dell’ossido nitrico nell’aria esalata
(FENO).Quando indicato, i pazienti sono stati valutati attraverso endoscopia nasale e TC dei seni paranasali. I
pazienti con sintomi respiratori sono stati sottoposti a valutazione spirometrica e test di broncodilatazione con
Salbutamolo oppure test di provocazione bronchiale con Metacolina. RISULTATIRinite allergica (RA), rinite non
allergica (RnA) e rinosinusite cronica (RSC) sono state diagnosticate rispettivamente in 42 (38,9%), 23 (21,3%)
e 43 (39,8%) pazienti. I sintomi respiratori erano più frequenti nelle RA (71,4%, p=0,011) e nelle RSC (67,4%,
p=0,002) che nelle RnA (39,1%), e l’asma è stata diagnosticata (secondo le linee guida GINA) più
frequentemente nei pazienti affetti da RA (33,3%, p=0,003) o da RSC (41,9%, p=0,005) che in quelli con RnA
(8,7%).Il FENO è risultato aumentato in tutti i pazienti reclutati rispetto ai controlli sani (44 +/- 3 ppb vs 13 +/- 9
ppb, p<0,001) e significativamente più elevato nei pazienti affetti da RA (44 +/- 10 ppb, p=0,003) o RSC (53 +/11 ppb, p<0,001) che nei pazienti con RnA (22 +/- 4 ppb). La diagnosi finale di asma si associava con più elevati
valori di FENO (64 +/- 13 ppb vs 33 +/- 6 ppb, p<0,001) sia in tutti i pazienti che all’interno di ciascun gruppo di
rinitici. CONCLUSIONIIn conclusione, nei pazienti affetti da rinite persistente il coinvolgimento delle vie aeree
inferiori è particolarmente frequente in coloro i quali soffrono di RA e RSC, e può essere segnalato da un
importante aumento del valore di FENO.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
RELAZIONE TRA SINTOMI RESPIRATORI E PARAMETRI DI REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO:
INDAGINE SU SOGGETTI NON SELEZIONATI SOTTOPOSTI A PH-METRIA
Authors:
M. Ferrari (1), L. Benini (1), G. Talamini (1), R. Testi (1), F. Bonella (1), F. De Iorio (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Scienze Biomediche e Chirurgiche, Università di Verona Verona ITALY
Body:
Scopo dello studio è stato quello di valutare i rapporti tra reflusso gastroesofageo (GER) e sintomi respiratori in
una serie di pazienti sottoposti consecutivamente a pH-metria esofagea delle 24 ore presso 5 centri di
fisiopatologia digestiva. Un questionario auto-somministrato è stato utilizzato per la raccolta dei dati su sesso,
età, abitudine al fumo e sintomi respiratori. Il monitoraggio del pH nella porzione distale (5 cm sopral LES) e
prossimale (3 cm sotto UES) dell'esofago è stato effettuato utilizzando elettrodi in vetro connessi con un
registratore a doppio canale (Digitrapper Mark Gold II).
Sono stati studiati 588 soggetti (età media 47.2 anni, 40% femmine). L'analisi statistica è stata eseguita
separatamente nei soggetti non asmatici (491) e in quelli che riferivano asma (97).
Nei non asmatici, quelli che riferivano tosse presentavano un numero di reflussi nell'esofago prossimale più
elevato rispetto ai soggetti senza il sintomo (p<0.003); per contro, non sono stati riscontrati rapporti tra respiro
sibilante, presenza di catarro e parametri indicativi di GER. Il numero di episodi di bronchite nel corso degli ultimi
12 mesi era significativamente correlato al numero di reflussi prossimali (r=0.26, p<0.001).
Tra gli asmatici, i soggetti che riportavano respiro sibilante e tosse presentavano un numero maggiore di reflussi
nell'esofago prossimale rispetto a quelli senza i sintomi (p<0.001); nei soggetti con catarro, rispetto a quelli
senza, i parametri correlati all'esposizione acida dell'esofago distale (ma non di quello prossimale) risultavano
significativamente più elevati (p<0.001). Anche negli asmatici, è stata riscontrata una relazione tra episodi di
bronchite nei 12 mesi precedenti e il numero di reflussi prossimali (r=0.41, p<0.01).
I nostri risultati indicano che 1) sia negli asmatici che nei non asmatici la tosse e il numero di episodi bronchitici
sono in relazione con l'entità del reflusso acido nell'esofago prossimale; 2) negli asmatici, il respiro sibilante è
associato con il reflusso prossimale, mentre il reflusso distale è in rapporto con la presenza di catarro.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
LA TALIDOMIDE NELL'IMPEGNO CUTANEO E POLMONARE DA SARCOIDOSI
Authors:
P. FAZZI (1), E. MANNI (2), P. BARACHINI (2), S. SOLFANELLI (1), R. ALBERTELLI (1), C. GIUNTINI (1)
Affiliations:
(1) SEZIONE DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA'
DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (2) CLINICA DERMATOLOGICA, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA
PISA ITALY, (3) CLINICA DERMATOLOGICA, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (4) SEZIONE
DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI
PISA PISA ITALY, (5) SEZIONE DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO,
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (6) SEZIONE DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA,
DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY
Body:
Premessa. La Talidomide è ritenuta svolgere un ruolo importante nel processo infiammatorio che porta alla
formazione del granuloma sarcoideo. Scopo. Valutare gli effetti della Talidomide in un campione di 20 pazienti
con impegno cutaneo e polmonare da sarcoidosi. Materiale e Metodi. 13 femmine e 7 maschi (età 44.7 ± 9 aa)
appartenenti agli stadi radiologici I (9 pazienti), II (10) e III (1), non trattati, all'ingresso nello studio, con terapia
steroidea sistemica che in 4 essi era controindicata; negli altri la malattia era più volte recidivata alla
sospensione del trattamento. Inoltre, era indispensabile che tutti firmassero il consenso informato ed
eseguissero elettromiografia e visita neurologica. Lo studio prevedeva la somministrazione della Talidomide per
1 anno a basse dosi: 200 mg/die per 2 settimane, seguita da 100 mg/die per 11 settimane, e infine a giorni
alterni. Le lesioni cutanee e gli esami ematochimici, compreso il dosaggio ACE erano controllati mensilmente;
l'Rx del torace, la scintigrafia con Gallio 67 (67Ga), le PFR e il DLCOsb erano valutati basalmente (T0), a 3 mesi
(T3), a 6 mesi (T6), a 9 mesi (T9), a 1anno (T12). Risultati. Lo stato di salute è migliorato rapidamente in tutti i
pazienti insieme all'aspetto cutaneo (score cute), al dosaggio ACE (S-ACE), al quadro radiologico (stadio Rx) e
al 67Ga. Score cute, S-ACE, stadio Rx e 67Ga hanno mostrato un continuo e significativo trend alla riduzione da
T0 a T12. Valori medi di VC in % (85.3 ± 13.5) e TLC (97.8 ± 12.4) sono rimasti sostanzialmente invariati; FVC
(85.9 ± 13.9; 86.5 ± 10.2), FEV1 (87.7 ± 13.0; 89.6 ± 11.2), FEV1/VC (101.8 ± 8.8; 105.8 ± 11.4) e MEF25
(59.8 ± 28.2; 71.5 ± 38.0) sono sensibilmente aumentati da T0 a T12; il DLCO è significativamente aumentato
da T0 a T3 (78.8 ± 13.8; 83.2 ± 13.2) (p<.03) rimanendo costante fino a T12. Tutti i pazienti hanno lamentato
stipsi e 4 hanno interrotto il trattamento per l'insorgenza di neuropatia periferica risoltasi con la sospensione del
farmaco. Conclusioni. La Talidomide a basse dosi, è risultata efficace sui sintomi, cute, attività di malattia e
funzione respiratoria.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
IMPIEGO DI UNA PRESSIONE POSITIVA TEMPORANEA (T-PEP) IN PAZIENTI CHIRURGICI AFFETTI DA
BPCO
Authors:
P. FAZZI (1), G. GIROLAMI (2), R. ALBERTELLI (1), M. GRANA (2), F. MOSCA (2), G. GIUNTINI (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (2) CHIRURGIA
GENERALE E TRAPIANTI, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (3) DIPARTIMENTO
CARDIOTORACICO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (4) CHIRURGIA GENERALE E
TRAPIANTI, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (5) CHIRURGIA GENERALE E TRAPIANTI,
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY, (6) DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA'
DEGLI STUDI DI PISA PISA ITALY
Body:
Premessa. Interventi addominali maggiori in pazienti con BPCO, presentano un rischio anestesiologico elevato e
spesso un decorso post-operatorio critico che è reso ancora più difficile dalla possibile coesistenza di un
condizione di obesità. Scopo. Addestrare i pazienti, una settimana prima dell'intervento, all'utilizzo di una minima
pressione positiva espiratoria temporanea (T-PEP: 1 cm H2O, mod. UNIKO, M.P.R.) nel tentativo di sfruttare al
meglio le capacità elastiche del polmone e favorire il drenaggio delle secrezioni profonde. Materiale e Metodi. 10
pazienti affetti da BPCO in fase stabile (età media 67.3 ± 9.4 anni, H 167 ± 11 cm, P 95 ± 17 Kg, Bsa 1.97 ± 13
mt), 6 maschi e 4 femmine, 9 dei quali ex-fumatori e 1 fumatore, eseguivano una valutazione funzionale basale
(PFR) e la raccolta dei sintomi tramite questionario. Quest'ultimo, l'emogasanalisi (EGA) e lo studio della
distribuzione della ventilazione mediante esame scintigrafico (V) con aerosol di albumina colloidale marcata
99mTC (venticoll), erano ripetuti prima dell'intervento. Ogni quadro scintigrafico veniva valutato qualitativamente
mediante attribuzione di un pattern di distribuzione della ventilazione: normale (N), inomogeneo (ID), centrale
(CD), marcatamente disomogeneo (SD) e misto (CD,ID). Le variazioni della distribuzione della ventilazione
erano quantizzate mediante calcolo dell'area ventilata al 5% delle linee di isoconteggio (Va 5%) e dell'indice di
inomogeneità di distribuzione della ventilazione(InI). Risultati. Tutti i pazienti mostravano un pattern morfologico
di distribuzione della ventilazione alterato (CD,ID) che migliorava soprattutto per una riduzione della quota di
deposizione centrale (CD) dopo UNIKO. La Va 5% aumentava significativamente (p< .01), la pO2 (73.5 ± 6.9 ;
78.9 ± 8.6) e l'InI (27.4 ± 13.8 ; 21.0 ± 8.2) aumentavano e si riducevano rispettivamente in maniera sensibile.
Tutti i pazienti riferivano riduzione della dispnea e maggiore facilità ad espettorare. Il decorso post-operatorio
non è stato complicato da ostruzioni delle vie aeree. Conclusioni. L'impiego di una minima T-PEP si è rivelata
utile nel preparare pazienti ritenuti a rischio ad affrontare interventi addominali maggiori.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
VARIAZIONI DELLA FUNZIONE POLMONARE E DELL'INFIAMMAZIONE BRONCHIALE IN ASMATICI
PROFESSIONALI IN RAPPORTO ALLA CONTINUATA ESPOSIZIONE O MENO ALLO SPECIFICO AGENTE
SENSIBILIZZANTE
Authors:
F. Novelli (1), D. Talini (2), F. Costa (1), E. Garbella (1), M.L. Bartoli (1), S. Cianchetti (1), P.L. Paggiaro (1)
Affiliations:
(1) Fisiopatologia Respirat. Univ., Dip. Cardio-Toracico Pisa ITALY, (2) Medicina del Lavoro Pisa ITALY
Body:
L'allontanamento dall'esposizione allo specifico agente sensibilizzante è l'intervento cardine nell'asma
professionale. Tuttavia molti soggetti non possono allontanarsi definitivamente dalla esposizione alla sostanza
responsabile dell'asma professionale. E' quindi importante sapere se la semplice riduzione dell'esposizione
professionale (allontanamento dall'esposizione diretta, uso di strumenti di protezione ambientale e individuale)
sia utile per prevenire il peggioramento dell'asma professionale. 53 soggetti con asma professionale causata da
differenti composti (isocianati, lattice, polveri di farina, legni o decolorante per capelli), diagnosticata sulla base
di un test di provocazione bronchiale specifico positivo nel periodo 1998-2005, sono stati studiati in un follow-up
di 3.5 +/-2.8 anni (range 1-13). Al follow-up, 10 soggetti erano ancora al lavoro, ed addetti alla stessa mansione,
26 avevano mantenuto il lavoro nella stessa fabbrica, (ma avevano ridotto l'intesità dell'esposizione allo specifico
sensibilizzante), e 17 avevano cessato di lavorare. Tutti, tranne 6, erano in trattamento regolare con
corticosteroidi inalatori. Il confronto tra i dati funzionali e dell'eosinofilia nell'espettorato indotto tra i dati basali e
la misura al follow-up, non ha mostrato differenze significative nell'intero gruppo e nei sottogruppi in base alla
diversa esposizione lavorativa, anche se si può osservare una tendenza al miglioramento degli indici funzionali e
biologici nei soggetti che avevano cessato o ridotto l'esposizione, e una tendenza al peggioramento nei pazienti
che continuano a lavorare nella stessa mansione. La PD20FEV1 metacolina passa da 0.259 a 0.405 mg
(rispettivamente basale e al follow-up) in chi ha cessato l'esposizione, mentre passa da 0.275 a 0.175 mg in chi
ha continuato l'esposizione. Inoltre, gli eosinofili nell'espettorato (che rimangono sempre 0 nei soggetti che
avevano cessato l'esposizione), passano da 3.9% a 1.2% nei soggetti che hanno ridotto l'esposizione, e da
3.2% a 5.3% in coloro che hanno perseverato nella esposizione professionale. In conclusione, la prognosi
dell'asma professionale sembra indipendente dalla persistenza o cessazione dell'esposizione lavorativa,
probabilmente il regolare trattamento con corticosteroidi inalatori può aver contribuito ad evitare un ulteriore
significativo deterioramento funzionale e biologico nei soggetti ancora esposti.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
COMPARISON BETWEEN ELECTRO-CHEMICAL AND CHEMILUMINESCENCE EXHALED NITRIC OXIDE
ANALYSER IN INFLAMMATORY PULMONARY DISEASES.
Authors:
G. de LAURENTIIS (1,2), M. MANISCALCO (1), F. CIANCIULLI (1), V. DI SPIRITO (1), F. PALLADINO (1), A.
STANZIOLA (1), S. MARSICO (2), F. VILLANO (1), M. MORMILE (1), P. CARRATU (3), L. CARRATU (1)
Affiliations:
(1) Dept. of Respiratory Medicine, University Federico II Naples ITALY, (2) Dept. of Respiratory Medicine,
Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Dept of Respiratori Medicine, Univerity of Bari Bari ITALY
Body:
Exhaled nitric oxide (NO) measurement is a simple and non invasive method for monitoring airway inflammation
in pulmonary diseases and is usually measured by stationary analyser based on chemiluminescence method.
Recently, a new analyser using an electrochemical sensor has been developed for measurements of exhaled
NO, and its reproducibility and comparison with other analyser has been tested in healthy subjects. Therefore,
the aim of our study was to compare electrochemical analyser (MINO, Aerocrine) and chemiluminescence
analyser (NOA, Siever) in patients affected by asthma and chronic obstructive pulmonary disease (COPD).
Thirty subjects including 10 asthmatic patients, 10 COPD patients, and 10 healthy subjects were studied. The
mean of two approved exhalations (50 ml/s) in each device were compared with regard to NO readings (BlandAltman plots) and repeatability (intrasubject SD). The intrasubject exhalation variability, as difference in ppb
between 1st and 2nd measurement, were performed.
In asthmatic patients mean exhaled NO resulted 44.0 ± 11.2 ppb with MINO and 41.8 ± 10.6 ppb with NOA.
COPD patients showed mean NO of 13.9 ± 3.4 ppb by MINO and 13.8 ± 4.2 ppb using NOA. In healthy subjects
eNO resulted 16.2 ± 5.6 ppb with MINO and 15.5 ± 5.6 ppb with NOA.
When comparing the overall data of three groups, the median of the intrasubject difference in exhaled NO for the
two devices was 0.7 ppb with the hand-held device that gave lightly higher readings. The Bland-Altman plot
shows that the lower limit was -2,7302 ppb and the upper limit was 4,6869 ppb.
In conclusion measurements of exhaled NO levels by electrochemical analyser shows a good reproducibility
and comparability to chemiluminescence in pulmonary inflammatory diseases.
62
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
LOW EXHALED NITRIC OXIDE IN SEVERE UNCOMPLICATED OBESITY
Authors:
M. MANISCALCO (1,2), G. de LAURENTIIS (1), A. ZEDDA (2), S. FARAONE (2), S. CRISTIANO (3), C.
CIARDIELLO (3), MR. CERBONE (3), M. SOFIA (1), L.. CARRATU' (1)
Affiliations:
(1) DEPT OF RESPIRATORY DISEASE, UNIVERSITY FEDERICO II NAPLES ITALY, (2) UOS OF
RESPIRATORY PHYSIOPATOLOGY, CASORIA HOSPITAL CASORIA, NAPLES ITALY, (3) DEPT OF
SURGERY, CASORIA HOSPITAL CASORIA, NAPLES ITALY
Body:
The effect of large variation in body mass on exhaled nitric oxide (FeNO) is not well known. In this study we
evaluated lower respiratory tract NO output in subjects with severe uncomplicated obesity (OB).
Twenty-four subjects with OB, 15 healthy controls (HC) and 10 obese subjects who have experienced weight
loss after bariatric surgery (OBS) were examined. FeNO was assessed using multiple single-breath NO analysis
at different constant expiratory flow-rates and the maximal bronchial NO diffusion (QbrNO) and the alveolar NO
concentration (CalvNO) were extrapolated.
FeNO levels at 50 ml/sec were lower in OB in comparison to HC and OBS (12.0 ± 3.6 ppb, 15.3 ± 3.6 ppb and
18.7 ± 4.1 ppb respectively, p< 0.0002). In OB QbrNO resulted significantly lower by 25 % as compared to OBS
and HC, whereas no differences in CalvNO among the three groups were found. A significant positive correlation
was found between FeNO50 and BMI in HC and OBS, which was lost in OB.
In conclusion respiratory NO output is consistently reduced in severe obesity in the absence of significant
changes of alveolar NO concentration. The relationship between impaired airway NO, large body mass excess
and decrease of resting lung volume in obese should require further studies.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
LA VENTILAZIONE NON INVASIVA A PRESSIONE POSITIVA NOTTURNA RIDUCE LA MORTALITÀ IN
PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA (SLA)
Authors:
P. Carratù (1), A. Cassano (1), E. Boniello (1), F. Gadaleta (1), D. Lacedonia (1), C. Scoditti (1), O. Resta (1)
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Respiratorie, Università di Bari Bari ITALY
Body:
Introduzione: Un recente studio eseguito su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) ha mostrato che
la malattia progrediva più rapidamente in soggetti con Capacità Vitale Forzata (FVC) basale <75% rispetto a
soggetti con FVC> 75% (Czaplinski A et al. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2006 Mar; 77:390-2).
Scopo dello studio: Uno studio retrospettivo è stato eseguito per analizzare la sopravvivenza nei pazienti con
sclerosi laterale amiotrofica con FVC<75% trattati con ventilazione non invasiva a pressione positiva.
Metodi: Abbiamo considerato 55 pazienti con SLA afferiti al nostro ambulatorio di Polisonnografia dal Luglio
2000 al Gennaio 2004.
22 pazienti (di cui 12 maschi) presentavano una FVC< 75% e mostravano segni di insufficienza respiratoria
notturna che poneva l’indicazione alla ventilazione non invasiva. Di questi pazienti, un gruppo è stato trattato
con ventilazione non invasiva a pressione positiva notturna per almeno 4h, mentre un altro gruppo di pazienti
non è stato trattato per intolleranza o rifiuto della ventilazione meccanica non invasiva.
Risultati: Non sono state trovate differenze statisticamente significative tra i 2 gruppi di pazienti in relazione alla
FVC(48.4±13.4 vs.47.3±16.7; p=0.88), FEV1 (p=0.24), FEV1/FVC(p=0.09), PaO2(p=0.66), PaCO2 (P=0.74) e
pH (p=0.87). Dopo un anno il gruppo di pazienti sottoposto a ventilazione meccanica non invasiva ha presentato
una sopravvivenza significativamente più alta rispetto ai pazienti che avevano rifiutato il trattamento ventilatorio
notturno(mortalità nei 2 gruppi 1/11 vs. 8/11 p=0.009).
Conclusioni: La ventilazione non invasiva a pressione positiva notturna sembra diminuire la mortalità nei pazienti
affetti da sclerosi laterale amiotrofica con FVC<75%, sebbene siano richiesti ulteriori studi per confermare i
benefici del trattamento ventilatorio non invasivo in tali pazienti.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
CORIONCARCINOMA POLMONARE: DESCRIZIONE DI UN CASO.
Authors:
P. Gambardella (1), L. Fronda (1), R. Le Piane (1), F. Loprete (1), M. Calderazzo (1), B. Caparello (2), A. Leotta
(2), S.G. Lio (2)
Affiliations:
(1) U.O.C. di Broncopneumologia Ospedale di Lamezia Terme Lamezia Terme (CZ) ITALY, (2) U.O.C Anatomia
Patologica Ospedale di Lamezia Terme Lamezia Terme (CZ) Italy
Body:
Descriviamo il caso clinico di un uomo di 47 anni, di nazionalità tunisina, senza permesso di soggiorno nel
nostro paese, giunto nel gennaio 2006 al ricovero per febbricola, tosse scarsamente produttiva, astenia e
dimagrimento presenti da circa due mesi. Alla prima visita si rilevò un importante scadimento delle condizioni
generali e presenza di ginecomastia. All'esame fisico del torace sub-ottusità e nriduzione del murmure
vescicolare al terzo inferiore dell'emitorace destro e rantoli crepitanti bibasilari. il fegato risultò di volume e
consistenza aumentati, con dolenzia alla palpazione più accentuata in corrispondenza del lobo sinistro. Negativo
l'esame dell'apparato genitale. La radiografia del torace evidenziò la presenza di voluminose formazioni
rotondeggianti a margini regolari e densità radiologica disomogenea, localizzate nel polmone destro. La TAC
dimostrò la presenza nel polmone destro di due voluminose formazioni espansive rotondeggianti di diversa
grandezza, a margini regolari, con enhancement positivo e irregolare; altre piccole lesioni rotondeggianti furono
individuate in ambedue i polmoni, segnatamente in sede sub-pleurica. Lesioni espansive ipodense risultarono
essere presenti anche a livello del mediastino superiore e medio. Multiple lesioni con analoghe caratteristiche
densitometriche furono riscontrate a livello epatico. Un iniziale dato confondente fu il riscontro di una leggera
positività dell'IDA test. Ciò nonostante, atteso il forte sospetto clinico ed il rilievo di elevatissimi livelli sierici di
beta-gonadotropina corionica umana, con valori di 90.889 U/ML, si decise di praticare, sotto guida ecografica
una biopsia transtoracica della massa polmonare principale. L'esame istologico dimostrò la presenza di grandi
cellule indifferenziate epiteliomorfe con nucleo vescicoloso, nucleolo evidente e scarso citoplasma. All'indagini
immunoistochimiche risultò una positività alla pancitocheratina ed alla beta-HCG. Le condizioni cliniche generali
molto compromesse ed i parametri ematochimici non consentirono d'intraprendere alcun trattamento
chemioterapico. Il paziente morì per cachessia neoplastica con anemizzazione ed insufficienza epato-renale
dopo sei settimane di degenza. La nostra diagnosi fu di corioncarcinoma disseminato verosimilmente primitivo
polmonare.
I tumori a cellule germinali, non seminomatosi del polmone, sono rarissime neoplasie che includono il
corioncarcinoma, il carcinoma embrionale, il teratocarcinoma, i tumori del seno endodermico, il teratoma
maligno.L '85% di questi tumori si manifesta in uomini con età media di 29 anni.L'origine di questi tumori è
controversa.
65
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
NIPPV precoce nel trattamento della severa insufficienza respiratoria da riacutizzazione di BPCO.
Authors:
I. Pisani (1), P. dell'Olio (1), G. Sallustio (2), C. Divella (2), S. Sabatino (2)
Affiliations:
(1) U.O. Anestesia e Rianimazione P.O. AUSL BA/2 Molfetta (Ba) Italy, (2) U.O. Medicina Interna P.O. AUSL
BA/2 Molfetta (Ba) Italy
Body:
Abbiamo osservato,nel corso di un anno,l'andamento clinico di 15 pazienti (10 uomini e 5 donne - età 48485
anni),giunti alla nostra osservazione per severa insufficienza respiratoria da riacutizzazione di BPCO,trattati
precocemente con NIPPV in aggiunta alla terapia medica tradizionale.Tutti i pazienti sono stati ammessi all'area
internistica semintensiva dopo valutazione combinata pneumologica e rianimatoria.I criteri di ammissione sono
stati:frequenza respiratoria >30 atti/min., saturazione arteriosa di O2< 88%,paCO2>60 mmHg,acidosi
respiratoria,segni clinici di di stress, alterazioni del sensorio,stabilità emodinamica.I criteri di esclusione sono
stati:stato di coma, scarsa collaborazione,eccesso di secrezioni,grave instabilità emodinamica,assenza di riflessi
protettivi delle vie aeree.Le cause ed i fattori scatenanti più comuni di severa insufficienza respiratoria acuta in
corso di riacutizzazione di BPCO sono riferibili a:infezioni batteriche e/o virali,ipoventilazione notturna,uso
incontrollato di O2.Tutti i pazienti hanno iniziato NIPPV con maschera faciale,la FiO2 è stata regolata al fine di
ottenere rapidamente una saturazione di O2>90%,il setting del ventilatore è stato ottenuto in base ai valori di
saturazione ed ai dati dell'emogasanalisi arteriosa,utilizzando ventilatori BiPAP e pressare support con supporti
variabili di iPAP tra 15-30 cm H2O e ePAP tra 5-10 cm H2O e terapia farmacologia atti a migliorare il
performance status clinico.Durante le prime 24 ore la ventilazione non è stata mai discontinuata.Nei giorni
successivi,sono stati valutati i pazienti senza supporto ventilatorio ed avviati ad un programma di svezzamento
se la frequenza respiratoria era <30 atti/min.,la pO2 75 mmHg.,la FiO2<0.5.Elementi di monitoraggio dei pazienti
nel corso delle procedure sono stati: SO2, frequenza respiratoria e cardiaca,pressione arteriosa,EGA, stato del
sensorio,perdite e confort della maschera,secrezioni.Un solo paziente,obeso,dopo alcune ore di NIPPV è stato
intubato e trasferito in area intensiva,avendo manifestato grave compromissione del sensorio,vie aeree non
protette,persistenza di acidosi respiratoria ed ipercapnia.I restanti pazienti,sin dalla prima ora di supporto
ventilatorio,hanno mostrato miglioramenti dei parametri emogasanalitici e clinici.5 pazienti hanno proseguito il
supporto ventilatorio a domicilio.
66
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
CASE REPORT: BOOP iatrogena da ticlopidina o COP?
Authors:
M. Licenziato (1), D. Pelucco (2)
Affiliations:
(1) Scuola di specializzazione Malattie apparato respiratorio, Università di Genova Genova Italy, (2) U.O.
Pneumologia Azienda Ospedaliera San Martino Genova Italy
Body:
Donna di 67 anni con dispnea ingravescente a riposo e toracoalgie diffuse. Anamnesi negativa per rischio
lavorativo, tabagismo, patologie polmonari; affetta da DMNID trattato con ipoglicemizzanti orali; da circa dieci
anni assume ticlopidina. Insufficienza respiratoria normocapnica; leucocitosi neutrofila, indici infiammatori
elevati, IGE totali 48KU/L; obiettività toracica di rantoli teleinspiratori "a velcro" bibasali; RX torace: opacità alveolari diffuse bilaterali. Si pone in terapia metilprednisone e levofloxacina. HRTC torace: diffuso aumento della
densità polmonare "a vetro smerigliato", opacità alveolariconfluenti, ispessimento dell'interstizio. Test
reumatologici negativi. Scintigrafia ossea: negativa per lesioni ossee secondarie. Si esegue FBS con BAS, BAL
(germi comuni, miceti, BK, citologico per cellule neoplastiche, sottopopolazioni linfocitarie) e TBLB.
Sottopopolazioni linfocitarie: discreta quota di elementi linfocitari (33%), modesta quota (16%) di granulociti
neutrofili (CD15+CD45+), normale popolazione macrofagica alveolare (50%); nell'ambito della componente
linfocitaria si riscontra la prevalenza della componente TCD8+, con inversione del rapporto tra le
sottopopolazioni T; elevata la frazione di T attivati. Esame istologico su biopsia polmonare: polmonite in
organizzazione. Sospese levofloxacina e ticlopidina,proseguendo trattamento corticosteroideo, dopo circa una
settimana l'obiettività toracica appare nella norma, la paziente è asintomatica, e la saturimetria è di 99% in aa.
Follow-up a 1 mese:dopo la sospensione del prednisone, il quadro RX torace appare migliorato in modo
insoddisfacente, permane leucocitosi neutrofila, lieve riduzione della DLCO. Si ripristina,quindi,il trattamento
cortisonico. Controllo HRTC dopo 15 giorni: netta riduzione delle alterazioni dell'interstizio, completa scomparsa
del coinvolgimento alveolare periferico.
67
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
EFFICACIA DELLA VMNI IN UNA CORSIA DI PNEUMOLOGIA IN PAZIENTI AFFETTI DA BPCO ED ALTRE
PATOLOGIE.
Authors:
S. Strambi (1), D. Giannini (1), M. Serradori (1), N. Ambrosino (1)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia 2 pisa ITALY, (2) U.O. Pneumologia 2 pisa ITALY, (3) U.O. Pneumologia 2 pisa ITALY,
(4) U.O. Pneumologia 2 pisa ITALY
Body:
Nel periodo compreso dal maggio 2004 al dicembre 2005 209 pazienti (età 70±12), 93 femmine e 116 maschi
(pH 7.385±0.05; paCO2 49.55±1.0 mmHg; paO2 69.93 ± 16.88 mmHg), furono sottoposti a ventilazione
meccanica non invasiva presso la corsia della nostra U.O. Di essi la maggior parte erano affetti da BPCO (120
pazienti), i rimanenti presentavano carcinoma polmonare (34 pazienti), malattie neuromuscolari (24 pazienti),
patologie cardiologiche (15 pazienti), polmonite (6 pazienti) ed altre patologie (9 pazienti). La ventilazione
meccanica veniva considerata efficace quando il Ph veniva normalizzato ed il paziente non mostrava tachipnea
o segni di fatica respiratoria per 24 ore (pH 7.410±0.06; paCO2 50.8±14 mmHg; paO2 76.03±10 mmHg). La
morte e l’intubazione endotracheale venivano considerati insuccessi della ventilazione meccanica non invasiva.
In 38 pazienti (18% di tutti i pazienti) la ventilazione meccanica non invasiva fu inefficace. Comunque i pazienti
affetti da BPCO sono più responsivi all’applicazione della ventilazione meccanica non invasiva rispetto ai
pazienti affetti da patologie neuromuscolari (16% versus 62% pazienti BPCO versus pazienti neuromuscolari).
Questi risultati confermano che l’uso della ventilazione meccanica non invasiva in una corsia ospedaliera è un
utile mezzo abile a ridurre la mortalità e la necessità di intubazione endotracheale in pazienti BPCO. L’uso della
ventilazione meccanica non invasiva in pazienti non BPCO è gravato da un’alta percentuale di insuccessi.
Comunque la ventilazione meccanica non invasiva è indicata in sottogruppi selezionati di pazienti non-BPCO.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
ST.O.RIA: STUDIO OSSERVAZIONALE SULLE RIACUTIZZAZIONI DI BPCO
Authors:
A. Rossi (1), V. Brusasco (2), G. Di Maria (3), D. Olivieri (4), G. Viegi (5), G. Magni (6)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia, Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo ITALY, (2) U.O. Fisiopatologia Respiratoria,
Dipartimento di Medicina Interna, Università di Genova Genova ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Interna e
Medicina Specialistica, Università di Catania Catania ITALY, (4) Dipartimento Malattie dell'Apparato
Respiratorio, Università di Parma Parma ITALY, (5) Epidemiologia Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia
Clinica, CNR di Pisa Pisa ITALY, (6) QBGROUP SpA - Padova Padova TALY
Body:
Introduzione: La diagnosi di riacutizzazione di BPCO non viene di norma formulata sulla base di esami funzionali
respiratori (clinico-strumentali), ma definita tramite valutazioni soggettive delle variazioni dei sintomi riportate dai
pazienti, e ritenute tali da richiedere una modifica della terapia. L'ampio spazio lasciato nell'interpretazione dei
sintomi, ad elementi 'soggettivi' (di paziente e medico), è dovuto al fatto che oggi poche sono ancora le
informazioni 'oggettive' disponibili circa la riduzione del FEV1 nei giorni precedenti la fase acuta.
Obiettivo: Lo studio StORia (sponsor Chiesi), iniziato a febbraio 2006, si propone di sensibilizzare medici e
pazienti verso una maggiore attenzione alle variazioni della funzionalità respiratoria legate alle riacutizzazioni
della BPCO. Esso prevede l'osservazione continuativa di tali variazioni nell'arco di 12 mesi, al fine di rilevare
'oggettivi' parametri predittivi di eventi acuti, e giungere all'identificazione di soglie di rischio che costituiscano
allert di aggravamento.
Metodi: Studio osservazionale, longitudinale, coinvolge 38 centri di pneumologia e prevede l'osservazione di 380
pazienti con BPCO. Gli sperimentatori, dopo una fase preliminare formativa, arruolano 10 pazienti, che dopo la
visita basale vengono monitorati mensilmente fino a 12 mesi. Nell'anno di osservazione, ogni paziente effettua
'automonitoraggio' quotidiano a domicilio di FEV1 e FEV6 tramite uno strumento tascabile(PIKO6) fornito dal
medico, e riporta su un diario la sintomatologia lamentata, l'assunzione di farmaci e ogni evento rilevante per la
patologia osservata.
Ai momenti di verifica periodica, lo specialista registra sull'apposita cartella informatizzata di progetto, i dati
riportati sul diario paziente, una breve sintesi del suo stato di salute e provvede a 'scaricare' i dati di flusso
giornalieri memorizzati nel PIKO6. I dati raccolti vengono periodicamente inviati al database centrale.
Un sito on-line adibito allo studio, è di supporto agli sperimentatori quale punto di aggiornamento e confronto
costante.
Per giugno 2006 sono attesi i primi risultati che permetteranno un monitoraggio preliminare dell'attività svolta.
Conclusioni: I dati raccolti forniranno una serie di informazioni oggettive sulle fluttuazioni dei parametri respiratori
nei pazienti con BPCO. L'osservazione di tali parametri, nei giorni precedenti le fasi acute, permetterà di
esprimere delle valutazioni sulla possibilità di 'prevedere' l'approssimarsi di una riacutizzazione, ovvero di
identificare delle soglie di rischio.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
IL TRATTAMENTO TERMALE SULFUREO MIGLIORA L'ANDAMENTO CLINICO ED I PARAMETRI DI
FUNZIONALITA' RESPIRATORIA NELLA SINDROME RINO-SINUSO-BRONCHIALE (SRB)
Authors:
F. Strinati (1), M. Pizzi (1), R.. Ceriati (1), F. Avanzini (1), A, Podda (1)
Affiliations:
(1) Terme di Tabiano Tabiano Bagni (PR) ITALY
Body:
La SRB rappresenta un'entità nosologica che si realizza quando un processo iper-reattivo o flogistico ad
andamento cronico o recidivante a carico del distretto rino-sinusale, facilita lo sviluppo di uno stato
infiammatorio, su base infettiva o immunologia, a carico delle vie aeree inferiori con possibile compromissione
funzionale.
La terapia inalatoria con acqua sulfurea viene spesso utilizzata con successo nella SRB, peraltro scarsamente
responsiva ad altre terapie.
Al fine di valutare gli effetti dell'inalazione di acqua sulfurea sull'andamento clinico e sulla funzionalità
respiratoria nella SRB, 15 soggetti affetti da tale patologia (età media 59.3 a., 11 f, FEV1% inferiore a 100),
diagnosticata secondo i percorsi diagnostici del Gruppo di Studio AIMAR, sono stati sottoposti a cicli termali
inalatori per 3 anni consecutivi, valutando il numero di giornate di riacutizzazione (presenza di sintomi maggiori)
e l'andamento di alcuni parametri di funzionalità respiratoria ( FEV1 % e FEF75%).
Tutti i soggetti per l'intera durata dello studio hanno assunto solo terapia farmacologica in modo occasionale e
non hanno assunto alcuna terapia nei 15 gg precedenti l'esecuzione delle PFR e quindi del ciclo termale.
Essi sono stati sottoposti per 3 anni consecutivi a cicli termali (2 cicli/anno primavera ed autunno) con acqua
sulfurea Arvè di Tabiano (grado solfidrometrico > 150 mg/l) comprendente 12 inalazioni a vapore (DAMM 8
micron) e 12 nebulizzazioni ultrasoniche in ambiente quotidiane (DAMM 3 micron) e 6 docce nasali micronizzate
a dì alterni (DAMM 25 micron).
La spirometria (Multispiro SX a calibrazione quotidiana) è stata praticata per 3 anni consecutivi prima del ciclo
termale primaverile mentre l'andamento clinico è stato valutato nei tre anni successivi al ciclo termale autunnale.
I risultati evidenziano una significativa riduzione delle giornate di riacutizzazione che sono state 43.3+5.2 il 1°
anno, 40.1+4.7 il 2° anno e 27.5+4.8 il 3° anno (p< 0.01).
Si è inoltre evidenziato un miglioramento statisticamente significativo anche dei parametri funzionali:
FEV1% medio : basale 87.96 + 3.42 1° anno 95.22 + 3.54 2° anno 95.29 + 3.75 (p< 0.05)
FEF75% medio: 47.44 + 5.4 vs 62.4 + 8.58 vs 55.8 + 7.47 (p < 0.05).
70
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
Caratteristiche clinico/gestionali dei pazienti con BPCO nei reparti di Pneumologia e Medicina Interna:
metanalisi delle banche dati Pneumostar e Minerva
Authors:
G. Magni (1), C. Breda (1), C. Buniolo (1), G. Massarotto (1), C. Rampulla (2), C. Pedace (3)
Affiliations:
(1) etiCRO Divisione Studi e Ricerche di QBGROUP Padova Italy, (2) Comitato Scientifico AIPO del progetto
PNEUMOSTAR Pavia Italy, (3) Comitato Scientifico FADOI del progetto MINERVA Arezzo Italy
Body:
Razionale: La presente metanalisi si propone di osservare e porre a confronto le caratteristiche clinico/gestionali
dei pazienti ricoverati nelle Unità Ospedaliere di pneumologia e medicina interna, che presentano DRG088
(Malattia polmonare cronica ostruttiva) e diagnosi di BPCO con/senza riacutizzazione. Gli studi presi in esame
sono: Pneumostar(AIPO) e Minerva(FADOI) relativamente al periodo 2001-2002.
Metodi: Pneumostar (PS-pneumologia) e Minerva (MI-M.Interna) sono studi clinico/gestionali che utilizzano un
comune software di raccolta dati in grado di attribuire automaticamente il DRG alle SDO (informatizzazione e
gestione dati a cura di QBGROUP). Le SDO analizzate relative al 2001-2002, sono compilate utilizzando il
sistema di classificazione ICD9CM (1997). Il database aggregato supera le 165000 SDO di ricoveri ordinari
(46766 PS;118390 MI) raccolte da 131 U.O. (36 PS;95 MI)
Risultati: Le malattie dell'apparato respiratorio (MDC4) sono al 1° posto in PS(82.6%) e 2° in MI(17.4 %). In
particolare il DRG088 è presente nel 18.1% dei ricoveri PS e 4.4% MI: BPCO (stabile e/o riacutizzata) è nel 90%
dei casi la diagnosi principale. Complessivamente 2429 presentano BPCO stabile, 9876 riacutizzata: il rapporto
riacutizzata/stabile è 4.6 PS e 3.4 MI (p<0.0001), maggiore nel 2002 (5.2) rispetto al 2001 (3.2). L'età media è di
72±11.4 anni (71 stabili, 72 riacutizzati;p<0.0001), significativamente diversa nei 2 studi (70.8 PS; 73.5
MI;p<0.0001). La degenza media di 7.3gg negli stabili e 8.5gg nei riacutizzati (p<0.0001), è analoga nei reparti.
Comorbidità cardiovascolari sono presenti nel 39% PS e 48.9% MI. La spirometria è riportata nel 20.2% dei
ricoveri PS e 3.4% MI; pletismografia:20.3% PS, 0.1% MI;ossigenoterapia: 8.6% PS, 0.4% MI. L'1.0% dei
pazienti decede (0.3% stabili, 1.1% riacutizzati;p<0.0008): 0.9% PS, 1.1% MI. La mortalità è significativamente
associata a livello multivariato con: età (OR=1.5), n.comorbidità (OR=1.3), riacutizzazione (OR=2.3).
Conclusioni: Negli anni 2001-2002 il graduale passaggio al sistema di classificazione ICD9-CM, ha permesso la
distinzione tra BPCO stabile vs riacutizzata. L'analisi in parallelo di tali casistiche nelle 2 tipologie di reparto,
mostra come i pazienti presentino diverse caratteristiche: in M.Interna afferisce una popolazione più stabile,
anziana e con maggiori comorbidità, soprattutto cardiovascolari e metaboliche. Incompleta appare spesso la
compilazione delle procedure effettuate, portando ad una sottostima delle stesse.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
OSSIDO NITRICO ESPIRATO (ENO) IN SOGGETTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA
OSTRUTTIVA. DATI PRELIMINARI.
Authors:
G. de LAURENTIIS (1,2), V. DI SPIRITO (1), M. MANISCALCO (1), F. CIANCIULLI (1), M. MORMILE (1), J.
LUNDBERG (3), E. WEITZBERG (3), M. SOFIA (1), F.. VILLANO (1), F. PALLADINO (1), L. CARRATU' (1), S.
MARSICO (2)
Affiliations:
(1) DEPT. OF RESPIRATORY DISEASE, UNIVERSITY FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) DEPT OF
RESPIRATORY MEDICINE, SECONDA UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI NAPOLI ITALY, (3) Karolinska
Institutet Stockholm SWEDEN
Body:
Background: ossido Nitrico espirato (eNO) è un noto marker di infiammazione delle vie aeree nel monitoraggio
dell asma bronchiale.
Scopo del nostro studio è stato valutare i livelli di eNO in soggetti affetti da BPCO in corso di follow-up
ambulatoriale come eventuale marker di riacutizzazione infettiva bronchiale.
Materiali e metodi: lo studio si è svolto nell arco di tempo di 5 mesi con controlli ambulatoriali a cadenza mensile.
Sono stati studiati 45 pazienti con BPCO (5 F/40M, età media 67.5 ± 8.4). 7 pazienti GOLD I, 10 GOLD II, 23
GOLD III, 5 GOLD IV. 11 pazienti sono usciti dallo studio per mancata aderenza al protocollo. 24/34 erano
non/ex (da almeno 2 anni) fumatori (NS). 10/34 erano fumatori (S).
Risultati: La media dei livelli di eNO, espressi in ppb, nel gruppo NS erano sempre più elevati rispetto a quelli del
gruppo S (mese 1: 16 vs 11; mese 2: 17 vs 10; mese 3: 14 vs 11; mese 4: 19 vs 10; mese 5: 16 vs 8
rispettivamente). La media di eNO nei pazienti NS in relazione alla classe funzionale era sempre superiore
rispetto ai pazienti S: gruppo I GOLD (6/1; 22 vs 18 ppb); gruppo II - III GOLD (26/7; 16 vs 11 ppb); nel gruppo
IV (5 pazienti NS; 13 ppb). I livelli di eNO in 16 pazienti, espressi come percentuale di variazione
intraindividuale, presentavano un associazione temporale positiva con gli eventi di riacutizzazione bronchiale (+
152.2 % di incremento medio rispetto alla media dei valori basali). I livelli di eNO nei soggetti NS erano più
elevati nei periodi fuori dagli eventi di riacutizzazione rispetto a quelli S (13.9 ± 4. 5 ppb e 10.0 ± 4
rispettivamente).
Conclusioni: i livelli di ossido nitrico espirato orale sono associati alle fasi di riacutizzazione infettiva nei soggetti
affetti da BPCO. Anche se necessita di ulteriori studi, l eNO potrebbe essere utilizzato come marcatore
predittivo durante il controllo ambulatoriale nei pazienti con BPCO.
72
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
EFFETTI FUNZIONALI DI PROGRAMMI DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA CON COMPONENTI
VARIABILI
Authors:
GG. Riario-Sforza (1), F. Paterniti (1), L. Pessina (1), N. Dugnani (1), C. Pravettoni (1), C. Incorvaia (1)
Affiliations:
(1) Pneumologia Riabilitativa, ICP Milano ITALY
Body:
Razionale
La riabilitazione respiratoria è un intervento multidisciplinare di riconosciuta efficacia nel trattamento dei pazienti
con BPCO, che si basa principalmente sull'attività fisica e sull'educazione sanitaria. Sono disponibili molti studi
sull'efficacia di programmi riabilitativi di diversa durata, mentre la differente efficacia di programmi con variazione
delle componenti è poco valutata. Noi abbiamo confrontato gli effetti funzionali di tre programmi riabilitativi della
durata di un mese ma con differente composizione.
Metodi
I parametri funzionali utilizzati sono stati VEMS, CV, MIP/MEP e metri percorsi al test del cammino. I tre gruppi
di pazienti presentavano all'inclusione valori paragonabili dei parametri considerati. Il ciclo riabilitativo si è basato
su 8 sedute bisettimanali per una durata complessiva di un mese. Il primo gruppo, formato da 20 pazienti
(gruppo A), ha seguito il programma completo con riallenamento allo sforzo, esercizi respiratori tipo PEP ed
educazione sanitaria, il secondo gruppo, formato da 15 pazienti (gruppo B), ha seguito un programma senza
esercizi respiratori e il terzo gruppo, formato da 12 pazienti (gruppo C), un programma senza educazione
sanitaria.
Risultati
Sono state osservate le seguenti variazioni medie nei parametri considerati: VEMS, gruppo A da 1,208 a 1,394
L (p<0,0001), gruppo B da 1,338 a 1,403 L (ns), gruppo C da 1,248 a 1,320 L (ns); CV, gruppo A da 2,402 a
2,638 L (ns), gruppo B da 2,408 a 2,508 L (ns), gruppo C da 2,574 a 2,605 L (ns); MEP/MIP, gruppo A da
104,8/75,3 a 127/83,5 cm H2O (p=0,06), gruppo B da 105/71,5 a 117/75,5 cm H2O (ns), gruppo C da 118/76,1
a 120,6/85,6 cm H2O (ns); metri percorsi al test del cammino, gruppo A da 362,4 a 409,3 (p<0,01), gruppo B da
332,1 a 334,8 (ns), gruppo C da 375 a 390 (ns).
Conclusioni
Il programma riabilitativo completo è in grado di ottenere, a conferma di dati già riportati, significativi
miglioramenti funzionali, che invece non vengono ottenuti nei programmi incompleti. Un ruolo dell'aumento di
forza dei muscoli respiratori e, per quanto riguarda l'educazione sanitaria, di un più corretto uso dei farmaci, è
probabilmente alla base di tali risultati.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
PROCEDURA DI RIMOZIONE DELLA CANNULA ENDOTRACHEALE IN PAZIENTI ANZIANI SOTTOPOSTI
A VMA A LUNGO TERMINE : ESPERIENZA DI UNA U.O. DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA
Authors:
G. Gallimbeni (1), A. Ferrari (1), F. Giani (1), O. Caratozzolo (1)
Affiliations:
(1) P.A.Trivulzio Milano ITALY
Body:
La tracheotomia è diventata ormai una procedura comune nelle UTI ed attualmente circa il 20% di questi
pazienti è ventilato invasivamente. Nonostante l' evoluzione nello sviluppo delle cannule endotracheali , l' uso
prolungato della ventilazione meccanica assistita (VMA) comporta spesso la comparsa di lesioni tracheali
importanti che riducono le possibilità di decannulazione. La decisione in merito a quando e come rimuovere la
cannula soprattutto in pazienti sottoposti per lungo tempo alla VMA,è basata prevalentemente sull'esperienza
del team e su criteri soggettivi: a tutt'oggi infatti non esistono protocolli standardizzati.
Nel nostro studio abbiamo analizzato 10 pazienti tracheostomizzati ( età media 73.5) svezzati dalla VMA (media
gg di ventilazione 45.2), intendendo per svezzamento il raggiungimento e mantenimento della stabilità clinica e
dei valori emogasanalitici per almeno 96 ore. In presenza dei seguenti requisiti :a) stabilità clinica b) fr <18 a/m
c) PaCO2 < 55 mmHg d) adeguata capacità tussigena e) normale deglutizione f) secrezioni scarse o assenti g)
MIP >20cm H2O, si è proceduto ad un test di occlusione della cannula.Tale test consiste nella sostituzione della
cannula endotracheale con una non cuffiata del diametro interno di 6.4 mm e nella successiva chiusura della
cannula con apposito tappo per 48 ore. In presenza di stabili valori emogasanalitici si è quindi proceduto alla
decannulazione.
Dei 10 pazienti ventilati, in 2 non si è proceduto al test di occlusione non essendo stati raggiunti i requisiti di
base. In 8 pazienti è stato eseguito il test: 7 lo hanno superato positivamente e sono stati quindi decannulati ; 1
non ha superato il test per la comparsa entro i primi 30 minuti di segni di distress respiratorio. Nel follow-up (6
mesi/1 anno) solo un paziente ha necessitato di nuovo intervento di tracheotomia per episodio di IRA.
Molti pazienti provenienti dalle UTI e/o UTIR possono essere decannulati con successo con una bassa
percentuale di rischio di reintubazione (12.5 %). Ai fini decisionali risulta importante il test di occlusione che,
anche senza l'esecuzione della fibrobroncoscopia, consente di escludere con buona probabilità la presenza di
lesioni tracheali importanti tali da condizionare la pervietà delle vie aeree.
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Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
VALUTAZIONE DI GRAVITA’ DELLA BPCO: RUOLO DELL’INDICE BODE
Authors:
MG. Cagnazzo (1), GE. Carpagnano (1), P. Bonfitto (1), F. Dadduzio (2), A. Depalo (1), V. Defilippis (1), R.
Sabato (1), MP. Foschino Barbaro (1)
Affiliations:
(1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY, (2) Servizo Territoriale Pneumotisiologia, ASL
Barletta BAT 1 ITALY
Body:
La BPCO è caratterizzata dalla progressiva limitazione del flusso aereo non completamente reversibile e l’entità
del FEV1 ne riflette la gravità; essa non viene di solito diagnosticata fino a quando non si manifesta
clinicamente e non è ad uno stadio avanzato. Accanto alle manifestazioni cliniche a carico dell’apparato
respiratorio sono stati descritti sintomi e segni di interessamento sistemico, come sottolineato dalla nuova
definizione di BPCO ATS/ERS. Importanti studi osservazionali hanno dimostrato che il livello di dispnea e
l’indice di massa corporea prevedono più accuratamente il rischio di morte nei pazienti con BPCO.
Recentemente è stato introdotto il B.O.D.E. INDEX, un sistema multidimensionale di misurazione con alto valore
predittivo prognostico in termini di gravità, progressione e mortalità della BPCO.
SCOPO: Lo scopo di questo lavoro è stato quello di confrontare il ruolo del B.O.D.E. INDEX con il FEV1 nella
valutazione della malattia nei pazienti affetti da BPCO.
MATERIALI E METODI: In 40 pazienti (3F, 37M) affetti da BPCO non reversibile sono stati valutati il BMI (B); il
FEV1 e FVC (O); il grado di dispnea (mMRC) (D); la distanza percorsa durante il walking test (E). In tutti i
pazienti è stato calcolato il B.O.D.E. INDEX. I dati sono stati analizzati con il test di regressione lineare.
RISULTATI: Il 45% dei pazienti aveva FEV1>50%; di questi il 50% aveva un B.O.D.E. fino a 3, il 30% aveva un
B.O.D.E. fino a 6, e il 20% aveva un B.O.D.E. fino 9. I valori del B.O.D.E. Index ottenuti sono stati correlati con il
FEV1 espresso in percentuale del teorico. La regressione lineare eseguita ha evidenziato che non c'è
correlazione statisticamente significativa tra FEV1 e B.O.D.E. Index.
CONCLUSIONI: Il BODE index considera la ridotta tolleranza allo sforzo come una variabile fondamentale per
valutare la BPCO che richiede quindi un approccio multidisciplinare, e l’inserimento di variabili sistemiche nella
valutazione della malattia. Il B.O.D.E. index rappresenta senz’altro un parametro più sensibile del FEV1 in
quanto in grado di considerare non solo l’ostruzione delle vie aeree ma anche il grado di dispnea, la tolleranza
all’esercizio fisico e lo stato nutrizionale del paziente.
75
Topic: CLINICA, PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA’ AVANZATA
Title:
CORRELATI DELLE ALTERAZIONI DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA IN PAZIENTI ANZIANI CON
BPCO
Authors:
L. Martino (1), S. Battaglia (1), M. Spatafora (1), C. Gagliaro (1), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) DIMPEFINU; Università di Palermo Palermo ITALY
Body:
RAZIONALE: Un sostanziale numero di pazienti con BPCO soffre di una significativa perdita di peso
verosimilmente legata ad uno stato infiammatorio cronico. In questi pazienti la perdita di massa magra si è
rivelata un predittore di mortalità migliore rispetto al BMI. Inoltre la riduzione dell'attività fisica quotidiana
determina decondizionamento muscolare aggravando il quadro patologico. Queste alterazioni possono essere
particolarmente evidenti nei pazienti anziani. SCOPO: Valutare se la riduzione di massa magra si associa con
una limitazione della capacità di performance fisica nelle attività quotidiane. METODI: Sono stati reclutati, in uno
studio trasversale, 8 pazienti con BPCO [stadi GOLD da 0 a III; età media (SD) 67.1 (5.8) anni; FEV1% medio
69.3% (26.9)]. Sono state valutate la funzione respiratoria e la composizione corporea tramite
bioimpedenziometria, da cui sono stati derivati gli indici di massa grassa, di massa libera da grasso (FFMI) e di
massa muscolare (MMI) espressi in Kg/m^2. Inoltre è stata eseguita una registrazione domiciliare continua nelle
24h, per 7 giorni consecutivi tramite un multisensore portatile non invasivo (Senseware, Armband) applicato al
braccio destro, della spesa energetica totale e attiva (AEE), cioè durante tutte la attività quotidiane, e della
durata dell attività fisica. RISULTATI: nel campione studiato l'FFMI medio era di 19.0 (2.4) Kg/m^2, l'MMI medio
di 12.3 (1.7) Kg/m^2 ed il BMI di 26.5 (4.7) Kg/m^2. La AEE media nelle 24 ore era di 324.2 (149.3) Kcal. Sia
l'FFMI che l'MMI correlavano positivamente con la KCO% (rs=0.72; p=0.028; per entrambi), mentre non si
osservavano correlazioni con l'ostruzione (FEV1% o FEV1/VC). Inoltre l'FFMI e l'MMI erano correlato
positivamente con la AEE (rs= 0.833; p=0.01). Non si sono osservate correlazioni tra il BMI e le altre variabili in
studio. CONCLUSIONI: nei pazienti anziani con BPCO la riduzione della massa libera da grasso e della massa
muscolare correlano con il deficit del transfer gassoso e con la riduzione della spesa energetica attiva durante la
vita quotidiana, mentre non si osservano correlazioni simili per BMI. Questi dati implicano che nella definizione
di gravità della BPCO il solo FEV1 è un parametro insufficiente e supportano la necessità di un approccio
multidimensionale alla malattia.
76
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
CONFRONTO FRA RISPOSTE FORNITE DA BAMBINI E RISPETTIVI GENITORI SULLA PRESENZA DI
DISTURBI RESPIRATORI/ALLERGICI (STUDIO EUROPEO HESE)
Authors:
M. SIMONI (1), I. ANNESI-MAESANO (2), T. SIGSGAARD (3), D. NORBACK (3), W. NYSTAD (3), M.
CANCIANI (3), G. VIEGI (1), P. SESTINI (3)
Affiliations:
(1) Unità di Epidemiologia Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR PISA ITALY, (2) UMR-S
707, Medical School St-Antoine, University Pierre et Marie Curie PARIS FRANCE, (3) Gruppo Collaborativo
HESE, Università di Siena SIENA ITALY
Body:
L'uso di questionari compilati da bambini o da genitori per raccogliere informazioni sulla salute rspiratoria dei
bambini è comune. Lo scopo di questo lavoro era mettere a confronto le risposte ottenute coi due diversi
questionari. Metodi: i dati provengono dalla Studio europeo HESE (Health Effects of School Environment): 445
bambini con risposte valide (da entrambi i questionari) su asma, fischi (in vita = any e recenti = ultimi 12 mesi) e
tosse notturna recente e 300 bambini con risposte valide su rinite (any e recente) ed eczema. Il livello di
concordanza era valutato con il kappa di Cohen. Per un sottocampione di 118 bambini erano disponibili test
allergologici (atopici = almeno un test positivo). Risultati: La differenza fra i questionari non era significativa per
any fischi (24% da bambini vs 27% da genitori), asma (16 vs 12%), rinite recente (30 vs 25%) ed eczema (27 vs
26%), era borderline significativa per fischi recenti (12 vs 8%, p=0.06) ed any rinite (40 vs 34%, p=0.07), e
significativa per la tosse (31 vs 18%, p<0.001). La concordanza assoluta era: 92% per asma e fischi recenti,
81% per any fischi, 73% per tosse, 76% per eczema, 61% e 68% per rinite any e recente. Il livello di
concordanza era buono per asma (kappa 0.70), modesto per fischi (0.50), scarso per gli altri sintomi/malattie
(rinite 0.20, tosse 0.30, eczema 0.39). L'atopia era associata a tutti i sintomi/malattie considerati,
indipendentemente dal questionario, eccetto che per la tosse, dove la relazione era positiva solo con il dato dei
bambini; l'associazione non differiva tra i questionari per asma ed any fischi, mentre era più evidente per
eczema, fischi recenti e rinite (quest'ultima significativa: OR 3.68, 95% IC 1.32-10.25 per any; 4.88, 1.25-18.66
per recente) riportati dai genitori. Conclusioni: I bambini tendono a riportare sintomi/malattie con maggior
frequenza rispetto ai loro genitori, ma vi è un buon accordo per l'asma. L'associazione con l'atopia potrebbe
suggerire una maggiore precisione dei genitori nel riportare presenza di eczema o rinite e dei bambini nel riferire
sintomi probabilmente meno percepiti dai genitori, come la tosse notturna.
77
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
STUDIO DI COORTE DI NEONATI A ROMA PER VALUTARE IL RUOLO DI CARATTERISTICHE
AMBIENTALI E GENETICHE SUI COMUNI PROBLEMI DI SALUTE DELL’INFANZIA (GASPII)
Authors:
D. PORTA (1), F. FORASTIERE (1), C. BRAHE (2), F. COTA (3), M. DE SANTIS (4), D. DI LALLO (5), A. DI
NAPOLI (5), P. MASTROIACOVO (6), D. PARENTI (7), C. PISCICELLI (8), F.D. TIZIANO (2), A. TRIMBOLI (8),
F. VISINTINI (7), A.A. ZUPPA (2), C.A. PERUCCI (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA ASL RME ROMA ITALY, (2) ISTITUTO DI GENETICA MEDICA
UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA ITALY, (3) ISTITUTO DI CLINICA PEDIATRICA
UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA ITALY, (4) ISTITUTO DI CLINICA OSTETRICA E
GINECOLOGICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA ITALY, (5) AGENZIA DI SANITA
PUBBLICA DELLA REGIONE LAZIO ROMA ITALY, (6) INTERNATIONAL CENTRE ON BIRTH DEFECTS
ROMA ITALY, (7) DIVISIONE DI PEDIATRIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA ITALY, (8) DIVISIONE DI
OSTETRICIA E GINECOLOGIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA ITALY
Body:
Introduzione. I bambini possono essere più suscettibili degli adulti ai fattori ambientali cui sono sottoposti
durante il periodo pre-natale e post-natale e nei primi anni di vita. Studi epidemiologici suggeriscono che queste
esposizioni possono essere responsabili di molte malattie della infanzia (quali asma e allergie, infezioni
respiratorie) e della età adulta. Molto probabilmente la interazione gene-ambiente gioca un ruolo molto
importante nel modello causale di queste patologie. Il disegno di studio delle coorti di neonati è il più adatto per
lo studio della eziologia delle più comuni patologie della infanzia perché permette di stabilire la giusta
temporalità tra esposizione ed esito e di evitare problemi di recall bias.
Obiettivi. A Roma è stata arruolata una coorte di nati con l obiettivo di valutare l effetto delle esposizioni
ambientali e delle abitudini alimentari sulla salute infantile e di verificare differenti ipotesi riguardanti la
interazione gene-ambiente.
Metodi. La coorte è stata arruolata alla nascita. Sono stati raccolti e conservati il sangue materno e quello
cordonale dopo la separazione del siero e la estrazione del DNA. Le informazioni di base sono state raccolte
attraverso questionari somministrati alla madre e al padre dopo il parto e attraverso la estrazione di informazioni
dalle cartelle cliniche del parto e della degenza del bambino. Il follow-up è stato condotto a 6 mesi tramite
intervista telefonica e a 15 mesi tramite intervista telefonica e visita pediatrica sullo sviluppo somatico e
psicomotorio.
Risultati. Nel periodo giugno 2003-Novembre 2004, sono stati arruolati 708 bambini e raccolti 597 campioni di
sangue cordonale e 639 di sangue materno. Le interviste a 6 e 15 mesi sono state eseguite rispettivamente per
694 (98%) e 664 (93,8%) casi. 578 bambini (81.6%) sono stati visitati tra 15 e 18 mesi.
Conclusioni. Il progetto GASPII ha permesso di testare la fattibilità di uno studio di coorte di nati prospettico in
Italia, dove non esiste un esperienza a livello nazionale. Lo studio prevede di continuare il follow-up dei bambini
almeno fino alla età scolare e potrà fornire, tra i molti argomenti studiati, risultati su possibili fattori di rischio di
asma e allergie e patologie respiratorie nella infanzia.
78
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
LO STUDIO DRIAS: LA SCELTA DEI CRITERI DI ACCETTABILITA' INFLUENZA I RISULTATI DELLA
SPIROMETRIA E LE STIME DI PREVALENZA DI MALATTIA
Authors:
R. Pistelli (1), P. Murgia (2), G. Balestra (1), C. Bellu (3), S. Sammarro (1), P. Greco (2), R. Pirastu (4), A.
Biggeri (3)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (3) Università di Firenze Firenze
ITALY, (4) Università La Sapienza Roma ITALY
Body:
La spirometria è stata utilizzata nello studio DRIAS al fine di ottenere dati oggettivi di patologia respiratoria, per
validare i dati ottenuti tramite questionario e per valutare la frequenza di malattia con uno strumento molto
sensibile. Il contenuto di informazione della spirometria varia con la qualità di esecuzione dell’esame, che
dipende da una serie di fattori propri del soggetto da esaminare, dell’operatore, del protocollo di esecuzione
dell’esame e dello spirometro. In questa presentazione si valuta l’effetto del soddisfacimento dei criteri proposti
da ERS/ATS sui risultati delle spirometrie eseguite in bambini nel range di età 8-11 anni nello studio DRIAS.
Sono stati utilizzati modelli di regressione multipla in cui le variabili spirometriche rappresentavano la variabile
dipendente e le variabili antropometriche le variabili indipendenti. I criteri numerici indicativi di qualità della
spirometria sono stati introdotti nei modelli come variabili continue o categorizzate su opportuni punti di cut-off.
Le valutazioni originariamente qualitative sono state utilizzate come variabili dicotomiche. La significatività di
ogni variabile è stata giudicata sulla base di un F-test parziale superiore a 4.
Il tempo di espirazione, fra i criteri caratterizzanti l’esecuzione della spirometria, è risultato essere il fattore
maggiormente rilevante rispetto ai parametri misurati. In particolare la FVC è risultata essere 246 ml (LF 95%
93-400) più elevata nelle spirometrie con tempo di espirazione superiore a 6 secondi rispetto alle spirometrie
con tempo di espirazione inferiore a 2 secondi, con un incremento lineare stimato di 66 ml per secondo.
Contemporaneamente il FEV1 è risultato inferiore di 154 ml (LF 95% 15-292) nelle spirometrie con tempo di
espirazione superiore a 6 secondi rispetto alle spirometrie con tempo di espirazione inferiore a 2 secondi, con un
decremento lineare stimato di 24 ml per secondo.
Lo studio dimostra che una accettazione indiscriminata del recente criterio ERS/ATS di un tempo di espirazione
di 3 secondi in questa fascia d’età può determinare una sistematica sovrastima del rapporto FEV1/FVC ed una
stima per difetto della prevalenza della patologia ostruttiva nella popolazione in età pediatrica.
79
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
LO STUDIO DRIAS (DISTURBI RESPIRATORI NELL'INFANZIA E L'AMBIENTE IN SARDEGNA):
PREVALENZA DI MALATTIA IN PRESENZA DI DIVERSI FATTORI DI RISCHIO
Authors:
R. Pirastu (1), C. Bellu (2), R. Pistelli (3), P. Greco (4), G. Accetta (5), A. Biggeri (2)
Affiliations:
(1) Università La Sapienza Roma ITALY, (2) Università di Firenze Firenze ITALY, (3) Università Cattolica Roma
ITALY, (4) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (5) Centro Studi Prevenzione Oncologica Firenze ITALY
Body:
Lo studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente in Sardegna) valuta, tramite questionario
modificato dallo studio SIDRIA, la prevalenza di disturbi respiratori nei bambini residenti in un’area della
Sardegna sud-occidentale.. La popolazione in studio è costituita dai bambini delle scuole elementari dei comuni
di Capoterra, Carbonia, Portoscuso, Sant’Antioco, San Gavino, Sarroch, Villa San Pietro, Villacidro e Villasor. Il
questionario, modificato dal questionario SIDRIA e compilato dai genitori, mira all’identificazione dei disturbi
respiratori e dei fattori di rischio correlati individuali e familiari. Un altro fattore di rischio è costituito dalle
condizioni di inquinamento atmosferico significativamente diverse fra i comuni in cui l’indagine è stata condotta.
Tra Novembre 2004 e Giugno 2005 per una settimana al mese sono state eseguite misure di concentrazione
degli inquinanti atmosferici gassosi ossidi di azoto, ossidi di zolfo e idrocarburi policiclici aromatici (benzene,
toluene e xilene). Le misurazioni sono state condotte con dosimetri passivi e le analisi sono state condotte
secondo protocolli validati internazionalmente presso la ditta Attalea (Svizzera). I dosimetri sono stati collocati e
supervisionati dal servizio responsabile della rete di monitoraggio della qualità dell’aria della Provincia di
Cagliari. Le postazioni oggetto della sorveglianza sono state quelle presso cui sono poste le centraline fisse del
sistema di monitoraggio provinciale e i cortili delle scuole elementari presso cui è stata effettuata la rilevazione.
Sulla base delle misurazioni ambientali sono state identificate tre aree: nelle due aree caratterizzate da livelli di
inquinamento più elevati la prevalenza dei sintomi respiratori era più elevata rispetto all’area di confronto, le
prevalenza di sibili negli ultimi 12 mesi era pari a 8-11% nelle prime due aree e 7% nell’area di confronto, per
tosse o catarro le rispettive percentuali erano pari a 9-11% verso 6%. Per quello che riguarda i fattori di rischio
individuali i risultati mostrano che il 22% delle madri ed il 36% dei padri erano fumatori e il 44% dei bambini
aveva un genitore fumatore. Nel 18% delle abitazioni erano presenti muffe o umido nella stanza del bambino;
infine, l’8% delle abitazioni sono localizzate in aree a traffico intenso.
80
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
LO STUDIO DRIAS: CONTROLLO DI QUALITA' DELLE SPIROMETRIE
Authors:
R. Pistelli (1), G. Balestra (1), P. Murgia (2), C. Bellu (3), S. Sammarro (1), P. Greco (2), R. Pirastu (4), A.
Biggeri (3)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Osoedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (3) Università di Firenze Firenze
ITALY, (4) Università La Sapienza Roma ITALY
Body:
La spirometria è stata utilizzata nello studio DRIAS al fine di ottenere dati oggettivi di patologia respiratoria, per
validare i dati ottenuti tramite questionario e per valutare la frequenza di malattia con uno strumento molto
sensibile. Il contenuto di informazione della spirometria varia con la qualità di esecuzione dell’esame che
dipende da una serie di fattori propri del soggetto da esaminare, dell’operatore, del protocollo di esecuzione e
dello spirometro. Nello studio DRIAS è stato applicato un programma di controllo di qualità i cui risulttai sono
oggetto della presentazione.
Il controllo di qualità si è articolato in due fasi: durante la raccolta dei dati e in una fase successiva di revisione.
Nella prima fase si è provveduto alla istruzione degli operatori, alla standardizzazione della raccolta delle misure
antropometriche, del protocollo di esecuzione degli esami e di taratura degli apparecchi, alla definizione della
sequenza randomizzata di utilizzazione dei tre spirometri portatili in uso (Biomedin, Padova), al controllo
periodico della qualità degli esami ottenuti. Nella seconda fase, tutte le spirometrie registrate sono state
rivalutate indipendentemente da due operatori esperti per ottenere un giudizio di qualità in accordo con gli
standard ERS/ATS. Un terzo livello di giudizio interveniva in caso di valutazione discordante. La qualità delle
spirometrie è stata giudicata sia sulla base del soddisfacimento di criteri basati su dati numerici (Tempo al picco
di flusso, estrapolazione retrograda, tempo di espirazione, plateau) sia in base alla morfologia delle curve
Flusso/volume ottenute.
Su 1861 bambini che si sono sottoposti alla spirometria, sono state ottenute 1703 spirometrie considerate
accettabili. Nel 30.3% dei casi si è ottenuta almeno una manovra che soddisfacesse almeno tre criteri numerici.
Tuttavia soltanto nel 25% dei casi la curva flusso/volume prescelta possedeva una morfologia ideale. Nel
restante 69.7% dei casi la spirometria è stata comunque considerata idonea a fornire informazioni sui principali
parametri funzionali. Le differenze fra operatori addetti al rilevamento dei dati e fra strumenti sono state testate
in modelli multivariati e sono risultate non significative.
Lo studio dimostra che un rigoroso controllo di qualità è necessario quando si utilizzi la spirometria come
strumento per l’epidemiologia pediatrica.
81
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ACUTI DEGLI INQUINANTI ATMOSFERICI DA TRAFFICO VEICOLARE
SULL'APPARATO RESPIRATORIO
Authors:
L. PATRINI (1), P. COSTAMAGNA (1), D. CONSONNI (1), G. RIVOLTA (1)
Affiliations:
(1) DIP. DI MEDICINA PREVENTIVA, AMBIENTALE E DEL LAVORO, FONDAZIONE IRCCS - OSP.
MAGGIORE POLICLINICO MILANO ITALY
Body:
Il tema è di grande attualità, oltre che per la valutazione dei rischi lavorativi degli addetti al traffico, anche per la
ricaduta sulla salute della popolazione residente nelle città. Scopo dello studio è verificare, negli agenti del
Corpo di Polizia Locale di Milano, un eventuale incremento della prevalenza dei sintomi respiratori e una
maggiore compromissione della funzione ventilatoria in rapporto al grado di inquinamento atmosferico misurato
con campionatori personali. L'indagine ha previsto un colloquio con un medico con raccolta anamnestica e
compilazione di apposito questionario ed esame spirometrico ad inizio e fine turno. Quotidianamente, durante
l'indagine, è stato effettuato il campionamento ambientale personale passivo per idrocarburi aromatici. Sono
state inoltre determinata l'esposizione personale a CO con campionatore diffusivo a cella elettrochimica e le
concentrazioni della polveri fini per mezzo di campionatore personale. Hanno partecipato allo studio 130 agenti;
i maschi sono il 60% e le femmine il 40%. Dall'analisi statistica dei sintomi raccolti ad inizio e fine turno si nota
un incremento significativo di tutti i sintomi a fine turno, ad ecezzione di dispnea e
palpitazioni,
indipendentemente dall'abitudine al fumo di sigaretta. Analogamente anche per alcuni parametri spirometrici si
osserva un lieve ma significativo decremento dei valori a fine turno, soprattutto nel gruppo dei non fumatori, pur
rimanendo sempre nel renge di normalità. Dall'analisi dei dati derivanti dal monitoraggio ambientale si evince
che per alcuni inquinanti si ha un netto superamento dei valori limite ambiemtali stabiliti secondo il DM-60/2002
(polveri fini e benzene); tuttavia, per tutti gli inquinanti campionati le concentrazioni sono nettamente al di sotto
dei TLW/TWA (ACGIH-2004) stabiliti per gli ambienti di lavoro. Dal confronto tra i sintomi con i vari livelli
d'esposizione agli inquinanti non si evidenziano correlazioni significative; le uniche eccezioni riguardano il
sintomo cefalea correlato con il toluene, la sintomatologia oculare con la frazione respirabile delle polveri fini e la
faringodinia con il CO/TWA. Il confronto dei parametri spirometrici con gli inquinanti divisi per terzili non ha
mostrato differenze significative. La ricaduta clinica dell'inquinamento atmosferico sugli agenti viabilisti è risultata
modesta ed il rischio di effetti acuti è sovrapponibile a quello della popolazione generale.
82
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
INCIDENZA DELL'EMBOLIA POLMONARE NELL'AREA PISANA
Authors:
L. MARCONI (1), C. RIBAS (1), M. GHERARDI (1), G. PALMIERO (1), G. BARDI (1), N. CARPENE' (1), C.
MANTA (1), A. PALLA (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO CARDIO-TORACICO AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA PISANA, SEZIONE DI
MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO ITALY
Body:
SCOPO: definire l'incidenza dell'embolia polmonare nell'Area Pisana nel periodo di tempo compreso tra Maggio
2001 e Maggio 2005. MATERIALI E METODI: è stata presa in esame una casistica di 1027 pazienti giunti
consecutivamente con il sospetto clinico di embolia polmonare presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria
Pisana nel periodo di tempo compreso Maggio 2001 e Maggio 2005. In 522 (50,8%) casi, di cui 231 maschi con
età media di 68,6;14,3 DS anni, è stata confermata la diagnosi di malattia attraverso indagini diagnostiche quali
la angio-TAC spirale in 382 (73,2%) pazienti, l'angiografia polmonare in 4 (0,7%) casi o la scintigrafia polmonare
da perfusione ad alta probabilità associata ad un quadro clinico altamente suggestivo per embolia polmonare in
136 (26%) pazienti. La probabilità a priori per un paziente di essere affetto da embolia polmonare è risultata pari
a 0,5. RISULTATI: 781 pazienti (76%) provenivano da vari reparti di degenza dell'Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana, mentre 246 (24%) provenivano dall'Unità Operativa di Medicina d'Urgenza. L'incidenza di
embolia polmonare nella popolazione dell'Area Pisana è risultata essere pari a 130/100.000 abitanti , quindi
molto al di sopra di quella riportata negli Stati Uniti (Anderson et al. Arch Intern Med 1991; Heit et al. Mayo Clin
Proc 2001) ed in Inghilterra (107/100.000, Van Beek EJR 1996) ed inferiore a quella riscontrata in Francia
(165/100.000, Van Beek EJR 1996). CONCLUSIONI: l'alta incidenza di malattia riscontrata nell'Area Pisana può
essere spiegata sulla base del fatto che la nostra Unità Operativa rappresenta un Centro di riferimento per la
diagnosi e la terapia dell'embolia polmonare nell'area; tuttavia, è possibile che essa sia sovrastimata a causa
dell'invio presso la nostra Unità Operativa di pazienti provenienti da zone al di fuori dell'Area Pisana.
83
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
USO DELLA TECNOLOGIA GIS PER L'ANALISI DEGLI EFFETTI SANITARI DELL'ESPOSIZIONE A LUNGO
TERMINE ALL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GENERALE
Authors:
S. Maio (1), S. Baldacci (1), D. Nuvolone (2), R. Della Maggiore (2), M. Borbotti (1), A. Angino (1), F. Martini (1),
F. Di Pede (1), M. Simoni (1), F. Pistelli (1), L. Carrozzi (1), G. Viegi (1)
Affiliations:
(1) Unità di Epidemiologia Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica, CNR Pisa ITALY, (2) Istituto di
Scienza e Tecnologie dell'Informazione, CNR Pisa ITALY
Body:
Obiettivo: lo scopo di questo studio è valutare l’associazione fra esposizione a lungo termine all’inquinamento
atmosferico ed evoluzione temporale dello stato di salute, dei fattori di rischio e dell’uso di medicinali, in un
campione di popolazione residente nell’Italia Centrale (Pisa), con ausilio della tecnologia GIS (Geographical
Information System).
Disegno: studio longitudinale su un sotto-campione della popolazione generale (consumatori abituali di farmaci,
durante un’indagine svolta nel 1991-1993, appaiati con metodo random, per sesso e decadi di età, ad un gruppo
di non consumatori).
Questo sotto-campione è stato nuovamente indagato, nel 2005, mediante un’intervista telefonica riguardante le
caratteristiche demografiche, i sintomi/malattie respiratori, la comorbosità, e l’uso abituale di farmaci. I soggetti
sono stati analizzati prendendo in considerazione la distanza della loro residenza da strade ed industrie,
mediante l’utilizzo della tecnologia GIS. In particolare sono state prese in considerazione distanze di 100m dalle
strade principali e distanze di 1100m da sorgenti di inquinamento industriale.
Risultati: dalle analisi svolte è emerso che vivere vicino a sorgenti di inquinamento atmosferico è associato
all’incidenza di sintomi/malattie respiratori. In particolare sono emerse associazioni con: BPCO (OR 2.95, 95%IC
1.07-8.17) ed espettorato (OR 5.25, 95%IC 1.47-18.77), in chi vive esposto ad inquinamento industriale e
veicolare; BPCO (OR 2.10 95%IC 1.20-3.69) in chi risiede in zone esposte al solo inquinamento veicolare.
Conclusioni: questo studio ha permesso di valutare che l’esposizione cronica (circa 13 anni) ad inquinamento
atmosferico è associata all’insorgenza di sintomi/malattie respiratori cronici, quali l’espettorato e la BPCO.
84
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
TOSSE CRONICA E SVILUPPO DI BPCO
Authors:
E. Ansaldo (1), R. Niniano (1), P. Quaresima (1), G. Cervio (1), E. Gatto (1), E. Crippa (1), S. Villani (2), A. G.
Corsico (1), I. Cerveri (1)
Affiliations:
(1) IRCCS Policlinico San Matteo, Università di Pavia Pavia ITALY, (2) Università di Pavia Pavia ITALY
Body:
Introduzione: Non vi è ancora certezza, negli studi epidemiologici, sul ruolo dei sintomi di bronchite cronica in
assenza di ostruzione bronchiale (GOLD stadio 0) nella predizione dello sviluppo di BPCO. Infatti tali sintomi in
molti soggetti possono regredire o possono essere dovuti, almeno in parte, ad altre patologie che condividono la
stessa sintomatologia ma che si differenziano dalla BPCO per patogenesi, trattamento ed evoluzione, come
rinosinusite cronica e asma.
Metodi: 212 giovani adulti (età media 41±5 anni), che avevano riferito di soffrire di tosse cronica produttiva in un
questionario postale inviato precedentemente ad un campione rappresentativo della popolazione generale, sono
stati richiamati in clinica e sottoposti ad una serie di indagini. La diagnosi è stata posta separatamente da due
diversi pneumologi in base ai dati ottenuti dall'anamnesi (presenza dei sintomi nasali e respiratori), dalla
spirometria e da altri eventuali test (test di broncodilatazione o di broncostimolazione con metacolina, Rx
torace); in caso di sospetta rinosinusite i soggetti sono stati sottoposti a visita ORL, ad endoscopia nasale e/o
TC dei seni paranasali.
Risultati: 87 soggetti (41%) non riferivano più sintomi di tosse cronica produttiva e mostravano un quadro
funzionale nella norma; di questi il 7% aveva smesso di fumare e il 9% era stato trattato farmacologicamente. Al
termine dell'iter diagnostico 58 soggetti (27%) sono risultati affetti da rinosinusite cronica; 17 (8%) da asma
bronchiale (82% dei quali aveva anche rinosinusite cronica) e 50 (24%) da BPCO allo stadio 0 (14% dei quali
soffriva anche di rinosinusite cronica). La rinosinusite cronica era più frequente nelle femmine che nei maschi
(p<0.005).
Conclusioni: Solo in un quarto dei pazienti con tosse cronica produttiva è stata confermata la diagnosi di BPCO
allo stadio 0. L'associazione riscontrata tra sintomi nasali e tosse cronica conferma che lo scolo nasale
posteriore è una frequente causa di tosse cronica che può contribuire anche al volume dell'espettorato rendendo
difficile la distinzione con i sintomi delle basse vie aeree ed evidenzia l'inadeguatezza di un questionario nel
distinguerne l'origine. La mancanza di stabilità dei sintomi riportati e l'alta prevalenza di sintomi nasali
potrebbero spiegare i risultati contrastanti che emergono dagli studi epidemiologici.
85
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
L'ABITUDINE AL FUMO NELLA POPOLAZIONE GIOVANE ADULTA ITALIANA
Authors:
R. Niniano (1), G. Verlato (2), R. Melotti (2), M. Bugiani (3), L. Carrozzi (4), A. Marinoni (1), R. Dallari (5), P.
Pirina (6), P. Struzzo (7), M. Olivieri (2), A. Corsico (1), I. Cerveri (1), R. de Marco (2)
Affiliations:
(1) IRCCS Policlinico San Matteo, Università di Pavia Pavia ITALY, (2) Dipartimento di Medicina e Sanità
Pubblica, Università di Verona Verona ITALY, (3) CPA-ASL 4, Torino Torino ITALY, (4) CNR, Università e
Ospedale di Pisa Pisa ITALY, (5) Ospedale di Sassuolo, AUSL di Modena Sassuolo ITALY, (6) Università di
Sassari Sassari ITALY, (7) Comune di Udine Udine ITALY
Body:
Introduzione: Nella maggior parte dei Paesi occidentali si registra una diminuzione nella prevalenza
dell'abitudine al fumo tra gli uomini mentre, tra le donne, la prevalenza sembra diminuire in Nord Europa ma
aumentare nell'area mediterranea. Scopo del presente studio è quello di valutare l'andamento nel tempo
dell'abitudine al fumo in Italia.
Metodi: In 9 centri italiani tra il 1998 e il 2000, nell'ambito dello studio ISAYA (Italian Study on Asthma in Young
Adults), ad un campione randomizzato della popolazione italiana di età compresa tra 20 e 45 anni, è stato
inviato un questionario postale. La risposta cumulativa è stata del 72.7% (18873/25969). Le curve di
sopravvivenza Kaplan-Meier e il log-rank test sono stati usati per paragonare la probabilità di rimanere non
fumatori nell'ambito delle diverse coorti di nascita (1953-58, 1959-63, 1964-68, 1969-73, 1974-78). E' anche
stata valutata la probabilità di smettere di fumare dei soggetti ancora fumatori.
Risultati: La probabilità di rimanere non fumatori aumenta significativamente nelle generazioni più giovani per
entrambi i sessi. All'età di 20 anni questa probabilità è del 41.7% (95% CI 39.4-44.0%) per gli uomini e del
52.7% (50.4-54.9%) per le donne nate tra il 1953 e il 1958, ed aumenta al 57% (54.8-59.1%) negli uomini e
68.7% (66.6-70.7%) nelle donne nate tra il 1969 e il 1973, ma non si registra un ulteriore decremento
dell'abitudine tabagica nelle coorti più giovani (1974-78). Anche la probabilità di smettere di fumare aumenta
significativamente passando dalla coorte dei nati tra il 1953 e il 58 ai nati tra 1969 e il 73.
Conclusioni: L'abitudine al fumo è in declino tra i giovani italiani di entrambi i sessi. Sono tuttavia necessari
ulteriori sforzi per promuovere attive campagne antifumo, rivolte soprattutto agli adolescenti che sono i soggetti
a più alto rischio di diventare nuovi fumatori.
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Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
DIAMOCI RESPIRO. PROGETTO EDUCAZIONALE AZIENDALE PER MIGLIORARE LA SALUTE
RESPIRATORIA E L’ATTIVITA’ FISICA NEI SOGGETTI ASMATICI
Authors:
F. FALCONE (1), P. BELTRAMI (1), G. DI PASQUALE (1), P. FARRUGGIA (1), G. GHEDINI (1), V. PEDONE
(1), F. RAGGI (1), F. RIBOLDI (1), D. DRAGHETTI (2), C. CINTI (1)
Affiliations:
(1) AUSL DI BOLOGNA BOLOGNA ITALY, (2) UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) BOLOGNA ITALY, (3) con
la collaborazione del Gruppo di Studio AIPO Attività Educazionale ITALY
Body:
Analisi del problema
L’attività educazionale è un mezzo efficace ed efficiente di gestione dell’asma, è parte integrante del trattamento
e deve essere attuata in modo competente. L’empowerment dello sportivo asmatico può migliorarne la motricità.
Obiettivi
Il progetto Diamoci Respiro si pone come obiettivo l’autosufficienza delle persone nella percezione e nella
gestione dell’asma negli sportivi attraverso la corretta educazione alla salute.
Si pone l’obiettivo di informare gli atleti sulla prevenzione, riconoscimento e corretto trattamento dell’asma.
Metodi
Attraverso interventi specifici e mirati, dando responsabilità e formando gli istruttori sportivi
si cercherà di rendere consapevoli i frequentatori di alcuni fra i maggiori centri sportivi (UISP) di Bologna e
Provincia, creando in loro una consapevolezza che permetta una reale conoscenza del problema asma e di
come affrontarlo.
Formazione
La UISP si attiverà per organizzare corsi di formazione rivolti ad operatori sportivi, allenatori, genitori ed atleti nei
quali verranno affrontate diverse tematiche: come si presenta la crisi d’asma, come si riconoscono i sintomi,
quali sono le vie di prevenzione, quali strategie attuare e a quali strutture rivolgersi per la gestione della malattia.
La sinergia delle azioni sopraindicate ha come finalità ultima quella di creare una cultura e una modificazione
degli stili di vita che porti alla prevenzione dei rischi respiratori, attraverso l’educazione all’autogestione e
l’empowerment degli sportivi e delle loro famiglie.
La metodologia di attuazione del progetto si articolerà in azioni successive ed integrate che inizieranno a
Bologna proprio in occasione della Giornata del Respiro Nazionale AIPO 2006 quando i Sanitari dell’Unità
Operativa di Pneumotisiatria dell’AUSL di Bologna forniranno attività educazionale sull’asma e sul
broncospasmo da esercizio fisico e verrà attivato un percorso diagnostico spirometrico attuato direttamente negli
impianti sportivi UISP (piscine, palestre,ecc).
Saranno poi valutati i risultati del progetto, le nuove diagnosi di asma bronchiale tra gli atleti iscritti alle società
sportive coinvolte, la rilevazione di impatto del problema asmatico tra gli sportivi, oltre ad una valutazione di
apprendimento e gradimento di tutti i soggetti coinvolti nelle iniziative formative.
I risultati ottenuti grazie al progetto, verranno poi illustrati e divulgati in un convegno pubblico ed i dati saranno
pubblicati.
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Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
Tutela dell'ambiente di lavoro: pneumopatie interstiziali da metalli duri.
Authors:
D. Sallustio (1), G. Sallustio (2)
Affiliations:
(1) I.S.P.E.S.L. Dipartimento di Bari Bari Italy, (2) U.O. Medicina Interna P.O. AUSL BA/2. Molfetta (Ba) Italy
Body:
Le malattie interstiziali del polmone sono processi patologici che riconoscono diversa origine,con
interessamento della matrice extracellulare,della componente vascolare ed alveolare.I processi riparativi che
seguono le interstiziopatie possono portare ad una restituito ad integrum o ad un sovvertimento della struttura
del polmone dovuto a deposizione di tessuto connettivo(fibrosi).Tra le varie interstiziopatie polmonari ci
soffermeremo su quelle legate a fattori occupazionali ed ambientali,in particolar modo quelle legate alla
inalazione di metalli duri.Questi ultimi sono prodotti che,per le proprietà di durezza e resistenza,sono impiegati
nella produzione di utensili taglienti vari ed altre strutture metalliche.L'inalazione di tali polveri metalliche,durante
le fasi di lavorazione metallurgica e metallica (limatura,rifinitura),può determinare vari quadri patologici polmonari
da effetto acuto,subacuto e cronico (edema polmonare,asma bronchiale,alveolite,fibrosi).I metalli maggiormente
implicati in tali patologie sono cromo,cobalto,nickel,tantalio,carburo di tungsteno,questo ultimo più
frequentemente implicato negli effetti tossici ed allergologici sull'uomo.Sono giunti alla nostra osservazione,nel
corso di un anno,per problematiche respiratorie (tosse,dispnea) 10 pazienti (età 45485 anni) a cui,dopo
valutazione
anamnestica
lavorativa,strumentale
e
di
laboratorio
(TAC
torace
ad
alta
risoluzione,spirometria,emogasanalisi arteriosa,broncoscopia con BAL,biopsia polmonare),è stata posta
diagnosi di interstiziopatia polmonare da metalli duri con quadri di reticolonodulazione polmonare diffusa.
Sottoposti a terapia steroidea del caso,i pazienti hanno mostrato miglioramento dei parametri clinico-funzionali
ed eseguono periodici controlli ambulatoriali per monitorare la eventuale progressione della affezione. L'attività
di prevenzione e protezione dei lavoratori, soggetti a tali patologie di tipo professionale, è regolamentata da
diverse disposizioni legislative nazionali.Il D.Lgs. n.626/94 e s.m.i. consente al datore di lavoro,insieme ad altre
figure previste all'art.2 dello stesso,di attuare il complesso delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte
le fasi della attività lavorativa, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della
popolazione e dell'integrità dell'ambiente esterno. Il datore di lavoro,tramite il medico competente,esegue la
sorveglianza sanitaria: 1)prima di adibire il lavoratore alla mansione che comporta esposizione,
2)periodicamente nel tempo, 3)all'atto della cessazione del rapporto di lavoro.
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Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
PREVALENZA DEI SINTOMI DI ASMA BRONCHIALE IN ETÀ SCOLARE NELLA CITTÀ DI NAPOLI.
Authors:
G. de LAURENTIIS (1), M. MANISCALCO (2), A. ZEDDA (2), S. FARAONE (2), V. RUSSO (2), D. DI MARIA (2),
V. CAUTIERO (3), T. CAUTIERO (3), F. CIANCIULLI (1), L. CARRATU' (1)
Affiliations:
(1) CATTEDRA DI MALATTIE APP. RESPIRATORIO, UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) UOS
FISIOPATOLOGIA CLINICA RESPIRATORIA, OSPEDALE DI CASORIA NAPOLI ITALY, (3) ASL NA1, AREA
FUNZIONALE DI PNEUMOLOGIA NAPOLI ITALY
Body:
Background: esistono pochi studi sull incidenza dei sintomi dell asma bronchiale nel Sud Italia. Gli studi SIDRIA
hanno dimostrato che la prevalenza dell asma nelle città del Nord e del Centro Italia si aggira intorno al 9 %,
presentando una caratteristica distribuzione bimodale (età pediatrica ed adulta) con due picchi durante l età
pediatrica in corrispondenza delle fasce di età tra i 6-7 (classe II elementare, CE) e i 13-14 anni (classe III
media, CM).
Scopo dello studio: valutare la prevalenza dei sintomi di asma bronchiale nella città di Casoria, nella periferia
nord di Napoli.
Materiali e Metodi: è stato distribuito ai bambini di classe II elementare e II media delle scuole distribuite sull
intero territorio di Casoria un questionario autosomministrato del tipo ISAAC modificato. Il principale obiettivo è
stato individuare i soggetti con risposta positiva (definiti sintomatici) alle tre domande per suggestione di asma
(sibili al torace, tosse secca e dispnea).
Risultati: dei 2044 questionari distribuiti sono stati raccolti ed analizzati 1829 (89.5 %). La
percentuale di risposta ai questionari è stata 75.6 % (667/882) e 92 % (1062/1162) nei gruppi CE e CM
rispettivamente. La percentuale dei bambini sintomatici era 12.8 % CE (86/667) e 12.5 % CM (145/1062).
212/231 (92%) avevano in precedenza ricevuto diagnosi di asma bronchiale e 138/231 (60%) erano sottoposti a
terapia con farmaci antiasmatici. 190/231 bambini (90 CE and 100 CM) sono stati sottoposti a spirometria
semplice, mostrando che 2 soggetti del gruppo CE presentavano un pattern ventilatorio di ostruzione bronchiale
di grado moderato (50% < FEV1 < 80%).
Conclusioni: la popolazione pediatrica scolastica nella città di Casoria presenta una prevalenza di sintomi
asmatici più alta rispetto alla media nazionale italiana. Inoltre, l uso del questionario auto somministrato si è
dimostrato un utile strumento per l analisi epidemiologica per l identificazione di soggetti con aumentato rischio
di asma bronchiale.
La distribuzione dei sintomi di asma nell intera popolazione scolastica pediatrica del territorio cittadino di Casoria
necessita di ulteriori studi.
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Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
ASMA BRONCHIALE E ALLERGIA ALIMENTARE: METODICHE DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE.
Authors:
V. Pecora (1), E. Nucera (1), C. Lombardo (1), A. Buonomo (1), T. De Pasquale (1), C. Roncallo (1), E.
Pollastrini (1), L. Di Candia (1), S. Musumeci (1), G. Altomonte (1), C. Alonzi (1), V. Sabato (1), D. Schiavino (1),
G. Patriarca (1)
Affiliations:
(1) Servizio di Allergologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica Sacro Cuore. Roma ITALY
Body:
L’allergia alimentare è stimata nella popolazione adulta intorno al 2%, mentre in quella pediatrica intorno al 5% e
può determinare la comparsa di disturbi cutanei (sindrome orticaria-angioedema, eritema), disturbi
gastrointestinali (dolori addominali, diarrea, vomito), disturbi respiratori (asma bronchiale, rinite) e manifestazioni
sistemiche (shock anafilattico, anafilassi da sforzo fisico post-prandiale). In letteratura la correlazione esistente
tra allergia alimentare e manifestazioni respiratorie è scarsamente valutata; in uno studio recentemente condotto
su una popolazione pediatrica con allergia alimentare la prevalenza dell’asma bronchiale si aggira intorno
all’8%.
Presentiamo il caso di una donna di 38 anni con storia clinica di asma bronchiale e rinite correlata all’ingestione
di uovo. Un’accurata anamnesi ha permesso di mettere in relazione l’ingestione dell’alimento e la comparsa
delle manifestazioni respiratorie; tali disturbi comparivano solamente in seguito all’ingestione di alimenti
contenenti uovo. Nel caso di sospetta allergia alimentare l’iter diagnostico prevede l’esecuzione di test cutanei
sia con gli estratti del commercio che con gli alimenti freschi (metodica prick by prick), di test in vitro (dosaggio
delle IgE specifiche - RAST), di diete di eliminazione ed, infine, l’esecuzione di test di provocazione orale in
doppio cieco controllato con placebo.
Nel nostro caso si è riscontrata una positività delle cutireazioni eseguite sia con l’estratto commerciale che con
l’alimento fresco (tuorlo e albume) e un elevato tasso delle IgE specifiche per il tuorlo, l’albume e le sue frazioni
allergeniche (ovoalbumina e ovotrasferrina). Data la comparsa di disturbi sistemici di lieve entità (prurito oculare,
vellichio faringeo) in seguito all’esecuzione dei test cutanei con l’alimento fresco, non sono stati eseguiti i test di
provocazione orale con il tuorlo e l’albume. La paziente ha, quindi, effettuato con successo un trattamento
desensibilizzante specifico con il solo albume.
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Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
EFFETTO DI LEVOCETIRIZINA SU SINTOMI, QOL E INFIAMMAZIONE NELLA COMORBIDITÀ RINITEASMA
Authors:
M. Pasquali (1), A. Rogkakou (1), I. Baiardini (1), A. Riccio (1), C. Gamalero (1), G. Passalacqua (1), GW.
Canonica (1)
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia ITALY
Body:
Levocetirizina (LCZ) si è dimostrata efficace nella rinite allergica. Nel presente studio sono stati valutati oltre agli
effetti clinici, l’attività antinfiammatoria e gli effetti sulla QoL con uno strumento specificamente dedicato alla
comorbidità rinite-asma. 50 pazienti adulti con rinite persistente e asma da acari, dopo una settimana di
valutazione basale sono stati randomizzati a LCZ o placebo per 2 mesi. Sono stati valutati mediante punteggio i
sintomi nasali e quelli bronchiali. La qualità della vita è stata misurata con lo specifico questionario Rhinasthma
al baseline e dopo 2, 4 e 8 settimane. Agli stessi tempi sono stati valutati neutrofili, eosinofili e mediatori nello
scraping e lavaggio nasale. Quaranta pazienti hanno completato lo studio senza effetti collaterali.. I sintomi
hanno iniziato a ridursi nel gruppo attivo alla seconda settimana di terapia quando la differenza col placebo è
divenuta significativa (0.05) per rimanere tale fino al termine. A partire dalla seconda settimana di terapia si è
verificato un significativo miglioramento rispetto ai valori basali in tutti e quattro gli items del questionario
Rhinasthma (rinite, asma, totale e impatto generale) solo nel gruppo attivo. Il confronto intergruppo è divenuto
significativo (p< 0.05) alla quarta settimana. Solo 2 pazienti del gruppo attivo verso 13 del gruppo placebo
hanno usato rescue medications. Si è osservata una significativa riduzione delle cellule infiammatorie nasali solo
nel gruppo attivo. In conclusione, LCZ è efficace nella rinite perenne associate all’asma, ove migliora
significativamente la qualità della vita.
91
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
GLI ALLERGENI DEL CONIGLIO SONO FATTORE DI RISCHIO DI SENSIBILIZZAZIONE ANCHE IN
SOGGETTI NON ESPOSTI PROFESSIONALMENTE
Authors:
G. Liccardi (1), A. Piccolo (1), B. Dente (2), A. Salzillo (1), P. Noschese (1), G. Lobefalo (1), JA. Gilder (3), M.
Russo (1), G. D Amato (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) Laboratorio di Analisi Cliniche
Ospedale San Paolo, Napoli , (3) Scientific Communications, Napoli
Body:
Sebbene i conigli domestici siano divenuti molto comuni come animali da compagnia, sono estremamente scarsi
i dati della letteratura sulle caratteristiche della sensibilizzazione allergica in soggetti che non abbiano una
esposizione professionale.
Lo scopo dello studio è stato quello di determinare le peculiarità della sensibilizzazione allergica, il ruolo della
esposizione diretta o indiretta a questi animali ed ai loro allergeni in soggetti non a contatto professionale. Da
una popolazione di 1124 pazienti esaminati consecutivamente, abbiamo selezionato tutti i soggetti con
cutipositività all epitelio di coniglio di cui sono state registrate la storia clinica, le modalità di esposizione al
coniglio, i risultati dei test cutanei (SPTs) e della valutazione delle IgE totali / specifiche circolanti. E stata infine
calcolata la prevalenza del possesso di tali animali nella nostra area geografica. Da un gruppo di 753 pazienti
con SPTs positivi per almeno un allergene, 20 (2.65 %) risultavano sensibilizzati al coniglio ( 5 erano
monosensibili). Quindici soggetti riferivano contatti diretti con coniglio (7 per possesso e 8 per contatti
occasionali fuori casa); 3 pazienti avevano contatto indiretto con possessori di coniglio ed infine 2 individui
negavano qualunque apparente esposizione. I pazienti monosensibili (con coniglio in casa) presentavano
sintomi respiratori persistenti di grado moderato-severo. La prevalenza del possesso di coniglio nella zona di
Napoli è di 1.56 %.
Conclusione: in individui suscettibili senza esposizione professionale, il contatto diretto con il coniglio e, in alcuni
casi, anche esposizione indiretta o apparentemente il non contatto, possono determinare sensibilizzazione
allergica. Risulta verosimile un incremento di questa sensibilizzazione ( anche per esposizione indiretta come
avviene per cani / gatti ) nel futuro come conseguenza dello aumento della abitudine a tenere il coniglio come
animale da compagnia.
92
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
I CAPELLI UMANI COSTITUISCONO UNA INSOSPETTATA MODALITA DI ESPOSIZIONE AGLI
ALLERGENI DEL GATTO
Authors:
G. Liccardi (1), D. Barber (2), M. Russo (1), M. D Amato (1), G. D Amato (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) ALK-Abellò S.A. Madrid,
Spagna
Body:
Risulta convincentemente dimostrato che gli allergeni del gatto sono ubiquitari poiché gli abiti dei possessori di
questo animale costituiscono un mezzo per la distribuzione dello allergene principale ( Fel d 1) negli ambienti
confinati non contaminati. Considerando che il Fel d 1 è in grado di aderire ad una varietà di superfici differenti,
abbiamo voluto verificare se i capelli umani appartenenti ad individui con o senza gatto in casa potessero
rappresentare una riserva di allergene nonché un possibile veicolo di diffusione.
Abbiamo esaminato 73 donne ( 25 con gatto maschio non castrato in casa, 25 con cane in casa, e 23 soggetti
controllo senza alcun contatto con animali). La aspirazione del materiale dai capelli è stata effettuata utilizzando
una versione modificata di un campionatore portatile a batteria ( Par trap FA 52, Coppa Biella). Il materiale
articolato veniva catturato da filtri di lana di vetro ( 25 mm di diametro, con pori di 2 mcmAP 20 Millipore, Milano),
estratto in buffer fosfato e quindi sottoposto alla valutazione dello allergene del gatto utilizzando un anticorpo
monoclonale anti-Fel d 1 su base ELISA.
Apprezzabili quantità di allergene del gatto sono state evidenziate rispettivamente in 2 soggetti controllo, in 2
donne con cane in casa ed in 13 donne con gatto in casa.
Conclusione : in oltre la metà delle donne possessori di gatto, i capelli costituiscono una significativa riserva di
Fel d 1. Sembra pertanto verosimile che queste quantità di allergene del gatto possano contribuire alla
sensibilizzazione allergica allorché rilasciate in ambienti interni non contaminati.
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Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
ADERENZA AD IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE NEI PAZIENTI PEDIATRICI
Authors:
A. Musarra, S. Pecora, G. Passalacqua, G. Senna
Affiliations:
(1) Unità di Allergologia, Reggio Calabria , (2) ALK-Abellò, Lainate, Milano , (3) Clinica Malattie Apparato
Respiratorio e Allergologia, Università di Genova , (4) Servizio di Allergologia, Ospedale Maggiore di Verona
Body:
Poiché la immunoterapia sublinguale (SLIT) è autogestita dal paziente domiciliarmente, sono state sollevate
perplessità riguardo alla compliance. Scopo dello studio è stata la misurazione quantitativa della aderenza alla
SLIT in età pediatrica nella vita reale. Specialisti Allergologi su tutto il territorio nazionale dovevano registrare la
compliance di bambini a cui era stata prescritta SLIT per allergopatia respiratoria. La SLIT (SLITone, ALKAbellò, Lainate) consisteva di una breve fase di updosing (10 giorni) seguita da un mantenimento con flaconcini
monodose da assumere giornalmente. Venivano effettuate alle famiglie telefonate non programmate nel corso
del 3 e 6 mese, chiedendo di contare al momento il numero di monodosi rimaste nella confezione. Sulla base
della data di inizio della SLIT veniva effettuato il calcolo della aderenza. Sono stati inclusi nel database 71
bambini (38 maschi, età media 9,43, range 2-13 anni). Trenta avevano rinocongiuntivite, 4 asma, e 37
rinite+asma. La SLIT era stata prescritta per: acari in 57 (81%) pazienti, graminacee in 11 (15%) e
graminacee+olivo in 3 (4%). I dati della aderenza si sono ottenuti in tutti i bambini al terzo mese e in 56 al sesto
mese (I restanti avevano effettuato SLIT prestagionale o avevano sospeso). La compliance risultava >75% in
85% dei bambini al terzo mese e in 84% al sesto mese. Più del 60% avevano una compliance >90%. In 4 casi la
SLIT è stata sospesa per il costo giudicato troppo elevato e in un caso per edema ricorrente delle mani
(giudicato non correlabile alla SLIT). La modalità di rimborso, lo stato socioeconomico delle famiglie e il tipo di
patologia non hanno influenzato la compliance. La SLIT a regime semplificato (SLITone) consente un elevato
grado di aderenza, pari o superiore a quello registrato in pediatria con molti farmaci.
Per conto dell EASY STUDY GROUP
94
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
PREVALENZA E CARATTERISTICHE DELLA SENSIBILIZZAZIONE AL CONIGLIO IN ITALIA
Authors:
G. Liccardi (1), G. Passalacqua (2)
Affiliations:
(1) Pneumologia e Allergologia. Ospedale A.Cardarelli Napoli , (2) Clinica di Malattie dell Apparato Respiratorio
e Allergologia, Università di Genova
Body:
Il coniglio si sta diffondendo sempre più come animale domestico, ma esistono pochi dati sulla sensibilizzazione
a questo animale in soggetti senza esposizione lavorativa. In uno studio crossectional multicentrico abbiamo
valutato la prevalenza in Italia di sensibilizzazione al coniglio in atopici. Specialisti di 26 centri hanno raccolto I
dati di circa 100 pazienti con allergopatia respiratoria ed almeno una sensibilizzazione cutanea ad un panel
standard di allergeni, incluso epitelio di coniglio. Per i positivi al coniglio è stata valutata anche la modalità di
esposizione. 2329 pazienti ambulatoriali sono stati screenati: 1602 sono risultati positivi ad almeno un
allergene. Tra questi, 39 (2,43%) erano sensibilizzati al coniglio, di cui 4 monosensibili. La prevalenza di
sensibilizzazione è risultata variare tra 0,65 % e 4.72 %. Diciannove dei 39 pazienti riportavano contatto diretto
con il coniglio (10 possessori a casa e 9 per contatto occasionale documentato); 5 pazienti riportavano contatto
indiretto e 15 soggetti non avevano mai avuto contatti con conigli. Tutti e 4 i monosensibili erano possessori di
coniglio a casa ed avevano asma moderata-severa o rinite persistente severa. In conclusione, la prevalenza di
sensibilizzazione a coniglio non è trascurabile ed essa può essere presenTe anche in assenza di contatto diretto
o indiretto con lo animale.
LAVORO EFFETTUATO DAL GRUPPO DI STUDIO ALLERGOLOGIA SIMER
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Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
LIVELLI DI SENSIBILIZZAZIONE CUTANEA E SIEROLOGICA AD ALLERGENI DEL GATTO IN SOGGETTI
CON O SENZA ANIMALE A CASA
Authors:
G. Liccardi (1), S. Martin (2), M. Lombardero (2), D. Barber (2), M. D Amato (1), M. Cazzola (1), G. D Amato (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) Alk Abellò, Madrid, Spain
Body:
La correlazione tra possesso di animali domestici ed il rischio di sviluppare sensibilizzazione allergica nei
confronti dei loro allergeni è tuttora ampiamente controversa.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il grado di reattività cutanea immediata ed i livelli di IgE e IgG4
specifici nei confronti dello allergene del gatto in pazienti sensibilizzati, esposti direttamente o indirettamente allo
animale. Abbiamo studiato 112 soggetti sensibilizzati agli allergeni del gatto (43 con e 69 senza gatto in casa),
52 individui controllo (27 atopici non allergici al gatto e 25 non atopici). Il grado di reattività cutanea è stato
valutato utilizzando, in duplicato, skin prick test (SPTs) con quattro diluizioni scalari di estratto allergenico
epiteliale di gatto con il contenuto in allergene maggiore quantificato in microgrammi, più il controllo positivo e
quello negativo. I risultati delle aree dei ponfi sono stati valutati con sistema informatico (Parallel Line Assay). Ad
ogni paziente veniva prelevato un campione di sangue per la valutazione delle IgE e IgG4 specifiche.
I pazienti con gatto in casa presentavano un minor grado di reattività cutanea ( differenza 3.4 ; P< 0.01 ) rispetto
a quelli senza gatto. Non vi erano differenze statisticamente significative tra i livelli di IgE specifiche nei due
gruppi ( P = 0.065), al contrario i livelli di IgG4 specifiche anti-Fel d 1 erano significativamente più alte nei
soggetti con lo animale in casa (P< 0.001).
Conclusione : i risultati dello studio dimostrano che la esposizione diretta al gatto in adolescenti ed adulti con
allergia respiratoria è associata ad una minore reattività cutanea ( stabilita mediante SPTs) all estratto
allergenico di gatto rispetto alla esposizione indiretta. Nei pazienti con gatto in casa i livelli medi di IgE specifiche
sono statisticamente comparabili mentre i livelli di IgG4 sono più alti rispetto agli individui non esposti ad
animale. Tali riscontri sottolineano la importanza della esposizione indiretta agli allergeni del gatto come fattore
di rischio di sensibilizzazione delle vie aree nei soggetti suscettibili.
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Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
PERSISTENZA DI EFFICACIA A LUNGO TERMINE INDOTTA DA IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE IN
PAZIENTI CON ALLERGOPATIA RESPIRATORIA
Authors:
C. Lombardi (1), E. Feudatari (1), D. Barili (1), GW. Canonica (2), G. Passalacqua (2)
Affiliations:
(1) Pneumoallergologia, Ospedale S.Orsola FBF, Brescia, (2) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e
Allergologia, Università di Genova.
Body:
I dati sulla efficacia a lungo termine dopo la sospensione di immunoterapia sublinguale (SLIT) sono ancora
scarsi. Abbiamo pertanto valutato tale effetto clinico dopo almeno tre anni dalla sospensione del trattamento,
utilizzando un gruppo di controllo correlato per caratteristiche cliniche ma non trattato con SLIT. Sono stati
seguiti 46 pazienti trattati con SLIT per tre anni e 42 controlli trattati solo con farmaci. La età media dei pazienti
era di 33.5 e 35 anni, tutti avevano rinite e 85% anche asma. La SLIT è stata somministrata per acari in 25% dei
pazienti e per pollini nei rimanenti. Il punteggio medio totale dei sintomi registrati al basale e dopo tre anni di
interruzione della SLIT era 12.7 vs 5.7 (p<0.01), mentre nei controlli agli stessi tempi era 13.2 vs 11.4 (NS). Al
termine della SLIT e dopo tre anni di sospensione della stessa, la qualità di vita (questionario Rhinasthma)
permaneva migliore nei trattati che nei controlli per la maggior parte degli items. Non sono disponibili per la
qualità della vita i dati basali in quanto allo inizio dello studio il questionario non era ancora valicato.
Continuando a seguire nel tempo i pazienti, si è osservato che il beneficio clinico comincia a ridursi (sulla base
dei punteggi sintomatologici) dopo 4 anni di sospensione del trattamento (p< 0.05). Questo dato si conferma
anche analizzando il consumo di farmaci per rinite e asma. Non si è osservato alcun effetto sul numero di
sensibilizzazioni cutanee. In conclusione, la SLIT somministrata per almeno tre anni mostra una efficacia a lungo
termine (almeno tre anni) che si manifesta anche sulla qualità della vita.
97
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
BRONCHITE EOSINOFILA OCCUPAZIONALE
Authors:
F. Di Stefano (1), N. Verna (2), L. Di Giampaolo (2), M. Di Gioacchino (2)
Affiliations:
(1) Medicina Respiratoria, Ospedale G. Bernabeo, AUSL Chieti Ortona (CH) ITALY, (2) Dipartimento di Medicina
Interna, Unità di Allergologia e Fisiopatologia Respiratoria, Università G. d' Annunzio Chieti ITALY
Body:
La bronchite eosinofila senza asma può insorgere in conseguenza di esposizioni professionali. Descriviamo il
caso di un lavoratore di una fonderia ed un fornaio che hanno sviluppato sintomi in seguito ad esposizione
rispettivamente ad isocianati e farina. La tosse non era associata ad ostruzione delle vie aeree nè ad
iperreattività bronchiale ed era responsiva agli steroidi inalatori. Nello sputo indotto abbiamo rilevato eosinofilia
relata all’esposizione professionale sia nel luogo di lavoro che in laboratorio attraverso un test di provocazione
bronchiale specifico.
L’esame dell’ espettorato indotto dovrebbe essere complementare alla valutazione obiettiva della funzionalità
respiratoria in soggetti che lamentano tosse “ simil asmatica ” nel posto di lavoro.
References
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Gibson PG, Dolovich J, Denburg J, Ramsdale EH, Hargreave FE. Chronic cough: eosinophilic bronchitis
without asthma. Lancet 1989; 17: 1346-7
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treatment. Thorax 2002; 57: 178-82
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unknown occupational airway disease. J Allergy Clin Immunol 1997; 100: 852-3
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6)
Quirce S. Eosinophilic bronchitis in the workplace. Curr Opin Allergy Clin Immunol 2004; 4: 87-91
98
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
LIVELLI DI SENSIBILIZZAZIONE SIEROLOGICA AD ALLERGENE DI GATTO IN SOGGETTI CON O SENZA
ANIMALE IN CASA: STUDIO MULTICENTRICO
Authors:
G. Liccardi (1), MG. Mazzarello (2), G. Senna (3), M. Russo (1), D. Barber (4), S. Martin (4), B. Caruso (5), M.
Perfumo (2), C. Staffa (1), B. Dente (6), D. Manfredi (1), G. D Amato (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) Laboratorio di Patologia
Clinica, Ovada, Alessandria , (3) Servizio di Allergologia Ospedale Generale, Verona , (4) ALK-Abellò Group,
Madrid, Spagna , (5) Laboratorio di Patologia Clinica ed Ematologia Ospedale Generale, Verona , (6)
Laboratorio di Patologia Clinica, Ospedale San Paolo, Napoli
Body:
La correlazione tra esposizione al cane / gatto negli ambienti domestici e sviluppo di sensibilizzazione allergica
nei confronti dei loro allergeni è ancora oggetto di dibattito.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il ruolo della esposizione diretta o indiretta al gatto sui livelli di
produzione delle IgE specifiche circolanti anti allergene del gatto.
Sono stati reclutati nello studio 306 soggetti adulti con una pregressa diagnosi di sensibilizzazione allergica al
gatto effettuata mediante skin-prick-test (SPTs). Nello ambito di questo gruppo di pazienti di ambo i sessi
sensibilizzati al gatto ( ma anche nei confronti di altri comuni pneumoallergeni ), 150 possedevano lo animale da
almeno 10 anni (esposizione diretta) e 156 non avevano mai posseduto lo animale ( esposizione indiretta). Un
questionario interno specificamente creato per questo studio è stato utilizzato dai medesimi specialisti durante le
visite di screening. Sono stati annotati i risultati dei SPTs, i dati anamnestici e clinici, i periodi di riacutizzazione
dei sintomi e le caratteristiche della esposizione allo animale. Le IgE specifiche sono state valutate mediante
Pharmacia CAP system Feia (Pharmacia Diagnostics, Uppsala Sweden) ed Immulite 2000 ( Diagnostic Products
Corporation, Los angeles, USA).
Sebbene le IgE specifiche anti-allergene del gatto erano significativamente più alte nei pazieti con gatto in casa (
F= 42.77; p< 0.001), alti livelli di IgE specifiche venivano riscontrati anche nei pazienti non esposti all animale.
Conclusione : i risultati dello studio dimostrano che il livello di sensibilizzazione sierologica agli allergeni del gatto
può essere rilevante anche nei soggetti senza contatto diretto (esposizione indiretta).
99
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
EFFETTO CLINICO E MODIFICAZIONE DEI RECETTORI CHEMOCHINICI INDOTTI A BREVE TERMINE DA
IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE
Authors:
L. Guerra (1), A. Riccio (1), C. Gamalero (1), C. Folli (1), D. Descalzi (1), A. Scordamaglia (1), G. Passalacqua
(1), GW. Canonica (1)
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, DIMI, Università di Genova
Body:
La efficacia clinica a medio-lungo termine di immunoterapia sublinguale (SLIT) è ampiamente comprovata.
Scopo di questo studio è stata la valutazione dei tempi di insorgenza nel breve periodo in relazione anche a
parametri immunologici sistemici. Sono stati reclutati 16 pazienti adulti di entrambi i sessi, affetti da
rinocongiuntivite persistente grave (secondo linee guida ARIA) e asma allergica moderata (secondo linee guida
GINA) causate da parietaria. Otto pazienti sono stati sottoposti a SLIT senza fase di induzione (Alk-abellò) e gli
altri 8 a terapia farmacologica per la rinite. Entrambi i gruppi ricevevano terapia continuativa per asma. Sono
stati valutati i diari clinici dei sintomi e consumo di farmaci per 8 settimane, prove di funzionalità respiratoria,
qualità della vita e marcatori immunologici su PMBC (CCR3, CXCR3, CD3+, CD4+, CD8+) dopo incubazione
con Par j 1. Il gruppo controllo ha raggiunto una differenza significativa dei punteggi clinici rispetto al basale alla
seconda visita dopo 7 giorni di terapia (p<0.01), mentre i pazienti trattati con SLIT hanno mostrato una riduzione
dei sintomi dopo 6 settimane di terapia, raggiungendo i punteggi del gruppo controllo. Tale differenza è dovuta
agli effetti immediati del trattamento farmacologico per la rinite. Non è stata evidenziata differenza significativa
nelle prove di funzionalità respiratoria nei due gruppi di studio, ma il gruppo SLIT ha significativamente ridotto la
terapia di fondo antiasmatica. I pazienti del gruppo SLIT, rispetto ai controlli, hanno mostrato miglioramenti
significativi nelle dimensioni Upper Airways (p<0.001) Respiratory Allergy Impact (p= 0.02) e Global Impact (p=
0.002) del questionario Rhinasthma. Gli unici marcatori chiaramente correlati alla clinica sono stati i recettori per
le chemokine. CXCR3 aumentava significativamente (8 vs 18 FSI) alla 4 settimana e si manteneva
significativamente più elevato del valore basale anche alla sospensione della SLIT. CCR3 aumentava
significativamente in corrispondenza del miglioramento per scendere di nuovo dopo sospensione della SLIT. La
SLIT senza fase di induzione ha quindi effetto rapido e induce un aumento del recettore CXCR3, correlato al
fenotipo Th1.
100
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
GRAVE REAZIONE ASMATICA DA SENSIBILIZZAZIONE AL CAVALLO SENZA ESPOSIZIONE NOTA.
DESCRIZIONE DI 2 CASI
Authors:
G. Liccardi (1), B. Dente (2), G. Senna (3), M. De Martino (1), L. D Amato (1), G. D Amato (1)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) Laboratorio di Patologia
Clinica, Ospedale San Paolo, Napoli , (3) Servizio di Allergologia Ospedale Generale, Verona
Body:
Numerose evidenze della letteratura hanno dimostrato che la esposizione professionale al cavallo incrementa il
rischio di sensibilizzazione all epitelio dello animale, al contrario sono molto scarni i dati riguardanti questo
rischio in individui che non hanno contatti diretti con cavalli.
Vengono descritti due casi di gravi manifestazioni respiratorie scatenate da una singola esposizione diretta al
cavallo in soggetti che, in tutta la loro vita, avevano avuto non più di 4-5 fugaci contatti con tali animali essendo
entrambi residenti nella area urbana di Napoli.
I test diagnostici cutanei e sierologici hanno evidenziato una marcata sensibilizzazione allergica all epitelio di
cavallo ( oltre che ad altri comuni pneumoallergeni).
Conclusione : i risultati di questo report ci indicano che in pazienti ( non consapevoli ) ma evidentemente già
sensibilizzati agli allergeni del cavallo, lo ultimo contatto diretto con lo animale ha scatenato la sintomatologia
respiratoria. Risulta verosimile pertanto che tale sensibilizzazione allergica sia, nella realtà clinica, più frequente
di quanto si possa comunemente ritenere. Sarebbe consigliabile infine testare questo allergene nella routine
diagnostica negli individui con elevata predisposizione atopica o in quelli con riconosciuta sensibilizzazione agli
epiteli degli altri più comuni animali da compagnia.
101
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
EFFICACIA DELL ASPIRAPOLVERE NELLA RIMOZIONE DI FEL D 1 DA TESSUTI CONTAMINATI PER
CONTATTO DIRETTO COL GATTO
Authors:
G. Liccardi (1), D. Barber (2), M. Russo (1), G. D Amato (1), G. De Giglio (1), G. Senna (3), GW. Canonica (4),
G. Passalacqua (4)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia ed Allergologia. Ospedale A.Cardarelli, Napoli , (2) Department of R&D. Abello
S.A, Madrid, Spagna , (3) Servizio di Allergologia, Ospedale Maggiore di Verona , (4) Clinica Malattie Apparato
Respiratorio e Allergologia, Università di Genova
Body:
Lo allergene principale del gatto, Fel d 1, è da considerarsi ubiquitario poiché evidenze della letteratura hanno
dimostrato che gli abiti dei possessori di questi animali fungono da veicolo per la dispersione di questo allergene
negli ambienti interni cat-free.
Abbiamo voluto valutare la efficacia di un comune aspirapolvere del commercio nella rimozione dello allergene
del gatto da tessuti di cotone contaminati mediante un prolungato contatto con l animale.Quindici rettangoli ( 80x
100 cm ) di un comune tessuto di cotone venivano tenuti nelle cucce di altrettanti gatti maschi per un periodo
fisso di 1 settimana. In laboratorio ogni rettangolo veniva diviso a metà , la prima di queste era aspirata
direttamente per la valutazione dell allergene mentre la seconda soltanto dopo una pulizia effettuata con un
aspirapolvere del commercio per 15 minuti. Cinque tessuti identici non esposti servivano come controlli. Il
materiale particolato veniva aspirato con un campionatore fisso ad alto volume, conservato su filtri di lana di
vetro (25 mm di diametro con maglie di 2 mcm), estratto in buffer Fosfato con BSA e quindi saggiato per la
ricerca del Fel d 1 con un anticorpo monoclonale specifico (metodo ELISA). I risultati sono stati espressi in
microgrammi di allergene per filtro.
Dopo uso di un aspirapolvere del commercio i quantitativi di Fel d 1 estratti dai tessuti contaminati non erano
significativamente ridotti rispetto a quelli riscontrati nei tessuti non trattati ( t = 3.117 ; P = 0.008 ). Nessuna
traccia di Fel d 1 è stata trovata nei tessuti controllo.
Conclusione : i risultati di questo studio dimostrano che l uso dello aspirapolvere non è in grado di rimuovere
significative quantità di allergene del gatto da tessuti di cotone esposti al gatto stesso. Per tale motivo l effetto
preventivo sulla dispersione dell allergene è da considerarsi di scarsa efficacia.
102
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
IL TIPO DI ALLERGENE INFLUENZA IL DECORSO DELL'ALLERGIA RESPIRATORIA. STUDIO
PROSPETTICO DI 3 ANNI
Authors:
M. Marogna (1), A. Massolo (2), P. Zanon (3), D. Berra (3), E. Chiodini (4), G. Passalacqua (5)
Affiliations:
(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena
, (3) Unità di pneumologia, Ospedale di Busto Arsizio , (4) UO Medicina Nucleare, Ospedale di Busto Arsizio ,
(5) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, Università di Genova
Body:
Numerosi fattori, non del tutto quantificati possono influenzare il decorso della allergia respiratoria. In uno studio
prospettico di 3 anni è stata valutata l’influenza del tipo di allergene sulla storia naturale. Pazienti ambulatoriali
affetti da rinite e/o asma allergica sono stati valutati al basale e dopo 3 anni. A seconda della presenza o meno
di iperreattività bronchiale sono stati distinti in rinitici puri e iperreattivi (con/senza asma manifesta). Inoltre, per
ciascun paziente è stato individuato (storia clinica, skin test e test di provocazione) un allergene clinicamente
rilevante. Sono stati seguiti 6.750 pazienti (età 12-46). La percentuale di rinitici puri era 81% all’inizio e 48%
dopo 3 anni. La percentuale con iperreattività bronchiale saliva dal 18% al 58% per gli acari, dal 22% al 49% per
betulla, da 18% a 44% per graminacee e da 17% a 32% per parietaria, con una significativa differenza tra gli
allergeni (p<0.05). Dei pazienti con rinite pura al basale, evolvevano in iperreattività 66% degli allergici ad acari,
58% per la betulla, 49% per le graminacee e 40% per la parietaria. Simili differenze si osservavano
considerando soltanto i pazienti monosensibili. Peraltro, la percentuale di monosensibili scendeva dal 18% al
10% in tre anni, ed i soggetti allergici ad acari sviluppavano nuove sensibilizzazioni con maggior frequenza. In
conclusione, il tipo di allergene clinicamente rilevante può influenzare il decorso della allergopatia respiratoria.
103
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
L'AGOPUNTURA NEL TRATTAMENTO DELLA DIPENDENZA TABAGICA, NOSTRA ESPERIENZA
Authors:
G.P. IVALDI, M. MUSSO, P. TORIELLI, E. DE PASCALE
Affiliations:
(1) A.O. VILLA SCASSI GENOVA ITALY, (2) A.O. VILLA SCASSI GENOVA ITALY, (3) A.O. VILLA SCASSI
GENOVA ITALY, (4) A.O. VILLA SCASSI GENOVA ITALY
Body:
INTRODUZIONE: nel 2002 si è attivato un Ambulatorio a conduzione intra moenia per la Lotta al Tabagismo
presso l'A.O. Villa Scassi di Genova. Gli AA valutano i risultati ottenuti con i vari trattamenti eseguiti e
confrontano la percentuale di successo ottenuta con Bupropione e Psicoterapia, consigliati nelle linee guida
nazionali, con quelli ottenuti con Agopuntura.
METODI: i pazienti afferenti all'Ambulatorio, sono stati sottoposti a visita pneumologica, colloquio psicologico
con somministrazione di test psicometrici per valutare motivazione a smettere e dipendenza dalla nicotina,
spirometria, saturimetria arteriosa, monitoraggio clinico e del CO espirato per un anno. Quindi i soggetti
venivano indirizzati, in base alla valutazione precedente, e tenendo conto di loro particolari esigenze, a 1
differente trattamento: Bupoprione/NRT o Agopuntura o Trattamento Psicologico. A tutti i soggetti,
indipendentemete dal trattamento in corso venivano inoltre consigliati comuni metodi comportamentali (diario del
fumo) e sostitutivi della gestualità (bocchini PAIPO). L'Agopuntura, praticata da medico qualificato, si conduceva
in 4 sedute individuali, con la stimolazione di punti auricolari, facciali e sistemici secondo la Teoria Tradizionale
Cinese, individualndo il giorno per smettere (GPS) alla terza seduta.
RISULTATI: sono stati valutati dal 2002 al 2005, 142 soggetti, di cui 12 non ritenuti idonei ad alcun trattamento,
11 hanno interrotto precocemente, 16 persi al follow up, 13 sono in fase di reclutamento.
Le percentuali di successo, inteso come completa cessazione con valutazione della CO espirata al 1°. 3 ° e 6°
mese per i 90 soggetti trattati a 6 mesi dalla cessazione della terapia sono:
TRATTAMENTO
POST
6MESI
AGOPUNTURA SUCCESSO
INSUCCESSO
22(75,9%)
7(24,1%)
20(71,4%)
8(28,6%)
FARMACO
29(69%)
13(31%)
23(54,8%)
19(45,2%)
SUCCESSO
INSUCCESSO
PSICOLOGICO SUCCESSO
INSUCCESSO
14(73,7%)
5(26,3%)
14(77,8%)
4(22,2%)
CONCLUSIONI: si evidenzia un buon successo terapeutico, sostanzialmente sovrapponibile per i vari
trattamenti in questione e concorde con i risultati riportati in letteratura. In particolare l'agopuntura associata a
metodi comportamentali nell'ambito di un Ambulatorio multidisciplinare si è dimostrata metodica interessante
come precentuale di successo, confrontabile comunque con i risultati dei trattamenti raccomandati dalle linee
guida nazionali.
104
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
ASMA DA IPERSENSIBILITA' DI TIPO I IN PAZIENTE CON BPCO
Authors:
L. Giannetto (1), P. Quattrocchi (1), G.R. Lombardo (1), G. Lombardo (1), B. Ferlazzo (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA UMANA ,U.O.C. DI ALERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA
CLINICA.POLICLINICO UNIVERSITARIO DI MESSINA ITALY
Body:
Si descrive il caso di un paziente di 75 anni, affetto da parecchio tempo da BPCO, in trattamento con B2 agonisti
e cortisonici topici (formoterolo+ budesonide) ; senza segni di scompenso ne' di riacutizzazione negli ultimi tre
anni.
E' giunto alla nostra osservazione per il manifestarsi di diversi episodi, a suo dire dopo l'ingestione di
zucca(Cucurbita pepo), caratterizzati da dispnea intensa e tosse .Per tale sintomatologia veniva trattato con
cortisonici e.v. e salbutamolo. Il paziente riferiva inoltre, di aver sofferto di rinite allergica stagionale da
ipersensibilità ad Olea Europea e di avere effettuato in passato ,ITS per tale allergene, con risultati favorevoli.
Lo abbiamo,quindi sottoposto a prick-test per i principali aeroallergeni e trofoallergeni che ha confermato la
positività per Olea E.(+++) e per cucurbitacee mix (+++).E' stato ioltre, praticato prick-by-prick con zucca cotta al
vapore che ha confermato il risultato positivo.
Questo caso suggerisce di valutare con attenzione i pazienti con BPCO, in quanto un aggravamento del
quadro clinico potrebbe essere non solo legato alle condizioni di base. o a sovrapposizioni microbiche, ma
anche ad altri fattori eziopatogenetici quali le immunoreazioni di tipo I.
105
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
TERAPIA STEROIDEA INALATORIA E PRESSIONE ENDOCULARE NELL'ASMA BRONCHIALE
Authors:
S. GESUALDI (1), M. AIELLO (1), C. SANGERMANI (2), G.L. PRIMOMO (1), P. TZANI (1), M. COLELLA (1), S.
GANDOLFI (2), D. OLIVIERI (1), A. CHETTA (1)
Affiliations:
(1) DIP. DI SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA
ITALY, (2) DIP. SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA
ITALY, (3) DIP. TESTA-COLLO, SEZ. DI CL. OCULISTICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (4)
DIP. SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (5)
DIP. SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (6)
DIP. SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (7)
DIP. TESTA-COLLO, SEZ. DI CL. OCULISTICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (8) DIP.
SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY, (9) DIP.
SCIENZE CLINICHE, SEZ. DI CL. PNEUMOLOGICA, UNIV. DEGLI STUDI DI PARMA PARMA ITALY
Body:
I glucocorticosteroidi sono attualmente i farmaci antinfiammatori più efficaci per il trattamento dell’asma
bronchiale. Sono in grado, infatti, di migliorare la funzionalità respiratoria, ridurre il grado di iperreattività
bronchiale, i sintomi, la frequenza e la severità delle esacerbazioni e di migliorare la qualità di vita. Trattamenti
prolungati con glucocorticosteroidi possono, però, indurre effetti indesiderati. Lo scopo di questo studio è di
valutare se la terapia steroidea inalatoria possa associarsi ad aumento del tono oculare.
Abbiamo reclutato 100 pazienti asmatici (64 donne; età 42 +/- 15 anni; BMI 26 +/- 6 Kg/cm2) non diabetici, né
ipertesi con positività al test di provocazione bronchiale con metacolina e/o a quello di reversibilità bronchiale
con beta2-agonista. Di questi pazienti, 72 (48 donne;età 43 +/- 15 anni; BMI 27 +/- 6 Kg/cm2) al momento dello
studio erano in trattamento con steroidi inalatori (fluticasone, budesonide o beclometasone), i restanti 27 (16
donne; età 39 +/- 16 anni; BMI 25 +/- 4 Kg/cm2) non assumevano terapia antiasmatica.
La pressione endoculare, misurata in cieco con lo stesso tonometro, non differiva tra i due gruppi (13,8 +/- 2,2
mmHg vs 13,7 +/- 2,4 mmHg). Non c’era inoltre correlazione tra la dose cumulativa di steroide (range 2,723884,40 mg) e la pressione oculare media del primo gruppo di pazienti. I 27 pazienti del secondo gruppo sono
stati sottoposti successivamente a terapia inalatoria con fluticasone 0,5-1,0 mg/die o budesonide 0,32-0,80
mg/die per un periodo di almeno 90 giorni. In questo gruppo la seconda misura della pressione endoculare,
eseguita a 90 giorni dall’inizio della terapia con glucocorticosteroidi inalatori, non differiva significativamente
dalla prima (14,0 +/- 2,5 mmHg vs 13,7+/-2,4 mmHg).
Questo studio evidenzia come in pazienti asmatici, senza fattori di rischio per glaucoma, la pressione endoculare
non sia in relazione alla dose cumulativa di steroide inalatorio assunto e non si modifichi significativamente dopo
terapia corticosteroidea protratta per un periodo di almeno 90 giorni.
106
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
LA DIMINUZIONE DI ESPRESSIONE DI HSP60 E HSP10 E' ASSOCIATA A CARCINOGENESI EPITELIALE
BRONCHIALE IN FUMATORI CON BPCO
Authors:
F. Cappello (1), A. Di Stefano (2), I. Gnemmi (2), S. David (1), F. Rappa (1), S.E. D'Anna (3), F. Magno (2), B.
Balbi (2), G. Zummo (1)
Affiliations:
(1) Anatomia Umana, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) Fondazione S. Maugeri, IRCCS Veruno(NO)
ITALY, (3) Patologia Umana, Università di Palermo Palermo ITALY, (4) Fondazione S. Raffaele, IRCCS
Cefalù(PA) ITALY
Body:
RAZIONALE: la relazione tra l’abitudine al fumo di sigaretta (CSH), la bronchite cronica ostruttiva (BPCO) e il
tumore al polmone (LC) è un campo aperto di ricerca. Una più alta frequenza di adenocarcinoma è stata
riscontrata in pazienti con BPCO. Le proteine dello shock termico (Hsps) sono coinvolte nella differenzazione e
nella crescita di cellule tumorali. Lo scopo di questo studio è di valutare l’espressione di Hsps60 e di Hsps10 in
biopsie bronchiali di soggetti fumatori con BPCO e l’associazione tra l’espressione di Hsps e le fasi
carcinogenetiche del tumore al polmone.
METODI: abbiamo eseguito uno studio immunoistochimico per l’identificazione di Hsp60 e Hsp10 in biopsie
bronchiali in 35 pazienti con BPCO (FEV1post-broncodilatatore:53±19% (media±SD)) con una storia di abitudine
tabagica (53±34 (media±SD) pacchi/anno) e in 10 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule
(NSCLC). L’immunopositività è stata quantificata nell’epitelio bronchiale e nei campioni con NSCLC.
RISULTATI: nei fumatori con BPCO 10 dei 35 pazienti avevano un epitelio bronchiale normale (NBE), 12
pazienti mostravano un’iperplasia delle cellule basali (BCH), 5 metaplasia squamosa (MS) e 8 displasia (Dy).
Abbiamo trovato che il 58±23%, il 54±23% di NBE e 48±29% e 52±26% di BCH esprimevano Hsp60 e Hsp10,
rispettivamente; al contrario solo il 3±3% e 3.6±2% di SM, 1.9±4% e 1.1±2% di Dy esprimevano Hsp60 e Hsp10.
I Campioni di NSCLC erano negativi per le proteine Hsps. E’ interessante notare che anche la presenza di NBE
ai margini dei campioni NSCLC era negativa per le proteine Hsps.
CONCLUSIONI: il nostro studio ha mostrato che la bassa immunopositvità di Hsp60 e di Hsp10 potrebbe essere
correlata allo sviluppo ed alla progressione di cancro bronchiale in fumatori con BPCO.
107
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
SOVRAESPRESSIONE EPITELIALE DI INTERLEUCHINA-8 NELLE BIOPSIE BRONCHIALI DI PAZIENTI
CON BRONCHITE CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)
Authors:
F. Magno (1), G. Sivverini (1), I. Gnemmi (1), A. Capelli (1), S.E. D'Anna (2), F. Cappello (3), P. Balbo (4), P.
Brun (5), F.L.M. Ricciardolo (6), B. Balbi (1), A. Di Stefano (1)
Affiliations:
(1) Fondazione S. Maugeri, IRCCS; Veruno(NO) ITALY, (2) Fondazione S. Raffaele, IRCCS Cefalù(PA) ITALY,
(3) Anatomia Umana, Università di Palermo Palermo ITALY, (4) Pneumologia Ospedale di Novara Novara
ITALY, (5) Istituto di Istologia ed Embriologia, Università di Padova Padova ITALY, (6) Divisione di Pneumologia,
IRCCS, G. Gaslini Genova ITALY
Body:
Nella BPCO è stato riscontrato un aumento di neutrofili, in particolare nello sputo e nel BAL di pazienti
lievi/moderati e nelle biopsie bronchiali di pazienti con malattia di grado severo. Le chemochine CXC e i loro
recettori si pensa giochino un ruolo nell’attivazione e nella migrazione neutrofilica. Abbiamo studiato
l’immunoespressione di CXCL1 (GROa), CXCL5 (ENA78), CXCL8 (IL-8) e i loro recettori CXCR –1 e –2 e del
GMCSF in biopsie bronchiali di soggetti con BPCO di grado severo stabile (n=13; 33±9 post-broncodilatatore
FEV1% pred.), BPCO stabile lieve/moderata (n=12; 72±12 post-broncodilatatore FEV1% pred.), in controlli
fumatori (n=12; 106±12 FEV1 %pred.) e in controlli non fumatori (n=11; 115±14 FEV1% pred.). Le molecole
sopra menzionate sono state analizzate mediante immunoistochimica in biopsie bronchiali congelate.
L’immunopositività è stata valutata mediante assegnazione di uno score (0-3) nell’epitelio e quantificata come
numero di cellule immunopositive/mm2 nella sottomucosa. Nella BPCO di grado severo e lieve/moderato
(mediana (range): 2.5 (1.5-2.5), rispettivamente) vi era una più alta immunopositività per IL-8 nell’epitelio rispetto
ai controlli fumatori (1.5(1-1.5), p<0.025) e ai controlli non fumatori (1.0(0.5-2.5), p<0.025). Nessuna differenza
significativa è stata osservata per quanto riguarda l’espressione epiteliale di GROa, ENA78, IL-8, GMCSF e i
recettori CXC–1 e –2. Il numero di cellule immunopositive che esprimono GROa, ENA78, IL-8, GMCSF e i
recettori CXC–1 e –2 nella sottomucosa non differiva nei 4 gruppi. In tutti i fumatori (n=37) una correlazione
debolmente positiva è stata osservata tra l’espressione epiteliale di IL-8 e il numero di neutrofili nella
sottomucosa. (R=0.45, p=0.07). Questi dati mostrano che la sovraespressione epiteliale di IL-8 può giocare un
ruolo nel mantenere la neutrofilia nella mucosa bronchiale dei pazienti con BPCO.
108
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
LA PERSISTENZA DELL'ESPOSIZIONE AGLI ALLERGENI ACCELERA IL DECADIMENTO DELLA
FUNZIONE RESPIRATORIA NEI PAZIENTI CON ASMA BRONCHIALE PROFESSIONALE ALLERGICO.
Authors:
M. Di Gioacchino (1), E. Cavallucci (1), N. Verna (1), L. Di Giampaolo (1), R. Della Vecchia (1), P. Boscolo (1)
Affiliations:
(1) Università G. d'Annunzio Chieti ITALY
Body:
I pazienti asmatici hanno un decadimento della funzione polmonare superiore a quello osservato nei soggetti
non malati. E' verosimile che il rimodellamento delle vie aeree e l'infiammazione giochino un ruolo fondamentale
nel determinismo di tale fenomeno.
Lo studio che viene presentato è stato disegnato per valutare l'influenza del trattamento e della esposizione agli
allergeni sul decadimento della funzione polmonare in soggetti con asma bronchiale professionale allergico.
Allo scopo sono stati studiati 24 pazienti di cui 11 (gruppo A) avevano cambiato professione dopo la diagnosi di
allergia occupazionale e 13 (gruppo B) nell'impossibilità di trovare un nuovo lavoro avevano continuato la
precedente professione con la conseguente esposizione agli allergeni causali. Tutti i pazienti eseguivano
correttamente il trattamento farmacologico in base alle linee guida internazionali. é stato valutato il decadimento
della VEMS e della CV attuale rispetto a quella osservata al omento della diagnosi di asma (la prima diagnosi
era stata formulata nell'anno 1991+/- 6 anni). Si osservava una riduzione della CV e della VEMS in tutti i casi
superiore alla riduzione media che fisiologicamente di osserva per un invecchiamento di pari durata. Il gruppo B
tuttavia presentava una riduzione significativamente maggiore rispetto al gruppo B.
Lo studio dimostra che l'eliminazione del contatto con gli allergeni è quanto di più efficace nella prevenzione del
decadimento della funzione respiratoria nell'asmatico allergico. Lo studio altresì sottolinea l'importanza della
valutazione ed il controllo del rischio allergologico nella gestione dell'asma professionale.
109
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
ALLERGIA AI CORTISONICI
Authors:
E. DE BENEDICTIS (1), M. PEDERZOLI (2), A. FABIANI (1), M. SCHIAVINA (1)
Affiliations:
(1) AZIENDA OSPEDALIERA S ORSOLA-MALPIGHI BOLOGNA ITALY, (2) AZIENDA USL di BOLOGNA
BOLOGNA ITALY
Body:
I corticosteroidi rappresentano farmaci fondamentali nel trattamento di numerose patologie respiratorie per la
nota azione antinfiammatoria e antiallergica. L'ampio uso, sia per via topica che generale, di queste molecole
ha fatto emergere la possibilità, per molto tempo negata, di reazioni avverse di natura immunologica (di tipo I, III,
IV tipo secondo Gelle Coombs) o pseudoallergiche.
Si riporta il caso di un paziente di 45 anni, portatore di sarcoidosi polmonare stadio II (diagnosi istologica e
radiologica) e sottoposto a terapia con metilprednisolone 40 mg/die.
Al quinto giorno di terapia si ebbe comparsa di rush eritemato-papuloso al tronco ed agli arti intensamente
pruriginoso. L'immediata sospensione del trattamento condusse in pochi giorni a regressione spontanea del
quadro cutaneo.
Nel sospetto di una sensibilizzazione al corticosteroide e nella necessità di ricercare eventuali cross-reazioni il
paziente fu sottoposto a patch test per metilprednisolone, desametasone, betametasone, budesonide,
idrocortisone-21-acetato/17-butirrato, con lettura a 72 e 96 ore.
Il test epicutaneo risultò positivo per metilprednisolone (+++).
Allo scopo di identificare la molecola cortisonica alternativa al metilprednisone, sulla guida della negatività del
patch test, il paziente è stato sottoposto a test cutanei (prick test e intradermoreazioni con lettura a 30-40 min) a
betametasone risultati negativi e, il giorno successivo, a il test di esposizione orale a dosaggi crescenti della
medesima molecola, risultato ben tollerato.
E' stato quindi intrapreso il trattamento della patologia polmonare con betametasone senza che nei mesi
successivi si manifestassero segni riferibili a ulteriore sensibilizzazione.
Utilizzando i corticosteroidi e valutandone la efficacia è importante considerare la eventualità di una
sensibilizzazione, conoscerne le modalità di diagnosi,e le possibili cross-reazioni per una corretta scelta di una
molecola alternativa idonea al trattamento della patologia che stiamo affrontando.
110
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
EFFETTI DELL'ALLENAMENTO AEROBICO DI 12 SETTIMANE IN BAMBINI CON ASMA LIEVE
INTERMITTENTE
Authors:
MR. Bonsignore (1,2), S. La Grutta (3), F. Cibella (2), G. Cuttitta (2), M. Veca (4), B. Messineo (4), M. Profita (2),
A. Bonanno (2), G. Morici (4), V. Bellia (1), G. Bonsignore (2)
Affiliations:
(1) DIMPEFINU, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) Ist. di Biomedicina ed Immunologia Molecolare CNR
Palermo ITALY, (3) Osp. Pediatrico Di Cristina Palermo ITALY, (4) DIMES, Università di Palermo Palermo
ITALY
Body:
Sono stati studiati gli effetti di un programma di training aerobico (T) della durata di 12 settimane sulla reattività
bronchiale (AHR), la broncocostrizione da sforzo (EIB), la variabilità del PEF, il numero di riacutizzazioni
dell'asma (E) e la concentrazione a riposo dell'ossido nitrico esalato (eNO) in 50 bambini con asma lieve
intermittente (età media±SD: 10.4±2.2 anni) randomizzati a ricevere il trattamento con placebo (n=25) o
montelukast (LTRA, n=25) 5 mg/die. Un test da sforzo massimale e un test di broncoprovocazione con
metacolina (Mch) sono stati ottenuti in tutti i bambini prima e dopo T, e sono state registrate la frequenza e la
gravità delle E durante il periodo di T. L'allenamento non ha modificato il VO2picco/kg, la prevalenza di EIB
(placebo=50% and 40%, LTRA: 37% and 42%, rispettivamente prima e dopo T, NS) o la concentrazione di eNO
nei due gruppi (placebo: 30±23 and 28±12 ppb rispettivamente pre- e post-training; LTRA: 31±26 and 25±17
ppb, NS). Invece, T aumentava il VO2/kg alla soglia anaerobica, il carico massimo e la V'Epicco in entrambi i
gruppi (+20-30%). La gravità dell'AHR diminuiva dopo T in 9 bambini trattati con placebo e in 8 trattati con
LTRA. In particolare, nell'intero campione (n=%=), prima dell'allenamento la PD20 era <200 mcg di Mch in 24
bambini, e tra 200 e 2250 mcg in 26 bambini; alla fine dell'allenamento i bambini erano rispettivamente 16 e 23,
mentre 8 non mostravano AHR. La variabilità del PEF era simile nei due gruppi durante il periodo di T, ma la
frequenza delle E moderate era dimezzata durante T nel gruppo trattato con LTRA (0.2±0.4) rispetto alla media
su 12 settimane dell'anno precedente (0.4±0.3, p<0.05). Quindi, il training aerobico è sicuro ed esercita effetti
benefici nell'asma lieve intermittente, specialmente quando accoppiato alla terapia con LTRA. Inoltre, i nostri dati
suggeriscono che l'allenamento tende a ridurre l'AHR nell'asma; questa ipotesi dovrebbe tuttavia essere
verificata in bambini con asma moderato-severo.
111
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
Effects of Beclomethasone dipropionate, Salbutamol and Formoterol on fibroblasts.
Authors:
D. Descalzi (1), C. Folli (1), A.M. Riccio (1), G. Nicolini (2), G.W. Canonica (1)
Affiliations:
(1) Allergy and Respiratory Diseases, Department of Internal Medicine (DIMI), University of Genoa Genoa Italy,
(2) Medical Department, Chiesi Farmaceutici Parma Italy
Body:
Asthma is characterized by airway obstruction, inflammation and alterations in structural cell function.
Anty-inflammatory treatment with inhaled corticosteroids provides the mainstay of asthma therapy together with
bronchodilation induced by short and long-acting beta-2 agonists.
Lung fibroblasts may play a critical role in inflammation of airways suggesting they might represent an important
target for drugs commonly used.
On this basis we investigated the effects of Beclomethasone dipropionate (BDP), Salbutamol and Formoterol
either alone or in combination on in vitro cultures of human lung and nasal polip fibroblasts.
Fibroblasts were cultured in presence of FGFß (5ng/ml), used as positive control, BDP (1,39 x 10-5 M),
Salbutamol (1,75 x 10-5 M) and Formoterol (5,59 x 10-7 M). The effects of the drugs on cell proliferation was
ascertained by 3H-thymidine incorporation.
This study showed that BDP alone has remarkable anti-proliferative effects on lung fibroblasts and its
costimulation with Formoterol or Salbutamol is able to strengthen the effects of these two drugs. These data
suggest that the combined application of the drugs has greater beneficial effects than using drugs alone at
higher concentrations. On the contrary, BDP alone or in combination with Formoterol or Salbutamol doesn't
seem to have any relevant anti-proliferative effect on nasal polyp fibroblasts. This controversial way of acting
remains still unclear but it might be probably due to the fact that different fibroblast phenotypes respond
differently to the same therapy.
From this in vitro study we can conclude that the action of BDP in combination with Salbutamol or Formoterol
leads to an enhanced anti-inflammatory activity in lung airways fibroblasts pointing out that modulation of
fibroblast proliferation might extend new prospects for asthma therapies.
This work is partially supported by ARMIA and Chiesi.
112
Topic: ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA
Title:
Effect of Statins on PBMC from Parietaria judaica allergic patients and on fibroblasts from human nasal
polyps and turbinates
Authors:
C. Folli (1), D. Descalzi (1), F. Scordamaglia (1), C. Gamalero (1), M. Barbieri (2), G.W. Canonica (1)
Affiliations:
(1) Allergy and Respiratory Diseases, Department of Internal Medicine (DIMI), University of Genoa Genoa Italy,
(2) ENT Department, University of Genoa Genoa Italy
Body:
Statins are serum cholesterol-lowering agents used for the prevention of atherosclerotic vascular disease. There
is, however, growing evidence that statins have immunomodulatory activities and may prove invaluable in the
treatment of immunological disorders.
To evaluate the effect of statins in allergic diseases we treated PBMC of patients with allergy or not in vitro with
ParJ1,2 (5mg/ml), Fluvastatine (0,01-0,1-1 mM), Atorvastatine (0,1-1-10 mM) and Simvastatine (0,1-1-10 mM)
alone and in combination. PHA (5mg/ml) was the positive control. We also investigated the effects of the same
concentrations of statins on fibroblast cultures derived from human nasal polyps and turbinates and stimulated
or not with FGFb (5ng/ml). All cultures (PBMC and fibroblasts) were treated with 3H-Thymidine (1mCi/ml) to test
cell proliferation.
Our results show that PBMC proliferation in allergic patients is significantly inhibited by the three statins.
Fluvastatin is already effective at the lowest dose (0,01 mM), whereas Atorvastatin and Simvastatin act at the
plasmatic peak concentration (1 mM). Any significant effect was found in PBMC from non allergic patients.
Proliferation of human nasal turbinate fibroblasts is also inhibited at a significant level by the three statins alone
and in combination with FGFß whereas they have no significant effect on proliferation of human nasal polyp
fibroblasts, even at the highest doses tested.
In conclusion, these drugs show a remarkable immunomodulating role and their different behaviour on the
diverse kind of cells in vitro is prompting news in the studies about statins use for the treatment of chronic
inflammatory diseases.
This work is partially supported by ARMIA.
113
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
IL PERCENTO DELLA FREQUENZA CARDIACA MASSIMA NEL TEST DEI 6 MINUTI (6MWT)
Authors:
E. Nicolin (1), S. Vernocchi (2)
Affiliations:
(1) Centro Diagnostico Gallaratese Gallarate ITALY, (2) Istituto Clinico Mater Domini Castellanza ITALY
Body:
Il 6MWT è sicuro, facile da somministrare, ben tollerato e riproduce molto bene le attività della vita quotidiana. Il
primo parametro considerato è la distanza percorsa camminando per 6 minuti, ma questo indice può esprimere
una variabilità individuale anche superiore al 30% (Chest 2003;123(2):387-389). Altri parametri abitualmente
considerati sono la saturazione di ossigeno per l'Hb e la frequenza cardiaca (FC) registrati da un pulsi ossimetro
portatile. Il % della FC massima misurato durante il 6MWT ci sembra un parametro riproducibile e che ben
correla con il carico di lavoro eseguito. La FC massima è calcolata secondo l'equazione 220 per gli uomini e 200
per le donne meno l'età in anni. Ventisei pazienti ambulatoriali hanno eseguito il 6MWT prima e dopo un
classico ciclo di riabilitazione respiratoria (RR). Sono stati considerati: grado di dispnea (BMRC) prima della RR
2,56 dopo la RR 1,4: P<0,001; metri percorsi: prima 282, dopo 348: P<0,01; % della FC massima 75,9%
prima, 77% dopo: n.s. La saturazione di Hb prima 95,4% prima, 95,5% dopo: n.s. La dispnea (Borg) prima della
RR 4,9, dopo la RR 3,5 P<0,006; BDI/TDI 5,65 prima, 5,45 dopo. Tutti gli indici si sono modificati
favorevolmente ed in modo statisticamente significativo. Se consideriamo il valore assoluto della distanza
percorsa osserviamo che, dopo un ciclo riabilitativo, l'incremento medio è stato di 66 metri e del 23%, valori però
non suffcienti per attribuire al test un sicuro significato clinico (RespirCare 2003;48(8):783-785). Aver però
percorso nel 6MWT di controllo post RR una distanza maggiore a parità del % FC massima non può che
significare aver prodotto un maggior lavoro con lo stesso impegno emodinamico al 6MWT basale.
114
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
ESISTE UN VALORE SOGLIA DEL FEV1 OLTRE IL QUALE HA SCARSA SIGNIFICATIVITÀ ESEGUIRE UN
TEST DI REVERSIBILITÀ PER CONFERMARE PRECOCEMENTE LA DIAGNOSI DI ASMA BRONCHIALE?
Authors:
B. Sposato (1), F. Fabiani (2), A. Ricci (3), C. Franco (1), S. Mariotta (3)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia, Azienda Ospedaliera Misericordia Grosseto ITALY, (2) U.O. Pneumologia, Ospedale A.C.
Cartoni Rocca Priora - Roma ITALY, (3) U.O. Pneumologia, Azienda Ospedaliera Sant'Andrea, Università La
Sapienza Roma ITALY
Body:
Nell'asma bronchiale è fondamentale l'esecuzione di un test di reversibilità farmacologica al salbutamolo, con lo
scopo sia di confermare la diagnosi di asma che di valutare l'efficacia terapeutica dei ß2-agonisti. Scopo di
questo studio è stato quello di valutare in una casistica di soggetti, con sintomi suggestivi di asma bronchiale al
primo accertamento e test funzionale spirometrico caratterizzato da FEV1 e FEV1/FVC>80%, se esiste un
valore limite di FEV1 oltre il quale potrebbe avere scarsa significatività eseguire un test di reversibilità al
salbutamolo al fine di confermare la diagnosi di asma.
Sono stati selezionati 328 pazienti consecutivi (mean age 30.68±11.9; M 172, F 146; 64 smokers; prick tests
positive pts 298) con sintomi suggestivi per asma bronchiale e FEV1 e FEV1/FVC>80% al primo accertamento
diagnostico. Tutti i soggetti venivano suddivisi in 4 gruppi in base al FEV1 di base: gruppo I (128 pts) con
FEV1>80% and FEV1<90%, gruppo II (70 pts) con FEV1>90% and FEV1<100%, gruppo III (69 pts) con
FEV1>100% and FEV1<110% e gruppo IV (61 pts) con FEV1>110%. Veniva selezionato anche un gruppo di
controllo (80 pts) con FEV1>70% and FEV1<80% or FEV1>80% and FEV1/FVC<80%. Venivano tutti sottoposti
a test di reversibilità farmacologica con salbutamolo 200 mcg. Per ogni gruppo venivano considerati diversi
criteri di reversibilità: FEV1 >12%, FVC > 12%, PEF >15%, FEF25-75>35%.
Il numero di soggetti reversibili ottenuto nel gruppo I (con FEV1>80% and FEV1<90% and FEV1/FVC>80%) è
risultato essere simile a quello del gruppo di controllo. Nel gruppo IV (FEV1>110%) il 10% circa dei soggetti
presentava un incremento del FEV1>12% e addirittura il 25% di essi veniva giudicato reversibile se veniva
applicato almeno uno dei parametri di reversibilità considerati. In conclusione, dai nostri dati si evince che il
FEV1 e FEV1/FVC>80% non può essere considerato valore soglia di normalità. Per cui tutti i soggetti allergici
con sintomi suggestivi di asma e FEV1 basale>80 % devono eseguire un test di reversibilità farmacologica al
salbutamolo per confermare la diagnosi di asma. Non è stato trovato nel nostro studio un valore soglia di FEV1
al di sopra del quale ha scarso significato effettuare un test di reversibilità.
115
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VENTILAZIONE MECCANICA DOMICILIARE (VMD) E OSSIGENOTERAPIA A LUNGO TERMINE (OTLT)
NELL' INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA (IRC) CONSEGUENTE A BPCO MOLTO SEVERA
Authors:
G. Bardi, M. Gherardi, C. Ribas, N. Carpenè, C. Manta, L. Marconi, S. Avino, A. Palla
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana Pisa ITALY
Body:
INTRODUZIONE: I pazienti affetti da BPCO possono sviluppare IRC; la OTLT viene richiesta per aumentare la
sopravvivenza e migliorare la qualità della vita. Spesso, l’ipercapnia peggiora ulteriormente il quadro di IRC e
molti pazienti vengono trattati con VMD anche se non esistono ancora evidenze convincenti sul ruolo della VMD
stessa nei pazienti con BPCO.
SCOPO: Paragonare, da un punto di vista clinico e funzionale, pazienti affetti da IRC senza ipercapnia trattati
con OTLT (gruppo A) e pazienti con IRC ipercapnica trattati con VMD e OTLT (gruppo B).
DISEGNO: trasversale.
METODI: Dopo almeno 1 episodio di IRC riacutizzata trattato presso la nostra U.O. con la VM invasiva (VMI) o
non invasiva (VMNI), i pazienti sono stati indirizzati verso il nostro ambulatorio dedicato a pazienti con IRC e
seguiti ogni 3 mesi. Al momento, vengono seguiti 52 pazienti, 29 del gruppo A e 23 del gruppo B. La VMD è
stata precedentemente assegnata, da almeno 12 mesi, secondo i seguenti criteri: presenza di IRC ipercapnica
nonostante l’ottimizzazione della terapia medica (incluso il trattamento di tutte le comorbidità); 2 o più episodi di
grave riacutizzazione che aveva richiesto la ospedalizzazione nel precedente anno
RISULTATI: I due gruppi sono risultati significativamente diversi per età (78.4 6.1 vs 69.8 7.1), BMI (26.9 5.2 vs
32.6 9.9), frequenza cardiaca (FC, 76.9 12.1 vs 83.5 12.3), pH (7.44 0.08 vs 7.41 0.03), PaCO2 (41.7 4.7 vs
48.7 6.5), SaO2 (93.0 1.7 vs 89.4 4.7), CVF (73.6 22.2 vs 62.0 16.0) (p<0.01 in tutti i casi). I due gruppi sono
risultati omogenei per i valori medi di SGRQ score, 6-min WT, indice di massa magra (FFM index) e numero di
riacutizzazioni domiciliari, ospedaliere e giorni di ricovero nel precedente anno.
CONCLUSIONI: I pazienti del gruppo B mostrano peggiore funzione polmonare. Tuttavia, i 2 gruppi mostrano
simili qualità di vita, stato nutrizionale e numero e severità delle riacutizzazioni.
116
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALORI DI RIFERIMENTO PER IL TEST DA SFORZO CARDIO-RESPIRATORIO: VARIABILI E MODELLI
PREDITTIVI
Authors:
R. Pistelli (1), M. Andreani (1), G. Forte (1), F. Baldari (1), R. Cinicia (2), D. Oddi (2), MG. De Rosis (1), L. Fuso
(1)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY
Body:
I valori di riferimento per il test cardiorespiratorio (TCR), in analogia a quanto avviene per molti altri parametri di
uso comune in fisiologia clinica, sono ottenuti da modelli che descrivono l’andamento del dato fisiologico
(variabile dipendente) in funzione di una o più variabili proprie del soggetto in studio (variabili indipendenti).
Quanto più la descrizione del modello è precisa, tanto più la stima del valore di riferimento presenta un margine
di aleatorietà residua ristretto ed il modello è efficace. Un modello di predizione dovrebbe nel contempo essere
efficiente, cioè riuscire a stimare il valore di riferimento con parsimonia sia rispetto al numero di variabili
indipendenti sia alla loro espressione matematica.
Abbiamo valutato le caratteristiche dei modelli di predizione nel primo gruppo di soggetti esaminati in uno studio
per la raccolta di valori di riferimento per il TCR applicabili alla popolazione italiana nella fascia d’età 20-80 anni.
I dati raccolti si riferiscono a 67 soggetti volontari, 28 maschi e 39 femmine, range di età 22-69 anni, testati
mediante protocollo a rampa su cicloergometro finalizzato al raggiungimento del picco di VO2 in un tempo
variabile fra 8 e 12 minuti dall’inizio del carico.
Il modello di predizione del picco di VO2 (1.28 + 0.67maschi –0.01*età + 0.01*peso) ha R^2=0.64; se si tiene
conto di una lieve attività fisica abituale, si ottiene R^2=0.70. Il modello di predizione dell’equivalente ventilatorio
per la CO2 (20.70 – 1.24*maschi + 0.12*età) ha R^2=0.34; se si tiene conto di una lieve attività fisica abituale, si
ottiene R^2=0.41.
E’ interessante notare che per il picco di VO2 si ottengono stime assai precise dei valori di riferimento, mentre
assai meno precise sono le stime per altri parametri, come l’equivalente ventilatorio per la CO2. L’analisi dei
residui dei modelli ci consente altresì di affermare che trasformazioni non lineari delle variabili o l’uso modelli
non lineari non migliorano la stima dei valori di riferimento Utilizzando i modelli prodotti per interpretare
fisiologicamente i parametri ottenuti durante il TCR, è interessante rilevare il ruolo dell’attività fisica abituale nel
migliorare l’efficienza degli scambi gassosi valutata sulla base dell’equivalente ventilatorio per la CO2 (b=-1.29).
117
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALUTAZIONE DELLA COMPONENTE
DIFFERENTI STADI DELLA BPCO
REVERSIBILE
DELL
OSTRUZIONE
BRONCHIALE
NEI
Authors:
A. PETROIANNI, D. CECCARELLI, S. D'AVELLI, M. QUARTIERI, I. PRIMICERI, L. D'ANTONI, C. TERZANO
Affiliations:
(1) I Scuola di Specializzazione in Malattie dellApparato Respiratorio - UOC Malattie Respiratorie- Università La
Sapienza ROMA ITALY
Body:
BACKGROUND: la BPCO è caratterizzata da una ostruzione delle vie aeree di tipo irreversibile o scarsamente
reversibile dopo somministrazione di broncodilatatore. La classificazione dei differenti stadi si basa sulla
valutazione del FEV1 post broncodilatazione. La quota di eventuale reversibilità della ostruzione varia da
paziente a paziente in relazione al grado di infiammazione, ipersecrezione mucosa e allo stato di eventuale
iperresponsività della muscolatura liscia bronchiale.
OBIETTIVO: lo studio si prefigge di quantificare nei pazienti BPCO la componente di reversibilità , per definire la
correlazione tra recupero funzionale della ostruzione bronchiale e livello di gravità della patologia.
METODI: sono stati arruolati 100 pazienti con BPCO stabile (15 lievi, 35 moderati, 35 gravi e 15 molto gravi
secondo le linee guida ERS/ATS GOLD), alla prima diagnosi della patologia che non eseguivano idonea terapia
inalatoria. I soggetti sono stati sottoposti a valutazione funzionale con spirometria di base e test
farmacodinamico per stabilire il grado di ostruzione bronchiale e il recupero funzionale post-broncodilatazione.
RISULTATI: La quota di componente reversibile, in mL, nei pazienti con patologia avanzata è risultata
significativamente maggiore rispetto ai soggetti moderati e lievi.
In termini quantitativi le variazioni di FEV1 sono risultate rispettivamente +61mL (+2,3%) per i lievi, +73mL
(+4,8%) per i moderati, +69mL (+8,2%) per i gravi, + 103mL (+16,9%) per i molto gravi.
Il guadagno medio in termini di capacità vitale forzata (FVC) nei differenti stadi di malattia è risultato: +166mL
(+4,6%) nei soggetti lievi, +116mL (+4,2%) nei moderati, +110mL (+6,0%) nei gravi e +145mL (+10,7%) nei
molto gravi. Il confronto del miglioramento del FVC nei diversi stadi di BPCO non ha evidenziato una differenza
significativa (p>0.05).
CONCLUSIONI: I nostri risultati suggeriscono come non solo la broncodilatazione ottenibile nei pazienti con
BPCO sia scarsamente reversibile dopo broncodilatatore, ma anche che comunque non viene mai raggiunta la
significatività clinica, nonostante il miglioramento funzionale sia maggiormente apprezzabile nei pazienti con
grave BPCO.
118
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ DI DIFFUSIONE DELLA MEMBRANA ALVEOLO-CAPILLARE NELLA
OSTRUZIONE BRONCHIALE ACUTA INDOTTA DA METACOLINA
Authors:
L. D'ANTONI (1), A. PETROIANNI (1), D. CECCARELLI (1), S. D'AVELLI (1), M. QUARTIERI (1), I. PRIMICERI
(1), C. TERZANO (1)
Affiliations:
(1) I Scuola di Specializzazione in Malattie dell'Apparato Respiratorio - UOC Malattie Respiratorie- Università La
Sapienza ROMA ITALY
Body:
SCOPO: Analisi della variazione della capacità di diffusione del CO nei pazienti sottoposti al test di broncoprovocazione farmacologica con metacolina. METODO: 50 pazienti (33 donne e 17 uomini ) con sospetta asma
bronchiale, di età compresa fra i 15 e i 70 anni sottoposti al test di ipereattività bronchiale alla metacolina. Nel
campione in esame abbiamo osservato le variazioni del transfer di membrana eseguendo il test della diffusione
alveolo capillare del monossido di carbonio con la tecnica del singolo respiro all’inizio e alla fine della prova di
ipereattività bronchiale e dopo inalazione di salbutamolo al termine del test. RISULTATI: I risultati osservati
hanno evidenziato una riduzione della DLCO da un valore medio di 100,6% ±29,2 ad un valore medio di 86,3%
±17 al termine del test nel gruppo dei responders che diventa dell’83,8% dopo broncodilatatore. Anche nei non
responders in cui l’agente colinergico induce un’ostruzione bronchiale il valore della DLCO scende dal 108,8%
±20,6 all’84,3% ±17 alla fine del test e permane dell’81%±19 dopo la prova farmaco-dinamica. CONCLUSIONI:
Nonostante l’elevata dev. St., imputabile anche alla variabilità intra ed interindividuale del test DLCO, i risultati
ottenuti consentono di evidenziare una significativa riduzione della DLCO in occasione del test dosimetrico con
metacolina. L’osservazione che la DLCO non si modifica dopo broncodilatatore, contrasta con quanto osservato
da altri autori che hanno riportato un miglioramento della DLCO dopo broncodilatatore. I nostri risultati
suggeriscono pertanto un’alterazione del mismatch V/Q dopo somministrazione di metacolina che persiste
anche dopo somministrazione di broncodilatatore. Ulteriori studi sono pertanto necessari al fine di poter meglio
chiarire le alterazioni della ventilazione e della perfusione sia nei soggetti asmatici sia in quelli sottoposti a test
con agenti colinergici.
119
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
DLCO/AV E RISPOSTA TERAPEUTICA NELLA BPCO GRAVE
Authors:
A. PETROIANNI (1), D. CECCARELLI (1), S. D'AVELLI (1), M. QUARTIERI (1), L. D'ANTONI (1), C. TERZANO
(1)
Affiliations:
(1) I Scuola di Specializzaz. in Malattie dell'Apparato Respiratorio - UOC Malattie Respiratorie Università La
Sapienza ROMA ROMA ITALY
Body:
BACKGROUND: la difficoltà nel classificare pazienti BPCO, basata funzionalmente sul FEV1, è legata alla
grande eterogeneità della popolazione BPCO. Soltanto una piccola percentuale dei pazienti con BPCO trattati
presenta una risposta funzionale al trattamento farmacologico inalatorio con terapia di combinazione. Tale
situazione suggerisce la necessità di studi designati alla individuazione di tali sottogruppi di pazienti sensibili alla
terapia inalatoria.
OBIETTIVO: lo scopo dello studio è quello di individuare in pazienti con BPCO grave trattati con terapia
inalatoria di combinazione (salmeterolo/fluticasone), per un periodo di 6mesi, la correlazione tra valori di
Capacità di diffusione del CO (Dlco)/ Volume Alveolare (VA) iniziali e risposta alla terapia.
METODI:sono stati arruolati 140adulti con BPCO grave stabile (stadioIII ERS/ATS GOLD) e randomizzati in due
gruppi di trattamento (70/70),riceventi rispettivamente salmeterolo/fluticasone (SF) 50/500µg MDI 2volte die e
salmeterolo (S), come gruppo controllo, 50µg MDI 2volte die per 6mesi.Test funzionali spirometrici sono stati
eseguiti all inizio e alla fine dello studio.
Oltre alla valutazione funzionale sono stati raccolti anche parametri clinici, come frequenza delle riacutizzazioni,
dispnea, qualità di vita,. La risposta al trattamento inalatorio è stata valutata tramite un significativo
miglioramento del valore di FEV1(deltaFEV1=differenza tra FEV1 iniziale e dopo 6mesi) >10%. Pazienti con
riacutizzazioni durante lo studio sono stati esclusi.
RISULTATI: 21pazienti sono stati esclusi dallo studio (8del gruppo SF e 13S), 9per non adesione al follow-up e
12per riacutizzazione. 62pazienti del gruppo SF e 57 del gruppo S hanno completato lo studio. Il deltaFEV1 e i
parametri clinici hanno mostrato un miglioramento significativo in 21(33.9%) pazienti del gruppo
SF(+15.99%±4.9) e in 1(1.8%) del gruppo S(+3.36%±4.7) (p<0.05). La analisi del DLco/AV pre-trattamento ha
mostrato una significativa correlazione tra un normale valore dello stesso e la risposta terapeutica (deltaFEV1,
indice di iperinflazione, parametri clinici) (Responders=101.93±12.3; NoResponders=83.68±10.7) (p<0.01).
CONCLUSIONI: nel nostro studio il gruppo SF ha mostrato una migliore risposta rispetto al gruppo S. Soltanto
1/3 dei pazienti trattati con terapia di combinazione risulta sensibile di miglioramento clinico e funzionale. La
correlazione tra un normale valore di DLco/AV iniziale e risposta alla terapia dopo 6mesi può essere di utilità nell
individuare quel sottogruppo di BPCO sensibili al trattamento.
120
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
PREVEDERE L'ASMA BRONCHIALE GRAVE - INTERMITTENTE (BRITTLE, NEAR-FATAL): PD20FEV1 O
DELTAFVC ?
Authors:
MF. FACCHINI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSP. ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
Raramente l'asma si presenta in forma grave intermittente, nota in letteratura come Brittle asthma tipo II o Nearfatal Asthma: tali definizioni si basano rispettivamente sul dato funzionale (monitoraggio del PEFR) o sulla storia
clinica. Poter prevedere tale condizione sarebbe importante, in quanto consentirebbe di individuare i soggetti a
maggior rischio di morte per asma. La caduta % della FVC sembra correlare con la gravità dei sintomi meglio
della BHR. A nostra conoscenza non è mai stata studiata la frequenza del raggiungimento della PD20FEV1 già
all’inalazione della sol. tampone, né la frequenza di una caduta della FVC sotto un dato valore di soglia (60% del
basale) in tali soggetti asmatici. Metodi: presso il nostro Centro sono stati eseguiti, ad oggi, 27.260 test di
broncoprovocazione in 11.487 soggetti. Sono stati selezionati quelli con PD20FEV1 da inalazione della
soluzione tampone, o una caduta della FVC sotto la soglia arbitraria del 60% del valore basale. Abbiamo quindi
verificato la frequenza di presentazione di tali condizioni e la loro persistenza in corso di terapia. Risultati:
abbiamo registrato 248 test con PD20FEV1 al tampone (0,9%) in 247 pazienti (134 femmine 54%); 297 test con
caduta della CVF sotto il 60% (1.1%) in 252 pazienti (135 femmine; 54%). Solo 10 soggetti presentavano
entrambe le caratteristiche (6 femmine; 60%). Una PD20FEV1 al tampone, ma non la caduta della FVC sotto il
60%, era caratteristica costante nei 6 pazienti che hanno ripetuto il test di broncoprovocazione. Conclusioni: sia
il raggiungimento della PD20FEV1 al tampone, che la caduta della FVC sotto il 60% del basale, rappresentano
eventi rari. Tale condizione sembra manifestare una lieve prevalenza per il sesso femminile. La grave
diminuzione della FVC appare variabile diversa dall'iperreattività bronchiale, ricordando più da vicino il
comportamento dei soggetti con Brittle asthma tipo II o Near- fatal asthma.
121
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
ENTITA' E PERSISTENZA DELLA BRONCOSTRUZIONE DA MANOVRA SPIROMETRICA FORZATA:
CARATTERISTICHE CLINICHE DI BRITTLE ASTHMA TIPO I°
Authors:
FM. FACCHINI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
È ben noto che i pazienti con asma grave possono presentare broncostruzione già a seguito di una inspirazione
profonda, ma il rilievo di broncostruzione significativa (-12% del valore basale) in corso di manovra forzata è un
evento descritto solo occasionalmente. A nostra conoscenza non sembra sia mai stato riportato con che
frequenza tale evento si verifica nella pratica clinica. Metodi: abbiamo analizzato 125.919 test spirometrici
consecutivi, selezionando, solo fra quelli definiti come “ben eseguiti” da un esperto tecnico, i test che, a seguito
delle manovre forzate, dimostarvano una caduta del FEV1 oltre la soglia della significatività (&#8805;12% del
valore basale). Risultati: 41 test spirometrici hanno presentato tali caratteristiche (0,03%): solo in due soggetti
(4.9%) esse si sono costantemente ripetute. Conclusioni: seppure è ben noto che nelle forme di asma grave una
inspirazione profonda può causare broncocostrizione evidenziata dall'aumento delle resistenze delle vie aeree,
una vera è propria broncostruzione indotta dalle manovre spirometriche forzate è un evento raro e che, ancora
più raramente, persiste nello stesso paziente. Questa caratteristica potrebbe riflettere una preoccupante
instabilità delle vie aeree. Solo quando, nonostante terapia, essa persiste, ciò potrebbe configurare una
peculiarità tipica dei pazienti con Brittle Asthma di tipo
122
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLA MECCANICA DELLA PARETE TORACO-ADDOMINALE PRE/POST
LOBECTOMIA POLMONARE
Authors:
F. Menegoni (1 4), M. Galli (1), D. Bonardi (2), A. Baisi (3), E.E. Guffanti (2), A. Aliverti (1), M. Crivellini (1)
Affiliations:
(1) Politecnico di Milano Milano ITALY, (2) I.N.R.C.A. I.R.C.C.S. Casatenovo Casatenovo ITALY, (3) Ospedale
Maggiore Policlinico MARE Milano ITALY, (4) Fondazione Serpero Milano ITALY
Body:
La Pletismografia Optoelettronica (OEP) è una metodologia non invasiva che permette la misurazione delle
variazioni di volume dei compartimenti costituenti la parete toraco-addominale. Lo scopo di questo studio è
valutare in modo quantitativo, mediante OEP, la meccanica della parete toraco-addominale pre/post lobectomia
polmonare per stimare il contributo degli emilati destro (emiDX) e sinistro (emiSX) al volume corrente (Vt), e
valutare l'apporto dei compartimenti definiti lungo l'asse cranio-caudale: torace superiore (RCp), torace inferiore
(RCa) e addome (AB).
Sono stati studiati 6 soggetti di controllo - tre normali (età 30 ± 1 anni, BMI=23,9 ± 1,1) e tre obesi (età 56,3 ±
11,8 anni, BMI=29,2 ± 2) - e un soggetto (età: 69 anni; BMI=30,4) con broncopneumopatia cronica ostruttiva
moderata (FVC 77%, FEV1 69%, Tiffeneau 69%, RV 101,2%) ed eteroplasia pomonare valutato 1 mese prima
(LobPRE) e 1 mese dopo (LobPOST) l'intervento di lobectomia polmonare inferiore sinistra.
Sono state effettuate acquisizioni di respiro tranquillo per 3 minuti in posizione eretta, utilizzando un sistema
optoelettronico a 6 telecamere e 89 marcatori passivi (OEP System, BTS, Italia); per ognuna è stato scelto un
intervallo di respiri regolari per il calcolo dei parametri e indici di interesse.
I risultati ottenuti indicano che il contributo dell'emiSX nei soggetti di controllo è il 47,6% ± 1,8% del volume
corrente (Vt=0,55 ± 0,07 L) e pari al 41,7% nel LobPRE (Vt=0,36) e 31,6% nel LobPOST (Vt=0,43).
Il contributo di ogni compartimento definito lungo l'asse cranio-caudale, in riferimento al Vt normalizzato, è
risultato il seguente:
- gruppo di controllo: RCp 32,2% ± 9,5% (emiSX 14,7%); RCa 23,5% ± 4,5% (emiSX 11,1%); AB 44,3% ±
12,9% (emiSX 21,9%);
- LobPRE: RCp 35,9% (emiSX 17,6%); RCa 3,6% (emiSX 1,9%); AB 60,5% (emiSX 22,1%);
- LobPOST: RCp 24,1% (emiSX 5,6%); RCa 3,5% (emiSX 0,0%); AB 72,4% (emiSX 26.0%).
L'intervento ha causato una diminuzione del contributo dell'emiSX pari al 10% di Vt, che interessa
particolarmente il torace (LobPRE RCa+RCp=19,5%, LobPOST RCa+RCp=5,6%), associato a un movimento
paradosso inspiratorio dell'emiSX della RCa, che suggerisce l'intervento di meccanismi di compenso che
coinvolgono i compartimenti di entrambi gli emilati.
123
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
FEV1 E IC: SIGNIFICATO NELLO STUDIO DELLA REVERSIBILITA' BRONCHIALE
Authors:
A. MARTINELLI (1), E. SOLINAS (1), G. LANATI (1)
Affiliations:
(1) CENTRO MEDICINA TORACICA AZ.OSP.S.ANNA COMO ITALY
Body:
SI E' CONSIDERATO IN UN PERIODO DI 6 MESI (1 GENNAIO-30 GIUGNO 2002) UN CAMPIONE DI 149
SOGGETTI AFFETTI DA BPCO COMPOSTO DA 48 DONNE E 101 UOMINI, DI ETA' COMPRESA TRA 45 E
84 ANNI, DI CUI 96 FUMATORI O EX-FUMATORI (20 DONNE, 76 UOMINI) CON FEV1 PARI O INFERIORE
ALL'80% DEL VALORE TEORICO. I PAZIENTI SONO STATI SOTTOPOSTI A STUDIO DI FUNZIONALITA'
RESPIRATORIA CON STRUMENTAZIONE PLETISMOGRAFICA MASTER-LAB JAEGER E A TEST DI
REVERSIBILITA' FARMACOLOGICA 30 MINUTI DOPO SOMMINISTRAZIONE DI 2 PUFFS DI
SALBUTAMOLO 75 MICROGRAMMI E IPRATROPIO BROMURO 15 MICROGRAMMI.
I SOGGETTI SONO STATI DIVISI IN 4 GRUPPI: DONNE CON ETA' 45-64 ANNI (GRUPPO A) E 65-84 ANNI
(GRUPPO B); UOMINI CON ETA' 45-64 ANNI (GRUPPO C) E 65-84 ANNI (GRUPPO D).
L'ANALISI DEI DATI SEMBREREBBE INDICARE LA CAPACITA' INSPIRATORIA (IC) COME PARAMETRO
MIGLIORE PER LA VALUTAZIONE DELLA REVERSIBILITA' FARMACOLOGICA RISPETTO AL FEV1 NEI
SOGGETTI APPARTENENTI AI GRUPPI B E D, RISPETTIVAMENTE DONNE E UOMINI DI ETA' SUPERIORE
AI 65 ANNI, ETA' PREFERENZIALE PER LO SVILUPPO DI BPCO (GRUPPO B: IC 53%-FEV1 46%; GRUPPO
D: IC 51%- FEV1 45%).
ULTERIORI PROSPETTIVE, IN CASO DI DISPONIBILITA' DI UNA MISURAZIONE PLETISMOGRAFICA,
SEMBRANO RAPPRESENTATE DALL'ANALISI DEL VOLUME RESIDUO (RV). SECONDO I DATI RILEVATI,
NEI SOGGETTI CON ETA' SUPERIORE AI 65 ANNI SENZA EVIDENZA DI REVERSIBILITA' AL FEV1 (FEV1
MINORE DEL 12% RISPETTO AL VALORE BASALE) SI E' RISCONTRATA UNA RIDUZIONE DELL'RV NEL
67% DELLE DONNE (GRUPPO B) E NEL 68% DEGLI UOMINI (GRUPPO D), VEROSIMILE ESPRESSIONE DI
UNA DIVERSA DISTRIBUZIONE VOLUMETRICA A SEGUITO DI UN DIFFERENTE LAVORO MUSCOLARE
RESPIRATORIO DOPO INALAZIONE DI BRONCODINAMICO.
UNA PIU' AUTOREVOLE SPIEGAZIONE DEL FENOMENO POTREBBE PERALTRO ESSERE DIMOSTRATA
ATTRAVERSO L'ANALISI, ACQUISITA CON ADEGUATA STRUMENTAZIONE, DEL QUADRO FUNZIONALE
DI LIMITAZIONE DEI FLUSSI (FLOW LIMITATION= VFL/VT), SIA BASALE CHE DOPO
BRONCODILATAZIONE FARMACOLOGICA.
DAI DATI OTTENUTI SI PUO' CONCLUDERE CHE IL FEV1 SI RIVELA INCOMPLETO PER DEFINIRE LA
REVERSIBILITA' NEI SOGGETTI SOTTOPOSTI A INDAGINE SPIROMETRICA, PERTANTO SAREBBE UTILE
AFFIANCARLO ALLA VALUTAZIONE DEGLI ALTRI INDICI FUNZIONALI,TRA CUI L'IC, SIGNIFICATIVO E DI
FACILE RACCOLTA ANCHE IN ASSENZA DI PLETISMOGRAFO.
124
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALUTAZIONE DELLA GRAVITA' GLOBALE DELLA BPCO IN PAZIENTI CLASSIFICATI SECONDO GLI
STADI GOLD
Authors:
C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), N. Dugnani (1), GG. Riario-Sforza (1)
Affiliations:
(1) Pneumologia riabilitativa, ICP Milano ITALY
Body:
Razionale
La gravità della BPCO viene generalmente stabilita, secondo le linee guida GOLD, in base al valore del VEMS.
Tuttavia, la capacità di tale parametro respiratorio di definire realmente la gravità della malattia è attualmente in
discussione. In questo studio è stata valutata una serie di altri parametri respiratori per definire la gravità globale
della BPCO e rapportarla allo stadio GOLD indicato dal VEMS.
Metodi
Sono stati inseriti nello studio 766 pazienti con BPCO, 91 dei quali in stadio GOLD 0, 157 in stadio 1, 317 in
stadio 2, 113 in stadio 3 e 88 in stadio 4. I parametri funzionali utilizzati sono stati il volume residuo, la capacità
funzionale residua, la massima potenza espiratoria e inspiratoria (MEP/MIP) e i metri percorsi durante test del
cammino dei sei minuti; è stata inoltre valutata la dispnea soggettiva mediante scale di Borg e scala visuale
analogica (VAS). I dati non erano distribuiti in modo normale e sono stati quindi utilizzati test non parametrici; in
particolare, la correlazione delle diverse variabili con lo stadio GOLD è stata analizzata mediante test di KruskalWallis.
Risultati
Tutti i parametri considerati hanno dimostrato un progressivo peggioramento dallo stadio 0 allo stadio 4. Il test di
Kruskal-Wallis ha dimostrato una elevata significatività (p<0,0001) per volume residuo, capacità funzionale
residua, MIP, scala Borg respiro e metri percorsi al test del cammino; le significatività rispettive per gli altri
parametri sono state: p=0,007 per MEP e p=0,004 per scala Borg muscoli.
Conclusioni
I risultati di questa analisi statistica sembrano confermare la capacità del VEMS di stabilire la gravità della
BPCO. Infatti, anche parametri funzionali che valutano l'iperinflazione polmonare, la forza dei muscoli respiratori
e la capacità di esercizio fisico e gli indici soggettivi di dispnea peggiorano progressivamente negli stadi da 0 a
4, dimostrando una significativa correlazione statistica con l'aumentare dello stadio di gravità stabilito dal valore
di VEMS.
125
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
VALORE PREDITTIVO DEI PARAMETRI DI FUNZIONALITA' RESPIRATORIA IN PAZIENTI AFFETTI DA
SCOMPENSO CARDIACO CRONICO
Authors:
A. DI SORBO (1), C. DI GIOIA (1), G. DE SIMONE (1), G. BORZILLO (1), G. D' ADDIO (1), G. PALUMBO (2)
Affiliations:
(1) ISTITUTO DI RIABILITAZIONE VILLA MARGHERITA BENEVENTO ITALY, (2) ASL 1 BN BENEVENTO
ITALY
Body:
Il valore predittivo dei parametri di funzionalità respiratoria nei pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico (
SCC ) è poco conosciuto. E' noto che i pazienti affetti da SCC, esenti da malattia ostruttiva polmonare, hanno un
pattern ventilatorio tendenzialmente di tipo restrittivo. Alcuni di questi pazienti, invece, presentano un pattern
ventilatorio vicino alla normalità, che dopo trattamento riabilitativo si modifica nella direzione di un pattern di tipo
restrittivo associato ad un miglioramento clinico dimostrando verosimilmente la presenza di iperinflazione
polmonare relativa. Scopo di questo studio è stato quello di valuare se alcuni parametri di funzionalità
respiratoria possono essere considerati fattori predittivi di eventi cardiaci acuti in questa categoria di pazienti.
METODI: sono stati selezionati 50 pazienti ( 36 maschi e 14 femmine; età 62+/-7 anni ) con SCC senza
evidenza di malattie ostruttive dell' albero respiratorio. Tutti i pazienti presentavano dispnea per sforzi abituali
insorta negli ultimi 60 gg nonostante avessero una condizione di stabilità emodinamica ed erano sottoposti ad
una terapia farmacologica ottimizzata e massimizzata. Tutti i pazienti dopo valutazione della funzione cardiorespiratoria sono stati avviati ad un ciclo di riabilitazione fisica cardio-respiratoria d 4 settimane e seguiti per un
follow-up di 30 mesi. RISULTATI: il 64% dei pazienti dopo trattamento riabilitativo presentava una riduzione della
TLC e del RV con aumento della VC ( aumento rapporto VC/RV ) e del FEV1 con contestuale miglioramento
della dispnea e della performance fisica. Nel 36% di questi pazienti non si avevano modificazioni significative dei
parametri di funzionalità respiratoria. La FE ( frazione d' eiezione ) non differiva tra i due gruppi all' arruolamento
e nemmeno alla fine del trattamento ( p = 0,9 ). Nel follow-up il gruppo di pazienti con aumento del rapporto
VC/RV ( iperinflazione relativa ) dopo trattamento riabilitativo ( p = 0,047 ) ha avuto un significativo aumento
delle ospedalizzazioni ( p = 0,026 ) e della mortalità ( p = 0,029 ) per eventi cardiaci acuti rispetto al gruppo
senza modificazione di questo rapporto. CONCLUSIONI: L' aumento del rapporto VC/RV in pazienti affetti da
SCC può essere considerato come predittore di eventi cardiaci acuti.
126
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
EFFICACIA DI UN PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE FISICO E RESPIRATORIO NEL MODIFICARE IL
BODE INDEX IN GRUPPI DI PAZIENTI CON DIVERSO GRADO DI BPCO
Authors:
G. De Simone (1), G. D'Addio (1), A. Di Sorbo (1), C. Di Gioia (1), G. Borzillo (1), L. Piracci (1), M. Moscato (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Riabilitazione San Giuseppe Moscati Villa Margherita Benevento ITALY
Body:
Introduzione: Il FEV1 rappresenta l'indice fondamentale per stabilire il grado di ostruzione e severità della
BPCO, sebbene altri fattori (ipossiemia e/o ipercapnia, ridotta capacità ad effettuare il 6min WT, marcata
dispnea ed un basso valore di BMI) rappresentino fattori aggiuntivi di rischio come dimostrato dalla letteratura
dove le diverse variabili vengono raggruppate sotto la sigla BODE Index.
Obiettivo dello studio: è quello di valutare l'efficacia di un programma di riabilitazione fisica e respiratoria nel
modificare lo score del BODE Index in pazienti con BPCO
Materiali e metodi: Lo studio include 52 pazienti affetti da BPCO in fase di stabilità clinica suddivisi secondo lo
stadio Gold ricoverati in riabilitazione respiratoria. Durante il ricovero della durata media di ventotto giorni dopo
la prima settimana di ottimizzazione della terapia medica i pazienti sono stati sottoposti a trattamento
riabilitativo sei giorni la settimana per tre settimane con doppia seduta giornaliera. La seduta mattutina della
durata di 45 minuti comprensiva di esercizi di rilassamento, di coordinazione respiratoria, rieducazione
diaframmatica, esercizi a corpo libero alla spalliera ed al tappeto; la seduta pomeridiana prevede esercizi di
riallenamento fisico generale della durata di 10 minuti ognuno rispettivamente al tradmill, al cicloergometro,
all'ergometro a manovella. La valutazione del paziente all'inizio ed al termine del trattamento comprende:
esame spirometrico, EGA, 6min WT, valutazione del BMI e della dispnea con la scala MRC. Esclusi dallo
studio i pazienti con riacutizzazione risalente a meno di un mese dalla data di reclutamento, i pazienti
impossibilitati ad eseguire il programma riablitativo o le prove di funzionalità respiratoria, gli asmatici, i
cardiopatici.
Risultati: analizzati applicando il test di Student per dati appaiati. Si evidenzia una riduzione degli scores del
Bode Index in tutti i pazienti. Il miglioramento è da ascrivere al significativo incremento dei metri percorsi durante
il 6minWT. Meno rilevanti i dati relativi al BMI cosi come quelli relativi al FEV1.
Conclusioni: I risultati confermano l'efficacia del trattamento riabilitativo e la possibilità di utilizzare in ambito
riabilitativo un ulteriore indicie valutativo della BPCO che tenga conto delle variabili che concorrono ad
aggravare la condizione del paziente con BPCO.
127
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
EFFECT OF BARIATRIC SURGERY ON SIX-MINUTE WALK TEST IN SEVERE UNCOMPLICATED
OBESITY.
Authors:
M. MANISCALCO (1,2), G. de LAURENTIIS (1), A. ZEDDA (2), S. FARAONE (2), D. DI MARIA (2), S.
CRISTIANO (3), C. CIARDIELLO (3), M. SOFIA (1), L.. CARRATU' (1)
Affiliations:
(1) Dept. of Respiratory Medicine, University Federico II Naples ITALY, (2) UOS Fisiopatologia e Medicina
respiratoria , Casoria Hospital Casoria, Naples ITALY, (3) Dept of Surgery, Casoria Hospital Casoria, Naples
ITALY
Body:
Objective: Six-minute walk test (6mWT) is a simple index of functional capacity in healthy people and it has been
used to estimate exercise capacity in obese subjects. The aim of the study was to find out whether weight
reduction induced by laparoscopic adjustable gastric banding (LAGB) improves the functional capacity in
severely obese during 6mWT.
Design: A prospective one-year follow-up study patients being their own controls.
Setting: Hospital Casoria Naples.
Subjects: A consecutive series of 15 obese patients who had LAGB.
Main outcome measures: body mass index (BMI), walking distance, heart rate, dyspnea and respiratory function
tests.
Results: 15 patients (all females) were evaluated. Mean BMI (kg/m2) decreased from 42.1 (range 35-49) before
to 31.9 (range 25-38) postoperatively. The distance walked increased from 475.7 meters (range 380-580) before
operation to 626.3 meters (range 435-880) one year post-operatively (p < 0.0001) and the dyspnea score after
6mWT was significantly reduced after operation. All functional variables after 6mWT showed improvement one
year postoperatively.
Conclusion: Weight reduction in obese increase the functional capacity during walking. The improvements are
refected in the patient own assessment.
128
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
OUTCOMES RIABILITATIVI E FUNZIONALITA' RESPIRATORIA DOPO TERAPIA FARMACOLOGICA CON
BETA 2 AGONISTI A DIVERSA POSOLOGIA
Authors:
I. MEOLI (1), F. STEFANELLI (2), G. FIORENTINO (1), B. CAMPANA (1), A. FRANGIPANE (1), R. DI MATTEO
(1), W. VESSELLA (1), A. ANNUNZIATA (1), A. DI SORBO (3), M. CAPUTI (1)
Affiliations:
(1) U.O.C. MALATTIE, FISIOPATOLOGIA E RIABILITAZIONE RESPIRATORIA-A.O. MONALDI-SECONDA
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI NAPOLI ITALY, (2) A.O. APICELLA POLLENA TROCCHIA ITALY, (3)
ISTITUTO S.G. MOSCATI-VILLA MARGHERITA BENEVENTO ITALY
Body:
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare le variazioni, la riproducibilità e la ripetibilita dei parametri
funzionali respiratori e degli outcomes riabilitativi dopo somministrazione di formoterolo a 12 e 24 microgrammi.
Sono stati arruolati 22 pazienti con BPCO clinicamente stabili; 4 pazienti in stadio GOLD II, 13 pazienti GOLD III,
5 pazienti GOLD IV (età media 67 + - 7 anni), con storia di fumo di almeno 20 Pack/yrs, assenza di atopia,
asma, rinite, eczema, e sono stati sottoposti in due giorni consecutivi, dopo sospensione di tutti i broncodilatatori
da almeno 24 ore, alla somministrazione, con criterio random, di formoterolo a 12 e 24 microgrammi. Il disegno
dello studio prevedeva la valutazione basale e dopo somministrazione del farmaco, nei due giorni consecutivi,
della dispnea, della performance fisica e della funzionalità respiratoria.Il grado di riproducibilità è stato valutato
mediante il coefficiente di correlazione di Pearson (riportando il valore r e r2) e visualizzato con ausilio della retta
di regressione. La ripetibilità delle misure è stata analizzata tra i valori dei due giorni con il metodo di Bland e
Altman, calcolando il coefficiente di ripetibilità. I confronti tra medie sono stati analizzati con il test T per campioni
appaiati tra valori basali e post-farmaco, e tra i valori misurati dopo 12 e 24 microgrammi di formoterolo; un
valore di p<0.05 è stato considerato statisticamente significativo.
I risultati dello studio hanno messo in evidenza che il formoterolo sia al dosaggio di 12 che di 24 microgrammi
determina un miglioramento statisticamente significativo dei parametri di funzionalità respiratoria e degli
outcomes riabilitativi. Non c' è differenza tra i due dosaggi sulla funzione respiratoria; solo la Capacità
Inspiratoria risulta migliore (p < 0,02) dopo 24 microgrammi rispetto ai 12 microgrammi. Non si hanno variazioni
statisticamente significative della percezione della dispnea e della performance fisica dopo assunzione di 24
microgrammi rispetto ai 12 microgrammi. La riproducibilità delle misure di funzione respiratoria è ottima per tutti
i parametri valutati. I coefficienti di ripetibilità delle misure necessitano di casistiche più ampie per discernere su
singoli casi le variazioni significative da quelle legate alla variabilità della misura stessa.
129
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
L'EFFETTO
BRONCHODILATATORE
DELL'
CORTICOSTEROIDE INALATORIO NELL'ASMA
INSPIRAZIONE
PROFONDA
MIGLIORA
DOPO
Authors:
N. Scichilone (1), S. Soresi (1), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Medicina Generale e Pneumologia JORDAN
Body:
Premessa: Recentemente è stato dimostrato che l effetto broncodilatatore dell inspirazione profonda (IP) si
riduce con la gravità dell asma, supportando l ipotesi che le alterazioni flogistiche alterino l interdipendenza tra
vie aeree e parenchima. Ipotesi: La terapia con corticosteroide inalatorio ripristina l effetto broncodilatatore dell
IP nei soggetti asmatici. Metodi: 10 asmatici (grado lieve: 5; moderato: 2; grave: 3), in fase stabile di malattia,
sono stati sottoposti a valutazione clinico-funzionale (questionario sulla gravità dei sintomi e sull uso di
salbutamolo al bisogno e spirometria) e alla misura dell effetto broncodilatatore dell IP, prima e dopo tre mesi di
terapia con beclometasone dipropionato extrafine-HFA (400 mcg/die). Per misurare l effetto broncodilatatore
indotto dall IP è stato eseguito un test di broncoprovocazione con metacolina (mch) in assenza di respiri
profondi: immediatamente dopo l induzione di broncocostrizione (>15% di riduzione della capacità vitale
inspiratoria, IVC)) ciascun soggetto ha eseguito 4 IP. L effetto broncodilatatore dell IP è stato ottenuto dal
rapporto fra IVC post-IP e IVC post-mch (% di broncodilatazione). Risultati: L effetto broncodilatatore dell IP è
significativamente migliorato (75±5.1% vs. 53±6.0%, p=0.006), mentre il punteggio sulla gravità dei sintomi e l
uso di salbutamolo al bisogno si sono significativamente ridotti al termine del trattamento (punteggio
sintomatologico: 3±5.0 vs.12±1.7, p=0.0005; uso settimanale di salbutamolo: 0±0.0 vs. 6±1.4, p=0.002). La
terapia con corticosteroide non ha modificato significativamente i parametri spirometrici (FEV1: 3.63±0.40 L vs.
3.50±0.38 L, p=0.08; FEV1/FVC: 0.82±0.04 vs. 0.82±0.03, p=0.84). Conclusione: La terapia corticosteroidea
inalatoria ripristina l effetto broncodilatatore dell IP negli asmatici. Le caratteristiche della formulazione extrafine
HFA utilizzata suggeriscono il ruolo predominante della flogosi delle piccole vie aeree nella compromissione
degli effetti benefici dell IP.
130
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
EFFICACIA E TOLLERABILITA' DI FORMOTEROLO PMDI HFA E DPI NELLA BRONCOPNEUMOPATIA
CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO) PARZIALMENTE REVERSIBILE: STUDIO CONTROLLATO VERSO
PLACEBO
Authors:
V. BRUSASCO (1), GW. CANONICA (2), R. DAL NEGRO (3), G. SCANO (4), PL. PAGGIARO (5), LM. FABBRI
(6), M. CAZZOLA (7), G. BARISIONE (8), G. VAROLI (9), C. MEREU (10)
Affiliations:
(1) CENTRO DIPARTIMENTALE DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, UNIVERSITA' DI GENOVA GENOVA
ITALY, (2) CENTRO DI MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO E ALLERGOLOGIA, DIPARTIMENTO
DI MEDICINA INTERNA, UNIVERSITA' DI GENOVA GENOVA ITALY, (3) UNITA' OPERATIVA DI
PNEUMOLOGIA, OSPEDALE DI BUSSOLENGO VERONA ITALY, (4) UNITA' OPERATIVA DI
RIABILITAZIONE RESPIRATORIA, FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI, POZZOLATICO FIRENZE ITALY,
(5) SERVIZIO DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, DIPARTIMENTO CARDIOTORACICO, UNIVERSITA' DI
PISA PISA ITALY, (6) CLINICA DI MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO, UNIVERSITA' DI MODENA
MODENA ITALY, (7) UNITA' DI PNEUMOLOGIA E ALLERGOLOGIA, DIPARTIMENTO DI MEDICINA
RESPIRATORIA, OSPEDALE A. CARDARELLI NAPOLI ITALY, (8) UNITA' OPERATIVA DI MEDICINA
PREVENTIVA E DEL LAVORO, LABORATORIO DI FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, OSPEDALE S.
MARTINO GENOVA ITALY, (9) CORPORATE CLINICAL RESEARCH & DEVELOPMENT, CHIESI
FARMACEUTICI S.P.A. PARMA ITALY, (10) STRUTTURA COMPLESSA DI PNEUMOLOGIA, OSPEDALE S.
CORONA, PIETRA LIGURE SAVONA ITALY
Body:
SCOPO. VALUTARE L'EFFICACIA E LA TOLLERABILITA' DI UNA DOSE SINGOLA DI 12 MCG SEGUITA DA
UN CICLO SETTIMANALE DI TERAPIA B.I.D. CON FORMOTEROLO PMDI HFA-134A (ATIMOS(R), CHIESI
FARMACEUTICI S.P.A.), IN CONFRONTO A FORMOTEROLO DPI (FORADIL(R) AEROLIZER(TM),
NOVARTIS PHARMACEUTICALS) E PLACEBO, IN PAZIENTI CON BPCO MODERATA/SEVERA
PARZIALMENTE REVERSIBILE.
METODI. 48 PAZIENTI (42M, 6F, ETA' 68.8±7.25 AA, VEMS 56.2 ±13.1% NORM. PRED.) SONO STATI
RANDOMIZZATI SECONDO UN DISEGNO DOPPIO CIECO, DOUBLE DUMMY, CROSS-OVER, A
TRATTAMENTI SETTIMANALI CON FORMOTEROLO HFA, DPI E PLACEBO. VARIABILE PRIMARIA DI
EFFICACIA E' STATA L'AREA SOTTO LA CURVA (AUC) A 4 ORE DEL VOLUME ESPIRATORIO MASSIMO
NEL 1. SECONDO (VEMS) DOPO LA PRIMA DOSE. COME VARIABILI SECONDARIE SONO STATE
MISURATE L'AUC A 1 ORA ALL'INIZIO ED ALLA FINE DEL CICLO SETTIMANALE DI TRATTAMENTO. LA
TOLLERABILITA' E' STATA VALUTATA ATTRAVERSO IL MONITORAGGIO DEGLI EVENTI AVVERSI,
L'ELETTROCARDIOGRAFIA ED I SEGNI VITALI.
RISULTATI. E' STATA DIMOSTRATA UNA EQUIVALENZA CLINICA E STATISTICA IN TERMINI DI AUC A 4
ORE DOPO LA PRIMA DOSE TRA I DUE TRATTAMENTI ATTIVI (P=0.529), CON RISULTATO
NUMERICAMENTE MIGLIORE PER QUANTO RIGUARDA IL FORMOTEROLO HFA IN CONFRONTO A DPI
(1.77 E 1.73 L, RISPETTIVAMENTE). ENTRAMBI I TRATTAMENTI ATTIVI SONO RISULTATI
STATISTICAMENTE SUPERIORI IN CONFRONTO A PLACEBO (ENTRAMBI P<0.001). RISULTATI SIMILI
TRA I DUE TRATTAMENTI ATTIVI SONO STATI OTTENUTI NELLE AUCS A 1 ORA DOPO LA PRIMA DOSE
ALL'INIZIO (HFA=1.71 E DPI=1.67 L, P=0.399) ED ALLA FINE DEL TRATTAMENTO (HFA=1.71 E DPI=1.69 L,
P=0.548), CON SUPERIORITA' CLINICA STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVA DI ENTRAMBI I
TRATTAMENTI ATTIVI IN CONFRONTO A PLACEBO (ENTRAMBI P<0.001). E' STATO REGISTRATO UN
SOLO EVENTO AVVERSO SERIO DURANTE IL PERIODO DI TRATTAMENTO CON PLACEBO
(RIACUTIZZAZIONE DI BPCO CON OSPEDALIZZAZIONE). LA TOLLERABILITA' DEI DUE TRATTAMENTI
ATTIVI E' STATA INOLTRE SIMILE A PLACEBO SIA IN TERMINI DI ELETTROCARDIOGRAFIA CHE DI
SEGNI VITALI.
CONCLUSIONI. I RISULTATI DEL PRESENTE STUDIO HANNO DIMOSTRATO UNA SOSTANZIALE
EQUIVALENZA CLINICA TRA LE DUE FORMULAZIONI PMDI E DPI DI FORMOTEROLO SIA IN TERMINI DI
SINGOLA DOSE 12 MCG CHE DOPO UN CICLO SETTIMANALE DI TRATTAMENTO B.I.D. IN PAZIENTI
ADULTI CON BPCO MODERATA/SEVERA PARZIALMENTE REVERSIBILE. ENTRAMBE LE FORMULAZIONI
DI FORMOTEROLO HANNO CONFERMATO UN FAVOREVOLE PROFILO DI TOLLERABILITA'.
131
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA
Title:
DESCRITTORI DI DISPNEA ALL'APICE DELLO SFORZO IN SOGGETTI OBESI
Authors:
B. Farabollini (1), M.C. Braschi (1), M. Taus (2), A. Nicolai (2), F. Bonifazi (1)
Affiliations:
(1) SOD Allergologia Ancona ITALY, (2) SOD Dietetica e Nutrizione Clinica Ancona ITALY
Body:
Introduzione: nei pazienti obesi la dispnea e la ridotta tolleranza all'esercizio fisico sono di comune riscontro. Vi
sono poche informazioni fra gli aspetti qualitativi della dispnea riferita dal soggetto obeso all'apice dell'esercizio e
la tipologia della ventilazione adottata.
Scopo primario dello studio è valutare la relazione fra gli aspetti qualitativi della dispnea e il pattern ventilatorio
presentati dal soggetto obeso all'apice dello sforzo; scopo secondario correlare gli aspetti qualitativi con quelli
quantitativi.
Materiale e metodi: 30 soggetti (24M/6F) di età 47+/-11, con BMI di 38 +/-7 e funzionalità polmonare normale
sono stati sottoposti a test da sforzo massimale a rampa mediante cicloergometro. All'apice dell'esercizio la
dispnea è stata valutata sia quantitativamente (scala di Borg) che qualitativamente (Mahler DH et al. AJRCCM
1996). Ogni descrittore di dispnea utilizzato è stato quantificato mediante uno score arbitrario (0-4: assente,
lieve, moderato, severo). Il pattern ventilatorio è stato calcolato per ogni parametro come media degli ultimi 60
secondi utili prima del termine dell'esercizio fisico. I dati ottenuti sono stati analizzati mediante correlazione di
Spearman, corretta per ties.
Risultati: Si dimostra una correlazione fra i seguenti parametri del pattern ventilatorio e del cluster:
VT/TI vs fame di aria (r 0,45; p:0,03), respiro pesante (r:0,65; p:0,001), necessità di respirare di più (r:0,52;
p:0,009), respiro rapido (r:0,55; p:0,05);
VE vs respiro rapido (r:0,53; p:0,008), necessità di respirare di più (r:0,44; p: 0,03), fame di aria (r:0,49; p: 0,02);
VT vs respiro rapido (r:0,41;p:0,04).
La valutazione della dispnea mediante scala di Borg evidenzia una correlazione vs respiro pesante (r:0,44;
p:0,03) e senso di soffocamento (r:0,43; p:0,02).
Conclusioni: i dati rilevati dimostrano che nei soggetti obesi i cluster descrittori del decondizionamento
all'esercizio fisico e dell'aumentato carico elastico inspiratorio sono correlati all'entità della ventilazione. Inoltre
tali descrittori sono associati ad un incremento del drive respiratorio causato non solo dall'aumentare
dell'esercizio ma anche dalla percepita intensità della necessità di respirare.
Infine, l'intensità della dispnea percepita dai soggetti obesi è messa in relazione sia all'aumentato drive
respiratorio che ad una ventilazione resa difficoltosa.
132
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI DELLA CPAP NASALE SULL’INSULINO-RESISTENZA ED INSULINO-SENSIBILITÀ NEI PAZIENTI
CON APNEA OSTRUTTIVA DEL SONNO.
Authors:
L. Spicuzza (1), R. Campisi (1), V. Asero (1), N. Ciancio (1), R. Polosa (1), G. Di Maria (1)
Affiliations:
(1) Istituto di medicina interna e Medicina Specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania
ITALY
Body:
L’apnea ostruttiva (OSA) del sonno è stata associata ad alterazioni del metabolismo glucidico e al diabete
mellito di tipo II. Noi abbiamo precedentemente dimostrato, usando parametri surrogati del metabolismo del
glucosio e dell’insulina, che nei pazienti con apnea del sonno l’insulino-resistenza è aumentata e l’insulinosensibilità è ridotta, indipendentemente dalla presenza di obesità. Lo scopo del presente studio era quindi di
stabilire se le alterazioni del metabolismo glucidico siano modificabili attraverso il trattamento con n-CPAP.
Abbiamo pertanto studiato un totale di 20 pazienti (16 maschi, BMI 34&#61617;1.2, età 54.1&#61617;2.0 anni,
AHI 56.3&#61617;2.1) nei quali la diagnosi di OSA era stata fatta tramite polisonnografia notturna standard
(Compumedics S-Series). L’indice HOMA (Homeostasis Model Assessment), un indice di insulino-resistenza e
l’indice QUICKI (Quantitative Insulin-sensitivity check index), un indice di insulinosensibilità, sono stati calcolati
dai valori di glucosio e di insulina a digiuno ottenuti al mattino, in condizioni basali e dopo un mese di
trattamento con n-CPAP (valore medio di pressione 9.0&#61617;0.3 cmH2O, tempo medio di applicazione
5.6&#61617;1.2 h/die). L’indice HOMA era 4.6&#61617;4.7 e 3.3&#61617;0.7, in condizioni basali e dopo
trattamento con CPAP rispettivamente (P<0.05) mentre l’indice QUICKI era 0.31&#61617;0.3 e
0.31&#61617;0.7 (P=NS) in condizioni basali e dopo trattamento rispettivamente. Questi dati suggeriscono che
il trattamento con n–CPAP migliora il metabolismo del glucosio nei pazienti con OSA. Tuttavia ulteriori studi
sono necessari per stabilire se questo ridurrà significativamente il rischio a lungo termine di sviluppare diabete di
tipo 2.
133
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
PREVALENZA DI DISTURBI RESPIRATORI DEL SONNO NEI PAZIENTI CON SCLEROSI LATERALE
AMIOTROFICA
Authors:
V. Asero (1), R. Campisi (1), G. Di Maria (1), L. Spicuzza (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica Sezione di Malattie Respiratorie Università di
Catania ITALY
Body:
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia estremamente invalidante che determina una grave e
rapida compromissione dei muscoli respiratori. I pazienti sviluppano precocemente insufficienza respiratoria
cronica e gravi infezioni respiratorie che conducono rapidamente al decesso. Come in molte altre patologie
neuromuscolari la compromissione respiratoria può verificarsi precocemente durante il sonno. Scopo del
presente studio era quello di valutare la prevalenza dell’apnea del sonno in un gruppo di pazienti consecutivi con
Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) inviati presso il nostro Laboratorio del Sonno. Abbiamo in tutto studiato 18
pazienti di età compresa tra 29 anni e 80 anni e con una SaO2 in veglia >95%, per i quali la diagnosi era stato
formulata di recente. In 5 pazienti era stato dimostrato coinvolgimento del I motoneurone, in 10 del II
motoneurone e per 3 pazienti entrambi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a polisonnografia notturna standard
(Compumedics S-Series) ed è stato calcolato il valore di AHI (indice di apnea/ipopnea). Dei 18 pazienti, 2 (11%)
sono risultati negativi per apnea ostruttiva del sonno (AHI < 5), in 5 pazienti ( 28%) è stata dimostrata una
apnea ostruttiva di grado lieve (AHI >5 e < 20), in 5 pazienti (28%) è stata dimostrata una apnea ostruttiva di
grado moderato (AHI > 21 e < 30) e in 6 pazienti ( 33%) si è evidenziata una forma severa (AHI >30).
L’applicazione della ventilazione non invasiva notturna in modalità CPAP o bi-level ha provocato un
miglioramento del quadro polisonnografico notturno in tutti i pazienti positivi (AHI medio pari a 5&#61617;2).
Dai dati di questo studio si evince che la percentuale di disturbi respiratori del sonno nei pazienti con Sclerosi
Laterale Amiotrofica che non presentano insufficienza respiratoria durante la veglia è elevatissima. Pertanto è di
fondamentale importanza che la polisonnografia rientri tra le indagini funzionali di routine anche nei paziente
senza insufficienza respiratoria diurna al fine di iniziare tempestivamente la ventiloterapia. .
134
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
RUOLO DELLE APNEE MISTE E CENTRALI NELL'OSAS
Authors:
M. FONTANA (1), G. BUGGIO (1), L.. SPILLERE (1), B. HONISCH (1), G. CAPPELLATO (1), A.
MARCOLONGO (1), A. GASPAROTTO (1), G. IDOTTO (1)
Affiliations:
(1) DIVISIONE PNEUMOLOGICA CITTADELLA (PD) ITALY
Body:
Introduzione. I soggetti con sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) presentano anche apnee centrali
(AC) e miste (AM), in cui anche il segnale dell’attività toraco-addominale è assente per tutta la durata dell’evento
nelle AC o riprende solo alla fine nelle AM. In letteratura si evidenzia una prevalenza di AC pari al 2,5% e di AM
pari al 12,5% (sul totale delle apnee).
Scopo del nostro studio è stato quello di quantificare in un gruppo di soggetti affetti da OSAS la prevalenza dei
vari tipi di apnea in base alla gravità di malattia.
Materiali e metodi. Abbiamo selezionato 70 pazienti ricoverati presso il Centro di Medicina del Sonno ad
indirizzo cardio-respiratorio della nostra S.C. di Pneumologia. Sono stati sottoposti a polisonnografia di I° livello,
con scoring manuale del segnale, secondo le linee guida AASM 1999 e AIPO 2003. Il flusso oro-nasale è stato
registrato mediante trasduttore di pressione. I vari tipi di apnea sono stati espressi in percentuale sul totale degli
eventi.
Risultati. Il campione in esame, 60 maschi e 10 femmine, di età media 47 anni ± 19, è stato suddiviso in due
gruppi in base alla gravità di patologia. Gruppo A, 37 pazienti, con 5 < AHI < 30 (in media 16 ± 10), SpO2 93,5%
± 2,1; CT 90 3,9% ± 3,1; AO 84%; AM 12,3%; AC 3,7%. Gruppo B, 33 pazienti, con AHI > 30 (in media 55 ± 24);
SpO2 91,1% ± 3,1; CT 90 17,9% ± 15,1; AO 69%; AM 16,8%; AC 14,2%.
Conclusioni. Dal nostro studio emerge che i soggetti con OSAS lieve-moderato (gruppo A) mostrano percentuali
di AO, AM, AC, in linea con i dati della letteratura, mentre i soggetti con elevato grado di malattia (gruppo B),
particolarmente quelli con pause respiratorie più lunghe ed associate a maggiore desaturazione
ossiemoglobinica, presentano un netto aumento della percentuale di AC (14,2%) e AM (16,8), rispetto agli eventi
ostruttivi.
135
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
PROBLEMI ORGANIZZATIVI NEL FOLLOW UP DEI PAZIENTI CON SINDROME DELLE APNEE NEL
SONNO TRATTATI CON CPAP
Authors:
R. DRIGO (1), E. ENZO (1), A. FERRARESSO (1), G. SASSO (1), F. ZAMBOTTO (1)
Affiliations:
(1) UOC COMPLESSA PNEUMOLOGIA OSPEDALE CIVILE DI FELTRE ITALY
Body:
Premessa. Il follow up dei pazienti con sindrome delle apnee ostruttive nel sonno pone alcuni problemi in parte
non risolti. La letteratura suggerisce che vi è indicazione ad una nuova indagine strumentale se i sintomi non
migliorano e se il peso varia > 10%. Non è noto però il numero dei pazienti che rispondono a queste
caratteristiche. Risulta pertanto difficile la programmazione delle risorse necessarie per la gestione del follow up.
Obiettivi. Lo studio cerca di rispondere a due domande 1) seguendo le attuali indicazioni della letteratura, quanti
pazienti in terapia con CPAP dovrebbero sottoporsi ad una nuova indagine strumentale? 2) nel follow up dei
pazienti in terapia con CPAP, l'ossimetria notturna domiciliare aggiunge informazioni utili rispetto all'esame
clinico?
Metodi e materiali: Analisi retrospettiva. 26 pazienti in trattamento con CPAP da oltre un anno (media 14.7
mesi), con peso stabile, stottoposti a valutazione clinica e ossimetria notturna domiciliare per due notti
consecutive, una di base ed una durante trattamento con CPAP.
Risultati. Tre pazienti (12%) avevano indicazione ad una rivalutazione strumentale in quanto la sintomatologia
(sonnolenza diurna) non era migliorata. Altri cinque pazienti (19%) avevano indicazione ad una rivalutazione
strumentale in quanto il loro peso era stabilmente variato in modo maggiore o eguale al 10%. L'ossimetria
individuava ulteriormente 3 pazienti (12%) che pur avendo al momento della diagnosi indici di apnea/ipopnea
(53,50,50) e di desaturazione (30,21,27) elevati, presentavano al follow up nella ossimetria senza CPAP un
indice di desaturazione molto migliorato ( 4,5,6,) anche se il peso era rimasto sostanzialmente stabile (-3%, -5%,
0%). In questi casi sarebbe ipotizzabile un miglioramento del quadro funzionale tale da comportare la
cessazione della terapia ventilatoria. L'ipotesi andrebbe confermata con metodiche più accurate dell'ossimetria.
Conclusioni. Seguendo le attuali indicazioni della letteratura il 30% circa dei nostri pazienti in terapia con CPAP
a poco più di un anno dalla diagnosi troverebbe indicazione ad una nuova valutazione strumentale. L'ossimetria
individuava un ulteriore 12% de ipazienti in cui una rivalutazione strumentale potrebbe fornire nuovi elementi sul
piano diagnostico/terapeutico.
136
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
VALUTAZIONE A LUNGO TERMINE DELLA FATICA MENTALE ATTRAVERSO IL QUESTIONARIO DI
MAASTRICHT, IN PAZIENTI CON SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE DEL SONNO (OSAS)
TRATTATI CON CPAP
Authors:
P. Carratù (1), D. Lacedonia (1), P. Pierucci (1), V. Costa (1), MA. Ardito, O. Resta
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Respiratorie, Università di Bari Bari ITALY
Body:
Introduzione: I pazienti con sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) soffrono di sonno frammentato. Il
sonno frammentato porta un incremento della fatica fisica e mentale. Gli effetti della terapia a lungo termine sulla
fatica mentale sui soggetti OSAS, verificato attraverso il Questionario di Maastricht non è stato ancora studiato.
Oggetto dello studio: Al fine di valutare il ruolo della CPAP nel migliorare la fatica mentale nei pazienti con
OSAS abbiamo studiato 35 pazienti (26M, età < 65 aa al tempo della diagnosi) affetti da OSAS stabilita dalla
polisonnografia.
Pazienti e metodi: I pazienti furono divisi in due gruppi (19 soggetti, 15M) che rifiutarono la terapia con CPAP e
16 pazienti (11 M) di comparabile sesso, età , BMI, collo, durata del follow up e severità della malattia che sono
stati trattati con CPAP per almeno due anni.
Risultati: I soggetti sotto CPAP riportavano un significativo miglioramento dello stato mentale (MQ 26.63±9.85
vs. 10.94±6.95; p<0.0001) e della sonnolenza (ESS 15.06±6.07 vs. 4.13±3.93; p<0.0001) con un BMI stabile.
Mentre non ci furono variazioni significative nel gruppo non trattato con CPAP. Inoltre ci fu una significativa
correlazione tra MQ ed il grado di miglioramento dopo CPAP(r= 0.9; P<0.001).
Conclusioni : Questo studio dimostra una evidente deterioramento della fatica mentale nei pazienti con OSAS
direttamente correlata al severità dei disturbi respiratori nel sonno: la terapia a lungo termine con CPAP migliora
sigùnificativamen6te sia la sonnolenza che la fatica mentale
137
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
PREDIZIONE DELLA PRESENZA DI OSAS IN UNA POPOLAZIONE DI PAZIENTI SEVERAMENTE OBESI
Authors:
M. Digiorgio (1), N. Carpenè (1), C. Manta (1), L. Menconi (1), M. Gherardi (1), G. Bardi (1), C. Ribas (1), F.
Santini (2), A. Palla (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, sezione di Malattie Dell'Apparato
Respiratorio Pisa ITALY, (2) Dipartimento di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Azienda Ospedaliera
Universitaria Pisana Pisa ITALY
Body:
Scopi:
Identificare un modello di predizione clinica di OSAS in pazienti severamente obesi.
Metodi:
Abbiamo studiato 101 soggetti severamente obesi utilizzando come unico criterio di inclusione un BMI > 40. Tutti
i soggetti sono stati sottoposti ad anamnesi e monitoraggio cardiorespiratorio (MCR) completo notturno,
indipendentemente dalla presenza di sintomi e segni indicativi di OSAS. Abbiamo usato un modello di
regressione logistica per stimare la probabilità di OSAS in tali pazienti in base alle loro caratteristiche cliniche.
Risultati:
Sono stati studiati 101 pazienti (33 M) con BMI compreso tra 40 e 77. Nel 61% dei pazienti è stata fatta diagnosi
di OSAS: nel 13,9 % di grado lieve, nel 12,9% di grado moderato, nel 12,9% di grado severo e nel 20,9% di
grado molto severo. Il modello di regressione logistica individuato utilizza 4 variabili cliniche di facile acquisizione
quali l'età (coefficiente di regressione 0.065), il sesso maschile (1.644), il grado di sonnolenza diurna (0.156) e la
presenza di apnee notturne riferite dal partner di letto (0.382). Tale modello è risultato avere una sensibilità del
84% ed una specificità del 70% che aumentano rispettivamente al 90% ed all' 80% aggiungendo alle precedenti
variabili anche il valore della saturazione minima notturna. Confrontando la probabilità di OSAS stimata dal
modello e la reale prevalenza della patologia abbiamo evidenziato quanto segue: dei pazienti identificati dal
modello come a bassa probabilità di OSAS (<25%), il 4% risultava invece affetto da questa patologia (di grado
lieve); tra quelli, invece, a probabilità di malattia molto alta (>75%), il 91% ne era realmente affetto.
Conclusioni:
Usando il modello predittivo sopra descritto è possibile, nei pazienti del nostro campione, identificare la maggior
parte dei soggetti affetti da OSAS ed escludere quasi tutti i soggetti sani. Conseguentemente sembra possibile
limitare l'impiego del MCR completo notturno ai soggetti con bassa probabilità predittiva di malattia.
138
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
FOLLOW UP CLINICO FUNZIONALE E POLISONNOGRAFICO IN 10 SOGGETTI GRAVEMENTE OBESI
SOTTOSPOSTI AD INTERVENTO DI CHIRURGIA BARIATRICA
Authors:
N. Carpenè (1), M. Digiorgio (1), C. Manta (1), M. Gherardi (1), G. Bardi (1), C. Ribas (1), F. Santini (2), A. Palla
(1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Sezione Malattie dell'Apparato
Respiratorio Pisa ITALY, (2) Dipartimento di Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Azienda Ospedaliera
Universitaria Pisana Pisa ITALY
Body:
Scopo:
Valutare l'andamento di alcuni parametri clinico, funzionali e polisonnografici in soggetti gravemente obesi prima
e dopo calo ponderale conseguente ad intervento di chirurgia bariatrica.
Materiale e Metodi:
Abbiamo sottoposto 10 soggetti con BMI > 40 ad anamnesi, spirometria, emogasanalisi e monitoraggio cardio
respiratorio (MCR) completo notturno, indipendentemente dalla presenza di sintomi e segni indicativi di OSAS.
Tali esami sono stati ripetuti dopo calo ponderale successivo ad intervento di chirurgia bariatrica.
Risultati:
I 10 pazienti studiati (5 F) avevano una età media di 42 +/- 11,7 anni ed un BMI medio di 48,6 +/- 5,2.
Dall' anamnesi risultava che 3 pazienti erano fumatori, 4 non fumatori e 3 erano ex fumatori. Inoltre, 8 pazienti
presentavano russamento, 3 risvegli, 5 apnee riferite dal partner di letto e 4 pazienti ipersonnia diurna. I dat
ottenuti dalla spirometria e dall'emogasanalisi hanno evidenziato valori medi nei limiti della norma. Dal MCR
completo notturno è risultato un AHI medio di 31,7 +/- 35,0: in particolare in 2 pazienti è stata fatta diagnosi di
OSAS di grado lieve, in 2 di OSAS di grado moderato, in 3 di OSAS di grado molto severo mentre in 2 pazienti
la diagnosi di OSAS è stata esclusa. Tutti i 10 pazienti sono stati sottoposti ad intervento di chirurgia bariatrica
ottenendo un calo ponderale medio di 33,5 +/- 14,1 kg ed una riduzione significativa del BMI medio (38,0 +/-5,0),
(p<0,001). Dall'anamnesi si è osservata una riduzione, anche se non significativa, della prevalenza dei sintomi di
OSAS. Il MCR completo notturno ha invece evidenziato una riduzione significativa dell' AHI medio (11,2 +/14,0), (p< 0,005), in particolare, la diagnosi di OSAS non è stata confermata nei pazienti con OSAS di grado
lieve e moderato, mentre si è avuta una riduzione a grado moderato nei pazienti con OSAS di grado molto
severo.
Conclusioni:
Alla luce dei risultati ottenuti dal nostro campione è possibile concludere che: l'80% dei pazienti con obesità
grave presenta un quadro clinico e un MCR completo notturno positivo per OSAS; l'intervento di chirurgia
bariatrica determina una significativa riduzione del peso corporeo, del BMI e dell' incidenza e della gravità dell'
OSAS.
139
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
VALUTAZIONE ECODOPPLER TISSUTALE DELLA FUNZIONE VENTRICOLARE DESTRA NEI PAZIENTI
CON SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE DEL SONNO
Authors:
P. CAPANO (1), S. D'AMICO (1), R. CITRO (2), M. GALDERISI (3)
Affiliations:
(1) P.O.S.M.DELLA SPERANZA DIP.DI MEDICINA BATTIPAGLIA (SA) ITALY, (2) P.O.SAN LUCA DIP. DI
CARDIOLOGIA VALLO DELLA LUCANIA(SA) ITALY, (3) UNIVERSITà FEDERICO II° DIP.MEDICINA
D'URGENZA NAPOLI ITALY
Body:
Le Apnee Ostruttive del Sonno presentano effettti emodinamici significativi sul circolo sistemico e sul circolo
polmonare.L'obbiettivo di questo studio è di valutare le ripercussioni dei disturbi respiratori del sonno sulla
funzione ventricolare destra mediante valutazione doppler tissutale pulsato.E' stata presa in considerazione una
popolazione di 48 pazienti :20 controlli e 28 paz.con OSAS diagnosticata mediante monitoraggio
cardiorespiratorio notturno;i paz. con OSAS erano tutti normossiemici e normocapnici e sono stai sottoposti a
Doppler Tissutale pulsato con valutazione del semplice volume a livello del lembo laterale della mitrale e
dell'anulo tricuspidale del ventricolo destro e si sono ottenuti gli indici miocardici sistolici e diastolici.Le
dimensioni e le frazioni di eiezione ventricolari destre e sinistre non sono risultati significativamente differenti nei
due gruppi.
Il parametro più significativamente alterato risulta essere il PCTm (r=-0.47 ,P<0.01),che ad una analisi di
regressione multilineare correla al IA (Indice di Apnea) in modo indipendente all'età ed al BMI(cumulative
R2=0.22,SE=19.8 ms,p<0.01).
Conclusioni:
In paz. con OSA moderato il Doppler Tissutale evidendia coinvolgimenti emodinamici precoci meglio
dell'Ecografia doppler standard;il Tempo di pre-contrazione nmiocardica del VD è un indice sensibile di
disfunzione miocardica ventricolare dx e Il TD risulta essere utile nell'evidenziare precoci alterazioni funzionali
del VD nei paz. con Disturbi Respiratori del Sonno
140
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
LINEE GUIDA AIPO REGIONE E-ROMAGNA PER LA DIAGNOSI E TERAPIA DELL'OSA E PER LA
STANDARDIZZAZIONE DEL CALCOLO DI AHI E RDI : RICADUTA TERRITORIALE .
Authors:
M. Bosi (1), F. Fiorentini (1), B. Pratico' (2), S. Desìderio (3), A. Tansella (3), M. Giovannini (4), F. Falcone (5), L.
Ballerin (6), P. Grandi (7), R. Dallari (8), M. Moretti (9), C. Cilione (10), G. Rossi (10), R. Melej (11), G. Vezzani
(12), MG. Scacchetti (12), G. Garuti (13), L. Spagnolatti (13), L. Ritrovato (6)
Affiliations:
(1) UO di Pneumologia Asl di Forli' Forli' ITALY, (2) UO di Medicina d'urgenza Asl di Cesena Cesena ITALY, (3)
UO di Pneumologia Asl di Rimini Rimini ITALY, (4) UO di Pneumologia Asl di Ravenna Ravenna ITALY, (5) UO
di Pneumotisiatria, Az Usl Citta'di Bologna Bologna ITALY, (6) Ser Fisiopatologia Respiratoria Az.OspFerara
Ferrara ITALY, (7) UO di Pneumologia Mirandola , Asl di Modena Modena ITALY, (8) Modulo Pneumologia
,Sassuolo,Asl di Modena Modena ITALY, (9) UO di Pneumologia Az .Osped. Pol.di Modena Modena ITALY, (10)
UO di Pneumologia Villa Pineta, Gaiato ITALY
Body:
La Sezione Regionale AIPO E-Romagna ha approvato in ottobre 2004 un documento sulla diagnosi e terapia
dell'OSA ( aggiornato in luglio 2005) ed in novembre 2005 un secondo documento sulla standardizzazione del
calcolo di AHI e RDI .I documenti sono stati proposti da un gruppo tecnico di 19 pneumologi provenienti da 13
Centri (C) distribuiti 9 provincie . SCOPO DEL LAVORO : e' la verifica mediante questionario della ricaduta sul
territorio regionale dei 2 documenti , focalizzando l'attenzione su alcuni punti chiave degli stessi . RISULTATI :
a) 12/13 C eseguono una visita flitro pre polisonnografia (PSG) o monitoraggio cardiorespiratorio
completo(MCRC). b) 9/13 C eseguono lo studio PSG e MCRC ambulatorilmente . c) 12/13 C usano autocpap
per la titolazione della pressione; in 13/13 C la conferma definitiva della pressione avviene con PSG o MCRC. d)
4/13C impiegano un periodo = > 7 gg per l'adattamento alla autocpap, 7/13C impiegano 3-6 gg ,2/13 impiegano
un periodo =<2 gg. e) la fase di titolazione avviene in ricovero ordinario in 8/13 C. f) 10/13 C adottano la
definizione di ipopnea suggerita dalle LG regionali g) 8/13 C rilevano e tengono in considerazione gli eventi di
Flow Limitation. h) 12/13 C usano un diario del sonno per il calcolo del sonno desunto . .Da un punto di vista di
dotazione strumentale e di organico : - nei 13 C sono impegnati 22 medici ( in 10/13 C
2 medici si occupano
di sonno ) ; in 4/13C l'impegno medico e' > 9 ore/settimana , in 4/13 C e' 6-8 ore/settimana, in 5/13 C e' =<5
ore/settimana - per quanto riguarda gli esami PSG e MCRC/anno : 3/13 C eseguono < 100 esami /anno, 4/13
C eseguono 100-150 esami/anno, 3/13 C eseguono 150-200 esami/anno,1/13 C esegue 200-250 esami /anno,
2/13 C eseguono > 250 esami /anno . CONCLUSIONI : I dati fotografano un rete regionale che riteniamo di
buon livello qualitativo e a questo ha sicuramente contribuito la produzione di LG partecipate e condivise . Una
inevitabile preoccupazione nasce dai dati sulle risorse impegnate , insufficienti per l'epidemiologia delle
patologie respir. nel sonno
141
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI SUL CALCOLO DELL'ODI DELLE LINEE GUIDA AIPO REGIONE E-ROMAGNA PER LA
STANDARDIZZAZIONE DEL CALCOLO DELL'AHI E RDI IN PAZIENTI CON DISTURBI RESPIRATORI
OSTRUTTIVI NEL SONNO
Authors:
M. Bosi (1), F. Fiorentini (1), A. Zoli (2)
Affiliations:
(1) U.O.di Pneumologia-H Morgagni-Pierantoni Forli' ITALY, (2) U.O..di Oncologia Medica-U. di Biostatistica
Forli' ITALY
Body:
Le Linee Guida (LG) recentemente approvate dalla Sezione Regionale E-Romagna dell'AIPO hanno come
scopo prioritario la riduzione della variabilita' del calcolo dell'indice di apnea-ipopnea (AHI) e dell'indice di
disturbo respiratorio (RDI). Il documento ha fatto propria la nuova definizione di ipopnea avanzata dall'American
Academy Sleep Medicine : riduzione del flusso aereo uguale o superiore al 30% del riferimento in associazione
ad una desaturazione fasica => al 4% .
Scopo del nostro lavoro e' stato valutare il posizionamento della relazione fra AHI ed ODI nei monitoraggi
cardiorespiratori completi in rapporto alla definizione di iponea suggerita dalle LG .
MATERIALI e METODI: sono stati valutati 26 paz. (24 OSA e 2 russatori semplici ; 20M e6F) mediante
monitoraggio cardiorespiratorio completo (MCRC) presso l'U.O.di Pneumologia dell'Asl di Forl'. L'eta' media era
60+/-13.1, BMI 30.5+/- 5 kg/m2 , circonferenza collo 41.5 +/-3.6 cm, EPSS 7.5+/-4.6.
RISULTATI: L'AHI medio e' risultato 26.9+/-23 ev/ora , l'ODI 25.3+/-23.48 ev/ora. La media delle saturazioni
medie 93.3%+/-2.19 , il CT<90% medio e' 12.7%+/-19.20.La correlazione fra AHI ed ODI e' r 0.99 . Al BlandAltman la media delle differenze fra ODI-AHI e' -1.538 (DS 3.1) con solo 1 paz fuori dal range media delle
differenze +/-2DS. Considerando il cut-off di AHI e ODI =>5 ev/ora , l'ODI identifica i paz. con AHI =>5 ev/ora
con una sensibilita' del 90% ed una specificita' del 100%. Considerando il cut-off di AHI e ODI =>20 ev/ora ,
l'ODI identifica i paz con AHI =>20 ev/ora con una sensibilta' del 93% ed una specificita' del 100% . Un AHI
=>20 ev/ora corrisponde al valore suggerito dalle LG AIPO 2005 per la prescrizione di CPAP : solo 1/26 paz.
cambia livello di gravita' usando l'ODI .
CONCLUSIONI : I nostri dati documentano che nei MCRC la definizione di ipopnea suggerita dalle LG della
regione E-Romagna avvicina molto l'ODI all'AHI e l'uso del sofisticato software del MCRC nella lettura
manuale della traccia ossimetrica ha favorito questo risultato.Le LG AIPO-AIMS non concedono spazio alla
pulso-ossimetria nella diagnosi di OSA: per il continuo progresso tecnologico non riteniamo improbabile la
necessita' di rivalutare in futuro il riposizionamento della pulso-ossimetria nel percorso diagnostico dell'OSA.
142
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
TARATURA FLUSSIMETRI PER OSSIGENOTERAPIA
Authors:
S. TOGNELLA (1), MR. TURATI (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
Con l'implementazione dei sistemi di qualità secondo il modello ISO9001, le procedure periodiche di calibrazione
e taratura degli strumenti sono atti critici del sistema. La loro periodicità deve essere stabilita in base alla
tipologia della strumentazione ed in accordo con quanto indicato dai produttori.
Scopo: verificare la precisione del flusso erogato dai flussimetri per l'O2 (RS UNI 02, scala 0.2-5 lit/min con
umidificatore) nel settore di degenza della nostra UO (certificata ISO9001 dal 1998). Il sistema di erogazione
dell'O2 è centralizzato e le prese a muro (a cui vengono collegati i flussimetri, mediante i quali il personale
imposta il flusso di O2 da erogare al paziente in base alla prescrizione medica) sono tutte a norma UNI 9507 CE
0051.
Metodi: sono state effettuate 3 diverse serie di misure su ognuno degli 11 flussimetri disponibili, testando i
seguenti flussi: 0,5; 1; 1,5; 2; 5 lit/min, verificando anche l'effettiva erogazione dell'O2 nel punto di uscita del gas
dal flussimetro, mediante un misuratore di portata volumetrica (MPV), a sua volta certificato dal FASINT' (cert. n°
E*607/05). Risultati in Tab.1
flusso impostato
flusso medio misurato MPV scarto percentuale medio
(l/min)
(3 rilevazioni) + ds
0,5
0,78 + 0,11
59%
1
1,25 + 0,14
31%
1,5
1,91+ 0,21
33%
2
2,38+ 0,14
26%
5
5,28+ 0,39
13%
Conclusioni: 1) L’effettiva erogazione di O2 risulta sempre eccedente rispetto al flusso impostato; 2) lo
scostamento % è tanto maggiore quanto più basso è il flusso impostato; 3) nell’ambito del comune range di
utilizzo, ciò può richiedere particolare attenzione nei soggetti con BPCO grave, tendenzialmente ipoventilanti e
non sottoposti a ventilazione non invasiva (NIV).
143
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO E IL SISTEMA QUALITÀ IN UNA UOC DI PNEUMOLOGIA
CERTIFICATA: IL PROBLEMA DELLA CONCORDANZA FRA SCHEDA MEDICA ED INFERMIERISTICA
Authors:
S. TOGNELLA (1), MR. TURATI (1), A. PERANTONI (1), K. TORTELLA (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
Il tema dell'errore umano in Medicina è da tempo al centro dell'attenzione della comunità medica. L'efficacia di
un sistema di gestione del rischio clinico si basa sul cambiamento della concezione di errore: non più l'errore
visto come fallimento individuale, ma come opportunità di miglioramento dell'organizzazione. Il ricorso a
indicatori specifici per la rilevazione e l'analisi degli errori risulta quindi indispensabile.
Nell'ambito del macroprocesso di ricovero e cura, nella nostra UO (dal 1998 certificata ISO9001) è stata
misurata la possibilità di errore che può originare dall'impiego di due distinte schede terapeutiche per la gestione
quotidiana della terapia: una medica (SM) ed una infermieristica (SI). Ciò può infatti risultare momento critico per
la sicurezza del paziente. Nel biennio 2004-2005 sono stati monitorati, raccolti e analizzati gli errori di
concordanza fra le due schede (tab 1).
Tab. 1
2004
2005
n=570
n=209
SM+ SI 19/570= 3,3% 4/209 = 1,9%
SM - SI +
4/570 = 0,7% 2/209=0,9%
Posologia difforme
8/570=1,4%
13/209= 6,2%
Prin. attivo difforme
0
0
Errore di trascr. SM
8/570=1,4%
0
Dose non specificata
3/570= 0,5%
0
Prescr. Med. non chiara
3/570= 0,5%
0
Totale
45/570= 7,9%
19/209= 9,0%
L’ assenza dell’ indicazione terapeutica nella SI (pur presente nella SM) è risultato l’errore più frequente nel
2004 (3.3%). Analizzate le possibili cause in una riunione ad hoc con tutto il personale (medico ed
infermieristico), è scaturita una azione correttiva volta a migliorare la comunicazione fra i due ruoli professionali.
Ulteriori 12 mesi di monitoraggio hanno evidenziato l’azzeramento di alcuni errori ricorrenti nel 2004 (errata
trascrizione sulla SM; dose non specificata; prescrizione non chiara) ed il miglioramento dell’errore più
frequente. Ciononostante, è incrementato l’errore di difformità posologica (dall’1.4 al 6.2%).
Nell’ambito del percorso di miglioramento continuo per la qualità (MCQ) (ora progetto aziendale finalizzato), è
stato quindi creato un gruppo misto di lavoro che si occuperà di rivalutare gli attuali strumenti operativi primari
nel tentativo di ridurre ulteriormente la possibilità di errore. Solo proseguendo la raccolta ed il monitoraggio degli
indicatori già individuati sarà possibile verificare se le modifiche via via apportate al processo consentiranno il
raggiungimento dell’obiettivo prefissato, cioè il tendere asintoticamente all’eliminazione dell’ errore gestionale
nella prescrizione terapeutica
144
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
INDICATORI DI PROCESSO E STANDARD DI PRODOTTO IN UN SERVIZIO DI FISIOPATOLOGIA
RESPIRATORIA CERTIFICATO ISO 9001
Authors:
S. TOGNELLA (1), C. TURATI (1), R. BISATO (1), R. BARIAN (1), AM. BRUNELLI (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
E' ormai divenuto ineludibile il fatto che ogni UO dovrebbe esplicitare i propri standard di prodotto in modo che
l'utente possa liberamente e consapevolmente valutare presso quale ente sanitario rivolgersi per ottenere le
prestazioni a lui necessarie (Dlgs 502/92). Per standard di prodotto si intende la connootazione di un prodotto o
servizio attraverso la definizione delle sue caratteristiche (requisiti), delle relative misure (indicatori) e dei livelli di
accettabilità (standard). Una volta identificato l'indicatore più aderente alle esigenze dei pazienti ed eseguita la
raccolta ed analisi dei dati, punto critico è stabilirne il valore soglia, cioè il cosidetto standard. Ciò sulla base di
quanto riportato in letteratura, oppure sulla base di dati raccolti durante un periodo di rilevazione. Nell'ambito
della nosta UO, il cui Sistema di gestione per la Qualità è attivo e certificato dal 1998, sono stati monitorati ed
analizzati per il periodo 2003-2005 gli indicatori di sicurezza nell'effettuazione di alcuni dei più frequenti test
diagnostici.
Caratteristica misurabileMetodo di calcolo
Valore globale del triennio Media anni
singoli + ds
6/7476= 0.08%
0,06% + 0,09
Episodi di broncospasmo
dovuti a test
di broncostimolazione
n.°episodi
Episodi di laringospasmo
test di broncostimolazione
1/7476=0,01%
0,01% + 0,02
Episodi di broncospasmo
dopo ASA test
10/316=3.2% 4,0% + 3,98
Reazioni orticarioidi Prick test
4/7503=0,05% 0,05% + 0,05
Episodio di lipotimia
dopo prelievo arterioso
1/8781=0,01%
0,02% + 0,03
Episodio di lipotimia
durante test del cammino
1/350=0,28%
0,53% + 0,92
Episodi di broncospasmo
durante pletismografia
1/4616= 0,02%
0,02% + 0,05
Le procedure risultano complessivamente molto sicure presso nostra U.O., con una incidenza di eventi avversi
generalmente < 0,5%. Il test di stimolazione nasale con ASA si conferma quello a maggior incidenza di eventi
avversi, nonostante essa sia comunque assai inferiore a quella del test di stimolazione orale. Per stabilire lo
standard di sicurezza è quindi di fondamentale importanza che ogni U.O. conosca esattamente il valore del suo
indicatore specifico. A tale scopo, sarebbe ancor più importante poter analizzare continuamente i dati rilevati in
più UO, così da creare un’unica banca dati centrale che, sotto l’egida della Società Scientifica, possa consentire
la “definizione dinamica” dello standard di prodotto su scala nazionale
145
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
L'APPROCCIO E LA GESTIONE PER PROCESSI IN PNEUMOLOGIA: I CORSI SIMER
Authors:
S. TOGNELLA (1), M. FARINA (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PENUMOLOGIA -OSP. ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
Da marzo a dicembre 2005, sono state erogate le 9 edizioni del corso formativo di due giorni dal titolo
<L'approccio e la gestione dei processi in pneumologia> che hanno interssato oltre 220 Pneumologi a livello
nazionale. Gli obiettivi del progetto erano quelli di:
- trasferire e divulgare i concetti generali della Qualità in Sanità ed i risvolti pratici in ambito pneumologico;
- presentare gli otto principi per la qualità;
- trasferire le tecniche e gli strumenti per la descrizione dei processi in ambito pneumologico, nel contesto
dell'Azienda sanitaria;
- presentare e trasferire un approccio metodologico per definire e costruire indicatori di processo e di risultato;
- fornire esempi di reporting degli indicatori dei processi diagnostici, terapeutici e gestionali alle Direzioni
Strategiche.
La soddisfazione dei partecipanti è stata valutata attraverso un questionario predisposto in fase di progettazione
del corso, dove per ogni domanda del questionario è stato attribuito un punteggio allo scopo di tradurre la
soddisfazione complessiva in una votazione in centesimi. Il grado di soddisfazione dei partecipanti, espresso in
centesimi, viene di seguito riportato, dove è riportato il minimo accettato (70 %), l'andamento per corso e la
media:
Valore Standard
Media complessiva
IA Edizione: TAORMINA
88,71 70,00
88,71
IIA Edizione: GENOVA
84,15
70,00
86,43
IIIA Edizione: BARI
88,50
70,00
87,12
IVA Edizione: MILANO
84,11
70,00
86,37
VA Edizione: ROMA
87,08
70,00
86,51
VIA Edizione: VERONA
90,31
70,00
87,14
VIIA Edizione: FIRENZE
89,77
70,00
87,32
VIIIA Edizione: REGGIO EMILIA88,00 70,00
87,58
IXA Edizione: NAPOLI
85,00
70,00
87,29
La valutazione media del corso ha un risultato di gradimento del 87,29 %. Il livello di apprendimento è valutato
con la partecipazione attiva ai lavori di gruppo ed ai risultati dei questionari before-after somministrati nel corso
formativo.
Il progetto formativo ha raggiunto gli obiettivi formativi e nel secondo semestre 2006- primo semestre 2007 sarà
seguito da un modulo avanzato di ulteriore approfondimento.
146
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
RIDUZIONE DEL DECLINO DEL FEV1 DOPO 4 ANNI DI TERAPIA CON MONTELUKAST IN UN GRUPPO DI
SOGGETTI CON ASMA PERSISTENTE LIEVE: STUDIO RETROSPETTIVO
Authors:
B. Sposato (1), M.G. Migliorini (1), L. Mancini (1), E. Canneti (1), A. Grieco (1), M.G. Serra (2), S. Mariotta (3), A.
Ricci (3), C. Franco (1)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia, Azienda Ospedaliera Misericordia Grosseto ITALY, (2) S.O.C. Pneumologia, ASL 19 Asti
ITALY, (3) U.O. Pneumologia, Azienda Ospedaliera Sant'Andrea, Università La Sapienza Roma ITALY
Body:
Gli antileucotrieni in associazione o meno alla terapia corticosteroidea e broncodilatatrice per via inalatoria sono
in grado di ridurre il numero di riacutizzazioni e migliorare la qualità della vita di soggetti affetti da asma
bronchiale. Scopo di questo studio è stato quello di valutare se la terapia con Montelukast eseguita per un
periodo di 4 anni, in un gruppo di soggetti con asma persistente lieve (responders), fosse in grado di ridurre nel
tempo il declino del FEV1 ed il numero di riacutizzazioni.
Sono state visionate circa 120 cartelle cliniche di soggetti con asma bronchiale giunti all' osservazione nel nostro
centro tra il 1999 ed il 2001. Venivano selezionati soltanto 39 pazienti con asma persistente lieve allergico che
avevano eseguito ininterrottamente per un periodo di 4 anni una terapia a base di corticosteroidi per via
inalatoria e broncodilatatori long-acting in associazione o meno a Montelukast 10 mg/die. Quindi i soggetti
venivano suddivisi in due gruppi. Il gruppo I era composto da 24 soggetti (etá media 44.7±15.4) con FEV1 medio
all'inizio del monitoraggio pari a 90.8±6.6 % in terapia con corticosteroidi e broncodilatatori per via inalatoria. Il
gruppo II era composto da 15 soggetti (etá media 40.42±16.47) con FEV1 medio all'inizio del monitoraggio pari
a 89.5±7.8 % in terapia con corticosteroidi, broncodilatatori per via inalatoria e Montelukast.
Tra i due gruppi non vi erano differenze per quanto riguarda il tipo di allergie, PD20 ed epoca d'esordio della
malattia. Nel gruppo I la differenza di FEV1, tra inizio e termine del periodo di osservazione, è stata pari a 310.9±169.7, mentre nel gruppo II è stata pari a -162.8±285.6 (p<0.05). Anche il numero di riacutizzazioni/anno
sono state più elevate nel gruppo I (1.11±0.45) rispetto al Gruppo II (0.60±0.35; p<0.0001).
Nei soggetti con asma persistente lieve responders il Montelukast in associazione con i corticosteroidi per via
inalatoria e ß2 long-acting può rallentare il declino del FEV1 rispetto alla sola terapia con corticosteroidi inalatori
e
ß2 agonisti long-acting. Probabilmente ciò è dovuto ad un'azione sinergica anti-infiammatoria
dell'associazione Montelukast e corticosteroidi per via inalatoria. Ulteriori studi su casistiche più numerose sono
necessari per confermare tale dato.
147
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
TERAPIA DI COMBINAZIONE CON TIOTROPIO E FORMOTEROLO IN PAZIENTI CON BPCO: RAZIONALE
TERAPEUTICO
Authors:
A. PETROIANNI, E. GRAZIANI, L. D'ANTONI, D. CECCARELLI, S. D'AVELLI, M. QUARTIERI, C. TERZANO
Affiliations:
(1) I Scuola di Specializzazione in Malattie dellApparato Respiratorio - UOC Malattie Respiratorie- Università La
Sapienza ROMA ITALY, (2) 1 , (3) 1 , (4) 1 , (5) 1 , (6) 1 , (7) 1
Body:
BACKGROUND: I broncodilatatori long-acting, beta2agonisti e tiotropio, sono i farmaci più efficaci nel controllare
i sintomi della BPCO. A livello funzionale il FEV1 è il parametro utilizzato per monitorare gli effetti terapeutici di
tali farmaci. Il carattere prevalente di irreversibilità dell'ostruzione bronchiale nella BPCO determina una limitata
e non prevedibile risposta ai broncodilatatori.
OBIETTIVO: lo scopo dello studio è stato quello di determinare nello stesso paziente quale modalità di
somministrazione risulta particolarmente appropriata nel mantenere nell arco delle 24h una migliore e costante
broncodilatazione.
METODI: sono stati arruolati 20pazienti (16M,4F età media 62anni) con diagnosi di BPCO moderata e grave
(classificazione ERS/ATS GOLD). Tutti i soggetti sono stati sottoposti a 4differenti modalità di somministrazione
della terapia di combinazione a distanza di 72h uno dall altro: 1) TIO 18mcg die; 2) TIO 18mcg die e FOR 12mcg
dopo 12h; 3) FOR 12mcg 2volte die; 4) TIO 18mcg + FOR 12mcg e FOR 12mcg dopo 12 h. Gli esami
spirometrici sono stati eseguiti nelle 24 h, rispettivamente al tempo 0 (prima del trattamento), 5min, 30min, 1h,
2h, 12h, 24h dopo inalazione del farmaco (nel corso dei trattamenti con una seconda inalazione a 12h ulteriore
spirometria è stata eseguita a 5min, 30min, 1h, 2h dopo la seconda inalazione del farmaco).
RISULTATI: tutti i pazienti hanno completato la valutazione funzionale. Non sono stati riportati particolari effetti
collaterali. Il valore medio del FEV1 al tempo 0 è stato1.34 (1.02-2.05) litri e 56%del predetto (35-72).
Il miglioramento medio del FEV1 nei 4 differenti trattamenti con broncodilatatore è risultato: (1) +89.9mL, (2)
+135.7mL, (3) +91.1mL, (4) +160.8mL.
I pazienti hanno presentato una più ampia e continua broncodilatazione nelle 24h nel corso del trattamento
4(TIO+FOR e FOR dopo 12h) con un miglioramento medio nelle 24h di 160.8mL, in cui hanno raggiunto un
picco medio di deltaFEV1 +219mL.
CONCLUSIONI: in termini di broncodilatazione la combinazione formoterolo/tiotropio risulta maggiormente
efficace rispetto ai due farmaci somministrati da soli nei pazienti con BPCO moderata e grave. Nel nostro studio
il miglior timing di somministrazione di tale combinazione è risultata TIO+FOR e FOR dopo 12h che garantisce
una più efficace azione broncodilatatrice nell arco delle 24h.
148
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
ANALISI COSTO-EFFICACIA SULLE STRATEGIE TERAPEUTICHE CON LABA E ICS NELLA BPCO
SEVERA E MOLTO SEVERA IN ITALIA
Authors:
RW. DAL NEGRO (1), S. IANNAZZO (2), C. MICHELETTO (1), M. EANDI (3)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) ADVANCED RESEARCH
TORINO ITALY, (3) ISTITUTO DI FARMACOLOGIA CLINICA UNIVERSITA' DI TORINO ITALY
Body:
L’uso della combinazione fra corticosteroidi inalatori (ICS) e &#61538;2 adrenergici a lunga durata di azione
(LABA) è raccomandato in corso di BPCO (GOLD, livello 3 e 4). Scopo dello studio: misurare l’impatto clinico ed
economico di tale combinazione, paragonando le performance farmaco-economiche delle possibili strategie
terapeutiche oggi possibili. Metodi: i dati epidemiologici nazionali sulla BPCO sono stati inseriti in un modello
disease progression secondo Markov. Le opzioni terapeutiche alternative (salmeterolo/fluticasone - SF;
formoterolo/budesonide - FB; salmeterolo - S; fluticasone - F; placebo - P) rappresentavano i bracci dell’albero
decisionale. I dati internazionali sull’efficacia sono stati espressi in termini di riduzione del rischio, usando il n. di
riacutizzazioni e il n. dei giorni liberi da sintomi come outcomes. I costi diretti ed indiretti sono stati valorizzati
secondo gli attuali prezzi e tariffe. L’analisi è stata condotta nell’ottica del SSN, della società e del paziente,
avendo come orizzonte 1, 2 5, 10 anni e la vita intera. Risultati: I costi diretti/anno della BPCO raggiungono i 7
Bil.€ con un costo medio/p/anno di 2400 €. Le strategie più efficaci si sono rivelate S/F e F/B, con una lieve
prevalenza per la seconda. (257 vs 220 giorni liberi da sintomi). La costo-efficacia incrementale di S/F vs S è
679,55 /esacerbazione evitata e 3,31 €/giorno libero da sintomi guadagnato. Conclusioni: in corso di BPCO
severa e molto severa, l’impiego della combinazione fra LABA e ICS conduce a sostanziali miglioramenti degli
outcomes clinici senza indurre aumenti dei costi sanitari
149
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTO AGGIUNTIVO DI FLUTICASONE E BRONCODILATATORI
SOTTOPOSTI A RIABILITAZIONE RESPIRATORIA
IN
PAZIENTI
CON
BPCO
Authors:
GG. Riario-Sforza (1), C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), N. Dugnani (1), L. Pessina (1), F. Paterniti (1)
Affiliations:
(1) Istituti Clinici di Perfezionamento Milano ITALY
Body:
Razionale
La terapia farmacologica della BPCO si basa sui broncodilatatori e, nei pazienti in stadio severo di malattia o
con frequenti riacutizzazioni, sui corticosteroidi inalatori. La riabilitazione respiratoria è un trattamento
multidisciplinare capace di migliorare la capacità di esercizio fisico, la dispnea e, nei pazienti più responsivi, la
funzionalità respiratoria. Sono disponibili pochi studi sugli effetti combinati della terapia farmacologica e della
riabilitazione respiratoria in pazienti con BPCO. Noi abbiamo valutato gli effetti sulla funzionalità respiratoria di
un ciclo di riabilitazione respiratoria in pazienti rispettivamente trattati solo con broncodilatatori o con fluticasone
e broncodilatatori.
Metodi
Sono stati inclusi nello studio 120 pazienti, 60 dei quali (44 maschi, 16 femmine, età media 72,6 anni) trattati
solo con broncodilatatori (sia LABA sia anticolinergici) e 60 (42 maschi, 18 femmine, età media 73,8 anni) trattati
con broncodilatatori e fluticasone per via inalatoria. Il ciclo di riabilitazione respiratoria si è basato su 8 sedute
bisettimanali con riallenamento allo sforzo, esercizi calistenici, fisioterapia toracica ed educazione sanitaria.
Prima e dopo il ciclo riabilitativo è stata eseguita in tutti i pazienti una pletismografia. La frequenza di
miglioramento del VEMS nei due gruppi è stata confrontata mediante test del chi quadrato.
Risultati
La terapia farmacologica è stata mantenuta senza modifiche durante il ciclo pneumoriabilitativo. Tra i pazienti
trattati con broncodilatatori, 32 (53%) utilizzavano LABA, 18 (30%) anticolinergici e 10 (17%) ambedue. Un
miglioramento del VEMS è stato rilevato in 29/60 pazienti (48,3%) nei trattati con fluticasone e broncodilatatori e
in 8/60 pazienti (13,3%) nei trattati solo con broncodilatatori. La differenza è risultata statisticamente significativa
(p = 0,004).
Conclusioni
La terapia farmacologica con fluticasone e broncodilatatori per via inalatoria si associa a un miglioramento del
VEMS significativamente più frequente rispetto alla terapia con solo broncodilatatori in soggetti con BPCO
sottoposti a pneumoriabilitazione. Appare ipotizzabile che l'effetto antinfiammatorio del fluticasone sulle vie
respiratorie possa influenzare il miglioramento della funzionalità respiratoria indotto dal ciclo riabilitativo.
150
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI DEL TIOTROPIO BROMURO
ALL'ESERCIZIO IN PAZIENTI CON BPCO
SULL'OSTRUZIONE
BRONCHIALE
E
LA
TOLLERANZA
Authors:
CME. Tranfa (1), C. Cesaro (1), N. Crispino (1), E. Grella (1), V. Guarriello (1)
Affiliations:
(1) Seconda Università Studi Napoli ITALY
Body:
Abbiamo esaminato 10 pazienti (età range 45-80 yrs), affetti da BPCO stabile con FEV1 basale uguale a
54.40%th+-15.44, allo scopo di valutare l'ostruzione bronchiale e la tolleranza all'esercizio dopo una singola
somministrazione di Tiotropio Bromuro (TB). Lo studio è stato condotto in due giorni non consecutivi nei quali, in
cieco, sono stati somministrati placebo e TB. In ciascuna giornata è stata eseguita la spirometria in condizioni
basali e tre sei ore dopo la somministrazione di farmaco/placebo. Il test del cammino (6MWT) è stato condotto
alla quarta ora valutando la saturazione dell'ossigeno (SO2), la distanza percorsa e la dispnea in accordo con le
scale Vas e Borg. I risultati ottenuti dimostrano che l'assunzione di TB non modifica significativamente il calibro
bronchiale nè dopo tre ore (FEV1 dopo P vs TB= mean%th+-DS=53.9+-14vs58.5+-17.1;p NS) nè dopo sei ore
(54.3+-15.9vs 59.5+-17.9; p NS) Il 6MWT documenta un incremento dei metri percorsi dopo la somministrazione
di TB vs P (P: mean+-DS: 389+-36.0 TB: mean+-DS 432+-49.2 p<0.0004). Anche la desaturazione dell'O2 si
riduce dopo somministrazione di TB vs P (P: mean+-DS 5.800+-3.5 TB: mean+-DS 3.03+-1.38 p<0.007).
Apparentemente queste informazioni dimostrano che nei pazienti con BPCO potrebbe essere utile valutare
l'azione dei broncodilatatori non solo mediante lo studio dei parametri quali FEV1 ma anche con la tolleranza
all'esercizio e la SO2
151
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
VALUTAZIONE DELL’EQUIVALENZA TERAPEUTICA DI SALBUTAMOLO SOMMINISTRATO PER VIA
INALATORIA SOTTO FORMA DI AEROSOL O POLVERE IN PAZIENTI ASMATICI
Authors:
F. LAVORINI (1), P. GERI (1), C. MARMAI (1), E. MEONI (1), F. BIGAZZI (1), M. PISTOLESI (1), GA.
FONTANA (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO DI AREA CRITICA MEDICO CHIRURGICA, SEZIONE DI MEDICINA RESPIRATORIA,
UNIVERISTA' DI FIRENZE FIRENZE ITALY
Body:
Scopo di questo studio è valutare l'equivalenza terapeutica di salbutamolo somministrato sotto forma di aerosol
per mezzo di un inalatore pressurizzato predosato con spaziatore (pMDI+Volumatic), o sotto forma di polvere
inalatoria per mezzo di un inalatore di polvere secca (Diskus) in pazienti asmatici con broncocostrizione indotta
da metacolina.
Nel corso di 6 differenti sessioni, sono stati studiati 18 pazienti affetti da asma di grado intermittente secondo un
protocollo in doppio cieco, incrociato e controllato verso placebo. Durante ciascun giorno di studio ogni
paziente, dopo essere stato sottoposto a valutazione funzionale respiratoria di base, inalava concentrazioni
crescenti di metacolina fino ad ottenere valori di FEV1 pari al 65% del basale. Successivamente, ad ogni
paziente veniva somministrato in maniera randomizzata placebo, 200 o 400 mcg di salbutamolo tramite
pMDI+Volumatic o Diskus; la risposta bronchiale era valutata misurando i valori di FEV1 ad intervalli di 3 minuti
per 30 minuti e successivamente ogni 15 minuti fino a 60 minuti dalla somministrazione di placebo o
salbutamolo. I valori di FEV1 registrati dopo inalazione di placebo o salbutamolo sono stati confrontati mediante
l'analisi della varianza per misure ripetute; l'equivalenza terapeutica dei due sistemi di inalazione è stata valutata
mediante il metodo di regressione parallela di Finney.
Indipendentemente dall'inalatore utilizzato e dalla dose di farmaco inalato, i valori di FEV1 ottenuti dopo
salbutamolo erano significativamente maggiori rispetto ai corrispondenti valori registrati dopo placebo; non
esistevano differenze significative confrontando i valori di FEV1 ottenuti dopo somministrazione di salbutamolo
attraverso i due sistemi di inalazione. Tuttavia, la dose di salbutamolo inalata tramite Diskus e necessaria per
ottenere incrementi di FEV1 simili a quelli ottenuti inalando 200 mcg di salbutamolo con pMDI+Volumatic era
pari a 394 mcg (95% intervallo di confidenza pari a studio 318-469).
Questo studio dimostra che, in pazienti asmatici, la somministrazione di salbutamolo tramite pMDI+Volumatic è
due volte più efficace nell'annullare la broncocostrizione indotta da metacolina rispetto alla somministrazione
dello stesso farmaco tramite Diskus .
152
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
L’EFFETTO IPOSSEMICO DI FORMOTEROLO È REALMENTE LEGATO AD UN EFFETTO SHUNT?
Authors:
F. Di Marco (1), P. Santus (1), M. Verga (1), A. Pistone (1), S. Centanni (1), M. Cazzola (2)
Affiliations:
(1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità di
Pneumologia ed Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY
Body:
La somministrazione di ß2-agonisti a pazienti con ostruzione delle vie aeree spesso induce un calo transitorio
della PaO2 a dispetto della concomitante broncodilazione. Questo effetto è attribuito all'azione vasodilatante
polmonare di queste agenti, con un aumento del flusso ematico in regioni polmonari poveramente ossigenate e
con conseguente aumento dell’ineguaglianza del rapporto ventilazione-perfusione, un effetto simile allo shunt.
Noi abbiamo analizzato gli effetti acuti di formoterolo sui valori emogasanalitici in 30 pazienti con BPCO.
Sessanta minuti dopo l'inalazione di formoterolo12µg, la P(A-a)O2 è aumentata significativamente (+4,50 mmHg
) e, come atteso, ha mostrato una correlazione negativa estremamente significativa (r=-0,91; p<0,001 ) con la
caduta della PaO2 (-4,79 mmHg ). Questo risultato non era collegabile ad ipoventilazione perché la PaCO2 non
si è elevata. L'aumento atteso del FEV1 (+0,19 L ) indotto dal formoterolo ha mostrato una correlazione negativa
significativa con la caduta della PaO2 (r=-0,36; p=0,04 ), mentre le modifiche della IC(+0,37 L ) e del TGV (-0,73
L ) non si sono correlate con quelle della PaO2 (IC: r=0,017, p=0,93; TGV: r=-0,014, p=0,94 ). Anche DLCO, VA
e DL/VA sono aumentati rispetto al basale (+1,48, +0,25 l, e +0,11 mL/min-1/mmHg, rispettivamente ), ma senza
correlazione con la caduta della PaO2 (DLCO: r=0,09, p=0,63; VA: r=0,10, p=0,59; DL/VA: r=0,11, p=0,58 ).
Questi dati suggeriscono un vero effetto shunt primario nell’induzione calo della PaO2 indotto dal formoterolo,
sebbene il contributo di un’alterazione del rapporto ventilazione-perfusione non possa essere escluso.
153
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
RUOLO DEI RECETTORI M2 SU BRONCHI ISOLATI DI CAVALLO
Authors:
L. Calzetta (1), R. Annibale (2), F. Russo (2), M. Cazzola (3), M. G. Matera (2)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Biotecnologie, Ospedale Cardarelli Napoli ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Sperimentale,
Sezione di Farmacologia, Seconda Università degli Studi di Napoli Napoli ITALY, (3) Unità di Pneumologia e
Allergologia, Ospedale Cardarelli Napoli Napoli ITALY
Body:
La riacutizzazione dell’ostruzione bronchiale ricorrente del cavallo (RAO) è caratterizzata da broncospasmo e
infiammazione dell’albero tracheobronchiale, associata a iperresponsività specifica delle vie aeree. Evidenze
sperimentali hanno documentato che la componente maggiore del broncospasmo è rappresentata da
un’iperreattività del sistema colinergico. In numerose specie, compreso l’uomo, i recettori muscarinici M2
modulano il sistema colinergico, inibendo il rilascio di acetilcolina (ACh) dalle terminazioni postgangliari. Scopo
di questo lavoro è stato quello di valutare il ruolo di questi recettori nell’apparato respiratorio di cavallo. I tessuti,
ottenuti da cinque polmoni di cavalli, sono stati tagliati ad anelli e posti in bagni per organi isolati in una
soluzione Krebs-Henseleit (KH) (mM): NaCl 117,5, KCl 5,60, MgSO4 1,18, CaCl2 2,50, NaH2P04 1,28,
NaHCO3 25,00 e glucosio 5,5, pregassata con =O2/CO2 95:5% v/v, pH7.4), e medicata con indometacina (10
microM). I tessuti sono stati collegati a un sistema di trasduzione in modo da misurare la forza di contrazione
isometrica. Dopo 90 min, durante i quali la soluzione KH è stata cambiata ogni 10 min, si è valutata la
responsività dei tessuti con ACh (100 microM). Una volta raggiunta il plateau, i tessuti sono stati lavati e lasciati
ad equilibrare per 30’. Dopo l’ultimo lavaggio, i tessuti sono stati stimolati elettricamente con elettrodi di platino
posti nei bagnetti a differenti frequenze di stimolazione (3-10-25 Hz); alcuni bronchi sono stati pretrattati con
metoctramina (antagonista dei recettori M2; M 1 microM-100 microM) o con pilocarpina (antagonista dei recettori
M2; M 1 microM-100 microM). I risultati sono stati espressi come % della contrazione indotta da ACh; la
significatività è stata valutata con il test ANOVA. La metoctramina ha indotto un significativo aumento della
contrazione indotta da elettrostimolazione, che è, invece, stata ridotta in maniera significativa nei tessuti
pretrattati con pilocarpina alla concentrazione di 100 microM. Questi risultati preliminari dimostrano che anche
negli equini i recettori M2 modulano il tono colinergico e la disfunzione di questi recettori potrebbe essere
implicata nella RAO.
154
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTO ADDITIVO DI TEOFILLINA SU UNA COMBINAZIONE DI FORMOTEROLO E TIOTROPIO NELLA
BPCO STABILE
Authors:
S. Contini (1), M. Mura (1), M. G. Matera (2), M. Cazzola (3)
Affiliations:
(1) Cattedra di Malattie Respiratorie, Università Tor Vergata Roma ITALY, (2) Unità di Farmacologia,
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Unità di Pneumologia ed
Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY
Body:
Abbiamo esplorato l'effetto aggiuntivo della teofillina orale titolata in pazienti con BPCO stabile che stavano già
assumendo contemporaneamente tiotropio 18µg od e formoterolo 12µg bid. Trentasei pazienti con BPCO da
moderata a grave sono stati arruolati in questo studio costituito da due periodi terapeutici. I pazienti sono stati
inizialmente trattati con formoterolo+tiotropio per 4 settimane al termine delle quali essi sono stati divisi in due
gruppi di 18 pazienti ciascuno. Tutti i pazienti hanno continuato il trattamento iniziale per altre 4 settimane, ma il
primo gruppo ha ricevuto anche placebo, mentre il secondo gruppo ha assunto contemporaneamente teofillina
orale. La terapia di combinazione con formoterolo+tiotropio ha indotto un miglioramento significativo dei valori
medi predose del FEV1 e della FVC alla fine del primo periodo dello studio (rispettivamente +0,10 L e +0,14 L) e
nel punteggio della dispnea misurato mediante una scala analogica visuale (-3,1). Il secondo periodo di
trattamento ha indotto un ulteriore miglioramento della funzione di polmone e del dispnea in entrambi i gruppi,
sebbene le differenze non siano risultate significative quando i risultati sono stati confrontati con quelli registrati
alla fine del primo periodo. In ogni caso, sebbene le differenze tra i gruppi teofillina e placebo non siano apparse
significative, 5 pazienti hanno riportato un importante miglioramento della dispnea alla fine del periodo di
assunzione della teofillina. Questi risultati pongono in dubbio l'importanza di aggiungere la teofillina negli schemi
terapeutici di pazienti con BPCO stabile già in trattamento con due broncodilatori a lunga durata d’azione, ma
indicano anche la possibilità che alcuni di questi pazienti potrebbero trarre giovamento dalla teofillina a causa di
un miglioramento sintomatico.
155
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI DEL BNP SU BRONCHI ISOLATI UMANI
Authors:
L. Calzetta (1), A. Sanduzzi (2), V. Parascandolo (3), M. Cazzola (4), M. G. Matera (5)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Biotecnologie, Ospedale Cardarelli Napoli ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Clinica e
Sperimentale, Unità di Pneumologia, Università Federico II Napoli ITALY, (3) Dipartimento di Chirurgia ToracoPolmonare, Seconda Università degli Studi di Napoli Napoli ITALY, (4) Unità di Pneumologia e Allergologia,
Ospedale Cardarelli Napoli ITALY, (5) Dipartimento di Medicina Sperimentale Sezione di Farmacologia Seconda
Università degli Studi di Napoli Napoli ITALY
Body:
La famiglia dei peptidi natriuretici è costituita da tre peptidi omologhi, il peptide natriuretico atriale (ANP), il
peptide B (BPN) e il peptide C (CNP). Questi peptidi attivano specifici recettori ad attività guanilciclasica,
modulando diverse funzioni cellulari. L’aumento del GMPc intracellulare, conseguente all’attivazione recettoriale
è responsabile degli effetti fisiologici di questi peptidi. E’ stato dimostrato che i peptidi ANP/BNP hanno effetti
rilassanti sulla muscolatura liscia delle vie aeree in vitro. In particolare il BNP induce rilasciamento della trachea
isolata di cavia. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare gli effetti del BNP su bronchi isolati umani. I
tessuti, ottenuti da cinque polmoni di pazienti sottoposti a escissione lobare per carcinoma polmonare, sono stati
tagliati ad anelli di diametro di 3-5 mm e posti in bagni per organi isolati in una soluzione Krebs-Henseleit (KH)
(mM): NaCl 117,5, KCl 5,60, MgSO4 1,18, CaCl2 2,50, NaH2P04 1,28, NaHCO3 25,00 e glucosio 5,5,
pregassata con =O2/CO2 95:5% v/v, pH7.4), e medicata con indometacina (10 &#61549;M). I tessuti sono stati
collegati a un sistema di trasduzione in modo da misurare la forza di contrazione isometrica. Dopo 90 min,
durante i quali la soluzione KH veniva cambiata ogni 10 min, è stata verificata la responsività dei tessuti con
ACh (100 &#61549;M). Una volta raggiunto il plateau i tessuti sono stati lavati e lasciati ad equilibrare per 30’.
Dopo l’ultimo lavaggio è stata costruita una curva concentrazione-cumulativa con carbacolo (CCh) in modo da
selezionare la EC70. Per verificare gli effetti rilascianti del BNP i bronchi sono sati trattati con la EC70 di CCh e
sul plateau è stata costruita una curva semilogaritmica concentrazione-cumulativa di BNP (1nM-1&#61549;M).
Alla fine degli esperimenti è stata aggiunta papaverina (500&#61549;M). Per ogni esperimento è stata calcolata
la EC50 e l’Emax ed è stata eseguita l’analisi della varianza con il test ANOVA. Il BNP ha indotto un lieve effetto
rilasciante della muscolatura liscia dei bronchi umani in vitro che è risultata statisticamente significativa solo alle
concentrazioni più elevate (Emax 12.07±3.020).
In conclusione i nostri risultati dimostrano che il BNP non induce effetti significativi sulla muscolatura liscia
dell’uomo.
156
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEI ß-AGONISTI INALATORI A LUNGA DURATA D’AZIONE SULLA
PRESSIOME ARTERIOSA POLMONARE (PAP) NELLA BPCO MEDIANTE ECOCOLORDOPPLER
CARDIACO
Authors:
P. Santus (1), S. Centanni (1), A. Mantero (2), P. Carlucci (1), L.. Bosotti (2), B. Boveri (1), M. Mondoni (1), M.
Cazzola (3)
Affiliations:
(1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità di
Cardiologia, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (3) Unità di Pneumologia ed Allergologia,
Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY
Body:
I ß2-agonisti somministrati per via sistemica possono ridurre leggermente l’aumento della PAP, che è comune
nella BPCO grave, perché esercitano un effetto vasodilatante dovuto all'attivazione dei ß-recettori adrenergici
presenti sui vasi polmonari. Noi abbiamo esaminato gli effetti acuti di salmeterolo (S) e formoterolo (F) sulla PAP
sistolica (sPAP) ecocardiografica in 20 pazienti con BPCO e una sPAP maggiore di 20 mmHg a riposo. In 2
giorni consecutivi, i pazienti hanno ricevuto in maniera randomizzata F Turbuhaler 12µg + placebo (P) Diskus o
S Diskus 50 µg + P Turbuhaler. Misurazioni ecocolordoppler cardiache transtoraciche della sPAP sono state
eseguite prima e 15, 30, 60 e 180 min dopo l'inalazione dei broncodilatori. Funzione di polmone, SaO2 e
frequenza cardiaca (FC) sono state esaminate agli stessi tempi. La sPAP media è diminuita significativamente
(p<0,05 ) rispetto al basale da 15 a 60 min dopo l'inalazione dei farmaci (diminuzione massima: S:-4,0 mmHg,
95% IC: -1,2 – -6,7; F: -3,6 mmHg, 95% IC: -2,3 – -4.8) ma è tornata verso i livelli basali a 180 min dopo sia S
sia F. Gli aumenti del FEV1 rispetto al basale sono stati sempre significativi (p<0,05 ) dopo sia S sia F. SaO2 e
FC non si sono modificate in maniera significativa (p>0,05 ). Non vi è stata alcuna correlazione tra l'aumento
massimo della FEV1 e la massima diminuzione della sPAP dopo l'inalazione di S (r2 = 0,071 ) o F (r2 = 0,0006
). Questo studio ha evidenziato che S e F sono similmente di beneficio per l’emodinamica polmonare nei
pazienti con BPCO. Lo studio ha anche documentato la possibilità di usare una tecnica non invasiva per
esplorare l’impatto dei farmaci sul letto vascolare polmonare in pazienti con BPCO. Tale riscontro suggerisce la
possibilità di considerare la valutazione delle modifiche della sPAP come un ulteriore outcome in questi pazienti.
157
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO, MIGLIORAMENTO CONTINUO DELLA
QUALITA’ IN PNEUMOLOGIA, FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTO DELLA TEOFILLINA SULLA CAPACITÀ DI ESERCIZIO IN PAZIENTI BPCO
Authors:
F. Di Marco (1), A. Pistone (1), M. Mondoni (1), P. Santus (1), P. Carlucci (1), B. Boveri (1), S. Centanni (1)
Affiliations:
(1) II Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio Università degli Studi di Milano Ospedale San Paolo ITALY
Body:
INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO: Per la teofillina sono stati proposti molti meccanismi d'azione, sia
polmonari che extrapolmonari. Il test da sforzo cardio-polmonare e', in quest'ottica, un ottimo strumento per
giudicare l'efficacia complessiva di questo farmaco in pazienti affetti da BPCO. Scopo del nostro studio e' stato
di valutare gli effetti sulla capacita' di esercizio della teofillina, in aggiunta alla terapia inalatoria piena (beta-2
stimolanti, anticolinergici e steroidi) in pazienti affetti da BPCO di grado moderato-grave. Si tratta di uno studio
randomizzato, in doppio-cieco, cross-over e controllato vs placebo su 10 pazienti maschi (eta' 66±10 anni, FEV1
45±6% - media±SD) trattati con teofillina (da 200 a 600 mg/die in modo da raggiungere una concentrazione
plasmatica tra i 5 ed i 15 mg/L) o placebo per 4 settimane. I pazienti dopo 3-4 ore dall'assunzione del
farmaco/placebo eseguivano: emogasanalisi arteriosa a riposo, test di funzionalita' ventilatoria (pletismografia
corporea e DLCO) e test da sforzo a carico costante (75% del massimo carico di lavoro valutato in un
precedente test massimale).
RISULTATI: il trattamento con teofillina non ha promosso variazioni significative dei parametri emogasanalitici e
di funzione ventilatoria a riposo. Al picco dell'esercizio il trattamento con teofillina e' stato associato ad un
significativo incremento del volume corrente (Vt, +0,24±0,25 L, p=0,015) e della capacità inspiratoria (IC,
+0,19±0,22 L, p=0,023) rispetto al placebo. Il tempo di esercizio, sebbene un chiaro trend favorevole al
trattamento con teofillina rispetto al placebo (+116±196 secondi) non ha raggiunto la significativita' statistica
(p=0,09).
CONCLUSIONI: la somministrazione di teofillina, in pazienti affetti da BPCO di grado moderato-grave trattati con
terapia inalatoria piena, ha dimostrato un trend favorevole rispetto al tempo di esercizio, che non ha raggiunto la
significativita' in prima ipotesi per la bassa potenza statistica dello studio (10 pazienti). Il miglioramento del
volume corrente e della capacita' inspiratoria al picco dell'esercizio, in assenza di una evidente
broncodilatazione a riposo, suggerisce un significativo effetto extrapolmonare della teofillina (contrattilita'
diaframmatica?) che non può essere apprezzato dai test di funzionalita ventilatoria a riposo eseguiti di routine,
come la spirometria e la pletismografia corporea.
158
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
Pneumotorace catameniale. Case Report.
Authors:
A. Pecoraro (1), C. Curcio (2), A. Maffeo (2)
Affiliations:
(1) Scuola di Specializzazione in Malattie dell'App. Resp. II Univ. degli Studi di Napoli Napoli Italy, (2) I Chirurgia
Toracica, A.O.V. Mondaldi, Napoli Napoli Italy
Body:
Gli Autori, prendendo spunto da un caso di raro pnx catameniale secondario a "diaphragm porose sindrome",
descrivono le cause e le manifestazioni cliniche di tale patologia, e, dopo aver effetuato una revisone della
letteratura, documentano in modo dettagliato la storia clinica e la terapia effettuata nel caso descritto.
159
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
Pneumopatia interstiziale diffusa da carbamazepina. Case report
Authors:
A. Pecoraro (1), I. Pedicelli (1), G. Del Giudice (1), S. Mascitti (1), R. Del Giudice (1), E. Cavallo (1), N. De Rosa
(2)
Affiliations:
(1) Scuola di Specializzazione in Malattie dell'App. Resp. II Univ. degli Studi di Napoli Napoli Italy, (2) Servizio di
Anatomia Patologica A.O. V. Monaldi, Napoli Napoli Italy
Body:
La carbamazepina è utilizzata nel trattamento dell' epilessia, del dolore neuropatico e nel disturbo bipolare. Un'
ampia varietà di effetti indesiderati sono asociati al suo utiluizzzo: ematologici, epatici, neurologici, cardiaci,
dermatologici e renali. Pur essendo rara la tossicità polmonare, sono riportati in letteratura casi di polmonite
interstiziale, BOOP, edema polmonare.
Si riporta il caso clinico di C.S., pz di anni 48 di sesso maschile, non fumatore, anamnesi patologica remota
positiva per ipertensione arteriosa, gozzo multinodulare ed epilessia in trattamento con Fenobarbital 200 mg/die
e Carbamazepina 200 mg/die. Da circa 1 anno il paziente riferiva tosse secca e dispnea da sforzo; la
valutazione funzionale respiratoria mostrava un severo deficit restrittivo ed una riduzione del 75% della DLCO.
Venivano riscontrate aree diffuse di ground-glass alla HRTC ed aumento della cellularità totale con incremento
della quota linfocitaria e neutrofilica all' esame del lavaggio bronco-alveolare. Il quadro anatomo-patologico su
biopsia trans-bronchiale era compatibile con modificazioni di tipo iatrogeno. La sospensione della
carbamazepina ed il trattamento steroideo si associavano ad un miglioramento del quadro clinico e funzionale
,della cellularità del B.A.L, senza modificazioni del quadro TC. Veniva posta diagnosi di pneumopatia
interstiziale da carbamazepina
160
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
DATI DI UNO STUDIO DI FATTIBILITA' CON L'UTILIZZO DELLA TAC SPIRALE (sCT) PER LA DIAGNOSI
PRECOCE DEL TUMORE POLMONARE IN UNA POPOLAZIONE AD ALTO RISCHIO
Authors:
S. NOVELLO (1), M. GIAJ LEVRA (1), B. CRIDA (1), C. FAVA (1), L. CARDINALE (1), S. PRIOLA (1), P.
GOLLINI (1), P. LAUSI (1), MP. BRIZZI (1), L. DOGLIOTTI (1), P. BORASIO (1), G. SELVAGGI (1), M. LONGO
(1), GV. SCAGLIOTTI (1)
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' DI TORINO-DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E BIOLOGICHE OSPEDALE SAN
LUIGI ITALY
Body:
INTRODUZIONE In popolazioni ad alto rischio di tumore polmonare la sCT a basso dosaggio ha dimostrato la
capacità di detettare noduli neoplastici parenchimali non calcifici di piccole dimensioni in maniera 4 volte
superiore rispetto alla radiografia toracica.SOGGETTI E METODI Dall'aprile al dicembre 2001, 520 soggetti
volontari asintomatici in età > = 55 anni, fumatori o ex fumatori (> =20 pack/year) senza precedente
anamnestico di patologia maligna, sono stati arruolati nello studio per essere sottoposti annualmente a sCT del
torace per 5 anni consecutivi. RISULTATI 73%erano uomini, con età media 59 anni, 91% fumatori all'inclusione
nello studio. La valutazione basale ha riscontrato noduli non calcifici di diametro massimo <5mm in 127 soggetti
(24.5%), mentre 114 (22%) avevano noduli di diametro massimo > =5mm. Le dimensioni dei noduli erano
comprese tra 5 e 9.9mm nell'81.5% dei casi. Nel corso dei 5 anni la percentuale di soggetti per i quali sono stati
necessari ulteriori accertamenti è variata (secondo anno:6%; terzo: 5%, quarto: 11%; quinto: 6%). Cinque (1%)
sono stati i casi di tumore polmonare diagnosticati durante il primo anno (3 stadi I), altri 2 soggetti sono stati
resecati per adenomatosi bronchiolo-alveolare. Quattro sono stati i tumori toracici diagnosticati al secondo anno
e tre, rispettivamente al terzo e quarto anno. Alcuni controlli del quinto anno sono tuttora in corso: ad aprile 2006
tre sono i casi di tumore polmonare diagnosticati ed un caso di carcinoma renale con metastasi costale. Durante
il terzo anno si è verificata una diagnosi intervallare.Circa il 50% dei soggetti presentava segni radiologici di
enfisema. I soggetti che hanno smesso di fumare durante il primo anno sono il 13%, con valori decrescenti negli
anni seguenti (6% al terzo anno e 3% al quarto e quinto) con 1-2% di casi/anno che hanno poi ripreso. Inoltre
nel 3% dei casi la causa di cessazione era una patologia cardiovascolare o una manifestazione respiratoria
acuta. CONCLUSIONI A supporto della sCT nella diagnosi precoce del tumore polmonare sono necessari dati
da studi randomizzati al momento in corso in varie parti del mondo.Sicuramente sarà indispensabile integrare
l'esame radiologico con un programma di disassuefazione dal fumo di sigaretta.
161
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA POLMONARE, FUNZIONE RESPIRATORIA, ESERCIZIO FISICO E
QUALITA' DELLA VITA IN PAZIENTI CON SCLEROSI SISTEMICA
Authors:
F. BIGAZZI (1), G. CAMICIOTTOLI (1), I. ORLANDI (2), M. BARTOLUCCI (2), NM. MALUCCIO (1), E. MEONI
(1), L. MARIANI (1), C. MARMAI (1), M. MASCALCHI (2), F. LAVORINI (1), M. PISTOLESI (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO DI AREA CRITICA MEDICO CHIRURGICA SEZIONE DI MEDICINA RESPIRATORIA
UNIVERSITA' DI FIRENZE FIRENZE ITALY, (2) SEZIONE DI RADIODIAGNOSTICA, UNIVERSITA' DI
FIRENZE FIRENZE ITALY
Body:
Lo scopo del presente studio è la valutazione del coinvolgimento polmonare in pazienti affetti da sclerosi
sistemica (SSc) per mezzo di tomografia computerizzata del torace ad alta risoluzione semiquantitativa
(HRCTsq) e quantitativa (HRCTq) e la correlazione dei dati tomografici con la funzione respiratoria, il test del
cammino dei 6 minuti, e la qualità della vita valutata per mezzo del questionario Systemic Sclerosis Health
Assessment (SHAQ) e dell' indice di dispnea basale (BDI). In 48 pazienti sono state acquisite scansioni
tomografiche a fine inspirazione, a 189mAs e a 140 Kv, ottenendo scores visivi per HRCTsq (Vs) sia della
gravità che dell'estensione del coinvolgimento polmonare (1), l'attenuazione media polmonare HRCTq (MLA) e
gli istogrammi di densità Skewness (Sk) e Kurtosis (Ku). I volumi polmonari statici e dinamici, la FVC, la capacità
di diffusione alveolo-capillare, la saturazione di ossiemoglobina erano misurati secondo metodiche
standardizzate (2,3). Una volta valutata la concordanza intraosservatore e tra osservatori, è stata utilizzata
l'analisi di regressione lineare univariata. I risultati sono riportati nella seguente tabella:
FVC
TLC
Vs
r=-0.56; *
MLA
r=-0.65; *
Sk
r=0.67; *
Ku
r=0.71; *
(*=p<0.05)
DLCO SpO2
r=-0.66; *
r=-0.73; *
r=0.78; *
r=0.80; *
SHAQ lung scale
r=-0.38; *
r=-0.44; *
r=-0.55; *
r=-0.61; *
r=0.61; *
r=0.52; *
r=0.58; *
r=0.49; *
r=0.15; ns
r=0.38; *
r=-0.37; *
r=-0.33; *
Sia la HRCTsq che la HRCTq correlano con le alterazioni funzionali e con la capacità di esercizio; la HRCTq
predice anche l'impatto delle alterazioni polmonari sulla qualità della vita dei pazienti con SSc.
1)Warrick, J.H.et al. J Rheumatol 1991;18:1520-8. 2) Am Rev Respir Dis 1991;144:1202-8. 3) Am J Respir Crit
Care Med 2002;166:111-7
162
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
LA DISOMOGENEITA' SCINTIGRAFICA DI VENTILAZIONE NELL'ASMA CORRELA CON GLI INDICI DI
FUNZIONALITA' DELLE GRANDI E PICCOLE VIE AEREE
Authors:
E. Polverino (1), E. Garbella (1), P. Fazzi (1), R. Albertelli (1), C. Spanu (1), A. Di Franco (1), P. Paggiaro (1)
Affiliations:
(1) Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Università di PIsa Pisa ITALY
Body:
Il coinvolgimento delle piccole vie aeree nell'asma e la scelta di indici funzionali specifici di tale fenomeno sono
ancora oggi temi irrisolti. Abbiamo studiato i parametri funzionali spirometrici e la distribuzione della ventilazione
polmonare eseguita con l'inalazione di microparticelle marcate con tecnezio radioattivo, in undici pazienti affetti
da asma lieve-moderato (VEMS: 53-112% del pred.). Tali pazienti, trattati regolarmente con cortisonici inalatori e
beta2-agonisti long acting, sono stati studiati dopo 24 ore di sospensione terapeutica in due giornate differenti,
dopo placebo o 200 mcg di salbutamolo inalato. Le misurazioni includevano: 1) CVF, VEMS, FEF50; 2) volume
di chisura (VC), capacità di chiusura (CC) e pendenza della curva di lavaggio dell'azoto (N2slope); 3) scintigrafia
da ventilazione. Sono stati misurati due indici scintigrafici, che escludono rispettivamente il 30% (INI30%) ed il
10% (INI10%) dei pixel misurati sull'area polmonare, in grado di rappresentare il grado di disomogenità dovuta
alle grandi e piccole vie aeree. Il VC è risultato misurabile solo in 3 pazienti dopo placebo e in 8 pazienti dopo
salbutamolo, verosimilmente per effetto della broncodilatazione, come dimostrano l'incremento di CVF (del
10%), VEMS (del 21%) e FEF50 (del 53%). Dopo il salbutamolo abbiamo anche osservato una tendenza
all'incremento della CC e della N2slope, un aumento significativo di INI10% (del 46%) e INI30% (del 143%). I
valori di VEMS e FEF50 osservati dopo placebo hanno mostrato una correlazione con INI10% e INI30%,
mentre i valori di CVF una correlazione con il solo INI10%. Simili correlazioni sono state osservate tra i
cambiamenti percentuali degli stessi parametri dopo salbutamolo. La CC dopo placebo ha mostrato una
correlazione significativa con INI10%, CVF e FEF50. Similmente, il cambiamento di CC dopo salbutamolo
correlava significativamente con il cambiamento percentuale di INI10%. I nostri risultati suggeriscono che il
calibro della grandi vie aeree influenza in maniera preponderante la distribuzione della ventilazione polmonare,
anche se una correlazione significativa è stata osservata tra i vari indici delle piccole vie aeree (FVC, FEF50,
CC, INI10%).
163
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
CARATTERISTICHE CLINICHE E PATTERN HRCT NELLE INFEZIONI DA MICOBATTERI NON
TUBERCOLARI IN SOGGETTI HIV SIERONEGATIVI.
Authors:
E. Balestro (1), R. Polverosi (2), U. Pastore (1), F. Dal Farra (1), G. Rossi (1), S. Calabro (1)
Affiliations:
(1) S.C. di Pneumologia, Ospedale S.Bassiano Bassano del Grappa ITALY, (2) S.C. di Radiologia, Ospedale
S.Bassiano Bassano del Grappa ITALY
Body:
I micobatteri non tubercolari (MNT) sono saprofiti ubiquitari presenti in aria ambiente, suolo, acque, animali e si
considerano in aumento quali cause di infezioni polmonari croniche in soggetti immunocompetenti. Le infezioni
da MNT sono responsabili di diverse manifestazioni cliniche ma il coinvolgimento polmonare rimane il piu'
frequente. L'agente eziologico piu' comunemente riscontrato e' il Mycobacterium Avium Complex (MAC).
Sono stati analizzati retrospettivamente sei casi di infezioni da MNT in soggetti HIV sieronegativi. Per la
definizione di caso abbiamo fatto riferimento ai criteri decisi dall'Assemblea Scientifica dell'American Thoracic
Society del 1997. Le alterazioni radiologiche sono state documentate mediante HRCT.
Tutti i soggetti (3F;3M) sono di nazionalità italiana, con un'età compresa tra i 49 e 74 anni, senza storia di abuso
di alcolici e due di questi con storia di fumo (10 pack/years). Il MAC e' stato tipizzato come responsabile
dell'infezione in tutti i casi. Un soggetto ha presentato due episodi successivi di infezione da MNT con
tipizzazione rispettivamente di M.Fortuitum e M.Chelonae. Dei sei soggetti studiati: tre presentavano pregressa
diagnosi di BPCO, uno di questi con storia di infezione da Mycobacterium Tuberculosis. La presentazione clinica
risultava variabile e non specifica, caratterizzata da uno o piu' dei seguenti sintomi: tosse produttiva, bronchiti
recidivanti, iperpiressia, calo ponderale, astenia. Le alterazioni radiologiche comuni a tutti i sei soggetti sono
state la presenza di bronchiectasie: diffuse a tutti i lobi in tre soggetti, localizzate al lobo medio e lingula nei
restanti tre. In questi ultimi casi, caratteristica e' stata la presenza di noduli centrolobulari a margini netti sia nella
stessa sede ma diffusi anche ad altri lobi polmonari. In tre soggetti erano presenti immagini ad 'albero con
gemme' associate alle bronchiectasie. Opacità irregolari fibrotiche agli apici erano presenti in due soggetti.
Nessun soggetto presentava versamento pleurico o cavitazioni. Dall'analisi clinico-radiologica dei sei casi di
infezione da MAC si evidenzia un pattern HRCT prevalentemente caratterizzato da noduli centrolobulari e
bronchiectasie, in particolare piu' evidente nei soggetti senza riscontro di pregressa pneumopatia.
164
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
PNEUMOCONIOSI: RADIOLAGIA O TAC AD ALTA RISOLUZIONE? IL PUNTO DI VISTA DEL MEDICO DEL
LAVORO
Authors:
L. PATRINI (1), D. CANDITO (1), L. RIBOLDI (1), G. RIVOLTA (1)
Affiliations:
(1) DIP. DI MEDICINA PREVENTIVA, AMBIENTALE E DEL LAVORO, FONDAZIONE IRCCS - OSP.
MAGGIORE POLICLINICO MILANO ITALY
Body:
Il progresso nelle tecniche di imaging ha permesso negi ultimi anni di indagare con più precisione i quadri
radiologici negli esposti a silice ed amianto attraverso la HRCT, che rende possibile il riconoscimento e lo studio
dell'unità anatomo-funzionale elementare del polmone, il lobulo secondario. Abbiamo quindi messo a confronto
HRCT e radiografia del torace nello studio delle lesioni interstiziali e pleuriche in pazienti esposti a silice o
asbesto per verificare se la HRCT fosse più sensibile nell'evidenziare il danno parenchimale o pleurico sia nei
soggetti con diagnosi certa, dubbia o negativa, secondo gli standard ILO, sulla base della radiologia tradizionale.
Sono stati studiati 233 soggetti sottoposti sia a radiografia che a HRCT: negli esposti a silice o ad amianto con
Rx positivo la HRCT non ha aggiunto ulteriori informazioni ai fini diagnostici. La nuova tecnica ha consentito
però, in 5 casi su 29 (12,8%), di evidenziare aree di enfisema non altrimenti determinabili ed ha offerto un utile
supporto per la diagnosi differenziale nei casi con conglomerati silicotici. Inoltre negli 88 soggetti con pleuropatia
da amianto diagnosticata mediante esame radiologico la HRCT ha consentito di attribuire le immagini più
correttamente a tessuto adiposo extrapleurico in 22 casi (25%), ma anche di riconoscere minimi ispessimenti e
calcificazioni in 7 casi su 24 (29,1%) non evidenziati con la radiologia tradizionale. La HRCT, in pazienti esposti
ma con radiografia negativa per interstiziopatia da silice o amianto, ha permesso di individuare un maggior
numero di soggetti con malattia precoce: 30 casi su 179 (16,7%). La HRCT, rispetto alla radiologia tradizionale
del torace, appare quindi una metodica più sensibile e più specifica, ma il suo uso deve rimanere limitato a casi
selezionati e non deve essere proposta come indagine di routine, in considerazione del suo costo sia biologico
che economico. A tutt'oggi, inoltre, rimane ancora aperto il problema dal punto di vista mrdico-legale ed
assicurativo per quanto riguarda la diagnosi di pneumoconiosi ottenuta tramite HRCT, poichè non esiste ancora
una classificazione standardizzata analoga a quella dell'ILO per la radiologia tradizionale.
165
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
SU DI UN CASO DI SARCOIDOSI
Authors:
R. SCALA (1), M. NALDI (1), G. CONIGLIO (1), C. CICCOTOSTO (2), A. MAGNOLFI (2), L. LA MAGRA (3), V.
SFORZA (3), D. MARIOTTI (4)
Affiliations:
(1) Unità Operativa di Pneumologia e Gruppo Multidisciplinare Interstiziopatie Polmonari (GIM), Ospedale S.
Donato, Arezzo ITALY, (2) U.O. Radiologia, Ospedale S. Donato, Arezzo ITALY, (3) U.O. Anatomia Patologica,
Ospedale S. Donato, Arezzo ITALY, (4) Sezione Immunologia Clinica, Ospedale S. Donato, Arezzo ITALY
Body:
Case report. Un giovane di 28 anni giungeva alla nostra osservazione per esordio acuto di febbre elevata,
astenia, calo ponderale, tosse, emottisi abbondante e dispnea da sforzo. La TC torace dimostrava la presenza
di numerose lesioni escavate polmonari in sede parailare destra con una immagine suggestiva per micetoma
aggettante all’interno di una ampia cavità, un interessamento interstiziale micronodulare a distribuzione
perilinfatica e adenopatie ilo-mediastiniche. Alla TC addome si evidenziavano numerose adenopatie
intraddominali e multiple lesioni iperdense spleniche e epatiche. La diagnosi di sarcoidosi emerse dall’esito della
biopsia di una delle linfoadenopatie sovraclaveari palpabili, in accordo con il rilievo di alveolite linfocitaria CD4+
(rapporto CD4/CD8=5.5 sul BAL), negatività della Mantoux, inversione del rapporto CD4/CD8 su siero. La
superinfezione da Aspergillus Fumigatus veniva confermata dalla positività dell’antigene urinario fungino e della
coltura del brush bronchiale eseguito in fibrobroncoscopia; negativa risultò la ricerca di BAAR e la PCR per il
Mycobacterium tuberculosis. Nessuna altra localizzazione extra-polmonare di sarcoidosi venne evidenziata.
L’istituzione di terapia con steroidi sistemici (metil-prednisolone 0,75 mg/Kg ev) e antifungini (voriconazolo
4/mg/Kg ogni 12 ore, caspofungin 50 mg/die ev) ha determinato dopo 2 mesi un significativo miglioramento
clinico-radiologico.
Conclusioni. La sarcoidosi è una malattia granulomatosa multi-sistemica con prevalente coinvolgimento
intratoracico (85-95%) caratterizzato da linfoadenopatie ilo-mediastiniche e lesioni polmonari bilaterali. La
presenza di cavitazione polmonare primaria, quale esito di necrosi centrale da confluenza di più granulomi, è un
evento molto raro essendo riportato in <1% e <2% dei casi rispettivamente alla Rx standard e alla TC ad alta
risoluzione del torace negli stadi iniziali della malattia (Verschakelen JA, Eur Respir Mon 2005). In questi casi, la
superinfezione della cavità da parte soprattutto di miceti deve essere sempre considerata, specie in presenza di
sepsi e emottisi, ai fini di una tempestiva terapia eziologica medica e, se necessario, chirurgica. La peculiarità
del caso presentato è anche legato alla co-esistenza di lesioni epato-spleniche non comuni nella sarcoidosi.
166
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
ALVEOLITE EMORRAGICA DA AMIODARONE
Authors:
E. BATTAGLIA (1), A. PONTI (1), S. AMADUCCI (1)
Affiliations:
(1) U.O. PNEUMOLOGIA, OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO MILANO ITALY
Body:
In letteratura sono descritti rari casi di tossicità polmonare da amiodarone, che si può manifestare con decorso
sub-acuto (tosse secca, dispnea ed infiltrati interstiziali) o acuto (dispnea ed iniltrati alveolari).
Caso clinico: paziente (pt) donna di anni 73, non fumatrice, affetta da ipertesione arteriosa, steno-insufficienza
aortica e mitralica, steatosi epatica e gozzo multinodulare.
Viene ricoverata per iperpiressia, astenia ed anoressia. Riscontro agli esami ematochimici di anemia normocitica
(emoglobina 9.7 g/dL) ed emocolture positive per Streptococcus bovis, per le quali è stata intrapresa terapia con
piperacillina-tazobactam, con rapiso sfebbramento.
Successiva comparsa di fibrillazione atriale ad elevata risposta ventricolare, tratatta con amiodarone; dopo tre
settimane di trattamento comparsa di dispnea ingravescente ed emoftoe copiosa, associate a quadro di
insufficienza respiratoria severa ed al riscontro radiografico di alterazioni polmonari bilaterali a vetro smerigliato,
espressione di danno alveolare acuto, confermate da una Tac ad alta risoluzione. Collateralmente si segnala
quadto di insufficienza renale lieve (creatinina 1.5 mg/dL e proteinuria 0.24 g/L).
Il citologico su broncoaspirato è risultato negativo per cellule tumorali maligne, BK, fliora patogena e positivo per
aggregati di macrofagi alveolari con siderofagia; visita otorinolaringoiatrica negativa; spirometria e diffusione
alveolo-capillare del CO: deficit di grado severo del transfer polmonare; sierologia per anticorpi anti-aspergillo ed
autoimmunità negativa, inclusi ANCA ed anticorpi anti-membrana basale glomerulare. Progressiva ulteriore
anemizzazione della pt (emoglobina 8.2 g/dL), corretta con emotrasfusioni. Alla luce degli esami effettuati è
stata ipotizzata la genesi farmacologica del danno polmonare; è stato pertanto sospeso l'amiodarone, sostituito
con verapamil ed è stata intrapresa terapia steroidea sistemica. Le condizioni cliniche della pt sono andate
progressivamente migliorando; gli episodi emoftoici non si sono più ripetuti ed il quadro di insufficienza renale e
respiratoria si sono risolti. Il controllo radiografico e tomografico alla dimissione ha evidenziato un considerevole
miglioramento delle alterazioni polmonari, che sono apparse completamente risolte ad un ulteriore controllo ad
un mese dalla dimissione, così come la diffusione alveolo-capillare è rientrata nei limiti. La terapia steroidea è
stata progressivamente ridotta sino alla sopensione. La diagnosi, compatibile con vasculite da amiodarone, si è
basata solo sui dati clinico-strumentali ed è stata confermata dalla risposta alla terapia steroidea e dalla
sospensione del farmaco.
167
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
BRONCHIOLITE OBLITERANTE (BOOP) RAPIDAMENTE PROGRESSIVA.
Authors:
A. Micco (1), A. Saglia (1), A. Romano (1), G. Beatrice (1), A. Russo (1), A. Starace (1), V. Guarriello (1), M. Del
Donno (1)
Affiliations:
(1) U.O. Pneumologia - A.O. G. Rummo Benevento ITALY
Body:
Paziente di anni 76, non fumatore, iperteso, giunto alla nostra osservazione per febbricola, tosse secca e
dispnea da sforzo da circa due settimane, con numerosi addensamenti irregolari periferici e bilaterali alla TC ad
alta risoluzione (HRTC). All’ingresso in reparto presentava apiressia, modica tachipnea (FR 30 atti/min) e crepitii
basali bilaterali. Gli es. di laboratorio dimostravano un incremento degli indici di flogosi (VES 55 mm/h e PCR 2.7
mg/dl) con formula leucocitaria nella norma. Negativi i dosaggi degli ANA, ENA ed ANCA, degli anticorpi antiMycoplasma ed anti-Clamydia, degli anticorpi urinari della Legionella ed il test per HIV. L’EGA in a.a., mostrava
una ipossiemia di grado lieve (PaO2 62.5 mmHg, SaO2 92.7%), mentre una insufficienza respiratoria (I.R.)
latente era presente sia al monitoraggio ossimetrico notturno che al test del cammino dei 6 minuti. Le PFR
documentavano un difetto ventilatorio di tipo restrittivo di grado moderato con deficit della DLCO (FVC 55% th,
FEV1 60% th, TLC 53% th, DLCO 58% th, DLCO/VA 118% th). In seconda giornata il paziente veniva
sottoposto a fibrobroncoscopia con BAL, che mostrava un incremento della cellularità totale con inversione del
rapporto CD4/CD8 (0.75) ed aumento percentuale dei neutrofili (50%) e degli eosinofili (3%) ma negatività per
microrganismi patogeni. L’es. istologico della TBB confermava un quadro di bronchiolite obliterante-polmonite
organizzativa (BOOP). Pertanto, si iniziava terapia con claritromicina e ceftazidime e.v. e in terza giornata
terapia steroidea con prednisone (1 mg/Kg di peso ideale). Dopo 2 settimane il paziente sviluppava un quadro
clinico di I.R. manifesta e alla HRTC la persistenza di aree di consolidazione associate a diffuse opacità reticolari
basali bilateralmente. Si aggiungeva quindi, terapia con azatioprina 100 mg/dì senza assistere ad alcun
miglioramento clinico-radiologico. In conclusione, dai dati della letteratura e dal caso clinico descritto, è possibile
suggerire che nonostante una diagnosi istologica di BOOP, l’elevato numero di neutrofili nel BAL e la
persistenza alla HRTC di opacità reticolo-nodulari rappresentano fattori prognostici sfavorevoli che possono
inficiare il decorso clinico e la risposta agli steroidi ed agli immunosoppressori.
168
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
LA COMPLIANCE POLMONARE NELLA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA
Authors:
G. Ciarleglio, R.M. Refini, M.G. Pieroni, E. Vlad, P. Sestini, P. Rottoli
Affiliations:
(1) Clinica Malattie respiratorie Siena ITALY, (2) Clinica Malattie respiratorie Siena ITALY, (3) Clinica Malattie
respiratorie Siena ITALY, (4) Clinica Malattie respiratorie Siena ITALY, (5) Clinica Malattie respiratorie Siena
ITALY, (6) Clinica Malattie respiratorie Siena ITALY
Body:
La analisi della funzionalità respiratoria basata prevalentemente sulla valutazione spirometrica e dei volumi
polmonari statici può sottostimare il coinvolgimento parenchimale nella fibrosi polmonare idiopatica
particolarmente in quei casi in cui coesiste enfisema. Abbiamo valutato l uso della misura della compliance
statica e dinamica in 7 pazienti con fibrosi polmonare idiopatica con le caratteristiche cliniche e radiologiche di
Usual Interstitial Pneumonia, età 63±5 anni (M±SE), VC 82±7%del teorico, FEV1 85±7%, TLC 75±9%, DLCO
52±7% del teorico. Quattro pazienti avevano volumi polmonari ridotti (VC 58±5% del teorico). Di questi tre
pazienti avevano marcatamente ridotta la compliance statica (media -83±1% del teorico) e dinamica (-63±17%),
mentre un altro che presentava coesistente enfisema mostrava aumenti marcati della compliance. Dei tre
pazienti con volumi normali (VC 97±12% del teorico), due mostravano una riduzione della compliance dinamica
(media -57%±17% del teorico) e uno di questi mostrava anche diminuzione della compliance statica. Il terzo
paziente, che presentava coesistente quadro di enfisema all ,indagine TC, presentava normale compliance
statica e dinamica. Concludiamo pertanto che sebbene necessiti di ulteriori conferme su un più vasto numero di
casi, lo studio della compliance statica e dinamica può essere utile nella valutazione degli stati precoci della
fibrosi polmonare idiopatica. Inoltre, sia in fase precoce che tardiva aiuta nel distinguere i diversi effetti della
coesistenza nel paziente di quadri di fibrosi polmonare ed enfisema.
169
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
TRATTAMENTO DELLA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (UIP) CON INTERFERONE GAMMA 1-B
RICOMBINANTE (IFN).
Authors:
C. Albera (1), L. Gagliardi (1), CF. Carraro (1), L. Mercante (1)
Affiliations:
(1) Università di Torino,Dip. Scienze Clincihe e Biologiche, SCDU Clinica Malattie Apparato Respiratorio
Orbassano (Torino) ITALY
Body:
PREMESSE.La UIP ha prognosi infausta, senza evidente risposta a steroidi e/o immunosoppressori. Esistono
dati incoraggianti (sopravvivenza a 2 anni) in casi di UIP lieve-moderata (FVC>= 65%, DLCO>=35%) trattati con
IFN (200ug x3/settimana). In Italia IFN è concesso (GU n138,15/06/2000) a pazienti con UIP istologica, FVC >=
45%, in assenza di risposta dopo almeno 6 mesi di terapia con steroidi e/o immunosoppressori (non sono
indicate né posologia né limiti di età). SCOPO DEL LAVORO. Valutare la risposta al trattamento con IFN (200ug
x3/settimana) in casi di UIP secondo le normative della GU. PAZIENTI E METODI sono stati trattati 18 pazienti,
M/F 12/6, età media 62 anni (51-79); Tempo medio dalla diagnosi all’inizio del trattamento con IFN:15 mesi (636). RISULTATI. 12/18 casi sono attualmente in terapia; in 5 casi IFN è stato sospeso per progressione di
malattia (4 decessi, 1 trapianto), in 1 per effetti collaterali (flu-like); 6/12 sono valutabili a 6 e 12 mesi. Funzione
respiratoria (% rispetto al teorico, mmHg;media): Alla diagnosi= FVC 71%, DLCO 45% ,PaO2 73. All’inizio del
trattamento con IFN dopo almeno 6 mesi di terapia standard= FVC 61%, DLCO 47, PaO2 74. Durante il
trattamento con IFN: Dopo 6 mesi= FVC 63,DLCO 55,PaO2 76. Dopo 12 mesi= FVC 59,DLCO 47,PaO2 77.
Considerando nei singoli pazienti significative le variazioni (valore assoluto) di FVC >= 10%, di DLCO >= 15% e
di e PaO2 >=10 mmHg, dopo il trattamento standard (rispetto alla diagnosi) il numero di pazienti stabili/migliorati
per uno più parametri è inferiore a quello osservato dopo 6-12 mesi di terapia con IFN. DISCUSSIONE E
CONCLUSIONI. Il trattamento con steroidi/immunosoppressori ha controllato scarsamente il peggioramento
funzionale della UIP, mentre quello con INF si è accompagnato ad una maggior tendenza alla
stabilizzazione/miglioramento di FVC, DLCO e PaO2, pur esistendo notevoli variazioni individuali. I risultati
sottolineano la necessità di un trattamento antifibrotico precoce in pazienti con UIP lieve-moderata.
170
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
BRONCHIOLITE OBLITERANTE IN PAZIENTE CON PRECEDENTE DIAGNOSI DI MALATTIA DI
CASTLEMAN LOCALIZZATA
Authors:
F. Penza (1), M. Refini (1), A. Fossi (1), M.A. Mazzei (2), L. Volterrani (3), P. Rottoli (1)
Affiliations:
(1) Sezione di Malattie Respiratorie, Dip. di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università degli Studi di
Siena Siena Italy, (2) Radiologia Universitaria, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Siena Italy, (3)
Sezione di Radiologia, Dip. di Patologia Umana ed Oncologia, Università degli Studi di Siena Siena Italy
Body:
La malattia di Castleman è una rara patologia linfoproliferativa che può presentarsi in forma multisistemica o
come singola massa localizzata, suscettibile di resezione chirurgica. Negli ultimi anni sono apparse in letteratura
alcune segnalazioni sulla possibile associazione di bronchiolite obliterante con malattia di Castleman, in
particolare quando concomitano lesioni erosive delle mucose orali e/o genitali riferibili a pemfigo
paraneoplastico. E' stata proposta la denominazione di "Sindrome autoimmune multiorgano paraneoplastica"
per definire il complesso di manifestazioni che si osservano in tali pazienti e che possono coinvolgere la cute e
l'epitelio orale, nasale, genitale, oculare, respiratorio ed esofageo.
Viene presentato il caso di un paziente di 52 anni, inviato alla nostra osservazione nel 2004 per insufficienza
respiratoria nel sospetto di riacutizzazione di BPCO. L'emogasanalisi in aria ambiente documentava ipossiemia
ed ipercapnia (pO2=54 mmHg, pCO2=56 mmHg, pH=7.379, HCO3-=33.5 mmol/l, SaHbO2=86.6%). Le prove di
funzionalità respiratoria hanno evidenziato un severo deficit ventilatorio ostruttivo non reversibile (VC=1770 ml,
42% del predetto, FVC=1010 ml, 25% del predetto; FEV1=460 ml, 14% del predetto, FEV1/FVC=45.8), volumi
statici e resistenze delle vie aeree marcatamente aumentati (RV=5280 ml, 248% del predetto; TLC=7050 ml,
110% del predetto, Resistenze specifiche delle vie aeree= 13.5 kPa.s, 1150% del predetto). Lo studio TC ad alta
risoluzione ha mostrato aspetti suggestivi di bronchiolite obliterante, quali ispessimento delle pareti bronchiali
con multiple dilatazioni bronchiectasiche, prevalentemente varicose, alcune alterazioni centrolobulari ed un
aspetto a mosaico diffuso a tutto il parenchima polmonare.
L'anamnesi ha rivelato che 14 anni prima il paziente era stato sottoposto in altra sede a resezione chirurgica per
malattia di Castleman localizzata che si era manifestata in associazione a lesioni delle mucose orale e genitale
interpretate come espressione di una sindrome di Behçet. Da allora era stato sottoposto a terapia
immunosoppressiva con ciclosporina e corticosteroidi.
L'insufficienza respiratoria non responsiva al trattamento ha reso necessaria l'ossigenoterapia domiciliare e
l'immissione in lista di trapianto di polmone presso il nostro Centro Trapianti di Siena.
In conclusione riteniamo probabile che la bronchiolite obliterante insorta in questo paziente possa rappresentare
la manifestazione tardiva di una sindrome autoimmune multiorgano paraneoplastica associata a malattia di
Castleman.
171
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
RUOLO DELLO STRESS OSSIDATIVO E DELLE LDL OSSIDATE
TRASFORMAZIONE DI FIBROBLASTI POLMONARI UMANI IN VITRO.
NELLA
ATTIVAZIONE
E
Authors:
G. Lupo (2), D. Anfuso (2), E. Gili (1), MP. Pistorio (1), C. La Rosa (1), M. Failla (1), N. Crimi (1), M. Alberghina
(2), C. Vancheri (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Catania. Dipartimento di Chimica Catania ITALY
Body:
Il metabolismo dell’acido arachidonico (AA) ha recentemente assunto un ruolo cruciale nella patogenesi di
malattie fibrotiche polmonari.
Recenti osservazioni suggeriscono che le lipoproteine a bassa densità ossidate(ox-LDL) partecipano alla
patogenesi di malattie infiammatorie croniche come la aterosclerosi o il diabete, modulando la produzione di AA
e dei suoi metaboliti a livello endoteliale.
Con questo studio abbiamo inteso valutare gli effetti delle ox-LDL nella modulazione della sintesi e del
metabolismo dell’AA e di studiare la attivazione funzionale in fibroblasti polmonari umani.
Le LDL, ottenute attraverso dialisi da plasma di donatori, venivano ossidate in soluzione salina arricchita con
20uM CuSO4 per 24hr a 4°C. I fibroblasti polmonari venivano quindi incubati con diverse concentrazioni e per
diverso tempo con ox-LDL.
La attivita’ della PLA2 risultava aumentata in maniera dose dipendente dallo stimolo con ox-LDL come
dimostrato da cromatografia a stratto sottile(TLC), allo stesso modo la espressione di PLA2 e il rilascio di AA
risultava aumentato in WB e TLC.
Abbiamo quindi investigato gli enzimi a valle della PLA2 responsabili del metabolismo dell`AA. Mentre COX-2 e
5-LO non risultavano modificate, la espressione di 15-LO veniva aumentata dallo stimolo con ox-LDL. In
particolare risultava evidente una riduzione di PLA2 citosolica e un suo contemporaneo aumento a livello
membranario tramitre WB, confermandone cosi’ la attivazione funzionale. Tale dato e’ stato ulteriormente
verificato in microscopia confocale su preparati di fibroblasti polmonari.
Abbiamo infine investigato la attivazione della via della MAPK, nota per essere attivata dal recettore specifico
LOX-1 per le ox-LDL a livello endoteliale, confermando che ox-LDL determeniva un aumento della fosforilazione
di ERK-1/2.
In conclusione lo stimolo con ox-LDL si e’ dimostrato capace di attivare la via dell’AA tramite la PLA2 e la 15-LO.
La conseguente produzione di 15-HETE e 13-HODE, metaboliti della 15-LO, potrebbe quindi giustificare uno
stimolo pro-apopototico in grado di influenzare negativamente le delicate interazioni a livello della giunzione
epitelio mesenchimale alveolare, mentre la attivazione della MAPK potrebbe spiegare la attivazione e
trasformazione dei fibroblasti in miofibroblasti, evento ritenuto cruciale a livello dei foci fibroblastici presenti al di
sotto di aree di epitelio alveolare danneggiato in pazienti affetti da FPI.
172
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
EFFETTI PROTETTIVI DELLA SOMMINISTRAZIONE ORALE DI CARNOSINA SUL DANNO POLMONARE
INDOTTO DA BLEOMICINA.
Authors:
S. Cuzzocrea (2), T. Genovese (2), G. Vecchio (3), M. Failla (1), M. Fruciano (1), C. La Rosa (1), N. Crimi (1), E.
Rizzarelli (3), C. Vancheri (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Messina
ITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Chimica. Catania ITALY
Body:
La carnosina è un dipeptide endogeno composto da beta-istidina ed L-alanina che agisce da scavenger di
radicali liberi e che possiede attività antiossidante diretta. La carnosina riduce la sintesi di citochine
proinfiammatorie e profibrotiche come TGf-beta, IL-1 e TNF-alfa in differenti modelli sperimentali animali ed è
capace di inibire la deposizione di matrice extracellulare in vitro.
In questo studio, abbiamo valutato l’efficacia della carnosina nel ridurre lo sviluppo del danno e della fibrosi
polmonare in animali da laboratorio esposti a bleomicina.
Topi da laboratorio di tipo CD sono stati sottoposti a somministrazione intratracheale di bleomicina o soluzione
salina e sono stati quindi trattati con carnosina o placebo tramite un bolo orale pari a 150 mg/Kg di peso
corporeo. Una settimana dopo l’induzione della fibrosi, sono state effettuate conte cellulari su BAL, istologia
polmonare con colorazione tricromica di Masson ed analisi immunoistochimica per mieloperossidasi, ossido
nitrico sintasi (iNOS), nitrotirosina e poli-ADP-ribosio polimerasi (PARP).
Dopo la somministrazione di bleomicina gli animali trattati con carnosina hanno mostrato una riduzione del
grado di danno polmonare e di infiammazione rispetto agli animali del gruppo sham come indicato dalla
riduzione di: (i) perdita del peso corporeo, (ii) tasso di mortalità, (iii) infiltrazione polmonare di neutrofili (attività
mieloperossidasica, conta cellulare totale e differenziale su BAL), (iv) edema polmonare, (v) evidenza istologica
di danno polmonare e deposizione di collagene, (vi) mieloperossidasi polmonare, staining per iNOS, nitrotirosina
e PARP.
I nostri risultati indicano che la carnosina somministrata per via orale è in grado di ostacolare il danno polmonare
indotto dalla bleomicina probabilmente attraverso la sua attivita’ antiossidante.
La carnosina è già disponibile per l’utilizzo umano e potrebbe risultare utile come terapia aggiuntiva per il
trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, una malattia che ancora oggi non possiede un trattamento
farmacologico efficace.
173
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
LA BRADICHININA INDUCE LA TRASFORMAZIONE DI FIBROBLASTI POLMONARI UMANI IN
MIOFIBROBLASTI ATTRAVERSO LA STIMOLAZIONE DEL RECETTORE B2.
Authors:
C. Vancheri (1), E. Gili (1), M. Failla (1), C. Mastruzzo (1), E. Trovato Salinaro (1), D. Lo Furno (1), MP. Pistorio
(1), C. La Rosa (1), M. Caruso (1), N. Crimi (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY
Body:
La individuazione dei fattori che mediano la transizione dei fibroblasti polmonari in miofibroblasti è di
fondamentale importanza nella comprensione dei processi riparativi patologici che stanno alla base di patologie
quali l’asma bronchiale o la fibrosi polmonare idiopatica (FPI).
La bradichinina, un mediatore conosciuto per la sua azione proinfiammatoria, è capace di indurre produzione di
citochine e la contrazione di colture di fibroblasti in vitro.
Abbiamo valutato la capacità della bradichinina di determinare la attivazione e trasformazione di fibroblasti
polmonari umani in miofibroblasti, sia a livello cellulare che molecolare, eventi determinanti nella patogenesi di
malattie caratterizzate da rimodellamento.
Abbiamo studiato la espressione di alpha-smooth actina (alpha-SMA) e di TGF-beta in fibroblasti stimolati con
bradichinina mediante citofluorimetria, Western blot e RT-PCR.
La proliferazione cellulare e la produzione di collagene sono state valutate attraverso dosaggi colorimetrici come
MTT e Sirius red, rispettivamente. Abbiamo poi valutato quale fosse il recettore per la bradichinina responsabile
degli effetti su alpha-SMA tramite l’utilizzo di agenti bloccanti specifici dei recettori per la bradichinina B1 e B2.
Infine, sono stati studiati gli effetti intracellulari della bradichinina sulla fosforilazione e attivazione di un secondo
messaggero intracellulare come la MAPK e il ruolo che questo assumeva nei processi di trasformazione e
attivazione dei fibroblasti.
La bradichinina incrementava significativamente alpha-SMA sia a livello cellulare che molecolare in fibroblasti
polmonari. Mentre un inibitore selettivo per il recettore B2 era in grado di abolirne per intero l’effetto. La
bradichinina induceva la proliferazione dei fibroblasti e la produzione di collagene. Infine, la bradichinina attivava
la via della MAPK attraverso la fosforilazione di ERK ½.
PD98059, uno specifico inibitore della MAPK, risultava capace di bloccare l’induzione di miofibroblasti
bradichinina-dipendente.
Nonostante la bradichinina inducesse anche un aumento del TGF-beta, il blocco di questa citochina con uno
specifico anticorpo bloccante non riusciva a modificare l’espressione di alpha-SMA.
I dati del nostro studio supportano l’ipotesi che la bradichinina sia coinvolta nei processi di rimodellamento
bronchiale e interstiziale. Questo mediatore e i suoi recettori potrebbero quindi rappresentare in futuro un
interessante target terapeutico per il trattamento di patologie come l’asma bronchiale o la FPI caratterizzate da
alterati processi riparativi e di rimodellamento.
174
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
RUOLO DELLA SINTASI INDUCIBILE DELL’OSSIDO NITRICO NEL MODELLO ANIMALE DI FIBROSI
POLMONARE DA BLEOMICINA.
Authors:
T. Genovese (2), S. Cuzzocrea (2), R. Di Paola (2), M. Failla (1), E. Mazzon (2), MA. Sortino (3), G. Frasca (3),
E. Gili (1), N. Crimi (1), AP. Caputi (2), C. Vancheri (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Messina
ITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Catania
Body:
L’ossido nitrico (NO) e’ un mediatore coinvolto in diversi processi fisiopatologici. In particolare, NO assume una
rilevante importanza nella regolazione della risposta infiammatoria a livello polmonare in varie patologie come
ad esempio la fibrosi polmonare idiopatica. Infatti la aminoguanidina, un inibitore parziale e non selettivo della
sintasi dell’ossido nitrico (NOS) risulta efficace nel prevenire il danno polmonare indotto da bleomicina
nell’animale da laboratorio.
In questo studio abbiamo investigato il ruolo che la NOS inducibile assume nello sviluppo del danno
infiammatorio e fibrotico a livello polmonare dopo esposizione a bleomicina utilizzando degli animali knock out
(KO) per la iNOS e animali wild type trattati con GW274150, un inibitore selettivo della iNOS.
Gli animali wild type, topi da laboratorio di tipo CD, presentavano a due settimane dalla somministrazione
intratracheale di bleomicina: (i) una graduale diminuzione del peso corporeo, (ii) un incremento della mortalità,
(iii) evidenza di infiltrato infiammatorio (aumentata attività mieloperossidasica e stain per nitrotirosina), (iv)
edema polmonare, (v) evidenza istologica di infiammazione e danno polmonare, (vi) aumento della deposizione
di collagene, (vii) aumentata espressione TGF-b1.
Gli animali KO per iNOS presentavano una significativa attenuazione di tutti gli indici di danno studiati. Allo
stesso modo il trattamento con GW274150, un unovo potente e selettivo inibitore dell’attivita iNOS (5 mg/Kg i.p.)
conferiva simile protezione dal danno polmonare indotto dalla somministrazione intratracheale di bleomicina.
I risultati di questo studio dimostrano chiaramente come l’ossido nitrico e la iNOS rivestono un importante ruolo
nel danno e nella fibrosi polmonare sperimentale.
175
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
EFFETTI DELLA FEXOFENADINA SULLA ESPRESSIONE DI ICAM-1 E SULLA APOPTOSI DI EOSINOFILI
UMANI IN VITRO.
Authors:
C. Vancheri (1), C. Mastruzzo (1), V. Tomaselli (1), G. Bellistri (1), MP. Pistorio (1), LR. Greco (1), E. Trovato
Salinaro (1), M. Failla (1), MR. Contrafatto (1), N. Crimi (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY
Body:
Il ruolo degli esoinofili nella patogenesi dele malattie allergiche e’ ampiamente riconosciuto. Recentemente e’
stato suggerito che gli antistaminici di seconda generazione oltre al ruolo di antagonista del recettore per
l’istamina H1, possano avere anche effetti anti-infiammatori.
Per valutare la attivita’ anti-infiammatoria della fexofenadina abbiamo studiato i suoi effetti sulla espressione di
LFA-1 (leukocyte function-associated antigen 1), ICAM-1 (intracellular adhesion molecule 1) e induzione di
apoptosi su eosinofili umani in vitro.
Gli eosinofili sono stati ottenuti da sangue periferico di volontari sani e coltivati in opportuno medium in presenza
di interferon gamma e tumor necrosis factor alpha e di varie concentrazioni di fexofenadina. Al fine di valutare la
attivazione funzionale venivano quindi marcati con anticorpi monoclonali anti-ICAM-1 e anti-LFA-1 e analizzati
con tecnica citofluorimetrica.
Per valutare la apoptosi degli eosinofili, questi venivano stimolati con interleuchina 5 in presenza di differenti
concetrazioni di fexofenadina, incubati con annessina V (phosphatidylserine-binding protein coniugata con FITC)
e quindi analizzati in citofluorimetria. La apoptosi veniva valutata come percentuale di cellule annessina V+.
In queste condizioni sperimentali la fexofenadina non inuceva alcuna significativa variazione di LFA-1, mentre
ICAM-1 era significativamente ridotta rispetto al controllo per concentrazioni di fexofenadina comprese tra 10-3 e
10-4 M. Inoltre la fexofenadina risultava in grado di indurre apoptosi su eosinofili stimolati con IL-5 per
concentrazioni cpomprese tra 10-3 e 6x10-4 M
Questi dati confermano il concentto secondo il quale i moderni antistaminici di seconda generazione, oltre ad un
effetto antagonista sul recettore H1, posseggono una rilevante azione anti-infiammatoria di tipo farmacologico.
La fexofenadina promuovendo una riduzione delle molecole di adesione e una riduzione della sopravvivenza
degli eosinofili, influisce su fenomeni cruciali nei processi infiammatori di tipo allergico a livello sia sistemico che
locale.
176
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
ESPRESSIONE DEI RECETTORI MUSCARINICI NEI PAZIENTI AFFETTI DA RINITE ED ASMA
Authors:
A. Ricci (1, 2), P. Bruno (1), G. Failla (2), F. Amenta (1), D. Ceccarelli (1), C. Terzano (1), S. Mariotta (1, 2)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie e Morfologiche, Università La Sapienza Roma ITALY,
(2) UOC Pneumologia, Az Osp Sant Andrea Roma ITALY
Body:
Il sistema parasimpatico fornisce la dominante innervazione delle alte e basse vie respiratorie. Disfunzione della
funzione nelle alte e basse vie respiratorie spesso coesiste. Per tale motivo abbiamo voluto analizzare in pattern
di espressione dei recettori colinergici muscarinici in linfociti circolanti periferici di pazienti allergici con sintomi
asmatici o rinitici con differenti gradi di iperresponsività bronchiale determinata mediante test alla metacolina. Lo
studio delle modificazioni nella espressione dei recettori muscarinici nei linfociti circolanti periferici è considerato
lo specchio delle disfunzioni dello intero sistema colinergico. Per tale scopo sono state utilizzate tecniche
combinate di dosaggio recettoriale, immunoblots ed immunofluorescenza. Sia nei pazienti asmatici che nei
rinitici, rispetto a soggetti sani di riferimento si è assistito ad un incremento della espressione dei recettori
muscarinici del sottotipo M2 ed M5, in relazione al grado di iperreattività bronchiale, mentre si è evidenziata una
riduzione dei recettori M3 nei soggetti allergici con iperreattività bronchiale normale o lieve.Non è stata
documentane nessuna modificazione nella espressione dei recettori M4 nei soggetti allergici, asmatico o rinitici,
rispetto ai controlli sani. I nostri dati forniscono un ulteriore contributo nel coinvolgimento del sistema colinergico
nelle disfunzioni su base allergica ed indica le profonde relazioni esistenti tra le malattie delle alte e basse vie
respiratorie.
177
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
ISPESSIMENTO DELLA MEMBRANA BASALE ED INFIAMMAZIONE EOSINOFILICA NEI LIEVI ASMATICI
CON O SENZA POLIPOSI NASALE
Authors:
C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), F. FACCHINI (1), M. VISCONTI (1), RW. DAL
NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSP. ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
L'asma bronchiale è una patologia infiammatoria delle vie aeree che determina una progressiva alterazione
anatomo-patologica della mucosa bronchiale, conosciuta con il termine di rimodellamento. Tali alterazioni
comprendono l'infiltrazione eosinofilica, l'alterazione dell'epitelio di rivestimento e l'ispessimento della membrana
basale (IMB) e nel lungo termine determinano un progressivo peggioramento della funzionalità e della reattività
bronchiale.Scopo: confrontare IMB, la conta eosinofilica (EOS) su liquido lavaggio broncoalveolare (BAL) e la
risposta iperreattiva bronchiale alla metacolina in asmatici lievi persistenti con o senza poliposi nasale,
evidenziata mediante rinoscopia.
Metodi: dopo aver firmato il consenso informato, 10 lievi asmatici atopici senza poliposi nasale (A-SP, 18-57
anni, 7 m, FEV1 = 90.6 % pred. ± 8.9 ds) e 10 lievi asmatici atopici con poliposi nasale (A-CP, 22 - 54 anni, 4 m,
FEV1 = 89.8 % pred. ± 7.6 ds), tutti non fumatori e con una storia d'asma confrontabile in termini di durata, sono
stati sottoposti ad un test di reattività bronchiale aspecifico alla metacolina e ad una broncoscopia per ottenere
un BAL ed una biopsia endobronchiale per lo studio della membrana basale. IMB è espresso in µ m; EOS in %
della conta cellulare totale e la risposta alla Mch in µg/PD20FEV1. Statistiche: Wilcoxon test, accettando p <
0.005 come livello di significatività. I risultati (media ± ds) sono espressi in tab.1
Tab.1
A SP
A CP
p
FEV1 (%pred.) 90.6 ± 8.9
89.8 ± 7.6
ns
BMT (µm)
4.9 ± 1.9
8.2 ± 2.7
0.05
EOS (%)
19.6 ± 8.6
29.3 ± 8.6
0.02
MCh (µg)
359.0 ± 252.1
70.6 ± 180.6
0.0008
Conclusioni: nei soggetti affetti da asma bronchiale lieve, a parità di gravità della condizione asmatica, l’entità
della infiammazione eosinofilica si dimostra significativamente più elevate in presenza di poliposi nasale; 2) in
tali circostanze, IMB è doppio; 3) la poliposi nasale dovrebbe pertanto essere considerata come una condizione
concomitante in grado di determinare un più precoce e consistente rimodellamento delle strutture bronchiali.
178
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
DETERMINAZIONE DELL'OSSIDO NITRICO ESALATO IN PAZIENTI CON SCLEROSI SISTEMICA
Authors:
M. Malerba (1), A. Zambruni (2), P. Airò (2), M. Rossi (2), B. Ragnoli (1), A. Radaeli (1), F. Caobelli (1), C.
Tantucci (1), V. Grassi (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna Universita' di Brescia ITALY, (2) Servizio di Reumatologia e Immunologia
Clinica Universita' di Brescia ITALY
Body:
Introduzione: la Sclerosi Sistemica (SS) è una patologia infiammatoria sistemica del tessuto connettivo, spesso
complicata da compromissione polmonare. La ipertensione polmonare (IP) e l'interstiziopatia polmonare (IPP)
rappresentano le cause più frequenti di morte in questa patologia . E' stato ipotizzato che la misurazione di
Ossido nitrico (NO) esalato possa essere un parametro in grado di predire l'insorgenza di queste complicanze
nei pazienti con SS.
Scopo dello studio: valutare le potenzialita' della determinazione del NO esalato come biomarker di
infiammazione delle vie aeree in pazienti con SS, analizzando inoltre la sua concentrazione in pazienti con e
senza segni di IPP e/o IP.
Pazienti e metodi: sono stati studiati 40 pazienti con SS diagnosticata secondo i criteri ARA (36 femmine e 4
maschi), età media 58,9 ± 12,0 anni (range = 22-82 anni) e 20 controlli (17 femmine e 3 maschi), età media 58,3
± 10,0 anni (range = 28 - 76 anni). I soggetti sono stati sottoposti a determinazione del NO esalato (apparecchio
a chemioluminescenza Ecomedics CLD88), prove di funzionalità respiratoria , TC del torace ad alta risoluzione,
ecocardiogramma doppler per determinare la pressione arteriosa polmonare (PAP).
Risultati: la concentrazione di NO esalato era significativamente maggiore nei pazienti affetti da SS rispetto ai
controlli (rispettivamente 11,7 ± 8,1 ppb vs 9,0 ± 2,1 ppb; p= 0,038). Nei 7 pazienti con IP (11,8 ± 5,1 ppb) negli
11 con IPP (9,9 ± 7,3 ppb) e negli 11 pazienti con IP e IPP (6,2 ± 3,6 ppb) i valori di NO esalato erano
significativamente inferiori rispetto ai valori misurati negli 11 pazienti senza IP e senza IPP (18,9 ± 9,2 ppb;
rispettivamente p=0,04 - p=0,02 - p=0,001). In tutti i pazienti studiati si è osservata una correlazione inversa tra i
valori di NO esalato e PAP (N=40; r=-0,45; p=0,03).
Conclusioni: nei pazienti con SS la misurazione di NO esalato può costituire un sensibile bio-marker di
infiammazione delle vie aeree e appare in grado di evidenziare precocemente la comparsa di complicanze come
la IP e IPP.
179
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
UTILIZZO DEI MARKERS BIOLOGICI - OSSIDO NITRICO ED EOSINOFILI NELL'ESPETTORATO INDOTTO
- NEL CONTROLLO TERAPEUTICO DELL'ASMA BRONCHIALE
Authors:
B. Ragnoli (1), M. Malerba (1), A. Radaeli (1), V. Grassi (1), C. Tantucci (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna Universita' di Brescia ITALY
Body:
Le linee guida internazionali raccomandano di modificare il trattamento dell'asma bronchiale in base alla
sintomatologia ed ai risultati dei test di funzionalità respiratoria. La determinazione della frazione di ossido nitrico
nell'esalato (FENO) e la conta degli eosinofili nell'espettorato indotto (eEI) possono rappresentare metodiche
non invasive che riflettono più direttamente il grado di flogosi delle vie aeree. Pertanto, queste indagini possono
costituire una valida integrazione per il monitoraggio terapeutico dell'asma e il controllo a lungo termine
dell'infiammazione responsabile della cronicizzazione e del rimodellamento delle vie aeree.
Scopo del presente studio è stato quello di valutare la possibilità di modificare l'approccio del controllo
terapeutico dell'asma integrando il tradizionale monitoraggio clinico-funzionale con la determinazione di markers
biologici quali FENO ed eEI. Sono stati reclutati 14 pazienti ambulatoriali con asma persistente di grado lievemoderato in trattamento secondo le linee guida GINA di età compresa tra i 18 e i 65 anni (età media 43,9 ± 10,1
anni). Lo studio di tipo prospettico controllato intra-paziente prevedeva tre valutazioni eseguite basalmente a 3 e
a 6 mesi, in cui sono stati eseguiti: valutazione clinica, prove di funzionalità respiratoria, test di
broncostimolazione aspecifico con metacolina, determinazione del FENO, eEI.
Durante i 6 mesi di trattamento le condizioni cliniche respiratorie dei pazienti sono globalmente migliorate. Gli
indici di funzionalita' respiratoria hanno mostrato un miglioramento complessivo. La iperreattivita' bronchiale si è
ridotta in modo significativo (PD20FEV1= 356,6 ± 376,5 mcg vs 959,1± 682,2 mcg; p<0,01). Le variazioni dei
valori di FENO e della conta degli eosinofili nell'EI sono riportate di seguito:
FENO: basale 57,2 ± 32,8 ppb; a 3 mesi 26,0 ± 16,4 ppb; a 6 mesi 17,3 ± 8,5 ppb (p<0,01)
Eosinofili %: basale 27,1 ± 27,1; a 3 mesi 12,9 ± 14,9; a 6 mesi 3,7 ± 3,5 (p<0,01)
In conclusione il presente studio sottolinea l'utilità del monitoraggio di biomarkers non invasivi di infiammazione
come il FENO e l' eEI, sia per il monitoraggio a lungo termine della flogosi delle vie aeree che per il follow-up dei
pazienti asmatici.
180
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
VALORI DI RIFERIMENTO DELL'OSSIDO NITRICO ESALATO IN UNA POPOLAZIONE DI SOGGETTI
ADULTI NORMALI
Authors:
M. Corradi (1), M. Olivieri (2), A. Radaeli (3), B. Ragnoli (3), A. Mutti (1), C. Tantucci (3), M. Malerba (3)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina, Nefrologia e Scienze della Prevenzione Universita' di Parma ITALY, (2)
Dipartimento di Medicina e Sanita' Pubblica Universita' di Verona ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Interna
Universita' di Brescia ITALY
Body:
La determinazione della concentrazione di ossido nitrico nell'aria esalata (FENO) è una metodica largamente
utilizzata per l'identificazione di infiammazione delle vie aeree, ciò nonostante siano ancora carenti studi
epidemiologici che ne indichino i valori di normalità. Scopo del nostro studio è stato quello di determinare in un
ampio gruppo di soggetti adulti normali i valori di riferimento di FENO.
Sono stati studiati 204 adulti sani non fumatori (102 femmine e 102 maschi; età media = 36,1 ± 9,9 anni; range =
19 - 65 anni). I soggetti arruolati mostravano prove di funzionalità respiratoria normali (FEV1 medio= 106,5 ±
10,5 %pred.; FVC medio = 109,1 ± 12,5 %pred.) e hanno eseguito la misurazione di FENO al flusso esalato di
50 ml/sec con apparecchio a chemioluminescenza in accordo con le linee guida internazionali (limite soglia 0,06
ppb - CLD88 Ecomedics), lo stesso tipo di apparecchio è stato usato nei diversi centri. Inoltre, 178 e 179
soggetti hanno eseguito la determinazione anche a flussi di 100 e 200 ml/sec rispettivamente. Soggetti allergici,
ex fumatori, con storia recente di infezione delle vie respiratorie e/o anamnesi di patologie respiratorie o in
trattamento farmacologico sono stati esclusi dallo studio.
I valori medi di FENO sono risultati di 10,8 ± 4,7 ppb; 6,4 ± 2,9 ppb e 4,0 ± 1,8 ppb rispettivamente a FENO 50,
100 e 200 ml/sec. Inoltre, i valori di FENO sono risultati significativamente inferiori nelle femmine rispetto a quelli
misurati nei maschi (rispettivamente range 1,6 - 21,5 ppb e 2,6 - 26,8 ppb; p< 0,01). Non è stata osservata
correlazione tra i valori di FENO ed età, dati di funzionalità respiratoria o altri parametri antropometrici. I dati
dello studio confermano che i valori di FENO sono dipendenti dai flussi espirati utilizzati e mostrano una
riduzione dei valori all'aumento dei flussi. In conclusione, la disponibilità di valori di riferimento normali di FENO
nei soggetti adulti rende più attendibili le valutazioni effettuate sia nella pratica clinica che in ambito di ricerca.
L'interpretazione dei risultati delle misurazioni del FENO devono tenere conto anche dei valori di riferimento
diversi per maschi e femmine.
181
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
ALTERAZIONI FUNZIONALI RESPIRATORIE IN CORRELAZIONE CON LA DETERMINAZIONE DI ALCUNE
CITOCHINE IN PAZIENTI CON SARCOIDOSI POLMONARE
Authors:
G. LOMBARDO (1), L.. GIANNETTO (1), M. QUARTARONE (1), O. BERTUCCIO (1), G.R. LOMBARDO (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di patologia umana.Scuola di specializzazione e U.O.C. di Allergologia e Immunologia ClinicaMessina 1 ITALY
Body:
La sarcoidosi è una malattia granulomatosa multisistemica ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da una
ipereattività funzionale cellulare e umorale. L’affezione colpisce prevalentament il polmone ed il sistema linfatico.
Nei pazienti con sarcoidosi polmonare (SP) , anche negli stadi più avanzati, non sempre si evidenziano
significative alterazioni della funzionalità respiratoria.
In questo studio sono stati valutati i parametri della funzionalità respiratoria in pazienti affetti da SP, nel II stadio,
insieme con i livelli serici di IL-10 e IL-15 e dell’ACE serico (SACE).
METODI: Sono stati presi in esame 18 pazienti (12 femmine , 6 maschi, età media 42,8 ± 14,1) affetti da SP al II
stadio (Gruppo A), diagnosticata sulla base di criteri clinici, radiologici ed istlogici.I dati ottenuti sono stati
confrontati con quelli rilevati in 7 pazienti con sarcoidosi inattiva (Gruppo B).
I pazienti venivano sottoposti alle prove di funzionalità respiratoria (valutate in % rispetto al teorico); veniva
effettuato , inoltre, il dosaggio del SACE e dei livelli serici di IL-10 e IL-15, utilizzando kit commerciali.
RISULTATI:Nei pazienti del gruppo A , alterazioni di tipo ostruttivo erano presenti in 7 pazienti (38,9%)
alterazioni di tipo restrittivo erano presenti in 3 pazienti (16,7 %), il deficit misto era presente in 4 pazienti
(22,2%). In 4 pazienti (22,2%) l’esame spirometrico era nei limiti della norma.
Nei pazienti con sarcoidosi inattiva (Gruppo B) solo in un caso si riscontrava un deficit moderato di tipo
ostruttivo.
L’ACE serico presentava valori più elevati nel gruppo A (77,8 ± 22,4 UI/minml), rispetto al gruppo B (45,6 ±
15,6). I livelli serici di IL-10 erano incrementati in modo significativo nei pazienti del gruppo A(380 ± 46,4 pg/ml)
rispetto al gruppo B ( 26,8 ± 3,7 pg/ml).I livelli di IL-15 non erano significativamente diversi tra i due gruppi.
CONCLUSIONE: Malgrado limitazioni di natura diversa, riteniamo utile lo studio degli indici respiratori per
definire l’entità dell’impegno polmonare, il BAL e con le indagini di tipo immunologico -in particolare la
determinazione di alcune citochine- consentono una più corretta valutazione dell’indice prognostico di questi
pazienti.
182
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
STUDIO DELLA FLOGOSI AEREA NEI PAZIENTI OBESI CON SLEEP APNEA
Authors:
A. Depalo (1), A. Spanevello (1), R. Sabato (1), GE. Carpagnano (1), R. Urbano (1), V. Marcone (1), P. Palladino
(1), MP. Foschino Barbaro (1)
Affiliations:
(1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiaratorio Foggia ITALY
Body:
RAZIONALE ED OBIETTIVI
Nelle vie aeree superiori dei pazienti con sleep apnea è ormai ampiamente documentata l’esistenza di uno stato
di flogosi e di stress ossidativo. Un ruolo determinante ha l’ossido nitrico, riscontrabile in elevate concentrazioni
nell’aria esalata dei soggetti con disturbi respiratori nel sonno.
Scopo del nostro studio è stato quello di misurare il FENO e l’espressione dell’iNOS nelle cellule
dell’espettorato indotto di pazienti affetti da sleep apnea e di pazienti obesi non apnoici, confrontando poi i
risultati ottenuti con quelli di soggetti sani.
METODI
Sono stati arruolati nello studio 25 pazienti OSAS (48.2±8,4 anni), 18 obesi non apnoici (52.8±11) e 15 soggetti
sani di controllo (42±4). I 3 gruppi, simili per dati antropometrici e funzionali, si differenziavano nettamente per
parametri polisonnografici ( AHI: 3.6±0.4 per i controlli, 11,0±1,7 per gli obesi e 59,1±4,1 per gli OSAS). Il FENO
è stato misurato con un analizzatore a chemiluminescenza, la ricerca della positività dell’iNOS nelle cellule
dell’espettorato indotto è stata effettuata con metodiche di immunocitochimica.
RISULTATI
Il FENO è risultato significativamente aumentato nei pazienti OSAS e negli obesi (23,1±2,1 e 17,9±2,1 ppb)
rispetto ai soggetti sani (7,2±0,6 ppb; p<0,001). Un significativo aumento nella % dei neutrofili (63.3±15.4 e
45.8±6.7) e una riduzione dei macrofagi (34.1±11.9 e 52.1±7.3) è stato riscontrato nell’espettorato dei pazienti
con sleep apnea e nei soggetti obesi rispetto ai controlli (24.9±13.8 e 72.1±19.2; p<0.001). La % di cellule con
positività per iNOS è significativamente più elevata nei pazienti OSAS e negli obesi (34%) rispetto ai sani(10%;
p<0.001). Negli OSAS e negli obesi abbiamo riscontrato un significativo aumento di macrofagi e neutrofili
rispetto ai controlli ( p<0.0005).
CONCLUSIONI
I nostri dati confermano l’esistenza di una condizione di flogosi a carico delle vie aeree superiori non solo nei
soggetti affetti da sleep apnea ma anche in pazienti obesi. Si giustifica alla luce di ciò il possibile utilizzo
dell’ossido nitrico come marker di screening per identificare, tra i soggetti con un certo grado di obesità, quelli
ad alto rischio di sviluppare una sindrome delle apneee ostruttive nel sonno.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
STRESS OSSIDATIVO NELLA S. DI DOWN: DETERMINAZIONE DELL'8-ISOPROSTANO NELL'ESALATO,
NEL SIERO E NELLE URINE.
Authors:
G. PIATTI (1), T. CAPPELLETTI (1), F. GIOVANNELLI (1), U. AMBROSETTI (2), P. SANTUS (3), A. SALA (4)
Affiliations:
(1) ISTITUTO DI MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO OSP. MAGGIORE POLICLINICO, FOND.
IRCCS, MILANO ITALY, (2) DIPARTIMENTO DI SCIENZE ORL-AUDIOLOGIA OSP.
MAGGIORE
POLICLINICO, FOND. IRCCS, MILANO ITALY, (3) UNITA' DIPARTIMENTALE DI PNEUMOLOGIA OSP.SAN
PAOLO, MILANO ITALY, (4) DIPARTIMENTO DI SCIENZE FARMACOLOGICHE UNIVERSITA' DEGLI STUDI,
MILANO ITALY
Body:
Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato un’aumentata produzione di radicali ossidanti nella sindrome di
Down (SD) correlata alla sovraespressione del gene codificante per la superossido-dismutasi. Abbiamo
esaminato la concentrazione di 8-isoprostano, marcatore di stress ossidativo, nell’esalato, nel siero e nelle urine
di soggetti con SD.Sono stati arruolati 29 adulti SD e 16 soggetti controllo (età media 32 ± 9, 17 M vs 28 ± 4, 8
M).I campioni di esalato sono stati raccolti usando una camera di condensazione portatile (R-Tube, Cosmed) e
conservati a -70C° per la successiva analisi; sono stati raccolti campioni di sangue venoso ed ottenuto il siero;
infine, sono stati raccolti tre campioni di urine in tre giorni successivi, annotando la quantità di urina giornaliera
totale. Sia i campioni di siero che di urine sono stati conservati a -20C° fino al momento dell’analis i.La
concentrazione di 8-isoprostano è stata valutata mediante test immuno-enzimatico ELISA,Thema Ricerca,Italia,
per esalato e siero,e kit Cayman per le urine.Tutti i dati sono stati espressi come media ± deviazione standard, i
valori paragonati mediante t-test per dati non appaiati ed è stato considerato statisticamente significativo un
valore di P < 0.05.
I campioni di esalato dei soggetti affetti da SD mostrano una concentrazione di 8-isoprostano significativamente
maggiore dei controlli (4.47 ± 0.26 vs 2.43 ± 0.63 pg/ml; p<0.0001). Analogamente, anche i livelli sierici di 8isoprostano nei pazienti con SD sono più alti rispetto ai soggetti sani (8.69 ± 0.92 vs 3.39 ± 0.62 pg/ml;
p<0.0001).Il valore medio di 8-isoprostano (mmoli) per mmole di creatinina nelle urine è risultato 132 pg/ml
(mediana 89-212; 25-75 percentile) nei pazienti con SD e 53 pg/ml (mediana 37-89; 25-75 percentile) nei
soggetti di controllo. Gli alti livelli sierici e nelle urine di 8-isoprostano evidenziati nella SD confermano la
presenza in questa patologia di un aumentato stress ossidativo sia sistemico, che delle vie aeree, come
dimostrato dall’elevata concentrazione di questo marker nell’esalato, anche in assenza di una sintomatologia
respiratoria. Il nostro studio dimostra inoltre che la raccolta dell’esalato può essere una metodica valida e non
invasiva per valutare e monitorare nel tempo lo stress ossidativo.
184
Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
RUOLO DELLA VARIANTE SOPRATIPICA HLA-DPGLU69 ASSOCIATA ALLA BERILLIOSI NEL
DETERMINARE LA RISPOSTA AL BERILLIO NEL TEST DI PROLIFERAZIONE DEI LINFOCITI T BERILLIO
SPECIFICI
Authors:
F. Berretta (1), S. Contini (1), A. Comandini (1), S. Serafino (1), D. Deubner (2), C. Saltini (1), M. Amicosante (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna, Università di Roma Tor Vergata Roma ITALY, (2) Brush Wellman Elmore
(OH) USA
Body:
La esposizione a composti di Berillio (Be) può causare sensibilizzazione come si rileva con la proliferazione Tcellulare al berillio in un test standardizzato di proliferazione delle cellule T (BeLPT). lnotre, la suscettibilità alla
ipersensibilità al berillio è stata associata con la espressione di varianti alleliche del HLA DP che presentano un
residuo di acido glutammico in posizione 69 della catena beta (DPGlu69) in più dell80 % dei soggetti affetti e, a
più basse frequenze, con altri polimorfismi HLA DP, DQ e DR.
Lo scopo dello studio era di accertare se avere il marker HLA-DPGlu69 in omozigosi o eterozigoti
può determinare var la risposta delle cellule T al Be in vitro.
I risultati del BeLPT su sangue, effettuati in un solo laboratorio su 165 soggetti (86 controlli Be esposti, 38 Be
sensibilizzsati senza granulomi polmonari e 41 casi di berilliosi) identificati in una sola grande fabbrica per la
produzione di Be, sono stati analizzati per il loro rapporto con DPGlu69 determinato con una tipizzazione ad
alta risoluzione .
I soggetti Be sensibilizzati che avevano DPGlu69, presentavano una risposta significativamente più alta. I
soggetti Be-sensitizzati che presentano DPGlu69 hanno una risposta delle cellule T al Be più alta (media SI:
24.6+38.7) dei soggetti senza HLA-DPGlu69 (mean SI: 11.8+6.6, p=0.021).
Inoltre i soggetti con DPGlu69 hanno una frequenza di BeLPT positivi più alta (media della frequenza 0.36+0.23)
rispetto ai soggetti senza HLA-DPGlu69 (media della frequenza: 0.22+0.15; p=0.002). La omozigosi per
DPGlu69 non era associata ad una aumentata risposta al Be nei BeLPT.
Questi risultati indicano che la espressione del DPGlu69 determina tassi di proliferazione T cellulare più alti ed
una risposta più consistente del Be in vitro nel BeLPT test, sia nella omozigosi che nella eterozigosi. La
associazione fra espressione del marcatore DPGlu69 e la progressione di malattia perchè la più intensa
attivazione cellulare può favorire lo sviluppo della reazione granulomatosa mediata da linfociti CD4. Inoltre,
questosservazione induce a ritenere che il test BeLPT possa sottostimare il numero di soggeti esposti e
sensibilizzati, avendo sensibilità inferiore nei soggetti DPGlu69 negativi.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI, DIAGNOSTICA PER IMMAGINI,
BIOLOGIA CELLULARE
Title:
RUOLO DEI MASTOCITI CHIMASI-POSITIVI (MCTC) NEL RIMODELLAMENTO VASCOLARE DELLE VIE
AEREE NELL'ASMA E LORO RISPOSTA AL FLUTICASONE PROPIONATO
Authors:
A. Zanini (1), A. Chetta (2), A. Tipa (2), A. Castagnaro (2), R. D' Ippolito (2), M. Neri (1), D. Olivieri (2)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia, Fondazione Maugeri IRCCS, Tradate (VA), Italia ITALY, (2) Dipartimento di
Scienze Cliniche, Sezione di Pneumologia, Università di Parma, Parma, Italia ITALY
Body:
Abbiamo valutato 8 pazienti con asma di grado lieve-moderato (2 F, range di età 18-42 anni, durata della
malattia 2-17 anni) e 8 volontari sani (4 F, range di età 22-29 anni), come gruppo di controllo. Tutti i soggetti
sono stati sottoposti con successo a fibrobroncoscopia con prelievo di biopsie bronchiali. I pazienti asmatici
sono stati poi trattati per sei settimane con fluticasone propionato (FP, range dosaggio: 200-1000 mcg/die in
relazione alla gravità) e nuovamente sottoposti a fibrobroncoscopia. I prelievi bioptici sono stati trattati con
metodica di colorazione immunoistochimica, utilizzando anticorpi monoclonali verso collagene IV, VEGF, triptasi
e chimasi, per identificare e quantificare, con un sistema di analisi computerizzata, rispettivamente: vasi
bronchiali (numero/mm2 e area vascolare %), cellule VEGF+, mastociti triptasi-positivi (MCT) e mastociti
chimasi-positivi (MCTC),. I risultati del confronto tra pazienti asmatici e volontari sani sono riportati in tabella. Nei
soggetti asmatici, il numero di MCTC è risultato essere significativamente correlato con l’area vascolare (p<0,05)
e con il numero di cellule VEGF+ (p<0,05), mentre tendeva alla correlazione con il numero di MCT (p=0,07) e
con il numero di vasi (p=0,08). Lo studio di colocalizzazione ha evidenziato i MCTC quali sorgente rilevante di
VEGF. Il trattamento con FP è stato in grado di ridurre significativamente il numero di MCTC (18±12 vs 11±7,
p<0,05). Questo studio mostra come i MCTC siano coinvolti nella componente vascolare del rimodellamento
delle vie aeree in corso d’asma e come queste cellule si riducano significativamente dopo trattamento con
fluticasone propionato.
Soggetti (N°)
Pazienti asmatici (8)
Volontari sani (8)
MCT
(n/mm2)
MCTC
(n/mm2)
VEGF+
(n/mm2)
70±14*
18±12*
103±48*
35±9
4,5±1.2
35±21
N° vasi
(n/mm2)
211±43°
153±23
Area Vasc olare
(%)
4,8±1,5*
3,0±0,7
*p<0,05 vs Volontari Sani (test di Mann-Withney)
186
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Abstracts Comunicazioni Poster